LA VITIVINICOLTURA NELL’AREA ETNEA Ricerche nell’ambito delle attività istituzionali dell’Osservatorio sul Sistema dell’Economia Agroalimentare della Sicilia (OSEAAS) Responsabile della ricerca: Dott. Carmela LA MALFA ________________________ Catania, Maggio 2006
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LA VITIVINICOLTURA NELL’AREA ETNEA - coreras.it · di nuove forme di allevamento (spalliera e tendone) e di nuove tecniche di coltivazione della vite, con realizzazione di vigneti
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Transcript
I
LA VITIVINICOLTURA NELL’AREA ETNEA
Ricerche nell’ambito delle attività istituzionali dell’Osservatorio sul Sistema dell’Economia Agroalimentare della Sicilia (OSEAAS)
Responsabile della ricerca:
Dott. Carmela LA MALFA
________________________ Catania, Maggio 2006
II
Si ringraziano per la collaborazione:
I Dott.ri : Bursi, Bellomo, Calascibetta e De Gregorio funzionari
dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana.
Dott. Di Pisa - Servizio Regionale Repressione Frodi Vinicole.
Dott. Sciacca - Camera di Commercio di Catania.
Dott. Vitale - AGEA sportello di Catania.
Dott.ssa Areddia dell’Ispettorato Provinciale Agricoltura di Catania.
Ing. Scilio – Consorzio di Tutela Vini dell’Etna.
Si ringraziano, inoltre, gli imprenditori delle seguenti aziende vitivinicole:
ANTICHI VINAI, BARONE DI VILLAGRANDE, BENANTI, BIONDI,
BONACCORSI, BONAJUTO, BORDONARO, COSENTINI,
COTTANERA, CRIMI, DEL CAMPO, DILETTOSO, DON SARO,
F.LLI DI PAOLA, F.LLI GRASSO, GAMBINO, GRUPPO NICOSIA,
GURRIDA, I.P.S.A.A. “A. Mazzei” di GIARRE, LA CAPIROSSA,
MANNINO, MAZZA, MOSE’, MORABITO, PATRIA COOP. A.r.l.,
POLIZZI, RACITI, REGIA CORTE, SALETTI, TENUTA SCILIO DI
VALLE GALFINA, TERRE DI LUIGI, TERRE NERE, TURRISI,
VAGLIASINDI.
I
I N D I C E 1. PREMESSA ...................................................1 2. IL COMPARTO VITIVINICOLO IN ITALIA
E IN SICILIA...................................................3 2.1 – LE ORIGINI DELLA VITIVINICOLTURA .......................................... 3 2.2 - EVOLUZIONE DEL COMPARTO VITIVINICOLO IN ITALIA........ 4 2.3 – EVOLUZIONE DEL COMPARTO VITIVINICOLO SICILIANO..... 20
2.3.1 – Caratteri strutturali ..................................................................... 20 2.3.2 - Dinamica della produzione ........................................................ 36
2.3.2.1 – La produzione di vini di qualità in Sicilia......................... 40 3. LA NORMATIVA PER IL COMPARTO
VITIVINICOLO..............................................45 3.1 – EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO DI
RIFERIMENTO .................................................................................... 45 3.2 - IMPATTO DELLA NUOVA OCM VINO SULLA
VITIVINICOLTURA SICILIANA ED ETNEA.................................. 47
3.3 - LE POLITICHE DELLA REGIONE SICILIANA PER LO SVILUPPO DELLA FILIERA VITIVINICOLA ................................. 56
4. LA DOMANDA DI VINO...............................60
4.1 – EVOLUZIONE DEI CONSUMI DI VINO IN EUROPA..................... 60
4.1.1 – Le tendenze degli acquisti di vino in Italia ................................ 65
II
5. LA VITIVINICOLTURA NELL’AREA ETNEA .........................................................72
5.1 – LA STORIA........................................................................................... 72 5.2 – PRINCIPALI CARATTERI STRUTTURALI DEL COMPARTO
VITIVINICOLO DELLA PROVINCIA DI CATANIA....................... 74
5.3 – SUPERFICI E PRODUZIONI VITIVINICOLE DI QUALITA’
APPENDICE 2 - DISCIPLINARE DI PRODUZIONE PER I VINI
A DOC "ETNA" BIANCO, ROSSO E ROSATO
1
1. PREMESSA Negli ultimi decenni, il mutamento degli stili di vita, che ha interessato
principalmente i Paesi ad avanzato sviluppo economico, ha visto anche
un’evoluzione nei modelli di consumo, con orientamento crescente dei
consumatori verso l’uso di beni aventi caratteristiche diverse rispetto al
passato e più attenzione nelle scelte d’acquisto alla qualità del prodotto ed al
relativo contenuto di servizi. Questo processo ha, inevitabilmente, coinvolto
anche il consumo di bevande alcoliche ed in particolare il vino, producendo
ripercussioni sul comparto vitivinicolo che, negli ultimi anni, è stato
chiamato ad affrontare in maniera sempre più competitiva le modificazioni
strutturali prodottesi sia nel mercato interno che in quello internazionale,
quale effetto dell’evoluzione del comportamento del consumatore, alla luce
anche delle nuove politiche comunitarie che regolano tale mercato.
Per quanto concerne la domanda di vino, si è assistito ad una drastica
riduzione del consumo totale accompagnata da un crescente orientamento
all’acquisto di vini di qualità (DOC-DOCG ed IGT), commercializzati in
bottiglia che, oltre a legare i prodotti ad un territorio garantendone la tipicità,
offrono al contempo garanzie di sicurezza igienico-sanitaria.
Alla luce di quanto detto, risulta interessante valutare gli effetti di tale
evoluzione sul comparto vitivinicolo, concentrando l’attenzione sulla
dinamica del segmento di produzione dei vini di qualità, al fine di verificare
il grado di orientamento al mercato delle imprese vitivinicole.
La ricerca, si snoda attraverso una prima parte inerente l’evoluzione del
comparto a livello nazionale per poi passare a valutare la sua evoluzione in
Sicilia, il tutto facendo riferimento al mutamento delle politiche di settore ed
agli effetti prodotti dall’introduzione della nuova OCM Vino.
Nella seconda parte, l’analisi viene rivolta alla dinamica del comparto
vitivinicolo in provincia di Catania, nell’obiettivo di evidenziare l’evoluzione
provinciale della vitivinicoltura di qualità e la relativa incidenza su quella
siciliana. Più in dettaglio, l’attenzione viene focalizzata sull’area etnea e,
soprattutto, sui comuni dell’area di produzione del vino a DOC “Etna”, uno
2
dei primi vini italiani ad aver ottenuto il riconoscimento a DOC (D.P.R. 16
Agosto 1968), già decantato da poeti del V-III secolo a.C. tra i vini
d’eccellenza siciliani.
La carenza d’informazioni puntuali relativi al comparto vitivinicolo etneo di
qualità e gli intensi processi evolutivi che lo interessano, hanno spinto alla
realizzazione della presente indagine territoriale, impostata sulla base di
quanto descritto brevemente nella nota metodologica, che inserendosi in un
contesto più ampio, finalizzato all’approfondimento delle conoscenze
sull’intera filiera vitivinicola dell’area etnea, mira ad analizzare i principali
caratteri strutturali e tecnico-economici delle imprese che producono e/o
imbottigliano vini di qualità.
Inoltre, la ricerca empirica si propone di individuare il grado di percezione
della qualità da parte delle imprese vitivinicole in esame e di verificarne il
loro grado di orientamento al mercato, attraverso la valutazione della
consistenza dell’offerta in funzione delle varie forme di commercializzazione
del prodotto (stima dei quantitativi venduti sfusi e di quelli imbottigliati
nell’ultimo quinquennio), nonché dei mercati di destinazione di tali vini e
delle relative quantità vendute.
Il tutto al fine enucleare tendenze e relative problematiche, evidenziando i
punti di forza e di debolezza, i limiti e le opportunità della filiera vitivinicola
nell’area etnea.
3
2. IL COMPARTO VITIVINICOLO IN ITALIA E IN SICILIA
2.1 – LE ORIGINI DELLA VITIVINICOLTURA
La produzione del vino risale ad epoche antichissime ed è probabilmente
iniziata, verso la fine del neolitico, in seguito ad una casuale fermentazione
di uva di viti spontanee conservata in rudimentali recipienti. Precisi
riferimenti storici al vino risalgono alla civiltà dei Sumeri (3° millennio
a.C.). In Italia semi di Vitis silvestris sono stati trovati nelle terramare, risalenti
all'età del bronzo, situate tra il Pò e le pendici dell'Appennino. Presso gli
Etruschi la coltivazione della vite raggiunse un notevole progresso, favorito
anche da evolute conoscenze tecniche e da materiale ampelografico di varia
origine, raccolto attraverso gli ampi rapporti commerciali di questo popolo
(L. Pisani Barbacciani, 1999).
In Sicilia, le origini la vitivinicoltura si attestano intorno all’ultimo scorcio
del 2° millennio a.C., secondo quanto citato da Omero. A conferma di ciò vi
è anche il rinvenimento, in una tomba presso Siracusa, di vasi per uso vinario
risalenti a circa 2000 anni a.C. La viticoltura si diffuse notevolmente
nell'isola ed in altre aree meridionali, alimentando anche una intensa
esportazione di vino, soprattutto verso i mercati cartaginesi. Nell’VIII-VII
secolo a.C. la vite era molto estesa nell’Isola e nel meridione d’Italia, tanto
che i coloni greci denominarono Enotria questa terra (Pastena, 1989).
L’importanza economica della viticoltura in Sicilia è attestata, nel tempo,
dalla crescita delle superfici vitate (fino al 1985-87), nonché dalla diffusione
di nuove forme di allevamento (spalliera e tendone) e di nuove tecniche di
coltivazione della vite, con realizzazione di vigneti specializzati, rispondenti
alle esigenze di una sempre maggiore meccanizzazione dei lavori, finalizzata
alla contrazione dei costi di produzione, soprattutto di quelli legati alla
manodopera, essendo la vite una “pianta sociale” per eccellenza, in quanto
richiede una presenza viva ed attiva del contadino sul fondo.
4
2.2 - EVOLUZIONE DEL COMPARTO VITIVINICOLO IN ITALIA
Dai dati del V Censimento Generale dell’Agricoltura del 2000, la superficie
nazionale interessata dalla coltivazione dell’uva da vino risulterebbe
superiore ai 675.000 ettari, di cui 233.605 (34%) destinati alla produzione di
vini Doc e Docg ed il restante 66% (441.940 ettari) a vini comuni e/o Igt. Da
sottolineare come le superfici attribuite al segmento delle denominazioni
d’origine, per scelta di rilevazione, sono quelle iscritte agli albi dei vigneti,
che potrebbero dunque essere destinate a produrre Doc o Docg, ma che non è
detto che poi di fatto lo siano.
Nello stesso anno, sono oltre 791.000 le aziende italiane del comparto, di cui
l’88% indirizzate verso la produzione di vino da tavola o Igt, mentre “solo” il
14% di esse dedite all’ottenimento di vini a Doc-Docg1 (Tab. 2.1).
Tab. 2.1 – Aziende e superficie investita in Italia nella viticoltura
(2000) (*)
n° % ha %Uva per vini DOC/DOCG 108.808 13,8 233.605 32,4Uva per altri vini 695.291 87,9 441.940 61,2Uva da tavola 34.068 4,4 39.976 5,5Viti non innestate 2.178 0,4 1.812 0,3Viti madri da portinnesto 730 0,2 1.521 0,2Barbatelle 2.053 0,3 2.776 0,4Totale 791.400 100,0 721.631 100,0
Aziende Superficie investita
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- III, IV e V Censimento Generale
dell’Agricoltura, Roma.
Dall’analisi della dinamica del comparto vitivinicolo sulla base dei
censimenti precedenti emerge che, nell’ultimo ventennio, le estensioni
impiantate ad uva da vino in Italia si sono ridimensionate del 36% passando
dai 1.063.328 ettari del 1982 ai 675.545 ettari del 2000. Tale situazione è
anche la risultante di un processo di estirpazione definitiva che, tra la fine
1 La somma naturalmente non da 100 in quanto la stessa azienda può realizzare
congiuntamente le due produzioni.
5
degli anni ottanta e la fine degli anni novanta, ha notevolmente
ridimensionato il patrimonio vitato in Italia2 e, soprattutto, nel Mezzogiorno3.
Infatti, il Reg. Cee n. 1442/1988, ha per la prima volta ha inserito all’interno
della regolamentazione comunitaria l’erogazione di premi per l’abbandono
definitivo dei vigneti (in precedenza i premi potevano essere erogati anche
per l’abbandono temporaneo).
E’ evidente che a ricorrere alle estirpazioni con premio sono state,
soprattutto, le regioni dove minore era la redditività della coltura.
Più in dettaglio, il ridimensionamento è imputabile, sostanzialmente, alla
contrazione delle superfici e delle aziende dedite alla produzione di vini da
tavola e Igt, dimezzatesi tra il 1982 ed il 2000 (Fig. 2.1, 2.2).
Il segmento delle denominazioni d’origine, invece, dopo la leggera
contrazione rilevata nel 1990, ha fatto registrare una decisa espansione nel
decennio successivo, in termini sia di aziende (+ 17,5%) che di superfici
vitate (+22,4 % rispetto al 1990) (Fig. 2.1 e 2.2).
Peraltro, nel ventennio di riferimento, anche la superficie media aziendale
investita a vigneto è aumentata progressivamente. Per le aziende del
segmento dei vini da tavola e Igt si è portata gradualmente da 0,56 a 0,64
ettari nel 2000, mentre per quelle che producono Doc-Docg è passata dai
2 ettari del 1982 agli attuali 2,15 ettari (Fig. 2.3). Nel complesso, al 2000, la
superficie media vitata aziendale è risultata pari a 0,91 ettari, comunque
inferiore alla soglia di 1 ettaro. Ciò denota la persistente ed eccessiva
frammentazione delle realtà produttive del comparto vitivinicolo italiano e,
soprattutto, di quelle operanti nel segmento di produzione dei vini comuni
e/o IGT.
2 Tra la campagna 1988/1989 e la campagna 1997/1998 in Italia, a fronte del pagamento di un premio, sono stati definitivamente espiantati 106.453 ettari di vigneti, per il 68% localizzati nel Sud e nelle Isole. 3 Nel Mezzogiorno le maggiori superfici espiantate si sono avute in Puglia, che all’interno di questa misura ha perso 27.209 ettari di vigneti, in Sicilia, che ha ridotto il suo potenziale viticolo di 17.264,ed in Sardegna, con un espianto di 15.371 ettari.
6
0 200 400 600 800 1.000 1.200 Migliaia di ha
1982
1990
2000 A
nni
Fig. 2.1 - Evoluzione delle superfici vitivinicole in Italia per tipologia di produzione (*)
per altri vini 853.536 671.535 441.940
per vini DOC e DOCG 209.794 190.852 233.605
Totale uva da vino 1.063.328 862.386 675.545
1982 1990 2000
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- III, IV e V Censimento Generale
dell’Agricoltura, Roma.
Fig. 2.2 - Evoluzione della consistenza delle aziende italiane con vite per principali tipologie produttive (*)
1982
1990
2000
Ann
i Aziende
per altri vini 1.512.454 1.089.352 695.291
per vini DOC e DOCG 105.019 92.590 108.808
Vite Tot. 1.629.260 1.184.861 791.400
1982 1990 2000
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da:ISTAT- III, IV e V Censimento Generale
dell’Agricoltura, Roma. La voce “Vite Tot.” comprende oltre alle aziende operanti per la produzione di uva da vino quelle che producono uva da mensa, barbatelle, viti non innestate e viti madri da portinnesto.
7
0,70 0,79
0,91
2,00 2,062,15
0,56 0,62 0,64
0
0,5
1
1,5
2
2,5ET
TAR
I
Superfici vitate Superf. DOC_DOCG Superf. per altri vini
Fig. 2.3 - Evoluzione della superficie media aziendale vitivinicola in Italia per tipologia di produzione (*)
198219902000
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT del III, IV e V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
Sul piano regionale la graduale riorganizzazione del comparto verso
produzioni di qualità interessa tutte le regioni italiane. Tra di esse, al 2000,
regioni capofila, sia in termini di aziende che di superfici investite per
produzioni di vini a DOC-DOCG, si confermano il Piemonte ed il Veneto. In
controtendenza, cosi come le regioni del Lazio e della Sardegna, si mostra
l’evoluzione di tale segmento produttivo in Sicilia dove, rispetto al 1990, si
osservano pesanti contrazioni di superfici (-30,9%) e di aziende (-42,6%)
dedite alla produzione di vini di qualità (Tab. 2.2, Tab. 2.3).
Dall’analisi territoriale delle superfici investite ad uva da vino si osserva una
prevalente presenza di aree DOC-DOCG nel Nord-est d’Italia dove
raggiungono il 35% del totale nazionale. Per contro si rileva come le regioni
del Sud Italia, pur accentrando oltre ¼ delle aree vinicole del Paese,
mostrano una scarsa presenza di superfici destinate alla produzione di vini
con denominazione (12,6% del totale nazionale). Del tutto marginale la quota
di aree per vini a DOC-DOCG presenti nelle Isole maggiori (3,8% del totale
nazionale), appena l’1,8 % quella investita in Sicilia (Fig. 2.4).
8
4,9
23,918,5
35,7
14,7
24,0
32,8
12,6
29,1
3,8
0
10
20
30
40%
sup
erfic
i
Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole
Aree geografiche
Fig. 2.4 - Ripartizione geografica delle superfici vitivinicole per tipologia di produzione (*)
per altri vini per Doc-Docg
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT – V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
Inoltre, le aziende vitivinicole italiane, principalmente ubicate in collina,
risultano, in misura prevalente (97% delle realtà produttive), condotte
direttamente dal coltivatore con l’ausilio della sola manodopera familiare
(83% dei casi), marginale è invece il ricorso a manodopera esterna salariata
(Fig. 2.5).
L’età del vigneto in Italia è abbastanza avanzata (Tab. 2.4). Le viti con 30
anni ed oltre rappresentano più di ¼ (26%) della superficie
complessivamente investita nella vitivinicoltura, e la situazione non cambia
in relazione alla destinazione produttiva (vini a denominazione d’origine o
altri vini). Se poi si considerano le viti che hanno dai “20 anni in su” si arriva
a rappresentare il 54% del vigneto nazionale, a fronte di un ridotto 7%
attribuibile alle viti che hanno meno di 3 anni.
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Tab. 2.2 - Aziende italiane con vite al 2000 per tipologia di produzione e per regione - variazioni % 2000/ 1990 (*)
Variazioni % 2000/1990 Vini DOC/DOCG Altri vini Totale vitate
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT – “La coltivazione della vite in Italia” – Vol. I. , Roma, 2004. Il “Totale vitate” include oltre alle aziende dedite alla produzione dell’uva da vino, l’ uva da mensa, la produzione di barbatelle, le viti non innestate e le viti madri da portinnesto.
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Tab. 2.3 – Superfici vitate in Italia al 2000 per tipologia di produzione e per regione e variazioni % 2000/1990 (*)
sono le uve caratteristiche del Sud, che guidano la rinascita di quest’area della
Penisola attirando gli investimenti delle industrie Centro-settentrionali.
Ma rilevante è anche il ruolo dei vitigni internazionali. Dopo il Merlot, con
25.616 ettari, anche lo Chardonnay (11.773 ettari), il Cabernet Sauvignon (8.042
ettari), il Cabernet Franc (7.085 ettari), il Pinot grigio (6.668 ettari) e il Pinot
bianco (5.126 ettari) (Tab. 2.5).
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Tab. 2.5 - Principali vitigni di uva da vino per superficie investita in Italia (anno 2000)
Superficie Cultivar ha % Sangiovese N. 69.746 10,3 Catarratto bianco comune B. 43.246 6,4 Trebbiano Toscano B. 42.458 6,3 Montepulciano N. 29.828 4,4 Barbera N. 28.337 4,2 Merlot N. 25.616 3,8 Trebbiano Romagnolo B. 20.021 3,0 Negro Amaro N. 16.760 2,5 Moscato bianco B. 13.279 2,0 Chardonnay B. 11.773 1,7 Garganega B. 11.637 1,7 Calabrese N. 11.410 1,7 Manzoni bianco B. 9.555 1,4 Ansonica B. 9.518 1,4 Malvasia bianca di Candia B. 8.787 1,3 Trebbiano Abruzzese B. 8.693 1,3 Prosecco B. 8.144 1,2 Cabernet Sauvignon N. 8.042 1,2 Primitivo N. 7.951 1,2 Aglianico N. 7.554 1,1 Catarratto bianco lucido B. 7.548 1,1 Dolcetto N. 7.336 1,1 Cabernet Franc N. 7.085 1,0 Pignoletto B. 6.787 1,0 Pinot grigio B. 6.668 1,0 Cannonao N. 6.289 0,9 Grecanico Dorato B. 5.172 0,8 Pinot bianco B. 5.126 0,8 Altri 231.212 34,2 Totale per uva da vino 675.580 100,0
(*) Fonte: ISMEA su dati ISTAT – V° Censimento Generale dell’Agricoltura,
Roma. Sono stati considerati solo vitigni con superfici superiori a 5.000 ettari
Nel complesso, il 46% delle superfici vitate nazionali è impiantato con varietà
bianche e il 52% con varietà nere.
Nel segmento specifico delle denominazioni d’origine l’incidenza delle varietà
nere è comunque maggiore (58%), mentre nella parte restante del comparto
eguaglia quella delle uve bianche, risultando nell’ordine del 49%. Quasi la metà
(il 48%) delle superfici che producono uve nere è impiantata a Sangiovese,
14
Montepulciano, Barbera, Merlot o Negro Amaro: primi cinque vitigni a bacca
nera per estensioni vitate.
Tra le varietà bianche, invece, le prime posizioni sono occupate da Catarratto
bianco comune, Trebbiano Toscano, Trebbiano Romagnolo, Moscato bianco e
Chardonnay, che insieme occupano il 42% delle superfici di questo colore
(Tab. 2.6).
Tab. 2.6 - Superficie investita in Italia per colore e tipologia di uva
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: Annuario dell’Agricoltura, 2004.
20
2.3 – EVOLUZIONE DEL COMPARTO VITIVINICOLO SICILIANO
2.3.1 – Caratteri strutturali La Sicilia prima regione vitivinicola d’Italia conta, secondo i dati ISTAT4 al 2000,
una presenza di 79.600 aziende dedite alla coltivazione della vite (10,3% del
totale nazionale), di cui il 95 % di esse si dedica alla produzione di uva da vino.
In termini di superfici investite si hanno tuttavia dati divergenti a seconda della
fonte di riferimento. Secondo i dati ISTAT, nel 2000, sono stati rilevati in Sicilia
superfici vitate per oltre 121.700 ettari di cui il 92% (111.638 ettari) dedite ad uva
da vino. Di quest’ultime, il 53% delle aree vitivinicole (59.097 ettari) sono
localizzate nella sola provincia di Trapani; seguono Agrigento (17,7%), Palermo
(15%) e la provincia di Catania che, con una superficie vitivinicola pari al 3,6%
del totale regionale (4.055 ettari), è invece quarta in ordine di estensione.
Marginali risultano tali aree nelle altre 5 province siciliane che,
complessivamente, raggiungono appena il 10,7% del totale (Fig. 2.6).
