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ArNoS ARCHIVIO NORMANNO-SVEVO Testi e studi sul mondo euromediterraneo dei secoli XI-XIII del Centro Europeo di Studi Normanni Texts and Studies in Euro-Mediterranean World during XIth-XIIIth Centuries of Centro Europeo di Studi Normanni 2 2009 Miscellanea Giovanni Orlandi
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LAURA ESPOSITO, Nel castrum di Pontelatone nasce l’arcipretura. L’inventario delle chiese del 1282, ArNoS 2

Feb 04, 2023

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Page 1: LAURA ESPOSITO, Nel castrum di Pontelatone nasce l’arcipretura. L’inventario delle chiese del 1282, ArNoS 2

ArNoSARCHIVIO NORMANNO-SVEVO

Testi e studi sul mondo euromediterraneo dei secoli XI-XIIIdel Centro Europeo di Studi Normanni

Texts and Studies in Euro-Mediterranean Worldduring XIth-XIIIth Centuries

of Centro Europeo di Studi Normanni

22009

Miscellanea Giovanni Orlandi

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ArNoSARCHIVIO NORMANNO-SVEVO

Testi e studi sul mondo euromediterraneo dei secoli XI-XIIIdel Centro Europeo di Studi Normanni

COMITATO SCIENTIFICO

G. Arnaldi, Th. Asbridge, P. Bouet, M. Caravale, G. Coppola, M. D’Ono-frio, H. Enzensberger, S. Fodale, C.D. Fonseca, J. France, G. Galasso,

V. Gazeau, E.C. van Houts, Th. Kölzer, C. Leonardi (†), O. Limone, G.A.Loud, J.M. Martin, E. Mazzarese Fardella, F. Neveux, M. Oldoni, A. Pa-ravicini Bagliani, A. Romano, V. Sivo, W. Stürner, A.L. Trombetti, H. Ta-

kayama, S. Tramontana

SEGRETERIA DI REDAZIONEL. Russo, T. De Angelis

COMITATO DI DIREZIONEA. Cernigliaro, E. Cuozzo, E. D’Angelo, O. Zecchino

Editrice Il GirasoleNapoli

[email protected]

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NEL CASTRUM DI PONTELATONE NASCE L’ARCIPRETURA.

L’INVENTARIO DELLE CHIESE DEL 1282

LAURA ESPOSITO

Le origini di Pontelatone come spesso accade per i centri minori sonooscure e poco chiare, sia per mancanza di fonti archeologiche o documen-tarie, dirette e indirette, sia per la scarsità di contributi storici ad esso dedi-cati. Rimandando in nota la quaestio relativa al nome1, possiamo provare,in questa sede, a formulare qualche ipotesi e a correggere un errore in cuisono incorsi alcuni studiosi, che non avendo avuto la possibilità di avere adisposizione tutta la documentazione prodotta sul castello e quella ad essorelativa, hanno perseverato circa la nascita del castrum Pontis Latroni. Ber-

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1«Sorge ancora un dubbio sopra la vera denominazione di questo piccolo Comune,se debba, cioè, chiamarsi Pontelatone, ovvero Ponteladrone», questo è ciò che scri-veva Gabriele Iannelli a proposito di un privilegio di Ferdinando I d’Aragona del22 dicembre 1459, nel quale la baronia di Formicola insieme a Pontelatone, Sassoed altri casali erano incorporati a Capua («Atti della Commissione conservatrice deimonumenti ed oggetti di antichità e belle arti della Provincia in Terra di Lavoro»18, 1887, pp. 93-94). Iannelli, infatti, sulla base del suddetto privilegio del 1459,sul repertorio delle pergamene di Capua compilato dal Manna nel 1588 e su quelloredatto dal Granata nel 1700, sostiene che il vero nome sia Pontelatone, conte-stando l’affermazione fatta dal Giustinani nel suo studio: «Ponteladrone, in Terradi Lavoro, diocesi di Caiazzo. Questa terra, che sempre è denominata nelle situa-zioni del regno Ponteladrone, non saprei perché mutarle il nome in quello di Pon-telatone» (L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli,I-X, Napoli, 1797-1805, VII, p. 246). Nei documenti caiatini dei secoli X-XV com-paiono sempre i toponimi «Pontis Latronis» e «de Pontelatrone», come anche nellaversione volgarizzata del Necrologio della Chiesa Cattedrale del 1547, nel quale silegge in data 18 novembre: «Ioanni Cossa de Ponte Latrone». L’erudito AlessioSimmaco Mazzocchi nel riportare l’iscrizione del C. Terenzio Carino, che un tempoera situata a Pontelatone, ora conservata nel Museo Campano, così scrive: «ex ine-dita inscriptione, quae in Ponte Latronis (an Latonae?) in agro Calatino extat», nonchiarisce la questione e non prende una posizione, anzi resta nel dubbio (A.S. MAZ-ZOCCHI, In Mutilum Anphitheatri titulum aliasque nonnullas Campanas Inscrip-tiones Commentaris, Napoli 1727, p. 48). In realtà, in tutti i documenti presenti nelfondo pergamenaceo dell’archivio vescovile di Caiazzo, la denominazione è sem-

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nardino Di Dario, studioso di storia patria del secolo XX, riferisce che eraopinione comune tra gli storici dei secoli XVIII e XIX che il castello diPontelatone fosse sorto agli inizi del secolo XII; il Di Dario, infatti, affer-mava che «Pietro Diacono narra che i Normanni atterriti per l’arrivo di En-rico V in Roma e l’arresto di Pasquale II, edificarono in fretta Castelli efortezze»2. In quegli anni era conte di Caiazzo Roberto, e le cronache deltempo, insieme alla tradizione di studi locali, identificarono in quell’arcotemporale l’erezione dei castelli di Pontelatronis, Strangulagalli e Sclavi(ora Liberi)3. Tale ipotesi, già segnalata come errata da Giuseppe Tescione,il quale considerava «fallace la tradizione riportata dagli studiosi locali»4

senza però specificarne la motivazione, è da considerarsi ormai superata,sulla base della tradizione documentaria. Il castrum, infatti, era già esistentenella prima metà del secolo XI, poiché in un documento capuano del no-vembre 1053, si legge che Sichelgarda, figlia del fu Landolfo, vende unaparte di una sua proprietà sita in Caiazzo in località «ubi dicitur Casa Mar-cella», a Sasso e a sua moglie Maria, entrambi abitanti a Caiazzo, e preci-

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pre riferita a Pontelatrone: «in presencia Nicolai Saxe, Formicule et Pontis Latro-nis iudicis», maggio 1240; «abate Galterio de Costancia de Pontelatrone», 16 aprile1282; «Gemma uxor quondam Thomasii de Aylana habitatrix de loco Pontis La-tronis», gennaio 1285; «dopnus Iohannes de Ponte Latrone» febbraio 1293; «inpertinentiis Pontis Latronis» 27 dicembre 1305; rettore della chiesa di S. Martinode Pontelatrone» 10 agosto 1395; «de castro Pontis Latronis» 7 ottobre 1444; «apudterram Pontis Latronis» 16 maggio 1484. Tale denominazione persiste ancora nelsecolo XVI, poiché nella versione volgarizzata del necrologio redatto dal canonicoStefano Crescarello risalente al 1547, il castrum si trova così citato: «Iohanni Cossade Ponte Latrone» (Il Necrologium, tradìto sic o tràdito sic o tràdito nel codicepergamenaceo Vat. Lat. 14736, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, ètutt’ora inedito; è stato oggetto di un solo lavoro da parte di Matteo Villani nel-l’ambito dello studio della tipologia documentaria degli obituari, M. VILLANI, Ilnecrologio di Caiazzo: clero diocesano e mondo dei laici, in Medioevo, Mezzo-giorno, Mediterraneo. Studi in onore di Mario Del Treppo, cur. G. Rossetti - G.Vitolo, Napoli 2000, I, pp. 161-178. Il Necrologium è attualmente oggetto, da partedi chi scrive, di uno studio per una prossima pubblicazione). E ancora, in un elencodi decime afferenti la diocesi di Caiazzo, manoscritto che la cui redazione PasqualeIadone fa risalire al 1600, si legge: «Per Santa Maria di Pontelatrone ducati uno, tarìdue e grana diecesette» (P. IADONE, Quinterno de una decima del Episcopato, Ca-pitolo, Clero et Diocesi de Cayaza, Caiazzo, Biblioteca Civica Comunale “Giu-seppe Faraone”, ms. s. n., s. d., c. 5).2 B. DI DARIO, Notizie storiche della città e diocesi di Caiazzo, Lanciano 1941, p. 266.3 DI DARIO, Notizie storiche, p. 266.4 G. TESCIONE, Roberto conte normanno di Alife, Caiazzo e S. Agata dei Goti, «Ar-chivio Storico di Terra di Lavoro» 4, 1975, pp. 33-34 e n. 83.

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samente a Pontelatone5; per cui un primo insediamento doveva necessaria-mente essere esistito quanto meno agli inizi del secolo XI, ma non prima del979. Tale anno è da considerarsi post quem, giacché, nella chartula confir-mationis del 1° novembre redatto a Capua, con il quale l’arcivescovo ca-puano Gerberto, in presenza dei vescovi delle diocesi suffraganee edell’intero Capitolo, confermava a Stefano, neo-vescovo di Caiazzo, e alsuo episcopato la giurisdizione su tutte le chiese di pertinenza della diocesi,il toponimo Pontelatone non compare6. Un primissimo insediamento, dun-que, può essere individuato in un arco temporale compreso tra il 979 e il1053. Si può anche aggiungere, verosimilmente, considerando l’anno 1053una data nella quale il casale di Pontelatronis compare già ben strutturato,che l’erezione del castrum sia avvenuta nei primi decenni del secolo XI,ossia nell’ultimo periodo del dominio longobardo nel Sud della penisola.Siamo nel territorio della Longobardia minor, e più precisamente del Prin-cipato di Capua, che, a seguito della sua elevazione a Contea nel secolo IX,e successivamente, centro del principato prima longobardo (900-1058) epoi normanno (1058-1134)7, aveva assorbito numerosi gastaldati, tra i qualiCaserta, Alife e Caiazzo; Pontelatone, che era nel territorio del gastaldatodi Caiazzo, entra a far parte nella giurisdizione della sede capuana. Durantela seconda metà del secolo XII, il castrum di Pontelatone fu posseduto in de-manio da Guglielmo di Montefusco che lo tenne insieme al feudo di MonteMigulo8, quale premio donatogli da Guglielmo II per l’appoggio ricevuto

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5 «[…] Ego mulier nomine Sikelgarda fila quondam Landolfi et uxor videlicet Lan-delfredde, filio cuiusdam Iohanni, […] per hanc carta alieno, idest do et trado tibiSassi, filio quondam Iohannis in vice tua et in vice et parte Marie uxori tue, filiequondam Sellicti, qui estis abitatores de finibus Caiatie, loco ubi dicitur castroPonte latronu […]» (H. BLOCH, Monte Cassino in the Middle Age, Roma 1986, I,pp. 545-546, a cui si rimanda anche per la storia e la traditio del documento; ancheM. MONACO, Sanctuarium Capuanum, apud Octavium Beltranum, Neapoli 1630,p. 641).6 MONACO, Sanctuarium Capuanum, pp. 571-575; F. UGHELLI, Italia sacra sive deepiscopis Italiae et insularum adiacentium (editio secunda cura et studio N. Coleti),Venetiis 1720, VI, coll. 442-444; D. MARROCCO, Documentazione storico-liturgicasu S. Stefano di Caiazzo, «Associazione Storica del Medio Volturno», 1981, pp.91-104. Entrambi questi studi riportano la trascrizione integrale del documento de-perdito, il cui testo è riportato in Appendice, collazionando la tradizione del Mo-naco, più antica, con quella dell’Ughelli, riportando in nota le differenti lezioni.7 N. CILENTO, Le origini della Signoria Capuana nella Longobardia minore, Roma1966, p. 154.8 Catalogus Baronum, ed. E. Jamison, Roma 1972, p. 174 n. 971: «Guillelmus deMontefuscolo tenet demanium in Dracono feudi VII militum, et de Baia IIorum mili-

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nella guerra contro i Longobardi9. Nella prima metà del XIII secolo il ca-strum era già ben strutturato con le sue chiese e i suoi possedimenti e, so-prattutto, con una tradizione notarile ben definita, testimoniata da unacharta dationis del maggio 1240, nella quale Alfiero concede libellario no-mine ai fratelli Gualtiero e Lorenzo, figli dell’abate Burrello, una peccia diterra di pertinenza della chiesa di San Pietro, ubicata in castro Pontis La-tronis, in località detta Buccapiczane; nell’atto Alfiero è citato come cu-stode e rettore della chiesa di San Pietro de castro Pontis Latronis, insiemea Nicola citato come «Saxe, Formicule et Pontis Latronis iudicis»10. Dopola battaglia di Tagliacozzo del 1268, Carlo I d’Angiò assegnò Pontelatonealla città di Capua, mentre sotto il regno di Carlo II il castrum divenne pro-prietà della famiglia Rogosia di Dragoni che ne ebbe il possesso fino ai pri-missimi anni del secolo XIV11, per poi passare nel 1306 a TommasoMarzano, duca di Sessa. Quando nel 1321, a seguito di nuove minacce diattacchi da parte degli aragonesi, Roberto d’Angiò ordinava la realizzazionedi opere difensive lungo il litorale tirrenico da Castellammare a Gaeta, Tom-maso Marzano fortificò il castello di Pontelatone al punto da farlo diventare

