SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA LA TRADUZIONE NELLA PROFESSIONE. LA LOCALIZZAZIONE COME SERVIZIO ALLE IMPRESE RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes prof.ssa Tamara Centurioni prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: Francesca Inchiappa Matricola: 1930 ANNO ACCADEMICO 2014/2015
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LA TRADUZIONE NELLA PROFESSIONE. LA LOCALIZZAZIONE … · 2015. 11. 16. · 1. la figura professionale del traduttore 25 2. l’attivitÀ del traduttore 25 3. le competenze del traduttore
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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi
afferenti alla classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
LA TRADUZIONE NELLA PROFESSIONE. LA
LOCALIZZAZIONE COME SERVIZIO ALLE IMPRESE
RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa Marilyn Scopes
prof.ssa Tamara Centurioni
prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
Francesca Inchiappa
Matricola: 1930
ANNO ACCADEMICO 2014/2015
A Lei
SOMMARIO
SEZIONE ITALIANA 1
INTRODUZIONE 3
CAPITOLO I: LA TRADUZIONE 5
1. LA DEFINIZIONE DI TRADUZIONE 5
2. TRADUZIONE LETTERALE E TRADUZIONE A SENSO 5
2.1 TRADUZIONE DELLE CARATTERISTICHE GRAMMATICALI E LESSICALI 9
3. CLASSIFICAZIONE DELLA TRADUZIONE 10
3.1 MODALITÀ DI TRADUZIONE 11
3.2 TIPI DI TRADUZIONE 11
3.3 TIPOLOGIE DI TRADUZIONE 12
3.4 METODI DI TRADUZIONE 13
CAPITOLO II: LA TEORIA DELLA TRADUZIONE 14
1. CHE COS’È LA TEORIA DELLA TRADUZIONE? 14
1.1 LA TRADUZIONE NELLA STORIA 14
1.1.1 L’ETÀ ANTICA 15
1.1.2 L’ETÀ MODERNA 15
1.1.3 L’ETÀ CONTEMPORANEA 16
2. APPROCCIO ALLA TRADUZIONE 18
2.1 I PROCESSI TRADUTTIVI: ANALISI E SINTESI 18
2.1.1 ANALISI 18
2.1.2 SINTESI 21
3. I CRITERI TRADUTTIVI 22
4. I QUATTRO OBIETTIVI DI QUALITÀ 23
CAPITOLO III: IL TRADUTTORE 25
1. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL TRADUTTORE 25
2. L’ATTIVITÀ DEL TRADUTTORE 25
3. LE COMPETENZE DEL TRADUTTORE 27
4. LE STRATEGIE TRADUTTIVE 29
5. LE RESPONSABILITÀ DEL TRADUTTORE 32
CAPITOLO IV: STRUMENTI DI AUSILIO ALLA TRADUZIONE 34
1. SISTEMI PER LA TRADUZIONE ASSISTITA DAL COMPUTER 34
1.1 STRUMENTI CAT/TM 35
1.2 RISORSE TERMINOLOGICHE PRIMA DELLA RIVOLUZIONE INFORMATICA
35
2. FUNZIONI OFFERTE DAI SOFTWARE DI TRADUZIONE 36
2.1 I SOFTWARE DI TRADUZIONE PIÙ DIFFUSI 37
3. LA RISPOSTA DEI TRADUTTORI AGLI AUSILI TRADUTTIVI INFORMATICI 39
CAPITOLO V: LA TRADUZIONE NEL MERCATO DEL LAVORO. LA
LOCALIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLE IMPRESE 41
1. IL MERCATO DELLA TRADUZIONE PROFESSIONALE 41
1.1 MESTIERI DELLA TRADUZIONE 42
1.1.1 PROBLEMI LEGATI ALLA TRADUZIONE DI TESTI SETTORIALI 43
1.2 SERVIZI COMPLEMENTARI ALLA TRADUZIONE 44
2. LA LOCALIZZAZIONE 45
2.1 ANALOGIE E DIFFERENZE TRA LA TRADUZIONE E LA LOCALIZZAZIONE
46
CONCLUSIONE 49
ENGLISH SECTION 51
INTRODUCTION 53
CHAPTER I: TRANSLATION 54
1. DEFINITION OF TRANSLATION 54
2. LITERAL TRANSLATION VS IDIOMATIC TRANSLATION 54
2.1 GRAMMAR AND LEXICON TRANSLATION 55
3. THE TRANSLATION CLASSIFICATION 56
CHAPTER II: THE THEORY OF TRANSLATION 58
1. WHAT IS THE THEORY OF TRANSLATION? 58
1.1 TRANSLATION THROUGH THE CENTURIES 58
1.1.1 ANCIENT HISTORY 58
1.1.2 MODERN HISTORY 59
1.1.3 CONTEMPORARY HISTORY 59
2. THE TRANSLATION PHASES: ANALYSIS AND SYNTHETIS 60
CHAPTER III: THE TRANSLATOR 62
1. WHO IS THE TRANSLATOR? 62
2. THE TRANSLATOR’S ACTIVITIES 62
3. THE TRANSLATOR’S SKILLS 63
CHAPTER IV: COMPUTER AIDED TRANSLATION 64
1. CAT SYSTEMS 64
2. CAT TOOLS AND THEIR FUNCTIONS 64
3. THE MOST POPULAR CAT TOOLS 65
4. WHAT DO TRANSLATORS SAY ABOUT CAT TOOLS? 67
CHAPTER V: TRANSLATION IN THE LABOUR MARKET.
LOCALIZATION AT THE SERVICE OF COMPANIES 68
1. THE MARKET OF PROFESSIONAL TRANSLATION 68
1.1 TRANSLATION CRAFTS 68
2. LOCALIZATION 69
2.1 SIMILARITIES AND DIFFERENCES BETWEEN TRANSLATION AND
LOCALIZATION 70
CONCLUSIONS 72
SECCIÓN ESPAÑOLA 73
INTRODUCCIÓN 75
CAPÍTULO I: LA TRADUCCIÓN 76
1. LA DEFINICIÓN DE TRADUCCIÓN 76
2. TRADUCCIÓN LITERAL Y TRADUCCIÓN LIBRE 76
3. LA CLASIFICACIÓN DE LA TRADUCCIÓN 77
CAPÍTULO II: LA TEORÍA DE LA TRADUCCIÓN 79
1. ¿QUÉ ES LA TEORÍA DE LA TRADUCCIÓN? 79
1.1 LA TRADUCCIÓN EN LA HISTORIA 79
1.1.1 EDAD ANTIGUA 79
1.1.2 EDAD MODERNA 80
1.1.3 EDAD CONTEMPORÁNEA 81
2. ETAPAS DEL PROCESO TRADUCTIVO: ANÁLISIS Y SÍNTESIS 82
3. LOS CUATRO OBJETIVOS DE CALIDAD 83
CAPÍTULO III: LA TRADUCCIÓN EN EL MERCADO DE TRABAJO. LA
LOCALIZACIÓN DE IDIOMAS COMO MEDIO PARA LAS EMPRESAS 85
1. EL MERCADO DE LA TRADUCCIÓN PROFESIONAL 85
2. SECTORES PROFESIONALES DONDE SE USA LA TRADUCCIÓN 85
3. LA LOCALIZACIÓN 86
3.1 SIMILITUDES Y DIFERENCIAS ENTRE LA TRADUCCIÓN Y LA
LOCALIZACIÓN 88
CONCLUSIONES 89
RINGRAZIAMENTI 91
BIBLIOGRAFIA 93
SITOGRAFIA 95
La mente che si apre ad una nuova idea
non torna mai alla dimensione precedente.
Albert Einstein
1
SEZIONE ITALIANA
2
3
INTRODUZIONE
La seguente tesi si pone come obiettivo quello di presentare, nella maniera più
concreta possibile, l’attività della traduzione e d’illustrarne la collocazione
all’interno del mercato del lavoro.
L’atto della traduzione ha come scopo quello di creare una relazione
d'equivalenza tra il testo d'origine ed il testo finale, ovvero garantire che entrambi
comunichino la stessa idea o messaggio tenendo sempre in considerazione
determinati aspetti linguistici.
Anche l’interpretariato, come la traduzione, ha il medesimo obiettivo con la
sola differenza che la traduzione si occupa di riportare le informazioni in forma
scritta mentre l’interpretariato riguarda la trasmissione delle idee in forma orale.
La presente tesi, però, si concentra esclusivamente sulla traduzione di cui
offrirà una breve definizione nel primo capitolo. Nello stesso, poi, verrà brevemente
esposta anche la classificazione della traduzione in base alla modalità, il tipo, la
tipologia ed il metodo d’impiego.
Successivamente, nel secondo capitolo, si proporrà uno studio sulla teoria della
traduzione attraverso un rapido excursus storico con uno sguardo alle fasi pratiche
del processo traduttivo: l’analisi e la sintesi. Si evidenzieranno, inoltre, gli obiettivi
da perseguire per ottenere una traduzione di qualità.
Nel terzo capitolo, invece, si presenterà la figura professionale del traduttore
con particolare attenzione alle competenze a lui richieste nonché alle responsabilità a
lui attribuibili.
Nel capitalo successivo, poi, si tratteranno gli strumenti di ausilio alla
traduzione: attraverso una breve presentazione dei programmi informatici più
utilizzati come supporto alla traduzione, si illustrerà come spesso le macchine
possono fornire un grande aiuto, ma esse non sostituiscono assolutamente il lavoro
dell’uomo.
Infine, nel quinto e ultimo capitolo, si mostrerà come la traduzione con
l’evoluzione del mercato internazionale si sia posta al servizio delle imprese. Dopo
una rapida definizione ed un’attenta analisi delle caratteristiche principali, perciò, si
4
illustrerà come, grazie alla localizzazione, molte compagnie riescano ad imporsi sul
mercato globale attraverso l’internazionalizzazione dei propri prodotti.
5
CAPITOLO I: LA TRADUZIONE
1. LA DEFINIZIONE DI TRADUZIONE
Tradurre (dal lat. traducĕre «trasportare, trasferire») significa volgere in
un’altra lingua, diversa da quella originale, un testo scritto o orale, una parte di esso,
una frase o anche una singola parola. Per traduzione, quindi, s’intende l’atto di
interpretare il significato di un testo di partenza (chiamato prototesto) e la
conseguente produzione di un testo nuovo che sia il più fedele possibile all’originale,
in un’altra lingua (metatesto).
La traduzione, dunque, si rende necessaria per superare un ostacolo alla
comprensione, difficile nel caso in cui la lingua degli interlocutori non sia la
medesima. Pertanto, per far sì che la comunicazione si stabilisca serve che qualcuno
o qualcosa riproduca il messaggio in modo da essere compreso dal destinatario.
C’è da precisare, però, che una traduzione è sempre condizionata dal momento
storico, dal gusto, dalla sensibilità, dall'intelligenza e dalla cultura del traduttore; essa
è infatti il frutto di un lavoro puramente soggettivo e personale. Per questo motivo ad
un testo non corrisponde mai una sola traduzione bensì ve ne possono essere diverse
versioni ed ognuna corretta allo stesso tempo.
È importante, poi, distinguere la traduzione dall’interpretariato: nel primo caso
si trasferiscono in un’altra lingua idee espresse in forma scritta, mentre
nell’interpretariato i concetti sono espressi verbalmente o attraverso i gesti (come nel
linguaggio dei segni).
2. TRADUZIONE LETTERALE E TRADUZIONE A SENSO
L’opposizione traduzione letterale/traduzione a senso è dicotomia ricorrente
nella storia del pensiero relativo a questa materia.
Nel caso della traduzione letterale (detta anche traduzione diretta o a
equivalenza formale) il processo traduttivo viene considerato un procedimento
prettamente meccanico poiché un testo viene interpretato “parola per parola” senza
trasferirne il senso. Non vengono, quindi, presi in considerazione le regole
6
grammaticali, le espressioni idiomatiche né tantomeno tutto il contesto sociale e
culturale che è intrinseco nella scrittura di qualsiasi testo.
A tal proposito, San Girolamo1 (patrono dei traduttori) alla fine del IV sec.
elabora, sotto forma epistolare, un trattato sul metodo che deve seguire il buon
traduttore. Difendendosi dall’accusa di aver tradotto in maniera inesatta la lettera di
Epifanio di Salamina al vescovo Giovanni di Gerusalemme, Girolamo scrive
l’Epistola 57 indirizzata all’amico Pammachio nella quale rigetta il metodo della
traduzione letterale.
