Eduardo Ambrosio
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LA SCUOLA ITALIANASTORIA > I TEMI DEL '900LA SCUOLA
ITALIANASommario: PREMESSA - PREMESSA STORICA - LEGGI OTTOCENTESCHE
- IL PRIMO NOVECENTO - LA SCUOLA ITALIANA NEL '43 - '45 - LA SCUOLA
DURANTE IL PERIODO BELLICO - LA SCUOLA ITALIANA DAL '46 AL '55 - LA
SCUOLA ITALIANA DAL 1956 AL 1969 - SCUOLA MEDIA UNICA - LE RIFORME
DELL'UNIVESITA' - IL SESSANTOTTO - ISTRUZIONE, FORZA LAVORO,
TERRITORIO: Decreti delegati del 1974 - LA SCUOLA ITALIANA DI FINE
NOVECENTO - LA RIFORMA DEI CICLI - Inizi III Millennio.
PREMESSA
Lo spirito di uguaglianza si realizza attraverso una centralit
del sistema scolastico, quale ascensore sociale, capace di
trasformare tutti gli studenti, anche e soprattutto quelli nati in
condizioni sociali difficili (nel Sud risiedono il 32% delle
famiglie italiane e il 65% di quelle povere, circa 595.000), in
cittadini capaci di emanciparsi dalla loro condizione esercitando
il libero arbitrio attraverso l'accumulo di competenze specifiche
spendibili sul mercato del lavoro.Purtroppo questo spirito viene
continuamente attaccato dai rinnovati sistemi capitalistici, che
mirano quasi sempre all'omologazione (i grembiulini e il maestro
unico del 2008) e ad una sempre pi esplicita privatizzazione.
Tendenza che penalizza sempre la parte pi debole (come il Sud) a
causa della fragilit della rete e la marginale articolazione del
tempo scuola (il tempo pieno utilizzato a Milano per l'89%, a
Torino per il 65%, in tutto il Sud non raggiunge neppure le due
cifre).Alla povert si deve rispondere con la scuola perch la
probabilit di entrare nel mercato del lavoro statisticamente
aumenta del 2,4% (3% nel Sud) per ogni anno di scuola frequentato
(il diploma rende il 9,7% e la laurea il 10,3%).Una scuola pubblica
(non privata - o come certe universit-chic che formano venditori -
sfacciata vittoria della societ consumistica) che deve formare
persone intelligenti e non formattare clienti, animata da buoni
professori desiderosi di trasmettere la loro passione per la
materia che insegnano per risvegliare la coscienza dei bisogni
fondamentali e sviluppare una capacit critica verso una societ che
vuole sempre pi omologati e catalogati clienti e meno libere
persone intelligenti.
Allo scopo di fornire utili indicazioni per affrontare le
problematiche relative alla scuola propongo questa relazione che,
anche se non esaustiva, ripercorre alquanto sistematicamente la
storia della scuola italiana dall'unit ad oggi.
Dato che, negli ultimi anni, la scuola stata, per i vari
governi, sempre pi terreno di scontro e di propaganda, dove tra
riforme e controriforme (si riparte, per, sempre da zero) si
determinato un sostanziale immobilismo e molta confusione, prima di
svilupparne organicamente la storia, al fine di aver un'immediata
percezione, ho ritenuto sintetizzare, in premessa, i vari
interventi governativi con l'indicazione dei Governi proponenti dal
1990 al 2008 .
1990 - Nuove Elementari Stop al maestro unico: al via il modulo
con tre docenti che insegnano in due classi. Le ore di lezioni
settimanali passano da 24 a 27.1991 - Accendi il PC Al via
l'introduzione dell'informatica nelle superiori, affidata ai
docenti di matematica e fisica.1992 - Do you speak english? Una
lingua straniera, non obbligatoria, anche alle elementari. L'orario
obbligatorio sale cos a 30 ore settimanali.1993 - L'ABC della
pagella Alle elementari e alle medie torna il voto: le lettere
dalla A alla E sostituiscono i giudizi che resistevano dal
1977.1994 - Tutti a scuola fino a 16 anni? L'obbligo scolastico
sale da otto a dieci anni. Ma cade il Governo e la legge non entra
in vigore.1995 - Promossi o Bocciati Via gli esami di riparazione
alle superiori istituiti nel 1923. arrivano i debiti formativi: si
recupera a scuola nel corso dell'anno. 1996 - Governo Prodi - M. P.