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tum, et de Ponte Latrone et de Monte Migulo feudum V militum, et de Squilla feu-dum II militum que sunt inter totum feudum militum XVI et augumentum eius mili-tes XX et inter feudum et augumentum demanii sui milites XXXVI et servientes LX».9 C. AURILIO, Pontelatone e la baronia dei Carafa, in Pontelatone dall’età longo-barda all’età aragonese, Caserta 1989, p. 21.10 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), cur. C. Salvati -M.A. Arpago - B. Jengo - A. Gentile - G. Fusco - G. Tescione, Caserta 1983, I, pp.176-177. Il giudice Nicola aveva la facoltà di svolgere tale funzione in più castraconfinanti tra essi, come era prescritto nella Costituzione, senza però essere nativodi quei medesimi luoghi, cfr. G. FARAONE, Caiazzo patria di Pier della Vigna con-tro Gabriele Iannelli di Capua, Caiazzo 1888, p.192.11 Per gli anni relativi ai regni di Carlo I e Carlo II d’Angiò, il castrum risulta es-sere così definito e unito ad altri feudi, tra i quali Dragoni, Sasso e Formicola:«mandatum pro subventione a vassallis petita a Goffrido de Dragone, mil., dom.Baronie castri S. Angeli de Ripacanina, Pontis Latronis et castri Draginis», da I re-gistri della cancelleria angioina ricostruiti, da Riccardo Filangieri con la collabo-razione degli archivisti napoletani, I-XLIX, Napoli 1950-2006 (in seguito RCA),XIII, 1275-1277, 1959, p. 300; «notatur Goffridus de Tragone miles qui petit sub-ventionem a vassallis suis castri Dragoni, castri Sancti Angeli de Ripacanina, ca-stri Pontis Latronis, castri Bayranum, castri Formicule, castri Sixti et castriSquillarum», RCA, XXIV, 1280-1281, 1976, p. 17; «nob. dom. Goffrido de Dra-gono, remissio medietatis residuorum que debent vassalli terrarum suarum et suntcastrum Sancti Angeli de Rupacanina, castrum Saxe, castrum Squille, castrum Dra-gonis, Pons Labonus et Formicula. Sub die XIV apr. III ind.», RCA, XXXII, 1289-1290, 1982, p. 11; «nob. dom. Goffrido Dragono relaxatio medietatis resudui debiti

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un baluardo inespugnabile12. Dopo l’avvento degli aragonesi e l’espulsionedegli angioini, Pontelatone passò nel 1420 al nobile Cubello d’Antignanodi Capua e, nel 1445, alla famiglia Della Ratta13, imparentata con quella deiMarzano; mentre nel dicembre 1459 Ferrante I d’Aragona incorporò ilfeudo di Pontelatone alla città di Capua14. Nel 1465, lo stesso Ferrante ri-costituì la Baronia di Formicola, unendovi anche Pontelatone, e la affidò aDiomede Carafa, conte di Maddaloni, i cui discendenti ne rimasero in pos-sesso fino al 180615.

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a castris suis que sunt castrum S. Angeli de Rupecanina, castrum Baianum, castrumSaxe, castrum Squille, castrum Dragonis, castrum Pontis Labronis et Formicula.Sub die XIV aprelis, III ind.», p. 200. Nel giugno 1280 il castrum si trova inseritonel Quaderno del Giustiziere di Terra di Lavoro e Contado del Molise, nel qualesono annotate tutte le terre tassate per il pagamento dello stipendio delle milizie,RCA, XXII, 1279-1280, 1969, p. 111.12 Il castrum rimase imprendibile anche dopo il lungo assedio che Ferrante I d’Ara-gona pose al castello nel corso della guerra scaturita a seguito della rivolta dei ba-roni. Nel corso delle lotte tra Ferrante e il cognato Marino di Marzano, Pontelatonefu più volte assediata: «Da li lì? condusse col campo su quel di Cerreto, e ferma-tosi fra Caiazzo e Teleso, s’impadronì di molti castelli; e giunto a Pontelodrone, ilquale posto sotto il monte oltre il Volturno discosto sei miglia di Capua, l’assediòda due parti, non potendo chiuderlo intieramente per l’altezza delle rupi, e de’ fossi,che vi sono; e fattevi appressar l’artiglierie, con le quali si mandò giù una torrequadrata, che si inalzava sopra la porta, i terrezzani la rimediarono con funi, edaltre machine. Durò più giorni questo assedio per non potersi cingere il castello, néproibire, per una sola porta vi era, né l’entrare, né l’uscire alle genti, che il Marzanovi mandava in soccorso la notte, molto favorite dalla fredda stagione; onde a quelledel Re non era possibile a reggersi a lungo andare e perciò gli parve espediente ab-bandonar l’impresa, avvisato che il Marzano ponendo gran numero di fanti insiemepotea occupargli il monte, il quale difficilmente potea da lui guardarsi; e temeaanco, che avesse da far impeto nell’altro campo che tenea alloggiato oltre la valle»(G.A. SUMMONTE, Historia della città e regno di Napoli, Napoli, nella Stamperiadi Giuseppe Raimondi e Domenico Vivenzio, 1748-1749, IV, pp. 456-457).13 F. SENATORE, Spazi e tempi della guerra nel Mezzogiorno aragonese: l’itinera-rio militare di Ferrante (1458-1465), Salerno 2002, p. 240.14 SUMMONTE, Historia, IV, p. 457; F. GRANATA, Storia civile della fedelissima cittàdi Capua, Napoli, nella Stamperia Muziana, 1752, II, p. 119; AURILIO, Pontela-tone e la baronia dei Carafa, pp. 20-21.15 DI DARIO, Notizie storiche, pp. 266-268; AURILIO, Pontelatone e la baronia deiCarafa, pp. 20-21.

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Il documento pergamenaceoLa pergamena datata 16 aprile 1282 è conservata presso l’Archivio di

Stato di Napoli, dove è depositato l’intero fondo pergamenaceo denomi-nato Pergamene dell’Archivio vescovile di Caiazzo. Dal punto di vista delladiplomatica degli atti, il documento si discosta dagli altri rogiti redatti nellostesso periodo, essendo privo di quei caratteri estrinseci e intrinseci pecu-liari dell’atto privato, benché esso possa essere considerato di natura privata.Il documento non si apre con la formula dell’invocatio simbolica e verbale,ma con quella che potrebbe essere definita una specie di intitulatio, nellaquale è indicato il nome del compilatore dell’inventario; di seguito si leggeil riferimento al mandato del vescovo di Caiazzo per la quale utilità si èresa necessaria tale redazione; il dettato del documento prosegue con la for-mula della datatio, che risulta essere non corretta16. Lo stesso dicasi per laparte finale del documento: benché sia presente la roboratio, è assente la ro-gatio e le altre formule di autenticazione tipiche dei documenti coevi re-datti nel medesimo territorio, la cui presenza è di fondamentale importanza,poiché ne costituisce la fides; l’escatocollo è privo della sottoscrizione au-tografa del compilatore dell’inventario e di quella dei personaggi che lohanno assistito nella compilazione, e della sottoscrizione di un eventualenotaio o giudice. Queste piccole anomalie, l’assenza dell’invocazione, l’er-rata datazione, l’assenza della rogatio e dell’escatocollo, potrebbero far sor-gere il sospetto di trovarsi davanti a un documento falso. Di contro, propriol’assenza di questi elementi, sembra suggerire la natura stessa del docu-mento e il suo specifico uso. A mio avviso, credo che si tratti, più che altro,di uno strumento a uso esclusivamente interno alla diocesi, per cui la pre-senza degli elementi su indicati non era necessaria nell’atto, e ciò giusti-fica la poca attenzione versata nella redazione dello stesso. Siamo, infatti,di fronte a un elenco di chiese e non a un atto notarile vero e proprio, conla funzione speculare di promemoria per il vescovo di Caiazzo, come silegge in un passo del rogito «pro cautela dicti Maioris Ecclesie Cayacie[…] et futuram memoriam», per cui il compilatore Bartolomeo evidente-mente non essendo un notaio, quindi non avvezzo alla prassi notarile, nonè stato in grado di fare beni il computo degli anni dei due regni di Carlo,quello di Sicilia e quello di Gerusalemme, congiuntamente a quello del-l’indizione. Ciò risulta evidente anche dalla sequenza della datatio, che,

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16 Gli elementi cronologici non concordano, poiché l’anno del regno di Gerusa-lemme di Carlo I corrispondente al mese di aprile del 1282 dovrebbe essere il 6°,mentre l’anno del regno di Sicilia dovrebbe essere il 17°, come anche l’indizioneche dovrebbe essere la X.

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oltre ad essere chiaramente errata, non indica quale anno corrisponde aquale regno, come invece si legge nei rogiti coevi, nei quali, dopo la formula«Anno ab incarnatione eius millesimo ducentesimo octuagesimo secundoregnate autem feliciter domino nostro Karolo Dei gratia invictissimo Ieru-salem et Sicilie rege ducatus» etc., il notaio specifica, ad esempio, «regno-rum vero eius Ierusalem anno sexto, Sicilie anno septimo decimo», chedistingue il computo degli anni dei due differenti regni17.

Nel nostro documento manca l’indicazione dell’anno del regno di Sici-lia che è stato così integrato: dopo la formula «regnante domino nostro Ka-rulo Dei gratia Ierusalem et Sicilie rege, ducatus Apulie et principatusCapue, Andegavie, Provincie, Tomodorii et Forchalquerii comite regnorumeius anno quinto» il compilatore aggiunge la frase ‹Sicilie vero anno› cheprecede il computo dell’anno «sexto decimo».

L’inventarioLa pergamena contiene un inventario compilato dall’arcipresbitero Bar-

tolomeo Denugone di Formicola, insieme ai dompni Silvestro Nicola eGualtiero Vitali di Formicola e all’abate Gualtiero de Costanza di Pontela-tone, su espresso ordine del vescovo di Caiazzo Andrea di Ducenta18. L’in-ventario, particolare nel suo genere, elenca tutte le chiese esistenti nel XIIIsecolo che facevano parte dell’arcipretura di Pontelatone, con l’indicazionedella rendita dovuta alla Maior Ecclesia di Caiazzo, e della festività in cuiessa doveva essere versata. Il documento ci restituisce un’istantanea del-l’estensione geografica dell’arcipresbiterato attraverso la cospicua quantitàdi chiese sottoposte all’arcipretura di Santa Maria di Pontelatone nella se-conda metà del secolo XIII. Esso costituisce una fonte importante che per-mette di seguire il processo di espansione del patrimonio ecclesiastico diuno dei più importanti arcipresbiterati facenti parte del territorio di Terra diLavoro. L’inventarium, inoltre, consente di identificare il momento del-l’erezione di nuove chiese, laddove sia possibile farlo, o, nel caso di scar-sità di informazioni, quanto meno fissare la loro esistenza a cavallo tra isecoli XII e XIII, o, infine, il passaggio di giurisdizione di alcune di essedall’arcipresbiterato di Santa Maria ad un’altra arcipretura.

L’inventarium, comparato con la già citata chartula confirmationis del979, emanata dal metropolita di Capua dà modo di individuare la presenza

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17 Si veda, ad esempio, ASNA, Pergamene dell’Archivio vescovile di Caiazzo, perg.288.18 Sulla figura del vescovo Andrea de Ducenta si rimanda a Le pergamene dell’ar-chivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), cur. L. Esposito, Napoli 2005, pp. 18-19.

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delle chiese elencate e di localizzarne il casale di appartenenza nella diocesidi Caiazzo nel secolo X; inoltre, è possibile seguirne il susseguente svi-luppo con l’ausilio di testimonianze documentarie, edite e inedite, relativeai secoli successivi che giungono fino al 1500. Tale comparazione è ulte-riormente arricchita dagli studi di Pasquale Iadone, erudito e storico localedi Terra di Lavoro e, in particolare, della zona del caiatino, che ci ha tra-mandato alcuni manoscritti dei primi decenni del secolo XIX. In uno diquesti, lo studioso analizza i documenti dagli originali in pergamena – moltidei quali non più esistenti nel suddetto archivio vescovile – nonché alcunefonti narrative, collazionandoli con gli elenchi delle decime del secolo XVI.Egli ci ha tramandato un prezioso inventario delle Chiese afferenti alla dio-cesi di Caiazzo, localizzate nei diversi casali di appartenenza, con l’indica-zione del pagamento delle decime19. Queste fonti diplomatichecostituiscono un materiale di primo ordine per approfondire la conoscenzadei vari aspetti della cura animarum e dell’organizzazione dell’arcipresbi-terato di Santa Maria e per delineare un quadro sintetico del panorama eco-nomico e sociale del castrum di Pontelatone. Ed è per questo motivo che lapubblicazione dell’inventarium del 1282 costituisce un rilevante contributocongiuntamente alle importanti testimonianze citate.

