Imporre di vivere a chi vuole morire è come far morire chi vuole vivere RIFLESSIONI SULLA VICENDA WELBY P iergiorgio Welby, vive im- mobile in un lettino d’o- spedale dentro il corpo di una vita che gli appare ne- mica e ostile. Ha chiesto ripetutamente e in varie circostanze di essere aiutato a morire. La lettera inviata a tutti noi testimonia che egli si trova nel pieno possesso delle sue facoltà di intendere e di vole- re. Avvertiamo che non siamo di fron- te al tentativo di un normale suicidio. Lo sappiamo perché il nostro primo impulso non è quello di correre verso di lui in un azione di soccorso. Farem- mo così se incontrassimo qualcuno in procinto di gettarsi giù da un ponte. Correremmo verso di lui e faremmo di tutto per fermarlo. Saremmo dispo- sti a tenerlo ben fermo e immobile contro la sua volontà, certi di fare il suo interesse, certi di essere, in qual- che modo, vicari della sua buona vo- lontà, certi che la passione cieca del momento potrà essere superata e vi sarà gratitudine per il nostro coraggio e altruismo. Nel caso di Welby la nostra corsa ver- rebbe interrotta dallo sguardo fermo e implorante che viene verso di noi da un punto assai lontano da una sem- plice passione. Nei limiti in cui gli uo- mini possono essere liberi, sentiamo che Welby è libero e sovrano nella sua libertà. Capiamo che suicidio ed euta- nasia hanno qualcosa in comune: la decisione di darsi la morte. In en- trambi i casi una vita insopportabile spinge verso la morte. Nella richiesta della dolce morte, tuttavia, l’insoppor- tabilità della vita non è potenzialmen- te reversibile come nella grande mag- gioranza dei suicidi; essa è irreversibi- le. In questi casi non è la vita che si allunga ma è la morte che viene ritardata. Ecco perché la nostra rea- zione è diversa. Potremmo dire che Welby non dispone del suo corpo e della sua vita. Che essi sono beni indi- sponibili, che appartengono solo a Dio e solo Dio può ritirarli. È l’argomento principe del mondo cattolico contro l’eutanasia. La vita ci è stata data in custodia e non può quindi essere soppressa con l’arbitrio della volontà. Fino all’ultimo respiro è sacra e inviolabile. Non è legittima la distinzione tra una vita meritevole di essere vissuta e una vita ormai priva di senso e dignità. L’eutanasia è assimi- labile con il suicidio e il suicidio con l’omicidio. Questioni serissime che non possono essere affrontate in su- perficie. Andrebbero discusse in tutte le sedi e non solo nelle sedi più ido- nee. Con la convinzione che la ragio- nevolezza della ragione umana è me- no insicura se il consenso che suscita proviene da un’etica del confronto e del dialogo. Quindi la ragione è tutt’al- tro che disorientata quando muove i suoi passi dal volto concreto di singo- lari biografie. Ora, che cosa risponde Welby a chi ribadisce il concetto della vita umana come bene indisponibile? Egli chiede di essere aiutato a morire proprio perché la vita, la sua vita, è di- ventata indisponibile. Il suo corpo si è trasformato irreversibilmente in un’al- tra cosa rispetto a lui. Piergiorgio con- tinua ad esistere nella profondità del suo Io ma i legami con la vita del suo corpo sofferente sono di una persona che si difende da una terribile minac- cia esterna. Egli non può dunque di- Pubblicata la guida al nuovo Contratto Nazionale di Lavoro Caro collega, con la sotto- scrizione del 2º biennio econo- mico del CCNL 2002-2005 si è chiusa la sta- gione dei rinno- vi contrattuali più faticosa e difficile tra quel- le a cui ho par- tecipato nella veste di Presi- dente Nazionale dell’AAROI. Gli scioperi e le manifestazioni per giungere ad una conclusione posi- tiva di questa tornata contrattuale dimostrano quanto sia stato aspro il confronto con le controparti. Come per altre simili iniziative, promosse dalla nostra Associa- zione, con questa “Guida ragio- nata all’applicazione del Contrat- to Collettivo Nazionale di Lavo- ro” che riporta integralmente il testo del nuovo contratto, abbia- mo voluto offri- re un indirizzo concreto alla conoscenza degli articoli contrattuali e uno strumento di lavoro per utilizzare al me- glio le opportu- nità offerte dal contratto. Con la certezza che la presente pubblicazione, spedita gratui- tamente a tutti gli iscritti AAROI, incontrerà il gradimen- to dei colleghi e con la speran- za di dare alle stampe, quanto prima, anche il testo del prossi- mo CCNL 2006/2009, colgo l’occasione per augurare a Te ed alla Tua famiglia un sereno Natale e un felice e prospero Anno nuovo. Vincenzo Carpino Presidente Nazionale Continua a pagina 5 L’anestesista rianimatore nella futura programmazione sanitaria N ella scorsa legislatura in qualità di deputato e di componente la XII Com- missione Affari Sociali della Camera, avevo presentato diver- se proposte di legge, fra le quali, tre di materia strettamente attinente alla nostra disciplina. E cioè: 1. modifica all’art. 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiau- tomatici. divenuta legge il 15 mar- zo 2004, n. 69. Con questa modifica si è consentito l’u- so del defibrillatore in sede sia “intra” che “extra” ospedaliera anche al perso- nale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia rice- vuto una formazione specifica nelle atti- vità di rianimazione cardiopolmonare. 2. norme per garantire la presenza di personale medico altamente qua- lificato nella gestione di situazioni di urgenza ed emergenza a tutela della salute dei cittadini. L’iter di questa legge dopo ampia di- scussione in Commissione e dopo di- verse audizioni, fra le quali ricordo quella del Presidente dell’AAROI, si è fermato alla redazione del testo unifi- cato elaborato dal Comitato ristretto e adottato come testo base, a causa del- la fine della legislatura. In sintesi, il provvedimento prevedeva che la direzione delle centrali operati- ve 118, dei dipartimenti ospedalieri di emergenza, della task force in caso di Rinnovata la convenzione assicurativa L’A.A.R.O.I. OTTIENE ULTERIORI VANTAGGI PER I PROPRI ISCRITTI A distanza di tre anni il Consi- glio Nazionale ha svolto una approfondita analisi sull’an- damento della Convenzione assicurativa anche al fine di porre le basi per il rinnovo della stessa Convenzione per il triennio 2007-2009. Innanzitutto, occorre evidenziare che la collaborazione esistente fra AAROI, Willis Italia e Carige Assicurazioni ha dato in questi tre anni frutti estrema- mente positivi: in questo periodo ci sono stati numerosi sinistri, ma l’atti- vità svolta dal Comitato tecnico scien- tifico per lo studio della responsabilità professionale in anestesiologia e ria- nimazione, in collaborazione con i Presidenti regionali e l’ufficio sinistri della Willis, ha “calmierato” il feno- meno producendo effetti positivi sia per gli iscritti che per l’assicuratore. In tale prospettiva il Consiglio Nazio- nale ha dato mandato alla Willis di chiedere al mercato assicurativo ulte- riori vantaggi per i nostri iscritti: van- taggi ottenuti e che connoteranno il nostro sistema assicurativo per il prossimo triennio. Un risultato importante che pone gli iscritti in una condizione di particola- re favore rispetto ai colleghi apparte- nenti a tutti gli altri sindacati medici italiani. Il Sistema di protezione AAROI permetterà di lavorare con maggiore serenità e tranquillità a fronte della complessità ed instabilità della realtà assicurativa in materia sa- nitaria del nostro Paese. Una polizza di tutela legale gratuita per tutti gli iscritti AAROI In tale prospettiva, dal 30.12.2006 nella Convenzione di II rischio ver- rà inserita una garanzia di tutela le- gale – senza aggravio di premio per il medico iscritto – avente le seguenti caratteristiche: n MASSIMALE: € 24.000 per sini- Continua a pagina 3 Continua a pagina 4
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Imporre di vivere a chi vuole morire
è come far morire chi vuole vivereRIFLESSIONI SULLA VICENDA WELBY
Piergiorgio Welby, vive im-
mobile in un lettino d’o-
spedale dentro il corpo di
una vita che gli appare ne-
mica e ostile.
Ha chiesto ripetutamente e in varie
circostanze di essere aiutato a morire.
La lettera inviata a tutti noi testimonia
che egli si trova nel pieno possesso
delle sue facoltà di intendere e di vole-
re. Avvertiamo che non siamo di fron-
te al tentativo di un normale suicidio.
Lo sappiamo perché il nostro primo
impulso non è quello di correre verso
di lui in un azione di soccorso. Farem-
mo così se incontrassimo qualcuno in
procinto di gettarsi giù da un ponte.
Correremmo verso di lui e faremmo
di tutto per fermarlo. Saremmo dispo-
sti a tenerlo ben fermo e immobile
contro la sua volontà, certi di fare il
suo interesse, certi di essere, in qual-
che modo, vicari della sua buona vo-
lontà, certi che la passione cieca del
momento potrà essere superata e vi
sarà gratitudine per il nostro coraggio
e altruismo.
Nel caso di Welby la nostra corsa ver-
rebbe interrotta dallo sguardo fermo e
implorante che viene verso di noi da
un punto assai lontano da una sem-
plice passione. Nei limiti in cui gli uo-
mini possono essere liberi, sentiamo
che Welby è libero e sovrano nella sua
libertà. Capiamo che suicidio ed euta-
nasia hanno qualcosa in comune: la
decisione di darsi la morte. In en-
trambi i casi una vita insopportabile
spinge verso la morte. Nella richiesta
della dolce morte, tuttavia, l’insoppor-
tabilità della vita non è potenzialmen-
te reversibile come nella grande mag-
gioranza dei suicidi; essa è irreversibi-
le. In questi casi non è la vita che si
allunga ma è la morte che viene
ritardata. Ecco perché la nostra rea-
zione è diversa. Potremmo dire che
Welby non dispone del suo corpo e
della sua vita. Che essi sono beni indi-
sponibili, che appartengono solo a Dio
e solo Dio può ritirarli.
