L’ADDA LODI LE ALLUVIONI LA DEGENERAZIONE DI UN FIUME SI MANIFESTA PRIMA CON LE ESONDAZIONI E POI CON LE ALLUVIONI E LE SICCITA’ QUALE CURA L’ADDA SI ASPETTA DALL’UOMO CHE VIVE SUL TERRITORIO CHE ATTRAVERSA ? E’ MEGLIO UNA CURA A BASE DI ARGINI ARTIFICIALI O UNA CURA A BASE DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE ? REPORT a cura dell’Ing. Giuseppe IUELE Luglio 2004
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L’ADDA
LODI
LE ALLUVIONI LA DEGENERAZIONE DI UN FIUME SI MANIFESTA PRIMA CON LE ESONDAZIONI E POI CON LE ALLUVIONI E LE SICCITA’ QUALE CURA L’ADDA SI ASPETTA DALL’UOMO CHE VIVE SUL TERRITORIO CHE ATTRAVERSA ? E’ MEGLIO UNA CURA A BASE DI ARGINI ARTIFICIALI O UNA CURA A BASE DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE ? REPORT a cura dell’Ing. Giuseppe IUELE Luglio 2004
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INDICE PREMESSA pg. 1 MORFOLOGIA ED ASSETTO IDROLOGICO - IDRAULICO DELL’ADDA NEL TRATTO DI INTERESSE DA TREZZO SULL’ADDA ALLA CONFLUENZA CON IL FIUME PO
MORFOLOGIA ASSETTO IDROLOGICO ED IDRAULICO CRITICITA’ MORFOLOGICHE
pg. 6pg. 10 pg. 11
TENDENZA MORFOEVOLUTIVA DELL’ADDA
pg. 12
L’ADDA NEL TERRITORIO DI LODI – ASSETTO IDROLOGICO ED IDRAULICO. LE CRITICITA’
pg. 14
CONSIDERAZIONI IDROLOGICHE ED IDRAULICHE SULLA PIENA DEL NOVEMBRE 2002
pg. 20
L’IPOTESI DI ESECUZIONE DI UN INTERVENTO DI MANUTENZIONE IDRAULICO FORESTALE ISPIRATO AL DETTATO DEL D.P.R. 14/04/1993 pg. 22 LA SEZIONE MINIMA DI DEFLUSSO pg. 23 PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO DI DIFESA IDRAULICA CANDIDATO DAL COMUNE DI LODI E DI UN INTERVENTO ALTERNATIVO DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE EX D.P.R. 14/04/1993 pg. 33 PROGETTO DI DIFESA IDRAULICA CANDIDATO DAL COMUNE DI LODI pg. 34 INTERVENTO DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE DELL’ALVEO EX D.P.R. 14/04/1993 pg. 35
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PREMESSA
La presente relazione si prefigge di realizzare un report sullo stato idrologico ed idraulico
dell’Adda a Lodi, tratto tristemente assurto agli onori della cronaca a seguito dell’alluvione del
26 e 27 novembre 2002.
Per dovere di informazione, premesso il pluriennale esercizio professionale nel settore
dell’idrologia e della idraulica fluviale, allo scrivente preme evidenziare le principali motivazioni
che lo hanno portato ad interessarsi, tra le altre, dell’alluvione di Lodi :
in primis, la stanchezza ed insoddisfazione nel limitarsi ad apportare il proprio contributo di
solidarieta’ alle persone alluvionate solo attraverso un versamento di c.c.p.;
in secundis, il civico ed irrimandabile convincimento che e’ ormai tempo di attivarsi per
riportare la discussione e l’analisi delle problematiche connesse all’assetto idrologico ed
idraulico dei bacini imbriferi d’Italia su un piano rigorosamente tecnico e scientifico, ed in
quanto tale, assolutamente scevro da contaminazioni e precostituzioni ideologiche troppo
lontane e per troppo tempo imperanti sulla scienza idraulica ed idrologica e finanche sul
metodo galileiano di analisi dei fenomeni.
Per essere immediati e concreti, prima di entrare nel merito di valutazioni tecnico-scientifiche,
che potrebbero dare adito a credere che la comprensione dei dissesti idrologici ed idraulici dei
bacini imbriferi sia appannaggio dei soli degli addetti ai lavori, si pongono le seguenti domande
che da sole danno contezza dei fenomeni e fugano i pregiudizi e le irrazionalita’ che imperano da
troppi anni in materia, ed anche tra gli addetti ai lavori.
Poniamo solo per un attimo l’attenzione sul quadro sinottico di seguito riportato relativo alle
alluvioni che si sono verificate dal 1951 ad oggi.
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11 alluvioni e 603 vittime in 37 anni (1951 / 1987) 14 alluvioni e 232 vittime in 16 anni (1988 / 2003) DOMANDA ?
e’ credibile ritenere che un incremento cosi’ esponenziale dei fenomeni alluvionali negli ultimi 15 anni sia da imputare solo alle famigerate variazioni meteoclimatiche ?
e’ credibile ritenere, e far credere, che le variazioni meteoclimatiche (che nulla hanno che vedere con il modo di dire “… non esistono piu’ le mezze stagioni…”), possano manifestarsi in qualche lustro quando di solito si concretizzano in archi temporali assimilabili a quelli geologici ?
Data Luogo Vittime 1951 Calabria 100 morti
Veneto - Rovigo (Polesine) 89 morti 1954 Campania - Salerno 300 morti 1966 Toscana -Firenze 35 morti 1968 Piemonte - Biellese e Astigiano 72 morti 1970 Liguria - Genova 25 morti 1976 Sicilia - Trapani 13 morti 1978 Piemonte -Val d' Ossola 18 morti 1982 Toscana - Massa Carrara 1986 Sardegna - Cagliari e Sulcis 5 morti 1987 Valtellina - Morigone e S.Antonio 53 morti 1991 Toscana - zona di Firenze e Pistoia 1993 Liguria - Genova - Savona 2 morti 1994 Piemonte - Liguria 68 morti 1996 Toscana - Versilia e Garfagnana 1996 Calabria - Crotone 6 morti 1998 Campania - Sarno e Quindici (Campania) 147 morti 2000 Calabria - Soverato 13 morti
Piemonte e Liguria Valle d’Aosta - Fenis, Nus, Velle del Lys
2002 Lombardia - Lodi 2003 Molise
Campania - Scafati
Friuli Venezia Giulia - Comuni di Chiusaforte, Dogna, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resiutta e Tarvisio
Puglia - Palagiano 2 morti
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ed ancora :
non sara’ che il reticolo idrografico, alla stregua del sistema arterioso di un vecchio avvezzo agli abusi alimentari, agli abusi alcoolici ed al fumo e’ talmente scheloritizzato ed intasato di colesterolo da non reggere la minima sovrappressione o sforzo senza che si manifesti un aneurisma od un infarto ?
esiste in natura qualcosa che e’ in grado di svolgere il proprio “mestiere” in modo immutato nel tempo senza aver bisogno di interventi di manutenzione ?
non sara’ che gli alvei del reticolo idrografico sono stati tanto trascurati, ristretti e privati di qualsiasi minima manutenzione da divenire con il tempo, alla stregua delle arterie intasate di colesterolo, insufficienti a garantire il corretto e compatibile deflusso delle portate di piena ?