Le chiese presenti nell’inventario possono essere divise in tre gruppi: lechiese delle quali si conosce l’esistenza perché nominate nel documentodel 1282, ma delle quali non si conoscono altre informazioni non essendomenzionate in altri documenti e non essendo state oggetto né di studi né dicitazioni; le chiese elencate nell’inventario ma presenti anche nell’elencodelle Rationes decimarum del 1326 e/o del 1327; infine, le chiese che sonopresenti nell’inventario la cui esistenza è attestata a cavallo tra i secoli X eXIV, poiché, o sono citate nelle Rationes o in documenti anteriori e/o suc-cessivi al 1282.

Le chiese di San Biagio di Formicola, San Martino de Caviano20, SanMartino de Cernarecza21, San Martino de Grece22, San Salvatore de Cen-

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19 IADONE, Quinterno de una decima del Episcopato; IADONE, Manoscritto miscel-laneo, Caiazzo, Biblioteca comunale “Giuseppe Faraone”, ms, s.n., s.d.20 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopato caiatino per l’usufrutto di duepeccie di terra situate a Caviano, territorio sul quale essa è edificata. La Chiesacompare nell’inventario del 1620 nell’elenco dei benefici rurali di Formicola (P. IA-DONE, Notamento delle Chiese Curate e cappelle rurali beneficiali esistenti in tuttadetta Diocesi di Caiazzo nel 1620 come si rileva dalla Platea della Mensa Vesco-vile fatta nel detto anno essendo vescovo nostro Filomarino, Caiazzo, BibliotecaCivica Comunale ”Giuseppe Faraone”, ms. misc., s. n., s. d., c. 19).21 La Chiesa è presente anche nell’inventario del 1620 (IADONE, Notamento delleChiese Curate, c. 31).22 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino per l’usufrutto di una

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tura23, San Pietro de Ursanis, San Prisco di Formicola24, sono presenti nel-l’inventarium, ma assenti sia nel documento di Gerberto del 979, sia nel-l’elenco delle Rationes per gli anni 1326-132725. Le prime quattro chieseversano alla Maior Ecclesia di Caiazzo una decima annuale di dodici graninelle due festività, Ogni Santi e Pasqua, mentre le restanti tre rendono al-l’episcopato un tarì e cinque grani d’oro da versarsi nei medesimi giorni.Purtroppo non abbiamo altre informazioni su queste chiese; l’assenza di ci-tazioni può essere dovuta a due cause: alla scomparsa della chiesa dovutaa crolli o a nuove edificazioni, o alla variazione della intitolazione dellachiesa, non insolita nel territorio26, la cui dedicazione mutua in favore diun santo a discapito di un altro.

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terra sulla quale essa è edificata, ubicata nei pressi di un monte. Essa è presenteanche nell’inventario del 1620 (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 19). Iltoponimo Creci compare in un documento redatto a Caiazzo del novembre 1060,nel quale Landone, figlio del fu Samuele, offre alla chiesa di Santa Maria alcuneterre, una parte delle quali ubicate a Camporalonga in località detta «Creci» (Lepergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265, I, p. 42).23 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino per l’usufrutto di unapeccia di terra, sulla quale essa è edificata, situata nei pressi di una località dettaBurrellorum. La Chiesa è presente anche nell’inventario del 1620 (IADONE, Nota-mento delle Chiese Curate, c. 31).24 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino per l’usufrutto di duepeccie di terra, su una delle quali essa è stata costruita, mentre l’altra peccia di terraè situata in località detta Lu Fundu. Essa è presente nell’elenco redatto da Iadonea proposito delle decime degli anni 1523-1533, «Dono Ioandomenico de Formicolaper Sancto Prisco tarì dui, et grana quattuordece et dinari tre» (IADONE, Quinternode una decima del Episcopato, c. 7). La Chiesa è presente anche nell’inventario del1620, come chiesa facente parte del casale di Formicola nel 1523 (IADONE, Nota-mento delle Chiese Curate, cc. 18, 33).25 In realtà nell’elenco delle Rationes per l’anno 1326 la Chiesa di San Biagio è ci-tata in questo modo: «S. Blasii et S. Marie de Casale», priva quindi, della specifi-cazione de Formicula, per cui non si può essere sicuri che si tratti della stessaChiesa; lo stesso dicasi per la chiesa di San Prisco, la quale compare nell’elencodelle decime per gli 1326-1327, ma accanto a essa non vi è altra specifica, per cuinon possiamo essere certi che la Chiesa sia di pertinenza del casale di Formicola,cfr. Rationes decimarum, nn. 1835, 1836, 1949.26 La chiesa Cattedrale aveva come titolo principale e più antico quello di SantaMaria Assunta, testimoniato da una serie di documenti redatti tra il secolo X e l’ini-zio del secolo XIII (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265,I, pp. 27-34, 41-44, 46-48; II, pp. 267-269: «pro parte dicte ecclesie Sancte Marie,que est episcopium»; Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1286-1309,cur. L. Esposito, Napoli 2009,). All’antico nome di Santa Maria fu aggiunto quellodi Santo Stefano vescovo e, per alcuni anni i due titoli hanno convissuto (Le per-

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Il secondo gruppo di chiese, Sant’Andrea de Casalichio27, Sancta Chri-stinitatis28, San Giovanni de P(er)ciis29, Sant’Ilario30, San Lorenzo31, Santa

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gamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1266-1285, p. 185 e ASNA, Pergamenedell’Archivio vescovile di Caiazzo, perg. 274: «pro reverentia gloriose virginisMarie et beati Stephani confessoris»). Nel 1284, quando la cattedrale fu consa-crata, il vecchio titolo di Santa Maria lasciò il posto al nuovo titolo di Santo Ste-fano, come testimona anche un documento di traslazione del corpo di Santo Stefanoriportato dal Di Dario, «ad divini cultus augmentum et Dei sanctorumque omniumet praecipue S. Stephani Episcopi et Confessoris Patroni et Titularis CathedralisEcclesiae et Civitatis gloriam et honorem» (DI DARIO, Notizie storiche, p. 200).27 La Chiesa nel 1468 è attestata come facente parte del casale di Treglia unita-mente alla sua parrocchia (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 20).28 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino – unitamente a tre polliche corrisponde nel giorno della festa di Santa Maria nel mese di agosto – per l’usu-frutto di due peccie di terra, ubicate una in località detta Fundus, mentre l’altra si-tuata nel Casale Mayrany e delimitata da una terra di proprietà di Giovanni d’Isola(Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1266-1285, p. 77: Ysola è citatacome località). La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delledecime relative al decennio 1523-1533, attestata nella giurisdizione del casale diFormicola, separata da Pontelatone, «lo archipreite de Formicola per Sancta Chri-stianitatis ducato uno tarì dui et grana dece» (IADONE, Quinterno de una decima delEpiscopato, c. 7). Essa è attestata come arcipretura nel 1523 nel territorio di For-micola (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 18).29 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime deglianni 1523-1533, passata sotto la giurisdizione diretta della diocesi di Caiazzo, «perSancto Iohanne de li Perzi grana quindice» (IADONE, Quinterno de una decima delEpiscopato, c. 5). Essa è presente anche nell’inventario del 1620 (IADONE, Nota-mento delle Chiese Curate, cc. 19, 30).30 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino per l’usufrutto di unapeccia di terra, sulla quale essa è edificata, ubicata nelle vicinanze della terra delgiudice Giacomo Burrelli (il patronimico Burrellus, già presente nella zona del ca-iatino sin dalla prima metà del secolo XIII, è abbastanza diffuso ed è attestato anchenella seconda metà del 1300, per cui potrebbe non costituire elemento di aiuto o diriscontro nell’identificazione della Chiesa (Le pergamene dell’archivio vescovile diCaiazzo, 1007-1265, passim; G. BOVA, Le pergamene normanne della Mater Ec-clesia Capuana, 1091-1197, Napoli 1996, pp. 194-196, 242; Le pergamene del-l’archivio vescovile di Caiazzo, 1266-1285, passim). Nonostante ciò, è singolareche la prima citazione del cognome sia presente nel documento del 1240, nel qualecompare l’abate Guglielmo Burrellus in una transazione riguardante una proprietàubicata a Pontelatone, e precisamente in località Buccapiczane, di pertinenza dellachiesa di San Pietro (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265,I, p. 176). La Chiesa, inoltre, è presente nell’elenco redatto da Iadone a propositodelle decime degli anni 1523-1533, «per Santo Ylario grani sette et dinari tre» (IA-DONE, Quinterno de una decima del Episcopato, c. 7).31 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime degli

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Maria ad Casali32, Ogni Santi di Formicola33, San Lorenzo34, San Pietro aCornito35, San Pietro a Castilluczo36 e San Tamarro37 non presentano atte-stazioni precedenti l’inventarium e nessuna di essa compare nella bolla diGerberto, ma tutte sono presenti nell’elenco delle Rationes decimarum pergli anni 132638 e 132739. Le prime quattro rendono una decima annuale allaMaior Ecclesia di Caiazzo di un tarì e cinque grana, che le suddette versanonel giorno della festa di Ogni Santi e nel giorno di Pasqua; mentre le restanti

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anni 1523-1533, «per Sancto Laurenzo grani sette et dinari tre» (IADONE, Quin-terno de una decima del Episcopato, c. 7).32 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino per l’usufrutto di unapeccia di terra, sulla quale essa è edificata, ubicata nei pressi del Mons Curie. Essa,inoltre, è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime degli anni1523-1533, passata sotto la giurisdizione diretta della diocesi di Caiazzo, «per San-cta Maria ad Casale grana quattro» (IADONE, Quinterno de una decima del Epi-scopato, c. 5). Nell’inventario del 1620, la Chiesa è attestata nell’elenco dei beneficirurali di Formicola (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, cc. 19, 30).33 La Chiesa versa la rendita annuale all’episcopio caiatino – unitamente a tre polli– per l’usufrutto di una peccia di terra, sulla quale essa è edificata, situata in loca-lità chiamata Fundus de Sancti. Essa, inoltre, è citata nell’inventario del 1620: essaè localizzata nel casale di Fondola unita alla chiesa di San Michele nel 1468 (IA-DONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 18).34 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime deglianni 1523-1533, «per Sancto Laurenzo grani sette et dinari tre» (IADONE, Quin-terno de una decima del Episcopato, c. 7).35 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime del-l’anno 1523-1533, «Clerico Tomase de Pisa per Sancto Petro ad Cornito, tarì duiet grana undece» (IADONE, Quinterno de una decima del Episcopato, c. 6). Essa èattestata anche nell’inventario del 1620 (IADONE, Notamento delle Chiese Curate,cc. 19, 28).36 La Chiesa compare nell’inventario del 1620 nell’elenco dei benefici rurali di For-micola (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 19).37 Di questa Chiesa non si conoscono altre notizie, mentre della chiesa di S. Pietro,alla quale è unita nell’elenco delle Rationies, si conoscono alcuni dati. Essa nel se-colo XV è documentata nella località detta Li Marzi, la quale villa era unita a Pon-telatone (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, cc. 18, 28).38 Santa’Andrea de Casalicchio due tarì e mezzo, Sancta Cristinitatis un tarì e un-dici grani e mezzo, Sant’Ilario e San Lorenzo per un totale di dieci grani, SantaMaria ad Casali (insieme alla chiesa di San Biagio) per un totale di dieci grani equattro denari, Ogni Santi di Formicola tre tarì e tre denari, San Pietro a Cornito duetarì, San Pietro a Castilluczo (insieme alla chiesa di San Felice) per un totale didieci grani, San Tamarro (insieme alla chiesa di San Pietro de Marcis) per un to-tale di due tarì e mezzo (rispettivamente Rationes decimarum, nn. 1843, 1835,1834, 1852, 1848, 1842).39 Sant’Andrea di Casalicchio un tarì e quindici grani, Sancta Christinitatis cinque

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sei Chiese versano una quota annuale di 12 grani nei giorni delle predettedue festività.

Per quanto riguarda le altre chiese la situazione è la seguente: la chiesadi Sant’Angelo ac Toro, non comparendo nella chartula confirmationis delvescovo Stefano, per una prima menzione bisogna attendere la redazionenell’inventarium, nel quale essa compare per la prima volta. Dopo il 1282,la successiva attestazione del toponimo Torum, come anche della Chiesa, silegge in una charta confirmationis dationis redatta a Capua nel giugno1285, nella quale Siffridina Miliczani, signora di Strangolagalli, dona ai fra-telli Adenolfo e Giroldo di Capua, due peccie di terra; la seconda di questepeccie è situata in località Sant’Angelo de Toro e confina, a uno dei quat-tro lati, con la terra della chiesa di Sant’Angelo40. Nelle Rationes, la Chiesasembrerebbe non comparire, ma essa è certamente presente: nell’elencodelle decime, infatti, al numero 1853 corrisponde una chiesa priva del nomeproprio preceduto dall’attributo ‘San’ e seguita dalla specificazione adTorum; essa è da attribuirsi alla nostra Chiesa, poiché con tale denomina-zione nei secoli XIII-XIV era attestata un’unica chiesa nel casale di Ponte-latone. La somma dell’imposta ammonta a sei grani per l’anno 132641.