È l’argomento principe del mondo
cattolico contro l’eutanasia. La vita ci
è stata data in custodia e non può
quindi essere soppressa con l’arbitrio
della volontà. Fino all’ultimo respiro è
sacra e inviolabile. Non è legittima la
distinzione tra una vita meritevole di
essere vissuta e una vita ormai priva di
senso e dignità. L’eutanasia è assimi-
labile con il suicidio e il suicidio con
l’omicidio. Questioni serissime che
non possono essere affrontate in su-
perficie. Andrebbero discusse in tutte
le sedi e non solo nelle sedi più ido-
nee. Con la convinzione che la ragio-
nevolezza della ragione umana è me-
no insicura se il consenso che suscita
proviene da un’etica del confronto e
del dialogo. Quindi la ragione è tutt’al-
tro che disorientata quando muove i
suoi passi dal volto concreto di singo-
lari biografie. Ora, che cosa risponde
Welby a chi ribadisce il concetto della
vita umana come bene indisponibile?
Egli chiede di essere aiutato a morire
proprio perché la vita, la sua vita, è di-
ventata indisponibile. Il suo corpo si è
trasformato irreversibilmente in un’al-
tra cosa rispetto a lui. Piergiorgio con-
tinua ad esistere nella profondità del
suo Io ma i legami con la vita del suo
corpo sofferente sono di una persona
che si difende da una terribile minac-
cia esterna. Egli non può dunque di-
Pubblicata la guida al nuovo
Contratto Nazionale di Lavoro
Caro collega,
con la sotto-
scrizione del 2º
biennio econo-
mico del CCNL
2002-2005 si è
chiusa la sta-
gione dei rinno-
vi contrattuali
più faticosa e
difficile tra quel-
le a cui ho par-
tecipato nella
veste di Presi-
dente Nazionale
dell’AAROI.
Gli scioperi e le manifestazioni per
giungere ad una conclusione posi-
tiva di questa tornata contrattuale
dimostrano quanto sia stato aspro
il confronto con le controparti.
Come per altre simili iniziative,
promosse dalla nostra Associa-
zione, con questa “Guida ragio-
nata all’applicazione del Contrat-
to Collettivo Nazionale di Lavo-
ro” che riporta integralmente il
testo del nuovo contratto, abbia-
mo voluto offri-
re un indirizzo
concreto alla
c o n o s c e n z a
degli articoli
contrattuali e
uno strumento
di lavoro per
utilizzare al me-
glio le opportu-
nità offerte dal
contratto.
Con la certezza
che la presente
pubblicazione,
spedita gratui-
tamente a tutti gli iscritti
AAROI, incontrerà il gradimen-
to dei colleghi e con la speran-
za di dare alle stampe, quanto
prima, anche il testo del prossi-
mo CCNL 2006/2009, colgo
l’occasione per augurare a Te
ed alla Tua famiglia un sereno
Natale e un felice e prospero
Anno nuovo.
Vincenzo Carpino
Presidente Nazionale
Continua a pagina 5
L’anestesista rianimatore
nella futura
programmazione sanitaria
Nella scorsa legislatura in
qualità di deputato e di
componente la XII Com-
missione Affari Sociali
della Camera, avevo presentato diver-
se proposte di legge, fra le quali, tre di
materia strettamente attinente alla
nostra disciplina. E cioè:
1. modifica all’art. 1 della legge 3
aprile 2001, n. 120, in materia di
utilizzo dei defibrillatori semiau-
tomatici. divenuta legge il 15 mar-
zo 2004, n. 69.
Con questa modifica si è consentito l’u-
so del defibrillatore in sede sia “intra”
che “extra” ospedaliera anche al perso-
nale sanitario non medico, nonché al
personale non sanitario che abbia rice-
vuto una formazione specifica nelle atti-
vità di rianimazione cardiopolmonare.
2. normepergarantire la presenza di
personale medico altamente qua-
lificato nella gestione di situazioni
di urgenza ed emergenza a tutela
della salute dei cittadini.
L’iter di questa legge dopo ampia di-
scussione in Commissione e dopo di-
verse audizioni, fra le quali ricordo
quella del Presidente dell’AAROI, si è
fermato alla redazione del testo unifi-
cato elaborato dal Comitato ristretto e
adottato come testo base, a causa del-
la fine della legislatura.
In sintesi, il provvedimento prevedeva
che la direzione delle centrali operati-
ve 118, dei dipartimenti ospedalieri di
emergenza, della task force in caso di
Rinnovata
la convenzione assicurativaL’A.A.R.O.I. OTTIENE ULTERIORI VANTAGGI PER I PROPRI ISCRITTI
PIEMONTE - VALLE D’AOSTA •Dott. Bruno BARBERIS•Corso Re Umberto, 138 •10128 Torino •Tel. e Fax 011.3186439 •e-mail: [email protected]
PROVINCIA DI BOLZANO •Dott. Massimo BERTELLI •ViaHoertmoos, 33 •39018 Terlano (Bz) •Tel. 0471.933267 - 0471.908675 •e-mail: [email protected]
PROVINCIA DI TRENTO•Dott. Giorgio CESARI •ViaMan di Sant’Antonio, 17/2 •38100 Trento •Tel. 0461.921472 - 0461.755289 •Fax 0461.921472 •e-mail: [email protected]
PUGLIA •Dott. Antonio AMENDOLA •PiazzaA. Diaz, 11 •70121 Bari •Tel. e Fax 080.5540557 •e-mail: [email protected]
3. l’approvazione del Disegno di Legge sulla Partoanalgesia che
preveda:
a. la presenza in sala parto dell’anestesista rianimatore ac-
canto all’ostetrico e al neonatologo, non solo per la condu-
zione dell’anestesia epidurale ma anche per la salvaguar-
dia delle funzioni vitali della partoriente;
b. l’incremento adeguato per questo scopo degli organici dei
Servizi di Anestesia e Rianimazione degli ospedali che pra-
ticano la partoanalgesia anche in deroga alle leggi esistenti
o future che bloccano le assunzioni;
c. l’inserimento della tecnica di analgesia (peridurale) per il
parto fisiologico nell’elenco dei LEA (Livelli Essenziali di
Assistenza).
4. Ospedale senza dolore: è un altro aspetto di pertinenza della
nostra disciplina e di cui dobbiamo occuparci con molto impe-
gno poiché esso, oltre ad essere qualificante, è anche etico e
con risvolti clinici di particolare importanza. Anche il Piano Sa-
nitario Nazionale 2006-2008, sancito con decreto del Presi-
dente della Repubblica del 7/4/2006 e pubblicato sulla Gazzet-
ta Ufficiale n. 149 del 17/6/2006, prevede nel capitolo dedicato
alla evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale:
– il trattamentodeldoloreedellasofferenzaneipercorsidicura;
– la rete assistenziale per le cure palliative;
e che fra i compiti della Commissione Parlamentare d’inchiesta
sulla efficacia ed efficienza del Servizio Sanitario Nazionale istitui-
ta con delibera del Presidente del Senato del 19/7/2006 e pubbli-
cata sulla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24/7/2006, c’è quello di in-
dagare su: “Come contrastare, negli ospedali, il dolore nelle sue
diverse tipologie, sia croniche che oncologiche, e i disagi derivanti
da carenze organizzative”.
Per la realizzazione di questi propositi occorre modificare, ren-
dendola più moderna, la legge sugli stupefacenti. È necessario fa-
re un salto di qualità epocale così come sta accadendo in altri Pae-
si europei ed extra europei, per rendere molto più agevole la pre-
scrizione degli analgesici oppioidi, sia per il controllo del dolore
cronico oncologico, sia per il controllo del dolore cronico non on-
cologico presente in molte malattie algogene quali, per esempio,
quelle della grande famiglia delle malattie reumatiche.
OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
II PARTE
5. Ricerca: pochi Servizi di Anestesia e Rianimazione hanno un
laboratorio annesso per lo studio delle funzioni vitali dei sog-
getti ricoverati. Credo poi che siano pochissimi i servizi di ane-
stesia e rianimazione che sono in grado di fare ricerca nel no-
stro Paese.
Questi due obiettivi sono da perseguire affinché la nostra im-
portante specialità faccia al più prestoun vero e propriosalto di
qualità tenuto conto che, com’è noto, nel suo seno esistono di-
versi filoni di attività clinica, tutti di fondamentale importanza
per la tutela della salute dei cittadini nelle fasi critiche della lo-
ro vita, che sono campi fecondi di studio ed ancora aperti a ne-
cessarie ed approfondite ricerche ed investigazioni.
Non è più pensabile andare avanti applicando quanto viene
scoperto o prodottoall’estero magari con il contributo di giova-
ni studiosi italiani. La ricerca nella nostra disciplina che è l’u-
nica ad avere per oggetto il management delle funzioni vitali
dei pazienti, lo studio della fisiopatologia e terapia del dolore,
deve essere sostenuta e incentivata.
6. Centri di Rianimazione: nell’anno 2005 l’AAROI ha realizzato
un censimento Nazionale dei posti letto di rianimazione risul-
tati insufficienti per le esigenze del nostro Paese. I dati raccolti
sono stati presentati da me e dal dott. Carpino (Presidente Na-
zionale AAROI) al precedente Ministro della Salute, On. Stora-
ce. Anche nel corso di una audizione dello stesso Ministro in
Commissione XII Affari Sociali avevo esplicitato la stessa pres-
sante richiesta di potenziare in tutta Italia i Centri di Rianima-
zione, al fine di eliminare la triste evenienza del Centro Mobile
di rianimazione con malato grave a bordo che gira a vuoto in
cerca di un posto letto. Il Ministro, in entrambe le occasioni, si
era dimostrato molto interessato alla questione, impegnando-
si a dare una risposta per una rapida soluzione della proble-
matica. Ovviamente bisogna riprendere il discorso con il nuo-
vo Ministro della Salute.
7. Potenziare le Centrali Operative 118: a tale proposito, desidero
ricordareche la Commissione Parlamentare d’Inchiesta dovrà
acquisire fra l’altro “elementi di valutazione sullo stato di at-
tuazione e funzionamento per l’intero territorio nazionale del
numero per l’emergenza urgenza 118 e di tutta l’organizzazio-
ne ospedaliera di pronto soccorso e di rianimazione” (punto 5
dell’art. 2 della deliberazione). Sarà bene approfittare di que-
sta occasione.
ASPETTI SINDACALI DI TUTELA
DEGLI ANESTESISTI RIANIMATORI
Legge sul recesso
Sempre nella scorsa legislatura avevo presentato (23/11/2005)
una proposta di legge (AC 6201) dal titolo “Disposizioni concer-
nenti il recesso nei confronti dei dirigenti medici e veterinari”.
La proposta, dopo le opportune premesse, consisteva nei seguenti
due articoli:
Art. 1 – Il recesso nei confronti del dirigente medico e veterinario
è adottato previo parere conforme ed obbligatorio del Comitato
dei Garanti di cui all’art. 22 del decreto legislativo 30 marzo 2001,
n. 165, come da ultimo modificato dall’articolo 2 della presente
legge.