Se teniamo il discorso sgombro da elucubrazioni affette da :
• mode scientifiche ed ideologiche del momento;
• condizionamenti mentali aprioristici e rigidi;
• condizionamenti economici contingenti, ed utilizziamo il metodo galileiano dell’osservazione dei fenomeni, possiamo sicuramente
individuare le cause, i meccanismi e le leggi che governano i fenomeni stessi.
Per fare questo non possiamo che partire dalla osservazione degli effetti che il “ciclo eterno delle
acque” [evaporazione, condensazione, precipitazione, corrivazione] produce, fisicamente ed
energeticamente, sul territorio in termini di modellazione.
Cio’ posto, se rispolveriamo gli studi del piu’ grande genio che l’umanita’ abbia mai espresso
sino ad oggi e ne leggiamo il Codice Leicester (ex Codice Hammer) “studi di idraulica e moti
dell'acqua (1504-1506)” - canalizzazione dei fiumi e bonifica di paludi ed acquitrini in
Francia”, scopriamo che l’autore, LEONARDO DA VINCI a.d. 1452-1519, da par suo, postulo’
e stigmatizzo’, gia’ nel 1500, l’intera fenomenologia della modellazione territoriale ad opera del
ciclo eterno delle acque affermando, con la capacita’ di sintesi tipica dei grandi scienziati, che
“…l’acqua disfa li monti e riempie le valli ...”.
Per cogliere la portata di tale postulato
basta osservare il disegno affianco
riportato.
Il sistema tende ad evolvere sempre piu’
verso una configurazione a minima
energia potenziale totale, ovvero tende
ad erodere a monte e a depositare a valle
sino quando a non saranno azzerati i
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differenziali energetici esistenti tra i monti e le valli e l’acqua non scendera’ piu’ dai monti al
mare perche’ non esisteranno piu’ i monti e tutto sara’ una palude o un acquitrinio in prossimita’
del mare ed un deserto verso l’interno.
Questa e’ la tendenza naturale del sistema ! e qualcuno potrebbe dire che la natura deve fare il
suo corso! Va bene ! Giusto !
Ma puo’ l’uomo permettersi di assecondare questa tendenza naturale ?
E poi, non e’ altrettanto naturale e doveroso che l’uomo si adoperi per preservare il suo
territorio?
CHIEDIAMOCI ALLORA :
quale e’ il destino delle belle montagne, delle verdi pianure golenali, delle strade, dei ponti e delle citta’ come Firenze, Roma, Venezia, Amsterdam, etc. ?
e’ ancora pensabile di lasciare i reticoli idrografici alla loro “naturale” evoluzione stante il degrado idrogeologico che affligge tutta l’Italia e l’esponenziale susseguirsi di alluvioni ?
e’ procrastinabile l’avvio di interventi tendenti a preservare i territori a monte e le opere costruite a valle per sottrarle alla crescente entropia dovuta alla incessante modellazione ad opera del sistema energetico naturale ?
se e’ vero che in natura “nulla e’ per sempre”, e’ giunto o no il tempo di affrontare le problematiche di riassetto idrogeologico recuperando il saggio principio della manutenzione del territorio ?
Il seguente schema a blocchi sintetizza la filosofia tecnica degli interventi da realizzare.
PROBLEMI DI SALVAGUARDIA E TUTELA DEL TERRITORIO
forestazione a monte per preservare le opere dell’uomo e ridurre l’erosione del suolo e gli apporti solidi verso valle
restituzione ai fiumi della loro funzione di drenaggio del bacino idrografico
sistemazione e riassetto idrogeologico
conservazione e valorizzazione del patrimonio
forestale
MANUTENZIONE DEL TERRITORIO
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in altri termini, si vuole dire che :
I BOSCHI DEVONO FARE I BOSCHI ED I FIUMI DEVONO FARE I FIUMI
entrambi per la salvaguardia del territorio e perche’ i fiumi possano ritornare a svolgere la loro funzione di drenaggio del bacino
idrografico non occorre sollevare argini che accentuano la loro pensilita’ e riducono la loro
funzione di drenaggio ma solo assicurare al loro alveo una idonea sezione minima di
deflusso capace di contenere in alveo le portate di piena.
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MORFOLOGIA ED ASSETTO IDROLOGICO - IDRAULICO DELL’ADDA NEL TRATTO DI INTERESSE DA TREZZO SULL’ADDA ALLA CONFLUENZA CON IL FIUME PO Sebbene i reports debbano essere uniformati al principio della sintesi, l’analisi del fenomeno
“alluvione a Lodi” abbisogna di un, seppur rapido, inquadramento morfologico ed idrologico-
idraulico dell’Adda, almeno nel suo tratto da Trezzo sull’Adda alla confluenza con il Fiume Po.
MORFOLOGIA Muovendo da Trezzo sull’Adda a valle, in corrispondenza di Cassano d’Adda, la pendenza
media dell’alveo subisce una significativa riduzione passando dal 5 ‰ a circa il 2.9 ‰.
L’Adda in questo tratto perde la sua caratteristica pedemontana ed assume definitivamente una
morfologia valliva caratterizzata da un andamento fortemente meandriforme “giovane ed
instabile”.
Per appurare che l’Adda e’ un fiume “giovane ed instabile” basta ricordare, a memoria d’uomo,
i suoi cambiamenti d’alveo come quelli conseguenti alla piena del 1976 durante la quale si
verifico’ il salto del meandro di Soltarico.
E’ sufficiente uno sguardo, anche non particolarmente approfondito, alla cartografia tecnica per
verificare che il territorio, tra Cassano d’Adda ed il Po, riporta ancora il segno di meandri
recentemente abbandonati (recenti sia nella scala geologica che non).
Non e’ un caso che la stessa densita’ e distribuzione di centri urbani intorno all’Adda, a far capo
da Cassano, subisca una significativa riduzione.
Gli antichi facevano tesoro dell’esperienza quando sceglievano un sito dove fondare un nuovo
centro abitato! Ma ora i centri urbani e le infrastrutture ci sono e vanno preservate!