«Io non solo confesso, ma proclamo liberamente che nella traduzione dal greco,
con l’eccezione delle sacre Scritture, dove anche l’ordine delle parole è un
mistero, non rendo parola con parola, ma senso con senso. In questa disciplina
ho per maestro Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l’Economico di
Senofonte e le due bellissime orazioni pronunciate l’uno contro l’altro da
Eschine e Demostene. Quante cose ha tralasciato in questi testi, quante ne ha
aggiunte, quante ne ha cambiate per spiegare le proprietà della lingua altrui con
le proprie, non è questo il momento di dirlo. Mi è sufficiente l’autorità del
traduttore medesimo, che parla in questo modo nel prologo delle due orazioni:
“Ho ritenuto di dovermi assumere un lavoro utile per gli studiosi, più che
necessario per me medesimo. Ho tradotto dal greco le orazioni più celebri e
contrapposte dei due maggiori oratori, Eschine e Demostene, e le ho tradotte
non da traduttore ma da oratore, rendendo le stesse frasi e le stesse figure di
parole con parole appartenenti al nostro uso. In esse non ho ritenuto necessario
rendere parola per parola, ma ho conservato complessivamente il valore e la
forza delle parole”. E alla fine del discorso: “Se, come spero, avrò reso queste
orazioni rispettando tutte le loro caratteristiche, cioè le frasi, le figure e l’ordine
delle parole e mantenendo le parole nella misura in cui non contrastano col
nostro gusto; e anche se non sono stati resi tutti gli elementi del greco, ho fatto
in modo che siano dello stesso genere…”. Anche Orazio, uomo dotto e acuto,
prescrive lo stesso nell’Arte Poetica al traduttore colto: Tu, traduttore fedele,
non ti curerai di rendere parola per parola. Terenzio ha tradotto Menandro,
Plauto e Cecilio gli antichi comici; forse si attaccano alle parole o non
conservano piuttosto nella loro traduzione la grazia e l’eleganza? Quella che voi
1 Scrittore, teologo e santo romano (Stridone, 347 – Betlemme, 30 settembre 420).
7
chiamate la fedeltà della traduzione, questi uomini colti la chiamano gusto
pedissequo. Ammaestrato da loro, circa vent’anni fa sono caduto nello stesso
errore, ignorando che mi sarebbe stato senza dubbio rimproverato da voi, nel
tradurre la Cronaca di Eusebio e nella prefazione ho detto tra l’altro: “È
difficile, ripercorrendo linee tracciate da altri, non discostarsene in qualche
punto, ed è difficile che ciò che è detto bene in una lingua mantenga anche nella
traduzione la stessa eleganza. Se un concetto è stato reso utilizzando una sola
parola e io non ne ho una mia con cui renderla, mentre cerco di renderlo
pienamente consumo con un lungo giro un breve tratto di strada. Ci sono ancora
le tortuosità degli iperbati, le differenze di costruzioni, le varietà delle figure,
infine il genere proprio e per così dire vernacolare della lingua. Se traduco
parola per parola, hanno un suono assurdo; se per necessità cambierò qualcosa
nell’ordine o nel linguaggio darò l’impressione di essermi allontanato dal mio
dovere di traduttore”. Dopo altri discorsi, che qui sarebbe ozioso riportare, ho
aggiunto: “Se qualcuno non pensa che l’eleganza di una lingua è
necessariamente mutata dalla traduzione, si provi a tradurre parola per parola
Omero in latino, e dirò di più, lo traduca in prosa nella sua stessa lingua; vedrà
che l’ordine delle parole risulta ridicolo e il poeta più eloquente riesce appena
ad esprimersi”.»
Secondo Girolamo, dunque, la maniera migliore di tradurre da una lingua
all’altra è quella di riprodurre il senso del testo e non l’esatto significato di ogni
singola parola: “Non verbum e verbo, sed sensum exprimere de sensu”.
Questa tipologia traduttiva, perciò, risulta la meno indicata per una
trasposizione comprensibile proprio perché trascende il senso celato dietro ciascun
vocabolo; anche se, spesso, quella letterale può risultare pratica in determinati casi
come ad esempio in una pre-traduzione, utile per mostrare eventuali problemi
traduttivi che potrebbero presentarsi in uno specifico testo.
Oggi è possibile ottenere la traduzione letterale anche attraverso i numerosi
software di traduzione disponibili gratuitamente in rete che tralasciano l’aspetto
semantico restituendo di conseguenza testi, o per lo meno parti di essi, privi di alcun
senso. Tuttavia, la traduzione automatica ottenuta attraverso tali strumenti, proprio in
virtù del fatto di essere una traduzione quasi esclusivamente parola per parola, risulta
spesso inutilizzabile senza un preliminare intervento umano di revisione.
8
Pertanto, per trasmettere il senso di un testo mantenendone la linearità e
l’armonia linguistica, si ricorre ad un'altra tecnica traduttiva: la traduzione a senso.
A differenza di quella letterale, la traduzione a senso (o più precisamente
traduzione idiomatica o dinamica) usa le forme naturali della lingua di arrivo sia per
quanto riguarda le costruzioni grammaticali sia per quanto riguarda la scelta delle
parole.
Un traduttore, in questo caso, è sostanzialmente libero di scegliere ciò che
secondo lui rende al meglio il significato del testo: un vocabolo piuttosto che un
altro, una perifrasi, un sinonimo e così via. Da ciò ne deriva il fatto che, come detto
in precedenza, nessuna traduzione potrà mai essere uguale ad un’altra: ognuna, al
contrario, potrebbe essere comunque corretta a modo suo e trasmettere allo stesso
tempo il senso esatto del testo. La soggettività di una traduzione è quindi data dal
background culturale e dalla sensibilità di ciascun traduttore, bagaglio personale che
influenza sempre ogni singola scelta traduttiva.
L’opinione frequente secondo cui bisognerebbe tradurre come se fosse l’autore
dell’originale stesso a scrivere direttamente nella lingua del traduttore viene respinta
come vuota e inconsistente. Nessuno, infatti, può sapere che cosa una persona
avrebbe scritto se fosse nata e cresciuta nell’epoca, nella cultura e con la lingua
dell’autore, e ancor meno come l’avrebbe scritto.
Inoltre, questa affermazione sarebbe quanto più pericolosa se si trattasse di testi
antichi come quelli biblici: dare al lettore l’impressione che si stia leggendo un testo
contemporaneo non sembra coerente con lo scopo della traduzione biblica stessa.
In realtà le traduzioni sono spesso di tipo misto. Come non è facile tradurre
sempre in modo formale, così non lo è tradurre coerentemente in modo idiomatico.
Ogni traduzione, perciò, va situata su un continuum che da un estremo all’altro
include i diversi gradi di equivalenza formale e dinamica: FS= Formale Spinta; FC=
Formale Coerente; FM= Formale con Modifiche (fino a Misto Incoerente); DM=
Dinamica con Modifiche (fino a Misto Incoerente); DC= Dinamica Coerente; DS=
Dinamica Spinta (fino a parafrasi inappropriata per qualche aspetto).
9
FS FC FM MI DM DC DS
Formale
Spinta
Formale
Coerente
Formale
con
Modifiche
(fino a
MI)
Misto
Incoerente
Dinamica
con
Modifiche
(fino a
MI)
Dinamica
Coerente
Dinamica
Spinta
Figura 1. Tabella che indica i diversi gradi di equivalenza formale e dinamica di una
traduzione.
Una traduzione totalmente libera non è mai accettabile. Non è dunque possibile
introdurre informazioni estranee al testo di origine, modifiche di senso, distorsioni di
fattori appartenenti alla situazione storica o culturale oppure commenti personali. Dal
momento che, come già detto, lo scopo di un traduttore è quello di esprimere in
modo naturale nella lingua di arrivo il senso del testo di partenza non è pensabile
stravolgerne totalmente l’essenza.
Egli, grazie alla sua esperienza, deve limitarsi ad operare scelte stilistiche,
sintattiche e grammaticali per produrre un’opera quanto più coerente con l’originale.
2.1 TRADUZIONE DELLE CARATTERISTICHE GRAMMATICALI E
LESSICALI
Come analizzato, la traduzione idiomatica è un’attività che prescinde dal
meccanico trasferimento del significato di ogni singola parola. Vi sono espedienti
traduttivi, grammaticali e lessicali, che fanno sì che il testo mantenga un’armonia ed
un senso logico anche nella lingua di arrivo.
Ogni lingua, chiaramente, ha una propria struttura o organizzazione degli
elementi che la costituiscono. Le lingue indo-europee, ad esempio, hanno molti
sostantivi che in realtà si riferiscono ad azioni (individuazione, progettazione,
cambiamento…); altre, invece, preferiscono esprimere le azioni con i verbi. In questo
caso, durante un’operazione di traduzione, sarà opportuno introdurre i soggetti e gli
oggetti appropriati.
Molte lingue, poi, hanno una classe di parole che stanno al posto di altri
vocaboli, in genere di un nome (pronomi), che però variano molto da lingua a lingua.
10
Altri idiomi distinguono forme diverse a seconda del numero singolare, plurale e
duale, oppure quando ci si riferisce a persone con un particolare senso di rispetto o di
onore. In questi casi, per tradurre correttamente, bisognerà conoscere bene non solo il
contesto grammaticale ma anche quello culturale delle due lingue di partenza e di
arrivo.
Spesso è poi necessario cambiare l’ordine degli elementi che costituiscono una
frase oppure trasformare le frasi passive in attive, tenendo però sempre presente
quello che è il punto di attenzione del testo.
Ogni lingua, inoltre, ha la sua struttura lessicale e può essere più o meno ricca
di frasi idiomatiche, significati secondari, metafore, ecc. In tutti questi casi, è bene
ricordare che una parola esprime un senso diverso da quello che essa ha
primariamente e letteralmente.
È logico che, ad esempio, una frase idiomatica come quella inglese to fall in
love non può essere tradotta letteralmente in italiano con "cadere in amore" se non
con il rischio di causare un notevole equivoco.
Considerata la complessità della struttura delle lingue, per produrre una
traduzione adeguata, sarà necessario comprendere bene il linguaggio di partenza e
fare un'accurata analisi semantica del testo da tradurre, per poi esaminare quale sia il
modo più naturale e consono per esprimere lo stesso senso nella lingua di arrivo.
3. CLASSIFICAZIONE DELLA TRADUZIONE
Secondo la prof.ssa Hurtado Albir, traduttrice e ricercatrice spagnola, la
traduzione può essere classificata sulla base di quattro categorie: 1) modo; 2) ambito
socio-professionale; 3) direzionalità e natura del processo traduttivo nell’individuo;
4) metodo.
Tali categorie stabiliscono:
La modalità di traduzione (modo);
I tipi di traduzione (ambito socio-professionale);
Le tipologie di traduzione (direzionalità e natura del processo traduttivo);
I metodi di traduzione (metodo).
11
3.1 MODALITÀ DI TRADUZIONE
Fra le modalità di traduzione, generate dallo studio del modo e del mezzo con
cui esse sono realizzate, vi sono:
La traduzione scritta2
La traduzione a vista3
L’interpretazione simultanea4
L’interpretazione consecutiva5
L’interpretazione di trattativa6
Lo chuchotage7
Il doppiaggio8
Il voice over9
Il sottotitolaggio10
La localizzazione11
La traduzione di prodotti multimediali12
La traduzione di canzoni13
Il sopratitolaggio di canzoni14
La traduzione iconico-grafica15
3.2 TIPI DI TRADUZIONE
In base all’ambito socio-professionale nella quale vengono impiegate, invece,
le traduzioni possono essere distinte in:
2 Traduzione scritta di testi scritti. 3 Traduzione orale di un testo scritto. 4 Traduzione orale spontanea di un testo simultanea alla realizzazione del testo stesso. 5 Traduzione orale non spontanea di un testo orale sulla base di appunti scritti simultaneamente alla realizzazione
del testo stesso. 6 Traduzione orale di conversazioni in entrambe le direzioni. 7 Interpretazione simultanea sussurrata nell’orecchio del destinatario. 8 Traduzione audiovisiva in cui il testo visivo rimane inalterato e quello orale originale, sostituito. 9 Traduzione audiovisiva utilizzata soprattutto nei documentari nella quale si sostituisce il testo orale originale
con la traduzione orale. 10 Traduzione audiovisiva nella quale rimane inalterato il testo orale originale e viene aggiunta la traduzione
scritta simultaneamente alla realizzazione del testo originale. 11 Traduzione di programmi informatici. 12 Traduzione di prodotti informatici che contengono testo scritto, audio e video. 13 Traduzione di canzoni per essere cantate. 14 Traduzione del testo di una canzone (o di un’opera) che scorre su un supporto magnetico collocato
generalmente sopra il palcoscenico. 15 Traduzione di testi di tipo iconico e grafico, come cruciverba, manifesti pubblicitari e simili.
12
Traduzione tecnica
Traduzione giuridica
Traduzione economica
Traduzione amministrativa
Traduzione religiosa
Traduzione letteraria
Traduzione pubblicitaria
Traduzione giornalistica
Interpretazione di conferenza
Interpretazione sociale
Interpretazione di tribunale
3.3 TIPOLOGIE DI TRADUZIONE
Considerando poi la direzionalità e la natura del processo traduttivo
nell’individuo, Albir classifica la traduzione in:
Passiva
Attiva
Naturale
Pedagogica
Interiorizzata
Esplicativa
Professionale
Apprendimento della traduzione professionale
Per traduzione passiva, secondo Albir, s’intende la traduzione verso la lingua
madre mentre per attiva quella verso la lingua straniera. La traduzione naturale,
invece, è quell’abilità innata alla mediazione tra le lingue che possiede ogni parlante
plurilingue mentre la pedagogica è quella impiegata nella didattica delle lingue
straniere.