17,7
3,6 5,0 0,6 2,4
15,0
1,4 1,4
52,9
0
10
20
30
40
50
60
% s
uper
fici
AG CT CL EN ME PA RG SR TP
Fig. 2.6 - Ripartizione % delle superfici ad uva da vino nelle province siciliane (2000) (*)
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da:ISTAT - V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
4 Dati 5° Censimento generale dell’Agricoltura – ISTAT 2000
21
Secondo i dati del Servizio Repressione Frodi Vinicole, Assessorato Agricoltura e
Foreste della Regione Siciliana, sulla base dei dati di superficie iscritte agli Albi
comunali, al 2000, le aree vitate sul territorio siciliano sarebbero notevolmente
superiori alle statistiche nazionali (+28%), ovvero di circa 156.000 ettari, di cui
18.500 destinate ad uva da tavola e 138.000 ettari ad uva da vino, distribuite tra le
province siciliane secondo quanto indicato nella Tab. 2.11.
Tab. 2.11 - Superfici investite ad uva da vino per provincia in Sicilia (2000) (*)
P r o v i n c e h a %T r a p a n i 7 2 . 4 7 5 5 2 , 5A g r ig e n t o 2 9 . 4 3 3 2 1 , 3P a le r m o 1 9 . 5 4 5 1 4 , 2C a l t a n is s e t t a 6 . 4 5 4 4 , 7C a t a n ia 3 . 7 3 7 2 , 7S ir a c u s a 3 . 1 7 5 2 , 3R a g u s a 2 . 0 6 3 1 , 5E n n a 5 8 0 0 , 4M e s s in a 5 5 7 0 , 4T o t . S i c i l i a 1 3 8 . 0 1 9 1 0 0 , 0
(*) Nostra elaborazione su dati:Osservatorio vitivinicolo siciliano, 2000.
Dunque le rilevazioni censuarie sono sottodimensionate rispetto alla realtà ma,
pur con questa limitazione, forniscono comunque un quadro interessante delle
dinamiche relative al comparto viticolo nell’Isola.
La comparazione dei dati ISTAT al 2000 con quelli dei censimenti precedenti
evidenzia la significativa contrazione della viticoltura siciliana, sia in termini di
aziende che superfici investite, quale effetto anche delle campagne di estirpazione
con premio, avutesi tra il 1988/89 ed il 1997/98 a seguito del Regolamento CEE
1442/88.
Tali interventi, hanno riguardato complessivamente 17.264 ettari, localizzati
principalmente nelle province di Agrigento, Trapani, Palermo e Caltanissetta.
Modeste, nel complesso, le superfici espiantate con premio nella provincia di
Catania (244 ettari, 1,4% della superficie regionale espiantata) (Tab. 2.12).
22
Tab. 2.12 – Superfici ad uva da vino espiantate con premio in Sicilia e per provincia (*)
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT - V Censimento Generale dell’Agricoltura,
Roma. Il“Totale con vite” comprende anche le aziende che, oltre ad uva da vino, producono uva da mensa, barbatelle,viti non innestate, viti madri da portinnesto.. Ogni azienda può realizzare contemporaneamente più tipi di produzione.
Tab. 2.14 – Dinamica della superfici vitate in Sicilia per tipologia di
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: AAFF - Regione Siciliana - U.O. n° 29, “Servizio Repressione Frodi vinicole”, 2005.
30
Tab. 2.18 – Evoluzione delle superfici ad uva da vino nelle province siciliane per tipologia di produzione secondo le Denunce di produzione (2001-2003) (*)
(*) Nostra elaborazione su dati: Osservatorio vitivinicolo siciliano, 2000.
In merito alla composizione ampelografica, sia i dati ISTAT che quelli del
SRRFV, confermano la preponderanza tra le cultivar a bacca bianca del
Catarratto bianco Comune. Tra quelle a bacca nera predominante è il Calabrese,
conosciuto a livello locale come Nero d’Avola, seguito in ordine di diffusione dal
Nerello mascalese e dal Sangiovese (Tab. 2.23, Tab. 2.24).
Peraltro, in linea con gli obiettivi del piano regionale di ristrutturazione e
riconversione dei vigneti, nell’ultimo quinquennio, è possibile osservare
(Tab. 2.24) come, la contrazione delle superfici vitivinicole complessive abbia
coinvolto pesantemente le varietà a bacca bianca (-19%) interessando, in modo
preminente, le cultivar di Trebbiano Toscano, Cataratto Bianco Comune ed
Inzolia o Ansonica. Ciò a netto vantaggio delle aree investite con varietà a bacca
nera cresciute del 30% e, in particolare, di alcune varietà autoctone, in primis
Nero d’Avola o Calabrese (+18%) e Sangiovese (+17,9%) e di varietà alloctone,
introdotte negli ultimi decenni, quali: il Merlot, il Cabernet Sauvignon ed il Syrah.
Quest’ultime, pur facendo registrare nel quinquennio notevoli incrementi di quota
percentuale, occupano, in realtà, una superficie totale vitata non superiore al 10%.
In controtendenza, si osservano le estensioni di altre cultivar a bacca nera quali il
Nerello Cappuccio (-65%), il Nerello Mascalese (-19,8%) ed il Frappato di
Vittoria (- 14,6%) (Tab. 2.24 ).
35
Tab. 2.23 - Primi 10 vitigni ad uva da vino in Sicilia (2000) (*)
ha % ha % ha %Catarratto bianco Comune B. 810 19,5 42.323 39,4 43.133 38,6Calabrese N. 440 10,6 10.763 10,0 11.203 10,0Ansonica B. 355 8,5 8.435 7,8 8.790 7,9Catarratto bianco Lucido B. 164 3,9 7.355 6,8 7.519 6,7Trebbiano Toscano B. 21 0,5 6.383 5,9 6.404 5,7Grecanico Dorato B. 221 5,3 4.908 4,6 5.129 4,6Nerello Mascalese N. 398 9,6 3.863 3,7 4.261 3,8Albarola B. 48 1,2 2.732 2,5 2.780 2,5Grillo B. 132 3,2 1.647 1,6 1.779 1,6Manzoni bianco B. 4 0,1 1.541 1,4 1.545 1,4Altri vitigni 1.561 37,6 17.535 16,3 19.095 17,2Totale Sicilia 4.154 100,0 107.485 100,0 111.638 100,0
Cultivar per altri viniper Doc Totale
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT –V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
Tab. 2.24 – Principali cultivar ad uva da vino in Sicilia al 31/12/2000 e al
31/12/2004 e variazioni %
Ettari % Ettari %
Catarratto bianco comune B 64.641 46,7 47.969 38,3 -25,8Trebbiano toscano B 17.013 12,3 11.353 9,1 -33,3Calabrese o Nero d'Avola N 14.457 10,5 17.180 13,7 18,8Ansonica o Inzolia B 11.670 8,3 8.938 7,1 -23,4Grecanico B 6.481 4,7 6.296 5,0 -2,8Nerello Mascalese N 5.574 4,0 4.468 3,6 -19,8Nerello Cappuccio N 2.910 2,1 1.007 0,8 -65,4Grillo B 2.141 1,6 2.300 1,7 7,4Sangiovese N 1.656 1,2 1.953 1,6 17,9Zibibbo B 1.413 1,0 1.491 1,2 5,5Frappato di Vittoria N 1.039 0,8 887 0,7 -14,6Merlot N 854 0,6 4.130 3,3 383,4Cabernet Sauvignon N 754 0,5 3.576 2,8 374,7Chardonnay B 660 0,5 3.638 2,9 450,5Syrah N 618 0,5 4.377 3,5 608,6Catarratto Bianco Lucido B 343 0,3 1.323 1,1 285,8Altri 6.084 4,4 4.507 3,6 -25,9Tot. Sicilia 138.308 100,0 125.393 100,0 -9,3
2000Varietà Cultivar
Var. % 2004-2000
2004
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: CORERAS, 2005; AAFF, Regione Siciliana – “Servizio Repressione Frodi vinicole”, 2005; Osservatorio vitivinicolo siciliano, 2000.
36
2.3.2 - Dinamica della produzione La produzione siciliana di vini mostra, nell’ultimo ventennio, andamenti
altalenanti (Fig. 2.9); ciò quale effetto sia della contrazione delle superfici
dedicate, sia degli eventi climatici che, inevitabilmente, incidono sulle rese medie
per ettaro e sui quantitativi di uve raccolte.
Soltanto nell’ultimo decennio il calo della produzione vinicola è stato pari al 30%
interessando tutte le province siciliane e, in maggior misura, quelle di Ragusa
(-72%), Messina (-65%) e Siracusa (- 55%) (Tab. 2.25). Significativo anche il
decremento per la provincia di Catania (-25%) che, tuttavia, nel decennio
mantiene invariato il proprio contributo marginale alla produzione vinicola
regionale.
Anche Trapani, pur confermandosi, nel biennio 2003-2004, provincia leader in
termini di volumi complessivamente prodotti, ha fatto registrare, rispetto al
1995-‘96, una contrazione del -34%.
Tale situazione ha ovviamente ridotto al 13% il contributo della regione Sicilia
alla produzione enologica nazionale, con quantitativi, al 2004, dell’ordine di 6.900
ettolitri contro i 10.800 ettolitri prodotti nel 1984 (Fig. 2.10).
37
Fig. 2.9 - Evoluzione della produzione di vino e mosto in Sicilia e in Italia - Periodo 1983-2004 (*)
2000/2001 2001/2002 2002/2003 Totale 00/01-03/042003/2004
(*) Nostra elaborazione su dati: UE, 2004. Tab. 3.2 - Quota di ettari e fondi assegnati ai Paesi UE per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti nelle campagne dal
2000/01 al 2003/04 (*)
h a E u ro h a E u ro h a E u ro h a E u ro h a E u roG e rm a n ia 4 ,5 3 ,3 3 ,0 3 ,1 3 ,1 2 ,8 3 ,6 2 ,6 3 ,6 2 ,9G re c ia 0 ,0 0 ,0 1 ,0 1 ,0 2 ,0 1 ,6 2 ,4 1 ,9 1 ,3 1 ,2S p a g n a 4 7 ,2 4 5 ,2 4 8 ,1 4 4 ,5 3 5 ,2 3 6 ,1 3 5 ,7 2 8 ,5 4 1 ,8 3 7 ,8F ra n c ia 8 ,2 9 ,9 1 7 ,6 1 6 ,7 2 1 ,5 2 1 ,5 2 1 ,7 2 1 ,0 1 7 ,3 1 7 ,7I ta l ia 2 8 ,2 3 0 ,4 2 1 ,8 2 4 ,4 2 7 ,5 2 8 ,0 2 9 ,1 2 2 ,7 2 6 ,4 2 6 ,0L u s s e m b u rg o 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 0 ,0 1 6 ,3 0 ,0 4 ,9A u s tr ia 2 ,9 3 ,2 2 ,5 2 ,7 2 ,8 2 ,4 2 ,1 1 ,5 2 ,5 2 ,5P o rto g a llo 9 ,0 8 ,0 6 ,0 7 ,6 7 ,9 7 ,6 5 ,4 5 ,5 7 ,1 7 ,0T o ta le U e 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0 1 0 0 ,0
Peraltro, diversamente da quanto previsto dalle politiche di settore fino alla
campagna 1999-2000, la nuova OCM Vino ha offerto un minore sostegno al
mercato sia in termini di quantitativi ammessi alla distillazione sia di prezzi di
ritiro.
Tali orientamenti hanno prodotto un impatto non trascurabile su quelle regioni,
come la Sicilia che, giustificati in passato dagli aiuti alla distillazione, hanno
indirizzato le produzioni di vino verso livelli di bassa qualità e che, come visto
innanzi (Tab. 2.26 e Tab. 2.27), producono basse percentuali di vini a
denominazione d’origine rispetto alla produzione enologica globale.
3.2 - IMPATTO DELLA NUOVA OCM VINO SULLA VITIVINICOLTURA SICILIANA ED ETNEA
In Sicilia, la relativa normativa comunitaria (regolamenti CE 1493/99 e CE
1227/2000) e nazionale (DM del 27 luglio del 2000) è stata recepita con la
circolare n°289 del 18/12/2000 6. In sintonia con gli aspetti fondamentali della
6 Tale circolare, in ottemperanza alle norme comunitarie che vietano la realizzazione nuovi impianti vitati fino al 31/07/2010, ha stabilito che la concessione dei diritti di nuovo impianto è possibile solo se il produttore intende destinare un determinato impianto: al consumo familiare, alla sperimentazione viticola ed alla coltura di piante madri per marze o nel caso di superfici destinate a ricomposizione o ad esproprio per pubblica utilità. Sono stati previsti, altresì, diritti di nuovo impianto per superfici destinate alla produzione di VQPRD o di vini ad IGT, qualora sia riscontrata una domanda superiore all’offerta tale assegnazione è vincolata all’emanazione di un apposito bando pubblico da parte dell’assessorato, nei limiti delle disponibilità dei diritti assegnati dall’Unione Europea nello stesso Reg CE 1493/99 e ripartiti tra le regioni dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali; complessivamente alla Sicilia spettano diritti d’impianto per 1.648 Ha (12,7% dei 12.933 Ha assegnati all’Italia). Diversamente, i diritti di reimpianto vengono concessi con autorizzazione ai produttori che si impegnano ad espiantare un vigneto prima della fine della terza campagna successiva a quella in cui viene realizzato il nuovo impianto. Tale diritto può essere trasferito parzialmente o totalmente ad altre aziende, anche dietro pagamento, purché il trasferimento avvenga all’interno del territorio regionale; i diritti trasferiti devono comunque essere destinati alla produzione di VQPRD o di vini ad IGT, oppure per la coltivazione di portinnesti o di vivai di barbatelle, purché in questi ultimi due casi, le uve non vengano raccolte o siano comunque distrutte. Il diritto di reimpianto si estingue ove non venga esercitato entro la fine della quinta campagna viticola successiva alla quale ha avuto luogo l’estirpazione. I diritti di reimpianto non utilizzati entro i termini di scadenza previsti, i diritti di nuovo impianto non utilizzati entro la fine della seconda campagna successiva a
48
riforma OCM Vino, il piano di ristrutturazione e riconversione dei vigneti della
Regione Sicilia, presentato alla Commissione Europea durante la campagna
2000-2001, prevede tra gli obiettivi :
la diversificazione varietale con la valorizzazione dei vitigni autoctoni di
pregio, in particolare il Nero d’Avola, che consentano una qualificazione,
tipicizzazione e diversificazione dell'offerta;
l’impiego dei migliori vitigni internazionali (Chardonnay, il Cabernet
Sauvignon, il Merlot, il Syrah, ecc.) con il fine d’incontrare anche il gusto
internazione ed allargare le frontiere commerciali ;
l’incentivazione della produzione di uve nelle zone a DOC e ad IGT e di
uve a bacca nera;
la ristrutturazione dei vigneti a spalliera e ad alberello per una più facile
meccanizzabilità degli impianti;
la sostituzione della forma di allevamento a tendone con la forma a
spalliera.
Per la realizzazione degli obiettivi del piano regionale è previsto il sostegno
pubblico al comparto per progetti aziendali di riconversione e/o ristrutturazione
garantito mediante finanziamenti ai produttori, sotto forma di indennizzo, per la
perdita di entrate conseguente alla esecuzione dei piani di ristrutturazione. Tali
finanziamenti, in Sicilia cosi come nelle altre regioni obiettivo 1, coprono fino al
75% dei costi sostenuti dalle aziende vitivinicole.
La Regione Sicilia, per le campagne dal 2000/017 al 2004/05, secondo i dati
definitivi messi a disposizione dall’Assessorato Agricoltura e Foreste, ha concesso
aiuti a 6.607 produttori per la ristrutturazione e riconversione di oltre 20 mila
ettari di vigneti, per un importo complessivo di 139,5 milioni di euro (Tab. 3.3,
Fig. 3.1).
Interessante osservare come, per tutte le annate gli ettari ristrutturati in Sicilia
siano stati notevolmente superiori a quelli indicativamente assegnati dal MIPAF
quella in cui sono stati concessi ed i diritti di nuovo impianto assegnati alla Regione dal Ministero o dalla Comunità Europea confluiscono nella riserva regionale istituita, in ottemperanza al Reg. CE 1493/99, con decreto assessoriale n° 4930 del 20/12/2000. 7 Campagna d’inizio dell’attuazione del piano regionale di ristrutturazione
49
sulla base degli appositi decreti di ripartizione indicativa dei fondi e degli ettari tra
regioni e province autonome. Situazione analoga si è verificata per le risorse
finanziarie assegnate fino alla campagna 2002-2003, mentre per le ultime due
campagne si rileva un’inversione di tendenza, con risorse impiegate inferiori a
quelle indicativamente assegnate (per la campagna 2004-2005 sono stati utilizzati
oltre 3 milioni di Euro in meno rispetto all’assegnazione indicativa) (Tab. 3.4).
Tra le province siciliane, in testa alla graduatoria per gli importi erogati risulta
Trapani (55% per il 2004/05), seguita da quelle di Agrigento e Palermo. Quarta, in
ordine di contributi erogati per la ristrutturazione e riconversione vigneti, è la
provincia di Catania, che mostra un trend crescente (dal 1,0% del 2000-01 al 6,1%
del 2004/05) per quota di risorse assegnate (Tab. 3.3). Per le ultime tre campagne,
tali interventi, nel comprensorio catanese, hanno interessato 132 produttori per un
totale di 379 ettari (appena il 3% della superficie regionale ristrutturata nel
triennio) (Fig. 3.2).
L’attuazione del piano di ristrutturazione e riconversione, in linea con gli obiettivi
fissati, ha conseguentemente prodotto effetti sulla composizione ampelografica
del patrimonio vitivinicolo siciliano, determinando contrazioni significative di
superfici investite a bacca bianca (-19% tra il 2000-2004) e delle relative cultivar
più diffuse, a favore di quelle a bacca nera sia autoctone che alloctone cresciute
del 30%, tra il 2000-2004. Nel quinquennio, si riscontrano effetti anche in merito
alla forma di allevamento dei vigneti, con evoluzione positiva verso quella a
spalliera (+7%) che, al 2004, interessa il 75% delle superfici vitivinicole siciliane,
a fronte di un significativo abbandono del tradizionale allevamento ad alberello
(-49% di superficie nel quinquennio) e di quello a tendone (-16%) (Fig. 3.3).
Stesso trend in termini di superfici investite per colore si osserva per il comparto
vitivinicolo della provincia di Catania e per quello etneo. Difatti, nel quinquennio
2000-2004, in forte contrazione (-67%) si rilevano le aree con vigneti a bacca
bianca, a fronte di un modesto calo (-9%) di quelle investite a bacca nera il cui
peso percentuale sulle aree vitivinicole totali è salito dall’81% al 95% del 2004.
Peraltro, oltre ai suddetti interventi, ulteriori supporti allo sviluppo della
vitivinicoltura di qualità in Sicilia, sono stati previsti dalla Regione Siciliana con
l’emanazione del Decreto 30 Aprile 2004 che, in linea con la circolare n°289 del
50
18/12/2000 della Regione Siciliana che recepisce le normative comunitarie
previste per il comparto, contiene il bando per l’assegnazione alle produzioni
DOC e IGT Sicilia di diritti di nuovo impianto vigneti prelevati dalla riserva
regionale per complessivi 1.620 ettari. Di questi, alla provincia di Catania sono
stati destinati indicativamente 74 ettari per le graduatorie DOC e IGT Sicilia ed
altri 80 ettari riservati alle aree a DOC.
Dalle graduatorie definitive è emerso che alla provincia di Catania sono stati
attribuiti diritti di nuovo impianto per le produzioni a DOC ed IGT Sicilia a
23 aziende per complessivi 119 ettari (4% del totale), e 38 ettari (71%) per le
Riserve DOC “Etna” interessando 17 aziende del comprensorio (Tab. 3.5).
Nel 2005, l’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana ha emanato
un ulteriore Decreto (29 settembre 2005) avente per oggetto la “Riassegnazione
alle graduatorie DOC ed IGT Sicilia dei diritti di nuovo impianto resisi
disponibili ” e confluiti alla riserva regionale. Quest’ultimi, riassegnati in base a
quanto indicato nella Tab. 3.6.
51
Tab. 3.3 – Ripartizione definitiva dei fondi di ristrutturazione e riconversione dei vigneti tra le province siciliane per le campagne dal 2000/2001 al 2004/2005 (*)
(*) Nostra elaborazione su dati:MIPAF; AAFF Regione Siciliana - U. O. n. 23 –Servizio V - Dipartimento Interventi Strutturali.
52
Fig. 3.1 - Evoluzione delle superfici interessate da interventi di ristrutturazione e riconversione vigneti in Sicilia per le
campagne dal 2000/2001 al 2004/2005 (*)
3.663 4.1385.713
3.1923.509
-
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
2000-2001 2001-2002 2002-2003 2003-2004 2004-2005
Campagne
Etta
ri
(*) Nostra elaborazione su dati: AAFF Regione Siciliana – U.O. n. 23 - Servizio V - Dipartimento
Interventi Strutturali.
53
Fig. 3.2 - Dinamica delle superfici interessate da interventi di ristrutturazione e riconversione vigneti nelle province siciliane per le campagne dal 2002/2003 al 2004/2005 (*)
Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani
(*) Nostra elaborazione su dati: AAFF Regione Siciliana – U.O. n. 23 - Servizio V - Dipartimento Interventi Strutturali.
54
Fig. 3.3 - Effetti del Piano di ristrutturazione e riconversione sul comparto vitivinicolo siciliano (Numeri Indice 2000=100) (*)
0102030405060708090
100110120130140150160
Totale Sup.Bianca
Totale Sup.Nera
Totale Sup.Mista
Totale Sup.Alberello
Totale Sup.Spalliera
Totale Sup.Tendone
Totale Sup.altre forme
di allev.
Num
eri i
ndic
e
2000
2004
(*) Elaborazione su dati tratti da: AAFF, Regione Siciliana, “Servizio Regionale Repressione
Frodi Vinicole”, 2005; CORERAS, 2005.
81,0%95,4%
10,3% 4,6% 8,7% n.d.
0%
20%
40%
60%
80%
100%
% s
uper
ficie
inve
stita
Sup. Uva Nera Sup. Uva Bianca Sup. Uva Mista
Fig. 3.4 - Effetti del Piano regionale di ristrutturazione e riconversione vigneti sulla composizione del patrimonio
vitivinicolo della provincia di Catania
2000
2004
(*) Elaborazione su dati tratti da: Osservatorio Vitivinicolo Siciliano, 2000; AAFF, Regione Siciliana, “Servizio Regionale Repressione Frodi Vinicole”, 2005.
Evoluzione delle superfici per colore
Evoluzione delle superfici per forma di
allevamento
55
Tab. 3.5 – Graduatorie definitive al 30/12/2004 di assegnazione dei diritti di nuovo impianto per sezione e per provincia prelevati dalla riserva regionale (*)
Sub Totale 1 5,19 1 100,0 5,19 100,0 TOTALE 264 1.300,99 361 1.667,33 625 100,0 2.968,32 100,0
Sezione Altri imprenditori
Riserve DOC
Sez. Giovani imprenditori
DOC e IGT
Sicilia
TOTALE
(*) Nostra elaborazione su dati :D. D. G. n.. 2187 del Dipartimento Interventi Strutturali - Servizio V –Produzione Vegetale e Impianti Agro – Industriali - U.O. 23 – Vitivinicoltura, 2004.