Il fatto che l’Adda abbia recentemente abbandonato piu’ volte il proprio alveo (cfr. cartografia
tecnica dal 1889 ad oggi) sta a dimostrare, ove la verifica diretta on site non lo dimostrasse gia’
abbondantemente, che vi sono apporti solidi (dovuti principalmente al Brembo) ed una capacita’
di trasporto significativi e tali da conferire al fiume un assetto sovralluvionato e,
conseguentemente, una spiccata tendenza a cambiare sovente il proprio alveo.
Del resto, come si vedra’ in appresso, lo stesso andamento sinusoidale della pendenza media,
scendendo da Trezzo sull’Adda a Lodi, a Pizzighettone, alla confluenza con il Po e, non meno i
fenomeni di scour, ad esempio in corrispondenza del ponte di Lodi, confermano che e’ in atto un
fenomeno di avanzamento degli apporti solidi, quindi del sovralluvionamento, a treni d’onda (a
duna o a spira di serpente che dir si voglia) [fenomeno tipico delle correnti lente ed affine a quello
che si verifica nei canali a forte pendenza con i treni d’onda frangenti – roll waves –].
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Si richiama l’attenzione su questo fenomeno di avanzamento degli apporti solidi, tipico dei fiumi
nella parte valliva del loro sviluppo, in
quanto e’ di fondamentale importanza per
inquadrare il fenomeno di trasporto solido
e per risolvere la inutile diatriba tra chi
sostiene che i fiumi negli ultimi anni si
sono incassati e chi sostiene, invece, che i
fiumi sono fortemente sovralluvionati.
I primi fondano il loro convincimento sulla osservazione dello scalzamento delle fondazioni dei
ponti e delle difese spondali; i secondi fondano il loro convincimento sulla osservazione,
altrettanto evidente, dei sovralluvionamenti presenti in alveo.
A riguardo, premesso che le regole geotecniche e Terzaghi, uno dei padri della geotecnica,
consigliano che il piano di spiccato delle fondazioni dei ponti sia individuato ad una profondita’
pari ad almeno 4 volte il massimo sovralzo di piena storicamente verificatosi (e sono rari i casi
in cui cio’ sia stato fatto, ovvero sono troppo frequenti i casi in cui i ponti sono stati fondati
direttamente sui sovralluvionamenti recenti), il fenomeno di avanzamento degli apporti solidi a
treni d’onda spiega e risolve l’arcana diatriba.
Infatti a monte dei ponti, i detriti in avanzamento tendono ad accumularsi per effetto della
diminuzione dell’energia cinetica della corrente conseguente all’effetto invaso e,
contemporaneamente, l’accrescimento degli accumuli fa si’ che la pendenza della linea di
talweg, in prossimita’ dei ponti, aumenti.
L’aumento della pendenza della linea di talweg, unitamente poi ai fenomeni di accelerazione
locale della corrente in corrispondenza della strizione, produce l’incremento localizzato dei
fenomeni di scour per tutto il tratto che va dal ponte sino alla sezione (tratto piu’ o meno esteso a
secondo delle condizioni idrauliche di deflusso) in cui il moto della corrente, dissipati i fenomeni
di moto vario, (prima accelerato e poi ritardato) riprende ad essere uniforme.
Quindi in tutto questo tratto di fiume, a far capo dal ponte, l’alveo per effetto dello scour tende
ad incassarsi ed ovviamente a scalzare le fondazioni del ponte e nel mentre cio’ avviene a valle,
dove la corrente riprende a essere quella di moto uniforme, gli inerti provenienti dallo scour
sedimentano e generano un nuovo sovralluvionamento che, non appena aumenta l’energia
cinetica della corrente (ad esempio durante una piena), prende a muoversi e a generare un nuovo
treno d’onda di inerti in avanzamento verso valle.
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Detto questo e fissato che i treni d’onda di avanzamento degli accumuli da sovralluvionamento
conferiscono alla linea di talweg un andamento sinusoidale che, nel piano verticale, tende a
smorzarsi man mano che si passa da monte verso valle, appare anche piu’ facile individuare sia
la linea di talweg di equilibrio di un dato fiume (profilo di equilibrio idrologico del fondo alveo)
e sia capire perche’ Terzaghi suggerisce di individuare il piano di posa delle fondazioni di un
ponte ad una profondita’ pari a 4 volte il massimo sovralzo di piena storicamente verificatosi.
Il disegno di seguito riportato chiarisce la dinamica di avanzamento dei treni d’onda degli
accumuli da sovralluvionamento in alveo e chiarisce anche perche’ la valutazione del
sovralluvionamento di un fiume non puo’ essere fatta assumendo a base dell’osservazione i plinti
scalzati di un ponte, soprattutto se mal fondato.
Il sovralluvionamento di un fiume va invece valutato guardando le sezioni trasversali e la linea di
talweg e se queste sono idonee a garantire corrette condizioni di deflusso, assegnate che siano le
portate di piena.
abnorme treno d’onda in sponda dx tra la localita’ Caccialanza e Belgiardino
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Si intuisce che anche nella ipotesi di azzeramento degli apporti solidi da monte, la assenza di
idonee sezioni minime di deflusso produrrebbe, sempre, corrivazioni anomale della corrente
idraulica quindi, instabilita’ della linea di talweg, quindi formazione di treni d’onda di
avanzamento degli accumuli da sovralluvionamento.
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ASSETTO IDROLOGICO ED IDRAULICO Senza risalire sino a Canonica d’Adda, o ancor piu’ a nord, ma limitandosi a svolgere un’analisi
del reticolo idrografico a far capo da Cassano d’Adda, salta immediatamente all’occhio che
l’Adda presenta uno schema idrografico singolare e complesso.
Basti pensare che tra canali, rogge e roggiole, tombe, sifoni etc., l’intero territorio e’
caratterizzato da un dedalo di aste che, sebbene nate per assicurare l’irrigazione dei terreni del
lodigiano, del cremasco e del cremonese, di fatto costituiscono un reticolo idrografico talmente
fitto e complesso da non poter essere assolutamente sottovalutato, o peggio ignorato, laddove si
volesse fare uno studio idrologico ed idraulico dell’Adda finalizzato alla determinazione del
rischio alluvione ed alla delimitazione delle fasce di esondazione.