Art. 2 – All’articolo 22, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, le parole “decorso inutilmente tale termine si pre-
scinde dal parere” sono soppresse.
Anche questa proposta dovrebbe essere adeguatamente ripresa in
questa legislatura per essere trasformata in legge.
Contrattazione nazionale con l’ARAN
Credo sia giunto il momento di mettere mano ad una riforma del-
la contrattazione con l’ARAN, che sia più snella e dinamica e me-
no vincolata alle attuali lente procedure istituzionali. Dal 1996 ad
oggi, sono stati firmati tre contratti che hanno contribuito a dare
un assetto definitivo alla figura del dirigente medico.
Si deve proseguire con lo strumento della contrattazione su que-
sta strada per la difesa dei diritti degli anestesisti rianimatori che,
con la loro opera, sostengono fortemente il peso di un impegno
essenziale su più fronti per la tutela della salute del cittadino ove,
com’è noto, c’è sempre in ballo la vita o la morte di un paziente.
Molto è stato fatto finora dall’AAROI per il riconoscimento della
nostra specifica funzione negli ospedali. Naturalmente ancora c’è
altro da fare.
Mansioni usuranti
La vicenda dei benefici previdenziali legati allo svolgimento di
mansioni usuranti ha avuto un iter normativo piuttosto sofferto a
causa dell’attesa dell’ennesimo Decreto Ministeriale che doveva
dare il via all’applicazione dei benefici previsti dalla Riforma Pen-
sionistica del 1993.
Ora, con l’approvazione dell’ultima riforma Maroni, ci sono buo-
ne possibilità che venga riconosciuto agli anestesisti rianimatori il
beneficio previdenziale, in quanto svolgono mansioni “particolar-
mente usuranti”.
Anche per la soluzione di questo annoso problema è necessario
un confronto ed un pressing continuo sul Ministero del Lavoro.
CONCLUSIONI
Per potere realizzare quanto sopra esposto, penso sia necessaria
una Conferenza Permanente fra le associazioni che rappresenta-
no gli anestesisti rianimatori italiani: AAROI, SIAARTI, SIARED,
AISD, Collegio dei Professori Universitari che si faccia carico di
queste esigenze e che trasferisca poi le istanze nelle sedi opportu-
ne che sono le due Commissioni di Camera e Senato (Affari Socia-
li e Commissione Sanità) e ovviamente presso il Ministero della
Salute. Gli obiettivi sopra elencati, senza questo raccordo e senza
colleghi impegnati e che ci credono, non potranno essere rag-
giunti. Se si va in ordine sparso si possono raggiungere (nel mi-
gliore dei casi) solo risultati parziali e comunque insufficienti per
il rilancio della nostra disciplina.
Giuseppe Caminiti
Continuadalla prima pagina
L’anestesista rianimatore nella futura ...
3
L’On. Giuseppe Caminiti
4
stro/anno – (naturalmente per gli assicurati alla Convenzione
di 1º rischio tale massimale integra, per quanto riguarda le ga-
ranzie sotto indicate, il massimale già presente di Euro 26.000
per assicurato garantendo un massimale complessivo di €
50.000 per sinistro/anno).
� GARANZIE:
� Difesa in procedimenti penali per reati colposi;
� Difesa in procedimenti penali per reati dolosi con prosciogli-
mento o assoluzione con sentenza passata in giudicato;
� Controversie individuali relative a rapporto di lavoro dipenden-
te o in convenzione con Enti del SSN o con privati;
� Limitatamente ai pubblici dipendenti, operatività della garan-
zia anche in sede amministrativa (TAR);
� Controversie avanti ad Enti o Istituti di Assicurazioni Previden-
ziali e sociali, intentate da propri dipendenti regolarmente
iscritti a libro matricola.
Nota bene: nelle restanti fattispecie di procedimento (es. difesa
civile per azioni intraprese dai pazienti) gli assicurati di 1º Rischio
fruiscono esclusivamente del massimale di 26.000 euro della tu-
tela associata alla polizza di 1º Rischio.
Responsabilità Civile Professionale:
estensione della “Postuma”
Quanto alla Polizza assicurativa per la responsabilità civile profes-
sionale, sono stati ottenuti ulteriori vantaggi per i soci che cessano
l’attività o che vanno in pensione.
Elevata la postuma per cessata attività
da 24 a 36 mesi nella polizza di 1º rischio
Dal 30 dicembre 2006 sarà elevato il termine di denuncia dei dan-
ni derivanti dai comportamenti colposi, posti in essere durante il
periodo di validità del contratto, da 24 mesi a 36 mesi dalla data di
cessazione del contratto stesso per cessazione dell’attività profes-
sionale, con facoltà di ottenere un ulteriore periodo integrativo di
12 mesi dietro il pagamento del 50% dell’ultimo premio in corso.
Ricapitolando:
� La clausola del vecchio contratto prevede una postuma di 24
mesi gratuiti in automatico + 12 opzionabili dietro il 50% del-
l’ultimo premio annuo versato dal medico
� La nuova clausola prevede una postuma di 36 mesi gratuiti in
automatico + 12 opzionabili dietro il 50% dell’ultimo premio
annuo versato dal medico
Il nuovo articolo 21 della polizza di 1º rischio sarà pertanto modi-
ficato come segue:
ART. 21 – Proroga dell’assicurazione in caso di cessazione dell’at-
tività – “Nel caso di cessazione del rapporto assicurativo conse-
guente a decesso dell’Assicurato o a cessazione dell’attività
l’assicurazione vale altresì, a parziale deroga dell’art. 19, per i
danni derivanti da comportamenti colposi posti in essere du-
rante il periodo di validità del contratto, denunciati alla Socie-
tà entro 36 mesi dalla cessazione del contratto stesso. La mas-
sima esposizione per l’intero periodo assicurato, indipenden-
temente dal numero dei sinistri denunciati, non potrà supera-
re il massimale annuo stabilito in polizza.
La Società dà inoltre facoltà agli assicurati che ne facessero ri-
chiesta di ottenere un periodo integrativo per la denuncia dei
sinistri di ulteriori 12 mesi, rispetto ai 36 previsti al comma
precedente, dietro il pagamento del 50% dell’ultimo premio in
corso. L’assicurato che eserciterà tale facoltà per la polizza di
1º rischio dovrà obbligatoriamente esercitarla per la polizza di
2º rischio”.
Introdotta la postuma (di 36 mesi gratuiti
in automatico + 12 opzionabili dietro il versamento
di € 60) per cessata attività nella polizza di 2º rischio
Anche per la polizza di 2º rischio verrà inserito un articolo analo-
go all’art. 21 su citato, che consentirà all’iscritto la facoltà di es-
tendere il periodo di garanzia di ulteriori 12 mesi dietro il versa-
mento di 60 Euro.
La copertura postuma della polizza di secondo rischio garantirà il
medico assicurato per un massimale pari ad € 1.000.000, sempre
a 2º rischio su altre polizze stipulate per il medesimo rischio e co-
munque in eccesso ad € 750.000.
Per ulteriore chiarimento del funzionamento della postuma si ve-
da lo schema qui di seguito riportato.
Da quanto esposto emerge con estrema chiarezza il grande risul-
tato ottenuto che consente di vedere implementato, per il prossi-
mo triennio, il proprio Sistema di Protezione, ad ulteriore dimo-
strazione di quanto la forza associativa possa fare per garantire un
sereno futuro professionale a tutti gli iscritti AAROI.
Continuadalla prima pagina
Rinnovata laconvenzioneassicurativa ...
COPERTURA “POSTUMA” DELLA RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE
STATUS DEL MEDICO COPERTURA
MASSIMALE
PER L’INTERO PERIODO
DI COPERTURA POSTUMA
COPERTURA POSTUMA
CONCESSA
IN AUTOMATICO
ESTENSIONE
FACOLTATIVA DELLA
COPERTURA POSTUMA
COSTO DELL’ESTENSIONE
FACOLTATIVA
Medico iscritto AAROI
(assicurato automaticamente
dalla polizza di 2º rischio)
Solo 2º RISCHIO
€ 1.000.000
in eccesso al massimale di altre
coperture personali e comunque
in eccesso ad € 750.000
36 mesi successivi
alla cessazione del rapporto
assicurativo dovuta
a pensionamento o decesso
Ulteriori 12 mesi rispetto
ai 36 concessi in automatico€ 60,00
Medico iscritto AAROI
che ha aderito
anche alla Polizza di 1º rischio
1º e 2º RISCHIO€ 1.750.000
senza scoperti e/o franchigie
36 mesi successivi
alla cessazione del rapporto
assicurativo dovuta
a pensionamento o decesso
Ulteriori 12 mesi rispetto
ai 36 concessi in automatico
50% dell’ultimo premio annuo
pagato per la polizza
di 1º Rischio +€ 60,00
COME ADERIRE ALLA POLIZZA DI RESPONSABILITÀ CIVILE PROFESSIONALE
Per aderire è sufficiente inviare il modulo di adesione e copia della contabile bancaria che attesta il pagamento a:
WILLIS ITALIA – Fax 011.285897 oppure all’indirizzo: WILLIS ITALIA SpA – Via Padova, 55 – 10152 TORINO
IL BONIFICO DEVE ESSERE EFFETTUATO A FAVORE DI
WILLIS ITALIA S.p.A.: Banca Sella - Agenzia 6 - Torino – Cin: F – ABI: 03268 – CAB: 01006 – C/C: 000910804310
AVVISO IMPORTANTE
Cari colleghi,
in questi giorni un broker assicurativo milanese (assiSANITÀ) ha diffuso una polizza di-
retta agli Anestesisti Rianimatori, dai contenuti “apparentemente” interessanti ed a co-
sti più convenienti rispetto alla Convenzione assicurativa AAROI di 1º rischio.
Da quel poco che si evince leggendo gli estratti descrittivi della polizza, trattasi in realtà
di copertura ASSOLUTAMENTE diversa rispetto a quella offerta dall’AAROI.
La Convenzione AAROI, infatti, copre qualsiasi danno derivante dalla responsabilità
professionale del Medico Anestesista Rianimatore.
La polizza proposta da assiSANITÀ, invece, copre esclusivamente dall’azione di rival-
sa esercitata dall’Azienda contro il medico solo in caso di colpa grave.
Confondere le due coperture sarebbe come equiparare la tranquillità che si acquisisce
protetti dalle intemperie dentro una casa, rispetto a quella che può offrire un ombrellino
frangisole.