La chiesa di San Giovanni ac Turone42, non presente nel documento diGerberto, è assente anche nelle Rationes. Il toponimo «Turones» è attestatoin una charta concessionis dell’aprile 1258, redatta a Caiazzo, come loca-lità nella quale è ubicata la sesta di dieci peccie di terra che Giovanni e An-drea, figli del fu Michele Paldo, dichiarano di aver ricevuto in concessionedalla Chiesa di Caiazzo43. La Chiesa rende alla Maior Ecclesia di Caiazzododici grani nelle consuete due festività, Ogni Santi e Pasqua, per una terrasulla quale la stessa è edificata, ubicata nei pressi di un ruscello dal sugge-stivo nome Mare Morte, del quale non si hanno altre testimonianze.

I documenti concernenti la chiesa di Santa Maria di Strangolagalli sonoin numero copioso rispetto a quelli riguardanti le chiese dipendenti dall’ar-

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grani, San Giovanni de Perciis (citata come San Giovanni de Prestiis), Ogni Santidi Formicola cinque grani; cfr. rispettivamente Rationes decimarum, nn. 1945,1950, 1946, 1947.40 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 227.41 Rationes decimarum, n. 1853.42 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime deglianni 1523-1533, passata sotto la giurisdizione diretta della diocesi di Caiazzo, «perSancto Iohanne ad Turona grana dece» (IADONE, Quinterno de una decima del Epi-scopato, c. 5). Essa è presente anche nell’inventario del 1620 (IADONE, Notamentodelle Chiese Curate, cc. 19, 30).43 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), II, p. 379. In unaltro documento del febbraio 1256, invece, un toponimo affine compare come iden-

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cipretura di Santa Maria di Pontelatone. La Chiesa, benché non sia attestatanella chartula confirmationis dell’arcivescovo di Capua, come anche il vil-laggio in cui essa sorge44, è comunque ben nota. La sua più antica attesta-zione si trova in un rogito redatto a Caiazzo nel maggio del 1221, nel qualeStanzio e Daliboldo, per parte della Congregazione di Caiazzo, della qualesono entrambi procuratori e rettori, concedono a Gaydolfus sei peccie diterra, la prima delle quali è ubicata nella Piana di Caiazzo «ubi connomi-natur ad Fontanam de Curte», e confina nel lato meridionale con una terradi pertinenza della chiesa di S. Maria di Strangolagalli45. Nel giugno del1242, in una charta concessionis redatta Caiazzo compare tale Nicola, chie-rico capuano, abbas et rector della suddetta chiesa di Santa Maria, il qualecon il consenso del vescovo caiatino Giacomo, concede a Ruggero de Nuvauna peccia di terra situata in località detta Vallis Curcium46. Ancora in unacharta alienationis del settembre 1254, Santa Maria è citata quale confinesettentrionale di una peccia di terra che Giovanni Gaydulfi e sua moglieGemma alienano alla Santa Congregazione di Caiazzo nelle persone deisuoi procuratori e rettori, Simone Secelgayte e Giovanni de Merio47. LaChiesa è citata in una charta dationis dell’agosto del 1269, redatta a Capua,nella quale Bartolomeo de Episcopo, canonico della Sancta Capuana Ec-clesia, custode e rettore della chiesa di Santa Maria di Strangolagalli, con-cede una peccia di terra a Tommaso Gisi; essa è citata quale subdita dellaMaior Ecclesia Caiacciana e risulta essere anche la destinataria del con-sueto versamento che il compratore, in questo caso il beneficiario della do-nazione, è solito fare relativamente ad una certa quantità di libbre di cera48.In una charta dationis del maggio 1278 compare Andrea Pandonus, cu-

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tificativo di una peccia di terra concessa dal vescovo di Caiazzo al giudice Andreade Nicola, ubicata fuori Porta Vetere «ad criptam Sancti Cataldi prope monticellumTuronis» (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), II, p. 337).44 Il villaggio di Strangolagalli sorse dopo il 979, poiché non è nominato nel docu-mento emanato dal metropolita di Capua. Per la storia del casale si rimanda a DIDARIO, Notizie storiche, pp. 269-275. Nel novembre 1270 il castrum si trova nel-l’elenco delle collette del Giustizierato di Terra di Lavoro: «mandat Rex ut super-sedeat exactione collectarum apud homines […] propter eorum paupertatem.Similes facte sunt pro hominibus Strangulagalli», RCA, VI, 1270-1271, 1954, p. 57.Due anni dopo signore del castrum è così citato: «mandatum pro servitio prestandoin Romania a Roberto de Muluczano, dom. castri Stangulagalli», RCA, IX, 1272-1273, 1957, p. 243.45 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), I, p. 127.46 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), II, pp. 199-201.47 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), II, pp. 324-326.48 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 126.

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stode e rettore della chiesa di Santa Maria di Strangolagalli, insieme a tuttii membri del clero, concede a Pietro de Benedetto, una pecciola di terra;anche in questo caso la Chiesa beneficia del versamento delle libbre dicera49. Lo stesso Andrea Pandonus, custode e rettore della chiesa di SantaMaria di Strangolagalli, compare in un’altra charta dationis redatta a Capuanel gennaio 1283 – la chiesa è citata sempre quale subdita Maioris Eccle-sie Caiacciane – nella quale, con il consenso di tutto il clero della chiesa diSanta Maria, Andrea, che è anche canonico e cappellano della Sancta Ca-puana Ecclesia, concede a Simeone de Raone, una peccia di terra; il pos-sedimento, situato in località detta Fundus, è di pertinenza della chiesa diSanta Maria – adiacente alla terra in questione – la quale risulta essere anchela beneficiaria del versamento della consueta libbra di cera50. Infine, in unacharta confirmationis dationis del giugno 1285 redatta a Capua, la chiesadi Santa Maria compare come confine di una peccia di terra concessa da Sif-fridina Miliczani, signora di Strangolagalli ai fratelli Adenolfo e Giroldusdi Capua51. Nell’inventarium del 1282 la chiesa di Santa Maria rende an-nualmente alla mensa episcopale un tarì. Nell’elenco delle Rationes laChiesa è elencata per la decima del 1326 con la somma di tre tarì e dodicigrani, mentre per l’anno successivo la somma ammonta a diciotto grani52.

La chiesa di San Vitagliano de Agaczano53 è assente nel documento diGerberto. Essa potrebbe essere quella Chiesa citata in un documento delmarzo 1261, nel quale al tempo del vescovo di Caiazzo Andrea, il giudiceGiovanni de Monaco vende un tenimento a Giovanni Orso composto daundici peccie di terra situate nel casale di Strangolagalli; nell’elenco delleterre l’ottava peccia reca come confine settentrionale la chiesa di San Vita-gliano54. Considerando la stretta vicinanza del casale di Strangolagalli conil castrum di Pontelatone, l’ipotesi è più che plausibile. Ad avallare questatesi conforta il fatto che il tenimento oggetto della transazione è situato neipressi di una località denominata Balignano, «tenimentum […] quod estinfra fines civitatis Caiaccie in pertinenciis Strangulagalli Tori et prope Ba-

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49 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 178.50 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 209.51 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 227.52 Rationes decimarum, nn. 1856, 1953.53 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime deglianni 1523-1533, «clerico Cesare de Monella per Sancto Vitagliano tarì dui et granadece» (IADONE, Quinterno de una decima del Episcopato, c. 7). La Chiesa è atte-stata nel 1450 nel casale di Agaczano, località di pertinenza di Pontelatone (IA-DONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 19).54 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), II, p. 422.55 Rationes decimarum, nn. 1727, 1930.

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lignanum», e poiché vi è la presenza di una chiesa di San Vitaliano de Ba-lignano citata nelle Rationes per gli anni 1326-132755, elencata nella diocesidi Caiazzo sotto la giurisdizione in archipresbiteratu Plani Caiacciani, po-trebbe trattarsi con ogni probabilità della medesima Chiesa. Inoltre, nellaPlatea redatta dal Filomarino nel 1620, nell’elenco dei benefici afferenti ilseminario annesso alla diocesi di Caiazzo, si legge che la chiesa di San Vi-tagliano de Balignano è situata «in territorio Pontis Latoni»56. Essa rendealla Maior Ecclesia un tarì e cinque grani da versarsi nelle due consuete fe-stività, Ogni Santi e Pasqua, per una terra situata presso un monte.

La chiesa di San Silvestro de Casa Marcella è assente nel documento diGerberto e nell’elenco delle Rationes decimarum57. La prima attestazionedella Chiesa risale al novembre 1053, come si legge un documento redattoa Capua nel quale Sichelgarda, figlia di Landolfo, con il permesso del ma-rito Lanfredo, vende a Sasso e alla moglie Maria entrambi di Caiazzo, unapeccia di terra situata nel territorio caiatino «ubi dicitur Casa Marcella» epiù precisamente «propincu ecclesia Sancti Silvestri»58. Nel gennaio 1085Giovanni detto Mairani e Ricca badessa del monastero di San Giovannidelle Monache convengono alla presenza del giudice Maraldi per la pro-prietà di due peccie di terra, situate a Caiazzo. Queste due peccie di terraerano state donate da Maria pro anima al suddetto monastero e sono en-trambe ubicate in località Casa Marcella, anch’essa «propinqua ecclesiamSancti Silvestri»59. La Chiesa rende alla Maior Ecclesia dodici grani da ver-sarsi nelle due consuete festività, Ogni Santi e Pasqua, per due peccie su unadelle quali è stata edificata la Chiesa; la seconda è situata in località dettaFulgnano.

La chiesa di Sant’Angelo de Casa Marcella è l’unica chiesa della qualesi può dire con certezza essere presente nel documento di Gerberto del 979.L’arcivescovo di Capua – come si vedrà nel documento posto nell’Appen-dice documentaria – nel confermare al vescovo Stefano i territori e le chiesesuffraganee alla diocesi di Caiazzo, esclude il casale di Casa Marcella conle annesse chiese: nell’elenco dei territori, la sesta peccia di terra è situata

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56 P. FILOMARINO, Platea di tutti i beni e dritti della Mensa di Caiazzo, PiedimonteMatese, Biblioteca Diocesana “San Tommaso d’Aquino”, ms., s.n., s.d., c. 69r.57 In realtà è presente una chiesa di San Silvestro nelle Rationes per la decima del1326, ma accanto a essa non vi è altra specifica, per cui non possiamo essere sicuriche la Chiesa sia ubicata a Casa Marcella (Rationes decimarum, n. 1846).58 MONACO, Sanctuarium Capuanum, p. 641; BLOCH, Monte Cassino, I/2, pp. 545-546; Documenti: per la storia della diocesi e contea di Caiazzo (ante 599-/309),cur. L. Esposito, Napoli 2010, pp.83-84. 59 Le pergamene di Capua, cur. J. Mazzoleni, I-II/1-2, Napoli 1957-1960, I, pp. 13-16; Documenti: per la storia della diocesi e contea di Caiazzo, pp. 90-93. Nella

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«prope Sancti Angelo», facente parte del tenimento. La Chiesa è presentenell’indice delle Rationes del 1326, anno in cui versa una decima di seigrani sommati a dodici tarì e dodici grani «pro beneficiis inter omnes»60.Essa, come si legge nell’inventarium, rende alla Maior Ecclesia dodici granida versarsi nelle due consuete festività, Ogni Santi e Pasqua, per due pec-cie di terra su una delle quali essa è edificata, situata «iuxta montem curie».

La chiesa di Santa Maria di Pontelatone61, assente nel documento di Ger-berto, è presente nelle Rationes con una decima di tre tarì e tredici graniper l’anno 1326 e con la somma di due tarì e quindici grani per il 132762.La prima attestazione della Chiesa si legge in un memoratorium venditio-nis redatto a Caiazzo mercoledì 16 gennaio 1269, nel quale Martino de Do-menico dichiara di ricevere da tale Peregrino e da suo figlio Pietro, unapeccia di terra confinante da uno dei quattro lati con la chiesa di Santa Mariadi Pontelatone63. La chiesa di Santa Maria è attestata come arcipretura nel1282, come si evince dall’Inventarium «est capud dicti archipresbiteratus»,motivo per il quale essa è esente dal versamento della tassa annuale allaChiesa di Caiazzo «ecclesia Sancte Marie de Ponte Latroni tenetur profranca»; la Chiesa nel secolo XV64 mantiene ancora il titolo e la funzionedi arcipretura. Nella Platea redatta dal canonico Filomarino nel 1620, l’ar-cipretura di Pontelatone è ancora presente, benché si trovi citata con un’al-tra denominazione, non più intitolata a Santa Maria ma sub titulo di SanMichele e a San Pietro65; essendo privi di altri riferimenti bibliografici edocumentari, si può ipotizzare che ciò sia da attribuirsi, probabilmente, o adun diverso indirizzo nel culto popolare, o alla soppressione dell’anticachiesa come arcipretura e l’erezione di un’altra.