C’è poi la traduzione interiorizzata ovvero una strategia utilizzata
nell’apprendimento di una lingua, soprattutto all’inizio del processo di acquisizione,
13
quando l’individuo confronta in maniera del tutto spontanea la propria lingua con
quella straniera.
Per traduzione esplicativa, invece, s’intende una tecnica impiegata sempre
nell’ambito dell’apprendimento di una lingua ma che consiste nell’utilizzare
volutamente la traduzione per accedere al significato di un elemento della lingua
sconosciuta.
La traduzione professionale, continua Albir, a differenza delle altre tipologie,
richiede competenze traduttive esplicite ed ha uno scopo puramente comunicativo.
Essa, dunque, è l’unica traduzione fine a se stessa in quanto le altre tipologie
(compreso l’apprendimento di quest’ultima) presentano una funzione di mediazione
per il raggiungimento di un altro scopo.
3.4 METODI DI TRADUZIONE
La traduttrice spagnola, infine, distingue i quattro metodi utilizzati per tradurre:
Il metodo interpretativo-comunicativo, che ha come scopo la traduzione del
significato.
Il metodo letterale, limitato alla transcodificazione linguistica.
Il metodo libero, che consente di modificare categorie semantiche e
comunicative.
Il metodo filologico, che ha come scopo la traduzione critica.
A questo proposito, si può riallacciare il discorso precedentemente affrontato
dell’opposizione tra la traduzione letterale e quella a senso. Entrambe sono
riconosciute come metodi traduttivi ma la differenza sta nel fatto che la traduzione
letterale risulta spesso goffa, sterile e a tratti insensata, mentre quella a senso
rappresenta il metodo traduttivo più completo, più ricercato e sicuramente più
apprezzato sul mercato.
14
CAPITOLO II: LA TEORIA DELLA TRADUZIONE
1. CHE COS’È LA TEORIA DELLA TRADUZIONE?
«Per noi non si dà teoria senza esperienza storica. Né si può parlare di
“teoria della traduzione” se non come parte di teorie generali della
letteratura, della linguistica, dell’ermeneutica filosofica, delle
metodologie letterarie e linguistiche: dalla stilistica alla semiologia fino
alla linguistica generativa, alla logica formale e alla teoria
dell’informazione».
(Gianfranco Folena16)
La teoria della traduzione è un ramo della Linguistica Comparativa che si
occupa delle relazioni tra idiomi differenti. Essa, basata sulla consapevolezza che
ogni lingua operi a modo suo, riconosce a ciascuna la codifica di un determinato
significato in forme diverse e si pone l’obiettivo di portare il traduttore a trovare la
maniera più adatta per preservarne il senso, chiaramente utilizzando le forme
appropriate di ogni lingua.
Questa comprende: i principi per la traduzione del linguaggio figurativo, nel
caso di mancate corrispondenze lessicali; le domande retoriche; l'inclusione degli
indicatori di coesione e molti altri argomenti cruciali per la riuscita di una buona
traduzione.
La teoria della traduzione, come afferma anche il linguista Folena, va
analizzata facendo riferimento ai diversi contesti storici e culturali nei quali si trova
ad essere inserita.
Nel corso dei secoli, infatti, la teoria della traduzione è mutata plasmandosi in
base alle circostanze sociali, politiche, economiche o culturali che si presentavano;
per tale ragione, quindi, è impensabile studiarla ignorando il contesto nel quale è
collocata.
1.1 LA TRADUZIONE NELLA STORIA
16 Linguista e filologo italiano (Savigliano, 9 aprile 1920 – Padova, 14 febbraio 1992).
15
I metodi di traduzione e il pensiero traduttologico sono certamente cambiati nel
corso della storia. Attraversando epoche differenti, la traduzione è stata sottoposta
allo studio e all’analisi di diversi scrittori, filosofi, docenti e ricercatori, arrivando ad
avere un’impostazione rigorosamente scientifica dalla quale non si può più
prescindere.
Con la successiva applicazione dei principi della linguistica strutturale, infatti,
la teoria della traduzione è diventata a tutti gli effetti a carattere normativo in quanto
ha lo scopo di fissare regole su come produrre un testo equivalente all’originale.
1.1.1 L’ETÀ ANTICA
Nell’epoca in cui gli antichi romani erano impegnati ad imitare e quindi a
tradurre i modelli ellenici, il filosofo Marco Tullio Cicerone17, traducendo in latino
discorsi di oratori greci, scelse di tradurre (come spiega in De optimo genere
oratorum) «non da interprete, ma da oratore». Egli chiarisce: « […] Non ho ritenuto
necessario tradurre parola per parola, ma ho conservato il modo e la forza di tutte le
parole». Se invece avesse tradotto in maniera letterale il risultato avrebbe
sicuramente annoiato il suo pubblico. Cicerone, infatti, aveva già capito che
bisognava conferire al testo la stessa carica persuasiva che veniva percepita da un
uditorio di greci.
Lo seguì San Girolamo che, come già visto nel primo capitolo, fu accusato di
eresia per aver tradotto concentrandosi sulla resa del senso e l’eleganza linguistica
piuttosto che riportando il testo parola per parola, considerando quest’ultimo metodo
nient’altro che una «brutta imitazione».
1.1.2 L’ETÀ MODERNA
17 Avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano (Arpino, 3 gennaio 106 a.C. – Formia, 7 dicembre 43
a.C.).
16
Qualche secolo dopo, precisamente nel 1530, Martin Lutero18 tradusse la
Bibbia in tedesco. La portata della sua opera passò alla storia: utilizzando la lingua
tedesca, al posto del latino, la Bibbia poté essere accessibile anche al popolo meno
colto poiché quella era la lingua che parlava la «madre in casa, i bambini in strada, il
cittadino al mercato».
Successivamente, con i francesi del XVII secolo, vennero introdotte le belles
infidèles, traduzioni in cui si curava l’eleganza stilistica più di quanto si curasse la
fedeltà all’originale. La corrispondenza al testo di partenza, al contrario, diventò
sinonimo di ineleganza, goffaggine, rozzezza, denotando in chi la perseguiva una
scarsità d’ingegno.
Gli idealisti e i romantici tedeschi del secolo seguente, però, pregni di un
profondo senso della storia, condannarono le “belle infedeli” come travestimenti
della realtà. Il termine belles infidèles, infatti, nacque proprio con l’intento di
criticare questo tipo di traduzione che, come una donna, poteva apparire bella ma allo
stesso tempo essere infedele in quanto non rispettava il senso del testo originale.
1.1.3 L’ETÀ CONTEMPORANEA
All’alba del ‘900, il filosofo e traduttore tedesco Walter Benjamin19 sosteneva
che «ciò che conta è l’essenza dell’opera, e la traduzione ha il compito di cogliere
questa essenza e di farla sopravvivere», che «la fedeltà della parola singola non può
quasi mai riprodurre pienamente il senso che essa ha nell’originale» e che «la vera
traduzione è trasparente, non copre l’originale, non gli fa ombra».
Le teorie della traduzione sviluppate nel Novecento insistevano, dunque, sul
ruolo decisivo del traduttore come interprete e sulla sua libertà linguistica. Con gli
strumenti culturali e linguistici a sua disposizione, infatti, egli stabilisce una
gerarchia di valori presenti nel testo di partenza che funge da guida nella scelta del
metodo traduttivo più appropriato e delle soluzioni ai problemi che via via si
pongono.
18 Teologo tedesco, iniziatore della Riforma Protestante (Eisleben, 10 novembre 1483 – Eisleben, 18 febbraio
1546). 19 Filosofo, scrittore e traduttore tedesco (Charlottenburg, 15 luglio 1892 – Portbou, 26 settembre 1940).
17
Sulla base della sua comprensione e della sua interpretazione e con riferimento
agli scopi comunicativi che persegue, il traduttore procede attraverso singole scelte
che comportano perdite, acquisti e alterazioni più o meno consistenti rispetto a
quanto si può isolare nell’originale.
Tra gli anni ’50 e ’60, con i Translation Studies, si ha la distinzione tra
traduzioni source-oriented o target-oriented. Le prime si propongono di trascinare il
lettore verso il contesto del sistema di partenza con l’obiettivo di non far dimenticare
che si tratta sempre di un testo tradotto, mentre le seconde, al contrario, tentano di
naturalizzare il testo nel contesto culturale-letterario del sistema di arrivo.
Successivamente Lawrence Venuti20, nel suo The Translator’s Invisibility: A
History of Translation (1995), ha classificato le traduzioni in estranianti
(foreignization) e addomesticanti (domestication): le prime mantengono l’elemento
“estraneo” nella traduzione, le ultime lo neutralizzano uniformandolo alla cultura di
ricezione.
Per spiegare questa differenza si potrebbe partire da una frase di questo tipo:
“Ho incontrato una scimmia mentre passeggiavo per strada”. Dunque, se questa frase
appartenesse ad un romanzo scritto da un autore indiano, non ci sarebbe molto da
stupirsi poiché in India è abbastanza normale incontrare scimmie per strada. Ma se si
traducesse questa frase e il romanzo fosse pubblicato ad esempio in Italia?
La teoria addomesticante sostituirebbe la scimmia con un gatto o un cane, in
modo da creare nel lettore italiano lo stesso effetto di “normalità” suscitato in quello
indiano. La teoria estraniante, invece, manterrebbe la scimmia, inducendo il lettore
italiano a pensare a quanto sia strana una cosa simile, ma, con un po’ di intuito, egli
scoprirà che tutto ciò è piuttosto normale dal momento che il romanzo è ambientato
in India.
La prassi traduttiva attuale è quindi un pendolo che, a seconda dei casi, oscilla
tra foreignization e domestication. È una fortuna, quando è possibile, che il testo
possa conservare l’elemento di estraneità: una traduzione è utile anche perché
permette di venire a contatto con culture diverse, confrontarsi con nuovi orizzonti e
scoprirne certi aspetti, pur non conoscendo la lingua del posto.
20 Traduttore, docente e teorico della traduzione statunitense (Filadelfia, 1953).
18
2. APPROCCIO ALLA TRADUZIONE
L’essenza della teoria della traduzione può essere racchiusa in tre domande:
Cosa traduco? Come traduco? Perché traduco?
Il traduttore, infatti, è chiamato a compiere un vero e proprio “viaggio nel
testo” poiché è proprio da questo che ha inizio l’attività traduttiva. Attraverso i mezzi
che ha a disposizione egli deve esaminare e comprendere la cultura straniera, nonché
padroneggiare quella di appartenenza per rendere al meglio il senso del testo e
l’intento dell’autore.
2.1 I PROCESSI TRADUTTIVI: ANALISI E SINTESI
Dal momento che lo scopo della traduzione è quello di riprodurre il significato
del testo nella lingua di partenza in quello nella lingua di arrivo, il traduttore è
chiamato ad iniziare la sua attività traduttiva proprio dallo studio del prototesto.
Il traduttore ne percepisce il messaggio, lo decodifica e lo comprende, ovvero
ne estrapola l’informazione contenuta. Successivamente sostituisce gli elementi di
una lingua nel linguaggio della cultura ricevente dando vita così ad un nuovo testo: la
traduzione.
Per questi motivi, è molto importante elaborare un valido approccio al
prototesto, tenendo sempre conto delle due operazioni necessarie alla realizzazione di
una traduzione: l’analisi e la sintesi.
2.1.1 ANALISI
L’analisi non è altro che l’estrapolazione dell’informazione contenuta nel testo
di partenza e la sua decodifica.
Com’è possibile tutto ciò se non con l’azione semplice e naturale della lettura?
Leggere il prototesto è proprio il primo step di una traduzione; successivamente è
indispensabile una documentazione approfondita sul tema trattato e la conseguente
analisi dell’intenzione dell’autore e della forma in cui il testo è scritto.
19
Per comprendere il testo a tutti gli effetti è necessaria la consultazione di
dizionari, articoli e/o manuali; bisogna inoltre individuare eventuali problemi
traduttivi che alcuni termini potrebbero causare se venissero tradotti in maniera
letterale. Ci sono infatti alcuni aspetti che non vanno trascurati, come ad esempio:
neologismi, acronimi, cifre, nomi di luoghi o persone, ecc. Sono proprio questi, i più
banali, che spesso causano difficoltà e incertezze: sta al traduttore, a seconda della
circostanza, scegliere quanto “intervenire” sul testo piuttosto che tradurre alla lettera.
Spesso, infatti, egli si trova a dover sostituire un nome di persona poiché
sconosciuto nel Paese della lingua per cui sta traducendo; altre volte, invece, è
categoricamente vietato questo tipo di operazione in quanto si tratta di nomi
universalmente conosciuti o assolutamente necessari al testo.
Per un traduttore è importantissimo capire e riprodurre le intenzioni del testo e,
di conseguenza, quelle dell’autore rispetto al tema trattato. Bisogna, dunque,
rispettare le sue prese di posizione, perfettamente individuabili attraverso espressioni
come: “disgraziatamente”, “grazie a”, “anche se”. L’utilizzo della passiva o delle
forme impersonali, invece, vanno mantenute se l’autore intende rifiutare qualsiasi
tipo di responsabilità. Il traduttore, quindi, seppur contrario a ciò che dice l’autore,
deve mantenere identica l’intenzione del testo senza stravolgerla minimamente.