Ciò posto, abbiamo chiesto al nostro consulente assicurativo (Willis Italia SpA) di ap-
profondire ogni aspetto relativo alla proposta avanzata da assiSANITÀ, non solo per va-
lutarne gli effettivi ambiti e contenuti, ma soprattutto per definire eventuali responsabili-
tà sottese a tale iniziativa.
Tutto ciò per evitare che i nostri Associati siano trascinati in un Far West assicurativo.
Nei prossimi giorni Vi forniremo notizie più dettagliate.
Il Presidente Nazionale
Vincenzo Carpino
5
Approvata la Legge Finanziaria 2007
STOP ALLA SPONSORIZZAZIONE DEI CONGRESSI
Finite le vacanze, da settembre a dicembre, nel nostro
Paese si parla solo di Finanziaria. Questa del 2007 è
stata definitivamente approvata ed è di ben 35 miliardi
di euro, come non se ne vedevano da più di un decen-
nio. Medicina necessaria o purga punitiva?
Il documento è di difficile lettura e di ancor più difficile interpre-
tazione. Si tratta infatti di una legge composta di un solo articolo
che si sviluppa in ben 1.365 commi, elaborati con un lavoro di ta-
glia e cuci mai visto prima.
Iniziamo con un dato confortante. Il finanziamento del Servizio
Sanitario Nazionale, che è pari a 96.040 miliardi di euro per il
2007, 99.082 miliardi per il 2008 e 102.285 per il 2009, è il segno
della convinta difesa del servizio pubblico. Sono stati stanziati ul-
teriori 3 miliardi di euro per incrementare il fondo del program-
ma straordinario di investimenti in edilizia sanitaria.
Ma bisogna purtroppo riconoscere che questa Finanziaria, per la
nostra categoria, è complessivamente negativa.
La rimodulazione delle aliquote Irpef colpisce in pieno i medici
pubblici dipendenti che da sempre, se non altro per il prelievo alla
fonte, hanno fatto sempre fino in fondo il proprio dovere. Il provve-
dimento lascia inalterati i contributi per i redditi oltre i 100.000 eu-
ro e premia i contribuenti con dichiarazioni annue sotto i 40.000
euro. La quasi totalità dei medici ospedalieri, che si colloca tra i
60.000 e gli 80.000 euro, paga un prezzo molto alto lasciando sul
campo più di un biennio economico conquistato versando sudore e
sangue nel corso dell’ultima trattativa contrattuale.
Questa scelta rischia di essere un formidabile disincentivo per chi
immagina la crescita professionale anche come elemento di so-
stegno del proprio reddito.
E che dire dell’insufficiente finanziamento del 2007 per il rinnovo
contrattuale che, aggiunto all’inesistente finanziamento del 2006
stanziato dal precedente Governo, annulla di fatto il 1º biennio
economico del prossimo CCNL 2006-2009.
Il rischio è che si alimenti in questo modo un clima di demotivazio-
ne e frustrazione, un senso di abbandono e di rifiuto rispetto agli
obiettivi professionali di chi si sente ingiustamente penalizzato.
Per queste ragioni il giudizio è negativo.
Ma altre sono le novità della Finanziaria. Si pagherà un ticket in
pronto soccorso ma solo sui codici bianchi, fatta eccezione per
traumi ed avvelenamenti e per i ragazzi fino a 14 anni, indipen-
dentemente dal reddito. Viene adeguata la compartecipazione al-
la spesa per le prestazioni specialistiche e diagnostiche. I cittadini
che non ritirano i risultati di visite ed esami a carico del SSN, pa-
gheranno l’intero costo della prestazione.
Saranno aggiornati i LEA per migliorare l’assistenza alle donne,
alle partorienti ed ai neonati, favorendo il parto naturale, l’allatta-
mento al seno ed inserendo l’anestesia epidurale nelle prestazio-
ni a carico del SSN. Inoltre, è previsto il potenziamento dei centri
di terapia del dolore, la nascita di unità spinali su tutto il territorio
nazionale e l’avvio, in forma sperimentale, delle case della salute,
strutture polifunzionali per le cure primarie dove i cittadini trove-
ranno medici di famiglia, pediatri, infermieri e farmacisti.
Infine, si è puntato ad arrestare la spirale incontrollata di crescita
registrata negli ultimi anni con risparmi nell’acquisto dei farmaci
e riduzione delle tariffe delle prestazioni specialistiche e di labo-
ratorio, effettuate per conto del SSN da parte delle strutture sani-
tarie private accreditate.Queste ultime misure hanno costretto sia
Farmindustria che Assobiomedica a sospendere dal 1 gennaio 2007
la sponsorizzazione di Congressi, Convegni e Corsi di aggiornamen-
to, bloccando di fatto l’ECM, mettendo così in pericolo il futuro del-
l’aggiornamento dei medici italiani e rendendo insostenibile la si-
tuazione per tutti gli operatori della filiera congressuale.
A partire dal 1º gennaio 2007 è quindi sospeso il finanziamento
delle spese di viaggio e di ospitalità in Italia e all’estero dei medici
italiani, nonché il finanziamento dei Corsi ECM. Sono ben pochi i
Paesi che prescindono dal contributo dell’industria e anche lad-
dove è forte il dibattito sulla eticità delle sponsorizzazione, si parla
di come disciplinarlo, non di come eliminarlo.
Si rischia così di distruggere un settore che, poi, sarebbe difficile
ricostruire.
Speriamo che Governo, Farmindustria e Assobiomedica ritornino
sui loro passi.
UmbertoVincenti
sporre di quel corpo-macchina, come fosse di-
ventata quella di un altro, di un altro senza qual-
cuno. Si può osservare che la stessa indisponibi-
lità della vita qui motiva due atteggiamenti diffe-
renti: per gli uni impedisce di decidere su di es-
sa, per gli altri è la condizione per poterlo fare.
Welby deve avvertire anche un altro pericolo in
questa nozione di vita come bene indisponibile.
Un pericolo che concretamente contraddice il
principio generale. In realtà qualcuno sta deci-
dendo per lui. C’è una volontà che si sovrappone
alla sua e decide per lui. Sente che qualcuno si fa
vicario non solo della sua volontà, ma anche del-
la volontà di Dio, decidendo della vita e della
morte. Welby avverte sicuramente che la sua de-
cisione non si confronta con quella di un Dio (...
se vi fosse) ma con quella di altri uomini e si pre-
senta, in questo caso, con la forza totalitaria di
un apparato tecnico-scientifico. Non dovremmo
mai cessare di interrogarci sui rischi che corria-
mo nel momento in cui violiamo questo spazio e
questo tempo di una libertà sovrana, di una li-
bertà che non sta violando nessun’altra libertà.
Forse Welby avverte qualcosa che una certa teo-
logia (la meno estranea al nostro tempo) ha sa-
puto sottolineare; se un Dio ci fosse, se questo
Dio avesse la personalità che il cristianesimo gli
attribuisce, il luogo della maggiore prossimità a
lui sarebbe quello della decisione che passa nel-
la libertà. Si dovrebbe dire così: in nessun altro
caso siamo vicini a questo Dio se non nel mo-
mento in cui ci troviamo nella condizione di po-
tere e volere decidere liberamente sulla nostra
stessa vita. La libertà è il bene più grande e quan-
do questo Dio indica la via del bene è per garan-
tirci ogni volta la possibilità di scegliere tra il
bene e il male.
Inoltre, perché il credente non deve pensare a
questa sua decisione di mettere fine a un morire
che non muore come partecipe di una volontà
(... la stessa volontà di Dio) che vuole una nuova
vita? Rispettare la libertà che non sta violando la
libertà di qualcun altro quindi è un imperativo
morale fondamentale per i credenti e per i non
credenti. La nozione della vita come bene indi-
sponibile ha poi un altro difetto, forse più grave.
Oscura un concetto che pure l’esperienza reli-
giosa conosce molto bene: quella del dono. Si
può imporre a qualcuno di vivere? La vita può es-
sere un’imposizione? Certo la vita non è stata de-
cisa da noi. In qualche modo ci è stata imposta.
Ci arriva dal di fuori di noi. Anche il laicissimo
pensiero riconosce che essa non è il frutto di una
nostra decisione o della nostra volontà. Le nostre
decisioni e la nostra volontà la presuppongono.
Ma la vita come dono evoca qualcosa che la vita
come bene indisponibile non è in grado di pre-
sentare: il dono è tale quando è capace di pro-
muovere la sua accoglienza; non è un dono se
non esalta la nostra accettazione e il nostro con-
senso. Non è un dono se non porta con sé l’im-
magine del nostro bene. Per Piergiorgio Welby la
vita del suo corpo non è più un dono, non ha con
sé il principio del consenso. Dobbiamo stare
molto attenti perché imporre la vita senza il con-
senso ha la stessa violenza del gesto che la ucci-
de. Quel gesto può introdurre al più grave dei to-
talitarismi. In questi casi precisi, dunque, non
c’è altro criterio che la volontà espressa, in vari
contesti e ripetutamente, che può decidere. In
qualche modo dobbiamo riconoscere che l’euta-
nasia è l’espressione di un diritto della libertà
del soggetto umano. Né il criterio della sacralità
della vita e neppure quello della qualità della vita
sono sufficienti a decidere in circostanze come
queste senza controeffetti molto pericolosi.
Entrambi se non si sta attenti spostano la
decisione fuori della libera volontà.
Il criterio del libero consenso o della decisione
sovrana può consentire anche di evitare le con-
trofinalità insite nel complicato concetto di “na-
tura” o “naturale”. Non è un caso che si può uti-
lizzare lo stesso argomento per sostenere una te-
si contrapposta. Per l’uno non sarebbe naturale
vivere in un corpo assistito da una macchina, e
quindi la vita cesserebbe di essere degna di esse-
re vissuta, pertanto l’eutanasia diventa ammissi-
bile; per l’altro, vi sarebbe una naturalità nel
morire inscritto in leggi immutabili che biso-
gnerebbe rispettare e quindi l’eutanasia sareb-
be inammissibile. Ora, la nozione di naturalità
non porta lontano. Prima assumiamo la con-
vinzione che la natura si estende insieme con le
nostre capacità di intervenire su di essa, prima
saremo in grado di padroneggiare meglio la
potenza che il genere umano è in grado di espri-
mere. E prima eviteremo confusioni in campi
particolarmente sensibili della nostra vita
collettiva.