L’erezione della chiesa di Santa Maria ad arcipretura avvenne a seguitodell’edificazione del castello di Pontelatone, a scapito della chiesa di SantaMaria a Peti66, di antica fondazione, nucleo principale dell’omonimo vil-

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charta convenientiae è presente come inserto buona parte del documento del no-vembre 1053, più volte citato.60 Rationes decimarum, n. 1858.61 La Chiesa è presente nell’elenco redatto da Iadone a proposito delle decime deglianni 1523-1533, «per Santa Maria de Pontelatrone ducato uno, tarì dui et grana de-cesette» (IADONE, Quinterno de una decima del Episcopato, c. 6). Essa è presenteanche nell’inventario del 1620 (IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 28).62 Rationes decimarum, nn. 1845, 1944.63 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 116.64 IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 19; DI DARIO, Notizie storiche, p.269.65 FILOMARINO, Platea di tutti i beni e dritti, c. 86.66 La Chiesa vanta attestazioni che risalgono al secolo X. Infatti, oltre ad essere

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laggio annesso poi al castrum, e che era stata matrice delle Chiese vicine ead essa afferenti67. Tale chiesa doveva già costituire una forma primitiva diarcipretura, poiché ad essa era sottoposte già alla fine del secolo X un nu-mero notevole di chiese e di terreni per quel tempo, come mostra chiara-mente la chartula confirmationis di Gerberto del 979. Se, come afferma ilTomassini, «singule plebes archipresbyterum habeant»68, e che sotto il nomedi plebes s’intendeva un unione di più chiese o parrocchie, la chiesa di SantaMaria ad Peti, che aveva funzione di plebes rurale, poiché era presieduta daun arciprete e possedeva una fonte battesimale69, può verosimilmente esseredefinita un’arcipretura o comunque una struttura organizzativa ad essamolto vicina. Tale doveva essere, quindi, l’ufficio tenuto dalla chiesa diSanta Maria ad Peti, il quale fu poi trasferito alla chiesa di Santa Maria diPontelatone, con la fondazione, come già detto, dell’omonimo castrum.Come si è appena visto, l’arcipretura di Santa Maria nel 1282 era costituitada ben 23 chiese diffuse in maniera più o meno regolare nel territorio delladiocesi di Caiazzo, e nello specifico nel castrum di Pontelatone. In tale strut-tura vennero annesse chiese di nuova edificazione, come è probabilmenteil caso di Sancta Christinitatis o San Pietro de Ursanis, ma anche Chiese diantica fondazione, come il caso delle chiese di San Lorenzo, di Sant’Angeloe di San Vitaliano, quest’ultima unita all’arcipretura anche a seguito del-l’annessione del casale di Balinianu, nel quale la chiesa sorgeva, al castrumdi Pontelatone. La struttura organizzativa delle chiese prevedeva la pre-senza di un canonicus, un primicerius, o anche di un abbas, i quali, nel caso

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presente nella chartula di Gerberto del 979, Santa Maria è citata in un rogito del-l’ottobre 986 redatto a Capua, nel quale l’arcivescovo capuano Adenolfo e il mo-nastero di San Giovanni in Capua, si contendono una peccia di terra situata «locoPeti» e di pertinenza della chiesa di Santa Maria (MONACO, Sanctuarium Capua-num, p. 639; BLOCH, Monte Cassino, pp. 543-545). Nonostante non sia più arci-pretura, la Chiesa continua a rivestire un ruolo importante nel territorio, dalmomento che essa, oltre ad essere citata in un documento del 1012 (Le pergamenedell’archivio di Caiazzo, 1007-1265, I, pp. 27-34), è presente nell’elenco delle de-cime per l’anno 1326 con la somma di dieci grani (Rationes decimarum, n. 1849).Inoltre, è attestata nell’indice redatto da Iadone a proposito delle decime degli anni1523-1533, «per Santa Maria ad Petri tarì uno» (IADONE, Quinterno de una decimadel Episcopato, c. 6). Essa è presente anche nell’inventario del 1620 (IADONE, No-tamento delle Chiese Curate, cc. 19, 28).67 DI DARIO, Notizie storiche, 269.68 L. THOMASSINO, Vetus et nova ecclesiae disciplina circa beneficia et beneficia-rios, Lugduni, sumptibus Anisson et Joannis Posuel, 1706, I/2, p. 227.69 P. IADONE, Memorie istoriche dell’antica città di Trebula e della baronia di For-micola, Piedimonte Matese, Biblioteca dell’Associazione Storica del Medio Vol-turno, ms., s.n., s.d., c. 32; IADONE, Memorie istoriche di Dragoni, Latina e Baia.

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in cui reggevano chiese con una pratica religiosa e una cura animarummolto intensa, risultavano essere, nella maggior parte dei casi, anche pro-curatores et rectores. Nel corso del secolo XIII, con l’aumento della consi-stenza patrimoniale di questi collegi ecclesiali, tali figure si andaronosempre più definendo come un corpo ben delineato e circoscritto di fun-zionari facenti le funzioni della curia vescovile e soprattutto di ammini-stratori dei beni della mensa del vescovo e del Capitolo, con la facoltà diacquistare e vendere case e terreni, che spesso poi danno in concessione oin enfiteusi alla popolazione locale e di gestire lasciti testamentari. È que-sto, ad esempio, il caso della chiesa di Santa Maria di Strangolagalli – cheannovera spesso tra i suoi governatori membri della Chiesa di Capua, ma dairogiti, risulta essere sempre subdita Ecclesie Caiaciane – i cui vicari ve-scovili, nell’avvicendarsi in questo ruolo, vantano, durante tutto il secoloXIII, una tradizione di amministratori dei beni della Chiesa di Caiazzo dinotevole portata, accumulando una consistenza patrimoniale più che co-spicua. L’aumento del numero delle chiese e delle parrocchie, che si accre-sceva sia nella quantità, sia nella consistenza patrimoniale, provocò, diconseguenza, l’estensione della stessa diocesi e fece nascere l’esigenza diun nuovo impianto organizzativo. Difatti, una gestione così complessa e ar-ticolata delle chiese si andava necessariamente configurando secondo unatrama più ampia e soprattutto organica, tra il centro, costituito dalla dio-cesi, e la periferia, le chiese locali, con l’inserimento di un anello interme-dio di congiunzione e di coordinamento, l’ecclesia presbyteralis, cherispondeva perfettamente alle nuove esigenze religiose, culturali ed econo-miche. Per cui, come già rilevato da Bruno Ruggiero, i termini «“archipre-sbyteratus” e “archipresbyter” sono le nuove parole destinate ad avere piùlunga fortuna e vitalità, per designare, rispettivamente un distretto della dio-cesi e chi vi avrà giurisdizione patrimoniale e liturgico sacramentale, innome o per delega dell’ordinario»70.

La nascita dell’arcipretura di Santa Maria di Pontelatone si inserisce per-fettamente nella nuova struttura organizzativa nella diocesi di Caiazzo in ar-cipresbiterati, che è da collocarsi, quindi, nel corso della prima metà delsecolo XIII, quando si ebbe un aumento del numero delle chiese come anchedelle cappelle elevate al rango di chiese rurali. Tale fenomeno è da ricercarsicertamente in rapporto ad un equilibrato aumento della popolazione, dislo-cata nei diversi castrum, casali e villaggi «in territorio Cayacie». Non si

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Appendice alla Dissertazione di Saticola, Capua, Biblioteca del Museo Campano,ms. 54[1833], cc. 12 e passim.70 B. RUGGIERO, Le istituzioni ecclesiastiche di base nel Medioevo. Una messa apunto, in B.R., Potere, istituzioni, chiese locali. Aspetti e motivi del Mezzogiornomedioevale dai Longobardi agli Angioini, Spoleto 1991, p. 179.

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può, purtroppo, seguire con precisione il processo di espansione territorialee patrimoniale di ogni singola chiesa presente nella diocesi di Caiazzo,come anche della nascita di ogni singola struttura arcipresbiterale – per al-cune delle quali non si esclude l’ipotesi che interi distretti ecclesiastici pos-sano essere stati creati ex novo – dal momento che non vi sono altretestimonianze di rilievo, almeno per ora, della portata dell’inventarium del1282. Bisognerà aspettare la prima metà del secolo XIV, quando le eccle-sie archipresbiterali, come si è visto, lasceranno tracce evidenti della loroesistenza attraverso i collettori delle decime del secolo XIV. Nella diocesidi Caiazzo, infatti, ci saranno ben 8 arcipresbiterati, poste a capo di comu-nità ecclesiastiche, che vanteranno al loro attivo la giurisdizione comples-sivamente su ben 171 chiese71.

Il territorioNell’area di Pontelatone, probabilmente già verso la fine del secolo XI

gravitavano insediamenti dell’entità di Puzanu, con le chiese di San Lo-renzo, San Maria e San Matteo, Balunianu, con le chiese di San Nazario eSan Vitagliano, Vivaru, con la chiesa di San Cosma, ad Sorba, con la chiesadi San Terenziano, ad Palma, con le chiese di San Pietro e Sant’Angelo, ilcasale di Casa Marcella72 ad oriente di Pontelatone, Peti con le chiese diSanta Maria e San Felice, e infine Mayrany73 afferente a Formicola, con lechiese di San Pietro e San Prisco. Questi territori poi, nel corso del secolosuccessivo, ma soprattutto durante il secolo XIII, nel processo di amplia-mento e di sviluppo di quest’area di Terra di Lavoro, sono confluiti sotto la

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71 Rationes decimarum, pp. 134-139.72 Il casale, situato a Pontelatone, che vanta antiche origini. La prima attestazionerisale al 1° novembre 979, anno di redazione della già citata chartula confirmatio-nis emanata dall’arcivescovo di Capua Gerberto, nel quale il metropolita nel con-fermare al neo eletto Stefano, vescovo di Caiazzo, tutti i territori e le chiesesuffraganee alla diocesi caiatina, esclude il casale di Casa Marcella con le annessechiese. Ma la sua costituzione doveva essere sicuramente anteriore vista la notevoleestensione territoriale che essa mostra di avere già alla fine del secolo X (IADONE,Manoscritto misc., c. 7). Nel novembre del 1053 è menzionata una terra, oggettodi una vendita fatta da Sikelgarda ai coniugi Sasso e Maria, ubicata a Caiazzo inlocalità «ubi dicitur casa Marcella» (BLOCH, Monte Cassino, I, pp. 545-546). Suc-cessive attestazioni sono presenti per i secoli XIII-XIV (DI DARIO, Notizie storiche,p. 269; Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1266-1285, pp. 222-224).73 Il casale è di antica fondazione, poiché la sua prima attestazione è data da un do-cumento capuano del febbraio 967 nel quale sono nominati, tra gli altri, Gariper-tus, Aldemundus, Benedictus e Lupus, fratelli e figli di Geremundus, tutti abitanti«de finibus trans fluvio loco Malianu»; la stessa dicitura si trova nell’ottobre 986,

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giurisdizione del castrum, come testimonia lo stesso inventarium, all’in-terno del quale, oltre alle Chiese suffraganee dell’arcipretura di Santa Maria,sono citate alcune località assenti nel documento del 979, quali Fundus74,Cavianus75, Fulgnano, Castelluczum76 e Toru77.