Tab. 3.6 – Riassegnazione alle Graduatorie DOC ed IGT Sicilia dei diritti di nuovo impianto resisi disponibili per provincia (*)
3.3 - LE POLITICHE DELLA REGIONE SICILIANA PER LO SVILUPPO DELLA FILIERA VITIVINICOLA
In linea con gli orientamenti comunitari si muovono anche gli interventi regionali
per la filiera vitivinicola contenuti nel Programma Operativo Regionale (P.O.R.)8
e nel Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.)9, ed in forma ancora sperimentale
attraverso nel programma L.E.A.D.E.R., che rappresenta lo strumento con il quale
la Commissione Europea promuove lo sviluppo delle aree rurali attraverso un
approccio integrato e sostenibile.
Le misure del POR che interessano specificatamente la filiera vitivinicola sono la
4.09 (Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione) e
la 4.13 (Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità).
Si tratta di misure orientate al superamento delle carenze organizzative del
comparto vitivinicolo e ad accrescere l’affermazione ed il riconoscimento dei
prodotti vinicoli siciliani da parte del mercato internazionale, favorendo
investimenti per la trasformazione dell’uva e per la commercializzazione dei
prodotti finiti.
In particolare, la Misura 4.09 del POR per il settore vitivinicolo sostiene gli
interventi finalizzati all'ammodernamento e al potenziamento degli impianti
esistenti, destinati alla lavorazione di prodotti di qualità riconosciuti a livello
comunitario, senza aumento di capacità lavorativa a livello regionale, con priorità
alle iniziative che prevedono anche il confezionamento e la commercializzazione
del prodotto finito.
Nel complesso, tra il 2000-2005, la misura 4.09 ha finanziato per il settore
vitivinicolo 31 progetti per un ammontare complessivo di oltre 42,6 Milioni di
Euro. Tra le province, quella di Trapani risulta leader per numero (16) di progetti
8 Il Programma Operativo Regionale della Regione Siciliana, approvato dalla Commissione con decisione CE (2000) n° 2050 del 1 agosto 2000 intende promuovere uno sviluppo integrato dei territori rurali che coinvolga le principali filiere agroalimentari, instaurando nel contempo delle sinergie anche con attività non tradizionalmente agricole ma capaci di fornire redditi aggiuntivi.
9 Il P.S.R. è il documento che attua una politica dello sviluppo rurale finalizzata a ricostituire e a rafforzare la competitività delle zone rurali nell’ottica di uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile, contribuendo in tal modo a mantenere e a creare posti di lavoro nelle zone rurali svantaggiate ed a conservare le risorse naturali ed ambientali.
57
finanziati seguita da quella di Agrigento (5 progetti) e da quella di Catania con 4
progetti (Tab. 3.7).
Tab. 3.7 – POR Sicilia - Misura 4.09. Finanziamenti relativi al settore vitivinicolo per provincia (2000-2005) (*)
P r o v in c e N . P r o g e t t i %A g r ig e n t o 5 1 6 , 1C a t a n ia 4 1 2 , 9C a l t a n is s e t t a 3 9 , 7E n n a 0 0 , 0M e s s in a 1 3 , 2P a le r m o 2 6 , 5R a g u s a 0 0 , 0S i r a c u s a 0 0 , 0T r a p a n i 1 6 5 1 , 6T O T A L E 3 1 1 0 0 , 0
(*) Nostra elaborazione su dati: AAFF – Servizio V – Produzione Vegetale -
“Dipartimento Interventi Strutturali”, 2005.
La Misura 4.13 del POR, che riguarda l’intero territorio regionale, punta alla
qualificazione delle filiere agroalimentari al fine di valorizzare le produzioni di
qualità ed è articolata in due sottomisure:
La Sottomisura 4.13. A) “Sostegno alla commercializzazione di prodotti di
qualità” ha lo scopo di conoscere il mercato, le filiere e gli strumenti di
valorizzazione dei prodotti e del territorio attraverso la realizzazione:
- degli Osservatori di filiera (olio d’oliva, prodotti zootecnici e lattiero caseari,
ortofrutta, agrumi);
- di un sistema informativo telematico sul territorio, che consenta la rilevazione
informatizzata dei dati relativi alle scorte, alle produzione ed alle vendite della
filiera vitivinicola al fine di potenziare l’Osservatorio Vitivinicolo;
- dell’Enoteca Regionale;
- di un portale per la produzione agro-alimentare regionale che preveda la messa
in rete di banche dati centrali, aziende agricole ed agroalimentari.
Il costo totale della misura per l’intero periodo 2000-2006 è pari a 30.000.000 di
euro.
58
La Sottomisura 4.13 B) “Sostegno alla creazione, al riconoscimento comunitario
ed al controllo di prodotti regionali di qualità” prevede, invece, la concessione di
aiuti temporanei e decrescenti per: la costituzione e l’avviamento di consorzi di
tutela e commercializzazione di prodotti agricoli; l’implementazione di sistemi di
qualità aziendale a favore di consorzi che valorizzano i prodotti Dop, Igp, As,
VQPRD e Biologici, riconosciuti o in fase di riconoscimento. Per tale sottomisura
la spesa pubblica prevista è pari a EURO 9.960.278.
Per quanto concerne il Piano di Sviluppo Rurale – Sicilia 2000-2006, le azioni
finanziate riguardanti la viticoltura siciliana sono contenute, esclusivamente, nella
Misura F, relativa all’Agroambiente . Tale misura, il cui costo è pari a 409,561
MEURO, è coerente con gli obiettivi delle politiche comunitarie in materia
agroambientale, in quanto tende a favorire il mantenimento e l’adozione di forme
di conduzione dell’impresa agricola, in grado di coniugare la redditività del
processo produttivo e la sostenibilità ambientale.
Nello specifico, gli interventi previsti per la vitivinicoltura sono le seguenti:
- Azione F1a, Metodi di produzione integrata - colture perenni specializzate -
Vite da vino e Cappero per cui è fissato un aiuto pari a 420 Euro/ha/anno.
- Azione F1b, Introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura e della
specializzate - Vite da vino e Cappero per cui è fissato un aiuto pari a 600
Euro/ha/anno ed Agricoltura biologica preferenziale11 - colture perenni
specializzate - Vite da vino e Cappero per la cui applicazione si riconosce un aiuto
10 Zona di applicazione ordinaria:tutto il territorio regionale. 11 Le zone preferenziali di applicazione delle pratiche agroambientali sono le seguenti:
- Parchi e riserve naturali istituiti secondo la normativa vigente. - Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica ai sensi della L.R. 33/97 art. 45 e successive. - Aree ad elevata vulnerabilità di rischio d’inquinamento delle acque, individuate ai sensi della Direttiva CEE 91/676. - Siti d’importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva CEE “Habitat” n.43/92 e D.P.R. n.357/97. - Interi bacini imbriferi dei fiumi Imera, Simeto, Nocella, San Leonardo e ulteriori aree delimitate (vedasi cartografia, allegato n. 1 carta n. 2); - Zone afferenti agli ambiti territoriali della rete ecologica prevista dall’asse I del POR Sicilia. - Zone di protezione speciale “uccelli” designate ai sensi della direttiva 79/409 CE.
59
di 650 Euro/ha/anno. I predetti aiuti sono ridotti a 160 Euro/ha/anno in caso di
colture non ancora in produzione.
Beneficiari dei predetti aiuti sono gli imprenditori agricoli licenziatari12 inseriti
nell’elenco regionale degli operatori idonei di cui al Decreto Legislativo n. 220/95
che vendono o conferiscono prodotto certificato, sia in regime di conversione che
di agricoltura biologica, in misura non inferiore al 50% della produzione totale
aziendale.
12 Per i soggetti singoli, la superficie minima d’intervento è fissata in 1,5 ettari di superficie agricola assoggettata, di cui almeno 5.000 mq accorpati; per i soggetti associati, in dieci ettari di superficie agricola assoggettata accorpata. In deroga a quanto sopra, nei parchi, nelle riserve, nell’areale ionico-messinese (comuni di Messina, Roccalumera, Scaletta, Itala, Alì Terme, Alì, Nizza di Sicilia, Fiumedinisi, Pagliara, Mandanici, Furci, Santa Teresa di Riva, Savoca, Casalvecchio S., Limina, Antillo, S.Alessio, Forza D’Agrò, Letojanni, Giardini Naxos, Castelmola, Taormina, Gaggi, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Moio Alcantara, Gallodoro, Graniti, Mongiuffi Melia) e nelle isole minori l’unità minima d’intervento, ridotta a 0,5 Ha di superficie agricola assoggettata, potrà essere conseguita con singoli corpi di estensione non inferiore a 2.000 mq.
60
4. LA DOMANDA DI VINO
4.1 – EVOLUZIONE DEI CONSUMI DI VINO IN EUROPA
Nel corso degli anni il consumo di vino ha subito notevoli cambiamenti quale
conseguenza dell’evoluzione dei consumi alimentari, degli stili di vita e delle
strategie competitive dei produttori, quest’ultimi influenzati dall’evoluzione del
quadro normativo e delle politiche di sostegno nazionali e comunitarie al
comparto vitivinicolo.
Nell’ultimo ventennio, il trend dei consumi di vino nell’Unione Europea ed in
Italia ha fatto registrare un calo, rispettivamente pari all’11% ed al 31%,
cambiando, nel contempo, i suoi caratteri qualitativi e quantitativi (Fig. 4.1).
Più in dettaglio, tra il 1981 ed il 2002, la dinamica dei consumi di vino mostra
come la riduzione dei volumi abbia interessato, sia in Europa (-31,5%) che in
Italia (-50%), il segmento dei vini da tavola (Fig. 4.2).
Per contro, nello stesso arco temporale, i consumi di vini VQPRD13 mostrano un
trend decisamente crescente, con volumi raddoppiati in Europa ed aumentati del
62% in Italia (Fig. 4.3). Stesso andamento si osserva per gli altri Paesi europei
(Tab. 4.1), tra i quali spiccano il Lussemburgo ed il Belgio, con il raddoppio dei
consumi di vini di qualità, seguono la Spagna (+72%), la Germania (+62%) e la
Francia (+ 43%). Interessante, appaiono anche i mercati della Danimarca, della
Finlandia, e della Svezia che, pur con consumi quantitativamente marginali,
mostrano una certa vivacità con un trend crescente (Tab. 4.1).
Tra le regioni UE, la leadership dei consumi di vini VQPRD spetta alla Francia,
seguita dalla Germania e dalla Spagna. L’Italia invece risulta solo quarta tra i
Paesi comunitari con un consumo, al 2002, dell’ordine di 6,8 milioni di ettolitri .
13 VQPRD: Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate.
61
Fig. 4.1 - Evoluzione dei consumi totali di vino in Italia e in Europa (*)
(*) Nostra elaborazione su dati: Commissione UE, Direzione generale dell'Agricoltura.
64
Tab. 4.1 – Evoluzione dei consumi di VQPRD nei Paesi UE (000 hl) (*) A n n o B e l G e r G r e S p a F r a I t a L u x A u s P o r U K D a n I r l N L F in S v e T o t a le
% sul totale aziende con vite da vino 1,9 98,1 100,0
CLASSI DI SAU Totale uva da vino Per vini DOC eDOCG Per altri vini
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma. Tab. 5.4 – Consistenza delle aziende vitivinicole in provincia di Catania
situate in zona di montagna per classi di superficie e tipo di produzione (2000) (*)
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma. Tab. 5.6 – Consistenza delle aziende vitivinicole in provincia di Catania
situate in pianura per classi di superficie e tipo di produzione (2000) (*)
Per vini DOC eDOCG Per altri vini Totale uva da vino
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma. Tab. 5.8 - Superfici vitivinicole in provincia di Catania situate in montagna
per tipo di produzione e classe di superficie (2000) (*)
Totale uva da vino Per vini DOC e DOCG CLASSI DI SAU Per altri vini
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma. Tab. 5.10 - Superfici vitivinicole in provincia di Catania situate in pianura,
per tipo di produzione e classe di superficie (Anno 2000) (*)
Aziende per vini DOC_DOCG 90,3 26,6 29,9 33,8 9,7 0,0
Aziende per altri vini 95,1 68,5 18,3 8,2 4,9 0,0
Conduzione diretta del coltivatore
Con solo manodopera familiare
Con manodopera familiare prevalente
Con manodopera extrafamiliare preval.
Conduzione con salariati
Conduzione a colonia parziaria
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
83
Per quanto concerne la composizione ampelografica, in base ai dati AGEA forniti
dal SRRFV, al 2004, l’83% della superficie ad uva da vino della provincia di
Catania risulta impiantata a Nerello Mascalese, seguono le cultivar del Calabrese
o Nero d’Avola (7,3%) e del Carricante (2,3%) (Tab. 5.11).
La comparazione dei dati ampelografici provinciali con quelli relativi al 1985,
mostra un’evoluzione della composizione varietale a favore, soprattutto, delle
cultivar a bacca nera che, al 2004, occupano il 95,5% della superficie vinicola
complessiva, mentre marginale (5%) è divenuto il peso delle varietà a bacca
bianca con contrazioni di aree dedicate per oltre il 90% tra il 1985 ed il 200415.
Tra le cultivar a bacca bianca primeggiano il Carricante (50,9% delle aree a
bacca bianca), il Trebbiano Toscano, lo Chardonnay e l’Inzolia. Inoltre, rispetto
al 1985, è possibile osservare l’introduzione sul territorio etneo di nuove varietà
alloctone sia a bacca bianca che nera (quali Chardonnay, Cabernet Sauvignon,
Alicante, Syrah, ecc.) il cui peso sulle superfici totali non supera il 9% (Tab. 5.12,
Tab. 5.13, Fig. 5.3).
Fig. 5.3 - Evoluzione delle superfici vitivinicole in provincia di Catania per colore (*)
-
3.000
6.000
9.000
12.000
15.000
Etta
ri
Superficie a Bacca Nera(ha)
10.408 3.030 2.745
Superficie a Bacca Bianca(ha)
1.592 393 130
Superficie Totale (ha) 12.000 3.423 2.875
1985 2000 2004
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: Pastena – La civiltà della vite in Sicilia – IRVV -
Palermo, 1989; I.R.V.V - Regione Siciliana, 2000; A.A.F.F. Regione Siciliana - U. O. n. 29- Servizio Repressione frodi vinicole, 2005.
15 In particolare, solo nel quinquennio 2000-2004, per le superfici a bacca bianca si osservano
contrazioni di oltre 2/3 a fronte di una riduzione del -9% per le aree investite con uva nera.
84
Tab. 5.11 – Evoluzione delle superfici vitate per cultivar nella provincia di Catania (*)
ha % ha %Nerello mascalese N 9.500,00 79,2 2.377,43 82,8 -75,0Calabrese o Nero d'avola N 440,00 3,7 209,24 7,4 -52,4Carricante B 1.410,00 11,7 66,00 2,3 -95,3Alicante bouschet N 35,93 1,3Sangiovese N 20,00 0,2 27,10 0,9 35,5Trebbiano Toscano B 50,00 0,4 23,91 0,8 -52,2Merlot N 21,89 0,8Frappato di Vittoria N 180,00 1,5 16,57 0,6 -90,8Nerello cappuccio N 220,00 1,8 16,35 0,6 -92,6Cabernet Sauvignon N 15,04 0,5Chardonnay B 12,79 0,4Ansonica o Inzolia B 12,55 0,4Alicante N 9,13 0,3Catarratto bianco lucido B 110,00 0,9 6,44 0,2 -94,1Syrah N 5,95 0,2Catarratto bianco comune B 3,60 0,1Altre uve nere N 48,00 0,4 2,79 0,1 -94,2Freisa N. N 2,60 0,1Barbera N 2,36 0,1Nebbiolo N. N 1,84 0,1Malvasia bianca B 1,39 0,0Moscato giallo B 0,80 0,0Minnella Bianca B 0,80 0,0Altre uve bianche B 22,00 0,2 0,65 0,0 -97,0Pinot nero N 0,63 0,0Moscato bianco B 0,54 0,0
Ciliegiolo N 0,38 0,0Grignolino N. N 0,15 0,0Trebbiano di soave B. B 0,13 0,0Carignano N. N 0,12 0,0
TOTALE 12.000,00 100,0 2.875,08 100,0 -76,0
1985-87 Var. % 1985/87-2004Cultivar Tipo
2004
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: Pastena – La civiltà della vite in Sicilia – IRVV -
Palermo, 1989; A.A.F.F. Regione Siciliana - U. O. n. 29- Servizio Repressione frodi vinicole, 2005.
85
Tab. 5.12 – Dinamica delle superfici vitate per cultivar a bacca Bianca nella provincia di Catania (*)
ha % ha %Carricante 1.410,00 88,6 66,00 50,9 -95,3Trebbiano Toscano 50,00 3,2 23,91 18,4 -52,2Chardonnay 12,79 9,9Ansonica o Inzolia 12,55 9,7Catarratto b ianco lucido 6,44 5,0Catarratto b ianco com une 110,00 6,8 3,60 2,8 -96,7M alvasia bianca 1,39 1,1M oscato g iallo 0,80 0,6M innella B ianca 0,80 0,6Altre uve bianche 22,00 1,4 0,65 0,5 -97,0M oscato b ianco 0,54 0,4Trebbiano di soave B. 0,12 0,1TOTALE UVE BIANCHE (ha) 1.592,00 100,0 129,59 100,0 -91,9% su totale vitato 13,3 4,5
Cultivar 20041985-1987 Var. % 1985/87- 2004
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: Pastena – La civiltà della vite in Sicilia – IRVV-
Palermo, 1989; A.A.F.F. Regione Siciliana - U. O. n. 29- Servizio Repressione frodi vinicole, 2005.
Tab. 5.13 - Dinamica delle superfici vitate per cultivar a bacca nera nella
provincia di Catania (*)
ha % ha %Nerello mascalese 9.500,00 91,3 2.377,43 86,6 -75,0Calabrese o Nero d'avola 440,00 4,2 209,24 7,7 -52,4Alicante bouschet 35,93 1,3Sangiovese 20,00 0,2 27,10 1,0 35,5Merlot 21,89 0,8Frappato di Vittoria 180,00 1,7 16,57 0,6 -90,8Nerello cappuccio 220,00 2,1 16,35 0,6 -92,6Cabernet Sauvignon 15,04 0,5Alicante 9,13 0,3Syrah 5,95 0,2Altre uve nere 38,00 0,4 2,79 0,1 -92,7Freisa N. 2,60 0,1Barbera 10,00 0,1 2,36 0,1 -76,4Nebbiolo N. 1,84 0,1Pinot nero 0,63 0,0Ciliegiolo 0,38 0,0Grignolino N. 0,15 0,0Carignano N. 0,11 0,0
TOTALE UVE NERE (ha) 10.408,00 100,0 2.745,48 100,0 -73,6
% su totale vitato 86,7 95,5
20041985-87 Var. % 1985/87- 2004Cultivar
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: Pastena – La civiltà della vite in Sicilia – IRVV - Palermo, 1989; A.A.F.F. Regione Siciliana - U. O. n. 29- Servizio Repressione frodi vinicole, 2005.
86
D’altro canto, si rileva un’elevata anzianità del patrimonio vitivinicolo. Difatti, al
2004, su una superficie ad uva da vino pari a 2.875 ettari, la stragrande
maggioranza (90%) delle aree vitate presenta vigneti impiantati prima del 1980. In
particolare, quasi un quinto (19,8%) della superficie ospita viti con più di 50 anni
di età, un altro quinto delle superfici ha piante con età superiore ai 65 anni.
Solo per il 10% delle aree vinicole si rilevano viti d’età inferiore ai 25 anni e di
queste appena il 2,4% risulta impiantato tra il 2000 ed il 2004 (Fig. 5.4).
L’elevata anzianità dei vitigni assieme ai fattori pedoclimatici incide,
indubbiamente, sui volumi produttivi essendo le rese di uve per ettaro
notevolmente inferiori alla media regionale (4,0 t/ha contro una media regionale
di 7,4 t/ha16).
0,30,7
0,21,2
3,2
1,01,3
2,8
10,5
17,14,16,4
1,0
19,811,27,06,8
3,0
2,30,2
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
% superficie impiantata
2004
2003
2002
2000
1995-1999
1990-1994
1985-1989
1980-1984
1975-1979
1970-1974
1965-1969
1960-1964
1955-1959
1950-1954
1940-1949
1930-1939
1920-1929
1910-1919
1900-1909
prima del 1900
Ann
i
Fig. 4.3 - Superfici vitate in provincia di Catania per anno d'impianto (*)
(*) Nostra elaborazione su dati: AGEA al 21/12/2004 trasmessi da AA.F.F - Regione Siciliana -
U.O. n. 29 – Servizio Repressione Frodi Vinicole. 16 Dati congiunturali ISTAT, 2004.
Fig. 5.4 – Superfici vitate in provincia di Catania per anno d’impianto (*)
87
A tal riguardo, segnali positivi inerenti il rinnovo dei vigneti si evincono dalle
richieste di autorizzazione all’Estirpazione e al Reimpianto presentate, tra il 2000
ed il 2005, in provincia di Catania. Più in dettaglio, in totale sono state presentate
richieste per oltre 734 ettari (1/4 delle superfici vinicole provinciali); per contro le
autorizzazioni al reimpianto rilasciate dall’IPA, nello stesso arco temporale, sono
state poco più della metà delle richieste, interessando una superficie di 362 ettari.
A fronte di tali autorizzazioni, secondo i dati AGEA al 21/12/2004, solo un quinto
(67,99 ettari) delle aree autorizzate fino al 2004 (332 Ha) risulta reimpiantato
(Tab. 5.14; Tab 5.15). Bisogna sottolineare come le superfici autorizzate al 2000
sono state interamente reimpiantate mentre per gli anni successivi tale quota
risulta marginale. Ovviamente, per le restanti aree autorizzate il diritto potrà
essere esercitato entro cinque anni o altrimenti confluirà nella riserva regionale.
Tab. 5.14 - Richieste ed Autorizzazioni all'estirpazione e al reimpianto
vigneti relative alla provincia di Catania tra il 2000 ed il 2005 (*)
CATANIA 436000 4,8 315.800 4,1 103.013 1,4100 72 24
SICILIA 9012000 100,0 7715000 100,0 7106000 100,0100 86 79
(di cui)Vino a DOC (hl) CATANIA 4.635 2,5 9800 6,3
100 211SICILIA 187.100 100,0 155.600 100,0
100 83
1990 20001982Indicazioni
Vino (hl)
Uva ( t )
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT- Statistiche dell’Agricoltura – (varie annate)
91
Per il quinquennio 2000-2004, l’analisi dei dati congiunturali ISTAT, mostra
(Tab. 5.18) un’ulteriore riduzione delle superfici vinicole provinciali nella misura
del 23%, che fa decrescere il peso su base regionale della vitivinicoltura del
comprensorio catanese dal 4,6% del 2000 al 3,7% del 2004. In controtendenza, le
produzioni provinciali di uva che, nel quinquennio, sono cresciute del 23% grazie
ad un incremento delle rese medie per ettaro (+ 60%), passate dai 2,5 t/ha del
2000 ai 4,0 t/ha del 2004. L’aumento delle rese e, quindi, della produzione ha
accresciuto l’apporto della provincia alla produzione complessiva regionale, anche
se tale contributo continua a rimanere marginale (2%). Conseguentemente,
trascurabile (1,4%) il concorso provinciale alla produzione regionale di vino che,
nel quinquennio, rimane pressoché invariato. Ciò anche a causa di basse rese di
vino per ettaro che, pur in aumento rispetto al 2000, continuano al 2004 a
rimanere notevolmente inferiori alle rese medie regionali (20 hl/ha contro una
media regionale di 51 hl/ha) (Tab. 5.18).