Il criterio del libero consenso con tutto ciò che
comporta nella definizione di un testamento
biologico rende ammissibile una conseguenza
impossibile da trarre con l’unico criterio della
qualità della vita.
Se nessuno può violare lo spazio della libera so-
vranità personale in questo genere di decisioni,
nessuno può staccare la spina laddove non sia
stato espresso un chiaro consenso. Dove il con-
senso manca dovrebbe prevalere il principio di
precauzione. Solo un soggetto nella responsabili-
tà della sua libertà può decidere di rinunciare al-
la possibile forza di un miracolo o al soccorso di
un’improvvisa e nuova rivoluzione medi-
co-scientifica. Le comunità, invece, non devono
rinunciarvi, non possono essere legittimate a ri-
nunciare a ogni speranza.
Lo scontro è asimmetrico. Chi è a favore dell’e-
utanasia parla per sé, chi è contrario parla per
tutti in base a pretesi principi morali superiori.
CarmeloMeazza
Continuadalla prima pagina
Imporre di vivere a chi vuole morire è come far morire chi ...
FONDO SANITARIO NAZIONALE
Assegnate alle Regioni le risorse per l’anno 2007
Due giorni di lavoro intenso e infine
è stata raggiunta l’intesa. Il riparto
per il 2007 è fatto, con un accordo
per aiutare le Regioni in difficoltà a
rimettersi al passo e superare il divario che divi-
de il Paese. Una trattativa difficile, ma con un ri-
sultato condiviso da tutti, tranne che dal Presi-
dente della Regione Veneto Giancarlo Galan, che
ha protestato per il ridimensionamento dei tra-
sferimenti dei fondi da parte dello Stato in parti-
colare nei confronti di Veneto e Lombardia.
Il totale da spartire era di 96 miliardi di cui 93
miliardi e 900 milioni per il fabbisogno dei
LEA, più altri 2 miliardi e 100 milioni di risorse
vincolate per particolari obiettivi. A questo va
aggiunto 1 miliardo – per ora anch’esso vinco-
lato – per il rientro dei disavanzi delle Regioni
con i conti in rosso.
La modifica dei criteri di cui si era tanto parlato,
alla fine non c’è stata. I parametri di base sono
stati, ancora una volta, quelli scritti nella legge
662 del 1996: popolazione residente, frequenza
dei consumi sanitari per età e per sesso, tassi di
mortalità della popolazione, indicatori relativi a
particolari situazioni territoriali ed epidemiolo-
giche su cui definire i bisogni sanitari.
Rispetto al 2006 è andata bene alla Calabria
(+7,1%), all’Abruzzo (+5,39%) e alle Marche
(+4,2%).
L’intesa, comunque, non ha soddisfatto solo le
Regioni del Sud, visto che la ripartizione delle ri-
sorse tiene conto di due esigenze: quella di per-
mettere la riqualificazione delle aree meno effi-
cienti dal punto di vista sanitario e quella di non
penalizzare chi già garantisce servizi di qualità.
6
LA TABELLA DEL RIPARTO 2007
REGIONIFABBISOGNO
NETTO FINALE
PIEMONTE 7.168.500
VALLE D’AOSTA 195.101
LOMBARDIA 14.995.500
P.A. BOLZANO 733.763
P.A. TRENTO 779.799
VENETO 7.474.500
FRIULI 1.933.690
LIGURIA 2.862.500
EMILIA ROMAGNA 6.929.000
TOSCANA 6.023.447
UMBRIA 1.444.000
MARCHE 2.508.000
LAZIO 8.463.000
ABRUZZO 2.088.000
MOLISE 522.000
CAMPANIA 8.895.200
PUGLIA 6.370.000
BASILICATA 966.500
CALABRIA 3.208.000
SICILIA 7.751.500
SARDEGNA 2.588.000
TOTALE FABBISOGNO 93.900.000
Somme vincolate (es. obiettivi specifici di piano) 2.100.000
TOTALE FSN 2007 96.000.000
Dodici milioni di italiani
in ospedale negli ultimi 12 mesi
Struttura pubblica o privata accreditata non fa differenza. Al momento del ricovero, per
l’87,2%, quel che conta è la specializzazione del centro, la qualità delle prestazioni, la vi-
cinanza a casa. Il dato emerge dal quarto Rapporto “Ospedali e Salute” 2006, promosso
dall’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) presentato a Roma. Il 38,8% ha la-
sciato la propria città o regione o è volato all’estero per curarsi. Dei 12,7 mln di pazienti,
l’81,4% si è rivolto a una struttura pubblica, il 20,1% a una privata accreditata, il 6,4% a
una clinica privata. Si sceglie il pubblico per “una maggior disponibilità di attrezzature”
e “la maggior convenienza economica”. Il principale vantaggio del privato accreditato
è, invece, la “maggior rapidità delle prestazioni”. Gli ospedali, pubblici e privati, in gene-
rale vengono promossi dagli italiani. L’80,9% di quanti si sono ricoverati in una struttura
pubblica e l’84,9 di quanti hanno scelto il privato accreditato, tornerebbero a farsi cura-
re nello stesso posto in futuro. Oltre 8 su 10, però, vorrebbero avere più informazioni
sulle strutture ospedaliere, per capire quali possono fare più al caso loro. Solo un quarto
degli italiani dichiara di conoscere la possibilità di ricorrere al privato accreditato come
alternativa al pubblico senza oneri aggiuntivi.
Gli ospedali privati accreditati coprono il 44,1% dell’offerta, il 21,3% dei posti letto, il
18,8% delle giornate di degenza, il 15,3% dei ricoverati, il 12% degli addetti ospedalieri
in Italia. E sempre più trattano patologie complesse. Eppure, sottolinea il rapporto Aiop,
l’incidenza delle strutture private accreditate sul totale della spesa ospedaliera è dimi-
nuita, passando dall’8,9% del ‘99 al 7,7% del 2005, mentre è rimasta stabile (4,1%) sulla
spesa sanitaria totale. Il costo per ogni paziente dimesso nel privato è la metà rispetto
al pubblico. Un sistema di ‘tetti’ e di ‘regressioni tariffarie’, sottolinea ancora l’Aiop, ser-
ve a contenere le prestazioni fornite dagli ospedali privati accreditati, rendendo le tariffe
ufficiali solo un “punto di riferimento giuridico”. Cioè la realtà è un’altra e il livello medio
delle tariffe regionali non corrisponde alla tariffa nazionale fissata dal ministero della Sa-
lute con un decreto del ‘97. La differenza varia dal -8% delle Marche al -47,2% della
Campania. Grazie ad accordi fra i sistemi sanitari regionali e gli istituti privati accredita-
ti, si sono ridotte le liste d’attesa per la cardiochirurgia, gli impianti di protesi d’anca e
gli interventi al ginocchio.
RICHIESTA DI COLLABORAZIONE
Si chiede la disponibilità di medici Anestesisti Rianimatori per effettuare delle visite al domicilio di alcuni bambini affetti da Adrenoleucodistrofia o
comunque da malattie piuttosto gravi.
Ciò al fine di realizzare insieme a noi il progetto “HOME CARE”, volto ad offrire una assistenza domiciliare medico-specialistica a bambini gravi, che
consenta, di tenerli in vita.
Lo scopo di questo progetto è di creare una rete di assistenza domiciliare, adeguata alle esigenze dei pazienti affetti da ALD con particolare riguardo
a quelli che si trovano in uno stato vegetativo.
Gli obiettivi sono:
1) limitare l’ospedalizzazione solo ai casi di grave malattia acuta intercorrente, riducendo quindi sia la spesa sanitaria legata ai ricoveri che il ri-
schio di infezioni nosocomiali;
2) garantire ai piccoli pazienti una continuità assistenziale, riducendo i periodici controlli ambulatoriali che risultano difficili da organizzare;
3) migliorare la qualità di vita del nucleo familiare, favorendo la permanenza dei pazienti nel proprio ambiente e fornendo contestualmente un
sostegno medico e psicologico continuo.
Si richiede almeno un accesso al mese che potrebbe essere effettuato da medici possibilmente vicini al domicilio del piccolo paziente.
Il Comitato Aurora è disponibile in caso di necessità, anche a rimborsare le spese di viaggio e quanto altro necessario per realizzare questo ambizio-
so ed indispensabile progetto. Per informazioni rivolgersi a:
Comune ________________________Prov. ____tel. _____________
Firma .....................................................
(ALLEGATO 1)
SCHEDA ANAMNESTICA PREOPERATORIA
COGNOME NOME
COMUNE Prov Indirizzo
Tel. Casa Cell..
Intervento programmato
Data prevista dell’intervento / /
QUESTIONARIODa compilare a cura del/della paziente, prima del colloquio informativo con il medico.
Barrare le risposte Si/No, sottolineare le voci interessanti o completare ove richiesto.
Età anni: Sesso: F � M � Peso kg: Altezza cm
Professione esercitata:
Quale futuro per la cassa pensioni sanitari
Ciclicamente, in particolare nel periodo estate-autunno, riemerge la questione pensioni.
Si tratta di una serie di interventi che, avendo ampliata la loro voce soprattutto dalla stampa, in
quel periodo povera di argomenti, vengono a creare scontri fra chi si trova al governo e chi all’op-
posizione, se non addirittura all’interno degli stessi schieramenti.
Quest’anno l’inizio della belligeranza lo ha dato il famigerato “scalone” cioè l’innalzamento a ses-
sant’anni d’età minima prevista per andare in pensione introdotto a partire dal 2008 dalla legge di
riforma “Berlusconi-Maroni” del 2004.
Troppo rapido l’accrescimento dagli attuali 57 anni necessari ai previsti 60. Da parte di molti si è
dato inizio ad una serie di ipotesi, spesso non molto coerenti, ma utili per apparire sulla stampa
quotidiana. E siccome il principio di base di tutti i meccanismi già inseriti in passato e previsti per il
futuro è il risparmio e quindi la minor spesa previdenziale, qualche arguto economista ha pensato
di introdurre, a favore di questa voce, una vecchia previsione, nel tempo abbandonata, di unifica-
zione, in unico ente previdenziale, dei due attuali istituti pensionistici Inps ed Inpdap. Il primo dedi-
cato ai lavoratori privati, il secondo, sorto nel 1994 dalla confluenza di numerose casse previden-
ziali, proprio dei dipendenti pubblici.