Le dimensioni territoriali di alcuni di queste località, come ad esempio

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quando nello iudicatum redatto a Capua, relativo a una controversia sorta tra l’ar-civescovo capuano e il monastero di San Giovanni a proposito di una peccia diterra, si richiama alla memoria il medesimo atto (rispettivamente MONACO, San-ctuarium Capuanum, pp. 636 e 639; BLOCH, Monte Cassino, pp. 534-536 e 543-545). Il toponimo compare anche nella chartula di Gerberto del 979 conl’appellativo «Malianu». Alla fine del XIII secolo il casale si trova gravitante nellabaronia di Dragoni, nel momento del passaggio di possesso dal miles Ruggiero deMayrano al figlio miles Pandolfo: «Pandolfo de Mayrano, militi, filio et herediquondam Rogerii de Mayrano, militis, mortui die 22 iulii 4 indictionis, investitu-ram casalium Mayrani et Perforte [sic] in Terra Labonus, sub dominis baronie Dra-gonis sub servicio duorum roncinorum annuo valore unciarum 8» (RCA, XXXVIII,1291-1292, 1991, p. 58). Un’attestazione tarda, risalente al 1384, si trova in un an-tico processo dibattuto tra gli anni 1471-1473, per una disputa sorta tra il conte diCaiazzo e Nicola Monforte, signore di Ruviano, nel quale sono contenuti, comespesso accadeva, atti documentari del secolo precedente (G. SPARANO, Il feudo diCaiazzo descritto in alcuni documenti del Tre-Quattrocento, «Archivio Storico delCaiatino» 6, 2008, pp. 114, 119).74 In realtà, nel documento di Gerberto del 979, nell’elencazione dei tenimentiesclusi dalla giurisdizione della diocesi caiatina, vi è al punto della quinta pecciadi terra l’uso del termine «fundus» a cui segue «prope predictas Sancte Marie» perindicare quanto appena descritto. Mancando altre testimonianze sull’origine deltoponimo, non si può confermare che si tratti dello stesso luogo, benché, se cosìfosse, si tratterebbe della sua prima attestazione. Il toponimo Fundus è attestatocon certezza per la prima volta in un documento redatto a Capua del gennaio 1283,come località facente parte dei territori pertinenti il casale di Strangolagalli (Lepergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo 1266-1285, p. 209). Nei secoli XV-XVI, compare invece come località facente parte del territorio di Formicola (IA-DONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 18). Si veda anche in V. D’AQUINO, Cennistorici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie del Regno delle Due Sicilie,Napoli 1848, p. 147, nel quale Fondola è nominata quale casale facente parte delladiocesi.75 Il casale di Cavianus è ancora oggi esistente con il nome La Cava.76 Il toponimo Castelluczum compare per la prima volta in un documento redatto aCapua nel maggio del 1216, quale casale facente parte di Caiazzo (Le pergamenedell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265, I, pp. 177-178). La località com-pare anche negli anni successivi, lungo tutto il secolo XIII, citato come villa o ca-sale (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265, II, p. 327; Lepergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1266-1285, pp. 154, 173, 221, 225).77 La località è di antica attestazione. La prima di esse, infatti, risale all’ottobre

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Peti, testimoniano la rilevanza della regione e al tempo stesso un suo in-tensivo sfruttamento. Ciò si evince da alcune notizie: la prima si legge in undocumento redatto a Capua nel febbraio del 967 – il toponimo Peti compareper la prima volta – nel quale Offa, figlia di Landolfo castaldus, offre al-l’abate Aligerno di Montecassino, un campo e dieci moggi di terra coltivatia frutteto e vigna, ubicati «in finibus trans flubio loco qui nominatur adPeti»78; la seconda riguarda la nona peccia di terra nominata nella bolla del979 emanata dall’arcivescovo Gerardo denominata ad Castanetum, nel ter-ritorio di Casa Marcella, toponimo esistente a tutt’oggi con la medesimacoltura79. Per quanto riguarda la località Casa Marcella essa doveva esseredi estensione e di importanza non indifferente. Nella famosa chartula del979, infatti, l’arcivescovo di Capua, Gerberto, esclude dalle pertinenze ter-ritoriali da confermare al neo vescovo Stefano, il tenimento di Casa Mar-cella con le relative chiese, insieme a dieci peccie di terra tenute in possessodella chiesa di Santa Maria a Peti, poiché il tutto faceva parte dell’ereditàdi Perundo e Leo, figli di Andrea balneatores, i quali erano «famuli» del-l’arcivescovo capuano, come si legge nello iudicatum dell’ottobre 98680. Ilcasale è attestato anche in un documento redatto a Capua nel gennaio 1285,nel quale il primicerius Pietro Galamarus, vende ai fratelli Adenolfo e Gi-roldo di Capua la metà di un tenimento comprendente otto peccie di terrafacenti parte delle proprietà di Siffridina Miliczani, signora di Strangola-galli, l’altra metà delle otto peccie di terra sono di proprietà di Simone Pa-store del casale di Casamarcella81. Se è vero che la chartula del metropolitacapuano Gerberto enfatizza il peso territoriale del tenimento di Casa Mar-cella, che faceva parte del territorio di Pontelatone, è vero anche che la suaimportanza non perde vigore nei secoli successivi, poiché ben due chieseelencate nell’inventarium, Sant’Angelo e San Silvestro, sono ubicate in que-

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1176, anno nel quale il miles Marco, figlio del fu Raimo, dà a Gualtiero, figlio diMartino de Trotta, una peccia di terra situata a Caiazzo «que est infra fines predictecivitatis loco ubi dicitur lu Toru» (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo,1007-1265, I, p. 74). La località è citata in altri due documenti emanati del vescovodi Caiazzo, Andrea, entrambi redatti a Caiazzo nell’agosto del 1259. Nel primoAndrea vende a Pietro de Cancia due peccie di terra, una delle quali situata a luToru, luogo di pertinenza di villa Cornelli; nel secondo il vescovo loca ai fratelliTaddeo e Rainone, figli di Maria, una peccia di terra situata nel casale Cornelli «inloco ubi dicitur lu Toru» (Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo, 1007-1265, II, pp. 387, 389).78 MONACO, Sanctuarium Capuanum, p. 636; BLOCH, Monte Cassino, pp. 534-536.79 Pontelatone dall’età longobarda all’età aragonese, Caserta 1989, p. 13.80 MONACO, Sanctuarium Capuanum, p. 639; BLOCH, Monte Cassino, pp. 543-545:«Perondolo et Leo balneatores, famuli nominati archiepiscopatui».81 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p. 222.

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sto casale, per cui la sua estensione doveva essere di proporzioni non in-differenti.

Di notevole importanza ed estensione è senza dubbio anche il casale diStrangolagalli82, il cui villaggio sorse dopo il secolo X, poiché non è nomi-nato nel citato documento emanato dal metropolita di Capua. Nel marzodel 1261, oggetto di una transazione tra il giudice Giovanni Monaco e Gio-vanni Orso è un tenimentum di proprietà della Chiesa di Caiazzo, situato inlocalità detta Strangulagalli Tori83. In quell’anno il castrum doveva esseregià alquanto esteso, poiché il tenimentum in questione è di ben undici pec-cie di terra. Nel novembre 1270 il castrum si trova nell’elenco delle collettedel Giustizierato di Terra di Lavoro84, mentre due anni dopo signore del ca-strum risulta essere Ruggiero de Muluczano85. Nel 1275 sono concessi al ca-strum di Strangolagalli gli stessi privilegi dei quali gode la cittadina diCaiazzo, giacché il territorio «fuerit et semper sit de territorio et demanioCayatie»86.

Relativamente alle chiese elencate nell’inventarium del 1282, soltanto diSant’Angelo de Casa Marcella (nel documento del 979 ad Palma) si puòaffermare con certezza essere presente nella chartula di Gerberto del 979;di altre tre chiese, San Lorenzo, San Vitagliano e San Prisco di Formicola,attestate rispettivamente ad Palma, in Balunianu e nel casale Mayrani, si ri-mane un po’ nel dubbio, poiché essendo prive di altre citazioni che possanoavallare o smentire l’ipotesi, non possono essere ricondotte con certezza

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82 Per la storia del casale si rimanda al DI DARIO, Notizie storiche, pp. 269-275.83 Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1007-1265), I, p. 421.84 «Mandat Rex ut supersedeat exactione collectarum apud homines […] proptereorum paupertatem. Similes facte sunt pro hominibus Strangulagalli», RCA, VI,1270-1271, 1954, p. 57.85 «Mandatum pro servitio prestando in Romania a Roberto de Muluczano, dom. ca-stri Strangulagalli», RCA, IX, 1272-1273, 1957, p. 243.86 «XIX aprilis, ibidem. Scriptum est Iurato Cayatie etc. Pro parte hominum casa-lis Fragulagalli (sic) … fuit expositum quod, cum pred. Casale ab antiquo fueritsempre et sit de territorio et demanio Cayatie, et homines ipsi gaudere debeant eoprivilegio et ipsis libertatibus quibus pred. Homines Cayatie gaudent, nunc Rober-tus dictus de Comite, Casertanus, dom. eiusdem casalis, cogit ipsos homines… adsubveniendum sibi pro adohamento, quod dictus Robertus prestasse dicitur proservitio casalis predicti. Unde, cum scire volumus si pred. Casale est de demanio… terre Cayatie et quo iure casale ipsum tenet pred. Robertus, d. t. mandamus qua-tenus… pred. Robertum per emptorie cites ex parte nostra, iuxta tenorem Consti-tutionis Regni, ut… cum omnibus rationibus quas habet de pred. Casali coram Mag.Rationalibus… se debeat presentare… predictas statim pred. Roberto quod, si ca-sale ipsum tenet ex dono qd. Comitis Casertani vel aliunde, deferat secum rationeset iura omnia, si qua inde habet, ut si feudum quaternatum est, scire volumus qua-liter ipsum tene. Dat. ut supra», RCA, XIV, 1275-1277, 1961, pp. 27-28.

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alle chiese che nel secolo X facevano parte dell’episcopato di Caiazzo. Conmaggior difficoltà si attribuiscono le chiese di San Giovanni ac Turone, SanPietro a Cornito, San Giovanni de Perciis, San Martino de Grece, San Sal-vatore de Centura, San Martino de Cernarecza, le quali, però, trovano ri-scontro, attraverso il toponimo, nello studio fatto dal vescovo Ottavio MirtoFrangipane nel 1588 e riportato nell’Inventario del 162087; è questo il casodella chiesa di San Vitagliano, attestata nel casale di Agaczano nel 1450. Perle altre Chiese, delle quali purtroppo non si hanno altre notizie dopo il 1282,si può supporre che siano state soppresse o, più verosimilmente, comespesso accadeva, che siano state unite ad altre Chiese, o siano passate sottouna differente giurisdizione territoriale; questo è il caso delle chiese di SanMartino de Caviano, San Pietro de Castilluczo, Santa Maria ad Casale, SanCristianità, tutte attestate nel secolo XVI nel territorio di Formicola88, allostesso modo della chiesa di Sant’Andrea de Casalicchio che nel 1468 è ci-tata nel casale di Treglia89. Il territorio di Formicola, inoltre, nello stessosecolo XV risulta essere ormai separato da Pontelatone, giacché la stessachiesa di Sancta Christinitatis, si trova menzionata come arcipresbiteratodel medesimo casale nel 152390.

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87 Inventario di tutti i beni della mensa vescovile di Caiazzo tanto nel territorio diCaiazzo quanto fuori di detto territorio et de tutti li beni redditii et che devono adetta mensa et delle quarte de grano che pagano li curati et del pastor bonus pa-gnano tutti li beneficiati all’istessa mensa estratto dall’Inventarii antiqui fatti perordine de Vescovi passati et in particolare dell’anno 1588 al tempo de MonsignoreOttavio Mirto fatto per ordine de Monsignore Illustrissimo et Reverendissimo Do-mino Paulo Filomarino Vescovo di Caiazzo nell’anno 1620, Caiazzo, Bibliotecadella Diocesi Archivio vescovile, ms. s.m., 1620.88 IADONE, Notamento delle Chiese Curate, cc. 18-19, 33.89 IADONE, Notamento delle Chiese Curate, c. 20.90 IADONE, Notamento delle Chiese Curate, cc. 18, 33.

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ConclusioniLa giurisdizione dell’arcipretura di Santa Maria di Pontelatone orbitante

su di un’area molto vasta della regione di Terra di Lavoro andò progressi-vamente estendendosi nel corso del secolo XIII a causa di due fattori che,in questa sede, sono emersi con chiarezza: l’aumento del numero dellechiese ad essa suffraganee e l’allargamento del territorio del castrum diPontelatone. Con la pubblicazione del prezioso documento che si è rivelatoessere l’inventarium del 1282, edito integralmente per la prima volta nel-l’Appendice documentaria a questo saggio, e con una nuova lettura dellachartula confirmationis del novembre 979 dell’arcivescovo di Capua Ger-berto, si ha un quadro abbastanza completo della consistenza del patrimo-nio ecclesiastico dell’arcipretura di Pontelatone. Essa, identificata nellachiesa di Santa Maria, sembra raggiunge il suo massimo sviluppo propriodurante la seconda metà del secolo XIII e durante tutto il corso del secoloXIV, vantando al sua attivo ben ventitre chiese subordinate alla sua circo-scrizione territoriale. Nonostante, come si è visto, per alcune di esse nonsiano emerse ulteriori notizie nei studi di settore coeve e/o successive al se-colo XIII – in alcuni casi le chiese risultavano essere strutture di piccole di-mensioni o, addirittura, semplici cappelle, la cui minore importanza non halasciato evidenti tracce nella storia e nella documentazione locale – le chieseerano, in ogni caso, sottoposte alla giurisdizione dell’arcipretura di Ponte-latone e soggette, sino alla fine del secolo XIII, al versamento annuale delladecima. Inoltre, il fatto che la maggiore parte delle chiese elencate nell’in-ventarium non sia chiaramente riconducibile a quelle citate nel documentoemanato dall’arcivescovo capuano, è indicativo del fatto che la crescita ter-ritoriale connessa con il relativo incremento del numero di chiese, sia daricondursi agli inizi, o almeno nella prima metà, del secolo XIII. L’amplia-mento della sede dell’arcipresbiterato di Pontelatone è avvalorato oltre-modo da un’ampia estensione territoriale dello stesso castrum dovutaall’annessione di numerosi casali, avvenuta a partire già dagli ultimi anni delsecolo XII e che prosegue maggiormente e in maniera consistente nel secolosuccessivo. Questi due elementi sono altamente significativi di un’impor-tanza e di una ricchezza, che si viene delineando con estrema chiarezza,sulla precisa estensione geografica di questo territorio.