Per richiamare qualcuno dei canali piu’ famosi basti pensare a :
canale Muzza, che origina all’altezza di Cassano d’Adda in sponda dx e scende per circa 39
Km verso Lodi dando origine a oltre 72 rogge principali da cui dipartono a loro volta un
complesso di canali per uno sviluppo di oltre 170 Km. Tra questi il canale Belgiardino che
recapita in Adda a nord di Lodi nell’omonima localita’ e da cui dipartono la roggia Valentina,
la roggia Gisora e la roggia Gaetana che attraversano Lodi e, piu’ a sud, direttamente dalla
Muzza, la roggia Molina che attraversa anch’essa Lodi.
canale Vacchelli che origina in localita’ Marzano nel comune di Merlino e corre a nord di
Lodi in direzione Ovest-Est e che pur se realizzato per irrigare il cremasco ed il cremonese,
comunque da’ origine a innumerevoli canali e rogge alcune delle quali dirigono anch’esse
verso Lodi (vedi roggia Squintana che lambisce Revellino e Casina Nuova a Lodi, la roggia
Villana e la roggia Mozzanica che riconfluisce in Adda in sponda sx prima del ponte di
Lodi).
canale Ritorto derivato anch’esso a Cassano d’Adda in sponda sx. e che da’ origine alla
roggia Cremasca.
Non susciti meraviglia il sapere che detto dedalo di canali, rogge e roggiole e’ in grado di
derivare ordinariamente dall’Adda qualcosa come 250 mc/s che, rapportati ad una piena critica
con tempo di ritorno stimato di duecento anni (2.200 mc/s), rappresentano una possibilita’
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tutt’altro che trascurabile di laminare le portate al colmo di piena, non fosse altro per l’effetto
invaso che sono in grado di esprimere.
Cio’, evidentemente, a patto e condizione che l’Adda sia in grado di corrivare correttamente in
alveo e con tiranti idrici tali da non rigurgitare il dedalo stesso.
Viceversa, laddove l’Adda, ad esempio per inadeguatezza della sezione idrica di deflusso, non
fosse in grado di assolvere alla funzione drenante che gli compete quale asta principale del
reticolo idrografico, il dedalo di canali, rogge e roggiole diventerebbe esso stesso prima vettore
di esondazione dell’Adda e poi di inondazione su larga scala del territorio interessato.
Sotto il profilo della caratterizzazione delle pendenze medie, l’Adda nel tratto che va da Trezzo
sull’Adda sino al confine tra Lodi e Corte Palasio e giu’ sino al Po presenta :
Pendenza media Trezzo sull’Adda Confluenza Fiume Brembo 5,0 ‰ Confluenza Fiume Brembo Cassano d’Adda 2.6 ‰ Cassano d’Adda Rivolta d’Adda 2.9 ‰ Rivolta d’Adda Presa del canale Vacchelli 1.9 ‰ Presa del canale Vacchelli Bisnate 2.8 ‰ Bisnate Confine Comune di Montanaso 1.2 ‰ Confine Comune di Montanaso Briglia di Lodi 0.1 ‰ Briglia di Lodi Confine Comune di Corte Palasio 2.1 ‰ Crotta d’Adda Po 0.8 ‰ CRITICITA’ MORFOLOGICHE Fermo restando la necessita’ di eseguire una campagna di rilievi di dettaglio della larghezza
dell’alveo, pendenza, batimetria e grado di sovralluvionamento nelle varie sezioni, si segnalano,
senza che debbano ritenersi esaustive, le seguenti criticita’ principali :
• Trezzo sull’Adda, a valle del meandro; • Canonica d’Adda, immediatamente a valle della confluenza Adda-Brembo; • Cassano d’Adda, all’altezza della derivazione del canale Ritorto; • Adda a Cascine San Pietro; • Adda a Cascino Zito (a sud di Rivolta d’Adda); • Adda a Cascina Nicedo Inf.re; • Adda a Belgiardino - Colonia Caccialanza (Lodi nord); • Adda a Lodi - Briglia; • Adda al confine Comune di Lodi – Comune di Corte Palasio; • Adda a Cascina Valmolla – Cascina Guastimone; • Adda a Cascina Vinzasca (a sud di Gomito);
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TENDENZA MORFOEVOLUTIVA DELL’ADDA Per le considerazioni sopra svolte, il progressivo avanzamento dei treni d’onda degli accumuli da
sovralluvionamento, portera’ l’Adda di volta in volta :
in tutti i tratti
a modificare costantemente la propria linea di talweg che oscillera’ sinusoidalmente a secondo dell’avanzamento dei treni d’onda degli accumuli da sovralluvionamento;
a far accrescere il sovralluvionamento a monte dei treni d’onda e la reincisione a valle degli stessi sino a quando l’energia cinetica della corrente, a seconda delle piene, non produrra’ l’ulteriore avanzamento dei treni d’onda degli accumuli da sovralluvionamento;
nei tratti rettilinei
a sovralluvionarsi al centro e ad assumere sempre piu’ stabilmente corrivazioni anomale di sponda con conseguente erosione delle arginature e tendenza dell’alveo ad allargarsi (fenomeno tipico delle fiumare);
localita’ due Due Acquea monte localita’ Due Acque a valle
E’ evidente la riduzione di portata tra monte e valle dovuta all’immersione del deflusso nella subalvea
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ad assumere, sui treni d’onda degli accumuli da sovralluvionamento, deflussi caratterizzati da corrivazioni multiple pensili ed instabili;
nelle anse
ad erodere la sponda convessa e a depositare nella parte concava dell’ansa sino a trasformarla in un meandro;
nei meandri
la tendenza a saltare i meandri laddove il treno d’onda di sovralluvionamento raggiunge il punto di massima curvatura del meandro e non riuscendo a transitarvi lo occlude (il famoso embolo che trasportato dal flusso sanguigno ostruisce l’arteria e produce l’infarto),
e nei periodi di magra, il deflusso tendera’ sempre piu’ a trasformarsi da superficiale in profondo
per immersione nei sovralluvionamenti (laddove la corrente intercetta i treni d’onda) e quindi a
ritornare alla luce solo nei tratti d’alveo depressi tra i treni d’onda.