92
Tab. 5.18 – Apporto della vitivinicoltura della Provincia di Catania al comparto vitivinicolo siciliano nel quinquennio 2000 al 2004 (*)
Indicazioni 2000 2002 2004
Superfici Totali (ha) 6.500 6.500 5.000100 100 77
Incidenza % delle superfic i provinciali/Totale Superf.S icilia 4,6 4,6 3,7
Produzioni16.250 16.250 20.000
100 100 123Incidenza % della produzione provinciale/produzione Sicilia 1,7 1,9 2,1
103.013 102.857 102.000100 100 99
Incidenza % produzione provinciale/produzione Sicilia 1,4 1,7 1,5
Rese unitarie
Uva (t/ha) Provincia di Catania 2,5 2,5 4,0
100 100 160 Regione S icilia 7,5 6,3 7,4
100 84 99Vino (hl/ha)
Provincia di Catania 15,8 15,8 20,4100 100 129
Regione S icilia 50,0 43,7 51,5100 87 103
Uva (t)
Vino (hl)
(*) Nostra elaborazione su dati congiunturali ISTAT.
93
5.3 – SUPERFICI E PRODUZIONI VITIVINICOLE DI QUALITA’ NELL’AREA ETNEA
La vitivinicoltura etnea si identifica, essenzialmente, con la produzione di vini nei
Comuni a Nord e Sud del Vulcano, concentrandosi, in termini di superfici e
produzioni, principalmente nei venti Comuni17 identificati nel disciplinare di
produzione del vino a DOC “Etna” (D.P.R. 11 Agosto 1968) (Vedi Appendice 3).
Nello specifico, tali circoscrizioni assommano il 72,6% delle aree destinate a
produrre vini da tavola e/o IGT ed il 90% di quelle a DOC-DOCG. Alla luce di
ciò, si ritiene utile circoscrivere a quest’area l’analisi della vitivinicoltura etnea.
Nel complesso, tra il 1990 ed il 2000, il ridimensionamento delle aree vinicole
etnee (-33%) a carico, soprattutto, di quelle per vini da tavola, coinvolge tutti le
circoscrizioni dell’area in esame con peso maggiore per quelli di Paternò (- 72%),
Aci S. Antonio (-70%), Belpasso (-69%), Trecastagni e Pedara (entrambi
con -63%). Viceversa, in crescita (+56%) si rilevano, nello stesso periodo, quelle
destinate alla produzione di vini DOC-DOCG, soprattutto, nei comuni di
S. Venerina (20 volte la superficie investita nel ’90), Nicolosi (+12 volte quella
del 1990) e Belpasso (+11 volte). Non meno significativo l’incremento di tali aree
nei comuni di Castiglione, Linguaglossa (oltre 5 volte la superficie del 1990) e
Randazzo (3 volte in più del ’90), cui si contrappongono, in controtendenza,
quelli di S. Alfio, Giarre, Milo, Trecastagni, S. Maria di Licodia (Tab. 5.19).
Al 2000, le superfici dedite alla produzione di vini a DOC si concentrano,
principalmente, in 5 dei 20 Comuni indicati dal disciplinare di produzione, ossia
in quelli di Randazzo, Milo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Viagrande che,
nel complesso, assommano l’83% delle superfici etnee destinate alla produzione
del DOC “Etna” (Tab. 5.19).
17 I comuni etnei identificati dal disciplinare DOC ETNA sono: Biancavilla, S. Maria di Licodia, Paternò, Belpasso, Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Viagrande, Aci S. Antonio, Acireale, S. Venerina, Giarre, Mascali, Zafferana, Milo, S. Alfio, Piedimonte, Linguaglossa, Castiglione e Randazzo, tutti in provincia di Catania. Tuttavia, nessuno di questi comuni è compreso interamente nella zona a denominazione d’origine controllata, essendo il loro territorio sviluppato in aree triangolari con vertice sul cratere centrale del Vulcano, mentre la zona a denominazione d’origine interseca queste superfici nella fascia mediana.
94
Tab. 5.19 – Superfici vitivinicole nei comuni dell’area etnea per tipologia di produzione al 2000 e variazioni rispetto al 1990 (*)
h a % h a % h a % v i n i D O C - D O C G A l t r i v i n i T o t a l e
A c i S . A n t o n i o 2 0 0 , 8 2 0 0 , 7 3 0 3 0A c i r e a l e 8 5 3 , 2 8 5 2 , 8 6 7 6 3B e l p a s s o 4 1 , 1 4 9 1 , 8 5 3 1 , 8 1 1 4 3 3 1 3 1B i a n c a v i l l a 4 1 , 1 1 0 4 3 , 9 1 0 8 3 , 6 4 9 4 9C a s t i g l i o n e d i S i c i l i a 5 7 1 6 , 3 4 6 1 1 7 , 3 5 1 8 1 7 , 2 5 4 4 8 2 8 0G i a r r e 1 0 , 3 9 2 3 , 5 9 3 3 , 1 6 7 5 4 5 3L i n g u a g l o s s a 5 8 1 6 , 6 1 6 4 6 , 2 2 2 2 7 , 4 5 7 5 6 4 6 2M a s c a l i 8 9 3 , 3 8 9 3 , 0 6 6 5 8M i l o 6 8 1 9 , 4 7 6 2 , 9 1 4 4 4 , 8 6 4 9 8 4 1N i c o l o s i 6 1 , 7 1 6 7 6 , 3 1 7 3 5 , 7 1 2 2 4 7 6 7 6P a t e r n ò 4 0 , 2 4 0 , 1 2 8 2 8P e d a r a 5 1 , 4 5 2 2 , 0 5 7 1 , 9 3 7 3 7P i e d i m o n t e E t n e o 9 2 , 6 1 2 9 4 , 8 1 3 8 4 , 6 1 2 8 8 2 7 8R a n d a z z o 7 7 2 2 , 0 3 3 1 1 2 , 4 4 0 8 1 3 , 5 3 3 5 6 5 6 2S a n t ' A l f i o 1 0 , 3 1 0 5 3 , 8 1 0 6 3 , 5 8 9 2 8 3S a n t a M a r i a d i L i c o d i a 8 2 , 4 6 8 2 , 6 7 6 2 , 5 9 2 8 1 7 4S a n t a V e n e r i n a 1 8 5 , 0 1 3 6 5 , 1 1 5 4 5 , 1 2 0 6 9 6 9 6 9T r e c a s t a g n i 3 0 , 9 1 7 0 6 , 4 1 7 3 5 , 6 1 7 3 8 3 7V i a g r a n d e 3 0 8 , 6 9 9 3 , 6 1 2 9 4 , 3 1 0 2 1 0 2Z a f f e r a n a E t n e a 1 0 , 4 2 6 5 9 , 9 2 6 6 8 , 8 8 7 8 7
A l t r i c o m u n i d e l l a p r o v i n c i a ( h a )
C O M U N I A l t r i v i n i v i n i D O C - D O C G T O T A L E
% ( B ) / ( C )
% ( A ) / ( B )
T o t a l e z o n a e t n e a ( A )
T o t a l e s u p e r f i c i e v i t a t a p r o v i n c i a l e ( h a ) ( C )% ( A ) / ( C )
%
T o t a l e u v a d a v i n o ( B )
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT – IV e V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
95
Al 2002, secondo i dati del SRRFV, il patrimonio vitivinicolo della provincia di
Catania, risultante dall’Albo dei vigneti, ha un’estensione complessiva di 3.777
ettari, di cui il 77% concentrato nei comuni della zona etnea. La composizione per
colore mostra che l’80% della superficie vinicola etnea è investita con uva a bacca
nera, il 17% con quella a bacca bianca ed il 2,6% con uva non classificata.
Le aree con uva a bacca nera sono concentrate principalmente a Castiglione di
Sicilia (30% della superficie), Randazzo (16,9%), Linguaglossa (6,6%),
S. Venerina (6,6%), Zafferana Etnea (5,2%) e Viagrande (5,0%). Mentre, il 50 %
delle superfici a bacca bianca ricadono nei comuni di Trecastagni, Milo e
Belpasso (Tab. 5.20).
La forma di allevamento prevalente nei comuni etnei è quella ad alberello (65%
della superficie vitata totale), di cui le maggiori quote di superfici si trovano nelle
circoscrizioni di Castiglione di Sicilia, Randazzo, Trecastagni, Linguaglossa e
S. Venerina. L’allevamento a spalliera occupa il 27% del totale vitato dell’area
etnea e risulta presente, soprattutto, a Randazzo, Castiglione di Sicilia, S.
Venerina e Viagrande, mentre quello a tendone (3,3% della superficie etnea) viene
utilizzato prevalentemente a Belpasso, Castiglione di Sicilia e Randazzo
(Tab. 5.21).
96
Tab. 5.20 – Superfici iscritte al 31/12/2002 all’Albo dei vigneti della Regione Siciliana per la provincia di Catania e comune dell’area etnea, per colore di uva coltivata (*)
ha % % per Comune ha % % per Comune ha % % per Comune
TOTALE ZONA ETNEA (a) 498,37 100,0 2.336,95 100,0 75,80 100,0 2.911,13
% 17,1 80,3 2,6 100,0
Altri comuni della provincia (ha) 68,24 794,46 4,1 866,82TOTALE PROVINCIA CATANIA (ha) (b) 566,61 3.131,41 79,92 3.777,95
% 15,0 82,9 2,1 100,0
% (a)/(b) 88,0 74,6 94,8 77,1
Comuni Superficie Uva Nera Superficie Uva non classificata TOTALE
(ha)
Superficie Uva Bianca
(*) Nostra elaborazione su dati: AAFF - – Regione Siciliana - U. O. n. 29 – Servizio Repressione Frodi Vinicole - Albo dei Vigneti, 2002. I dati di superficie comprendono, oltre alla superficie vitata, i diritti disponibili nel territorio di riferimento.
97
Tab. 5.21- Superfici vitate nei comuni dell’area etnea per tipologia di allevamento - Albo dei vigneti della Regione Siciliana al 31/12/2002 (*)
TOTALE ZONA ETNEA 2.590 100,0 1.152,75 100,0 1.117,92 100,0 81,71 100,0 2.352,38 100,0 1.238,50 100,0 3.590,88 100,0 65,5 34,5
% SU TOTALE PROVINCIA 88,2 76,9 93,7 51,8 82,5 71,9 78,5ALTRI COMUNI DELLA PROVINCIA 345 11,8 347,13 23,1 75,50 6,3 76,17 48,2 498,79 17,5 484,34 28,1 983,13 21,5 50,7 49,3
TOTALE PROVINCIA 2.935 100,0 1.499,87 100,0 1.193,42 100,0 157,88 100,0 2.851,18 100,0 1.722,84 100,0 4.574,01 100,0 62,33 37,67
Superfici dichiarate Superfici non dichiarate (B)Comune per vini DOC
% (B)/(C)per vini IGT
% (A)/(C)
TOTALE ( C ) (A)+(B)
Aziende/ Dichiarazioni Totale (A)per vini
comuni
(*) Nostra elaborazione su dati: AGEA, Sportello di Catania, 2005.
100
Fig. 5.5 - Evoluzione della superficie vitivinicola in provincia di Catania per tipologia di produzione (*)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
1982 1990 2000 2005 Anni
Mig
liaia
di e
ttari
per vini DOC e DOCG per altri vini Totale uva da vino
(*) Nostra elaborazione su dati tratti da: ISTAT - III, IV e V Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma; Sportello AGEA di Catania, 2005.
101
Nell’area etnea la vitivinicoltura di qualità si concentra, come innanzi detto, nei
Comuni indicati dal disciplinare di produzione del vino DOC “Etna” (Vedi Appendice
3) e comprende esclusivamente le superfici che, ai fini del riconoscimento, sono
iscritte nell’apposito “Albo dei vigneti” depositato presso la Camera di Commercio di
Catania.
A tal riguardo, è possibile osservare come, nonostante le superfici complessivamente
iscritte agli Albi siano rimaste pressoché invariate negli ultimi 15 anni, è invece
cresciuto il numero di aziende iscritte che sono passate da 577 del 1985 a 600 nel 2000
fino a giungere a 655 unità nel 2004 (Fig. 5.6).
Fig. 5.6 - Evoluzione delle aziende e delle superfici iscritte all'Albo dei vigneti in provincia di Catania (*)
550
570
590
610
630
650
670
Anni
N° a
zien
de
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
Sup
erfic
ie (h
a)Aziende 577 612 594 600 622 655
Superficie (ha) 2.253 1.829 1.828 1.837 1.886 1.827
1985 1990 1995 2000 2002 2004
(*) Nostra elaborazione su dati: I.R.V.V; CCIAA di Catania.
Purtuttavia, al 2000, appena il 6,7% delle aziende ed il 45% delle superfici
vitivinicole censite in provincia risultavano iscritte agli Albi, a conferma della
modesta propensione da parte degli operatori etnei a valorizzare le proprie specificità
territoriali.
Ciò è anche confermato dai dati delle denunce di produzione che, pur essendo
numericamente cresciute tra il 1990 ed il 200418, mostrano come appena un quinto di
18 La quota delle denunce di produzione è aumentata dal 17,7% del 1990-92 al 24,5% nel 2002-04.
102
della superficie iscritta all’Albo DOC venga dichiarata in produzione (Tab. 5.23) e,
pertanto, notevolmente inferiore alla media regionale di superfici denunciate (53,8%
nel quinquennio 1998-2002) (Forte, 2003). Pertanto, ancora significativamente
modesto è l’utilizzo nell’area etnea della superficie potenziale per ottenere il
riconoscimento della denominazione di origine.
La disamina a livello comunale dei dati contenuti nelle denunce di produzione mette
in evidenza che l’incremento (+10%), tra il 2000 ed il 2004, delle aree denunciate,
soprattutto di quelle ad uva rossa, coinvolge prevalentemente le circoscrizioni di
Randazzo, Castiglione di Sicilia, Milo, Viagrande e Linguaglossa (Tab. 5.24).
In termini produttivi, tra il 1990 ed il 2004, si rileva (Tab. 5.23) una notevole crescita
delle rese medie per ettaro dei vigneti destinati alla produzione del vino a DOC,
passate da 2,0 t/ha a 4,9 t/ha nel triennio 2002-2004, quale effetto della crescita dei
quantitativi di uva prodotta, in particolare di quella a bacca rossa (+47% nell’ultimo
quinquennio). Quest’ultima, al 2004, rappresenta l’87,5% della produzione
complessiva di uve per vini a DOC e per i 2/3 del totale proviene dai comuni di
Castiglione di Sicilia e Randazzo (Tab. 5.27). Contrariamente, in calo risultano le
quantità di uve a bacca bianca il cui peso sul totale è sceso al 12,5% (Tab. 5.26).
Conseguentemente, aumentati risultano i volumi di vino a denominazione di origine
attestatesi, nell’ultimo triennio, su una media di 12.800 ettolitri19 (+2,6 volte i volumi
del 1990-92), accrescendo il contributo della DOC “Etna” alla produzione regionale di
vini a denominazione dal 3,8% (triennio 1990-92) al 9,0% nel 2002-2004 (Tab. 5.23).
Sul piano provinciale, l’apporto alla produzione enologica totale è, invece, passato
dall’1,5% del 1990 al 13% nel 2004 (Fig. 5.7)
19 Di questi, il 14% è vino DOC bianco ed il restante 86% è DOC rosso.
103
Tab. 5.23 – Dinamica della DOC “ETNA” - Periodo 1990-2004 (Medie Triennali) (*) 1990-1992 1993-1995 1996-1998 1999-2001 2002-2004
N . iscriz ion i Albo dei v ignetiBianco 89 69 69 70 72
P IE D IM O N T E E T N E O 3 6 2 ,7 2 9 1 ,6 5 2 2 ,8 9 8 5 ,28 1 1 4 4 2 7 2
R A G A L N A 6 0 ,4 7 0 ,5 4 0 ,2 9 0 ,5 8 0 ,41 0 0 1 1 7 6 7 1 5 0 1 3 3
R A N D A Z Z O 3 3 2 2 3 ,9 3 2 3 2 4 ,0 4 2 8 2 3 ,5 4 3 5 2 3 ,8 5 2 6 2 8 ,01 0 0 9 7 1 2 9 1 3 1 1 5 8
S . A L F IO 2 4 1 ,7 3 0 2 ,2 5 8 3 ,2 4 4 2 ,4 4 8 2 ,61 0 0 1 2 5 2 4 2 1 8 3 2 0 0
S . M A R IA D I L IC O D IA 2 8 2 ,0 2 8 2 ,1 1 2 0 ,7 3 3 1 ,8 3 0 1 ,61 0 0 1 0 0 4 3 1 1 8 1 0 7
S . V E N E R IN A 1 1 4 8 ,2 1 3 1 9 ,7 1 2 0 6 ,6 9 6 5 ,31 0 0 1 1 5 1 0 5 8 4
T R E C A S T A G N I 1 8 0 2 51 0 0 1 3 9
V IA G R A N D E 8 8 6 ,3 8 2 6 ,1 9 0 4 ,9 1 6 9 9 ,3 1 2 5 6 ,71 0 0 9 3 1 0 2 1 9 2 1 4 2
Z A F F E R A N A E T N E A 1 0 0 ,7 5 4 3 ,0 4 9 2 ,61 0 0 5 4 0 4 9 0
T O T A L E U V A D IC H IA R A T A 1 .3 9 1 1 0 0 ,0 1 .3 4 4 1 0 0 ,0 1 .8 2 3 1 0 0 ,0 1 .8 2 6 1 0 0 ,0 1 .8 7 7 1 0 0 ,01 0 0 9 7 1 3 1 1 3 1 1 3 5
C O M U N I2 0 0 42 0 0 0 2 0 0 32 0 0 1 2 0 0 2
(*) Nostra elaborazione su dati: CCIAA di Catania.
106
Tab. 5.26 – Produzione di uva bianca per vini a DOC dichiarata per Comune (2000-2004) (*)
t % t % t % t % t %
CASTIG LIO NE D I S IC ILIA 29 10,3 22 10,3 20 6,8 23 9,5 23 9,8100 77 70 80 81
(*) Dato stimato considerando una resa media di uve in vino del 70%. (**) Nostra elaborazione su dati:CCIAA di Catania.
8,0 9,16,4
13,9
-2468
101214
%
2001 2002 2003 2004 Anni
Fig. 5.9 - Incidenza dei vini a IGT sulla produzione enologica totale della provincia di Catania (*)
(*) Nostra elaborazione su dati congiunturali ISTAT; CCIAA di Catania.
110
6. METODO D’INDAGINE
Lo studio della realtà vitivinicola nell’area etnea si fonda essenzialmente sul
rilievo diretto dei principali caratteri strutturali, organizzativi e gestionali allo
scopo di delineare un quadro sempre più completo di tali realtà e poterne valutare
i punti di forza e di debolezza, i limiti e le opportunità di sviluppo di tale
comparto.
L’indagine territoriale sulle aziende vitivinicole, è stata limitata ai comuni
dell’area etnea e rivolta alle realtà che producono e/o imbottigliano vini di qualità
DOC e/o IGT e, in molti casi, anche vini da tavola.
L’attenzione al segmento dei vini di qualità è dettata dagli attuali orientamenti del
mercato che vede sempre più affermarsi le imprese operanti in tale segmento
produttivo che offrono prodotti di qualità confezionati. A ciò si aggiunge anche la
necessità di acquisire informazioni attendibili e puntuali inerenti tale realtà micro-
economica, data l’inesistenza di fonti statistiche ufficiali in merito alla
quantizzazione produttiva.
Le interviste sono state eseguite con la tecnica face-to-face utilizzando una
scheda-questionario predisposta ad hoc.
Una volta individuate e censite le imprese vitivinicole operanti sul territorio etneo
nella produzione di vini di qualità (DOC e IGT), visto il modesto numero di unità
(n. 49), si è proceduto a contattarle telefonicamente chiedendo la loro
collaborazione ed illustrando le motivazioni dell’intervista.
Ai fini della rilevazione delle principali caratteristiche di tali realtà operative è
stata predisposta una scheda-questionario, articolata in 7 parti fondamentali.
Le prime due parti sono destinate ad evidenziare i caratteri strutturali
dell’azienda (dati generali dell’azienda, indirizzi colturali, altimetria e superficie
aziendale, modalità di coltivazione, cultivar impiantate e relative superfici, anno
d’impianto delle viti, sesto d’impianto, dati sulla produzione propria di uva e sulla
produzione acquistata presso terzi nell’ultimo quinquennio, ecc.). Inoltre, sono
contenute domande volte a verificare l’adozione di eventuali misure di
certificazione di qualità.
111
La terza parte del questionario mira ad ottenere notizie sulla fase di
trasformazione ed imbottigliamento (ovvero, su quantità di uve destinate alla
vinificazione, rese medie in vino, tecniche di trasformazione dell’uva in vino e
quantitativi di vino prodotto nell’ultimo quinquennio, dettagliato per tipologia di
produzione (IGT, DOC, vino da tavola, ecc.) nonché le modalità di affinamento e
stoccaggio del vino. Inoltre, la terza parte contiene domande volte ad individuare
le quantità di vino imbottigliato e di quello venduto sfuso, nonché le quantità
imbottigliate per conto terzi, con individuazione del numero di aziende servite e
dell’area di ubicazione di tali aziende che richiedono il servizio
d’imbottigliamento.
La quarta parte è destinata ad identificare le tecniche di commercializzazione e
l’utilizzo di nuovi canali di comunicazione (internet) per la promozione e/o
vendita dei vini prodotti, inoltre contiene domande per l’individuazione dei
mercati di destinazione del prodotto e delle quantità vendute nel quinquennio dal
2000 al 2004.
La quinta parte del questionario è stata predisposta per valutare il grado d’impiego
di manodopera nel settore vitivinicolo e le modalità di assunzione (tempo
determinato, indeterminato).
La sesta parte invece mira ad acquisire i dati tecnico-economici delle imprese
rilevate, ovvero prezzi di vendita dei vari tipi di vino prodotti (vino da tavola,
IGT, DOC), costi medi di produzione del vino, fatturato aziendale nel periodo dal
2000 al 2004, ed incidenza percentuale dei vari tipi di vino prodotto alla
formazione del ricavo aziendale e, inoltre, si richiedono dati sulle forme di
finanziamento dell’attività aziendale.
Nella settima ed ultima parte della scheda, si offre all’imprenditore la possibilità
di evidenziare le principali problematiche incontrate nell’esercizio dell’attività
vitivinicola.
Dell’intero universo censito nell’area etnea, risultante dall’incrocio dei dati
CCIAA con quelli del Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna, alla fine solo 34
imprese hanno dato la loro disponibilità a partecipare all’indagine.
112
7. I RISULTATI DELL’INDAGINE
7.1 – IMPRESE VITIVINICOLE ETNEE DI QUALITÀ: CONSISTENZA, LOCALIZZAZIONE E COMPOSIZIONE DEL CAMPIONE.
Dall’analisi dei dati forniti dalla Camera di Commercio di Catania e di quelli del
Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna20, è emerso che sono 49 le realtà
vitivinicole operanti nell’area etnea nel segmento di produzione di vini di qualità
e, di queste, soltanto 33 sono quelle che producono e/o imbottigliano di vini di
qualità DOC e/o IGT.
Quest’ultime, ubicate principalmente in 5 dei comuni della zona etnea
(Castiglione di Sicilia, Randazzo, Linguaglossa, Trecastagni e Zafferana Etnea),
offrono al mercato 71 etichette diverse di vini di qualità di cui: 50 Etna DOC (dei
quali 32 rossi, 5 rosati e 13 bianchi) e 21 IGT (16 rossi e 5 bianchi) (Tab. 7.1).