La problematica di una così complessa unificazione appare immediatamente poco risolvibile. I
due enti hanno realtà economiche, strutturali, organizzative completamente diverse: 30 mila i di-
pendenti l’Inps, 4.000 i dipendenti Inpdap; 21 milioni gli iscritti all’Inps, 2,3 milioni gli iscritti
all’Inpdap. Per non considerare le normative differenti che riguardano gli stessi iscritti, da una par-
te e dall’altra,ed i sistemi di calcolo previdenziali e la metodologia dei trattamenti.
Questa stessa vicenda fu vissuta con la confluenza nell’Inpdap delle Casse gestite dal Ministero
del tesoro, ma in quel caso – almeno all’inizio – vennero conservate tutte le prerogative proprie dei
singoli istituti. In particolare la Cassa pensioni sanitari (CPS) mantenne inalterata la propria ge-
stione economica, i propri criteri di attribuzione delle pensioni e, escludendo gli elementi d’anzia-
nità contributiva e/o anagrafica modificati per tutti i dipendenti, conservò la propria individualità.
Individualità estremamente importante perché la CPS ha da sempre vissuto una floridità econo-
mica di tutta invidia.
Nata nel 1938 con l’obbligatorietà di iscrizione dei primari ospedalieri e successivamente nel
1963, allargata agli aiuti ed assistenti ospedalieri e dal 1980 a tutti i medici dipendenti delle Usl, la
CPS ha potuto contare di un alto livello di economicità poiché, già al suo esordio, a queste figure
professionali vennero richiesti contributi particolarmente elevati, in qualche caso di importo triplo
rispetto a quello di tutti gli altri dipendenti, sia privati che pubblici.
Nel 1999 il patrimonio netto accumulato superava i 17.000 miliardi di lire. L’avanzo annuo si aggi-
rava intorno ai 1.000/1.500 miliardi per anno. La Cassa possedeva direttamente o indirettamente,
quale pegno per prestiti ad altre casse, circa 34.000 mila abitazioni su una complessiva proprietà
immobiliare dell’Inpdap di circa 45 mila immobili. Questo dei prestiti era una vecchia “tradizione”
di soccorso per appianare i debiti in particolare della Cassa pensioni dei dipendenti degli enti loca-
li. Tuttavia, almeno fino al 2.000 i prestiti erano garantiti dalle proprietà immobiliari di quest’ulti-
ma. Il rapporto di 2,5 fra iscritti/pensionati era, e continua ad essere particolarmente vantaggioso.
I medici vanno tardivamente in pensione (età media 62 contro i 59 anni di altre categorie) e i circa
cento mila medici in attività di servizio possono, tranquillamente, mantenere le pensioni dei circa
ventimila pensionati.
Questo clima, idilliaco, fu interrotto dalla legge finanziaria per il 2001. Da quella data la gestione fi-
nanziaria e patrimoniale dell’Inpdap fu determinata come unica ed unico divenne il bilancio.
Di fatto le movimentazioni ( prestiti ) tra le gestioni dell’Inpdap non determineranno più oneri ne
utili. Viene, poi, iniziata la vendita degli immobili posseduti dalle Casse con l’attribuzione al Tesoro
degli introiti relativi.
In pratica la Cassa pensioni dei sanitari viene lentamente strozzata, perdendo la propria autono-
mia finanziaria e patrimoniale, pur mantenendo un minimo di individualità sia per quanto attiene
gli aspetti finanziari sia per quello che riguarda le prestazioni.
A quest’ultimo riguardo basta ricordare la conservazione dei migliori coefficienti di trasformazio-
ne (il moltiplicatore da riferire allo stipendio in relazione agli anni di servizio) per le anzianità matu-
rate sino al 1995: per l’Inps di un costante 2% per anno, mentre per la CPS raggiunge per gli anni
più avanzati anche il 3 - il 3,5 - il 4%! Ed inoltre il metodo di calcolo per la cosiddetta quota A della
pensione relativa alle anzianità maturate sino al 1993: correlata all’ultimo stipendio in godimento
per la CPS, e alla media degli stipendi degli ultimi cinque anni di lavoro per l’Inps!
Sono sufficienti questi pochi esempi per far sorgere nella categoria la possibile volontà di rendere
autonoma la propria cassa previdenziale.
Strapparla dal contesto dell’Inpdap.
Impedire il suo annullamento nel nuovo ente Inps.
La proposta di unificazione Inps/Inpdap e la sua eventuale realizzazione riteniamo possa essere la
condizione legislativa e normativa utile per tentare questo processo di orgoglioso recupero di un’i-
dentità costruita in tanti anni con i sacrifici di una categoria che si vede, ancora una volta, annulla-
ta nelle sue prospettive e nelle sue sacrosante rivendicazioni.
Alle Organizzazioni sindacali di categoria, che tanto impegno hanno profuso nelle recenti tornate
contrattuali, riteniamosipossa richiedereun impegnoaffinchéciòcheèstatoconquistatocon le lot-
te e gli scioperi ai fini di un miglioramentoeconomicodei dipendenti, non venga annullatoda un’azio-
ne predatoria che li colpirà gravemente al momento del loro pensionamento.
Claudio Testuzza
12
Anestesista arbiter
Sono ad Assisi. Sono le sette e mezza di
sera. Esco per una passeggiata me-
dievale: stradine, vicoli, scalinate,
scorci da sogno.
Nessuna città al mondo è così suggestiva. Dal
tempo di Chiara e Francesco, Assisi è un luogo a
metà strada fra la terra e il cielo.
Mi fermo davanti alla basilica di Santa Chiara.
Un incanto la facciata, di quella sua incredibile
pietra rosa del monte Subasio, con il magnifico
rosone e i contrafforti laterali “unici”.
Più avanti, mi trovo nella piazza del Municipio. Ci
sono tanti gruppetti di giovani e aitanti atleti, in
eleganti tute nere senza nome e senza sponsor.
Un signore di mezza età, coi capelli bianchi a
spazzola, li sta raggruppando e li fa salire su 6 o 7
monovolume bianche. Mi sembra di conoscerne
qualcuno. Domando e mi dicono che sono
dell’A.I.A. (Associazione Italiana Arbitri), delle se-
rie A e B, in ritiro a Bastia Umbra: il mitico Agno-
lin – quello coi capelli bianchi – con due tutor an-
ziani, li aveva portati ad Assisi per uno stage.
«Da vecchio tifoso vorrei dirvi che siete i migliori
arbitri del mondo!» Dico – convinto e convin-
cente – all’equipaggio più vicino. Mi ringraziano
in coro e aggiungono che sono in pochi quelli
che la pensano così. «Non importa, siete anche
voi campioni del mondo, come quelli che arbi-
trate per tutto il campionato».
Campioni del mondo. In luglio tutti ci siamo
sentiti campioni del mondo. Campioooni del
mooondo. Che emozioni.
Nello sci di fondo a Pragelato, in febbraio, i no-
stri atleti si erano sudate tante medaglie olimpi-
che nello sport più faticoso e umile. In Germa-
nia abbiamo vinto con la fatica e l’umiltà.
Chiudo la parentesi mondiale. Torno agli arbitri.
E agli italiani. I migliori al mondo. I più autore-
ferenziali del mondo. I migliori anestesisti del
mondo.
Gli arbitri negli stadi. Gli anestesisti nelle sale
operatorie. Sale come stadi.
L’Anestesista è – da sempre – l’arbitro delle sale
operatorie.
E le squadre? I chirurghi e gli operati.
Le due squadre entrano in campo, cioè in sala;
si scambiano saluti e gagliardetti (i consensi in-
formati). L’A. (Anestesista e/o Arbitro) getta la
monetina per il sorteggio: il chirurgo vince sem-
pre la scelta del campo (operatorio), lui sta so-
pra e il malato sta sotto. L’A. dà il fischio d’inizio
(parte il ventilatore) e comincia la partita.
Ci sono belle azioni, ma anche scorrettezze, si-
mulazioni, proteste. Se l’A. osa fermare un’azio-
ne, cominciano le intemperanze verbali. La liti-
giosità e il gioco violento sono di una sola squa-
dra. Indovinate quale.
L’altra squadra gioca in difesa e “addormenta” il
gioco, si limita a “tirare” ogni tanto. A volte “san-
guina troppo” per qualche intervento fuori mi-
sura di un avversario scorretto, o stanco, o fuori
allenamento. Se è in vena, cerca di “fluidificare”
(la flebo). Le sue “punte” (o i punti) vanno spes-
so sulla “fascia” (muscolare).
Il bravo A. cosa fa? Segue l’azione da vicino. Non
interrompe quasi mai il gioco, a meno che ci sia
un fallo evidente, più o meno volontario: allora ri-
chiama e ammonisce, ma non espelle mai nessu-
no, né i chirurghi, né gli operati. Annota tutto sul
suo taccuino (la cartella anestesiologica).
L’A. “blocca” la “dura” entrata dell’operando,
così il chirurgo può attaccare e andare a “rete”
sull’ernia. L’operato a volte protesta (perché ha
sentito male) e chiede l’annullamento (della
sensibilità dolorosa). L’A. glielo concede, dopo
aver consultato il suo guardialinee (la nurse),
che in effetti aveva alzato la bandierina (siringa
con ipnovel) per indicare il fuori gioco (dell’ane-
stetico).
Gli operati, incredibile a dirsi, non chiedono mai
che gli venga concesso un rigor(e).
Allo scadere del tempo, specie quando i chirur-
ghi sono in svantaggio, l’A. concede molti minuti
di recupero, a volte delle ore. E, quando riman-
da le squadre negli spogliatoi, mai nessuno dei
chirurghi gli stringe la mano. Gli operati, invece,
lo ringraziano, se non sono ancora sotto l’effetto
di certe sostanze. Il controllo (antidoping), co-
munque, viene fatto dopo poche ore, su sangue
e urine, ma solo di una squadra, e mai di quella
dei chirurghi.
Fino a non molto tempo fa gli arbitri, come gli
anestesisti, erano poco considerati ed erano in-
sultati anche pesantemente, essendoci un tifo
(salmonellosi) particolarmente aggressivo, che
a tutt’oggi non è ancora stato estirpato, nono-
stante l’introduzione di nuovi regolamenti da
parte del C.I.O. (Comitato Infezioni Ospedaliere
– o Comitato Internazionale Olimpico?).
Negli ultimi anni gli AA. sono diventati dei pro-
fessionisti ben pagati, ben vestiti (divise azzurre,
verdi, gialle), ben preparati (con l’ECM, Educa-
zione Continua in Moviola) e, soprattutto, sono
ormai ubiquitariamente considerati determi-
nanti per il risultato finale.