I. Luigi Berlinguer del Pds. La pagella con giudizio - Si torna al
1977: niente pi lettere ma cinque giudizi, da insufficiente a
ottimo.1997 - Nuova maturitArchiviata quella sperimentale in vigore
dal 1969; tre prove scritte e orale su tutte le materie.
Commissione mista interni ed esterni. Voto in centesimi.1998 -
Obbligo a 16 anni - Buona Condotta Il Consiglio dei Ministri
riapprova il prolungamento dell'obbligo scolastico a 16
anni.Revisione dello Statuto degli studenti: via il voto di
condotta nelle superiori.1999 - A scuola fino a 15 anni La legge
impone 9 anni di frequenza che diventeranno 10 solo quando sar
completato il riordino generale.2000 - Preside manager - Autonomia:
ogni scuola ha un budget e pu proporre per corsi didattici
originali. Al via anche la flessibilit degli orari e calendari. I
nuovi cicli - Elementari e medie: un ciclo di 7 anni. La secondaria
ne dura 5 ed ha 4 indirizzi (classico, scientifico, tecnico e
artistico). Per cambiare indirizzo c' una passerella.Pari e patta -
Parit con le scuole pubbliche per le private con certi requisiti
(queste scuole ricevono anche fondi).2001 - Governo Berlusconi.
All'Istruzione, Letizia Moratti di FI. Devolution - La modifica dl
titolo V della Costituzione coinvolge anche la scuola:la formazione
professionale ora competenza regionale.La maturit cambia di nuovo -
Commissione con membri interni e un solo presidente esterno per
ogni sede d'esame e non pi per ogni singola commissione.2002 -
Arriva il "Tutor" - Riforma Moratti: taglio del tempo pieno nella
scuola di base, al via tutor e portfolio delle competenze. Il
disegno passa nel 2003.Scatta il Bonus - Lo Stato concede i buoni
scuola per le famiglie che iscrivono i figli alla private:
stanziati trenta milioni di euro.2003 - Niente pi cicli - La legge
del 200 che riordinava i cicli scolastici abrogata.Tutti a scuola
fino a 14 anni - Abrogata la legge sull'obbligo fino a 18
anni.Prima meglio - E' possibile l'iscrizione alla materna a 2 anni
e mezzo e alle elementari a 5 anni e mezzo.I nuovi cicli - Riforma
Moratti: scuola primaria ( 5 anni) e secondaria di I grado (3
anni). Secondo ciclo: 5 anni licei e formazione professionale.2004
- Scuola e Lavoro - A 15 anni si dovr scegliere se continuare gli
studi o alternare scuola e lavoro sotto la supervisione
dell'istituzione scolastica.Obbligo - La scuola sempre fino a 14
anni, ma ora si parla di diritto-dovere all'istruzione o alla
formazione per 12 anni o fino al conseguimento di una qualifica
entro i 18 anni.2005 - La nuova scuola superiore -Soppressi gli
istituti tecnici e quelli professionali, vengono sostituiti dai
licei tecnologico ed economico per lo studio della finanza pubblica
e impresa.Pagella fai da te - Via la vecchia scheda di valutazione
per elementari e medie. Ogni scuola pu decidere in autonomia come
strutturare la pagella.2006 - Il TAR boccia la religione - Il TAR
del Lazio contro la religione in pagella: deve stare in un foglio a
parte.Governo Prodi. All'Istruzione Giuseppe Fioroni della
Margherita.Non si entra prima a scuola - Cancellata la possibilit
di anticipare a 2 anni e mezzo l'inizio della scuola
d'infanzia.Tutti a scuola fino a 16 anni - Il Parlamento approva
l'estensione dell'obbligo di istruzione a 10 anni.2007 - Cancella
il debito - I debiti si recuperano a settembre: tornano gli esami
di riparazione.Le nuove superiori - Soppressi i licei tecnologico
ed economico, tornano gli istituti tecnici e professionali.
Promossi i poli per la diffusione della cultura scientifica e
tecnica.Niente pi riordino dei cicli, tutor, portfolio - Torna
anche il tempo pieno.Maturit ri-cambia - La Commissione guidata da
un presidente esterno, come la met degli altri membri. Introdotte
borse di studio per studenti meritevoli.Obbligo fino al Biennio
superiori - Poi, si parla di diritto-dovere a un percorso di
istruzione o formazione almeno triennale.Il nuovo esame alle medie
- L'esame conclusivo del primo ciclo d'istruzione ha ora anche una
prova scritta a carattere nazionale.2008 - Governo Berlusconi.