Fondamentale, poi, è riconoscere lo stile e successivamente mantenerlo nel
metatesto: se il testo di origine è narrativo, il traduttore dovrà fare in modo di
conservare la stessa componente narrativa e non farlo diventare, ad esempio, un testo
descrittivo. C’è molta differenza, infatti, tra i diversi stili dei testi:
Un testo narrativo, dal momento che rappresenta la sequenza dinamica
di alcuni avvenimenti, pone maggior enfasi ai verbi.
Un testo descrittivo, invece, proprio perché ha l’intento di descrivere
in maniera dettagliata una persona, un animale o una cosa, evidenzia i
verbi copulativi, gli aggettivi e i nomi deaggettivali.
Un testo argomentativo, poi, dato che ha il compito di esporre una tesi
o un’idea a proposito di un determinato tema, valorizza i concetti e i
verbi di pensiero e di attività mentale.
In un dialogo, infine, si accentua il colloquiale.
20
Inoltre, è bene individuare e rispettare il registro linguistico utilizzato
dall’autore. Questo varia in rapporto al ricevente e alle finalità che chi scrive o parla
si propone. Esso può essere:
Ufficiale burocratico: “È categoricamente proibito il consumo di
qualsiasi tipo di alimento solido”.
Ufficiale: “È proibito il consumo di alimenti”.
Formale: “Si prega di non consumare alimenti”.
Neutrale: “Qui non è permesso mangiare”.
Informale: “Per favore, non mangiate qui”.
Colloquiale: “Qui non potete mangiare”.
Volgare: “Finitela di mangiare”.
Tabù21: “Cavolo, smettetela di mangiare”.
Differente dallo stile è il livello di difficoltà del testo. Possono esserci, infatti,
termini di natura tecnica, termini popolari, termini aulici o termini semplici e
universalmente conosciuti. Quando si traduce, perciò, è bene tener conto del
destinatario: se si sta traducendo per una rivista scientifica, bisognerà utilizzare
termini tecnici; mentre se il lettore sarà un cittadino medio con una conoscenza
minore del tema, occorrerà prediligere termini di più semplice comprensione.
Il processo di analisi di un testo, dunque, può essere effettuato soltanto se il
traduttore dispone di una serie di elementi definiti come l’informazione traduttiva
necessaria, ovvero quei mezzi che gli permettono di individuare l’invariante
semantica/funzionale.
Accanto a queste informazioni invarianti (quelle che devono essere mantenute
necessariamente), ci sono anche “perdite” o “residui” e “guadagni” che costituiscono
la componente variante del testo, ossia quella parte della traduzione soggetta a
modifiche. Queste variazioni del prototesto possono nascere per necessità del
traduttore o come manifestazione del suo gusto personale. Possono essere definiti
varianti tutti quegli elementi del testo che non coincidono in tutte le versioni della
stessa opera.
21 Forte proibizione relativa ad una certa area di comportamenti e consuetudini.
21
Può accadere, però, che il traduttore non sia in grado di estrapolare
l’informazione traduttiva necessaria a causa di una conoscenza insufficiente della
lingua e della realtà in cui si colloca l’opera e che nel corso dell’analisi egli estragga
una quantità minore di informazione: questo concetto viene definito come
informazione traduttiva disponibile.
In aiuto al processo di analisi accorre quello che si chiama linguaggio
d’intermediazione impresso nella memoria del traduttore, che si concretizza sotto
forma di vocabolario, regole, manuali. Di conseguenza, la prima fase del processo
traduttivo può essere rappresentata come un passaggio dal linguaggio naturale del
prototesto al linguaggio d’intermediazione.
Successivamente, la fase di sintesi rappresenta invece il passaggio dal
linguaggio d’intermediazione al linguaggio naturale del metatesto.
2.1.2 SINTESI
Superata la fase di analisi (mezzo di decodifica), comincia la fase di ricodifica
del messaggio: la sintesi.
Per far sì che il testo possa essere tradotto fedelmente, occorre considerare
anche il contesto dell’opera. Nella maggior parte dei casi, una data espressione
linguistica, infatti, è in sé intraducibile se si prescinde da esso. Ciò avviene perché, se
si analizzano singolarmente e indipendentemente dal resto alcuni elementi dei
linguaggi naturali, non si è in grado di estrapolare una quantità sufficiente di
informazioni per fare la scelta traduttiva adeguata.
Il contesto interessa nella misura in cui influisce nel testo, ovvero a seconda dei
legami che esso ha con la società, soprattutto quando la comprensione di una
determinata frase dipende dalla comprensione del paragrafo, dell’intero capitolo
dell’opera o addirittura dei suoi legami con il mondo esterno.
Talvolta, infatti, l’analisi linguistica non è sufficiente in quanto la scelta del
traduttore deve essere condizionata anche dalla conoscenza dell’epoca, dai tratti
distintivi dell’opera, dal punto di vista estetico dell’autore e dalla sua visione del
mondo. Tutti questi elementi vengono definiti come analisi extralinguistica.
22
Occorre sottolineare che, nel processo di ricodifica, il metatesto deve ricreare
la stessa armonia tra tutte le componenti testuali del testo originale: non si può
realizzare la traduzione di un componente a scapito di un altro o privilegiare
unicamente un livello del testo, perché altrimenti verrebbe fuori solo la sterile
traduzione di un minimo aspetto del testo e non del senso dell’intera opera.
3. I CRITERI TRADUTTIVI
Parlando di traduzione, poi, non si possono non citare i criteri con cui gli
studiosi Jean-Paul Vinay22 e Jean Darbelnet23, nel loro studio Stylistique comparée
du français et de l’anglais (1958), hanno stilato una classificazione delle operazioni
traduttive per redigere un vero e proprio “metodo di traduzione”.
Essi, infatti, identificano differenti tecniche inerenti l’atto del tradurre,
stabilendo in modo chiaro i seguenti criteri:
Imprestito: trasmette direttamente il vocabolo straniero dalla lingua
originale alla lingua in cui si traduce. Infatti è così che l’italiano, per esempio,
ha acquistato e continua ad acquisire attraverso certe traduzioni migliaia di
vocaboli stranieri: mouse, whisky, sombrero, ecc.
Calco, di vocabolo, di espressione o anche di struttura: un prestito tradotto
letteralmente. Un esempio di calco è il termine “sottosviluppato”, prestito
tradotto dall’inglese underdeveloped.
Traduzione letterale, parola per parola: quando lingua originale e lingua di
arrivo coincidono esattamente.
Trasposizione: consiste nel sostituire una parola del discorso con un’altra
senza cambiare il senso del messaggio. Ad esempio l’inglese as soon as he gets
up diventa “quando si alza” o after he comes back, “al suo ritorno”.
Modulazione: il messaggio è reso ponendosi da un diverso punto di vista.
Per esempio l’inglese it is not difficult to show, viene tradotto con “è facile
mostrare”.
22 Linguista di origine francese (Parigi, 18 luglio 1910 – Victoria, 10 aprile 1999). 23 Linguista francese e professore universitario in Canada (Parigi, 14 novembre 1904 – 12 marzo 1990).
23
Equivalenza: il messaggio è tradotto con un altro messaggio completamente
diverso ma di senso uguale. Ad esempio l’espressione francese Comme un
chien dans un jeu de quilles, diventa: come un elefante fra le porcellane.
Adattamento: è il procedimento con cui si cerca di tradurre una situazione
intraducibile con un’altra più o meno simile. Così, un paragone inglese tratto
dal linguaggio del baseball si può rendere con un paragone francese suggerito
dal Tour de France24.
4. I QUATTRO OBIETTIVI DI QUALITÀ
Una traduzione, per essere considerata di qualità e quindi per soddisfare il
bisogno comunicativo, deve rispettare questi quattro obiettivi: equivalenza,
accuratezza, adeguatezza e fruibilità.
Equivalenza: il testo di arrivo esiste solo perché esiste il testo di partenza e
perciò tale relazione dovrebbe essere intesa come “un’uguaglianza di valore”.
L’equivalenza si realizza quando il traduttore produce un testo che abbia la
stessa funzione comunicativa dell’originale, quando stabilisce tra testo e
cultura di arrivo lo stesso rapporto che esiste tra testo e cultura di partenza e
quando riformula il senso esatto del messaggio trasmesso dall’autore.
Accuratezza: riguarda la trasmissione del contenuto informativo di un testo,
o meglio, delle singole informazioni contenute nel testo di partenza. A questo
proposito bisogna considerare che spesso vi è una perdita di informazione
che, però, non rappresenta un fattore negativo ma può essere considerata,
invece, un sacrificio necessario nel perseguimento di altri obiettivi della
traduzione.
Adeguatezza: poiché indica una relazione che si stabilisce tra il testo di
arrivo e i suoi destinatari, il suo obiettivo può essere considerato quello di
superare i possibili ostacoli alla comunicazione rappresentati dalle diversità
linguistiche e culturali.
Fruibilità: si riferisce alla capacità di un testo di essere, appunto, fruibile,
utilizzabile, comprensibile immediatamente da parte dei destinatari. Requisiti
24 Uno dei tre grandi giri maschili di ciclismo su strada ed uno tra gli eventi sportivi più importanti del mondo.
24
importanti della fruibilità sono: la trasmissione del messaggio da parte del
traduttore in modo da facilitarne la ricezione e l’uso di tutti quegli elementi
che permettono di dare coesione al testo.
25
CAPITOLO III: IL TRADUTTORE
1. LA FIGURA PROFESSIONALE DEL TRADUTTORE
Il traduttore, o traduttrice, è colui/colei che traduce testi da una lingua ad
un’altra assicurando che venga mantenuto il corretto significato del testo originario e
che siano rispettati tutti gli aspetti linguistici e culturali della lingua d’origine.
Generalmente, questa figura professionale si perfeziona in una o più lingue
straniere, traducendo dalla lingua estranea verso la propria lingua madre, e si
specializza in uno specifico ambito disciplinare. È possibile, infatti, distinguere il
traduttore editoriale, che esegue traduzioni in campo letterario (narrativa/saggistica
letteraria) e il traduttore tecnico-scientifico, che traduce testi di argomenti tecnici e
Gli ambiti di lavoro del traduttore possono essere sia imprese private:
multinazionali, agenzie di traduzione, case editrici, agenzie di comunicazione, uffici-
stampa e associazioni, che enti pubblici statali e internazionali: quali Ministeri e alte
istituzioni e organizzazioni internazionali ed europee (ONU, Unione Europea, ecc.).
C’è poi il traduttore freelance (o libero professionista) che svolge la sua attività
prevalentemente in uno studio privato o nel suo domicilio e si accorda direttamente
con il committente sugli obiettivi, le caratteristiche, i tempi e il corrispettivo
economico. Se invece opera come dipendente, sia pubblico che privato, presta la sua
attività in sede e stabilisce questi aspetti con il datore di lavoro.
Quando e se necessario, poi, il traduttore prende contatto con l'autore del testo
originale per capire meglio il messaggio da trasporre in un'altra lingua o risolvere
eventuali perplessità.
2. L’ATTIVITÀ DEL TRADUTTORE
Sia che si tratti di traduttori interni alle imprese di traduzione, sia che si tratti di
traduttori autonomi, è indubbio che quella del “traduttore” è una figura estremamente
eterogenea che si declina in una molteplicità di attività e operazioni differenti,
sempre però legate al processo di traduzione.
26
Essenzialmente, chi è implicato nella realizzazione di servizi traduttivi, oltre
all’operazione di traduzione vera e propria, svolge altre due funzioni fondamentali: la
revisione e la gestione dei progetti di traduzione.
a) Revisione:
Il ruolo del revisore è molto importante, poiché la fase della revisione è
condizione indispensabile per superare il controllo della qualità. Tuttavia, non
sempre un buon traduttore e un buon revisore sono figure intercambiabili. Fasi
necessarie per questa operazione sono:
La rilettura, che può essere realizzata anche da traduttori non esperti, consiste
nel correggere errori linguistici di base.
La revisione, che può essere realizzata solo da traduttori esperti, consiste nel
correggere ogni genere di errore e, spesso, anche nell’adattare o modificare
parti del testo per migliorare la qualità della traduzione.
Il post editor, rappresenta un tipo di incarico che sta diventando sempre più
rilevante con lo sviluppo dei software di traduzione automatica, poiché
consiste proprio nella correzione delle traduzioni realizzate mediante
programmi di traduzione.
Il controllo della qualità delle traduzioni online, consiste nel verificare il
corretto funzionamento delle traduzioni di pagine web o di programmi
informatici.
b) Gestione dei progetti di traduzione:
Per quanto riguarda il traduttore freelance, egli si trova a gestire
autonomamente i propri progetti di traduzione. Mentre all’interno delle imprese di
traduzione, la gestione dei progetti è un aspetto che implica le seguenti attività:
Ricerca e coordinamento dei traduttori esterni;
Preparazione dei file, delle risorse e delle istruzioni;
Determinazione e controllo dei tempi di lavoro;
Gestione centrale del feedback del cliente e degli altri attori coinvolti nel
processo di traduzione;
27
Risoluzione di ogni problema tecnico, in modo tale che il traduttore esterno
possa concentrarsi esclusivamente sulla traduzione “pura”;
Controllo della qualità in ogni fase del processo, compresa la revisione
linguistica finale.
