IL MODELLO DI GLASSER PER LA GESTIONE DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI IN CONTESTI EDUCATIVI ADRIANA SABA w w w.obiettivopsicologia.it O b ie ttiv o P sico lo g ia s.r.l. w eb in ar@ o b iettivo p sico lo g ia.it w w w .opson lin e.it w w w .scu olad icou n selin g p sicolog ico.it
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L’analisi funzionale e il modello di Glasser: due strumenti per la gestione dei comportamenti aggressivi in contesti educativi (2^ sessione)
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- modalità attraverso cui si manifesta un comportamento aggressivo e cause principali- Interventi per la gestione dei comportamenti aggressivi- modello a 8 passi di Glasser integrato al problem solving
Ragazzi/bambini che:- Fanno intimidazioni e minacce- Colpiscono e spingono- Danneggiano le cose degli altri- Si pongono in antagonismo- Si arrabbiano facilmente
Classificazione dei livelli di rabbia, aggressività e violenza nei bambini (Price, 1996).- Bambino insofferente/fastidioso/irritante- Bambino testardo/drammatico- Bambino minacciante e l’inizio della dannosità- Bambino «che sta imboccando il sentiero»- Bambino che aggredisce- Bambino violento
Fattori di rischio individualiAnomalie genetiche e neurobiologiche«temperamento difficile»Attribuzione di un’intenzionalità ostile alle azioni dei pariScarsa empatia Incompetenza sociale ed emozionale Distorsioni interpretative Scarso autocontrollo
Fattori di rischio ambientali- Basso livello socioeconomico - Esposizione a modelli aggressivi- Esposizione precoce a coetanei con comportamento aggressivo- Rifiuto del gruppo dei pari
Fanno parte di queste strategie tutti gli strumenti e le tecniche che hanno come finalità quella di insegnare alla persona a mantenere il controllo del comportamento mediante l’autoistruzione cognitiva
Programmi esperienziali di potenziamento di competenze sociali che includono la promozione di capacità cooperative, capacità di risolvere i problemi, competenza emotiva.
Tecniche che si propongono di risocializzare le credenze o gli atteggiamenti. Sono molto adatte per un’applicazione in situazioni di counseling individuale e di gruppo classe.
Modello a 8 passi di Glasser integrato al problem solving1. Coinvolgersi con il ragazzo, manifestare interesse e vicinanza, comunicargli la propria convinzione circa la possibilità di risolvere le difficoltà2. Trattare il comportamento attuale del ragazzo evitando di ricordare le volte in cui ha trasgredito in passato3. Portare il ragazzo a dare un giudizio di valore a ciò che sta facendo
4. Aiutare il ragazzo a elaborare un piano per cambiare il suo comportamento inadeguato (generare soluzioni alternative-valutare le soluzioni-prendere la decisione)5. Ottenere da parte del ragazzo l’impegno a restare fedele al piano prescelto (stabilire «cosa fare», «quando», «chi»)6. Non accettare scuse, né andare alla ricerca dei perché quando un ragazzo fallisce nel mantenere un piano7. Non punire e non criticare il ragazzo per piani interrotti, ma non impedire il verificarsi di conseguenze naturali8. Mai darsi per vinti. Tornare al terzo passo e ricominciare di nuovo
IL MODELLO DI GLASSER APPLICATO AL CASO DI ROBERTO
Sintesi del casoUna volta al giorno, 10 minuti prima del suono della campanella della ricreazione, Roberto si alza dalla sedia senza il permesso dell’insegnante, gira per la classe, prende il cellulare di un compagno e minaccia di gettarlo dalla finestra.
IL MODELLO DI GLASSER APPLICATO AL CASO DI ROBERTO
1. Coinvolgersi con il ragazzo, manifestare interesse e vicinanza, comunicargli la propria convinzione circa la possibilità di risolvere le difficoltà: R. non viene rimproverato dall’insegnante; l’insegnante non crea competizione per il potere. Gli dedica uno spazio di tempo individuale invitandolo ad esprimere i propri bisogni e gli chiede “cosa ti spinge ad alzarti?”, “che cosa pensi di fare o di ottenere con il tuo comportamento?”. R. dice di essere stanco e stufo di stare seduto e di trovare divertente scherzare con i compagni.
2. Trattare il comportamento attuale del ragazzo, evitando di ricordare le volte in cui ha trasgredito in passato: Chiedere esplicitamente a R. di descrivere il suo comportamento “cosa è successo oggi prima della ricreazione?”. R. descrive il suo comportamento.
IL MODELLO DI GLASSER APPLICATO AL CASO DI ROBERTO
3. Portare il ragazzo a dare un giudizio di valore a ciò che stava facendo: L’insegnante fa valutare a R. il proprio comportamento chiedendogli “ciò che fai ti è d’aiuto, ti torna utile? R. risponde si, dicendo che gli è utile per spezzare la routine. L’insegnante chiede a R. se allora il suo comportamento è utile agli altri. Di fronte a questa seconda domanda R. dice che non lo è, in quanto il compagno a cui ha preso il cellulare si innervosisce, gli altri si distraggono e si perde tempo.4. Aiutare il ragazzo a elaborare un piano per cambiare il suo comportamento inadeguato: l’insegnante propone a R. di pensare a modi alternativi di raggiungere ciò che desidera senza interrompere il lavoro di tutti. Insieme stabiliscono che quando R. sente la necessità di alzarsi può avvisare l’insegnante con un cenno e in silenzio per due minuti potrà fare una breve passeggiata. Se poi tornato a posto non riuscisse proprio più a seguire avrà l’autorizzazione di chiudere gli occhi e pensare ad altro.
IL MODELLO DI GLASSER APPLICATO AL CASO DI ROBERTO
5. Ottenere da parte del ragazzo l’impegno a restare fedele al piano prescelto: una volta presa la decisione l’insegnante esplora ogni timore o riserva prima che R. si assuma un impegno. “Pensi che questo sia fattibile?”, “Hai qualche dubbio?”. R. non ha dubbi e appare contento di questa decisione. L’insegnante stringe la mano di R. per suggellare l’accordo. Per concordare l’inizio della messa in atto del piano l’insegnante chiede a R.: “Quando credi di poter cominciare?” e scelgono un giorno per fare una prima verifica dell’andamento. Inoltre l’insegnante stabilisce con R. cosa potrebbe succedere se il piano non venisse messo in atto: “che ne dici di stabilire una norma rispetto al nostro piano? Se non dovessi prestare fede all’impegno cosa potrebbe accadere?”. R. stesso dice che potrebbe poi non fare la ricreazione e rimanere in classe anzichè uscire in cortile. 6. Non accettare scuse, né andare alla ricerca dei perché quando un ragazzo fallisce nel mantenere un piano; cercare di capire cosa sta accadendo: se R. non rispettasse il piano concordato l’insegnante potrebbe dirgli: “Sono dispiaciuto ma non scoraggiato in quanto oggi non hai mantenuto il tuo impegno. Come sarà domani? “Cosa puoi fare per stare entro il piano che ti sei prefissato?”.
IL MODELLO DI GLASSER APPLICATO AL CASO DI ROBERTO
7. Non punire e non criticare il ragazzo per piani interrotti, ma non impedire il verificarsi di conseguenze naturali: senza muovere critiche nei confronti di R., l’insegnante gli ricorda la norma stabilita e fa in modo che si metta in atto la conseguenza stabilita.8. Mai darsi per vinti. Tornare al terzo passo e ricominciare di nuovo.L’insegnante non si scoraggia ma crede e sostiene R. nella possibilità di cambiare il suo comportamento.
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