Ministro PI Mariastella Gelmini del PdL. Rispunta il Maestro unico
-. Abolito il modulo di tre insegnanti: il tempo pieno coperto
dallo stesso insegnante con gli straordinari.Torna il voto in
condotta - Reintrodotto per contrastare il bullismo. Con il 5 in
pagella si rischia la bocciatura.Tutti a scuola fino a 14 anni -
riporta a 8 anni l'obbligo scolastico e ribadisce la divisione tra
istruzione e formazione.Riecco i voti - Nella scuola primaria torna
il voto da 1 a 10 con giudizio. Alle medie, solo numeri.
PREMESSA STORICA
Fin dal secolo XVIII, per iniziativa dei sovrani illuminati, in
Danimarca, e in Prussia (antenato dell'esame, selettivo per la
societ militarizzata) si era diffusa l'istruzione, come elemento
per rafforzare la propria autonomia. Quest'idea di controllare la
societ attraverso l'istruzione (pratica della Controriforma), si
diffuse anche in Italia preunitaria dalla prima met del sec. XIX,
grazie a Maria Teresa D'Austria che ritenva orioritariauna scuola
pubblica e nel curare la dignit degli insegnanti e i curricula
degli alunni. In effetti, se la classe dirigente mir a far
accettare in tutti i punti del territorio e a tutte le classi il
nuovo sistema sociale e politica, essa non poteva fare a meno di
diffondere l'istruzione elementare.La storia della scuola italiana
in buona parte di maestri malpagati e di bambini decimati dalle
malattie (i muratorini del libro Cuore). Lunga il percorso di
laicizzazione sia perch i preti erano gli unici ad avere
un'istruzione e poi, col fascismo, per il Concordato (Cesare
Lombroso si sorprende nel vedere che in Calabria i bambini giocano
a fare il prete e non il soldato, pur ammettendo che era l'unica
via possibile di riscatto sociale).
LEGGI OTTOCENTESCHE
LEGGE CASATI
La legge 13 novembre 1859 che porta il nome del Ministro della
P.I. del regno di Sardegna il piemontese Gabrio Casati, completata
del regolamento applicativo 19 settembre 1860, costituisce l'atto
di nascita del sistema scolastico italiano.Tale legge introduceva
il principio dell'obbligatoriet e gratuit dell'istruzione primaria,
nonch quello dell'obbligo ai Comuni per l'istituzione delle scuole
divise in due gradi: inferiore (I e II) e superiore (III e IV). Di
gran lunga maggiore fu l'importanza attribuita dalla classe
dirigente italiana alla istruzione secondaria che aveva il compito
di formare il ceto medio.Era necessario formare, attraverso i
ginnasi ed i licei, "impiegati governativi di un certo rango",
specialmente i maestri che dovevano sostituire moltissimi
ecclesiastici spesso neppure diplomati. Inoltre, creando e
sviluppando istituti tecnici, ci si proponeva in un certo senso di
anticipare e stimolare la domanda d'istruzione.La lentezza del
processo di alfabetizzazione della popolazione italiana non fu
dovuta solo al fatto che la Legge Casati aveva affidato ai comuni
il compito di provvedere all'istruzione e al mantenimento delle
scuole elementari, ma anche all'evoluzione di vita delle classi
inferiori. Se tali condizioni impedivano alle classi inferiori di
avvicinarsi alle scuole elementari, l'aristocrazia e le classi
medie non erano ancora sufficientemente attratte dalle scuole
secondarie. I proprietari terrieri si opponevano a mandare i propri
figli in un'istituzione che cercava di sostituire ai titoli
nobiliari altri titoli come la laurea o il diploma, mettendo in
discussione i principi di legittimazione del loro potere. Perci la
legge la Casati non cre scuole vicolo- cieco perch al momento della
sua promulgazione il rischio delle scuole era di restare
semideserte. Il regolamento di attuazione della Legge Casati
comprensivo di ben 379 articoli di cui 225 per l'istruzione
superiore e secondaria classica, 46 per l'amministrazione della
Pubblica Istruzione, 43 per l'istruzione tecnica ed appena 58 per
quella elementare e normale.L'istruzione superiore articolata in 5
facolt ed ha per scopo la formazione della classe dirigente.
