22 ottobre 1943 [WWW.AVVOCATOSALVATOREPICCOLO.IT] Avv. Salvatore Piccolo – riproduzione riservata –www.avvocatosalvatorepiccolo.it Pag. 1 L’eccidio del 22 ottobre 1943. Appunti e fatti di tragici avvenimenti. Ricorre quest’anno il 74 anniversario dell’eccidio nazista di Sparanise. Il 22 ottobre del 1943 , infatti, 39 nostri concittadini furono passati per le armi in due diversi eccidi. Una prima esecuzione venne effettuata in località campo francese, grosso modo nel luogo dove tutt’ora esiste un monumento dedicato alle vittime, ed una seconda in località pezza . Tutte le vittime erano state catturate in seguito a rastrellamenti tedeschi effettuati principalmente nelle campagne adiacenti Sparanise, alcuni in territorio della vicina Francolise. A distanza di oltre settant’anni diverse sono state le ipotesi che hanno portato a spiegare le ragioni dell’eccidio, senza tuttavia mai arrivare alla certezza storica delle motivazioni dell’esecuzione. Per comprendere bene gli accadimenti occorre evidenziare il quadro militare all’epoca dei fatti. Sparanise e la confinate Francolise erano ubicate tra le linee difensive tedesche Viktor e Barbara. Sparanise rappresentava uno snodo di importanza strategica, sia dal punto di vista ferroviario (linea Roma-Napoli, via Cassino e linea Sparanise-Gaeta), sia stradale (statali Appia e Casilina). Lo scalo ferroviario di Sparanise era all’epoca snodo cruciale per i collegamenti ferroviari tra l’altro casertano ed il sud del Lazio sia sul versante interno che sul versante pontino per la presenza di due distinte linee ferroviarie, oltra alla tutt’ora in esercizio linea Roma-Napoli via Cassino, Sparanise era anche Capolinea della ferrovia Sparanise- Gaeta , poi dismessa negli anni 60. La stazione ferroviaria venne quindi pesantemente utilizzata durante tutto il periodo di occupazione tedesca. Dopo l’otto settembre i tedeschi organizzarono un “centro di raccolta di prigionieri” (Armee-Gefangenensammelstelle), nel quale vennero ammassati centinaia di civili rastrellati nella provincia napoletana e dopo la liberazione di Sparanise avvenuta il 23 ottobre 1943 la stazione di Sparanise venne usata come importante centro
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L’eccidio del 22 ottobre 1943. Appunti e fatti di tragici ......Appunti e fatti di tragici avvenimenti. ... alcune fotografie dell’epoca. Sotto questo profilo è spiegabile la
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L’eccidio del 22 ottobre 1943. Appunti e fatti di tragici avvenimenti.
Ricorre quest’anno il 74 anniversario dell’eccidio nazista di Sparanise. Il 22 ottobre del
1943 , infatti, 39 nostri concittadini furono passati per le armi in due diversi eccidi. Una
prima esecuzione venne effettuata in località campo francese, grosso modo nel luogo dove
tutt’ora esiste un monumento dedicato alle vittime, ed una seconda in località pezza .
Tutte le vittime erano state catturate in seguito a rastrellamenti tedeschi effettuati
principalmente nelle campagne adiacenti Sparanise, alcuni in territorio della vicina
Francolise. A distanza di oltre settant’anni diverse sono state le ipotesi che hanno portato a
spiegare le ragioni dell’eccidio, senza tuttavia mai arrivare alla certezza storica delle
motivazioni dell’esecuzione. Per comprendere bene gli accadimenti occorre evidenziare
il quadro militare all’epoca dei fatti. Sparanise e la confinate Francolise erano ubicate tra
le linee difensive tedesche Viktor e Barbara. Sparanise rappresentava uno snodo di
importanza strategica, sia dal punto di vista ferroviario (linea Roma-Napoli, via Cassino e
linea Sparanise-Gaeta), sia stradale (statali Appia e Casilina). Lo scalo ferroviario di
Sparanise era all’epoca snodo cruciale per i collegamenti ferroviari tra l’altro casertano ed
il sud del Lazio sia sul versante interno che sul versante pontino per la presenza di due
distinte linee ferroviarie, oltra alla tutt’ora in esercizio linea Roma-Napoli via Cassino,
Sparanise era anche Capolinea della ferrovia Sparanise- Gaeta , poi dismessa negli anni 60.