A prescindere dalla realtà lavorativa in cui si trova ad operare, dunque, il
traduttore risulta una figura professionale estremamente polivalente. Come tale,
perciò, ha il compito ed il dovere morale di sapersi adattare ad ogni circostanza.
3. LE COMPETENZE DEL TRADUTTORE
La capacità di tradurre è il risultato dell’esperienza linguistica accumulata dal
traduttore, unita all’esercitata abilità nel commutare velocemente la propria mente da
un’identità linguoculturale ad un’altra.
Le competenze traduttive, indispensabili per tutti i profili professionali della
traduzione, sono essenzialmente cinque: la competenza comunicativa in almeno due
lingue/culture, la competenza produttiva, la competenza disciplinare, la competenza
teorica e metodologica ed infine la competenza professionale.
Prima di analizzarle una ad una, è importante premettere che queste
competenze sono necessarie e obbligatorie nella formazione di un professionista
della traduzione. Ciò non significa, però, che esse siano innate, sebbene si avvalgano
della facoltà umana, innata e universale di apprendere una lingua straniera.
Tali abilità si acquisiscono gradualmente con il tempo, con lo studio, con la
passione e la dedizione. Ci sarà, poi, chi è cresciuto in un contesto familiare bilingue
o chi, per qualsiasi altro motivo, parla perfettamente più di una lingua, ma ciò non
implica necessariamente che egli sia un buon traduttore.
Per essere definito tale, infatti, non basta conoscere e parlare la lingua, occorre
invece possedere le abilità sopracitate:
- La competenza comunicativa, chiamata anche competenza linguistica e
culturale, consiste nel saper cogliere il messaggio e l’intenzione del testo. Il
traduttore, quindi, deve aver sviluppato un alto grado di bilinguismo,
mantenendo comunque intatta la propria identità nativa, e deve avere la capacità
28
di commutare la propria mente da un sistema linguoculturale all’altro.
L’apprendimento di un’altra lingua, però, non significa soltanto imparare a
conoscere alla perfezione le regole della grammatica. Bisogna, infatti, associare
il lessico alla cultura di quella lingua e capire la mentalità di quella determinata
cultura e società per poterne cogliere l’essenza da mantenere e riprodurre nel
testo di arrivo.
- La competenza produttiva, invece, fa riferimento alle abilità pratiche e
operative coinvolte nell’applicazione delle strategie traduttive durante la
riformulazione del testo per risolvere in modo adeguato gli eventuali problemi
individuati. Un traduttore, inoltre, deve saper attuare tali strategie in modo da
riuscire a produrre più di una versione della traduzione così da poter scegliere, in
base alla specifica situazione comunicativa, la più indicata. Nella competenza
produttiva sono incluse anche la capacità di revisione e valutazione del proprio
prodotto e di pianificazione del progetto di traduzione, nonché la capacità di
sapersi adattare a nuove situazioni traduttive e ai mutevoli bisogni del mercato.
- La competenza disciplinare, poi, è la capacità di comprendere le due lingue
e saper individuare e riprodurre nel testo di arrivo le norme e le convenzioni
retorico-stilistiche che caratterizzano i vari generi specialistici.
- La competenza teorica e metodologica, invece, è la capacità di riflessione e
descrizione dell’attività traduttiva da parte del traduttore, ossia la sua conoscenza
della teoria e della metodologia che stanno alla base della traduzione.
- La competenza professionale, infine, è fondata sulla capacità del traduttore
di saper reperire e usare le fonti terminologiche in modo efficiente e sulla
conoscenza delle pratiche professionali e del codice deontologico della
professione. L’attività del traduttore, infatti, presuppone anche una componente
interpersonale, ossia la capacità di lavorare con gli altri professionisti coinvolti
nel processo della traduzione, nonché una spiccata dote comunicativa,
fondamentale nelle relazioni con il cliente e con organizzazioni e rappresentanti
esterni.
Per concludere è bene precisare che, a prescindere dalle competenze traduttive,
nel processo di traduzione giocano un ruolo fondamentale anche la mente,
29
l’inconscio, la coscienza, le emozioni ed i sentimenti del traduttore. Pertanto,
sebbene si svolga in maniera inconsapevole, la traduzione è sempre il risultato di
valutazioni, ragionamenti e decisioni condizionate dal sistema instabile delle
emozioni.
Ciò non giustifica eventuali mancanze o incompetenze, ma è giusto ricordare
che il traduttore è pur sempre un essere umano e, come tale, spesso può commettere
degli errori.
4. LE STRATEGIE TRADUTTIVE
Tenendo conto degli obiettivi della traduzione e dei suoi destinatari, il
traduttore adotta delle strategie. La prima scelta che deve compiere è quella tra
attualizzazione o storicizzazione del testo.
Attualizzare significa eliminare la distanza temporale tra due testi, rendendo il
metatesto il più linguisticamente e stilisticamente affine possibile al lettore
contemporaneo. Attualizzare la Divina Commedia, ad esempio, vuol dire tradurla in
modo tale che la traduzione sia per il lettore di oggi così come il testo di partenza era
recepito dal lettore di quei tempi.
Storicizzare, al contrario, significa mantenere la relazione tra il testo e l’epoca
in cui è stato composto, per stabilire tra la traduzione e il suo lettore lo stesso
rapporto che vi è tra testo originale e lettore attuale. In questo caso, perciò,
trattandosi della Divina Commedia, bisognerà produrre un testo, ad esempio in
spagnolo, che sia linguisticamente e stilisticamente paragonabile a come appare
Dante ad un italiano contemporaneo.
La seconda scelta, poi, è tra omologazione o straniamento del testo. Omologare
un testo significa manipolarlo secondo le caratteristiche della cultura di arrivo,
intervenendo a livello della lingua e dello stile, delle figure retoriche e dei riferimenti
alla realtà extratestuale. L’omologazione di un testo straniero alla cultura italiana,
dunque, presuppone un’italianizzazione dello stesso e quindi la trasformazione di
ogni elemento che rimanda alla diversità culturale del testo di partenza straniero in
un elemento recepibile come italiano. Ad esempio, se il luogo della narrazione viene
30
spostato in Italia, i pancakes americani saranno frittelle, mentre il San Pedro
spagnolo si trasformerà in San Pietro.
Per realizzare l’omologazione vengono impiegate principalmente tre strategie:
la compensazione, lo spostamento e l’esplicitazione.
La compensazione si attua quando un’informazione contenuta in un
determinato “segmento” del testo di partenza non può essere trasferita per intero nel
segmento corrispondente del testo di arrivo. Il traduttore può compensare in due
modi: inserendo l’informazione in un altro segmento del testo di arrivo o
modificando lo stesso segmento.
Nel primo caso si parla di spostamento e il metodo più noto è quello della
“nota del traduttore”. Altrimenti, nel caso in cui si stesse traducendo un’espressione
umoristica e non si riuscisse ad ottenere l’effetto originale dell’espressione, si può
recuperare quell’effetto qualche riga dopo, quando la lingua di arrivo suggerisce una
soluzione più divertente del segmento corrispondente del testo di partenza.
La tecnica dell’esplicitazione, invece, si attua aggiungendo al testo di arrivo un
frammento minimo di testo utile a trasmettere al destinatario l’informazione,
riconoscibile nel testo di partenza a qualunque nativo, che altrimenti andrebbe
perduta. Un esempio è: “La Grande Mela, come chiamano New York”.
Straniare, invece, vuol dire attuare un artificio narrativo mirato a creare una
distanza, soprattutto psicologica, tra testo e lettore. Qualcosa appare straniato agli
occhi del lettore quando l’autore lo descrive o lo mostra secondo una prospettiva
insolita che fa sembrare diverso anche ciò che si conosce. Questa tecnica, dunque,
consiste nel rendere estranea la lingua di arrivo utilizzando frasi italiane che evocano
le costruzioni e i sintagmi della lingua di partenza, oppure utilizzando nomi, oggetti e
richiami culturali che ricordano al lettore l’esistenza di un mondo diverso, fatto di
cose psicologicamente lontane. Per riportare lo stesso esempio, con lo straniamento
si scrive semplicemente “Grande Mela”, omettendo il nome della città di New York.
Esistono poi diverse strategie traduttive per rendere nella cultura di arrivo
termini, chiamati realia, che rappresentano concetti, oggetti o situazioni presenti
esclusivamente in una cultura:
Trascrizione e/o traslitterazione: è la trasposizione dei suoni o delle lettere
di una parola straniera utilizzando le lettere dell’alfabeto della cultura ricevente
31
(per esempio, l'inglese chewing gum può diventare in italiano “ciuinga”, ed
essere recepito come parola italiana di genere femminile). L’enfasi della
trascrizione è sul suono, mentre quella della traslitterazione è sulla forma
grafica.
Prestito linguistico: parola o struttura sintattica straniera che entra a far
parte del lessico di una determinata lingua. L’italiano, ad esempio, ha
influenzato il linguaggio gastronomico a livello mondiale: basti pensare che
“pasta” e “pizza” sono fra le parole più utilizzate al mondo. Attraverso questa
tecnica, il vocabolo viene adeguato al sistema fonologico e ortografico della
lingua che lo riceve (lo spagnolo mitin, dall’inglese meeting).
Esotismo: si tratta sempre di prestito linguistico, ma questo non viene
riadattato alla fonologia della lingua di arrivo, bensì viene mantenuto così
com’è (computer, sport, tram, ecc.).
Calchi: come detto in precedenza, in una lingua di arrivo è possibile coniare
nuovi termini riprendendo le strutture della lingua di provenienza. La parola
“fine settimana”, ad esempio, riprende l’inglese week end: dove week sta per
“settimana” ed end sta per “fine”.
Sono detti, poi, mezzi calchi quando si conserva solo una parte di
un’espressione straniera composta: Dritte Reich in tedesco, corrisponde a
“Terzo Reich” in italiano.
Sostituzione: i realia propri della lingua e cultura di partenza vengono
sostituiti con realia della cultura ricevente. Si sceglie di operare in questo modo
quando la conoscenza della cultura non è obiettivo del testo (ad esempio nei
testi scientifici).
Traduzione approssimativa: consiste nel tradurre in modo vago il
contenuto di una determinata espressione. Si parla di generalizzazione quando
il traduttore rinuncia a rendere la peculiarità locale e riesce a dare solo un’idea
del riferimento approssimativo; di analogo funzionale quando l’elemento
sostituito suscita una reazione simile nel lettore della cultura ricevente a quella
suscitata dal testo di partenza sul lettore della cultura emittente (partita a
scacchi= partita a dama); di descrizione, spiegazione e interpretazione quando
si ricorre ad una perifrasi per esplicitare il contenuto denotativo.
32
Traduzione contestuale: è un’operazione eseguita quando il traduttore
ritiene che il contesto sia il fattore dominante per cui non traduce il significato
lessicale ma quello relazionale. Sostituisce gli elementi di realia con parole che
spiegano il senso della collocazione dei realia stessi nel testo di partenza.
5. LE RESPONSABILITÀ DEL TRADUTTORE
Nei primi anni dello scorso secolo, nella letteratura sulla traduzione, si è tornati
a discutere degli aspetti etici legati alla responsabilità del traduttore. Ne è venuto
fuori che il “traduttore responsabile” ha due impegni fondamentali: fare il bene, cioè
produrre un testo di qualità migliorando la pertinenza del testo per i suoi destinatari
finali (prefazioni, note, ecc.), e comportarsi eticamente con tutti gli altri attori del
processo traduttivo.
La responsabilità testuale (fare il bene), ovvero la libertà del traduttore di fare
le modifiche che egli ritiene opportune per migliorare il testo di arrivo, può essere
rappresentata dai valori micro-etici, ossia i principi morali che governano il rapporto
del traduttore con il testo da tradurre: questi sono la verità (verità fattuale e fedeltà al
testo) e la trasparenza (chiarezza del testo di arrivo). Il traduttore, perciò, non
dovrebbe avere nessun coinvolgimento personale nei confronti di quel che traduce.
Nella responsabilità del traduttore a livello interpersonale (comportarsi
eticamente), invece, i principi morali che regolano il rapporto del traduttore con le
altre persone al di fuori del testo sono detti valori macro-etici: questi sono la fiducia
e il miglioramento dei rapporti interculturali.
Nel valore macro-etico della fiducia, poi, sono inclusi a loro volta i principi di
lealtà, chiarezza dei ruoli e segretezza.
Il valore di segretezza del traduttore è un comportamento che presuppone il
rispetto della confidenzialità delle informazioni acquisite professionalmente, nonché
della natura dei rapporti con i clienti.
Il principio della lealtà del traduttore, invece, implica che, in caso di conflitto
tra gli interessi dell’autore del testo di partenza e dei destinatari della traduzione e/o
del committente, siano gli interessi di questi ultimi a prevalere: il traduttore può
33
intervenire soltanto su quegli aspetti del testo che è necessario sacrificare al fine di
soddisfare lo scopo della traduzione.