L'istruzione secondaria divisa in due ordini: il classico ed il
tecnico. Il primo d accesso alle universit dello Stato, il secondo
provvede a dare ai giovani quella cultura generale e speciale che
permetta loro di dedicarsi alle industrie, al commercio e alla
conduzione delle cose agrarie. Solo la sezione fisico- matematica
permette l'accesso alle facolt di ingegneria, di scienze
matematiche, fisiche e naturali.L'istruzione elementare, dopo un
forte balzo in avanti, nel primo decennio, aument nei decenni
successivi molto lentamente, mentre aumento fra il 1870 e il 1890
il numero degli iscritti agli istituti superiori, dimostrando, cos,
che il sistema scolastico italiano si era affermato tra i ceti
medi.L'espansione dell'istruzione secondaria e superiore non fu
dovuta allo sviluppo ma all'arretratezza economica.
L'industrializzazione da un lato favor la nascita e lo sviluppo
delle scuole professionali per rispondere alla nuova domanda di
operai ad alto livello di specializzazione, ma dall'altro, creando
una grande quantit di posti di lavoro che non richiedevano alcuna
qualificazione ed utilizzando forza- lavoro infantile, ostacol lo
sviluppo della scuola elementare.Se il lavoro agricolo limitava ai
mesi invernali la frequenza scolastica, quello dell'industria lo
rendeva del tutto impossibile. Secondo le statistiche dell'epoca,
si pu notare che nelle fasi di depressione economica la domanda si
contrae e di conseguenza aumenta il numero di coloro che, in
mancanza di meglio, continuano gli studi.
R.D. 488
Al fine di "far diminuire il numero, veramente esuberante di
aspiranti ad impieghi amministrativi" provenienti dalla scuole
tecniche si decideva con il R.D. 488, di ristrutturare un certo
numero di queste scuole; nella convinzione che preparando "giovani
veramente atti per i traffici, le industrie agricole e quelle
manifatturiere", si sarebbe facilitato il loro assorbimento nel
mercato del lavoro, si accentu, quindi, il carattere tecnico-
professionale del curriculum e si stabil che per coloro che
provenivano dalle scuole tecniche riformate o
"riprofessionalizzate" fosse necessario un esame di integrazione
per accedere agli istituti tecnici.Il secondo elemento di fondo del
modello di sviluppo dell'economia fu la Questione Meridionale. Nel
periodo che si apre con il 1881 ha luogo contemporaneamente uno
sviluppo moderato delle industrie del Nord ed una crisi di quelle
del Sud. Carlo F. Ferrari, calcolando la percentuale di studenti
universitari sugli abitanti per zone geografiche nel periodo
1896-1912, osservava che essa era pi bassa nel Settentrione che nel
Mezzogiorno: quindi c' relazione inversa fra economia e istruzione
superiore. Dopo il 1888, le scuole tecniche del Mezzogiorno si
erano sviluppate con un ritmo molto pi rapido di quello della
domanda della forza- lavoro qualificata prodotta da queste scuole e
quindi un numero maggiore di allievi non aveva avuto altra
possibilit che quella di continuare gli studi.
LEGGE COPPINO
Ritornando alla leggi scolastiche, caduta la Destra storica, la
Sinistra liberale riesce a far approvare quella legge del 15 luglio
1877, nota con il nome del Ministro della P.I. Coppino, che
sancisce in particolar modo l'obbligatoriet del corso inferiore
della scuola elementare che da due anni passa a tre, comminando
sanzioni pecuniarie ai genitori che non provvedevano
all'adempimento dell'obbligo scolastico dei figli. Le scuole furono
distinte in urbane e rurali e fu portato un modesto miglioramento
agli stipendi assegnati, per, in diverse misure, sia in relazione
alle classificazioni delle scuole che al sesso dell'insegnante.
LA CONCEZIONE PEDAGOGICA, che ispir le leggi succitate, dominata
dalla visione spiritualistica, riconducibile a Rosmini e Gioberti,
a Mamiani, Coppino e Allievo. L'ispirazione religiosa tenuta in
gran conto se si eccettua la morale laica dell'hegeliano Spaventa.
