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La traccia di un atelier, in “Lacanas” 46 (2010), p.36 – M. Cabriolu La traccia di un atelier di Marcello Cabriolu Da sempre i bronzetti sardi hanno costituito un unicuum estraneo alla produzione in serie, ecco come un ritrovamento fortuito sul Web può mostrare ad un occhio esperto la mano di un artista dell’Età del Bronzo e i prodotti del suo atelier. Dopo aver trattato su queste pagine l’evento riappropriazione, da parte del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, di una scultura di bronzo sarda custodita in un Museo degli States, alla Nostra redazione è sembrato opportuno occuparsi di nuovo dell’argomento. Sorvolando sulla pietosa questione al riguardo di opere palesemente legate al contesto storico sardo e circolanti sul Web per la vendita all’asta, argomento sul quale gli organi competenti sembrano dimostrare insensibilità e noncuranza, la Rivista intende occuparsi anche stavolta dell’analisi specifica di un tipico bronzetto sardo. Tale opera viene descritta sul Web come appartenuta a Wladimir Rosenbaum (1894-1984), vissuto ad Ascona, Switzerland e acquistata dalla R.G. collection, Calodyne, Mauritius, nel1977-85. Il pezzo battuto come n.173 sigla GR0805 venduto per una non bene precisata somma consiste in una statuetta figurativa in bronzo di un arciere di 11,5 cm. Il guerriero riprodotto, per equipaggiamento e uniforme, appare inquadrabile nella tipologia di guerrieri pesanti, soldati cioè con ridotte possibilità di movimento causate dall’armatura 1 ed un micidiale potenziale offensivo dovuto alle armi in dotazione. Il milite stante, analizzato stilisticamente, sembra appartenere al gruppo figurato relativo alla produzione di Teti, raggruppamento già conosciuto e descritto sin dagli anni ’60 dal Prof. Giovanni Lilliu. Le caratteristiche principali che identificano tale “corrente stilistica” sono individuabili nel viso di forma semiconica dove un copricapo fornito di un vistoso paranaso interviene a formare il tipico schema a T rinvenuto in pezzi provenienti da diverse località quali ad esempio Urzulei oppure Alà dei Sardi. La riproduzione degli occhi riflette con precisione le caratteristiche del gruppo d’appartenenza mostrando una forma circolare netta e precisa. La riproduzione presenta una rigidità consueta per le figure sarde dove appunto si può notare una testa alta con una figura quasi arcuata spavaldamente all’indietro, schematica esternante fierezza e impassibilità tipiche delle varie figure di comando o militari riprodotte nella bronzistica sarda. L’individuo mostra arti inferiori ben delineati e divaricati terminanti nei piedi scalzi, segno di rispetto portato alla Divinità, mentre gli arti superiori si posizionano nella classica postura del milite a “riposo” con il braccio destro quasi a 45° mentre quello sinistro regge il lungo arco. Il copricapo del guerriero si presenta di forma ogivale coronato da una doppia fila di borchie e contraddistinto anteriormente da una decorazione a “pennacchio” mentre posteriormente presenta le immancabili bande frangiate, ad assemblare il pesante elmetto al collo del soldato, le quali segnano il retro del capo con una profonda scriminatura a “lisca di pesce”. Il busto del milite appare ricoperto da un corsale a costine rifinito a mezze maniche sulla cui parte anteriore trova spazio la piastra porta punte assemblata come unicuum ad una faretra, collocata posteriormente alla figura, unita da bande triple di tessuto. L’addome della figura appare ricoperto dal terminale del corsale da cui si dipartono gli arti inferiori protetti superiormente da “cosciali” poi man mano che si scende verso i piedi segnati da schinieri e gambali borchiati alle caviglie. Appare doveroso riconoscere che anche questo pezzo, un concentrato di particolari volutamente rappresentati dall’artista in undici centimetri, rappresenta un capolavoro della metallurgia. Ormai la quantità di statuette supera il mezzo migliaio di pezzi e come preannunciato precedentemente questa quantità permette confronti, paragoni e riflessioni. Quasi a accompagnare stilisticamente questa figura appena trattata, lo scrivente trova 1 Cabriolu 2009 - Bronzetti: attribuzione difficile in Lacanas n° 41 V/2009 Ed. Domusdejanaseditore p.36 )
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La traccia di un atelier

Feb 19, 2023

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Paolo Marcia
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La traccia di un atelier, in “Lacanas” 46 (2010), p.36 – M. Cabriolu

La traccia di un atelierdi Marcello Cabriolu

Da sempre i bronzetti sardi hanno costituito un unicuum estraneo alla produzione in serie,ecco come un ritrovamento fortuito sul Web può mostrare ad un occhio esperto la mano di unartista dell’Età del Bronzo e i prodotti del suo atelier.