La chiarezza di ruolo, invece, fa riferimento alla distribuzione dei compiti per
ogni figura professionale (traduttore, co-traduttore, revisore, editore, ecc.) e al
rispetto, quindi, di ognuno di questi ruoli.
Per concludere, è bene ricordare che l’attività traduttiva non può affatto essere
considerata un’attività individuale, dove la responsabilità finale delle parole sulla
pagina va unicamente imputata al traduttore. Essa, invece, rappresenta un’attività
sociale basata sulla compresenza di diversi attori (traduttore, autore del testo di
partenza, committente, editore, destinatari) e la responsabilità, perciò, va ripartita tra
tutte le figure che, più o meno, hanno un’influenza sulla traduzione.
34
CAPITOLO IV: STRUMENTI DI AUSILIO ALLA TRADUZIONE
1. SISTEMI PER LA TRADUZIONE ASSISTITA DAL COMPUTER
“Il vero problema non è se le macchine sappiano pensare ma se gli uomini lo
facciano.”
Burrhus Frederic Skinner25
Esistono diversi sistemi informatici progettati appositamente per l’ambito
traduttivo: da una parte quelli che pretendono di sostituire a tutti gli effetti il
traduttore (traduttori automatici) e dall’altra quelli che forniscono al traduttore
semplicemente strumenti di ausilio per lo svolgimento di attività di solito svolte
manualmente, come analisi sul testo di partenza e/o arrivo, la creazione, la gestione e
la consultazione di glossari, ricerche in corpora linguistici26 e la produzione del testo
di arrivo.
Tali applicazioni prendono collettivamente il nome di CAT (Computer Aided
Translation o Computer Assisted Translation) che in italiano può essere tradotto
come: traduzione assistita da computer.
Nell’uso comune, però, tra gli strumenti CAT non sono inclusi i sistemi di
traduzione automatica (MT, Machine Translation), anche nella loro varietà assistita
(HAMT, Human Aided Machine Translation). Il termine CAT, quindi, si identifica
soltanto con quella che è più propriamente, anche se meno comunemente, detta
MAHT (Machine Aided Human Translation).
È bene ricordare che tra gli strumenti di ausilio alla traduzione si può, in un
certo senso, includere anche il web. Internet, infatti, ha contribuito in modo decisivo
al miglioramento della qualità della traduzione, dal momento che un traduttore vi può
verificare se una formulazione nella lingua di arrivo è possibile e/o usuale nel tipo di
testo attuale.
25 Psicologo, filosofo e autore statunitense (Susquehanna, 20 marzo 1904 – Cambridge, 18 agosto 1990). 26 Collezioni di testi orali o scritti conservati in formato elettronico e spesso corredati di strumenti di
consultazione informatici.
35
1.1 STRUMENTI CAT/TM
I sistemi per la traduzione assistita (MAHT) attualmente più diffusi forniscono
al traduttore professionista diversi strumenti di ausilio, ma il ruolo centrale di questi
è svolto principalmente dalla memoria di traduzione (TM, Translation Memory),
tanto che il termine "strumento TM" viene spesso, sebbene in modo impreciso, usato
intercambiabilmente con il termine "strumento CAT".
La memoria di traduzione (TM) è un archivio elettronico presente in diversi
software in cui i testi di partenza in una lingua e i corrispondenti testi di arrivo in una
o più lingue sono memorizzati in maniera parallela. I testi sono frazionati in unità
minime di senso compiuto (frasi) che vengono allineate in modo che a un segmento
nella lingua di partenza corrisponda il proprio traducente in ciascuna delle lingue di
arrivo.
Quando si traduce utilizzando uno strumento CAT, perciò, tale strumento
segmenta il testo da tradurre e per ogni segmento controlla se esistono
corrispondenze nella memoria di traduzione. Se ne trova uno uguale o simile nella
lingua di partenza, presenta al traduttore quello corrispondente nella lingua di arrivo.
Il traduttore potrà così accettare la traduzione suggerita ed eventualmente correggerla
come opportuno, oppure ignorarla e inserire una traduzione ex-novo.
La maggior parte degli strumenti CAT, inoltre, consente di cercare nella
memoria di traduzione singoli termini o espressioni: anche se un termine non è
presente nei glossari disponibili al momento della traduzione, sarà comunque
possibile verificare come è stato tradotto in precedenza.
È bene tener presente che per un impiego efficace delle memorie di traduzione,
è fondamentale una corretta scrittura del testo da tradurre.
1.2 RISORSE TERMINOLOGICHE PRIMA DELLA RIVOLUZIONE
INFORMATICA
Le risorse terminologiche, a differenza delle memorie di traduzione, non sono
un concetto introdotto con l'applicazione della tecnologia informatica al campo della
36
traduzione. I traduttori, infatti, hanno sempre utilizzato tali risorse (sotto forma di
dizionari e glossari cartacei), ma con l’avvento dell’informatica e l’introduzione di
software traduttivi, la gestione delle risorse terminologiche è stata sicuramente
facilitata.
L'innovazione di maggior rilievo è costituita dal riconoscimento terminologico
automatico: durante la traduzione i termini presenti sia nel testo da tradurre sia nel
glossario sono individuati in modo automatico e i traducenti sono presentati sullo
schermo in tempo reale. Alcuni strumenti inseriscono automaticamente tali termini
nella traduzione; tutti mettono a disposizione metodi rapidi per la loro selezione e il
loro inserimento nel testo, riducendo i tempi di digitazione e le possibilità di refusi.
2. FUNZIONI OFFERTE DAI SOFTWARE DI TRADUZIONE
I software per la traduzione assistita mettono a disposizione diverse funzioni
per “assistere” il traduttore nelle varie fasi del suo lavoro: alcune sono offerte da tutti
gli strumenti, mentre altre solo da alcuni.
Riprendendo la classificazione operata dal linguista americano Alan Kenneth
Melby27 nel suo Eight Types of Translation Technology (1998), tali funzioni sono
distinguibili in:
a) Funzioni che operano a livello terminologico
Prima della traduzione:
- Estrazione terminologica
- Ricerca terminologica
- Creazione del glossario del progetto
Durante la traduzione:
- Consultazione automatica della terminologia
- Inserimento automatico della terminologia nel testo
- Inserimento interattivo di termini nel glossario
Dopo la traduzione:
- Verifiche di qualità
27 Professore di linguistica e traduzione americano (Utah, 25 marzo 1948).
37
b) Funzioni che operano a livello di segmento
Prima della traduzione:
- Allineamento di traduzioni precedenti
- Segmentazione del testo da tradurre
- Analisi del testo e pre-traduzione
Durante la traduzione:
- Consultazione automatica della memoria di traduzione
- Inserimento automatico nel testo di segmenti corrispondenti
(parzialmente o totalmente) recuperati dalla memoria
- Inserimento automatico nella memoria dei segmenti tradotti
Dopo la traduzione:
- Desegmentazione del testo e produzione del documento
tradotto
Altre funzioni che gli strumenti per la traduzione assistita possono offrire e che
non rientrano in questa classificazione sono: conteggio di parole e caratteri ai fini
della fatturazione, funzioni di filtro per la gestione di diversi formati di file in
importazione ed esportazione, funzioni di editing nel corso della traduzione, funzioni
di gestione dei progetti e funzioni specifiche per la localizzazione delle interfacce
software.
2.1 I SOFTWARE DI TRADUZIONE PIÙ DIFFUSI
Tra gli strumenti CAT più diffusi spiccano i software: Déjà Vu, Transit,
SDLX, Trados, Wordfast. Tutti questi programmi dispongono delle funzioni a livello
di segmento elencate in precedenza: segmentazione del testo da tradurre, analisi e
pretraduzione, allineamento di traduzioni precedenti, consultazione automatica della
memoria, inserimento automatico dei segmenti dalla memoria nel testo e viceversa,
desegmentazione e produzione dei documenti di destinazione.
La distinzione più evidente, però, è quella tra strumenti che offrono al
traduttore un ambiente di traduzione “proprietario” (Déjà Vu, Transit, SDLX) da una
38
parte, e strumenti che si appoggiano a un editor di testi esistente, tipicamente
Microsoft Word (Trados, Wordfast), dall'altra.
I primi offrono il vantaggio di rendere del tutto trasparente per l'utente il
processo di conversione dei file da uno qualsiasi dei formati supportati all'ambiente
di lavoro unificato e di riconversione al formato originale, nonché l'opzione di
mostrare tutti i file del progetto insieme in un'unica finestra, come se fossero un solo
file.
I secondi, d'altro canto, consentono al traduttore che si avvicina per la prima
volta agli strumenti CAT un approccio più soft alla nuova tecnologia, grazie
all'ambiente di lavoro già in parte noto e alla possibilità di visualizzare i documenti
da tradurre nel formato originale.
Trados
Il sistema più noto e diffuso nel settore delle traduzioni è Trados, che in realtà
non è una singola applicazione ma piuttosto un insieme di programmi, ciascuno
specializzato in un particolare compito. Il traduttore opera traducendo su Microsoft
Word, tenendo aperti contemporaneamente anche Translator's WorkBench e
MultiTerm, dove sono visualizzati i suggerimenti della memoria di traduzione ed
eventualmente del glossario.
Déjà Vu
Déjà Vu è un'applicazione che offre al traduttore un ambiente di lavoro
unificato per la gestione di database di memoria, terminologici e di progetto, tutti in
formato Microsoft Access. La comodità sta nel fatto che progetti grandi e complessi,
comprendenti un gran numero di file anche di formati diversi, possano essere gestiti
come un unico grande file sul quale è possibile applicare operazioni di ricerca e
sostituzione, filtro e propagazione.
Transit
Star offre due applicazioni distinte ma strettamente integrate: Transit,
l'ambiente di traduzione vero e proprio e TermStar, per la gestione della
terminologia. Transit ha un concetto di memoria di traduzione originale e flessibile:
39
anziché memorizzare le coppie di segmenti in un apposito database, utilizza i file
stessi del progetto corrente e di progetti precedenti come memoria di traduzione.
Termstar, invece, organizza i termini per concetti ed è possibile gestire più lingue
nello stesso database.
SDLX
SDLX presenta diverse somiglianze con Déjà Vu, a partire dall'utilizzo del
formato Microsoft Access per i database di memoria e terminologici,
dall’organizzazione della terminologia per concetti e dalla possibilità di gestire più
lingue. Il componente di gestione terminologica di SDLX è SDL TermBase.
Wordfast
A differenza degli altri strumenti, Wordfast non è un vero e proprio
programma, ma un insieme di macro di Microsoft Word, per certi versi molto simile
a Trados. Nato come strumento gratuito di ripiego per i traduttori che non potevano
permettersi l'acquisto di applicazioni costose, Wordfast si è evoluto in uno strumento
sofisticato che offre, ad un costo sensibilmente inferiore rispetto agli altri strumenti
traduttivi, funzionalità non presenti in Trados e ampiamente apprezzate dalla
maggior parte dei traduttori.
3. LA RISPOSTA DEI TRADUTTORI AGLI AUSILI TRADUTTIVI
INFORMATICI
Le funzioni operanti a livello di segmento tipiche di questi strumenti offrono
indiscutibili vantaggi nella gestione di documenti con un alto grado di ripetitività.
Non è un caso, infatti, che vengano abbondantemente usati per la documentazione
tecnica, quando devono essere tradotte nuove edizioni che sostituiscano le precedenti
ma dove una buona parte del testo rimane invariata.
Esempio lampante sono le traduzioni a carattere informatico, sia perché la
ripetitività è elevata sia per la maggiore propensione delle aziende produttrici di
software ad accogliere tecnologie avanzate.
40
Tuttavia, essi offrono vantaggi non trascurabili anche in altri settori, come
quello commerciale, legale, turistico o medico, proprio per l'aiuto fornito sotto
l'aspetto terminologico.
Diverso, ovviamente, il discorso per la letteratura: quanto più ci si avvicina alla
letteratura "pura", e in particolare alla poesia, tanto meno si nota l'utilità di tali
strumenti.
A primo impatto con uno strumento CAT, l'impressione di un traduttore può
essere negativa: il testo da tradurre viene scomposto e presentato in un formato
spesso distante da quello originale, creando difficoltà nel coglierne il senso.
Solitamente, perciò, è utile lavorare avendo sott'occhio una copia, su schermo o
carta, del documento originale.
Molti traduttori, poi, rilevano difficoltà nell'uso di questi programmi, sia per
un'insufficiente preparazione tecnico-informatica personale sia perché tali strumenti
presentano in effetti una certa complessità.
Si può inoltre tendere ad essere ipercritici rispetto ai risultati forniti dal
computer e a concludere che la modalità tradizionale, ovvero quella manuale, è
migliore.
Spesso, invece, si fa un eccessivo affidamento alle operazioni meccaniche
svolte da tali strumenti, dimenticando che sono quest’ultimi a dover essere al servizio
del traduttore.
Una causa di abbassamento di qualità della traduzione, infatti, può essere
dovuta al fatto che molti committenti richiedano l’utilizzo degli strumenti CAT
unicamente con lo scopo di contenere i costi e di ridurre i tempi.