Politicamente, almeno per un quindicennio, al governo la Destra
storica espressione di una borghesia progressista, poi una Sinistra
parlamentare mediatrice e trasformista.Si intende rinnovare la
cultura e le istituzioni attraverso una riforma interna al
cattolicesimo, in modo da adeguarlo alle esigenze dei tempi. Si
viene cos a sviluppare il nuovo cattolicesimo ''liberale'', poi,
''democratico'' in opposizione a quello tradizionale di tipo
conformista e clericale.I programmi elementari esprimo l'esigenza
di affermare l'unit della lingua nazionale, del sistema metrico
decimale, mentre religione cattolica e doveri civici devono
rinsaldare l'unit morale.Dai programmi Gabelli del 1888 alla
riforma Gentile del 1923, la concezione pedagogica subir
l'influenza del pensiero filosofico prevalentemente positivista, di
quello letterario realista e verista e delle preoccupazioni
economiche ed amministrative nel governo del Paese.La sinistra
parlamentare, democratica e radicale, deve fare i conti con il
nascente socialismo e con il movimento popolare cattolico entrambi
all'opposizione, la monarchia vacilla tra reazione e rivoluzione,
fino al regicidio del 1900 e oltre. La parentesi cruenta della
guerra sopisce i contrasti dopo la sconfitta dei neutralisti e la
vittoria degli interventisti. Ma le contraddizioni di una
democrazia immatura riesplodono pi gravi dopo la fine del conflitto
e conducono al fascismo.La scuola si sviluppa a ritmo accelerato:
la metodologia suggerita dai programmi e dalle istituzioni che li
accompagnavano si ispira al positivismo di Ardig, e dell'Angeli, o
a quello pi temperato del Gabelli, del Siciliani, del Fornelli, pi
tardi, all'herbartismo dell'Orestano e del Credaro.Il positivismo
porta sul piano pedagogico- metodologico- didattico le seguenti
conquiste:" aver posto il problema di rendere la pedagogia, la
metodologia e la didattica ''scienze'';" affermazione della
necessit di un metodo attraverso il quale pervenire alla conoscenza
della struttura e dei dinamismi psichici della vita infantile;"
affermazione della necessit di un metodo sperimentale anche per lo
studio dei fenomeni sociali;" inserimento dei problemi educativi
nel contesto della pi vasta problematica della vita. Ed i seguenti
limiti: dogmatizzazione della scienza, determinismo, metodologismo
e didatticismo.La caratteristiche salienti del Positivismo italiano
che affronta i problemi educativi su basi psicologiche4 ed in
rapporto alle esigenze della societ italiana post- risorgimentale
possono essere cos sintetizzate:intende l'educazione come un'opera
diretta a preparare l'educando alla vita e, specialmente, alla
convivenza con gli altri;ritiene indispensabile all'educatore la
conoscenza scientifica di tutto ci che pu essere in rapporto con la
sua funzione, cio la conoscenza della sua psicologia, dei
discepoli, dei metodi e de i sussidi didattici;d importanza massima
alla psicologia come scienza delle leggi generali dello spirito
umano;sostiene la laicit della scuola e della educazione;sostiene
il metodo oggettivo sulla percezione sensibile, fondamento primo
sia del processo conoscitivo come dello sviluppo delle diverse
specificit;nel settore politico- sociale la maggior parte dei
nostri positivisti si limit ad appoggiare l'opera dei governi
democratico- trasformisti, oppure aderisce alla ideologia
socialista interpretandola per lo pi in modo superficiale;sul piano
del rinnovamento dell'istruzione e dell'educazione popolare i
positivisti italiani operarono attivamente al fine di coinvolgere
nella scuola un sempre maggior numero di ragazzi e di dare ad essi
un'istruzione e un'educazione realistica ed oggettiva;sul piano
didattico assistiamo ad un rinnovamento dei programmi e dei metodi,
che migliorano la situazione della scuola italiana senza per
risolvere i problemi di fondo.
PROGRAMMI GABELLI
Nel 1888 i programmi del Gabelli risentono del Positivismo
imperante, tanto da sostituire con "i doveri dell'uomo" la
religione e da dare grande impulso allo studio delle scienze
fisiche e naturali (similitudine con il prevalere dell'informatica
del 2000).