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L’ADDA NEL TERRITORIO DI LODI – ASSETTO IDROLOGICO ED IDRAULICO. LE CRITICITA’ L’assetto idrologico ed idraulico dell’Adda nel territorio di Lodi, pur se in linea con il resto
dell’asta, presenta ulteriori singolarita’ e criticita’ che, procedendo da monte verso valle, sono le
seguenti :
- abnorme sovralluvionamento in dx idraulica all’altezza delle localita’ Belgiardino –
Colonia di Caccialanza dove il deflusso passa da fluviale a lacuale la stabilita’ del riflesso evidenzia lo stato lacuale dell’Adda nel territorio di Lodi a far capo dalla briglia a valle del ponte
risalto prodotto dalla corrente al passaggio da deflusso fluviale a deflusso lacuale
- sbocco di un ramo di roggia (sponda in dx idraulica) che per effetto dell’innalzamento dei tiranti idrici in caso di piena diviene punto di esondazione e vettore di inondazione a tergo degli argini dell’Adda
anche qui la stabilita’ del riflesso evidenzia lo stato lacuale dell’Adda nel territorio di Lodi a far capo dalla briglia a valle del ponte
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- abnorme sovralluvionamento in sx idraulica all’altezza dello sbocco della roggia Mozzanica che costringe la corrente idraulica a corrivare in dx all’altezza del ponte di Lodi;
- riduzione dell’efficienza idraulica delle luci del ponte che a fronte di 9 luci disponibili su
un alveo di circa 150 mt. (peraltro la parte piu’ larga di tutto l’alveo attivo non solo nel tratto in questione, ma di tutto lo sviluppo dell’Adda sino alla confluenza con il Po) a causa del vistoso sovralluvionamento delle prime 3 campate in sx. a valle dello sbocco della roggia Mozzanica, e’ idraulicamente efficace solo per 2/3;
vista delle tre luci idraulicamente inefficaci particolare della seconda luce in sx del ponte
- briglia a valle del ponte, che realizzata salvaguardare le fondazioni del ponte, ha di fatto imposto un livello idrico che ha trasformato il deflusso idraulico dall’Adda da fluviale a lacuale sino alla localita’ Belgiardino - Colonia di Caccialanza
vista assiale della briglia deflusso lacuale dell’Adda fenomeno di chiamata allo sbocco
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- strizione della sezione di deflusso a valle del territorio di Lodi in localita’ Isola Bella. sono evidenti i fenomeni di scour e di reincisione dell’alveo che si propagano a monte sino alla briglia e che hanno prodotto l’abbassamento dell’alveo in corrispondeza della scuola di canottaggio L’analisi delle criticita’ sopra elencate porta ad individuare le due cause del precario assetto
idraulico dell’Adda a Lodi, assetto che evidentemente catalizza ed amplifica il rischio alluvione
in caso di eventi di piena nemmeno eccezionali o straordinari :
- eccessivo sovralluvionamento dell’alveo dovuto alla totale assenza di manutenzione idraulico-forestale;
- presenza della briglia a valle del ponte di Lodi. Con specifico riferimento al primo punto, il progressivo sovralluvionamento dell’Adda dovuto
alla non trascurabile capacita’ di trasporto solido ed alla assenza di manutenzione idraulica
forestale ha prodotto :
la progressiva riduzione della sezione idraulica utile con conseguente crescente inadeguatezza della stessa a contenere le piene;
instaurazione di corrivazioni anomale di sponda che catalizzano i fenomeni di scour, di reincisione dell’alveo e di instabilizzazione delle infrastrutture fluviali longitudinali (protezioni di spanda) e trasversali (ponte).
il progressivo innalzamento dei livelli idrici e riduzione della capacita’ idrologica di drenaggio dell’Adda sia rispetto al territorio (innalzamento della falda) che al dedalo di roggie che in esso recapitano;
riduzione (nei periodi di magra) della corrivazione superficiale e del minimo deflusso vitale per immersione del deflusso stesso in subalvea.
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Questi sopra esposti sono tutti effetti, diciamo cosi’, naturali del dissesto idraulico dell’Adda a
Lodi; naturali perche’ riconducibili alla dinamica della modellazione territoriale ad opera del
ciclo eterno dell’acqua (evaporazione, condensazione, precipitazione, corrivazione) ed
ammissibili o accettabili solo se fossimo in una pianura disabitata; questo pero’ non e’ certo il
caso della pianura padana e di Lodi.
E’ doveroso far presente che non solo Lodi e’ a rischio alluvione ma l’intera pianura padana che
potra’ salvarsi dalla catastrofe non certo alzando qua e la’ degli argini ma solo tenendo il reticolo
idrografico efficiente a partire proprio dal Po.
Occorre che tutti i fiumi del reticolo idrografico del Po siano mantenuti e costretti, attraverso
idonei interventi di riprofilatura longitudinale e trasversale degli alvei, a restare nei propri alvei
anche se la loro “tendenza naturale” sarebbe quella di poter esondare liberamente, cambiare
alveo, mangiare e cedere terreno a piacimento qua e la’ sul territorio.
Con specifico riferimento alla seconda causa del precario assetto idraulico dell’Adda a
Lodi non ci si puo’ non fermare a trarre le dovute informazioni dall’emblematico e concreto
quadro fenomenologico che emerge dall’analisi della morfoevoluzione idraulica conseguente alla
realizzazione della briglia a valle del ponte.
Premesso che il deflusso dell’Adda, da Cassano d’Adda in giu’, date le pendenze, assume le
caratteristiche di “deflusso a corrente lenta” e considerato che le condizioni di deflusso di una
corrente lenta sono influenzate “dalle condizioni di deflusso a valle”, la briglia, realizzata per
salvaguardare le fondazioni e la stabilita’ del ponte, imponendo un livello idrico di circa +2.90
mt. rispetto al fondo alveo originario ha prodotto :
la modifica del profilo idraulico della corrente che, a partire dalla briglia e sino al limite comunale di Lodi, in localita’ Belgiardino-Colonia di Caccialanza, ha trasformato il deflusso dell’Adda da fluviale (seppur lento) in lacuale;
un significativo grado di sovralluvionamento dell’asta soprattutto a monte del ponte in sponda sx che oggi, a fronte delle 9 luci disponibili, ne presenta solo 6 idraulicamente efficienti e tre idraulicamente non efficaci;
l’incremento dei fenomeni di scour tra le luci attive che, appena a 6-7 mt. dalle pile, fanno registrare un approfondimento del fondo alveo di ben 7/8 mt. (misurazione batimetrica del fine maggio 2004);
un evidente fenomeno di scour e reincisione dell’alveo a valle della briglia prodotti dalla mancanza di apporti solidi da monte e dai fenomeni di turbolenza idraulica che si hanno a valle di soglie e briglie (abbassamenti riscontrabili in corrispondenza della Canottieri Adda).
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La modifica del regime idraulico della corrente tra la briglia e la localita’ Belgiardino – Colonia
di Caccialanza, si coglie anche percettivamente osservando la corrente idraulica che in questa
zona, previo regolare risalto idraulico, passa da lenta a lacuale (cfr. foto di pg. 14).