In particolare, per i vini a DOC etnei il 77% delle tipologie confezionate proviene
da imprese situate nei comuni di Castiglione di Sicilia, Randazzo, Linguaglossa,
Zafferana e Trecastagni. Per quelli ad IGT, preminentemente interessati sono le
circoscrizioni di Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Giarre e Trecastagni che
assommano il 71% delle etichette di tali vini (Tab. 7.1).
L’esigenza di avere un quadro quanto più possibile completo delle caratteristiche
strutturali ed economiche delle imprese vitivinicole che operano nell’area etnea,
nelle diverse fasi della filiera, ha portato nella ricerca empirica a cercare la
collaborazione anche di quelle realtà aziendali che sono solo produttrici e di
quelle che sono solo imbottigliatrici di vini di qualità. La presenza di quest’ultime
nel campione è ritenuta importantissima, in quanto, pur operanti nella fase finale
della filiera, svolgono un ruolo importante dando valore aggiunto a vini di qualità
medio-alta, prodotti da piccole e piccolissime realtà vinicole presenti sul territorio,
che, visti i quantitativi spesso modesti, non hanno alcuna convenienza economica
ad imbottigliare e che, diversamente, finirebbero con l’alimentare le vecchie
consuetudini, a scarso ritorno economico, di vendita di vino allo stato sfuso. 20 Il Consorzio di Tutela, secondo l’elenco aggiornato a Marzo 2005, conta la presenza di 49 aziende associate, di cui 17 soci produttori ed imbottigliatori e n. 32 soci produttori di uve e/o vini Etna DOC.
113
Dell’intero universo censito (49 imprese), alla fine solo 34 realtà imprenditoriali
hanno dato la loro disponibilità all’intervista.
Il campione d’imprese, distribuito secondo quanto indicato nella Tab. 7.2,
comprende 17 delle 25 aziende etnee produttrici-imbottigliatrici di vini Etna DOC
ed IGT, tutte le realtà della zona etnea (6 aziende) che producono ed imbottigliano
solo vini a IGT, una che produce e commercializza vino a IGT sfuso e tre imprese
solo imbottigliatrici 21 di vini di qualità. Inoltre, fanno parte del campione anche 7
delle imprese soltanto produttrici di uve e/o mosti/vini a DOC associate al relativo
Consorzio di Tutela.
Tra le imprese produttrici/imbottigliatrici esaminate una di esse è senza superficie
e, quindi, non produce direttamente le uve ma le acquista da terzi produttori per
poi trasformarle ed imbottigliarne il prodotto finito. Va, sottolineata la presenza
nel campione anche dell’I.P.S.S.A. “Mazzei” di Giarre che, nella sezione staccata
di Randazzo, coordina l’attività svolta nell’azienda agricola “Nave”. Tale azienda,
gestita dall’Istituto, è situata nel comune di Bronte e le sperimentazioni condotte
sul campo anche per la vitivinicoltura (impianto sperimentale di cultivar ad
altitudini estreme, superiori ai 1000 m s.l.m.) hanno permesso di produrre un vino
IGT che, in parte, è stato imbottigliato e portato al Vinitaly del 2005.
21 Una delle imprese imbottigliatrici è situata nel comune di Fiumefreddo, ovvero nel comprensorio limitrofo all’area di produzione del DOC ETNA dove, secondo quanto previsto dal relativo disciplinare della DOC, è possibile eseguire l’imbottigliamento dei prodotti a denominazione d’origine.
114
Tab. 7.1 - Consistenza delle imprese vitivinicole imbottigliatrici di vini di qualità nei comuni dell'area etnea e tipologie di vini prodotti (*)
Rossi Bianchin. % n. % n. % n. % n. % n. n. n. % n. %
VINI DOC VINI IGT VINI DA TAVOLA Vini DOC Vini IGT Vini da Tavola
SOLO produttrici di
IGTCOMUNE di cui:
PRODUTTRICI E IMBOTTIGLIATRICI AZIENDE
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
116
7.2 - CARATTERI STRUTTURALI DELLE AZIENDE VITIVINICOLE DEL CAMPIONE
Il campione esaminato, composto secondo quanto indicato nella Fig. 7.1,
comprende 34 realtà aziendali operanti nelle diverse fasi della filiera vitivinicola.
Tali imprese, ubicate in 14 comuni dell’area etnea, ricadono, come innanzi detto
(Tab. 7.2), principalmente nelle circoscrizioni di Randazzo (9 imprese),
Castiglione di Sicilia (6 aziende), Linguaglossa (4), Viagrande (3) e Trecastagni
(2).
.
Fig. 7.1 - Composizione del campione di aziende vitivinicole esaminate (*)
6
7
1 1 2
17
Aziende produttrici-imbottigliatriciVINI DOC-IGT
Aziende produttrici-imbottigliatriciVINI IGT
Aziende SOLO produttrici di VINI DOC
Aziende SOLO produttrici di VINI IGT
Aziende imbottigliatrici SOLO viniIGT
Aziende imbottigliatrici vini DOC-IGT
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Dall’analisi dei dati del campione, per quanto concerne la forma giuridica risulta
evidente che la maggior parte delle aziende vitivinicole (64,7%) sono ditte
individuali, il 29% di esse ha struttura societaria ed appena il 2,9% (1 azienda) ha
forma di società cooperativa (Fig. 7.2).
Inoltre, un terzo di queste imprese (35,3%) è condotto direttamente dal
coltivatore-imprenditore, nel 61% dei casi si fa ricorso a manodopera
extrafamiliare, mentre la conduzione con manodopera familiare riguarda appena
l’8,8% delle imprese (Fig. 7.3).
117
Fig. 7.2 - FORMA GIURIDICA DELLE AZIENDE CAMPIONE(*)
DITTA INDIVIDUALE
64,7%
SOCIETA' 29,4%
ALTRA FORMA GIURIDICA
2,9%
COOPERATIVA2,9%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Fig. 7.3 - Forma di conduzione nelle aziende campione (*)
Conduzione con
manodopera extrafamiliare
61,8%
Impiego di sola manodopera
familiare2,9%
conduzione con
manodopera familiare
8,8%
Conduzione diretta del coltivatore
35,3%
Non risponde11,8%
Altre forme di conduzione
8,8%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
118
Tab. 7.3 - Anno inizio dell’attività agricola (*)
N ° %p r im a d e l 1 9 5 0 2 5 , 91 9 5 0 - 1 9 7 0 4 1 1 , 81 9 7 1 - 1 9 8 0 5 1 4 , 71 9 8 1 - 1 9 9 0 7 2 0 , 61 9 9 1 - 2 0 0 0 8 2 3 , 52 0 0 1 - 2 0 0 3 5 1 4 , 72 0 0 4 1 2 , 9N O N I N D I C A T O 2 5 , 9T O T A L E 3 4 1 0 0 , 0
A Z I E N D E
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Dai dati della tabella 7.3 si evince che la maggior quota di aziende esaminate
(23,5%) sono relativamente giovani, avendo avviato l’attività nell’ultimo
decennio del secolo scorso. Un quinto di esse ha iniziato ad operare tra il 1981 ed
il 1990, il 17% non ha più di 5 anni di vita e solo il 6% delle imprese è di
antichissima tradizione familiare, con operatività antecedente al 1950.
Tali imprese sono gestite principalmente da soggetti di età compresa tra 51-60
anni (38%), il 14,7% delle imprese fa capo ad imprenditori tra 61-70 anni d’età,
mentre il 14,6% di essi ha un’età non superiore ai 40 anni (Tab. 7.4)
Peraltro, è interessante osservare come, in oltre metà delle aziende (53%) gli
imprenditori sono in possesso di laurea che, nel 38% dei casi, e di tipo
specialistico (Laurea in Agraria). Modesta la presenza di imprenditori con licenza
media ed elementare (11,6%) (Tab. 7.5). Questo denota una grande
specializzazione e preparazione nell’affrontare un’attività produttiva che richiede
una sapienza e tecniche produttive e gestionali che vanno oltre le tradizioni e le
consuetudini, in cui le capacità di differenziazione del prodotto con orientamento
alle richieste di mercato sono elementi strategici indispensabili per la
sopravvivenza dell’azienda.
119
Tab. 7.4 – Età degli imprenditori vitivinicoli (*)
C la s s i d i e t à n ° %m e n o d i 2 0 a n n i 0 0 , 02 0 - 3 0 a n n i 1 2 , 93 0 - 3 5 a n n i 1 2 , 93 6 - 4 0 a n n i 3 8 , 84 1 - 5 0 a n n i 5 1 4 , 75 1 - 6 0 a n n i 1 3 3 8 , 26 1 - 7 0 a n n i 5 1 4 , 7> 7 0 a n n i 2 5 , 9E t à n o n d is p o n ib i le 4 1 1 , 9
T O T A L E I M P R E S E 3 4 1 0 0 , 0 (*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Tab. 7.5 - Formazione degli imprenditori vitivinicoli del campione (*)
T i t o l o d i s t u d i o N ° %L i c e n z a e l e m e n t a r e 2 5 , 8L i c e n z a m e d i a 2 5 , 8M a t u r i t à 8 2 3 , 6L a u r e a i n A g r a r i a 1 3 3 8 , 3A l t r o t i p o d i L a u r e a 5 1 4 , 7N o n i n d i c a t o 4 1 1 , 8T O T A L E I M P R E S E 3 4 1 0 0 , 0
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
L’analisi dei caratteri strutturali delle imprese vitivinicole del campione mostra
come solo l’88% di esse (30) ha superficie agricola, dato che 4 di esse attuano la
trasformazione e/o l’imbottigliamento. Nel complesso, le 30 aziende assommano
ad una superficie totale aziendale di oltre 820 ettari e, della SAU totale, solo il
73,6% di essa è coltivata a vigneto, di cui 483 ettari (73,5% è la SAU) sono
investiti ad uva da vino (Tab. 7.6).
120
Tab. 7.6 – Principali caratteri strutturali delle aziende campione (*)
valori %Aziende con superfic ie agrico la (n°) 30 88,2Aziende senza superfic ie agrico la (n°) 4 11,8T O T ALE AZIEN D E n° 34 100,0
820,81SAU tota le (ha) 657,38 100,0di cu i:
SAU a vigneto (ha) 483,6 73,6SAU ad uva da vino (ha) 482,9 73,5
Superfic ie aziendale tota le (ha)
Ind icazion i
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
La valutazione della destinazione della superficie agricola utilizzata nelle imprese
campione mette in evidenza (Tab. 7.7) come in tutte, eccetto una, la SAU a
vigneto è interamente destinata alla coltivazione di uva da vino e che in 7 di esse
l’unica coltura presente è il vigneto. Nelle altre 23 aziende oltre alla viticoltura è
presente, molto spesso, l’olivicoltura (60% delle realtà) nonchè la frutticoltura
(noccioleti, in particolare), che interessa un terzo delle imprese con superficie
agricola esaminate.
La produzione biologica è praticata solo da 11 delle 30 imprese e, nel complesso,
interessa il 29,5% (142,5 Ha) della SAU totale investita ad uva da vino (Tab. 7.7).
Dalla classificazione delle aziende per classi di superficie emerge l’elevata
parcellizzazione delle realtà produttive indagate. Infatti, nel 17,6% dei casi la
SAU destinata a vigneto è compresa tra 1,1 e 2 ha, nel 35% delle aziende non
supera i 4 ha e, nel complesso, nel 59% delle imprese campione la superficie
agricola utilizzata è inferiore ai 10 ettari. Soltanto una la realtà con SAU a vigneto
superiore ai 100 ettari (Tab. 7.8).
121
Tab. 7.7 - Destinazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) nelle aziende vitivinicole con superficie (*)
TOTALE 657,4 483,6 73,6 483,0 99,9 142,5 29,5 340,5 70,5
SAU Totale (a)
(ha)
SAU destinata a vigneto (b)
(ha)
% (e)/( c)
SAU per produz. Uva da Vino
( c) (ha)
SAU per UVA DA
VINO BIOLOGICA
(d) (ha)
SAU per UVA DA
VINO CONVENZ.
(e) (ha)
Azienda N°
% (b)/(a)
% (d)/( c)
% ( c)/(b)
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
122
Tab. 7.8 - Aziende vitivinicole esaminate per classi di SAU destinata a vigneto (*)
n° %S enza superfic ie 4 11,8f ino a 1 e tta ro 1 2,91,1 - 2 ha 6 17,62,1 - 4 ha 5 14,74,1 - 6 ha 3 8,86,1 -10 ha 5 14,810,1 - 15 ha 5 14,815,1 - 20 ha 1 2,920,1 - 30 ha 1 2,930,1 - 50 ha 2 5,950,1- 100 ha 0 0,0o ltre 100 ha 1 2,9T O T ALE 34 100,0
C LA SSI D I S U PE R FIC IEA ziende
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Per quanto concerne le varietà coltivate emerge che, quelle maggiormente diffuse
nelle aziende del campione sono il Nerello Mascalese ed il Carricante, che
insistono, rispettivamente, sul 60% e sul 13,7% della superficie investita ad uva
da vino. Marginale la presenza del Nerello Cappuccio o Mantellato (2,4% della
superficie), del Catarratto e della Minnella. Interessante sottolineare la presenza
sul 21% della superficie vitivinicola esaminata di altre cultivar autoctone (come
Nero d’Avola, Inzolia, Zibibbo, Moscatella dell’Etna ecc.) e alloctone (quali
N e r e l l o m a s c a l e s eN e r e l l o c a p p u c c i o
C a r r i c a n t e
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
126
Per quanto concerne la fase di trasformazione, come innanzi detto, il 14,7% delle
imprese campione (n. 5) non vinificano e vendono l’uva a terzi che si occupano di
trasformazione ed imbottigliamento.
Altre 5 imprese vinificano in c/terzi, ossia affittano la cantina di terzi, mentre la
restante parte delle aziende (il 62%) è dotata di cantina.
L’analisi dei dati inerenti la destinazione delle uve mostra che 14 delle imprese
esaminate vendono parte e, in alcuni casi, tutta l’uva prodotta a terze imprese. Nel
complesso, i quantitativi mediamente venduti negli ultimi due bienni risultano
pressoché costanti (Tab. 7.13). Il commercio di uve riguarda in modo preminente
quelle di Nerello mascalese (oltre l’80% del venduto), di Carricante e tra le “altre
uve” il Nero d’avola in particolare, a prezzi medi di vendita cresciuti dai
51 Euro/quintale del 2000 ai 61 Euro/quintale nel 2004 (Fig. 7.5).
Inoltre, è interessante sottolineare come solo il 40% delle aziende esaminate
dispongono di dati certi sui quantitativi di uve prodotte, in quanto attuano la
pesatura con bilance, nel restante 60% delle imprese la produzione viene stimata
in base al numero di “cassette” raccolte.
Le rese medie di uva in vino, sia per quelli di qualità che per quelli da tavola,
oscillano, a seconda delle annate, tra il 68 ed il 70% (ovvero, 0,68-0,70 hl/quintale
di uva trasformata).
Tab. 7.13 - Quantitativi di uve vendute a terzi per cultivar (medie biennali) (*)
t % t %N e r e l l o m a s c a l e s e 9 6 , 2 3 8 1 , 8 9 7 , 0 0 8 2 , 1N e r e l l o c a p p u c c i o 0 , 0 0 0 , 0 0 , 0 0 0 , 0C a r r i c a n t e 3 , 7 3 3 , 2 4 , 2 5 3 , 6C a t a r a t t o 0 , 0 0 0 , 0 0 , 0 0 0 , 0M i n n e l l a 0 , 0 0 0 , 0 0 , 0 0 0 , 0A l t r e 1 7 , 5 8 1 5 , 0 1 6 , 9 3 1 4 , 3T O T A L E 1 1 7 , 5 3 1 0 0 , 0 1 1 8 , 1 8 1 0 0 , 0
C U L T I V A R 2 0 0 1 - 2 0 0 2 2 0 0 3 - 2 0 0 4
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
127
Fig. 7.5 - Evoluzione dei prezzi medi di vendita delle uve per produzione vini di qualità nell'area etnea (*)
61
57
5554
51
50
52
54
56
58
60
62
2000 2001 2002 2003 2004Anni
Euro
/qui
ntal
e
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati
Inoltre, nel biennio 2003-2004, i dati di produzione nelle imprese etnee del
campione mostrano volumi medi di vini a DOC dell’ordine di 7,6 mila ettolitri,
con una crescita del +68% rispetto al biennio precedente. Ciò, soprattutto, grazie
all’aumento (+57%) dei quantitativi di vino rosso/rosato a DOC che, cresciuti dai
3.600 hl del 2001-2002 agli oltre 5.700 ettolitri del 2003-2004, rappresentano i ¾
della produzione di vini etnei a denominazione (Tab. 7.14).
Raddoppiata, rispetto al 2001-2002, risulta invece la produzione di quelli a IGT
che, con oltre 20 mila ettolitri prodotti nel 2003-2004, contribuisce per il 45,5%
alla produzione vinicola globale delle aziende esaminate.
Tale incremento è, verosimilmente, dovuto a condizioni climatiche più favorevoli
negli ultimi anni, ad una maggiore specializzazione produttiva, nonché alla
crescita del numero d’imprese dedite alla produzione enologica di qualità.
Nel complesso, nell’ultimo biennio esaminato, i vini di qualità (DOC e IGT)
ottenuti dal campione d’imprese assommano ad appena il 63% dei volumi totali e,
pertanto, notevole continua ad essere il peso (37%) dei vini comuni (da tavola e
novello) (Tab. 7.14). A questo proposito, tra quelle indagate sono soltanto 9
(il 26%) le più grosse realtà operanti nel segmento di vini di qualità.
In merito alle tecnologie di trasformazione delle uve è stato rilevato l’impiego di
pigia-diraspatrici e, nel 30% delle imprese che vinificano, anche l’utilizzo di
128
vinificatori a temperatura controllata che permettono di monitorare il processo di
fermentazione (realizzato nella maggior parte dei casi con l’ausilio di starter,
ossia di lieviti selezionati), consentendo un miglioramento della qualità del
prodotto finale.
Non mancano, tuttavia, imprese, soprattutto di piccole dimensioni e con bassi
volumi produttivi, che dichiarano di utilizzare le obsolete vasche in cemento in
cui avviene il tradizionale processo di fermentazione spontanea.
Per quanto concerne lo stoccaggio e i sistemi di affinamento del prodotto è
possibile osservare un preponderante impiego delle vasche di acciaio inox (60%
delle imprese) destinate, principalmente, all’affinamento dei vini bianchi nonché
delle barrique e/o botti di rovere (50% dei casi) e delle tradizionali botti di
castagno (14,7% delle imprese) che accolgono soprattutto vini rossi-rosati
(Tab. 7.15).
Peraltro, variabili sono anche i tempi di affinamento del prodotto prima del
confezionamento e, in linea di massima, quasi mai inferiori ai 12 mesi.
Interessante osservare (Tab. 7.16) come, per i vini bianchi DOC si preferisce
l’affinamento in vasche di acciaio inox per periodi che, nella metà dei casi in
esame, sono compresi tra 4-6 mesi. Stessi tempi medi di affinamento in vasche
inox sono previsti, nella maggior parte dei casi, anche per i rossi DOC che poi
continuano l’affinamento in barrique e/o botti di rovere o di castagno per periodi,
prevalentemente, non inferiori a 10-12 mesi che arrivano a 15-18 mesi nel 25%
delle aziende esaminate. Per i vini a IGT è previsto un periodo di affinamento in
vasche di acciaio variabile, per lo più, tra i 10-12 mesi per i bianchi ed i 4-6 mesi
per i rossi.
129
Tab. 7.14 - Evoluzione della produzione enologica nelle aziende del campione per tipologia di vino prodotto (medie biennali) (*)
h l % s u T o t . D O C
% s u T o ta le h l %
s u T o t . D O C%
s u T o ta le
V IN O A D .O .C . R O S S O /R O S . 3 .6 6 4 7 9 ,8 1 3 ,6 5 .7 8 3 7 5 ,3 1 3 ,1
V IN O A D .O .C . B IA N C O 5 2 0 1 1 ,3 1 ,9 8 8 5 1 1 ,5 2 ,0
V IN O A D .O .C . R O S S O IN P U R E Z Z A (1 0 0 % N e re l lo M a s c a le s e )
V IN O A D .O .C . B IA N C O IN P U R E Z Z A (1 0 0 % C a r r ic a n te )T O T A L E V IN I a D .O .C . (a )
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati. Nei dati di produzione delle singole tipologie di vino sono state considerate anche le produzioni acquistate
dalle tre imprese del campione che si occupano solo dell’imbottigliamento.
130
Tab. 7.15 - Tecnologie utilizzate per l'affinamento dei vini nelle imprese esaminate (*)
T E C N O L O G IA N . a z ie n d e %
V a s c h e d i a c c ia io 2 1 6 1 ,8B a r r iq u e o b o t t i d i r o v e re 1 7 5 0 ,0
B o tt i d i C a s ta g n o 5 1 4 ,7
N o n e s e g u o n o la v in if ic a z io n e 5 1 4 ,7T O T A L E A Z IE N D E 3 4
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati. Il totale è superiore al 100% in quanto ogni azienda può far ricorso a più tecnologie per l’affinamento dei vini prodotti.
Tab. 7.16 - Frequenze osservate dei tempi di affinamento dei vini di qualità
Frequenze fino a 3 mesi 2 3 2 1 14 - 6 mesi 4 4 3 5 2 2 47 - 9 mesi 1 1 2 110 - 12 mesi 3 4 3 1 6 1 312 - 15 mesi 115 - 18 mesi 1 1 4 119 - 24 mesi 2 1 1oltre 24 mesi 1 2
Quota (%) fino a 3 mesi 25,0 21,5 18,2 11,1 25,04 - 6 mesi 50,0 28,6 27,3 55,6 12,5 50,0 40,07 - 9 mesi 7,1 9,1 12,5 10,010 - 12 mesi 21,5 36,4 33,3 50,0 37,5 25,0 30,012 - 15 mesi 7,115 - 18 mesi 7,1 50,0 25,0 10,019 - 24 mesi 25,0 9,0 10,0oltre 24 mesi 7,1 12,5
Vini a IGTBARRIQUE DI ROVERE
Tempi di affinamento
Vini a DOC Vini a IGTVASCHE D'ACCIAIO INOX
Vini a DOC
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati
Per quanto concerne la fase dell’imbottigliamento si rileva che, solo il 76% delle
imprese (n. 26) imbottigliano il prodotto finale mentre il restante 24% (n. 8)
producono e commercializzano uve e/o vino allo stato sfuso.
Peraltro, delle imprese produttrici-imbottigliatrici solo in 7 di esse (26%) il
prodotto viene interamente imbottigliato, nel restante 74% delle aziende continua
131
a rimanere in uso assieme alla vendita del prodotto confezionato quella
tradizionale allo “stato sfuso”. Più in dettaglio, nel 38% delle aziende la fase
d’imbottigliamento è affidata a terzi che dispongono di tecnologie idonee, mentre
il resto del campione esaminato è attrezzato con sistemi, più o meno automatici,
che consentono il confezionamento dei vini nel rispetto delle vigenti normative
igienico-sanitarie. Dall’indagine è anche emerso che in 2 aziende, dati i modesti
quantitativi di vino confezionato, si attua l’imbottigliamento manuale.