Con questo studio si spera di poter risvegliare un’attenzione, soltantosopita, su Pontelatone, luogo ricco di storia e di tradizioni, che inserito nelterritorio di Terra di Lavoro, merita ancora particolare attenzione e che restain attesa di ulteriori studi di storia patria.

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Tabella sinottica delle Chiese (979-1327)91

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91 L’uso del diverso colore presuppone una differenza per alcune Chiese, sulle quali,a proposito della presenza nella chartula del 979, si resta nel dubbio.

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APPENDICE DOCUMENTARIA

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979 novembre 1, in sacratissima sede.

Gerberto, arcivescovo di Capua, alla presenza dei vescovi suffraganeiAlderico di Caserta, Leone di Sora, ricorda e conferma la consacrazione diStefano alla cattedra episcopale di Caiazzo e indica i confini della diocesidi Caiazzo.

Originale: deperdito, un tempo conservato nell’archivio vescovile di Caiazzo (noti-zia riportata da Michele Marrocco e da Ferdinando Ughelli) [A].Edizione: MONACO, Sanctuarium capuanum, pp. 571-575; UGHELLI, Italia sacra,VI, pp. 442-444; MARROCCO, Chronologia episcoporum Civitatis Calatie, cc. 3-7:«in cancelleria episcopali Calatine»; MARROCCO, Documentazione storico-liturgica,pp. 91-104; L. ESPOSITO, La documentazione degli arcivescovi di Capua: dal “pri-vilegium” alla “carta” (X-XIII secc.), tesi di Laurea, Napoli 2001, pp. 112-114; G.BOVA, Le pergamene longobarde della Mater Ecclesia Capuana (787-1055), Na-poli 2008, pp. 119-121; Documenti per la storia della diocesi e contea di Caiazzo,pp.14-18 doc. II. Transunto: C. FIMIANI, De ortu et progressu metropoleon eccle-siasticarum in regno neapolitano et siculo, Neapoli ex officina Michaelis Morellii,1776, pp. CLXXXI-CLXXXII.Citazione: N. DE SIMONE, Super statutis municipalibus civitatis Calatiae observa-tiones, Neapoli, ex Typographia Josephi Severini, 1740, pp. 13, 36; IADONE, Me-morie istoriche di Dragoni, Latina e Baia, c. 4; IADONE., Manoscritto miscellaneo,III, cc. 7-9 e passim; P. DE’ JORII, Dissertazione sul sito della distrutta città di Com-bulteria, Napoli 1834, p. 44; «Atti della Commissione conservatrice» 26, 1895, p.18; P.F. KEHR, Italia Pontificia, sive repertorium privilegiorum et litterarum a Ro-manis Pontificibus ante annum 1198 Italiae ecclesiis monasteriis civitatibus singu-lisque personis concessorum, VIII: Regnorum Normannorum-Campania, Berolini1935, p. 271; DI DARIO, Notizie storiche, p. 150.La trascrizione che si riporta di seguito è ripresa dall’edizione del Monaco, la più an-tica [B], collazionata con quella dell’Ughelli [C], con le differenti lezioni riportatein nota.

Gerbertus sancte Capuane sedis gratia Dei archiepiscopus, fidelibus om-nibus orthodoxis clero, ordini et plebi consistenti Caiacie ecclesie per apo-stolicam institutionem nostro archiepiscopatui subiecte, dilectissimis filiisin Domino salutem.

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Probabilibus desideriis nihil attulimus tarditatis, fratrem iam et coepi-scopum nostrum Stephanum, vobis ordinavimus sacerdotem, cui dedimusin mandatis, ne unquam ordinationem presumat illicitam, nè1 bigamum, autqui virgine non est sociatus uxore, neque illiteratum, vel in qualibet partecorporis vitiatum aut expenitentem vel curie, aut cuilibet conditioni obno-xium, notatumque, ad sacrum ordinem permittat accedere, et si quos huiu-smodi forte reppererit, non audeat promovere; afros passim ad ecclesiasticosordines pretendentes, nulla ratione suscipiat, quia aliqui eorum Manichei,aliqui rebaptizati sepius sunt probati; ministerio atque ornatu2 ecclesie, velquidquid illud3 est in patrimonio eiusdem, non minuere audeat, sed augere.Insuper concessimus ei diocesim per has fines ab ipso ribo, qui est iuxtaPretamala, et quomodo continet ipse totus Caiacie comitatus, cum istis ec-clesiis, que hic subtus declaramus: hoc est, in Balunianu ecclesia Sancti Na-zarii et ecclesia Sancti Vitaliani4 et Sancti Cosmas in Vivaru; et SanctusTerentianus5 ad Sorba; Sanctus Petrus ad Pile, Sanctus Petrus, Sanctus An-gelus ad Palma; Sanctus Felix6 et Sancta Maria in Malianu; Sanctus Dona-tus in Ceperano; Sanctus Petrus in Palude; Sancta Maria et SanctusIanuarius in Marcianisu; Sanctus Victor in Persoli; Sanctus Nazarius in Cri-spianisi; Sancta Maria et Sanctus Felix in Peti; Sanctus Petrus ad Sassa7;Sanctus Petrus et Sanctus Priscus in Mairanu; Sanctus Ioannes et SanctusSecundinus in Treple; Sanctus Laurentius et Sancta Maria et Sanctus Mat-theus in Puzanu; Sanctus Rufus in Ceseranu; Sancta Maria in Vulanu; San-ctus Petrus et Sanctus Laurentius in Liczanu; Sanctus Angelus et SanctusFelix et Sanctus Ioannes in Campanianu; Sanctus Petrus, Sanctus Vitus,Sanctus Cosmas in Rainanu; Sanctus Ioannes, Sancta Maria, cum SanctoAngelo, Sanctus Felix, Sanctus Nicander in Predi Caiacie; Sanctus Ange-lus et Sanctus Salvator et Sanctus Vitalianus8 in Campora Longa; SanctusMaurus in Alvinianu; Sanctus Angelus in Auxilio; Sanctus Vitus in Bage;Sanctus Andreas et Sanctus Petrus, Sanctus Vi‹n›centius9 et Sanctus An-dreas et Sanctus Cesarius in Traguni; Sancta Maria et Sanctus Priscus adCuultere; Sanctus Laurentius ad Atina; et Sanctus Sebastianus in Squille; etSanctus Secundinus in Raianu; et Sancta Maria ad Baniolo; et Sanctus An-gelus in Poscari. Cum omnibus ecclesiis et terris ad ipsas ecclesias perti-nentes, que inter has fines sunt, que modo habere, et possidere videntur, etin antea pro parte ipsarum Ecclesiarum acquirere potueris, et cum presby-teris, et cum omnibus ecclesiasticis ordinibus ad predictam vestram dioce-

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1 In C nec. 2 In C ornatui. 3 In C aliud.4 In C Vitelliani.5 In C Ferentianus.6 Assente in C da et Sancta Maria in Malianu a Sancta Maria et Sanctus Felix.7 In C Saxe.8 In C Vitellianus.9 In C corretto.

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sim10 pertinentibus; excepto, quod non damus vobis cuncta territoria in CasaMarcella et Ecclesias, que ibidem sunt, et hereditatem filiorum Andree bal-neatoris, idest Pertundo et Leo et filiis Ursoli, que fuerunt et pertinueruntiam dicte Sancte Marie à11 Peti, per has subtus declaratas fines. Prima petia,ubi ipsi sedent: uno latu via antiqua, aliu12 latu terra Rodoaldi, uno13 capuvia publica, aliu14 capu in Serra de Monte. Secunda petia, ibi propinquo:uno latu terra nominate Sancte Marie et ipso ribo et aliu latu terra Bene-rusi15 cum ipso intersicu nostro, uno capu via publica, aliu capu ‹terra›16

Deodedi presbyteri ipse predictus intersicus noster, uno latu via puplica,aliu latu terra Benerusi17 et de fratris eius, uno capu terra Deodedi presby-teri. Tertia petia in Iuvenelli: uno latu terra Andree cum ipso intersicu no-stro, aliu latu terra Paldolfi, que fuerunt Summi, uno capu in Silice18, aliucapu in ribo. Quarta petia ibique: uno latu terra Paldolfi19, que fuit Summi,aliu latu via, qui decernit ipsa cava, uno capu in Silice, aliu capu in ribo.Quinta petia ibique: uno latu iam fate ecclesie Sancte Marie, aliu latu ec-clesia Cici et Musi, uno capu in Silice, aliu capu terra Landolfi20 et Cici,fratris eius, ipse fundus prope predicta Sancta Maria, amba latera ipsius ec-clesie Sancte Marie, uno capu in ribo, aliu capu terra, que fuit Leopardi.Sexta petia prope Sancto Angelo ad Palma: uno latu est terra Summi et aliuLupi clerici, aliu latu terra Landolfi comitis, uno capu in via, aliu capu terrasopranominata Sancta Maria. Septima petia à Centuru: uno latu terra Mar-tini Turelle, aliu latu terra Adifulole, uno capu in ribo, qui dicitur Lata, aliucapu in via publica. Octava petia, que dicitur ad Argellaru21: uno latu inmonte, aliu latu in ribo, qui temporaliter habet aqua, uno22 capu terra Lan-dulfi comitis, aliu23 via antiqua. Nona petia ad Castanetum24: uno latu terraAudoaldi et monte, aliu latu terra filii Geremundi, uno capu via puplica,aliu capu terra Sabini clerici et fratris eius. Decima petia iuxta ecclesiam su-pranominata25 Sancta Maria: uno latu terra Andrea, aliu latere terra Lan-dulfi et Audoaldi, uno capite in Silice, aliu capu in monte. Tali itaque ordine

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10 In C dięcesim.11 In C de.12 In C in.13 In C in.14 In C alia.15 In C Beneruti.16 In C terra.17 In C Beneruti.18 In C Silica non preceduta da in.19 In C Padulfi.20 In C Landulfi.21 In C Argellatu.22 In C unde.23 In C alia.24 In C Castanesum.25 In C supranominate.

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et ratione, ut subidentur archiepiscopatus26 aut nostre abbatie, vel quali-scumque servus nostri archiepiscopatus hereditates habuerint, aut in anteaparare potuerint, sive per causationem acquisierint nostri nostrorumque suc-cessorum, sint27 in potestate. At non dedimus vobis vestrisque successori-bus ecclesiam Sancti Angeli in Melanico, quam in nostra nostrorumquesuccessorum potestate reservamus. De redditu vero Ecclesie, vel oblationefidelium, quatuor faciat portiones, quarum una sibi ipse retineat, altera cle-ricis28 pro filiorum suorum sedulitate distribuat, tertia pauperibus et pere-grinis, quarta ecclesiasticis fabricis reservandam, de quibus erit redditurusdivino iudicio rationem. Ordinationes vero presbyterorum seu diaconorum,non nisi primi, quarti, septimi et decimi mensium ieiuniis et ingressu qua-dragesimali atque29 mediane, vespere sabbati30 noverit celebrandas. Sacro31

autem Baptismi sacramentum non nisi in Paschali festivitate et Penteco-sten32 noverit esse prebendum, execeptis his, qui morte33 urgente periculo,ne in eternum pereant, talibus oportet remediis subvenire. Huic34 ergo sedisnostre precepta servantes, devotis animis obsequi vos oportet, ut inrepre-hensibile35 placidumque fiat corpus Ecclesie per Christum Dominum no-strum, qui vivit et regnat cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti per omniasecula seculorum. Amen. Anno Deo propitio archiepiscopatus domini Ger-berti tertii archiepiscopi in sacratissima sede beati protomartyris Stephani,in ipsa die kalendis novembris, indictione octaba.Ego Aldericus Calactine ecclesie episcopus consensi et subscripsi.Ego Leo Surane sedis episcopus consensi.Ego Bonus presbyter cardinalis Sancte Capuane Ecclesie me subscripsi.Ego Ioannes presbyter Sancte Capuane Ecclesie cardinalis me subscripsi.Ego Avioaldus diaconus Sancte Capuane Ecclesie me subscripsi.Ego Petrus diaconus Sancte Capuane Ecclesie me me36 subscripsi.Ego Toto37 subdiaconus me subscripsi.Ego Ioannes subdiaconus Sancte Capuane sedis me subscripsi.Datum per manum Ioannis subdiaconi nostri bibliotecharii in kalendis iamdictis, per suprascriptam indictionem. Bene valete.

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26 In C subdentur archiepiscopatui.27 In C sit.28 In C alteram alterius.29 Assente in C.30 In C vesperi sabbathi.31 In C sacrum.32 In C Pentecosten.33 In C quibus mortis. 34 In C hic. 35 In C irreprehensibile.36 Così in B ma non in C.37 In C Toro.

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1282 aprile, indizione XI1.