Altro elemento che evidenzia il deflusso lacuale dell’Adda sono i fenomeni di ristagno che
danno origine a fenomeni di putrefazione delle sostanze organiche impigliate nella vegetazione
ripariale e a fenomeni di eutrofizzazione delle acque in prossimita’ delle sponde.
consistente presenza di sospensioni colloidali accompagnata dalla risalita di bolle dal fondo (osservazioni di fine maggio 2004) Non ultimo, un elemento di riscontro on site del mutato profilo idraulico e’ la presenza, sempre
in localita’ Belgiardino – Colonia di Caccialanza, di un consistente sovralluvionamento in
sponda dx formatosi proprio dove l’invaso generato dalla briglia impone il repentino
abbassamento (quasi azzeramento) dell’energia cinetica della corrente idraulica, quindi della
capacita’ di trasporto solido e di avanzamento dei treni d’onda degli accumuli da
sovralluvionamento (cfr. foto di pg. 14).
Tanto osservato, il feed back tecnico e sperimentale che la briglia propone ed evidenzia e’ il
seguente :
la briglia non e’ servita a preservare le fondazioni e la stabilita’ del ponte, anzi ha catalizzato i fenomeni di scour atteso che appena a 6-7 mt. dalle pile si registra un approfondimento del fondo alveo di ben 7/8 mt. (misurazione batimetrica del fine maggio 2004);
l’imposizione di un livello idrico di circa +2.90 mt. rispetto all’originario fondo alveo ha :
o solo celato la precarieta’ fondale del ponte (occhio che non vede cuore che non duole); o prodotto la trasformazione del deflusso dell’Adda a Lodi da fluviale in lacuale
(sicuramente piacevole per fare escursioni in barca ma assolutamente pericoloso e contrario alla riduzione del rischio esondazione dell’Adda a Lodi)
o prodotto un abnorme sovralluvionamento dell’alveo a monte ed una accentuazione dei dissesti prodotti dalle corrivazioni anomale di sponda;
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o prodotto l’accrescimento e l’avvicinamento dei treni d’onda di avanzamento degli accumuli da sovralluvionamento;
o prodotto lo scour e la reincisione dell’alveo a valle. Relativamente al solo fenomeno dell’ulteriore approfondimento dell’alveo a valle delle pile del
ponte, poiche’ non trattato nelle pagine precedenti, si ritiene opportuno spiegare come mai, a
differenza della quasi totalita’ delle briglie, non si sia realizzata alle sue spalle la auspicata
colmata che avrebbe dovuto fungere da rincalzo delle fondazioni.
Senza addentrasi in complesse calcolazioni idrauliche per la dimostrazione del perche’ nelle
correnti lente, i deflussi tra le luci dei ponti presentano dei differenziali di velocita’ che danno
origine ai gorghi che smobilitano il fondo alveo, si richiama semplicemente un antico detto
derivato dalla saggezza popolare (saggezza fondata sull’esperienza e sull’osservazione dei
fenomeni) “.. acque chete smuovono i ponti ..” e le acque che transitano sotto al ponte di Lodi,
proprio per effetto del deflusso lacuale, sono acque chete.
In conclusione, si puo’ affermare che l’esperienza della briglia di Lodi fornisce forti
insegnamenti circa il non sempre positivo impatto che gli interventi hard hanno su sistemi
complessi come quelli idrografici.
PROFILO LONGITUDINALE SCHEMATICO DELL’ADDA A LODI
COME DOVREBBE ESSERE IL PROFILO LONGITUDINALE SCHEMATICO DELL’ADDA A LODI
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CONSIDERAZIONI IDROLOGICHE ED IDRAULICHE SULLA PIENA DEL NOVEMBRE 2002
Dagli studi condotti per la determinazione delle fasce di esondazione si evincono le
sembrerebbe che la piena del novembre 2002 sia stata caratterizzata da una portata al colmo di
circa 1600 mc/s.
Orbene, senza entrare nel merito di come sia stata determinata la portata di piena e di come sia
stata misurata a Lodi, ci si pone le seguenti domande, la prima di carattere idrologico e la
seconda di carattere idraulico :
E’ idrologicamente possibile che una piena critica si sia potuta verificare dopo una pioggia ininterrotta di circa 16 giorni ?
E’ possibile, date le condizioni idrauliche al contorno del ponte di Lodi (pendenza e superficie della sezione di deflusso), che per detta sezione sia potuta transitare una portata di 1600 mc/s ?
Invocando la certezza che viene dalla scienza dell’idrologia e dalla lettura anche qualitativa di
una legge di pioggia o meglio ancora, dalla lettura di una legge delle intensita’ di pioggia, atteso
che il tempo di corrivazione dell’Adda a Lodi non e’ certo di 16 giorni (12/11/2002-27/11/002),
la probabilita’ che possa essersi verificata una piena critica di 1600 mc/s (sostanzialmente
coincidente con una piena critica con Tr 50 = 1875 mc/s. se si considerano i deflussi di circa
250 mc/s sottratti all’Adda dal dedalo di canali – cfr. pg. 10) e’ davvero molto remota, se non
impossibile.
Infatti, atteso che il tempo di corrivazione dell’Adda a Lodi non va’ oltre le 24 ore e considerato
che solo le piogge di tale durata possono dare origine a portate critiche, la probabilita’ che
all’interno di una perturbazione che origina una precipitazione piovosa di 16 giorni (quindi di
modesta intensita’ per definizione) possa, con soluzione di continuita’, esservi una “sub
precipitazione o meteora” di circa 24 ore (quindi di intensita’ critica) e’ del tutto bassa se non
nulla.
Al pari, invocando la certezza che viene dalla scienza dell’idraulica e volendo fare una verifica
di efflusso sulla briglia considerandola, ad adbundantiam idraulica, come uno stramazzo non
rigurgitato e senza l’ingombro dell’isola a valle, assunta la formula idraulica :
Q = µ*l*h*(2*g*h)1/2
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dove :
Q = portata in deflusso µ = coefficiente di efflusso = 0.415
l = lunghezza soglia = 150 mt. h = carico idraulico sulla soglia
L’IPOTESI DI ESECUZIONE DI UN INTERVENTO DI MANUTENZIONE IDRAULICO FORESTALE ISPIRATO AL DETTATO DEL D.P.R. 14/04/1993 Dopo le osservazioni, le valutazioni e le verifiche eseguite on site alla fine del maggio 2004
sull’Adda a Lodi e suoi dintorni, a partire da Cassano d’Adda, i fenomeni alluvionali sembrano,
anzi sono, senza dubbio ed esitazione, da ricondursi a due cause :
inadeguatezza delle sezioni d’alveo a garantire il deflusso in alveo delle piene;
modifica del regime dell’Adda a Lodi da fluviale in lacuale a causa del livello idrico di + 2.90 mt. imposto dalla briglia.