IL PRIMO NOVECENTO
LA LEGGE NASI, 19 febbraio 1903 n. 45, con la disciplina dei
concorsi e delle nomine fiss, per la prima volta, lo stato
giuridico del maestro
La LEGGE ORLANDO, 8 luglio 1904 n. 407, istitu la VI classe, che
con la V costitu il corso popolare; estese l'obbligo al 12 anno di
et mediante sanzioni punitive; previde lo sdoppiamento ed il
riordinamento delle classi numerose, con diritto da parte del
maestro al compenso per l'orario alternato. La predetta legge dette
un grande impulso al problema dell'analfabetismo previsto,
soprattutto a favore del Mezzogiorno, dalla Legge 15 luglio 1905.Di
tale periodo sono anche i Programmi Orestano estesi su schemi
positivisti.Tuttavia le cause che tengono lontano dalla scuola i
figli del proletariato permangono. Per risolvere il problema la
classe dirigente ricorre allo strumento della
beneficenza/assistenza attraverso l'istituzione di patronati
scolastici i quali devono dare l'illusione di alleviare lo stato di
povert e devono far pensare alle classi povere che l'assistenza non
un loro diritto. In seguito le pressioni popolari e lo sviluppo del
movimento operaio spingono la classe dirigente a far uso
dell'assistenza scolastica non in modo ricattatorio, ma con uno
spirito liberal- riformista.Con la LEGGE Daneo/Credaro n. 487 del 4
luglio 1911, ogni Comune obbligato a istituire il Patronato
scolastico, che, purtroppo, mantiene nel tempo quella sua
caratteristica di strumento di potere nelle mani delle autorit
scolastiche e politiche locali.Tale legge ha anche il merito di
aver segnato una tappa decisiva per la scuola elementare con
l'avocazione delle scuole dei piccoli comuni alle amministrazioni
scolastiche provinciali; con la conseguente istituzione del
Consiglio Provinciale Scolastico e della Deputazione scolastica e
un primo passaggio dei maestri alle dipendenze dello Stato; con
l'istituzione dell'Ispettorato Centrale e dei succitati Patronati
scolastici in ogni Comune; con l'emanazione di due regolamenti
riflettenti lo stato giuridico, i quali a loro volta, precorsero le
Leggi 6 luglio 1919 e 12 maggio 1920 che abolirono la distinzione
delle scuole in urbane e rurali e che distinsero gli insegnanti in
straordinari e ordinari, proporzionando gli stipendi alla loro
anzianit. Nei primi anni del Novecento, comunque, la situazione
dell'istruzione primaria resta drammatica per la sua arretratezza,
mentre cresce il numero delle Universit e dei laureati. Il
Mezzogiorno, in questo stato di cose, ha al tempo stesso i tassi pi
alti di analfabetismo e di disoccupazione intellettuale. La classe
dominante si ormai resa conto dell'importanza dell'istruzione
scolastica soprattutto per esercitare un certo controllo sociale
proprio attraverso l'istruzione. La Chiesa cattolica, per,
contrasta la linea seguita dal potere politico per la scuola
pubblica, avendo perso l'egemonia nel campo dell'educazione.
Pertanto ribadisce la pericolosit di fornire al popolo strumenti di
conoscenza e agita lo spettro del comunismo come nemico principale
delle classi dominanti e di se stessa.Oltre alle classi che
detengono il potere, ad interessarsi della scuola c' anche il
Movimento operaio che rivendica l'istruzione e l'educazione come
unici fattori che possono eliminare tante miserie e dare
tranquillit ad ogni ceto sociale.Ma esso non pone il problema in
termini di classe e di obiettivi di lotta, cosa che peser
negativamente sull'intervento operaio e proletario nel settore
della scuola e sul problema del coinvolgimento dei lavoratori
intellettuali nella lotta di classe.
Una certa coscienza di classe incomincia a svilupparsi nella
massa dei maestri, i quali pi di tutti erano soggetti a sorprusi e
ricatti di ogni genere. Ci cominci a verificarsi nel 1866, quando
il Ministro della P.I. Berti istitu i corsi di preparazione
professionale. Furono questi un'occasione e un momento di crescita
politico- culturale, che portarono dapprima all'organizzarsi dei
soli maestri, poi alla loro alleanza con i professori delle scuole
secondarie.Contribuiva, inoltre, alla nascita delle organizzazioni
unitarie dei maestri e dei professori, la congiuntura politica
generale.