La stazione ferroviaria venne quindi pesantemente utilizzata durante tutto il periodo di
occupazione tedesca. Dopo l’otto settembre i tedeschi organizzarono un “centro di
raccolta di prigionieri” (Armee-Gefangenensammelstelle), nel quale vennero ammassati
centinaia di civili rastrellati nella provincia napoletana e dopo la liberazione di Sparanise
avvenuta il 23 ottobre 1943 la stazione di Sparanise venne usata come importante centro
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di invio di materiali e risorse a sostegno delle battaglie che si combatterono per la
conquista di Montecassino, avvenuto dopo furiosi combattimenti molto tempo dopo la
liberazione di Sparanise. Durante questo periodo la stazione divenne anche un primo
presidio ospedaliero di soccorso per i militari colpiti al vicino fronte, come testimoniano
alcune fotografie dell’epoca. Sotto questo profilo è spiegabile la circostanza che Sparanise
venne pesantemente colpita da bombardamenti alleati nel mese di settembre ed ottobre
del 1943, con bombardamenti mirati , ma la stazione ferroviaria e le infrastrutture collegate
non vennero distrutte. Un feroce bombardamento invece cambiò per sempre la
microgeografia della zona perché la chiesetta, risalente all’anno 1000, dedicata al Santo
patrono, San Vitaliano, vicinissima alla stazione ferroviaria venne completamente rasa al
suolo. Si trattava di una chiesetta di particolare interessa storico, con una porticato di
accesso ben realizzato, che aveva la porta di ingresso rivolta verso il paese con spazio
retrostante , all’altezza della cavità absidale, rivolto alla stazione . La stazione godeva di
una villetta al servizio dei viaggiatori di particolare pregio e dalla piazza antistante la
stazione era possibile scendere verso via Fornace. Da sempre la zona della stazione ha
avuto importanti visitatori, da Garibaldi che dopo aver desinato frugalmente sotto il
portico della chiesetta, decise di passare in quel luogo la notte tra il 26 ed il 27 ottobre
1860, Giuseppe Mazzini che nel 1870 vi giunse in treno appena liberato dal carcere di
Gaeta, sino ad arrivare ad Antonio Gramsci che vi arrivò prima della prigionia fascista. La
realtà attuale è radicalmente diversa e quella zona è stata completamente cambiata per
effetto dei bombardamenti alleati. La chiesetta distrutta venne ricostruita negli anni 60, ma
con materiali scadenti e senza osservare il vecchio progetto, l’ingresso della chiesa venne
traslato , mentre lo spazio un tempo occupato dal porticato è in parte dedicato a villetta
comunale con l’apposizione di monumenti e lapidi ed in parte, purtroppo, deturpato dalla
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presenza di una cabina ENEL di trasformazione dell’energia elettrica. Nonostante
approfondite ricerche, per una sorta di rimozione collettiva, nessuno sparanisano conserva
una fotografia della chiesetta dell’epoca. Un pittore locale ha tentato di rappresentare la
chiesa basandosi esclusivamente sui ricordi tramandati.
Tornando a qui tragici eventi è pacifico che Sparanise fosse interessata, soprattutto a far
data dai principi del mese di ottobre del 1943, da eventi militari. Una foto recentemente
ritrovata, con biglietto di accompagnamento e scattata dai militari inglesi in Francolise e
che reca la data di spedizione del 16/11/1943 ma che è stata scattata sicuramente entro la
seconda decade di ottobre, dimostra come il territorio tra Sparanise e Francolise ,
attraversato dal fiume Savone fosse un campo di battaglia , oggetto di colpi di artiglieria
da parte degli inglesi attestati sulle alture di Francolise contro i tedeschi evidentemente
asserragliati nelle campagne tra Sparanise, Francolise e Montanaro.
D’altra parte i bombardamenti aerei del settembre 1943 (con la distruzione della chiesetta)
erano il prologo militare all’azione via terra.
In effetti i tedeschi avevano predisposto importanti linee difensive a sostegno della
principale linea Gustav che aveva come caposaldo proprio Cassino, le linee Viktor ,
Barbara e Reinhard. I comandi tedeschi avevano ben chiaro sin dall’inizio delle operazioni
militari in Campania in seguito allo sbarco di Salerno ed alla risalita che la vera linea
difensiva era la Gustav e Cassino in particolare, sormontata dall’abbazia di Montecassino.
Le altre linee poste a sud della valle del liri tra il basso lazio e l’altro casertano servivano a
rallentare il più possibile l’avanzata ed a convogliare le truppe alleate il più possibile
esattamente nel luogo prescelto per la difesa, Cassino ed i monti dell’altro Casertano con la
linea Reynard.
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A dimostrazione di quanto affermato è noto quanto accaduto nelle giornate del 14 e 15
ottobre 1943 a Montecassino, (Emilio Pistilli, la battaglia di Cassino, libreria editrice
antonio lamberti 1999, pag.44 e ss). La cittadina ciociara , aveva iniziato a subire dal 10
settembre importanti bombardamenti alleati, cosi come d’altra parte diverse altre cittadine
delle altre linee difensive tedesche, bombardamenti alle strutture di trasporto e militari ,
ma che intensificandosi andavo a colpire sempre più la popolazione civile che tendeva a
disperdersi, nascondendosi nella campagne , al fine di evitare la deportazione in campi di
lavoro forzato in Germania. Il 14 ottobre 1943 in mattinata si presentano alle porte
dell’abbazia di Montecassino, provenienti dal comando di Teano, occupata ancora dai
tedeschi per effetto della tenuta delle linee difensive a ridosso anche delle cittadine calene,
e inviati dal tenente generale Conradt, comandante della divisione corazzata Göring, il
capitano medico Massimiliano Giovanni Becker e il tenente colonnello Julius Schlegel per
invitare l’abate a disporre il trasporto in luogo sicuro del prezioso archivio e del tesoro
dell’abbazia visto l’avvicinamento del teatro di guerra a Montecassino. Da parte dei
monaci, indecisi e diffidenti, si frappongono difficoltà, come la mancanza di
autorizzazioni dello Stato italiano, visto che tutto il patrimonio dell’abbazia è proprietà
dello Stato e che i monaci ne sono solo custodi. Gli ufficiali assicurano di assumersi tutte le
responsabilità nei confronti dello Stato italiano essendo già d’accordo con il Ministero
dell’Educazione Nazionale per la consegna del prezioso materiale allo stesso Stato italiano.