Volendo esprimere un giudizio sintetico, si puo’ concludere, a parere dello scrivente, che
L’Adda a Lodi, allo stato attuale, per effetto della mutata linea di talweg (pendenze e salti
longitudinali) e per effetto dell’abnorme sovralluvionamento delle sezioni, non e’ assolutamente
in grado di far defluire, senza esondare, nemmeno portate dell’orine dei 1000 mc/s e, questo,
porta a dire che se davvero tra il 26 e 27 novembre 2002 fosse transitata per Lodi una portata di
piena di 1600 mc/s, ben piu’ grave sarebbe stata l’alluvione.
Quest’ultimo convincimento, fermo restando la possibilita’ di dimostralo o confutarlo con
appropriate calcolazioni idrologiche (correttamente estese a tutto il bacino imbrifero dell’Adda
utilizzando la legge di pioggia relativa al novembre 2002 e non gia’ combinazioni di portate),
deriva dalle valutazioni e dalle verifiche idrauliche riportate a pg. 21 e dalle scale di deflusso di
pag. 25 e seguenti.
Detto questo, ritornando alla esecuzione di interventi di manutenzione idraulico forestale,
l’ipotesi prevede :
1. la demolizione della briglia;
2. la riprofilatura longitudinale dell’alveo con eliminazione dei treni d’onda di accumuli da sovralluvionamento e ripristino della linea di talweg che, con il recupero dei 2.90 mt. della briglia, sui circa 3 Km. tra detta sezione e la localita’ Belgiardino – Colonia di Caccialanza, (dove inizia il tratto lacuale dell’Adda), equivale a riproporre una pendenza dell’1 ‰ in linea con quella media dell’1.2 ‰ tra Bisnate ed il confine Comune di Montanaso / Comune di Lodi;
3. la riprofilatura longitudinale a valle della briglia per ripristinare l’originale linea di talweg depressa a causa dello scour e della reincisione d’alveo;
4. la riprofilatura trasversale delle sezioni al fine di assicurare una sezione minima di deflusso su tutto il tratto dell’Adda a Lodi ed anche a valle dello stesso;
5. eliminazione del sovralluvionamento in sponda sx a monte del ponte per ripristinare l’efficienza ed efficacia idraulica di tutte le 9 luci disponibili.
Ovviamente, oltre agli interventi strettamente idraulico-forestali, occorrera’ anche prevedere
idonei interventi di consolidamento delle fondazioni del ponte.
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LA SEZIONE MINIMA DI DEFLUSSO Con l’esecuzione degli interventi di riprofilatura longitudinale e trasversale dell’alveo, l’assetto
idraulico dell’Adda verrebbe a configurarsi, qualitativamente e schematicamente, come segue :
* n.b. : richiamando i concetti espressi a pg. 17, trattandosi di deflussi a corrente lenta, le condizioni che governano il deflusso sono quelle di valle e quindi l’intervento va esteso a tutta l’asta sino alla confluenza con il Po, ed oltre, atteso che l’assetto idraulico del Po non e’ certo migliore di quello dell’Adda.
ATTUALE PROFILO LONGITUDINALE SCHEMATICO DELL’ADDA A LODI
PROFILO LONGITUDINALE SCHEMATICO DELL’ADDA A LODI DOPO L’ESECUZIONE DEGLI INTERVENTI
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Passando dagli aspetti qualitativi a quelli quantitativi, di seguito si riportano una serie di scale di
deflusso, che fissata la pendenza dell’1 ‰, permettono di individuare, a partire da una sezione
minima di deflusso di 90 mt. a finire a 150 mt., step 10 mt., quali sono le piene che riescono a
defluire in alveo con un tirante idrico massimo di 4,50 mt..
Le scale di deflusso sono determinate con la legge di GAUKLER-STRICKLER posto k = 40:
V = K * R2/3 * I1/2
Il seguente quadro sinottico riporta le portate massime compatibili con le varie sezioni d’alveo.
portata con tirante idrico 1.50 mt.
portata con tirante idrico 3.00 mt.
portata con tirante idrico 4.50 mt.
savanella da 90 mt. 240 mc/s 720 mc/s 1380 mc/s savanella da 100 mt. 260 mc/s 800 mc/s 1540 mc/s savanella da 110 mt. 295 mc/s 880 mc/s 1696 mc/s savanella da 120 mt. 320 mc/s 960 mc/s 1850 mc/s savanella da 130 mt. 340 mc/s 1040 mc/s 2005 mc/s savanella da 140 mt. 370 mc/s 1120 mc/s 2160 mc/s savanella da 150 mt. 400 mc/s 1200 mc/s 2315 mc/s
e se alla linea di talweg si da’ una pendenza dell’1.2 ‰, come quella media di talweg esistente
tra Bisnate ed il confine Comune di Montanaso / Comune di Lodi, si ottiene :
portata con tirante idrico 1.50 mt.
portata con tirante idrico 3.00 mt.
portata con tirante idrico 4.50 mt.
savanella da 150 mt. 440 mc/s 1300 mc/s 2536 mc/s
Il quadro sinottico evidenzia in modo, forse troppo crudo e, per certi versi scomodo, che :
1. con una savanella di 110 mt, la piena 1600 mc/s, che si ritiene abbia prodotto l’alluvione a Lodi nel 2002, riesce a defluire totalmente in alveo;
2. con una savanella di 120 mt., defluisce in alveo, una piena Tr50 senza esondare;
3. con una savanella di 150 mt., defluisce in alveo, una piena Tr200 senza esondare
ed ancorapiu’, che se viene imposta una pendenza di talweg pari a quella esistente tra
Bisnate ed il confine Comune di Montanaso / Comune di Lodi, l’alveo con una savanella di
150 mt. e’ in grado di contenere finanche una piena Tr500.
Proporre un intervento di manutenzione idraulico-forestale che assicura un alveo di 150 mt.
potrebbe forse comportare, in alcuni punti, anche la sottrazione di un po’ di terreno alle
proprieta’ private ma, in compenso, quegli stessi terreni non sarebbero deprezzati dalle fasce di
esondazione e, soprattutto, le popolazioni non dovrebbero vivere con la spada di Damocle delle
alluvioni sulla testa.
A questo punto e’ doveroso fare un apprezzamento al progettista del ponte di Lodi che, pur sbagliando nella scelta del piano di spiccato elle fondazioni delle pile (Terzaghi forse non era ancora nato), certamente non ha sbagliato nel decidere di realizzare un ponte di 9 luci dello sviluppo di oltre 150 mt..