Giolitti, esponente della nuova classe dirigente, fa "la guerra
all'analfabetismo, all'ignoranza, alla superstizione, fonti di
gravi danni economici, morali, politici".La legislazione scolastica
giolittiana prevedeva: l'estensione dell'obbligo scolastico fino al
12 anno di et; l'istituzione del corso popolare (V e VI classe come
prolungamento ella scuola elementare) e potenziamento delle scuole
serali festive; incentivi per la scolarizzazione primaria nelle
campagne e provvedimenti per l'espansione della primaria nel
Mezzogiorno; avocazione delle scuole elementari allo Stato e alcuni
interventi per l'assistenza scolastica.Nonostante ci l'incremento
scolastico nel settore primario modesto, mentre consistente
l'espansione della scuola secondaria, sintomo della volont i ascesa
della media e piccola borghesia, e causa di squilibrio tra scuola e
mercato del lavoro.Frattanto Giolitti e la classe dirigente non
ammettevano che gli insegnanti si organizzassero collettivamente,
perci il movimento democratico del corpo docente nel primo
ventennio del secolo fu antigiolittiano e antigovernativo.L'UMN
(Unione Magistrale Nazionale) nata sotto la protezione dell'ala
liberal- democratica e presieduta da Luigi Credaro, fra le altre
cose prospetta la costituzione di un gran partito nazionale della
scuola e il problema del rapporto tra proletariato scolastico e
proletariato operaio tanto contrastato da parte delle classi
dirigenti, le quali avevano intuito la volont dei maestri di
schierarsi a fianco del movimento generale delle classi
lavoratrici. Per ci che riguarda metodi e forma di lotta, la UNM
discute e approva l'uso dell'arma dello sciopero, che ha una
funzione pedagogica morale e politica rilevantissima.
Contemporaneamente al sorgere della UNM si gettano le basi della
FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti Scuola Media). importante
rilevare che le due organizzazione vivono in modo diverso il
rapporto col movimento operaio, perch i professori, di estrazione
sociale medio- piccolo borghese, stanno a contatto con i giovani
borghesi della scuola secondaria, mentre i maestri attraverso i
bambini possono capire i bisogni e le esigenze delle masse
proletarie e popolari.Comunque i professori capirono la necessit di
entrare a far parte del movimento politico e sindacale democratico
per il rinnovamento e la trasformazione della societ e, in un loro
congresso, fanno richieste ben precise: miglioramento delle
condizioni della scuole; riforma degli organici; aumento del
bilancio della P.I.; nessun aumento delle tasse scolastiche.Mentre
la stampa democratica di sinistra vede di buon occhio l'operato
dell'organizzazione, il potere non tarda a reagire con la
repressione.I congressi, comunque, si continuano a tenere e in essi
si discute sul "modo migliore di organizzare tutte le forze
scolastiche per ottenere nelle elezioni politiche ed amministrative
le giuste rivendicazioni comuni" e sulla prospettiva di alleanza
con la classe operaia e direttamente con i partiti politici
democratici.Non mancano, all'interno della Federazione, scissioni e
crisi per scelte politiche tanto che gli insegnanti incominciano ad
organizzarsi spontaneamente in associazioni sindacali e
parasindacali strettamente categoriali che rispecchiano la loro
condizione divisa e frantumate nel movimento in cui c'era l'obbligo
dell'unit interna della categoria con carattere di organizzazione
di classe.Si dibatte nel contempo la questione della laicit della
scuola pubblica sostenuta da Salvemini per smussare l'antilaicit di
Giolitti e lo spirito idealistico- autoritario del Gentile che
permetteva l'insegnamento religioso nella scuola primaria,
considerando la religione come coronamento e fondamento di ogni
educazione, insegnamento che non fu esteso, per, alla media
superiore perch, come esigenza spirituale, vi si studiava
filosofia.Un altro motivo per cui l'organizzazione viene a perdere
il suo carattere unitario e rimane priva di una linea politica e
strategica precisa la richiesta di unificazione dei tre ruoli in
cui erano divisi gli insegnanti delle scuole secondarie.Il Governo
approfitta dello sbandamento degli insegnanti per introdurre la
riforma della scuola media da rendere pi classista, selettiva,
rigida e autoritaria.Le spese di guerra pesarono sulle classi
lavoratrici e sulle masse povere, l'inflazione, il carovita e la
disoccupazione arrecarono grandi vantaggi e profitti alla borghesia
industriale e finanziaria. nel 1919-20 tutte le classi sociali
esplodono in una lotta antigovernativa, antistatale,
anicapitlistica. "Fare come la Russia" si diceva e il "biennio
rosso - nel settembre 1919 - pervenne alla mancata rivoluzione" con
l'occupazione delle fabbriche, questo perch la classe operaia e le
masse subalterne erano prive di direzione politica che le guidasse
al potere. La controffensiva da parte della classe dominante si
materializz nel movimento fascista.Gli insegnanti, che in questo
periodo si erano schierati a fianco del proletariato, andarono
incontro alla frantumazione delle loro organizzazioni.