Dopo aver trattato su queste pagine l’evento riappropriazione, da parte del Nucleo Tutela delPatrimonio Culturale, di una scultura di bronzo sarda custodita in un Museo degli States, alla Nostraredazione è sembrato opportuno occuparsi di nuovo dell’argomento. Sorvolando sulla pietosaquestione al riguardo di opere palesemente legate al contesto storico sardo e circolanti sul Web perla vendita all’asta, argomento sul quale gli organi competenti sembrano dimostrare insensibilità enoncuranza, la Rivista intende occuparsi anche stavolta dell’analisi specifica di un tipico bronzettosardo. Tale opera viene descritta sul Web come appartenuta a Wladimir Rosenbaum (1894-1984),vissuto ad Ascona, Switzerland e acquistata dalla R.G. collection, Calodyne, Mauritius, nel1977-85.Il pezzo battuto come n.173 sigla GR0805 venduto per una non bene precisata somma consiste inuna statuetta figurativa in bronzo di un arciere di 11,5 cm. Il guerriero riprodotto, perequipaggiamento e uniforme, appare inquadrabile nella tipologia di guerrieri pesanti, soldati cioècon ridotte possibilità di movimento causate dall’armatura1 ed un micidiale potenziale offensivodovuto alle armi in dotazione. Il milite stante, analizzato stilisticamente, sembra appartenere algruppo figurato relativo alla produzione di Teti, raggruppamento già conosciuto e descritto sin daglianni ’60 dal Prof. Giovanni Lilliu. Le caratteristiche principali che identificano tale “correntestilistica” sono individuabili nel viso di forma semiconica dove un copricapo fornito di un vistosoparanaso interviene a formare il tipico schema a T rinvenuto in pezzi provenienti da diverse localitàquali ad esempio Urzulei oppure Alà dei Sardi. La riproduzione degli occhi riflette con precisionele caratteristiche del gruppo d’appartenenza mostrando una forma circolare netta e precisa. Lariproduzione presenta una rigidità consueta per le figure sarde dove appunto si può notare una testaalta con una figura quasi arcuata spavaldamente all’indietro, schematica esternante fierezza eimpassibilità tipiche delle varie figure di comando o militari riprodotte nella bronzistica sarda.L’individuo mostra arti inferiori ben delineati e divaricati terminanti nei piedi scalzi, segno dirispetto portato alla Divinità, mentre gli arti superiori si posizionano nella classica postura del militea “riposo” con il braccio destro quasi a 45° mentre quello sinistro regge il lungo arco. Il copricapodel guerriero si presenta di forma ogivale coronato da una doppia fila di borchie e contraddistintoanteriormente da una decorazione a “pennacchio” mentre posteriormente presenta le immancabilibande frangiate, ad assemblare il pesante elmetto al collo del soldato, le quali segnano il retro delcapo con una profonda scriminatura a “lisca di pesce”. Il busto del milite appare ricoperto da uncorsale a costine rifinito a mezze maniche sulla cui parte anteriore trova spazio la piastra portapunte assemblata come unicuum ad una faretra, collocata posteriormente alla figura, unita da bandetriple di tessuto. L’addome della figura appare ricoperto dal terminale del corsale da cui si dipartonogli arti inferiori protetti superiormente da “cosciali” poi man mano che si scende verso i piedisegnati da schinieri e gambali borchiati alle caviglie. Appare doveroso riconoscere che anche questopezzo, un concentrato di particolari volutamente rappresentati dall’artista in undici centimetri,rappresenta un capolavoro della metallurgia. Ormai la quantità di statuette supera il mezzo migliaiodi pezzi e come preannunciato precedentemente questa quantità permette confronti, paragoni eriflessioni. Quasi a accompagnare stilisticamente questa figura appena trattata, lo scrivente trova

1 Cabriolu 2009 - Bronzetti: attribuzione difficile in Lacanas n° 41 V/2009 Ed. Domusdejanaseditore p.36 )

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La traccia di un atelier, in “Lacanas” 46 (2010), p.36 – M. Cabriolu

confrontabile il pezzo in bronzo, riproducente un arciere dalle lunghe corna, appena riscattato dalNucleo TPC e rinvenuto al Cleveland Museum of Art – USA. L’arciere cornuto, forse un po’frettolosamente, venne collocato nel Museo Archeologico di Sant’Antioco e tuttora viene lìcustodito senza alcuna sorta di rivalutazione. L’accostamento dei due pezzi, anche soloistantaneamente tra le semplici immagini, genera un immagine straordinariamente speculare dove laprecisa similitudine è interrotta unicamente dalla diversa tipologia di copricapo. Viso, arti, postura,armamento e uniforme: non un solo particolare differisce nel confronto frontale. L’eccezionalitàdella constatazione, almeno per chi scrive, rappresenta una grossa scoperta. In un contesto - quelloin cui vennero create le due opere - risalente all’Età del Bronzo e collocabile nel centro Sardegnaverosimilmente agiva un fabbro, a cui vennero commissionate tutte e due le opere. Forte dellatradizione metallurgica plurimillenaria, quel “frau” (lett: fabbro) riuscì a creare le due operericalcando fedelmente le figure contemporanee e imprimendo il proprio stile nella resa fisica delleriproduzioni. Tale considerazione scaturisce dal fatto che i pezzi non venissero prodotti in serie,visto che la matrice probabilmente veniva distrutta per estrarre le opere, ma la capacità artisticadell’artigiano è tale e rimane riprodotta tuttora in maniera univoca da potersi considerareproveniente da un unico atelier.

Fig.1 GR0805

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Fig.2 GR0805 retro

fig. 3 GR0805 traverso

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fig. 4 Arciere di Sant'Antioco

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fig. 5 Fianco dell'arciere

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fig. 6 particolare sinistro con arco

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fig. 7 Primo piano