A tal riguardo, si rileva una crescita dei volumi di vini confezionati (Fig. 7.6). Più
in dettaglio, al 2004, i quantitativi medi d’imbottigliato di quelli a Denominazione
di Origine Controllata risultano raddoppiati rispetto al 2001. Ciò principalmente
dovuto all’aumento (+2,4 volte) dei volumi d’imbottigliato per l’Etna DOC
rosso/rosato che, al 2004, ha raggiunto una media di 135 hl contro i 56 hl
mediamente confezionati al 2001. Più contenuta ma, comunque, significativa la
crescita, nel quadriennio in esame, del confezionato per l’Etna DOC bianco
(+38%) giunto, al 2004, ad una media di 36 ettolitri contro i 26 hl del 2000.
Trend decisamente crescente si rileva per l’imbottigliato dei vini a IGT aumentati,
al 2004, di 4,2 volte quelli al 2001. Marginali, anche se in aumento, i volumi di
vino novello imbottigliato, mentre in calo risultano, nell’ultimo anno, i
quantitativi di vino da tavola confezionato (Fig. 7.6).
Nel complesso, secondo le dichiarazioni degli imprenditori, nel periodo
esaminato, sono stati imbottigliati oltre 40 mila ettolitri di vini di qualità per un
totale di oltre 5,6 milioni di bottiglie.
L’incidenza dell’imbottigliato di qualità IGT e DOC sul totale prodotto nel
quadriennio esaminato, rimane intorno al 51% ed è maggiore per i vini a IGT
(52%) rispetto a quelli a DOC (47%). Per quest’ultimi è, soprattutto, nel segmento
dei vini bianchi che la quota del confezionato risulta maggiore (77% del totale
prodotto) (Tab. 7.17). Quanto detto, denota come ancora elevata sia la vendita allo
stato sfuso dei vini di qualità.
In merito alla valutazione d’incidenza dell’imbottigliato sul totale prodotto,
bisogna tener presente che questa non può essere definita in modo assoluto per la
sfasatura temporale derivante dai tempi di affinamento dei vini a monte
dell’imbottigliamento che, come detto innanzi, sono variabili dai 12 ai 18 mesi.
132
Da notare anche l’enorme quota (71%) di vino da tavola e di novello che è stato
mediamente imbottigliato nel quadriennio esaminato, indice di un’evoluzione del
comparto vitivinicolo sempre più attento, anche nell’area etnea, alle esigenze di
mercato, e sempre più consapevole del valore aggiunto correlato al prodotto
confezionato rispetto alla vendita di vino allo stato sfuso, soprattutto laddove si
tratta di prodotti di qualità come quelli a denominazione o a IGT.
133
Fig. 7.6 - Evoluzione dei quantitativi mediamente imbottigliati nelle aziende esaminate dell'area etnea, distinti per tipologia di prodotto (Periodo 2001-2004) (*)
0
100
200
300
400
500
600
2001 2002 2003 2004 Anni
Etto
litri*
azie
nda
VINO A DOC ROSSO/ROS.VINO A DOC BIANCO
VINI A I.G.T.
VINO DA TAVOLA
VINO NOVELLO
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
134
Tab. 7.17 - Ettolitri di vino prodotti ed imbottigliati nel quadriennio 2001-2004 nelle aziende esaminate distinti per tipologia di prodotto confezionato (*)
hl % hl %
Totale vini a DOC (A) 6.139 17,3 2.886 13,7 47,0 Vino a DOC Rosso/Rosato 5.119 14,4 2.096 10,0 41,0 Vino a DOC Bianco 1.020 2,9 790 3,8 77,5 Vini a IGT (B) 15.059 42,4 7.885 37,5 52,4
Totale vini di qualità (A)+(B) 21.198 59,7 10.772 51,2 50,8 Vino da tavola (C ) 14.074 39,6 10.034 47,7 71,3 Vino novello (D) 259 0,7 221 1,1 85,5
TOTALE (A)+(B)+(C )+(D) 35.531 100,0 21.027 100,0 59,2
TIPOLOGIA Prodotto (a) Imbottigliato (b) % (b)/(a)
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati. Medie Quadriennali. Nell’individuazione
del rapporto tra vino complessivamente prodotto ed imbottigliato in un dato arco temporale incide anche la sfasatura temporale delle due fasi derivante dai tempi di affinamento a monte dell’imbottigliamento che, in molti casi, per i vini di qualità, risultano superiori ai 12 mesi.
7.2.2 – La promozione e commercializzazione dei vini etnei
Sul piano della promozione dei vini si osserva il preminente ricorso (80% ) delle
imprese etnee alle fiere sia locali (5 imprese) che nazionali. A tal riguardo, 27
delle 34 aziende campione partecipano al Vinitaly, 3 anche ad Enopolis, 2 al
Salone del Gusto a Torino, ed altre dichiarano di partecipare anche a Fiere come
PRO-WINE, ME-WINE, DOUJA-D’OR. Tra le altre tecniche promozionali gli
imprenditori prediligono le visite in azienda (50% dei casi), solo il 32% di essi
investe in pubblicità su riviste ed il 35% del campione utilizza “altre forme di
promozione”, dalla televendita a serate di degustazione organizzati in locali
pubblici (Fig. 7.7).
135
Fig. 7.7 - Tecniche di promozione del vino imbottigliato usate dalle imprese esaminate (*)
79,4%
32,4%35,3%
50,0%
Pubblicità su riviste
Partecipazione a fiere
Visite in azienda
Altro
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Inoltre, quasi i 2/3 delle imprese (64%) hanno un sito web per la presentazione
dell’azienda e nel 52% dei casi questa finestra sul mondo della comunicazione
multimediale ha, al suo interno, un catalogo dei prodotti realizzati dall’azienda.
Tuttavia, solo il 24% del campione ricorre all’e-commerce, ossia alla vendita
on-line dei propri vini (Fig. 7.8, Fig. 7.9).
Peraltro, oltre metà (52%) delle aziende in esame partecipa a concorsi enologici
(Gambero Rosso, AIS, Vini di Montagna, Vini di Sicilia, Vini Buoni d’Italia,
ecc.), dimostrando di recepire l’importanza di promozione dei propri prodotti
anche mediante riconoscimenti da parte di esperti degustatori, i cui giudizi sono
considerati un importante banco di prova degli sforzi sostenuti dagli imprenditori
per accrescere la qualità dei loro prodotti (Fig. 7.10).
Dall’indagine emerge anche come il 68% delle imprese campione fa parte di
consorzi di produttori vitivinicoli, in particolare il Consorzio di Tutela dei vini
dell’Etna che, al marzo 2005, conta 49 soci (di cui 32 produttori e 17 produttori-
imbottigliatori). Ciò dimostra la crescita culturale e l’acquisizione da parte di tali
imprenditori della consapevolezza che solo attraverso la cooperazione tra realtà
produttive, per lo più di piccole e medie dimensioni quali sono quelle dell’area
etnea, è possibile conseguire dei risultati quali-quantitativi in grado di competere
con i “numeri globali” e promuovere prodotti di un territorio, come quello etneo,
con caratteristiche pedoclimatiche uniche, che rendono veramente tipici i vini
ottenuti.
136
Purtuttavia, ancora modesto, nel complesso, risulta l’associazionismo tra i
vitivinicoltori etnei che producono vini di qualità, considerato che, appena il 31%
delle imprese che, al 2004, hanno presentato denunce di produzione di vini a DOC
(155 imprese), fa parte del Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna.
Anche tra le aziende del campione quasi un terzo di esse non fa parte di alcun
consorzio (Fig. 7.11), dimostrando come ancora forte sia lo spirito individualistico
di gestione che, al contempo, rappresenta un forte freno allo sviluppo del
comparto vitivinicolo etneo.
D’altro canto, modesta è anche la quota (38%) delle imprese esaminate inserite
nella Strada del Vino dell’Etna22, istituita in Sicilia insieme ad altre 6 Strade con
la legge regionale del 2 agosto 2002, quale strumento attraverso cui le cantine, le
aziende vinicole ed i terreni vitivinicoli possono essere divulgati,
commercializzati e fruiti in forma di offerta turistica integrata con le altre realtà
produttive presenti su un territorio unico, ricco di valori naturali, culturali ed
ambientali qual’è quello etneo.
22 La Strada del Vino dell'Etna insiste nel territorio tra i comuni di Acireale, Aci Castello, Aci Trezza, Catania, Taormina ed i comuni che insistono nella zona dell’Etna DOC.
137
Fig. 7.8 - Presenza di sito web per la promozione dei vini nelle imprese del campione (*)
SI 64%
NO36%
Fig. 7.9 - Finalità di utilizzo del sito web (*)
Presentare l'azienda
64%
Vendita prodotti
24%
Catalogo prodotti
52%
Altro 0%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
138
Fig. 6.11 - Partecipazione a concorsi enologici delle imprese produttrici-
imbottigliatrici esaminate (*)
48% 52%SINO
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Fig. 7.11- Grado di adesione delle imprese esaminate a consorzi di produttori vitivinicoli (*)
SI 68%
NO32%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Fig. 7.12 - Imprese vitivinicole del campione inserite nella strada del vino dell'Etna (*)
SI 38%
NO 62%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Fig. 7.10 – Partecipazione a concorsi enologici delle imprese produttrici-imbottigliatrici
esaminate (*)
139
Per quanto concerne la fase di commercializzazione dei vini di qualità l’indagine,
per i vini a IGT, ha messo in evidenza (Tab. 7.18) che, oltre al mercato locale
(provincia di Catania), che rappresenta il confine commerciale per 6 delle aziende
esaminate, tali prodotti si collocano sul mercato regionale (68% delle imprese), ed
il 63% di esse sono presenti anche su quello nazionale. In particolare, tali vini
sono distribuiti in regioni del Nord Italia quali Lombardia, Liguria, Emilia
Romagna e, in qualche caso, sui mercati di regioni a forte tradizione vitivinicola
come quelli del Piemonte, della Toscana e del Veneto.
I Paesi europei a maggior indice di esportazione per i vini ad IGT etnei sono
rappresentati dalla Germania, Svizzera, Francia e Danimarca. Inoltre, nel 52% dei
casi (10 imprese) tali vini sono commercializzati oltre i confini europei, toccando
paesi quali: USA, Sud Africa e Giappone (Tab. 7.18).
Il commercio dei vini Etna DOC per un terzo delle aziende produttrici esaminate
(n. 723), viste le modeste quantità prodotte, è confinato alla provincia di Catania,
mentre le restanti attuano anche una distribuzione a livello regionale. Di queste,
solo 10 aziende commercializzano i propri vini a DOC anche sul mercato
nazionale, principalmente in regioni del Nord Italia (Piemonte, Veneto,
Lombardia, Emilia Romagna), e su quello europeo (Germania, Svizzera, Francia,
ecc.), mentre soltanto il 42% (9 imprese) è presente con i vini a DOC anche in
paesi extraeuropei (Malta, USA e Giappone) (Tab. 7.19).
23 Due delle sette imprese presenti solo sul mercato locale attuano la commercializzazione del vino prodotto allo stato sfuso.
140
Tab. 7.18 – Mercati di destinazione dei vini a IGT prodotti dalle imprese esaminate dell’area etnea (*)
AZIENDE N°. PROVINCIA DI CATANIA
REGIONE SICILIA ITALIA EUROPA Paesi ETRA UE
1 X XEMILIA ROMAGNA -
LIGURIA - LOMBARDIA
GERMANIA, FRANCIA
GRAN BRETAGNA
2 X3 X
EUROPA OCCIDENTALE CANADA, USA,EUROPA ORIENTALE SUD AMERICA
SUD AFRICA, DUBAI5 X X X6 X
7 X XLOMBARDIA, PIEMONTE,
VENETOGERMANIA, DANIMARCA MALTA
8 X X EMILIA ROMAGNA, VENETO
GERMANIA, SVIZZERA, AUSTRIA, INGHILTERRA USA
9 X
10 X X X GERMANIA, SVIZZERA GIAPPONE
11 X X TOSCANA, LAZIO, UMBRIA
12 X X GERMANIA MALTA
13 X X X DANIMARCA, SVIZZERA, SVEZIA USA
14 X X X SVIZZERA AMERICA
15 X
16 X X X SVEZIA, GERMANIA, DANIMARCA, FRANCIA USA, GIAPPONE
17 X
18 X X CALABRIA, LOMBARDIA SVIZZERA
19 X X X X
TOTALE AZIENDE 19 13 12 12 10
% 100,0 68,4 63,2 63,2 52,6
4 X X X
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati. Nella tabella è stata inserita anche l’azienda
del campione che produce e vende vino a IGT allo stato sfuso.
141
Tab. 7.19 – Mercati di destinazione del vino ETNA D.O.C. per le imprese esaminate (*)
AZIENDE N°. PROVINCIA DI CATANIA
REGIONE SICILIA ITALIA EUROPA Paesi ETRA UE
1 X XEMILIA ROMAGNA -
LIGURIA - LOMBARDIA
GERMANIA FRANCIA
GRAN BRETAGNA
2 X
3 X
4 X X X AUSTRIA GIAPPONE, STATI UNITI
5 X
6 X X X GERMANIA, SVIZZERA STATI UNITI
7 X XLOMBARDIA, PIEMONTE,
VENETO
GERMANIA, DANIMARCA MALTA
8 X X EMILIA ROMAGNA, VENETO USA
9 X
10 X X USA
11 X X X GERMANIA, SVIZZERA GIAPPONE
12 X X GERMANIA MALTA
13 X X X
SVEZIA, GERMANIA,
DANIMARCA, FRANCIA
USA, GIAPPONE
14 X15 X X X SVIZZERA AMERICA16 X X17 X18 X19 X X
20 X X CALABRIA, LOMBARDIA SVIZZERA
21 X X X XTOTALE AZIENDE 21 14 10 10 9
% 100,0 66,7 47,6 47,6 42,9 (*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati. Sono state considerate anche le aziende che
producono e vendono vino a DOC allo stato sfuso.
I dati medi di vendita, con riferimento ai vini di qualità, mostrano, nel quadriennio
2001-2004, quantità vendute per oltre 8.700 ettolitri all’anno. Più in dettaglio, i ¾
dei volumi commercializzati riguardano il segmento dei vini a IGT che in media
fa registrare una giacenza d’imbottigliato intorno al 16%, a fronte di giacenze
medie del 25% per i vini a DOC (Tab. 7.20)
Nel complesso, in crescita si rilevano i volumi del venduto di qualità, soprattutto
quelli dei vini a IGT, i cui valori medi sono aumentati di 4,5 volte tra il 2001 ed il
2004. Stesso trend si rileva per il segmento dei vini a DOC con quantità medie
142
vendute quasi triplicate nel periodo esaminato (Fig. 7.13). I dati assoluti,
confermano il trend crescente dei quantitativi venduti nelle aziende vitivinicole
del campione, con valori globali che, al 2004, per vini a IGT hanno sfiorato i
13.000 ettolitri e per quelli a DOC si sono attestate intorno ai 3.100 ettolitri
(Fig. 7.14).
La composizione delle vendite dell’imbottigliato di qualità per mercati di
destinazione mostra come, in media, tra il 55% ed il 65% del venduto è destinato
al mercato regionale, il 15-25% di tali vini finisce sui mercati italiani, il 10-18 %
raggiunge i mercati europei ed l’ 8-15% viene commercializzato in quelli extra
europei (principalmente USA e Giappone) (Fig. 7.15).
Tab. 7.20 - Quantità di vini di qualità imbottigliate e vendute nel quadriennio 2001-2004 nelle imprese esaminate (*)
Tipologia Imbottigliato (a) (hl)
Venduto (b) (hl)
% (b)/(a)
% Giacenza
media
Vini a DOC 2.886 2.150 74,5 25,5Vini a IGT 7.885 6.617 83,9 16,1TOTALE VINI DI QUALITA' 10.772 8.767 81,4 18,6
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Fig. 7.13 - Trend dei volumi medi del venduto dei vini di qualità confezionati nelle imprese etnee esaminate (*)
-
100
200
300
400
500
600
2001 2002 2003 2004 Anni
Etto
litri
x a
zien
da
VINO a IGT
VINO a DOC
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
143
Fig. 7.14 - Evoluzione delle vendite complessive dei vini di qualità confezionati nelle aziende del campione (Periodo 2001-2004) (*)
-
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
2001 2002 2003 2004 Anni
Etto
litri Vini a IGT
Vini a DOC
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70
% vendite
Regione Sicilia
Italia
Europa
Paesi Extra UE
Mer
cati
Fig. 7.15 - Range delle vendite di vini di qualita' etnei per mercati di destinazione (2004) (*)
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Interessante osservare (Fig. 7.16) come, i 2/3 delle imprese esaminate non
usufruiscono di figure professionali per la commercializzazione del prodotto, e
preferiscono accentrare anche la funzione commerciale nella figura
dell’imprenditore. La conseguenza di questa scelta è, spesso, l’incapacità di
144
attuare adeguate politiche commerciali che consentano di accrescere la quota di
mercato e di conquistare nuovi spazi commerciali. Tali considerazioni sono
suffragate dalle notizie raccolte durante le interviste face-to-face, in quanto il 44%
degli imprenditori etnei intervistati ha dichiarato di avere difficoltà di
commercializzazione.
Per contro, solo un terzo delle aziende fa ricorso ad agenti e rappresentanti per la
promozione del prodotto sul territorio sia regionale e, soprattutto, su quello
nazionale ed estero (Fig. 7.16). Peraltro, qualche imprenditore dichiara anche il
ricorso a consulenti tecnografici in quanto cosciente del ruolo che l’immagine
gioca nella differenziazione del prodotto e nell’attrazione e riconoscimento da
parte del consumatore finale.
Fig. 7.16 - Presenza di figure professionali specializzate nella commercializzazione (*)
SI 35,3%
NO 64,7%
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
145
7.3 – ORGANIZZAZIONE E CARATTERISTICHE DEL LAVORO NELLE AZIENDE VITIVINICOLE ESAMINATE
Nella gestione dell’attività vitivinicola il 55% delle imprese campione coinvolge,
a tempo pieno (53% dei casi) anche i familiari. Quest’ultimi, nel 12% dei casi
rappresentano l’unica forza lavoro nella gestione dell’attività, mentre il restante
88% di esse ricorre anche a personale esterno assunto, prevalentemente (79%), a
tempo determinato per oltre 9.900 giornate all’anno. L’assunzione di personale a
tempo indeterminato riguarda meno di un terzo delle aziende e poco più di un
quinto (22%) degli addetti esterni (Tab. 7.21). Ciò è tipico di un’attività a forte
carattere di stagionalità nei lavori condotti che, nelle aziende esaminate, vede
coinvolte mediamente 328 unità, di cui il 90% costituito da personale esterno che,
ovviamente, aumenta nel periodo della vendemmia.
Tab. 7.21 – Principali caratteri del lavoro nelle imprese vitivinicole esaminate (*)
N. %Totale aziende del campione 34 100,0Aziende che impiegano manodopera familiare 19 55,9
Aziende con familiari coinvolti a tempo pieno (n°; %) 10 52,6Aziende con familiari a part-time (n°; %) 7 36,9Aziende con familiari coinvolti a carattere stagionale (n°; %) 2 10,5
Aziende con dipendenti esterni 30 88,2Aziende con dipendenti a tempo determinato 27 79,4Aziende con dipendenti a tempo indeterminato 11 32,4
Personale assunto a tempo determinato 255 77,7Personale assunto a tempo indeterminato 73 22,3Totale giornate annue con impiego di personale esterno a tempo determinato 9.927
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Più in dettaglio, il 44% delle imprese non coinvolge nessun familiare nell’attività
in esame, quasi un terzo ha la collaborazione di un solo familiare, in 5 aziende
sono coinvolti 2 familiari e soltanto una è la realtà produttiva in cui sono
interessati 4 familiari (Tab. 7.22).
146
Una classificazione delle imprese in funzione del numero di addetti esterni mostra
come la maggior quota di esse (23%) ha 5-6 di dipendenti, un altro quinto non
supera le 2 unità, 4 di esse hanno tra 20 e 30 dipendenti. Soltanto una è la realtà
produttiva con più di 30 dipendenti (Tab. 7.23).
Tab. 7.22 – Aziende per numero di familiari coinvolti nell’attività vitivinicola (*)
N u m e r o f a m il ia r i N . a z ie n d e %N e s s u n f a m i l ia r e 1 5 4 4 ,11 1 1 3 2 ,42 5 1 4 ,73 2 5 ,94 1 2 ,9p iù d i 4 0 0
T O T A L E A Z IE N D E 3 4 1 0 0 ,0 (*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
Tab. 7.23 – Aziende vitivinicole esaminate per classi di addetti esterni (*)
C l a s s i d i a d d e t t i N . a z ie n d e %
N e s s u n a d d e t t o e s t e r n o 4 1 1 , 81 - 2 7 2 0 , 63 - 4 5 1 4 , 75 - 6 8 2 3 , 57 - 8 1 2 , 99 - 1 0 1 2 , 91 0 - 1 5 2 5 , 91 5 - 2 0 1 2 , 92 0 - 3 0 4 1 1 , 8> 3 0 1 2 , 9
T O T A L E A Z I E N D E 3 4 1 0 0 , 0 (*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
147
7.4 - PRINCIPALI CARATTERI ECONOMICI DELLE IMPRESE ESAMINATE
La competitività delle imprese anche per il comparto vitivinicolo passa,
inevitabilmente, attraverso attente politiche di marketing che puntino al rapporto
qualità-prezzo, carta vincente per incrementare le vendite sia sui mercati in cui si
è presenti e sia, soprattutto, in nuovi mercati quali quelli internazionali, sempre
più agguerriti dalla presenza di vini di buona qualità proposti a prezzi sempre più
bassi.
L’analisi dei prezzi di vendita dei vini di qualità etnei non può prescindere dal
considerare i costi di produzione che, inevitabilmente, incidono sulla formazione
del prezzo finale. Bisogna, tuttavia, sottolineare come, i dati raccolti, inerenti i
costi medi di produzione dei vini di qualità hanno solo una funzione indicativa e,
non possono, ovviamente essere considerati come dati assoluti delle singole realtà
produttive in quanto, verosimilmente, non rispondenti del tutto al vero per la
necessità, da parte degli operatori, di giustificare i corrispondenti prezzi di vendita
nonché di occultare l’entità dei corrispondenti guadagni.
Dalla tabella 7.24 è possibile osservare, tra il 2000 ed il 2004, un trend crescente
dei costi ed un gap notevole tra i costi medi di produzione dichiarati dalle varie
imprese esaminate, si va dai 0,62 Euro/litro sino agli 8,50 Euro/litro per i vini a
IGT, più concentrati, su una media di 4-6 Euro/litro con punte di 8-8,50
Euro/litro, quelli per i DOC rossi-rosati, mentre per i bianchi DOC oscillano tra
1,90 e 8,50 Euro/litro.
Tale gap nei costi medi è, verosimilmente, dovuto a realtà produttive operanti in
condizioni più o meno disagiate, sui quali incide pesantemente il grado di
meccanizzabilità delle operazioni di gestione dei vigneti, correlato alla morfologia
dei terreni coltivati (terrazze); nonché alle modeste e, spesso, piccole dimensioni
aziendali che, ovviamente, influiscono sul conseguimento di economie di scala,
possibili in grosse realtà produttive.
Conseguentemente, anche per quanto concerne i prezzi medi di vendita in
“cantina”, IVA esclusa, tra il 2000 ed il 2004, si osserva (Fig. 7.16) un trend
crescente con valori medi che, al 2004, hanno raggiunto i 7,44 Euro/litro (5,58
148
Euro/bottiglia) per i vini IGT, gli 8,60 Euro/litro (6,45 €/bottiglia) per i DOC rossi
e gli 8,80 Euro/litro (6,60 €/bottiglia) per i vini bianchi DOC.