L’arcipresbitero Bartolomeo Denugone di Formicola, insieme al dom-pnus Silvestro Nicola, al dompnus Gualtiero Vitali di Formicola e all’abateGualtiero de Costanza di Pontelatone, per ordine di Andrea di Ducenta, ve-scovo di Caiazzo, compila un inventario nel quale sono elencate le renditedi tutte le Chiese sottoposte all’arcipresbiterato di Pontelatone, le quali de-vono corrispondere alla Maior Ecclesia Cayacia.

Originale: ASNA, Pergamene dell’Archivio vescovile di Caiazzo, perg. 287 [A].Dimensioni: mm 540 x 400.La pergamena presenta piccole lacerazioni sui margini destro e sinistro, un foro sulmargine inferiore sinistro e alcune macchie di umidità.È visibile la rigatura.La lettera I della parola «Inventarium» è sormontata da una piccola croce latina leg-germente potenziata. Al primo rigo, alcune lettere iniziali di parola, sono scritte conle lettere in maiuscolo, di modulo più grande rispetto al resto del testo e alcune diesse, sono delicatamente arricchite con qualche svolazzo: la F di «Factum», la P di«Per», la B di «Bartholomeus», la D di «Denugone», la D e la F di «De Formicola»,la A di «Archipresbiterum», la R di «Reverendi», la D del secondo «domini».Note sul verso: «[…et renditi», di mano posteriore; «[ASNA]», di mano forse coeva;«Inventarium redditum archipresbyteratus Pontislatone ad 1282», di mano poste-riore.Non sono stati segnalati in nota evidenti errori di scrittura e di concordanza latina,poiché eccessivamente ripetuti e dovuti alla scarsa istruzione del compilatore, comead esempio l’uso indiscriminato di «ecclesie» in funzione di «ecclesia», l’uso di «etalios confinos», per «alios confines», «allios» e «alliis» per «alios» e «aliis», e tantialtri.Regesto completo: Le pergamene dell’archivio vescovile di Caiazzo (1266-1285), p.202.Citazione: FARAONE, Caiazzo patria di Pier della Vigna, p. 307; DI DARIO, Notiziestoriche, pp. 264, 266.

† Inventarium factum per me dompnum Bartholomeum Denugon(e) de

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1 Cfr. ivi p. 113 e nota 16.

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Formic(u)la archipresbiterum reverendi in Christo Patris domini, dominimei episcopi Caia|2 ciani de mandato ipsius domini me in archipresbiteratuPont(is) Lat‹r›onis2, uno cum dompno Silvestro Nic(o)lai, Galterio Vitalide Formic(u)la3 abatis |3 Galterio de Co(n)stancia de Po(n)t(e) Latron(i) deomnibus renditibus ecclesiarum dicti archipresbiteraru Po(n)t(is) Latronisdebentibus rendere Maiori Ecclesie |4 Cayacie, prout infra scribimus subanno domini millesimo duocentesimo octuagesimo secundo, regnante do-mino nostro Karulo Dei gratia Ier(usa)l(e)m et |5 Sicilie rege, ducatus Apu-lie et principatus Capue, Andegavie, Provincie, Tomodorii et Forchalqueriicomite regnorum eius anno quinto, ‹Sicilie vero anno› sexto |6 decimo,mense aprilis, undecime indictionis. Quod inventarium fecimus ante pre-senciam dicti domini episcopi pro cautela dicte Maioris Ecclesie Cayacie406

scriptum |7 de manu5 mea dicti do‹m›pni Barth(olome)i archipresbiteri, unacum predictis dompno Galterio Vitali, dompno6 Silvestro Nicolai et abateGalterio de |8 Costancia propris manibus roboratum. Primo videlicet eccle-sie Omnium Sanctorum de Formic(u)la7 debet rendere eidem Maiori ec-clesie8 omni anno in festa9 Omnium Sanctorum tarenum unum |9 et grana V,in festo Pasce tarenum I et grana V, in festo Sancte M(ari)e10 de mense agu-sto pulli III pro terra qua est constructa ecclesia ipsa que dicitur Fundus deSancti. Item ecclesia Sancti |10 Martini11 de Caviano debet rendere eidemMaiori Ecclesie omni anno in festo Omnium Sanctorum grana XII, et in festoPasce Maioris grana XII, pro duabus peciis |11 terrarum sitis in Caviano. Itemecclesia Sancti Prisci de Formic(u)la debet rendere eidem Maiori Ecclesiein festo Omnium Sanctorum tarenum unum et grana V, et in festo PasceMaioris |12 tarenum I et grana V, et in festo Sancte M(ari)e12 de mense agu-sti pulli III, pro duabus pecii terrarum videlicet: in una ipsarum terrarumdicta ecclesia est constructa, |13 alia est ibidem ubi dicitur Lu Fundu iuxtaviam plubicam13 ad duabus partibus14 et alios confinis. Item ecclesia15 San-cte Christinitatis debet rendere |14 eidem Maiori Ecclesie omninu15 anno in

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2 O nell’interlineo.3 R nell’interlineo.4 Cie nell’interlineo.5 Titulus superfluo.6 Segue [S] erasa.7 R nell’interlineo.8 Prima c nell’interlineo.9 Così in A.10 E nell’interlineo.11 R nell’interlineo.

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festo Omnium Sanctorum tarenum unum et grana quinque, in festo PasceMaioris tarenum unum et grana quinque, et in festo |15 Sancte Marie demense agusti pulli tres pro duabus peciis terrarum, quarum una est ubi di-citur Lu fundu iuxta rium et alios confinos; alia est in |16 Casali Mayrany17

iuxta terrarum domini Io(hanni) de Ysola et alios confinos. Item ecclesieSancte M(ari)e18 ad Casali debet rendere eidem Maiori Ecclesie omni anno|17 in festo Omnium Sanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII,pro terra in qua est constructa dicta ecclesia iuxta montis curie et alios con-finos. |18 Item ecclesie Sancti Blasii de Formic(u)la19 debet rendere eidemMaiori Ecclesie omni anno in festo Omnium Sanctorum grana XII, et in festoPasce Maioris grana XII, pro |19 terra in qua est constructa dicta ecclesiaiuxta viam plubicam iuxta rium et alios confinos. Item ecclesie SanctiTamar(r)i debet rendere eidem Ecclesie Maiori |20 omni anno in festo Om-nium Sanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro terra inqua est constructa dicta ecclesia iuxta rium a tribus partibus422 et |21 aliosconfinos. Item ecclesia Sancti Petri de Ursanis debet rendere eidem MaioriEcclesie omni anno in festo Omnium Sanctorum tarenum I et grana V, infesto Pasce Maio|22ris tarenum I et grana V, pro terra in qua est constructadicta ecclesia iuxta viam plubicam et alios confinos. Item ecclesia Sancti Vi-taliani de Agaczano debet |23 rendere eidem Maiori ecclesie omni anno infesto Omnium Sanctorum tarenum I et grana V, in festo Pasce Maioris ta-renum I et grana V, pro terra una sita ibidem iuxta |24 montem et alios con-finos. Item ecclesia Sancte M(ari)e21 de Po(n)t(e) Lat(r)oni tenetur profranca, quia est capud dicti archipresbiteratus. Item ecclesie Sancti Iohan-nis de P(er)ciis |25 debet rendere eidem Maiori ecclesie omni anno in festoOmnium Sanctorum tarenum I et grana V, et in festo Pasce Maioris tare-num I et grana V, et pro una spalla porci |26 grana X, et in festo SancteM(ari)e24 de mense agusti pulli quatuor, pro terra in qua30 est constructadicta ecclesia iuxta rium et alios confinos. Item ecclesia Sancti Andree de|27 Casalicho debet rendere pro idem Maiori ecclesie omni anno in festoOmnium Sanctorum tarenum I et grana V, et in festo Pasce Maioris tare-num I et grana V, et pro una |28 spalla porci grana X, et in festo Sancte

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120 E nell’interlineo.121 Così in A e anche di seguito; si intenda publicam.122 R nell’interlineo.123 Segno abbreviativo superfluo.124 Così in A, si intenda omni.125 Prima a, scritta nell’interlineo, corregge o.126 E nell’interlineo.127 R nell’interlineo.128 R nell’interlineo.

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M(ari)e426 de mense agusti pulli quatuor, pro terra in qua est constructa dictaecclesia iuxta viam plubicam et alios confinos. |29 Item ecclesia Sancti Lau-renti debet rendere eidem Maiori Ecclesie omni anno in festo Omnium San-ctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro terra in qua |30 estconstructa dicta ecclesia iuxta rium et alios confinos. Item ecclesia SanctiYlarii debet rendere eidem Maiori Ecclesie omni anno in festo427 |31 Om-nium Sanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro terra inqua est constructa dicta ecclesia iuxta terrarum iudicis Iacobi Burrelli etalios |32 confinos. Item ecclesie Sancti Martini428 de Cernarecza debet ren-dere eidem Maiori ecclesie omni anno in festo Omnium Sanctorum granaXII, et in festo Pasce Maioris429 grana XII, |33 pro terra in qua est constructadicta ecclesia iuxta430 rium et alios confinos. Item ecclesie Sancti Salvato-ris de Centura debet rendere eidem Maiori Ecclesie omni anno |34 in festoOmnium Sanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro terrain qua est constructa dictam ecclesiam iuxta Burrellorum431 et alios confi-nos. Item ecclesie |35 Sancti Angeli de Casa Marcella debet rendere eidemMaiori Ecclesia omni anno in festo Omnium Sanctorum grana XII, et in festoPasce Maioris grana XII, pro tribus |36 peciis terrarum: in una ipsarum estconstructa432 dictam ecclesiam iuxta viam plubicam a duabus partibus etall(is)433 confinis; et alia est non nimis a longe eiusdem |37 ecclesie iuxtamont(em) Curie et all(is) confin(is); alia est a Sancto Marcello iuxta viamplubicam et alios confinos. Item ecclesia Sancti Silvestri de Casa Mar-cella434 debet rendere |38 eidem Maiori ecclesie omni anno in festo OmniumSanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro duobus peciisterrarum: in una ipsarum est constructa dicta |39 ecclesia iuxta viam plubi-cam a duabus partibus et all(is) confin(is); alia est a Fulgnano iuxta viamplubicam est alios confinos. Item ecclesie Sancti Ioh(ann)is ac Turon(e)

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129 E nell’interlineo.130 R nell’interlineo.131 Nell’interlineo.132 E nell’interlineo.133 Segue [V] depennata.134 R nell’interlineo.135 Prima i corregge r.136 I corregge u.137 Prima r nell’interlineo.138 Titulus superfluo su uc.139 Così in A e di seguito.140 R nell’interlineo.141 R nell’interlineo.142 R nell’interlineo.143 Così in A, si intenda pro.

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debet |40 rendere omni anno in festo Omnium Sanctorum grana XII, et infesto Pasce Maioris grana XII, pro terra in qua est constructa dictam eccle-siam iuxta rium que dicitur Mare |41 Morte435 et all(ios) confin(os). Item ec-clesie Sancto Petro a Cornito436 debet rendere omni anno in festo OmniumSanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII, per437 duabus |42 pe-ciis terrarum: in una ipsarum est constructa dicta ecclesia iuxta viam plu-bicam a duabus partibus et all(is) confin(is); alia est ibidem iuxta viamplubicam |43 a tribus partibus et all(is) confin(is). Item ecclesia Sancti An-geli ac Toro debet rendere eidem Maiori Ecclesie omni anno in festo Om-nium Sanctorum grana XII, et in festo |44 Pasce Maioris grana XII, in qua estconstructa dicta ecclesia, pro peciis terrarum duabus: in una ipsarum estconstructa dicta ecclesia, alia est ibi prope. Item |45 ecclesie Sancti Petri aCastilluczo debet rendere omni anno438 eidem Maiori Ecclesie omni annoin festo Omnium Sanctorum grana XII, et in festo Pasce Maioris grana XII,pro |46 duobus peciis terrarum: in una ipsarum est constructa dicta ecclesiaiuxta viam plubicam, alia est ibi prope iuxta dictam viam plubicam etall(ios) confin(os). |47 Item ecclesie Sancte M(ari)e439 de Stringula Gallodebet rendere omni anno eidem Maiori Ecclesie in Mensa dicti domini epi-scopi auri tarenum I. Item ecclesia Sancti Martini440 de |48 Grece debet ren-dere eidem Maiori Ecclesie omni anno in festo Omnium Sanctorum granaXII, et in festo Pasce Maioris grana XII, pro terra in qua est constructa |49

dicta ecclesia iuxta mont(em) et all(ios) confin(os). Quid441 inventariumscriptum est manus mei dompni Barth(olome)i supra dicti pro cautela eiu-sdem Maioris Ecclesie |50 […orum]442 inter est et in[…]443 est poterit conti-nendum futuramque memoriam et predictorum presbiterorum roboratum.Datum ut supra.

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144 Omni anno depennato.145 E nell’interlineo.146 R nell’interlineo.147 Così in A, si intenda quod.148 Taglio orizzontale.149 Dilivato.

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