Gli errori arbitrali sarebbero, infatti, gli unici che
influenzano l’andamento della partita (o di-par-
tita); mai le “aperture” in attacco dei chirurghi,
mai le carenze nelle “difese” (immunitarie) de-
gli operati.
Per fortuna che, ormai, quasi tutti gli interventi
vengono registrati dalle telecamere nei minimi
dettagli (videochirurgia) e questo è il sì alla mo-
viola “in campo”, invocata ogni lunedì sera da
Biscardi.
Lo sapete che differenza passa tra arbitri e ane-
stesisti?
L’arbitro è intercettato col cellulare per un arre-
sto eventuale della P.S. (Polizia di Stato).
L’anestesista è intercettato col portatile per un
arresto cardiaco al P.S. (Pronto Soccorso).
A.r.biter. È l’acronimo di Anestesista Rianimato-
re Bi-terapeuta, cioè colui che cura su due fronti
(tipo Giano bifronte), sia i malati, che i chirurghi
(agevolandoli e dando loro sicurezza).
È per questo che gli Anestesisti, col motto “sem-
pre àrbitri, mai arbìtri”, gestiscono – sul campo
– quello che è definito, almeno in Italia, “lo
sport più bello del mondo”.
Sport = Sempre Pazienti Operati Rilassati e
Tranquilli.
È bello operare.
Ma opus divinum est sedare dolorem
GianMariaBianchi
TASSI DI SOSTITUZIONE* DI UN DIPENDENTE PUBBLICO
CON 60 ANNI D’ETÀ E 35 ANNI DI CONTRIBUZIONE
ANNOPREVIDENZA
PUBBLICA
PREVIDENZA
INTEGRATIVATOTALE
2010 68,1 4,7 72,8
2020 58,9 9,4 68,3
2030 49,6 14,5 64,1
2040 48,5 16,7 65,2
2050 48,1 16,7 64,8
*Il tasso di sostituzione equivale al rapporto fra pensione ed ultima retribuzione.
(Fonti : Per la previdenza obbligatoria Dipartimento Rgs e INPDAP, per la previdenza integrativa Covip.
13
Viaggi aerei e trombosi
Recentemente si è assistito ad un vi-
vace dibattito sull’associazione tra
viaggi aerei di lunga durata e trom-
bosi. Anja Schreijer e coll. riportano
uno studio condotto nell’ambito della WHO Re-
search Into Global Hazards of Travel Iniziative
(WRIGHT), che aggiunge importanti tasselli al
mosaico della trombosi correlata ai viaggi. Il
gruppo olandese ha confrontato le concentrazio-
ni di marcatori dell’attivazione della cascata
emocoagulativa in campioni ematici ottenuti da
volontari sani prima, durante ed immediata-
mente dopo un volo aereo di 8 ore con quelle ri-
levate prima, durante e dopo 8 ore di permanen-
za in posizione seduta in una sala cinematogra-
fica o di svolgimento di normali attività quotidia-
ne. Così facendo, la condizione di immobilizza-
zione ed ipossia ipobarica (volo aereo) ha potuto
essere distinta dalla sola immobilizzazione (ci-
nema) ed essere controllata per quanto attiene
al ritmo circadiano (attività quotidiane).
Grazie all’inclusione di quasi il 40% di soggetti
portatori della mutazione del fattore V Leiden o
donne in trattamento con contraccettivi orali, è
stato possibile valutare l’effetto di questi fattori
di rischio sull’attivazione della cascata emoco-
agulativa. Gli Autori hanno osservato un au-
mento delle concentrazioni dei marcatori di ta-
le attivazione nel corso del volo aereo rispetto
alle altre due condizioni studiate, in particolare
nei volontari con fattori di rischio genetici (fat-
tore V Leiden) o esogeni (uso di contraccettivi
orali). Essi hanno pertanto concluso che, dopo
un volo aereo di 8 ore, in alcuni soggetti suscet-
tibili si verifica – a causa di un meccanismo in-
sito nel volo aereo, oltre che nell’immobilizza-
zione – l’attivazione della cascata emocoagula-
tiva e della fibrinolisi.
La prima evidenza dei viaggi quale fattore di ri-
schio per trombosi risale a più di mezzo secolo fa.
Ciò nonostante, ci sono voluti cinquant’anni per
ottenere dimostrazioni sufficienti di un legame
tra viaggi di lunga durata e tromboembolie venose
(TEV). Le ragioni sono molteplici: la TEV sinto-
matica è una malattia relativamente frequente e
normalmente si verifica nelle settimane successi-
ve al viaggio; entrambi questi elementi condizio-
nano negativamente la ricerca epidemiologica.
Inoltre, le condizioni che fanno pendere la bilan-
cia omeostatica verso la trombosi sono molteplici
e diverse tra i vari soggetti, aspetto che rende diffi-
cile una generalizzazione dei dati.
Allorché si è proceduto ad una valutazione dei
fattori eziologici insiti nel viaggio e che potrebbe-
ro innescare un evento trombotico, sono stati ot-
tenuti dati contrastanti.
Uno dei fattori emergenti è costituito dalla dura-
ta del viaggio: più lungo è il viaggio, più intensa
apparirebbe l’esposizione dei viaggiatori ad ipo-
tetici fattori di rischio. È probabile che tra i po-
tenziali fattori di rischio coinvolti l’immobilizza-
zione prolungata in posizione seduta giochi un
ruolo importante nel provocare trombosi, attra-
verso il meccanismo della stasi venosa; infatti, si
osserva un aumento degli eventi trombotici non
solo dopo viaggi aerei, ma anche dopo viaggi in
treno o in auto.
In contrasto con questi dati epidemiologici e con
lo studio di Schrejier e coll., alcuni report sull’atti-
vazione della coagulazione durante posizione se-
duta protratta hanno riportato che, in soggetti sa-
ni, oltre 3 ore di immobilizzazione provocano una
down-regulation della produzione di trombina.
Nel letto vascolare intatto, la trombina agisce co-
me un anticoagulante attraverso il legame con la
trombomodulina, attivando così la proteina C. La
down-regulation della trombina potrebbe pertan-
to ridurre l’effetto anticoagulante del sistema del-
la proteina C. Nello studio di Schrejier, durante
immobilizzazione la maggior parte dei soggetti ha
mostrato questa down-regulation dei frammenti
1+2 della protrombina (che vanno di pari passo
con la formazione di trombina).
Tuttavia, in alcuni soggetti suscettibili, dopo una
iniziale riduzione della formazione di trombina
il sistema della proteina C diventa possibilmente
prevalente e la formazione di trombina aumen-
ta, con conseguente aumento dei marcatori per
la trombina. Va sottolineato che le condizioni as-
sociate con una risposta particolarmente elevata
sui marcatori della coagulazione (cioè fattore V
Leiden e contraccettivi orali) presenti in questo
studio interferiscono entrambe con il sistema
della proteina C, confermando dunque i dati epi-
demiologici che dimostrano che il fattore V Lei-
den e l’uso di estrogeni per os si associano ad un
sostanziale aumento del rischio di TEV.
Cosa si dovrebbe quindi fare, alla luce dei risul-
tati dello studio di Schreijer e coll. per prevenire
le tromboembolie potenzialmente fatali durante
i voli aerei? La contrazione intermittente dei pol-
pacci potrebbe migliorare il ritorno venoso e ri-
durre la stasi. L’eccessiva sedazione dovuta al-
l’alcol o a farmaci sedativi favorisce l’immobilità
e di conseguenza la stasi venosa e dovrebbe es-
sere evitata. Le calze a compressione graduata
migliorano ulteriormente il ritorno venoso e ri-
ducono l’incidenza di trombosi. Anche se non è
stata dimostrata l’efficacia dell’assunzione gior-
naliera 400mg di aspirina per 3 giorni prima del
volo, l’eparina a basso peso molecolare, in mo-
nosomministrazione a dosaggio aggiustato se-
condo il peso corporeo, riduce la trombosi asso-
ciata ai voli aerei. Tuttavia, non siamo favorevoli
ad un uso indiscriminato di eparina profilattica,
poiché si valuta che dopo voli di lunga durata
l’incidenza di trombosi delle vene distali profon-
de, spesso asintomatica, sia inferiore al 4% e
l’embolia polmonare fatale rara, con un’inci-
denza di mortalità pari ad 1 caso per 2 milioni
tra i passeggeri dei voli internazionali. La pre-
venzione medica dovrebbe pertanto essere limi-
tata ai soggetti a rischio, come quelli con anam-
nesi positiva per TEV, cancro in fase attiva o sot-
toposti da poco a chirurgia maggiore o a chirur-
gia anche minore a carico degli arti inferiori. Lo
studio di Schreijer e coll. ci mostra che le donne
che fanno uso di contraccettivi orali ed i soggetti
portatori di una mutazione del fattore V dovreb-
bero essere sottoposti di routine a misure profi-
lattiche, quali la somministrazione di eparina a
basso peso molecolare o l’impiego di calze a
compressione graduata.
Cosa fare
per richiedere
la Smart Card A.A.R.O.I.
La Smart Card sarà rilasciata
gratuitamente a tutti gli iscritti A.A.R.O.I.
Gli iscritti in regola con il pagamento
della quota associativa
dovranno collegarsi all’indirizzo web:
http://www.aaroi.it/smart_card.html
e compilare il Modulo elettronico
per l’inserimento dei dati
allegando anche il file di una fotografia a colori
di dimensioni max di 4 cm larghezza x 5 cm altezza.
Il file dell’immagine deve essere nominato
con “cognome_nome” del soggetto raffigurato.
I formati digitali ammessi sono: JPG – GIF – TIF.
In caso di impossibilità
a trasmettere on-line i dati richiesti
(moduli e fotografia digitale) bisognerà rivolgersi
ai Presidenti Regionali A.A.R.O.I.
che forniranno il necessario supporto.
14
I rebus
Si è positivamente concluso il Corso Itinerante di Aggiornamento AAROI-SIARED ECM anno 2006. Il collega Gianmaria Bianchi, come di consueto, ci ha inviato i
Rebus dei tre moduli del Corso che volentieri pubblichiamo.
15
Nel nostro Paese le tasse sulle automobili
rappresentano il 18,3% di tutte le entrate tributarie
Quando gli italiani salgono sulla pro-
pria automobile, accendono il mo-
tore, ingranano la marcia e partono,
hanno già consegnato allo Stato ol-
tre 66 miliardi di euro. Questa cifra
rappresenta il totale delle imposte che lo Stato ita-
liano ottiene ogni anno dai 33 milioni di automo-
bilisti. Le stime sono state calcolate dalle due as-
sociazioni che sorvegliano e rappresentano il set-
tore automobilistico italiano: l’Anfia, che raggrup-
pa i costruttori nazionali (in pratica la Fiat) e
l’Unrae, cioè gli importatori delle marche estere.