Il 15 ottobre 1943 i due ufficiali tedeschi ritornano a Montecassino annunciando che la
situazione militare è peggiorata e che quindi è assolutamente urgente effettuare il
trasporto del patrimonio abbaziale in luogo sicuro e far sgomberare il monastero dalle
persone che vi risiedono (monaci e rifugiati civili). Essi stessi requisiscono gli operai
necessari per provvedere all’imballaggio di tutto il materiale e forniscono legname già
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tagliato su misura e pacchi di chiodi. Tra le cose da trasferire figura anche il tesoro di S.
Gennaro di Napoli ed il monetario di Siracusa, depositati nel monastero per ordine dei
Reali, fiduciosi che il sacro sito non dovesse subire le violenze della guerra. I monaci
ottengono di portar via, a titolo di bagaglio personale, tutto quanto figura come proprietà
privata dell’abbazia; fra tali cose vengono inseriti anche alcuni dei codici più preziosi
dell’archivio, per avere la certezza che non vadano trafugati. Si decide anche che insieme
alle casse vadano a Roma, sugli autocarri tedeschi, le monache Benedettine, le suore di
Carità e le suore Stimmatine con le loro orfanelle. Il 17 ottobre 1943 i primi autocarri
tedeschi partono, con il prezioso carico, alla volta di Roma, il “trasloco” durerà diverse
giorni.
La vicenda testimonia perfettamente il fatto che i vertici militari tedeschi impegnati
nell’alto casertano avevano già a far data dal 14 ottobre, data in cui decidono di procedere
all’evacuazione dell’abbazia di Montecassino, deciso l’abbandono della linee difensive
Viktor e Barbara, quest’ultima prevedeva come caposaldo la cittadina di Teano, e
temevano una repentina avanza alleata a ridosso di Montecassino entro breve tempo.
Invece poi soprattutto la linea difensiva Reinhard tra le cittadine di Mignano e San Pietro
Infine resistette per molto tempo , inchiodando gli alleati con la successiva linea Gustav
per tutto l’inverno del 1943 sino alla primavera del 44.
Il sistema di linee difensivo tedesco a sostegno della line Gustav era dunque fatto di tre
linee difensive. Oltre alla naturale linea del Volturno che venne superata dagli alleati nel
consueto tratto tra Triflisco e Caiazzo il 12 ottobre 1943. Consueto perché nella storia della
provincia di Caserta già in passato ogni occupazione militare era passata per il Volturno
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ed anche in passato, ad esempio nel 1860 all’epoca di Garibaldi, il Volturno apriva le porte
verso il centro Italia proprio nel tratto tra Triflisco e Caiazzo.
La linea Reinhard ( o Bernahardt), a differenza delle altre linee difensive costruite dai
tedeschi in Italia, non si estendeva da est ad ovest attraversando la penisola, ma consisteva
in una serie di salienti della linea Gustav nella regione di Montecassino, comprendente la
città di San Piesca. Passava per la vetta del monte Camino, monte la Remetanea e monte
Maggiore, nel territorio di rocca d'Evandro, e monte Sambucaro, che sta al confine fra le
tre regioni del Lazio, Molise e Campania.
In questo quadro militare Sparanise si trovava in pieno teatro bellico proprio , come detto,
a far data dai principi di settembre del 1943. Momento iniziale di pesanti bombardamenti
che fecero diverse vittime civile.
Ricordiamo che nella vicina Napoli i tedeschi al comando del famigerato colonello Scholl,
il cui nome divenne proverbiale ( ancora oggi i napoletani usano dire “scoll n’front” per
attestare una situazione di estrema difficoltà), avevano imposto pesanti ordini alla
popolazione civile ritenendo il territorio teatro di guerra. Evacuazioni, consegna di armi, e
addirittura un servizio di lavoro obbligatorio al quale erano chiamati tutti i napoletani di
sesso maschile in età adulta. Lo stesso Scholl nei suoi proclami definiva le misure adottate
come draconiane ed annunciava l’immediata fucilazione in caso di inosservanza. Così per
esempio era prevista l’immediata fucilazione per i cittadini che non ottemperando
all’ordine di evacuazione fossero stati trovati sui posti da evacuare. Tali proclami traevano
legittimazione da una complessa disciplina giuridica di guerra in base alla quale chiunque
si trovasse sul teatro di battaglia era un possibile nemico. Il punto era che in quei terribili