Come per qualsiasi strumento, quindi, anche per quelli di ausilio alla
traduzione i benefici dipendono esclusivamente dall'uso che se ne fa. Pur utilizzando
uno strumento di traduzione assistita, il traduttore deve restare comunque padrone
del processo traduttivo e continuare a mantenerne la responsabilità.
41
CAPITOLO V: LA TRADUZIONE NEL MERCATO DEL
LAVORO. LA LOCALIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLE
IMPRESE
1. IL MERCATO DELLA TRADUZIONE PROFESSIONALE
Il mercato della traduzione, in quanto mercato, si struttura in base al modello
della domanda e dell’offerta, dove la domanda è rappresentata dai soggetti che
necessitano dei servizi di traduzione e l’offerta dai fornitori di tali servizi.
Perciò, proprio sulla base dell’organizzazione della domanda e dell’offerta, è
possibile individuare i seguenti tipi di mercato della traduzione:
Mercati in base alla lingua richiesta e alla direzionalità;
Mercati in base all’area geografica;
Mercati in base al grado di specializzazione richiesta: traduzione generale o
traduzione specializzata;
Mercati in base al supporto richiesto: localizzazione, mezzi di
comunicazione, materiale autonomo senza supporto specifico;
Mercati in base all’ambito lavorativo: case editrici, istituzioni e tribunali,
mediazione culturale, traduzione open-ended;
Mercati in base alla scala: traduzione industriale, semi-industriale,
artigianale;
Mercati in base all’accessibilità: mercati aperti e mercati esclusivi;
Mercati in base ai volumi richiesti;
Mercati in base al tipo di servizio: traduzione pura (pure translation) o
traduzione ampliata (extended translation).
Il mercato della traduzione, oggigiorno, ha assunto le caratteristiche distintive
di una vera e propria attività industriale: i volumi elevati, lo sviluppo di risorse e
strumenti tecnologici specifici, l’elevata standardizzazione dei materiali originali, la
validazione continua del prodotto, il controllo della qualità, la razionalizzazione dei
metodi, l’organizzazione del lavoro con attenzione al prodotto finale, la
standardizzazione dei processi e dei prodotti, la globalizzazione del mercato della
42
traduzione di stampo anglosassone e la forte concorrenza che a sua volta porta alla
specializzazione in determinati settori di mercato corrispondenti a singole fasi del
processo (ad esempio, la gestione terminologica).
1.1 MESTIERI DELLA TRADUZIONE
Poiché i mercati si sviluppano, si trasformano, si differenziano e condizionano
e determinano continuamente le scelte delle specializzazioni, di riflesso, anche la
traduzione e i professionisti del settore ne subiscono più o meno direttamente le
conseguenze.
A seconda del periodo storico, dunque, anche i settori professionali legati
all’attività traduttiva, sono mutati, si sono evoluti e diversificati: per questo motivo,
oggi, si parla sempre di più di “mestieri della traduzione”.
Alcuni ambiti professionali in cui la traduzione presta servizio sono: quello
legale, quello economico e finanziario, quello tecnico-scientifico e quello medico.
a) Traduzione legale:
Articoli giuridici, atti di cause, brevetti, carte di circolazione, certificati,
Scientific articles / studies, informed consents, manuals, etc.
2. LOCALIZATION
At a time when globalization reigns supreme, the market is widely competitive
and the competition is cutthroat, it may be so difficult for companies to emerge.
To conquer the international market and beat the competition, therefore, they
must enter to all effects the alien world that is their objective. To do this, they have to
understand the culture and traditions and interpret the needs, desires and, why not,
any weaknesses.
Therefore, the key word is "understanding": there is no trade without demand,
and there is no demand without knowledge.
38 Confidential Disclosure Agreement.
70
This is where localization comes into play, a fundamental strategy for these
companies, as it allows them to promote their products correctly, eliminating
communication barriers and reducing possible future difficulties.
Localization is a particular type of translation, more complete and more
personalized than others, that is not limited simply to the transposition of the
meaning of words, but which integrates the cultural context in order to fully adapt a
product or service to a specific area.
It mainly uses the IT tools and the web, as today they are the easiest and the
most effective way to become known, an indisputable prerogative of this translation
process.
Linguistic and cultural localization was not born spontaneously from the desire
of companies to promote minority languages and cultures for the good of the local
people; the goal is to ensure that local culture prevails on global culture to sell more.
Therefore, to place a product in a specific area or market, businesses resort to
the so-called “chameleon technique”; the foreign product is marketed with a local
semblance. For this reason, this process requires an accurate study of the extraneous
culture.
This kind of translator must ensure the good image of a product and a brand,
taking into account the cultural differences in order to adapt it perfectly to the new
potential consumers.
2.1 SIMILARITIES AND DIFFERENCES BETWEEN TRANSLATION
AND LOCALIZATION
Translation and localization are two activities that often are combined and
confused. We have just said that localization is a complex activity, divided into
distinct stages, of which the translation is only one component.
Translation, in fact, is only an integrated aspect of the localization process,
which continues after the completion of the translation itself.
Both of these linguistic services have the aim to convert the meaning of a text
from the source language to the target users’ one.
71
Another similarity is that both translate not only by the mechanical conversion
of the meaning of terms, but also by paying attention to the all the linguistic and
cultural aspects typical of the given text.
The first difference between translation and localization is that the latter
requires specific computer skills.
Another difference is the communicative perspective. Localization, unlike
translation, uses the Internet as the primary means of communication, therefore it
provides for interaction and interactivity with the public.
Interaction is the process of communication between the sender and the
receiver of the message that, in the specific case of the web39, is possible through
different channels such as emails, chats, etc.
Interactivity, instead, represents the user's communication with the machine
through which, for example, it is possible to conduct research or perform a selective
reading of hypertext pages.
Therefore, these two communication processes are almost impossible in the
case of printed texts, where the communication occurs only between the text and the
author, and the text and the reader.
39 The World Wide Web’s abbreviation. It is an information space where documents and other web resources can
be accessed via the Internet.
72
CONCLUSIONS
Since ancient times, man has felt the need to communicate, or better to share
concepts, thoughts, opinions, experiences, and feelings with others. Firstly in gestural
form, then through the combination of sound and gestures, until the invention of
writing to record information.
Depending on the geographical place of origin, all people possessed and still
possesses their own linguistic code. In fact, the number of languages that were and
are still spoken in the world range from 6000 to 7000.
Thus, translation was born from the spontaneous need to communicate with
users of a different linguistic code. It has the task, therefore, of transmitting a concept
from one language to another to facilitate relations between people belonging to
different places, cultures and linguistic codes.
Translation, given its usefulness, is located within the professional market, as it
is a service in great demand and sometimes not an option but absolutely necessary,
and this why the figure of the specialist translator is fast gaining importance.
Then, with the advent of globalization, the expansion of the international
market and the increase of demand and supply, translation naturally acquired the role
of supporting businesses. In particular, this was true for localization, a translation
service that adapts a product to the language and cultural needs of a specific place.
Undoubtedly, localization is a cultural-added value for businesses seeking to
establish themselves on the international market and beat the competition.
After all, this is an indispensable condition because in today's world, to stand
out from the crowd, you have to emerge, to become known and above all to
continually reinvent yourself.
73
SECCIÓN ESPAÑOLA
74
75
INTRODUCCIÓN
La siguiente tesis quiere presentar, de manera más concreta posible, la
actividad de traducción e ilustrar su posición en el mercado de trabajo.
El objetivo de esta actividad es crear una relación de equivalencia entre el texto
original y el texto final, o sea asegurar que ambos textos comuniquen la misma idea
o mensaje, siempre teniendo en cuenta ciertos aspectos de la lengua.
La interpretación también, como la traducción, tiene la misma finalidad, con la
única diferencia de que la traducción refiere información en forma escrita, mientras
que la interpretación concierne únicamente la transmisión de ideas en forma oral.
Sin embargo, esta tesis trata exclusivamente de la traducción, de la cual
propondrá una breve definición en el primer capítulo. En el mismo, también habrá la
clasificación de esta según el modo, el ámbito, el tipo y el método de empleo.
A continuación, en el segundo capítulo se propone un estudio sobre la teoría de
la traducción a través de un rápido excursus histórico, con una mirada a las etapas
prácticas del proceso traductivo: el análisis y la síntesis. Después se evidenciaran los
objetivos que se persiguen para lograr una traducción de calidad.
Por fin, en el tercero capítulo, se va a mostrar cómo la traducción, con la
evolución del mercado internacional, se ha puesto al servicio de las empresas. Las
actividades de localización de idiomas, de hecho, es aquel servicio que regula la
internacionalización de un producto y hoy en día, por lo tanto, representa un valioso
medio para las empresas.
76
CAPÍTULO I: LA TRADUCCIÓN
1. LA DEFINICIÓN DE LA TRADUCCIÓN
Traducir (del lat. traducĕre «transportar, transferir») significa convertir en otro
idioma, diferente del original, un texto escrito u oral, una parte de ello, una frase o
incluso una sola palabra. La traducción, entonces, es el acto de interpretar el
significado de un texto (llamado prototexto) y la consiguiente producción de un
nuevo texto, que sea lo más fiel posible al original, en un idioma diferente
(metatexto).
La traducción, por lo tanto, es necesaria para superar un obstáculo a la
comprensión, difícil en el caso en que el lenguaje de los interlocutores no es el
mismo. Pues, para garantizar que la comunicación se establezca, se necesita de
alguien o algo para reproducir el mensaje de manera que sea entendido por el
receptor.
Hay que precisar, sin embargo, que una traducción siempre está condicionada
por el momento histórico, el gusto, la sensibilidad, la inteligencia y la cultura del
traductor; de hecho ésta es el resultado de un trabajo estrictamente subjetivo y
personal. Por esta razón, un texto nunca coincide con una sola traducción, sino que
puede haber diferentes versiones y cada una ser correcta al mismo tiempo.
Además, es importante distinguir la traducción de la interpretación. En el
primer caso se trasladan a otros idiomas ideas expresadas por escrito, mientras que
en la interpretación los conceptos se expresan verbalmente o por medio de gestos
(como el lenguaje de signos).
2. TRADUCCIÓN LITERAL Y TRADUCCIÓN LIBRE
La traducción literal es la traducción “palabra por palabra”, o sea aquella que
traduce cada palabra individual del texto fuente por su equivalente más cercano en el
idioma meta. Utilizando este método se mantiene la gramática y el orden de las
palabras del prototexto pero no se transmite su proprio real significado.
77
San Jerónimo40 (santo patrón de los traductores) rechazó la traducción literal en
su Epístola a Pammaquio, donde dijo que la mejor forma de traducir es aquella de
reproducir el sentido del texto y no el significado exacto de cada palabra: “Non
verbum e verbo, sed sensum experimere de sensu”.
Este tipo de traducción, de hecho, no es muy adecuada para un resultado
correcto. Sin embrago, puede ser útil en casos de pre-traducción (primer borrador),
ayudando a identificar eventuales problemas.
Para la correcta transmisión del significado, en cambio, es necesario otro tipo
de traducción: la traducción libre. Ésta utiliza las formas naturales de la lengua
meta, tanto en lo relativo a las construcciones gramaticales, como a la elección de las
palabras.
Un traductor, en este caso, está sustancialmente libre de elegir lo que le parece
mejor, en consideración del texto que está traduciendo, para expresar el significado
real: una palabra en lugar de otra, una paráfrasis, un sinónimo, y así sucesivamente.
En consecuencia, como se ha mencionado anteriormente, ninguna traducción
puede ser igual a otra: cada una todavía puede ser correcta y transmitir al mismo
tiempo el significado exacto del texto. Entonces, la subjetividad de la traducción es
dada por los antecedentes culturales y la sensibilidad de cada traductor, un equipaje
personal que siempre influye en cualquier elección.
La opinión común que el traductor debe traducir como si fuera el autor del
original directamente en la lengua meta es rechazada como vacía e insustancial. De
hecho, nadie puede saber lo que una persona habría escrito si él hubiera nacido en la
edad, la cultura y con el idioma del autor, y mucho menos como lo habría escrito.
3. LA CLASIFICACIÓN DE LA TRADUCCIÓN
Según la profesora y traductora española Hurtado Albir, la traducción se puede
clasificar en función de cuatro categorías: 1) forma; 2) sector socioprofesional; 3)
dirección y naturaleza del proceso de traducción en el individuo; 4) método.41
40 Escritor, teólogo y santo romano (Estridón, 347 – Belén, 30 de septiembre de 420). 41 N.d.T.: 1) modo; 2) ambito socio-professionale; 3) direzionalità e natura del processo traduttivo nell’individuo;
4) metodo.
78
Las formas de traducción dependen del medio con que están hechas
y pueden ser: traducción escrita, traducción a vista, interpretación simultánea,
doblaje, etc.
Según el sector en que se utilizan, se pueden encontrar: la traducción
técnica, la traducción jurídica, la traducción económica, la traducción
administrativa, la traducción religiosa, etc.