La cifra fa ancora più effetto se trasformata nelle
vecchie lire: pensate, il totale di quello che lo
Stato ricava dagli automobilisti ogni anno è di ol-
tre 128 mila miliardi di vecchie lire! In sostanza,
i possessori di automobili passano la loro vita a
versare soldi allo Stato, avendone però in cam-
bio decisamente poco in termine di viabilità, di
parcheggi, di controllo del traffico, di sicurezza.
Se vogliamo metterla sul piano personale, ogni
automobilista versa personalmente nelle casse
dello Stato poco più di 2 mila euro all’anno, dei
quali 670 di Iva.
E tutto questo senza nemmeno calcolare il contri-
buto della famigerata tassa extra per i Suv, che ha
scatenato polemiche a non finire. Il salasso dell’u-
tente motorizzato è continuo ed inarrestabile, se si
pensa che per le sole accise sui prezzi dei carbu-
ranti lo Stato – con l’aumento del prezzo del petro-
lio – ha incamerato nel primo semestre dell’anno
in corso un miliardo e 136 milioni di euro in più!
Insomma, per dirla tutta fino in fondo, i 66,1 mi-
liardi di euro che lo Stato ricava come tasse dalle
automobili rappresentano il 18,3% di tutte le en-
trate tributarie. Vale a dire che l’automobilista, in-
cidendo nei ricavi dei tributi per circa un quinto
del totale, è probabilmente il “miglior cliente”
dello Stato italiano. Ma come tale, invece di rice-
vere aiuto, è vessato, accusato di inquinare e di
invadere i centri urbani, gli è proibito di circolare
nei giorni pari e dispari (nonostante abbia pagato
per aver diritto a farlo), gli è inibito l’accesso ai
centri storici, deve impazzire per parcheggiare
perché le amministrazioni lo vedono come il fu-
mo negli occhi e non pensano a risolvere il pro-
blema; subisce code e ritardi, sconta i problemi di
viabilità e gli è chiesto altro denaro per viaggiare
più in fretta sulle autostrade salvo poi non riceve-
re il servizio per cui ha pagato.
Se, facendo un esempio, voi foste il cliente di un
negozio per entrare nel quale vi costringessero a
pagare salato e poi, una volta dentro, vi fosse ini-
bito l’accesso alle sale, agli scaffali, agli spogliatoi
per provare la merce acquistata, riceveste ad ogni
passo insulti dai commessi, non ve ne andreste
sbattendo la porta? Senza tornare mai più?
Gli italiani che usano l’automobile, dunque, so-
no certamente i maggiori contribuenti e lo Stato
dovrebbe esserne ben felice e riconoscente. E in-
vece no, perché c’è una guerra aperta all’auto-
mobile e agli automobilisti. È come dire che si
vuole continuare a mungere una mucca impe-
dendole di alimentarsi.
Forse inavvertitamente, ma con grande capacità
previsionale, alcuni anni fa la tassa di circolazio-
ne fu trasformata – come definizione – in tassa
di possesso: un modo lungimirante per evitare
contestazioni nel momento in cui si sarebbero
chiuse le città al traffico privato. Il possesso, in-
fatti, non ha nulla a che fare con la circolazione e
quindi ogni contestazione su di un balzello paga-
to anche quando non si può circolare è stata
bloccata sul nascere. Perché di questo, gli auto-
mobilisti dovrebbero essere consapevoli: spesso
non è vero che l’auto consente maggiore libertà
di movimento.
I vigili urbani e i cosiddetti “ausiliari del traffico”
(che possono elevare multe solo per infrazioni
da parcheggio nelle zone blu) in realtà lavorano
in gran parte per far affluire denaro nelle casse
dei Comuni e assai meno per snellire il traffico,
questo ormai lo hanno potuto constatare anche i
bambini.
Quando l’italiano acquista una nuova auto, dun-
que, forse non si rende ben conto che la spesa per
divenirne proprietario è quella meno pesante,
perché almeno non è ripetitiva nel tempo. Secon-
do valutazioni elaborate dall’Unrae, il prezzo me-
dio ponderato pagato da chi compra un’automo-
bile è stato, per il 2005 (ultimo dato reperibile) di
18.838 euro. Considerando un uso medio per 6
anni, possiamo dunque aggiungere alla spesa ini-
ziale un costo di esercizio di 4.000 euro suddivisi
fra tassa di possesso, assicurazione Rc auto, car-
burante, pneumatici, manutenzione e riparazio-
ne. Il che significa che dopo cinque anni l’auto-
mobilista avrà speso una cifra addirittura supe-
riore a quella impiegata per l’acquisto di una vet-
tura media.
Tutto questo, se non si spenderanno soldi per la
rimessa notturna, cosa che ormai comporta ci-
fre astronomiche, pari a quelle di un mutuo an-
nuo necessario all’acquisto di un box. A Roma,
tanto per fare un esempio, un box auto costa
quanto costava appena pochi anni fa un mono-
locale in un quartiere residenziale.
Potrà incuriosire sapere che in un confronto tra i
prezzi ed i costi di esercizio in un arco di dieci
anni (analisi sviluppata dalla Leasplan a fine
2005) gli incrementi sono stati inferiori al tasso
inflattivo: i prezzi delle auto sono cresciuti del
24%, i costi di esercizio del 22% (grazie anche
alle garanzie obbligatorie più lunghe) mentre
l’incremento generale dei prezzi, conosciuto co-
me inflazione, è stato del 27,6%. E nell’ottica del
risparmio, non si può non ricordare che le auto
di oggi consumano meno di vetture analoghe so-
lo di pochi anni fa.
Magre consolazioni, perché comunque l’italiano
in automobile è chiamato di continuo a versare
soldi non solo alle casse dello Stato, ma anche ai
riparatori. Questi nel 2005 hanno avuto un fattu-
rato globale di 23 miliardi e 666 milioni di euro,
pari ad una spesa pro capite per ogni automobili-
sta di 717 euro l’anno. Come sempre, le statisti-
che non fanno differenze fra chi in realtà ha speso
magari di più e chi non ha speso nemmeno un
euro; il dato è comunque impressionante.
Parlando di prezzi, poi, basandosi su quello me-
dio indicato dall’Unrae, gli italiani che hanno ac-
quistato lo scorso anno 2.250.000 automobili
hanno speso una somma complessiva di 42 mi-
liardi e 385 milioni di euro. Non si può certo dire
che l’automobile, in Italia, non sia un veicolo
che muove cifre enormi. Questo spiega perché,
quando si tratta di trovare risorse in extremis
con una Finanziaria per raddrizzare i conti dello
Stato, per prima cosa si vanno a tassare le auto-
mobili e chi le possiede.
RISPARMIARE È POSSIBILE
C’è un modo per risparmiare un po’ di soldi co-
me automobilisti. E questo a prescindere dai so-
liti consigli sul modo di guidare senza scatti,
senza violente accelerazioni, senza l’eccessivo
uso delle marce che porta ad una riduzione non
indifferente del consumo di carburante. Valu-
tando bene se il diesel può risultare più conve-
niente in base al chilometraggio annuo percor-
so, riteniamo che già partendo dal modo di pos-
sedere un’automobile vi siano modi per conte-
nere le spese. Le formule di possesso alternativo
di un’auto sono tante.
NOLEGGIO A LUNGO TERMINE
È una formula spesso sconosciuta agli automo-
bilisti. Va considerato come un servizio e con-
sente di poter disporre di una vettura pagando
un canone mensile. Ma quanto elevato? Per una
piccola city car tipo Panda può anche aggirarsi
intorno ai 200-220 euro Iva inclusa al mese,
mentre per una compatta come la Grande Punto
ne occorrono 260-280, sempre Iva compresa.
Il vantaggio del noleggio a lungo termine è che
nella spesa sono incluse la tassa di possesso,
l’assicurazione RC auto e gli interventi in garan-
zia. E ci sono aziende che offrono anche ulteriori
incentivi, come la radio o addirittura il navigato-
re compresi nel prezzo di noleggio.
MEZZA AUTO
Una formula alternativa cui si può ricorrere è
quell’acquisto cosiddetto “mezza auto”. È prati-
cato ormai da moltissime case, sia pure con no-
mi diversi, e consente il pagamento rateale bien-
nale solo di una parte (spesso la metà) del prez-
zo totale, con possibilità di riscatto o di acquisto
di una nuova vettura sempre con lo stesso siste-
ma. La permuta, nel caso della “mezza auto”, se
di buon valore consente poi la definizione di rate
di piccole cifre.
Bisogna invece fare molta attenzione alle offerte
“straordinarie” che illudono con proposte di mi-
ni rate tipo “90 euro al mese”, poiché spesso e
volentieri ci si ritrova a dover pagare un forte an-
ticipo e un forte saldo, i cui importi sono scritti
in corpi piccolissimi sotto alla pubblicità. Sugge-
riamo di leggere con attenzione le indicazioni in
fondo alla pagina pubblicitaria per evitare incau-
ti acquisti.
Un ulteriore modo di contenere la spesa è quella
di orientarsi sull’acquisto di modelli che possa-
no conservare nel tempo il loro valore, che in
gergo commerciale si chiama “valore residuo”.
Non è infrequente, infatti, che il concessionario,
al momento della chiusura della trattativa, non
accetti in permuta o sottovaluti certe vetture.
Carico fiscale sulla motorizzazione in Italia (in milioni di euro) anno 2005
Accisa su carburanti e Iva relativa 32.078
Accisa su lubrificanti e Iva relativa 980
Iva su acquisto vetture, su interventi
di manutenzione/riparazione su veicoli
effettuati da professionisti e sostituzione pezzi
14.800
Iva su acquisto ricambi, accessori e pneumatici
(spese dirette dei privati)2.450
Iva e altre imposte su acquisto autoradio e telefoni 480
Iva su spese ricovero e parcheggi autoveicoli 2.200
Iva e altre imposte su pedaggi autostradali 1.070
IPT (imposta provinciale di trascrizione) 1.210
Tassa di possesso 5.600
Diritti motorizzazione e diritti di registrazione autoveicoli,
concessioni governative e altri tributi minori800
Imposte su premi RC, furto, incendio 4.400
Totale 66.068
Entrate tributarie 360.344
percentuale (%) del carico fiscale
garantito dalle automobili sulle entrate tributarie18,3%