Interessante osservare peraltro come, nel quinquennio esaminato (2000-2004), la
crescita dei prezzi abbia interessato, soprattutto, i vini a IGT (+67% rispetto al
2000), minore, ma pur sempre considerevole, l’evoluzione di quelli dei vini a
DOC rossi e bianchi cresciuti, rispettivamente, del 50% e del 55% (Fig. 7.17). Ciò
sicuramente, effetto di una maggiore domanda per un prodotto di buon livello a
prezzi finali più contenuti rispetto ai vini a DOC.
I prezzi al consumatore, giocano un ruolo fondamentale nella crescita dei volumi
di vendita e, quindi, del fatturato delle imprese e la scelta di una “filiera corta”,
dove il produttore imbottiglia il prodotto e lo vende direttamente al consumatore
finale o tramite accordi con il c.d. “commercio organizzato”, evitando il passaggio
tramite grossista, rappresenta sicuramente una carta vincente per la crescita
economica delle imprese vinicole.
Peraltro, sul piano economico una delle principali problematiche messe in luce
dagli imprenditori intervistati è l’eccessivo immobilizzo di capitali correlato sia ai
tempi di affinamento (oscillanti mediamente tra i 12 ed i 18 mesi) necessari
affinché il prodotto trasformato sia pronto ad essere immesso sul mercato, sia alla
difficoltà di recupero dei crediti dagli intermediari nella commercializzazione che,
spesso, lamentano bassi livelli di vendite finali e lunghi tempi di smaltimento
delle scorte enologiche.
L’obiettivo che va sempre tenuto presente è quello del rapporto qualità/prezzo, sia
per la conquista o la maggiore penetrazione sul mercato interno e sia, soprattutto,
su quello estero su cui si gioca lo sviluppo dell’intero comparto vitivinicolo, viste
le previsioni di scarsa crescita dei consumi interni.
Per contro, un altro handicap rilevato nelle imprese vitivinicole etnee oggetto
d’indagine è la pressoché totale assenza24 d’implementazione di sistemi di qualità
certificati secondo le norme UNI EN ISO 9000 e/o UNI EN ISO 14000 che, viste
le tendenze della domanda sempre più orientata verso prodotti di qualità,
attribuiscono valore aggiunto ai vini prodotti, rappresentando un importante
24 Una sola impresa tra le 34 esaminate ha dichiarato di avere la certificazione del sistema di qualità e quella ambientale, e sta puntando anche all’applicazione del sistema di “tracciabilità del prodotto”.
149
elemento di differenziazione per la conquista anche di quelle fasce di consumatori
in cerca di qualità “certificata”.
I dati di fatturato dichiarati dagli imprenditori del campione mettono in evidenza
(Tab. 7.25) il dualismo del comparto vitivinicolo etneo che vede, da un lato,
numerose imprese tradizionali, sempre più deboli, che producono vini destinati
alla vendita allo stato sfuso o soltanto materia prima (uve), i cui livelli di fatturato
continuano ad essere irrisori (nel 35% dei casi inferiori ai 10.000 euro/anno), e
dall’altro, le grosse realtà produttive, con interessanti livelli di fatturato.
Quest’ultime, appena il 17 % (n. 6) delle imprese esaminate, non solo riescono ad
accorciare la filiera, imbottigliando direttamente il prodotto e, in qualche caso, ad
evitare il passaggio tramite grossista, ma anche ad avere i numeri
quali-quantitativi tali da investire nella promozione e nella conquista di maggiori
fette di mercato.
Nel complesso, secondo i dati forniti dagli imprenditori25, dal comparto
vitivinicolo etneo è scaturito, nel 2004, un fatturato superiore agli 8 milioni di
Euro.
Per quanto concerne le forme di finanziamento dell’attività vitivinicola
(Tab. 7.26), oltre agli investimenti di capitale proprio per tutte le realtà produttive
indagate, 2 imprese sono ricorse anche al finanziamento ordinario ed il 23% delle
imprese ha ottenuto finanziamenti agevolati. Di quest’ultime, 2 imprese hanno
specificato di aver ottenuto finanziamenti dalla misura 4.09 del POR Sicilia, altre
3 sono state finanziate per opere di ristrutturazione tecnologica tramite i PIT.
Peraltro, il 29% delle imprese esaminate ha ottenuto “altre forme di
finanziamento”, di cui 9 di esse per interventi di ristrutturazione e riconversione
dei vigneti e 1 azienda per nuovo impianto di vigneti.
25 Dato stimato sulla base dei dati forniti da 31 delle 34 imprese del campione.
150
Tab. 7.24 - Evoluzione dei costi medi di produzione nelle imprese esaminate per tipologia di prodotto (*)
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
153
Tab. 7.26 – Fonti di finanziamento dell’attività vitivinicola nelle imprese esaminate (*)
n ° %
A U T O F I N A N Z I A M E N T O 3 4 1 0 0 , 0F I N A N Z . O R D I N A R I O 2 5 , 9F I N A N Z . A G E V O L A T O 8 2 3 , 5A L T R O 1 0 2 9 , 4T O T A L E I M P R E S E 3 4 1 0 0 , 0
A z i e n d eF O R M E D I F I N A N Z I A M E N T O
(*) Nostra elaborazione su dati direttamente rilevati.
7.5 – PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA, LIMITI ED OPPORTUNITA’ DELLA FILIERA VITIVINICOLA NELL’AREA ETNEA
Di seguito vengono sintetizzati i punti di forza e di debolezza e le opportunità ed i
limiti del comparto vitivinicolo etneo. Pur differenziando l’analisi per le principali
fasi della filiera è, ovvio che, per il grado d’integrazione verticale esistente, alcuni
punti di forza e di debolezza riguardano tutti gli stadi della filiera vitivinicola.
Analisi SWOT A) PUNTI DI FORZA A.1) Nella Produzione:
presenza di vitigni autoctoni (quali Nerello mascalese, Carricante,
Catarratto, Nero d’avola, Moscatella dell’etna, ecc.) assoggettabili a una
riqualificazione produttiva;
Ambiente pedo-climatico favorevole e tipico per il connubio tra terreni di
origine vulcanica ricchi di microelementi importanti e il particolare
microclima che si sviluppa per effetto dell’altitudine e dell’esposizione
alla luminosità solare, che permettono di ottenere, a Sud e a Nord del
Vulcano, uve e vini con caratteristiche organolettiche uniche e tipiche
della zona etnea;
154
Possibilità di allevamento di vitigni alloctoni (Chardonnay, Cabernet
Sauvignon, Merlot, ecc.) da destinare alla diversificazione della
produzione enologica etnea di qualità onde renderla sempre più
rispondente anche alla domanda internazionale;
Progressiva diffusione di forme di allevamento dei vigneti (spalliera,
alberello) che rendono più agevole la meccanizzazione della vitivinicoltura
etnea con possibili riduzioni dei costi di produzione;
Incremento delle superfici destinate alle produzioni a IGT ed a DOC-
DOCG. Quest’ultime, ancorché in crescita, rappresentano appena il 26%
della superficie vitivinicola complessiva provinciale.
A.2) Nella Trasformazione:
Adeguamento tecnologico delle imprese che attuano la trasformazione,
con introduzione di attrezzature in acciaio in sostituzione di quelle in
cemento, nonché di nuove pigiatrici e di vinificatori a temperatura
controllata che permettono di controllare il processo di fermentazione,
consentendo un miglioramento della qualità del prodotto finale;
Presenza d’imprese orientate all’innovazione del prodotto, sia in termini di
caratteristiche organolettiche che d’immagine, quale fondamento di
strategie commerciali che mirano ad incontrare la domanda di nuovi
mercati, soprattutto internazionali;
La crescente sensibilità dell’offerta verso la qualità del prodotto, intesa
non solo come DOC-DOCG e/o IGT, ma anche come applicazione di
Haccp, di produzione biologica, ecc, al fine di rispondere ai nuovi
orientamenti dei consumatori.
La crescita dei quantitativi di vino imbottigliato nelle imprese etnee,
soprattutto di vini di qualità IGT e DOC, in linea con le tendenze dei
consumi sempre più orientati verso prodotti in bottiglia;
La crescita dei quantitativi di uve etnee trasformate in vini IGT e DOC.
155
A.3) Nella Commercializzazione:
La crescita dei quantitativi di venduto di vini confezionati a fronte di una
costante riduzione delle vendite di sfuso;
La riscoperta del legame tra vino e storia, cultura e prodotti tipici,
tradizioni e gastronomia che, tra l’altro, ha portato alla nascita della
“Strada del Vino dell’Etna” con la finalità di innescare un processo di
valorizzazione del prodotto in relazione al territorio, ricollegando
l’enologia al turismo;
Per la garanzia di qualità intrinseca che offrono al consumatore, i vini a
DOC-DOCG e quelli a IGT rappresentano un segmento di mercato in
espansione;
La diffusione della “filiera corta”, ossia del produttore che imbottiglia in
proprio e commercializza il prodotto direttamente al consumatore finale o
raggiunge quest’ultimo tramite la GDO, consente di accrescere la
competitività delle imprese, aumentando nel contempo il grado di
penetrazione sul mercato di prodotti di qualità, grazie a prezzi al consumo
più contenuti;
Presenza d’imprese di marketing-oriented, posizionate su fasce medio-alte
del mercato;
Presenza d’imprese orientate all’export dei vini etnei sia sui mercati
europei che extra-europei;
Appeal del vino Etna DOC, insieme ad altri vini siciliani, sia sul mercato
nazionale che estero, per le potenzialità del territorio e per la qualità.
B) PUNTI DI DEBOLEZZA
B.1) Nella produzione:
Eccessiva polverizzazione della struttura produttiva del comparto (nel 50%
delle imprese etnee che producono vini di qualità la superficie è inferiore
ai 2 ettari);
156
Elevata età media dei vigneti (solo il 10% delle superfici investite ha un
età d’impianto inferiore ai 25 anni).
Eccessivo orientamento della produzione ai volumi a scapito della qualità;
Significativa presenza di vigneti non dichiarati e, quindi, irregolari. La loro
superficie è pari al 37% delle aree vitivinicole provinciali ed il 71,9% di
esse si trova nei comuni della zona etnea, con conseguente inadeguata
valorizzazione delle risorse territoriali di qualità;
Morfologia dei terreni (terrazze) difficilmente meccanizzabili in molte
zone del promontorio etneo;
Presenza di forme obsolete di allevamento dei vigneti (tendone) che
rendono difficoltosa la meccanizzazione delle operazioni di gestione.
B.2) Nella Trasformazione:
tecnologia obsoleta degli impianti di vinificazione (vasche in cemento)
e di conservazione presente ancora in molte imprese etnee;
Nonostante il processo di riqualificazione produttiva in atto, la
produzione vitivinicola etnea risulta sbilanciata verso vini di tipo
comune, mentre quelli di qualità a DOC ed a IGT hanno ancora una
scarsa incidenza sul livello produttivo totale provinciale,
rispettivamente, del 9,5% e del 13,9%;
basso tasso di utilizzazione degli impianti (in particolare cooperativi);
carenza di progettualità e di strategie commerciali;
individualismo delle imprese (appena il 31% delle imprese che hanno
presentato denunce di produzione nel 2004 dei vini di qualità risulta
iscritto al Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna);
scarsa presenza d’imprese a valle della filiera (servizio
d’imbottigliamento) per tutte le piccole realtà produttive che
vorrebbero affermarsi sul mercato mantenendo la propria individualità
ma che, dati i modesti quantitativi prodotti, non hanno convenienza
all’acquisto di linee d’imbottigliamento più o meno automatiche.
157
B.3) Nella Commercializzazione:
scarsa propensione al confronto diretto con il mercato e alla
comprensione delle dinamiche d’acquisto e di consumo da parte degli
imprenditori vitivinicoli etnei, da cui deriva un’eccessiva quota di
prodotto commercializzata sfusa a prezzi bassi, sfruttato
commercialmente da altri operatori situati più a valle della filiera
(imbottigliatori);
insufficiente adeguamento delle imprese che commercializzano sfuso
agli standard operativi del mercato internazionale;
insufficiente investimento da parte delle imprese, spesso per
limitatezza dei capitali, in sistemi di promozione del prodotto
imbottigliato;
insufficiente incisività nella promozione dei vini di qualità
confezionati del Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna, che ribadisce
la scarsa propensione all’associazionismo degli imprenditori
vitivinicoli etnei;
Eccessiva differenza tra i prezzi “franco cantina” ed i prezzi al
consumo dei vini, in particolare di quelli di qualità, che si ripercuote
sui livelli di domanda di prodotti non adeguatamente conosciuti,
soprattutto, sui mercati esteri;
Elevato immobilizzo dei capitali per i tempi necessari all’immissione
del prodotto sul mercato e difficoltà di recupero crediti dai distributori
e, in generale, dagli intermediari del commercio;
La forte frammentazione dell’offerta e la piccola dimensione delle
aziende rendono difficoltosa la tutela dell’immagine dei prodotti
enologici etnei di qualità.
C) MINACCE
progressiva contrazione del consumo di vini a livello nazionale;
aumento della pressione concorrenziale nei vini di qualità sui mercati
internazionali esercitata da paesi nuovi produttori;
158
aumento della pressione concorrenziale nei vini sfusi sui mercati
internazionali esercitata dai produttori del bacino Mediterraneo e dei
paesi dell’Est.
D) OPPORTUNITA’
incremento dei consumi dei vini di qualità in alcuni paesi esteri
comunitari ed extra-europei;
continuazione del processo di riqualificazione e diversificazione
qualitativa della produzione;
regolarizzazione, mediante sanatoria, delle superfici vitivinicole non
dichiarate presenti nell’area etnea, con conseguente accrescimento del
potenziale produttivo dell’area in questione;
maggiore diffusione degli IGT prodotti nell’area etnea e della DOC
Etna;
proposizione di nuovi prodotti di qualità (IGT) ottenuti impiegando
nell’uvaggio anche uve di cultivar alloctone che incontrano il gusto del
mercato internazionale.
159
8. CONCLUSIONI I risultati della ricerca condotta offrono un contributo conoscitivo d’indubbio
interesse del comparto vitivinicolo sia nazionale che regionale e, più in dettaglio,
di quello etneo, caratterizzato da un continuo processo evolutivo indotto, sia dai
mutamenti delle abitudini e degli stili di vita, sia dal quadro normativo
comunitario e nazionale di riferimento. Riguardo al primo aspetto, il mutamento
delle abitudini alimentari ha fatto registrare una drastica contrazione dei consumi
globali di vino, con crescita della domanda di quelli di qualità (DOC-DOCG e
IGT) commercializzati in bottiglia. In secondo luogo, l’evoluzione della politica
comunitaria, con l’entrata in vigore nel 2000 della riforma dell’OCM Vino, ha
visto il passaggio dall’utilizzo esclusivo di strumenti di controllo a carattere
quantitativo (distillazioni, blocco degli impianti ed abbandono definitivo dei
vigneti) a misure che includono aspetti qualitativi della produzione (riconversione
e ristrutturazione dei vigneti con introduzione dei vitigni autoctoni ed
internazionali richiesti dal mercato, orientamento al mercato e sostegno alle
produzioni di vini a denominazione d’origine, attenzione alle pratiche
enologiche).
Nel contempo, il minor sostegno al mercato offerto dalla nuova OCM Vino, sia in
termini di quantitativi ammessi alla distillazione sia di prezzi di ritiro, ha prodotto
un impatto non trascurabile su tutte quelle regioni che, come la Sicilia, hanno
indirizzato le produzioni di vino verso livelli di bassa qualità, giustificati in
passato dagli aiuti alla distillazione.
La disamina sull’evoluzione del comparto a livello nazionale, ha messo in
evidenza come, nell’ultimo ventennio, al generale ridimensionamento sul piano
strutturale, con contrazione di aziende e superfici investite, si sia accompagnato
un lento e graduale processo di riorganizzazione verso produzioni di qualità, con
crescita delle imprese e delle superfici destinate a produrre vini a denominazione
d’origine a discapito di quelle operanti nel segmento dei vini comuni. Ciò,
conseguentemente, ha prodotto un incremento dei quantitativi di vini di qualità, la
cui incidenza sulla produzione vinicola complessiva italiana è salita al 25,9%
contro il 13,7% del 1990.
160
Purtuttavia, nonostante la riorganizzazione, la struttura produttiva italiana
continua ad essere polverizzata, con elevatissimo numero di aziende la cui
superficie è inferiore all’ettaro.
Un ridimensionamento ancor più significativo si è avuto, nell’ultimo ventennio,
nel comparto vitivinicolo siciliano, quale effetto anche delle campagne di
estirpazione dei vigneti con premio previste dal Reg. CEE 1442/88 fino alla
campagna 1997/98. In termini strutturali, si è osservato come, in controtendenza
con l’andamento nazionale, in Sicilia, la riduzione sia di aziende che di superfici
sia stata percentualmente maggiore per il segmento di produzione dei vini a
denominazione d’origine (con superfici dimezzate rispetto al 1982), rispetto a
quello dei vini da tavola e/o IGT.
Nel complesso, la marginale consistenza delle aziende e delle aree investite
oggigiorno nell’Isola per vini a denominazione d’origine, a fronte della
preponderanza di quelle per vini comuni e/o IGT, denota la scarsa
specializzazione produttiva del comparto siciliano ed il persistere di una struttura
vitivinicola fortemente ancorata ad obiettivi di quantità piuttosto che di qualità.
Tale evoluzione strutturale ha, ovviamente, coinvolto anche la produzione di uve
e, quindi, di vini, riducendo al 13% il contributo percentuale della regione Sicilia
alla produzione enologica nazionale del 2004.
Da una valutazione più dettagliata della fase di trasformazione delle uve, sono
emersi segnali incoraggianti di orientamento verso produzioni di qualità. Difatti,
nella destinazione alla trasformazione è cresciuto, in Sicilia, il peso percentuale
sia delle uve impiegate per la produzione dei vini a IGT (dal 5% del 1995 al 31%
nel 2003), sia di quelle destinate ad ottenere vini a denominazione di origine,
passato dal 2,0% al 3,4% nel 2003. Ciò, ha prodotto un incremento produttivo di
molti vini a denominazione tra, i quali l’Etna DOC (+2,7 volte i volumi del 1990)
che, oggigiorno, occupa il terzo posto (7%), in termini di volumi prodotti, tra i
vini siciliani a denominazione, dopo la DOC “Marsala” (59%) e la DOC
“Alcamo” (10%) che continuano ad avere un peso preponderante sulla produzione
enologica totale di qualità, nonostante entrambi abbiano fatto registrare un
decremento nei volumi produttivi rispetto al 1990.
161
La focalizzazione della ricerca sulla dinamica del comparto in provincia di
Catania e, più in dettaglio, nell’area etnea, non fa che ribadire la tendenza
osservata a livello regionale di generale ridimensionamento e di riorganizzazione
verso produzioni di qualità, tradottasi in un aumento delle superfici per vini a
DOC e della relativa consistenza di aziende operanti in tale segmento produttivo.
Dall’analisi è emerso come, nell’area etnea, la vitivinicoltura di qualità sia
concentrata essenzialmente in cinque dei venti Comuni indicati dal disciplinare di
produzione del vino DOC “Etna”. Trattasi di quelli di Randazzo, Milo,
Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Viagrande che assommano oltre l’80% della
superficie per vini a DOC. Peraltro, il potenziale produttivo è, verosimilmente,
destinato a crescere considerato che, secondo dati AGEA al 2005, nell’area etnea,
sono presenti superfici vitivinicole non dichiarate, e quindi irregolari, per 1.240
ettari ricadenti, principalmente, in 10 dei 20 comuni dell’area DOC per i quali,
entro luglio 2007, si dovrà procedere alla regolarizzazione mediante sanatoria. Di
contro, nonostante tali potenzialità il loro sfruttamento risulta ancora parziale.
Difatti, il basso rapporto (20%) tra le denunce di produzione e le iscrizioni
all’albo dei vigneti, ancorché in crescita al 2004 rispetto al 1990, evidenzia come
oggigiorno l’80% della superficie iscritta agli Albi non viene utilizzata per
ottenere il riconoscimento delle denominazioni di origine.
Nel complesso, è stata osservata una crescente capacità di adeguamento del
comparto vitivinicolo etneo ai mutati atteggiamenti di consumo, sempre più
orientati verso i vini rossi. Ciò è dimostrato anche dall’evoluzione della
composizione ampelografica, con crescita del peso percentuale delle aree con
cultivar a bacca nera e delle relative produzioni, a fronte di una marginalizzazione
di quelle a bacca bianca. Peraltro, l’introduzione sul territorio di nuove varietà
alloctone, sia a bacca bianca che nera (quali Chardonnay, Cabernet Sauvignon,
Pinot, Syrah, ecc.), denota la tendenza alla diversificazione produttiva delle
imprese vitivinicole etnee, con l’ottenimento di vini le cui caratteristiche
organolettiche possano incontrare anche la domanda del mercato internazionale.
Tali variazioni, negli ultimi anni, sono anche l’effetto dei finanziamenti regionali
per ristrutturazione e riconversione vigneti che, tra il 2000 ed il 2005, hanno
162
destinato a questa provincia il 23% (oltre 5 milioni di euro) delle risorse regionali
stanziate per tali interventi, interessando 153 aziende e 379 ettari.
Nel complesso, l’elevata vetustà del patrimonio vitivinicolo etneo se da una parte
rappresenta un punto di forza della vitivinicoltura etnea, in quanto la presenza di
tradizionali cultivar autoctone sono garanzia di tipicità del prodotto ottenuto,
dall’altra è un punto di debolezza poiché, assieme ai fattori pedoclimatici, incide
sui volumi produttivi di uve e vino, con rese per ettaro notevolmente inferiori alla
media regionale (per le uve, 4,0 t/ha contro una media regionale di 7,4 t/ha), con
ripercussioni negative sui livelli di reddito delle imprese.
L’indagine sul territorio è stata limitata alle realtà operative che nell’area etnea
producono e/o imbottigliano vini a DOC e/o IGT, vista la crescente importanza
assunta, sia in termini di domanda (consumi) che di offerta (produzione), dai vini
di qualità e, più in generale, da quelli confezionati.
Dall’analisi del campione esaminato, è emersa una scarsa integrazione sia
orizzontale che verticale nella filiera vitivinicola che, unitamente alle piccole
dimensioni aziendali (nel 32% delle imprese inferiori ai 10 ettari), costituisce
l’elemento più evidente del ritardo esistente nel comparto dell’area etnea rispetto
alle aziende del Nord, meglio organizzate e più propense alla cooperazione (es. il
caso TAVERNELLO). Difatti, soltanto, una delle realtà indagate ha struttura di
società cooperativa ed accoglie 22 produttori medio-piccoli dell’area etnea; le
altre aziende sono, in prevalenza, ditte individuali e meno di un terzo di esse ha
forma societaria. Peraltro, tali realtà operative sono prevalentemente gestite da
soggetti con alto titolo di studio (di cui 38% Laurea in Agraria) e, nel 40% dei
casi, sono imprese relativamente giovani (avendo avviato l’attività nell’ultimo
decennio del secolo scorso) e di recente costituzione (meno di 5 anni di attività).
Sul piano tecnologico, anche sulla spinta di stringenti normative igienico-sanitarie
(HACCP), è possibile osservare un generale adeguamento ed ammodernamento
degli impianti nelle imprese vitivinicole esaminate. Difatti, quasi tutte quelle che
vinificano sono dotate di vasche in acciaio inox, in sostituzione di quelle
tradizionali in cemento, e di vinificatori a temperatura controllata che permettono
di monitorare il processo di fermentazione (realizzato nella maggior parte dei casi
con l’ausilio di starter, ossia di lieviti selezionati), consentendo un miglioramento
163
della qualità del prodotto finale. Non mancano, tuttavia, realtà, soprattutto di
piccole dimensioni e con bassi volumi produttivi, che dichiarano di utilizzare
vasche in cemento e tradizionali processi di fermentazione spontanea.