CARATTERISTICHE GEOMETRICHE ED IDRAULICHE DELLA SEZIONE
V QA
tirante idrico massimo
χ perimetro bagnato
h max
b
Scala di deflusso
Sezione di deflusso
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
0 500 1000 1500 2000 2500 3000Q(mc/s)
h(mt.)
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PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO DI DIFESA IDRAULICA CANDIDATO DAL COMUNE DI LODI E DI UN INTERVENTO ALTERNATIVO DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE EX D.P.R. 14/04/1993 Si ritiene doveroso concludere il presente report facendo una elencazione sintetica di quelli che
lo scrivente ritiene essere i punti di forza e di debolezza sia del progetto candidato dal Comune di
Lodi che di un intervento alternativo di manutenzione idraulico-forestale secondo i dettami del
D.P.R. 14/04/1993.
Rispetto al progetto candidato dal Comune di Lodi, considerato che prevede
principalmente la realizzazione di argini in sponda sx e dx, l’aumento di una campata del ponte
ed il rinforzo delle fondazioni delle pile, il sottoscritto intende sollevare delle eccezioni che,
viceversa, non emergerebbero chiaramente dalla elencazione sintetica dei punti di forza e di
debolezza.
Escluso il fatto che entrambi gli interventi prevedono la realizzazione di opere di rinforzo delle
fondazioni delle pile per assicurare la stabilita’ del ponte (peraltro allo stato attuale fortemente
minacciata dalla profonda buca a valle delle luci attive) il sottoscritto si chiede :
1. perche’ aumentare la luce del ponte se la sezione su cui insiste e’ la piu’ grande tra tutte le
sezioni trasversali presenti sull’Adda ? 2. a cosa serve aumentare la luce del ponte se la linea di talweg rimane la stessa e le sezioni a
monte e valle continuano a restare della “ridicola” larghezza di appena 70–80 mt. (cfr. quadro sinottico e scale di deflusso di pg. 24 e ss.) ?
3. a cosa serve aumentare di una luce il ponte se delle 9 disponibili, 3 sono idraulicamente
inefficaci in quanto tagliate fuori dalle linee dirette di deflusso della corrente a causa dell’abnorme sovralluvionamento che le ostruisce in sponda sx ?
4. perche’ non prevedere, piuttosto, il ripristino dell’efficienza ed efficacia idraulica di tutte le 9
luci disponibili prima di pensare ad un allungamento del ponte ? 5. perche’ solo residualmente, e non gia’ prioritariamente, si e’ previsto, nemmeno la
eliminazione ma solo l’abbassamento della briglia, quando questa ha prodotto la trasformazione del deflusso dell’Adda a Lodi da fluviale in lacuale e ha cagionato i dissesti all’assetto idraulico e morfologico del fiume, fallendo, per giunta, anche l’obiettivo di preservare la stabilita’ del ponte che oggi si presenta piu’ precaria di quanto sia potuta essere al momento della costruzione della briglia ?
Mosse queste eccezioni, il sottoscritto, prima di ogni altra cosa e qualunque sia la scelta degli interventi da eseguire, invita l’amministrazione comunale di Lodi a non procrastinare oltre nell’esecuzione di un intervento di rincalzo delle fondazioni delle pile che, minacciate da una voragine di circa 7/8 mt., possono senza preavviso alcuno collassare e produrre il crollo del ponte.
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PROGETTO DI DIFESA IDRAULICA CANDIDATO DAL COMUNE DI LODI PUNTI DI FORZA • Contenimento delle piene (apparente perche’ sposta le esondazioni a monte e/o valle) PUNTI DI DEBOLEZZA • Limitata capacita’ nel tempo di contenere le piene a causa del progressivo
sovralluvionamento ed innalzamento dell’alveo • Riduzione ed alterazione della funzione di drenaggio del bacino idrografico • Aumento della instabilita’ idraulica e della tendenza morfoevolutiva dell’alveo a valle • Innalzamento dei tiranti idrici e della falda con conseguente incremento dei fenomeni di
filtrazione extralveo (fontanazzi e sifonamenti) • Aumento del rischio connesso alla rottura degli argini • Impatto incontrollato sull’intero sistema idrologico con conseguente rigurgito delle rogge,
tombe, sifoni, canali e fognature • Forte impatto ambientale ed artificializzazione del fiume • Modifica del regime idraulico delle rogge, dei canali e delle fognature che in caso di piena
non possono recapitare in alveo e per effetto del gradiente idraulico negativo finiscono con l’invertire il senso di deflusso divenendo aste di esondazione
• Impedimento al libero rientro in alveo delle acque in caso di piogge intense e/o di
esondazione • Riduzione della corrivazione superficiale nei periodi di magra ed aumento della circolazione
in subalvea dovuta all’immersione del deflusso nei sovralluvionamenti • Aumento dei ristagni e dei fenomeni di eutrofizzazione nei periodi di magra • Abnorme aumento dell’estensione delle fasce di esondazione (a monte e a valle) • Notevole impatto economico degli interventi
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INTERVENTO DI MANUTENZIONE IDRAULICO-FORESTALE DELL’ALVEO EX D.P.R. 14/04/1993 PUNTI DI FORZA • Contenimento naturale delle piene in alveo • Stabilita’ del deflusso idraulico e dell’assetto morfoevolutivo dell’alveo • Ripristino di corrette condizioni di deflusso e stabilizzazione della linea di talweg e del
profilo energetico dell’alveo • Abbassamento dei tiranti idrici e della falda con conseguente riduzione dei fenomeni di
filtrazione extralveo • Limitazione dell’impatto incontrollato sull’intero sistema idrologico • Limitazione dei fenomeni rigurgito delle rogge, tombe, sifoni, canali e fognature • Mantenimento del regime idraulico delle rogge, dei canali e delle fognature che in caso di
piena possono continuare a recapitare in alveo senza essere sottoposte a gradiente idraulico negativo
• Libero ed immediato rientro in alveo delle acque in caso di piogge intense e/o di esondazione • Limitazione dei fenomeni di scour, di corrivazione anomala di sponda e di reincisione
anomala d’alveo e di scalzamento delle protezioni spondali • Aumento della corrivazione superficiale nei periodi di magra e riduzione della circolazione
in subalvea dovuta all’immersione del deflusso nei sovralluvionamenti • Ripristino del deflusso minimo vitale e limitazione dei fenomeni di ristagno ed
eutrofizzazione nei periodi di magra • Limitazione dell’estensione delle fasce di esondazione • Basso impatto economico degli interventi PUNTI DI DEBOLEZZA • Eventualita’ di ricorrere alla acquisizione di terreni privati laddove la fascia demaniale fosse
inferiore a 150 mt. • Necessita’ di adeguare gli attraversamenti con luce totale inferiore a 150 mt.