Teniendo en cuenta la dirección y la naturaleza del proceso de
traducción en el individuo, Albir clasifica la traducción en: activa, pasiva,
natural, pedagógica, internalizada, explicativa y profesional.
La traducción pasiva es la traducción a la lengua materna, mientras que la
activa es aquella en un idioma extranjero.
La traducción natural es la innata capacidad a la mediación entre las
lenguas que tiene cada plurilingüe, mientras que la pedagógica es la que se
utiliza en la enseñanza de lenguas extranjeras.
Luego está la traducción interiorizada, es decir, una estrategia utilizada en
el aprendizaje de idiomas, sobre todo al principio del proceso de adquisición,
cuando el individuo compara de una manera muy espontánea su propio
idioma con el extranjero.
Luego, la traducción explicativa es una técnica utilizada también como
parte del aprendizaje de un idioma, ya que representa el uso intencional de la
traducción para acceder al significado de un elemento de la lengua
desconocida.
Al fin, continúa Albir, la traducción profesional es la única que requiere
habilidades de traducción específicas y sectoriale.
Entre los métodos de traducción están: el método de interpretación-
comunicación, que tiene como finalidad traducir el significado; el método
literal, limitado a la transcodificación lingüística; método libre, que permite
cambiar categorías semánticas y comunicativas; y el método filológico, que
tiene como objetivo una traducción crítica.
79
CAPÍTULO II: LA TEORÍA DE LA TRADUCCIÓN
1. ¿QUÉ ES LA TEORÍA DE LA TRADUCCIÓN?
La teoría de la traducción es una rama de la lingüística comparada que se ocupa
de las relaciones entre diferentes idiomas. Basándose en el conocimiento de que cada
lengua funciona a su manera, reconoce que todas tienen codificaciones distintas de
un significado específico y pretende ayudar al traductor a encontrar la forma más
adecuada para preservar un sentido.
Ésta se debe analizar en relación con los diferentes contextos históricos y
culturales en los que se va a insertar.
A través de los siglos, de hecho, la teoría de la traducción ha cambiado, de
acuerdo a las circunstancias sociales, políticas, económicas o culturales; por esta
razón, por lo tanto, es impensable estudiarla ignorando el contexto en el que se
encuentra.
1.1 LA TRADUCCIÓN EN LA HISTORIA
Los métodos de traducción y el pensamiento traductológico, sin duda, han
cambiado en el curso de la historia. A través de diferentes épocas, la traducción ha
sido objeto de estudio y análisis de varios escritores, filósofos, profesores e
investigadores, llegando a tener un enfoque estrictamente científico de que ya no se
puede prescindir.
Con la posterior aplicación de los principios de la lingüística estructural, de
hecho, la teoría de la traducción se ha convertido, en efecto, en un conjunto de
normas sobre cómo producir un texto equivalente al original.
1.1.1 EDAD ANTIGUA
80
En la época en que los romanos se dedicaban a imitar, y luego traducir, los
modelos helénicos, el filósofo Marco Tulio Cicerón42, traduciendo en latín discursos
de oradores griegos, optó por traducir (como explica en De optimo genere oratorum)
“no como intérprete sino como orador”.
Él precisa que no había querido traducir palabra por palabra, porque prefirió
mantener la fuerza emocional de todas las palabras. Si hubiera traducido palabra por
palabra, el resultado seguramente habría aburrido a su audiencia.
Cicerón, de hecho, ya se había dado cuenta de que era importante dar al texto
la misma carga persuasiva que era percibido por el público de los griegos.
San Jerónimo lo siguió, como ya se ha visto en el primer capítulo, y fue
acusado de herejía porque su traducción se centraba en el rendimiento del sentido y
en la elegancia lingüística en lugar del significado de cada palabra. De hecho él
pensaba que la traducción literal no era nada más que una mala imitación.
1.1.2 EDAD MODERNA
Unos siglos más tarde, precisamente en 1530, Martín Lutero43 tradujo la Biblia
al alemán. Su trabajo fue una revolución: con el uso de la lengua alemana, en lugar
del latín, la Biblia pudo ser accesible también a las personas menos instruidas,
porque ese era el idioma que hablaba la “madre en el hogar, los niños en la calle, la
gente al mercado”.
Posteriormente, con los franceses del siglo XVII, se introdujeron las belles
infidèles (bellas infieles), traducciones que cuidaban la elegancia estilística más que
la fidelidad al texto original. La correspondencia con el texto de origen, por el
contrario, se convirtió en sinónimo de falta de elegancia, torpeza, grosería, que
denotaba en los que la utilizaban una escasez de talento.
Los idealistas y los románticos alemanes del siglo siguiente, sin embargo,
imbuidos de un profundo sentido de la historia, condenaron las bellas infieles como
alteración de la realidad. La expresión belles infidèles, de hecho, nació con la
intención de criticar este tipo de traducción que, como una mujer, podía aparecer
42 Abogado, político, escritor, orador y filósofo romano (Arpino, 3 de enero de 106 a.C. - Formia, 7 de Diciembre
de 43 a.C.). 43 Teólogo alemán, comenzó la Reforma Protestante (Eisleben, 10 de noviembre de 1483 – Eisleben, 18 de
febrero de 1546).
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bella, pero al mismo tiempo ser infiel, porque no respeta el significado del texto
original.
1.1.3 EDAD CONTEMPORÁNEA
En los albores del 900, el filósofo y traductor alemán Walter Benjamin44
afirmaba que lo importante de una obra es su esencia y la traducción tiene la tarea de
capturar esa esencia y hacer que sobreviva, y que la verdadera traducción es
transparente, no cubre el original, no le hace sombra.
Las teorías de traducción desarrolladas en el siglo XX insistieron, por lo tanto,
en el papel decisivo del traductor como intérprete y de su libertad lingüística. Con
sus conocimientos culturales e idiomaticos, él puede establecer una jerarquía de
valores en el texto original, que sirve como una guía en la elección del método de
traducción más adecuado y las soluciones a los problemas que surgen gradualmente.
Sobre la base de su inteligencia y de su actuación y con referencia a los propósitos
comunicativos que persigue, el traductor procede a través de las opciones
individuales que implican pérdidas, adquisiciones y cambios más o menos
consistentes.
Entre los años 50 y 60, con los “Estudios sobre la traducción”, hay una
distinción entre traducción source-oriented (orientada al emisor) o target-oriented
(orientada hacia el receptor). El objetivo de la primera es arrastrar al lector en el
contexto del sistema meta, con el objetivo de no olvidar que siempre es un texto
traducido, mientras que la segunda, por el contrario, trata de naturalizar el texto en el
contexto cultural y literario del sistema de destino.
Sucesivamente Lawrence Venuti45, en su La Invisibilidad del traductor (1995),
ha clasificado los métodos de traducciones en extranjerización (foreignization) y
domesticación (domestication): el primer tipo mantiene el elemento “extraño” en la
traducción, la segunda lo neutraliza, incluyéndolo en la cultura de recepción. Para
explicar esta diferencia se puede comenzar con una frase como esta: “Incontré a un
mono mientras caminaba por la calle”.
44 Filósofo, escritor y traductor alemán (Charlottenburg, 15 de Julio de 1892 – Portbou, 26 de Septiembre de
1940). 45 Traductor, profesor y teórico de la traducción americano (Filadelfia, 1953).
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Así pues, si esta frase pertenecía a una novela escrita por un autor indio, no
sería raro, ya que en la India es bastante normal incontrar a los monos en la calle.
¿Pero si se tradujera esta frase y la novela fuera publicada en España, por ejemplo?
La teoría domesticadora reemplazaría al mono con un gato o un perro, con el
fin de crear el mismo efecto de “normalidad” del lector indio en el de España. Teoría
extranjerizadora, en vez, mantendría el mono, así que el lector español pudiera
pensar en la extrañeza de esta cosa, pero con un poco de perspicacia descubrirá que
es bastante normal porque la novela está ambientada en la India.
Por consiguiente, las prácticas de traducción actuales representan un péndulo
que, según los casos, oscila entre la extranjerización y domesticación. Es una suerte,
cuando sea posible, que el texto mantenga el elemento extraño: de hecho, la
traducción es útil ya que permite entrar en contacto con diferentes culturas aunque
sin saber el idioma local.
2. ETAPAS DEL PROCESO TRADUCTIVO: ANÁLISIS Y SÍNTESIS
La actividad de la traducción inicia con el estudio del prototexto, porque allí
está contenido el mensaje del autor. Entonces, el traductor elije la forma mejor de
transmitir este sentido en un nuevo texto: el metatexto.
Por lo tanto, la primera fase se llama “análisis” y representa la acción natural
de la lectura del texto y la decodificación del mensaje. Para entender completamente
un texto, el traductor tiene que consultar diccionarios y artículos y / o manuales.
Entonces, él tiene que individualizar los problemas de traducción, que se
derivan principalmente de las palabras más triviales, tales como: neologismos, siglas,
números, nombres de lugares o personas, etc.
Dado que el fin del traductor es entender y reproducir el significado del texto,
él tiene que entender y reproducir la intención del autor. Por lo tanto, él la debe
individualizar a través de expresiones como “por desgracia”, “gracias a”, etc., y tratar
de mantener la misma idea en el metatexto.
Además, también es importante reconocer los estilos de texto (literario o no
literario). Hay varios tipos, en función de su objetivo comunicativo: texto narrativo,
texto descriptivo, texto argumentativo, y el diálogo.
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Finalmente, es también necesario mantener el registro lingüístico. El registro se
utiliza para indicar grados de formalidad en el uso del lenguaje y se clasifica en:
oficial, formal, informal, neutral, coloquial, argot y tabú.
La etapa sucesiva es la “síntesis”. Esta fase representa la acción de la
recodificación de la información original. Para reproducir bien el mensaje, es
necesario también tener en cuenta el contexto de la obra. En la mayoría de los casos,
de hecho, una dada expresión lingüística es intraducible si se ignora la situación, ya
que depende de una era específica y los antecedentes personales del autor.
3. LOS CUATRO OBJETIVOS DE CALIDAD
Una traducción, para ser considerada de calidad y para satisfacer las
necesidades de comunicación, debe respetar estos cuatro objetivos: la equivalencia,
la precisión, la adecuación y la accesibilidad.
Equivalencia: el texto de destino sólo existe porque existe el texto origen y,
por tanto, esta conexión debe entenderse como “una igualdad de valor”. La
equivalencia se logra cuando el traductor produce un texto que tiene la
misma función comunicativa del original, cuando se establece entre el texto
y la cultura de destino la misma relación que existe entre el texto y la cultura
de origen.
Precisión: tiene por objeto la transmisión de la información contenida en un
texto, o más bien, la información individual contenida en el texto de origen.
En este sentido debemos tener en cuenta que, a menudo, hay una pérdida de
información que, sin embargo, no representa un factor negativo, pero se
puede considerar un sacrificio necesario para la consecución de otros
objetivos de la traducción.
Adecuación: indica una relación que se establece entre el texto de destino y
sus destinatarios, su objetivo se puede considerar superar las posibles
barreras a la comunicación representada por la diversidad lingüística y
cultural.
Accesibilidad: se refiere a la capacidad de un texto a ser, de hecho, de fácil
acceso, utilización y comprensión por los destinatarios. Requisitos
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importantes de la accesibilidad son: la transmisión del mensaje por el
traductor al fin de facilitar la recepción, y el uso de todos aquellos elementos
que permiten dar cohesión al texto.
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CAPÍTULO III: LA TRADUCCIÓN EN EL MERCADO DE
TRABAJO. LA LOCALIZACIÓN DE IDIOMAS COMO MEDIO
PARA LAS EMPRESAS
1. EL MERCADO DE LA TRADUCCIÓN PROFESIONAL
El mercado de la traducción, como mercado, se estructura de acuerdo con el
modelo de oferta y demanda, donde la oferta está representada por aquellos que
necesitan servicios de traducción y la oferta de los proveedores de estos servicios.
Por lo tanto, sobre la base de la organización de la oferta y la demanda, es
posible localizar estos tipos de mercados de la traducción:
Los mercados según las lenguas requeridas;
Los mercados según la zona geográfica específica;
Los mercados según el grado de especialización requerido: traducción
general o traducción especializada;
Los mercados según el apoyo de los medios necesarios: localización,
medios de comunicación, etc;
Los mercados según el ambito de trabajo: editoriales, instituciones y
tribunales, etc.;
Los mercados según las escalas funcionales: traducción industrial,
traducción semi-industrial;
Los mercados según la accesibilidad: los mercados abiertos y los
mercados exclusivos;
Mercados según los volúmenes necesarios;
Los mercados según el tipo de servicio: traducción pura o traducción
extendida.
2. SECTORES PROFESIONALES DONDE SE USA LA TRADUCCIÓN
Dependiendo de la época histórica, por lo tanto, también los sectores
profesionales relacionados con la actividad de la traducción, han cambiado: por esta
razón, hoy en día, se habla cada vez más de “oficios de la traducción”.
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Algunos de los sectores profesionales que se sirven de la traducción son: el
jurídico, el económico y financiero, el técnico-científico y el médico.
Traducción jurídica:
Artículos jurídicos, actos de causas, patentes, certificados de registro,