Variabili, risultano anche i tempi di affinamento e diverse le tecnologie di
stoccaggio impiegate, oltre alle vasche in acciaio inox, largamente usate sono le
botti e/o barrique di rovere, destinati principalmente ad accogliere i vini rossi,
nonché le tradizionali botti di castagno.
Le strategie promozionali delle imprese vitivinicole etnee sono basate,
prevalentemente, sulla partecipazione a fiere, sia locali che nazionali (Vinitaly,
Salone del Gusto di Torino, Enopolis, ecc.) e sulle visite aziendali con relativa
degustazione dei vini. Meno di un terzo di esse investe in pubblicità su riviste ed il
35% utilizza altre forme di promozione, dalla televendita a serate di degustazione
organizzate in locali pubblici. La promozione con sistema multimediale (internet)
viene attuata solo dai 2/3 delle imprese del campione, e meno di un quarto di esse
fa uso dell’e-commerce, ossia attua la vendita on-line dei propri vini.
Significativa anche la partecipazione ai concorsi enologici (Gambero Rosso, AIS,
Vini di Montagna, Vini di Sicilia, Vini Buoni d’Italia, ecc.), ritenuti dagli
operatori importanti opportunità per evidenziare le caratteristiche qualitative dei
loro prodotti, dove i giudizi degli esperti degustatori sono intese come “critiche
costruttive” nell’ottica di un miglioramento della qualità dei vini.
Inoltre, dall’indagine territoriale è emerso come, nel quinquennio 2000-2004, a
fronte di una crescita dei volumi produttivi, sia dei vini etnei a Denominazione
d’Origine (soprattutto di quelli rossi/rosati che rappresentano i ¾ della produzione
etnea di vini a DOC) e sia di quelli ad IGT, si rileva una generale difficoltà di
commercializzazione del prodotto, secondo quanto dichiarato nelle interviste
face-to-face da gran parte degli imprenditori intervistati. Ciò, verosimilmente, è
dovuto al prevalente accentramento della funzione commerciale nella figura
dell’imprenditore (i 2/3 delle imprese non usufruiscono di figure professionali ad
hoc), con la sovente incapacità di attuare adeguate politiche commerciali che
consentano di conquistare nuovi mercati ed accrescere i volumi globali di vendita.
A ciò si sommano le carenze correlate alle modalità di commercializzazione dei
vini di qualità etnei. Difatti, nonostante la crescente attenzione delle aziende
164
vitivinicole etnee alle esigenze del mercato, che ha spinto alcuni produttori-
imbottigliatori a realizzare anche confezioni diverse da quelle standard (ossia le
bottiglie da 33 cl), destinate soprattutto al mercato degli enoturisti, preponderante
risulta la vendita di tali vini allo stato “sfuso” (nonostante nell’ultimo quinquennio
siano raddoppiati i volumi d’imbottigliato, in media, più della metà dei vini a
DOC etnei sfugge al confezionamento).
Non ultime le problematiche di commercializzazione correlate alla c.d. “filiera
lunga”, dove il passaggio dei vini attraverso i grossisti vede accrescere il gap tra
prezzi alla cantina e quelli al consumatore finale, incidendo negativamente sulla
competitività di tali prodotti, vista l’elevata concorrenza sul mercato di vini di
buona qualità a prezzi sempre più bassi.
Con riferimento ai mercati di destinazione dei vini di qualità, per l’Etna DOC si
rileva una preponderante distribuzione in Sicilia; modesta risulta la presenza sul
mercato nazionale delle imprese etnee esaminate (meno della metà), i cui prodotti
raggiungono, principalmente, le regioni del centro-nord del Paese (Piemonte,
Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna). A livello europeo, tali vini sono
distribuiti soprattutto in Germania, Svizzera, Francia, ed il 42% di tali aziende
commercializza i vini a DOC anche in paesi extraeuropei (Malta, USA e
Giappone). Maggiore la presenza sul mercato nazionale delle imprese etnee con i
vini ad IGT, che risultano distribuiti in regioni del Nord Italia quali Lombardia,
Liguria, Emilia Romagna e, in qualche caso, sui mercati di regioni a forte
tradizione vitivinicola come quelli del Piemonte, della Toscana e del Veneto.
I Paesi europei a maggior indice di esportazione per i vini ad IGT etnei sono
rappresentati dalla Germania, Svizzera, Francia e Danimarca. Inoltre, oltre metà
del campione commercializza tali vini oltre i confini europei, toccando Paesi
quali: USA, Sud Africa e Giappone.
Nel complesso, la maggior quota (55-65%) di vini etnei di qualità (DOC+IGT)
continua ad essere venduta sul mercato siciliano, solo tra il 10-18% del prodotto è
destinato ai mercati europei e tra il 9-15% la quota che giunge sui mercati extra
comunitari.
L’analisi dei principali parametri economici delle imprese esaminate, per quanto
concerne i costi medi di produzione, ha messo in evidenzia un gap notevole tra le
165
varie realtà esaminate che, ovviamente, si ripercuote sui prezzi di vendita. Ciò è,
verosimilmente, dovuto alle condizioni più o meno disagiate in cui esse si trovano
ad operare, sulle quali incide fortemente il differente grado di meccanizzazione
delle operazioni tecniche, dipendente dalla morfologia dei terreni coltivati
(terrazze); nonché alle modeste e, spesso, piccole dimensioni aziendali che
impediscono il conseguimento di economie di scala, possibili nelle realtà
produttive di maggiore ampiezza.
Sul fronte dei prezzi medi di vendita in “cantina” dei vini di qualità, tra il 2000 ed
il 2004, è stata osservata una crescita che ha interessato, soprattutto, i vini a IGT
(+67% rispetto al 2000). Minore, ma pur sempre considerevole, l’incremento dei
prezzi per i vini a DOC rossi e bianchi cresciuti, rispettivamente, del 50% e del
55%. Ciò ha consentito alle imprese vitivinicole etnee esaminate di conseguire nel
2004 un fatturato complessivamente superiore agli 8 milioni di Euro.
La valutazione di questo parametro economico, su base aziendale, ha messo in
luce il dualismo esistente nel comparto vitivinicolo etneo che vede, da un lato,
numerose imprese tradizionali, sempre più deboli, che producono vini di qualità
destinati alla vendita allo stato sfuso o talvolta soltanto materia prima (uve), i cui
volumi di fatturato continuano ad essere irrisori (nel 35% dei casi inferiori ai
10.000 euro/anno) e, dall’altro, le grosse realtà produttive (appena il 17% di
quelle esaminate), con interessanti livelli di fatturato, che riescono non solo ad
accorciare la filiera, imbottigliando e, in alcuni casi, vendendo tramite GDO
direttamente il prodotto, ma anche ad avere numeri quali-quantitativi tali da
investire nella promozione e nella conquista di maggiori fette di mercato.
Un pesante freno allo sviluppo del comparto vitivinicolo etneo per i vini di qualità
è indubbiamente rappresentato dal diffuso spirito individualistico degli
imprenditori, confermato anche dalla scarsa adesione delle imprese al Consorzio
di Tutela dei Vini dell’Etna (appena il 30% di quelle che hanno presentato
denunce di produzione ed il 68% di quelle del campione). Tale realtà si traduce,
ovviamente, in un’eccessiva frammentazione dell’offerta, con elevato numero di
etichette di vini etnei immesse sul mercato (71 vini tra IGT e DOC bianchi, rossi e
rosati) che creano confusione nei consumatori e, soprattutto, ne rendono
difficoltosa la tutela dell’immagine.
166
Peraltro, in un mercato sempre più orientato alla domanda di prodotti con qualità
“certificata”, la pressoché totale assenza nelle imprese vitivinicole etnee
d’implementazione di sistemi di qualità certificati (UNI EN ISO 9000, UNI EN
ISO 14000), rappresenta un altro punto di debolezza nella fase di promozione e
commercializzazione di tali vini.
Un vero rilancio del comparto vitivinicolo dell’area etnea potrà derivare soltanto
dalla realizzazione di un processo d’integrazione prima orizzontale e poi verticale
nella filiera, che porti alla diffusione di un “marchio unico” in grado di
sintetizzare le caratteristiche tipiche dei vini etnei. A ciò, dovranno accompagnarsi
idonee politiche di marketing e strategie commerciali che puntino ad accrescere la
quota dell’imbottigliato, annullando il commercio dei vini sfusi di qualità,
contrastando così gli effetti negativi della concorrenza, sempre maggiore sul
mercato estero, da parte dei produttori di sfuso del Bacino del Mediterraneo e dei
Paesi dell’Est.
Nell’ambito delle politiche promozionali, lo sviluppo della Strada del vino
dell’Etna rappresenterà, indubbiamente, un importante strumento attraverso cui le
cantine, le aziende vinicole ed i terreni vitivinicoli potranno essere
commercializzati e fruiti in forma di offerta turistica integrata con le altre realtà
produttive presenti su un territorio unico, ricco di valori naturali, culturali ed
ambientali qual’è quello etneo.
167
BIBLIOGRAFIA
Principali testi e pubblicazioni consultati:
De Gaeta D. – “Il sistema vitivinicolo in cifre “- Editore Unione Italiana Vini
Circolare dell’Assessorato agricoltura e foreste n. 316 del 12 agosto 2002 (GUR Siciliana n. 42 del 6/9/2002, parte I): Modalità applicative del Regolamento CE 1493/1999 e seguenti.
Legge n. 5 del 2/8/2002 (GUR Siciliana n. 36 del 9/8/2002): Norme urgenti sull’inventario viticolo della Sicilia.
Potenziale produttivo
Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste n. 289 del 18/12/2000 (GUR Siciliana n. 3 del 19/1/01, parte I), Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste del 23/7/2001 prot. 4847 (GUR Siciliana n. 39 del 3/8/2001, parte I), Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste del 30/10/2001, prot. 7197 (GUR Siciliana n. 53 del 9/11/2001, parte I), Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste del 21/12/2001 prot.9496 (GUR Siciliana n. 3 del 11/1/2002, parte I), Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste del 14/03/2002 (GUR Siciliana n. 15 del 29/3/2002, parte I), Comunicato dell’Assessorato Agricoltura e Foreste (GUR Siciliana n. 19 del 26/4/02), Circolare dell’Assessorato Agricolture e Foreste del 20/6/2002 (GUR Siciliana n. 29 del 28/6/02, parte I), Avviso di rettifica (GUR Siciliana n. 48 del 18/10/2002, parte I): Modalità applicative delle disposizioni comunitarie previste dai Regolamenti Ce n. 1493/1999 e n. 1227/2000 in materia di potenziale produttivo del comparto vitivinicolo.
Ristrutturazione e riconversione
Decreto dell’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste 20/3/2001 (GUR Siciliana del 13/4/2001, n. 17, parte I) e modifica (GUR Siciliana del 3/8/2001, n. 39, parte I): Piano regionale di ristrutturazione e riconversione dei vigneti.
Riserva regionale
Decreto dell’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste 20/12/2000 (GUR Siciliana del 19/1/2001, n. 3, parte I): Istituzione della riserva regionale di diritti di impianto.
Diritti di reimpianto
Decreto dell’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste n. 1623 dell’8/11/2002 (GUR Siciliana n. 52 del 15/11/2002): Limitazione in ambito regionale dell’utilizzo e della cessione dei diritti di reimpianto originati da vigneti estirpati nella regione.
Decreto dell’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste del 3/6/2003 (GUR Siciliana n. 28 del 20/6/2003, parte I): Conferma del Decreto 8/11/2002, concernente disposizioni sull’utilizzo e la cessione dei diritti di reimpianto originati da vigneti estirpati nella Regione.
Elenchi varietà di viti
Decreto dell’Assessorato dell’Agricoltura e delle foreste 8/8/2003 (GUR Siciliana n. 39 del 5/9/2003): Individuazione dell’intero territorio regionale come unità amministrativa di riferimento nella classificazione delle varietà di uve da vino.
O.C.M. VINO
GUR Siciliana del 10 dicembre 2004 - avviso di rettifica relativo ad alcune modifiche ed integrazioni apportate al "Bando per la selezione e successiva predisposizione della graduatoria di cui al Piano regionale per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti" pubblicato nella GURS n. 45 del 29/10/2004
GUR Siciliana del 29 ottobre 2004 - bando relativo al Piano Regionale per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti
Settembre 2004 - Graduatoria di nuovi diritti di impianto OCM Vino degli IPA di CL, CT, EN, ME, RG, SR.
L'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura di Palermo ha affisso in data 27/09/2004 la graduatoria provvisoria relativa al bando per l'assegnazione dei diritti di nuovo impianto
Modifica della circolare n. 289 del 18/12/2000
AVVISO DI RETTIFICA del Bando "Riserve" già pubblicato sulla GURS del 16 gennaio 2004.
CIRCOLARE 18 dicembre 2000, n. 289. Reg. CE n. 1493/99 e Reg. CE n. 1227/2000.
Rettifica della circolare n. 289 del 18/12/2000 DECRETO 20 marzo 2001 - Piano regionale per la ristrutturazione e
riconversione dei vigneti -Regolamento CE n. 1493/99 e n. 1227/2000. D.D G. n. 379 10 maggio 2002 - Concernente il rilascio dei riconoscimenti di
"distillatore" , "assimilato al distillatore" e "assimilato al produttore", di cui al Decreto Ministeriale 23 aprile 2001.
LEGGE 2 agosto 2002, n. 5 - Istituzione delle strade e delle rotte del vino. Norme urgenti sull'inventario viticolo della Sicilia. Altre disposizioni per il settore agricolo.
DECRETO 13 settembre 2002. Albo regionale dei distillatori riconosciuti idonei ad effettuare le distillazioni comunitarie.
Piano regionale di ristrutturazione e riconversione. Bando di gara - Reg. CE n° 1493/99 e Reg. CE n° 1227/2000.
D. A. n. 1632 08 Nov. 2002 - Disposizioni sull'utilizzo e la cessione dei diritti di reimpianto originati da vigneti estirpati nella Regione.
DECRETO 3 giugno 2003. Conferma del decreto 8 novembre 2002, concernente disposizioni sull'utilizzo e la cessione dei diritti di reimpianto originati da vigneti estirpati nella Regione.
DECRETO 1 aprile 2003 N. 575 Modifica del decreto 8 novembre 2002, concernente disposizioni sull'utilizzo e la cessione dei diritti di reimpianto originati da vigneti estirpati nella Regione.
DECRETO 15 gennaio 2003 - Disciplinare tipo delle Strade e rotte del vino. CIRCOLARE 14 novembre 2003, n. 333 - Direttive regionali per l'iscrizione
all'Anagrafe Vitivinicola - Compilazione nuova modulistica. Articoli 14 e 15 della L. R. 09.05.1984, n. 26 e successive modificazioni di cui all'art. 15 della L. R. 02.08.2002, n. 5.
APPENDICE 2
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE PER I VINI DOC “ETNA” BIANCO, ROSSO E ROSATO
Art. 1.- La denominazione di origine controllata «Etna» bianco, rosso o rosato è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione. Art.2. - Il vino «Etna» bianco deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai seguenti vitigni nella proporzione appresso indicata:
• Carricante minimo 60%; • Catarrato bianco comune o lucido fino al 40%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino, nella misura massima del 15% del totale, anche uve provenienti dai vitigni Trebbiano, Minnella bianca ed altri vitigni ad uva bianca a sapore non aromatico. Il vino «Etna» rosso o rosato, deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai seguenti vitigni nella proporzione appresso indicata:
• Nerello Mascalese con non meno dell’ 80%; • Nerello Mantellato (Nerello Cappuccio) fino al 20%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino, nella misura massima del 10% del totale, anche uve provenienti da altri vitigni ad uva bianca con esclusione di quelli con uve a sapore aromatico. Art. 3. - Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione appresso indicata, che è così delimitata: da Casale Brancato a quota 1000 in contrada Somatorie, che rappresenta l’estremo limite nord-ovest, il confine scende lungo il torrente Torretta verso sud-ovest, fino alla confluenza del torrente Torretta con il vallone di Licodia, in contrada Poggio dell’Aquila. Da questo punto, il confine è rappresentato dalla quota 600, che attraversa le contrade Scannacavoli, Mancusa, Piano Vite, Poggio Ventimiglia, Difesa, Pinnina di Lupo, Guardia Ascino, Timpazza, giunge all’abitato di Borrello e, attraverso le contrade Palatella, Mompilieri, Gonnella, Serriccjola, giunge allo abitato di Pedara e, lungo la provinciale Pedara-Trecastagni.Viagrande, raggiunge l’abitato di Viagrande. Da questo centro abitato in poi il confine est della zona viene rappresentato dalla curva di livello di metri 400 che attraversa le contrade: Sciarelle Lavinaro, Pennisi, Pisarìello, Passo Pomo, Favazza, Perazzo, e giunge ad ovest dell’abitato di Piedimonte, e quindi, raggiunto il torrente Ciappanotto, segue il suo corso fino all’abtato di Linguaglossa, a quota 520. Da questo centro abitato, il confine nord-est viene rappresentato dal letto del valloùe Ciapparotta, all’in-crocio della strada ferrata della Circumetnea a quota 550. Da questo punto il
confine raggiunge il limite nord-est della -colata lavica del 1923 e oltrepassa la strada Linguaglossa-Castiglione a quota 624; da qui, lungo la carrabile fra le contrade Recanati e Pantano, intercetta ancora la strada ferrata Circumetnea e rag-giunge il limite nord della colata lavica 1911, a quota 600. Da qui, lungo il letto del vallone Sciambro, raggiunge il fiume Alcantara. Il confine nord è rappresentato dalla riva destra del fiume Alcantara fino all’abitato del comune di Randazzo. Da questo abitato, il limite della zona è rappresentato da quota 800 che, attraverso le contrade Crocetta, Lupara, Pino, Sciara Nuova, Marchesa, penetra nella colata lavica del 1911 e, attraverso le contrade Sciara Manica e Zacchino Pietre, raggiunge il letto del vallone Salto del Bue. Da questo punto in poi, il limite viene rappreséntato dalla curva di livello 900 che, attraverso le contrade Ciapparo, Cannizzaro, Nocille, Giuliana, Felce Rossa, Algerazzi, oltrepassa il vallone San Giacomo, quindi, attraverso la lava del 1792 raggiunge contrada Piricoco a nord di monte luce, all’estremo sud-est della predetta colata lavica. Da questo punto in poi il confine è rappresentato dalla curva di livello 1000 che. attraverso le contrade Cicirello, Monte Po. Pila, Serruggeri, Camercia, Dagala dell’Ascino, Eredità-Mollecchino, Perciata e Cava-]iere, raggiunge Casale Brancato. I Comuni etnei interessati alla produzizione del vino “Etna», nei tipi bianco, rosso e rosato sono: Biancavilla, S. Maria di Licodia, Paternò, Belpasso, Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Viagrande, Aci S. Antonio, Acireale, S. Venerina, Giarre, Mascali, Zafferana, Milo, S. Alfio, Piedirnonte, Linguaglossa, Castigliorìe, Randazzo. Nessuno di questi comuni viene compreso• per intero bella zona a denominazione di origine controllata, essendo il loro territorio sviluppato in aree triangolari con vertice sul cratere centrale, mentre la zona a denominazione di origine controllata interseca queste superfici nella fascia mediana. Art.4. - Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini «Etna» bianco, rosso o rosato devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati o comunque atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del vino.
È vietata ogni pratica di forzatura. La resa massima di uva ammessa per la produzione dei vini «Etna» bianco,
rosso o rosato, non deve essere superiore a q.li 90 per ettaro di vigneto a coltura specializzata.
Fermo restando il limite massimo sopra indicato, la resa per ettaro di vigneto in coltura promiscua deve essere calcolata in rapporto all’ effettiva superficie coperta dalla vite.
A detto limite, anche in annate eccezionalmente favorevoli, la resa dovrà essere riportata attraverso un accurata cernita delle uve, purché la produzione non superi del 20% il limite medesimo.
La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70%.
Art. 5. - Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nell’ interno della zona di produzione delimitata nell’ art. 3. Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nell’ intero territorio dei comuni, anche se soltanto in parte compresi nella zona delimitata, nonché del territorio dei comuni limitrofi alla zona di produzione delimitata.
Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino «Etna» bianco una gradazione alcolica complessiva minima naturale di gradi 11 ed al vino «Etna» rosso o rosato quella di 12 gradi.
Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche locali, leali e costanti, atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche.
Art. 6. - Il vino «Etna» bianco, all’ atto della immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore: giallo paglierino, talvolta con leggeri riflessi dorati; odore: profumo delicato di Carricante; sapore: secco, fresco, armonico; gradazione alcolica complessiva minima: gradi 11,5; acidità totale: da 6 a 7,50 per mille; estratto secco netto: da 18 a 25 per mille; ceneri: da 1,80 a 2,80 per mille.
Il vino «Etna» rosso o rosato, all’ atto dell’ immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rosso rubino che con l’invecchiamento presenta leggeri riflessi di granato o rosato tendente al rubino; odore: vinoso con profumo intenso caratteristico; sapore: secco, caldo robusto, pieno, armonico; gradazione alcoolica complessiva minima: gradi 12,50; acidità totale: da 5,50 a 7 per mille; estratto secco netto: da 20 a 28 per mille; ceneri: da 1,80 a 3,30 per mille. Art. 7. - Alla denominazione di origine controllata «Etna» è vietata 1’ aggiunta di qualsiasi qualificazione diversa da quelle previste nel presente disciplinare ivi compresi gli aggettivi e gli attributi «extra», «fine», «scelto», «selezionato» e similari.
Sulle bottiglie, e altri recipienti contenenti vini «Etna» bianco, rosso o rosato, può figurare I’ indicazione dell’ annata di produzione purché veritiera e documentabile.
È tuttavia consentito 1’ uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno 1’ acquirente.
È consentito, altresì, 1’ uso di indicazioni geografiche e toponomastiche che facciano riferimento a comuni, frazioni, aree, fattorie, zone o località comprese nella zona delimitata nel precedente art. 3 e dalle quali effettivamente provengono le uve da cui il vino così qualificato è stato ottenuto. Art. 8. - Al vino «Etna» bianco, prodotto nella parte del territorio del comune di Milo, compresa nella zona delimitata, è consentita la qualificazione di <superiore» a
condizione che nei vigneti, da cui provengono le uve, il vitigno Carricante, a modifica dell’ art. 2, sia presente in misura non inferiore all’ 80% ed il prodotto abbia una gradazione minima naturale complessiva non inferiore a gradi 11,5.
Il vino «Etna» bianco superiore, all’ atto della immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore: giallo paglierino molto carico con riflessi verdognoli; odore: profumo delicato di frutto; sapore: secco, lievemente fresco, armonico, morbido; gradazione alcolica complessiva minima: gradi 12; acidità totale: da 5,50 a 7 per mille; estratto secco netto: da 16 a 22 per mille; ceneri: da 1,80 a 2,90 per mille. Art.9.- Chiunque produce, vende, pone in vendita o comunque distribuisce per il consumo con la denominazione di origine controllata «Etna» bianco, rosso o rosato, vini che non rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare è punito a norma dell’ art. 28 del D.P.R. 12 luglio 1963, n. 930.
DELIMITAZIONE DEI TERRITORI DI PRODUZIONE DEL VINO A DOC ETNA (*)