Frattanto la disoccupazione intellettuale cresceva sempre pi e i
pi colpiti da questo fenomeno erano i maestri, mentre i partiti al
potere proponevano soluzioni per le scuole che si integravano agli
interessi delle classi dominati. Infatti la gestione della scuola
venne divisa fra Stato e Chiesa, quando il Partito Socialista
rivendicava una scuola laica e di stato nella prospettiva di una
societ socialista, denunciando l'abbandono, da parte del potere,
della scuola e del popolo; il carattere classista della scuola
nelle intenzioni delle classi dominanti; la necessit
dell'intervento delle classi lavoratrici in esso.Gramsci port un
grosso attacco al carattere classista della scuola elaborando un
tipo unico i essa (elementare/media) preparatoria per le scelte
professionali. Tale elaborazione sar poi patrimonio del PCI.Dal
canto loro gli idealisti, in polemica con il positivismo e col
socialismo, proponevano il concetto di "educazione nazionale" che
doveva ridare "anima" all'opera educatrice e rinnovare la coscienza
nazionale (Codignola, Lombardo- Radice e Gentile).Nell'aprile del
1919 i maestri socialisti si erano definitivamente staccati dalla
UMN fondando a Milano il Sindacato Magistrale Italiano (SMI). I
punti base ella loro organizzazione erano: unione del sindacato;
lotta di classe a fianco della classe proletaria; emancipazione
delle classi lavoratrici attraverso la cultura.Fu per iniziativa di
questo sindacato e dell'altra unione dei maestri che si fece uso in
quell'anno dell'arma dello sciopero, per mezzo del quale ottennero
un aumento salariale e l'abolizione delle 24 classi di
stipendio.
Nei Congressi tenuti dal SMI fu condotta una campagna contro i
libri di testo delle scuole elementari e furono proposti i problemi
che non ebbero soluzione perch repressi dal regime fascista e che
sono stati riproposti a livello di massa circa cinquant'anni
dopo.
Il fascismo si proponeva di stabilire ordine, disciplina e
gerarchia nella societ e nelle istituzioni. Nell'ambito della
scuola questi principi furono introdotti con la "RIFORMA GENTILE".
Essa prevedeva e attuava:" una scuola materna non obbligatoria;" la
scuola elementare di cinque anni;" sei tipi di scuola media
inferiore;" cinque tipi di scuola media superiore;" tre categorie
di Universit e Istituti superiori;" l'estensione dell'obbligo fino
al 14 anno di et;" l'introduzione dell'esame di Stato.La concezione
pedagogica snodandosi dal 1923 agli anni Quaranta, cio fra le
rovine di citt e campagne distrutte dalla Seconda Guerra Mondiale,
coincide proprio col ventennio fascista.Inizialmente la scuola
elementare si giova del contemporaneo movimento della scuola
attiva, cui d viva espressione l'estensore dei programmi Giuseppe
Lombardo Radice. In seguito, la prima ispirazione cede ad una
crescente politicizzazione della scuola rafforzato coi programmi
del 1934: la retorica nazionalista uccide ogni schietta
ricerca.
Sul piano pedagogico particolarmente significativo l'apporto del
Gentile e, per i suoi concreti risvolti didattici, ancor pi quello
di Lombardo Radice.La concezione pedagogica di Gentile, dedotta
dalla sua concezione filosofica,si basa sui seguenti principi:l'et
evolutiva non una fase che l'uomo attraversa, ma si identifica con
l'intera sua esistenza;si impara a vivere vivendo, cio
pensando;l'arte di imparare arte di pensiero, cio filosofia;la
pedagogia si identifica con la filosofia, con la conseguenza che si
abolisce la didattica come tecnica distinta dalla teoria
dell'educazione.Presenta limiti che possono essere indicati in:"
mancanza di basi scientifiche e sperimentali;" riduzione
aprioristica di tutto il sapere ad un unico principio e, quindi,
affermazione di una concezione monistica;" non adeguata valutazione
sia del motivo esistenziale sia del motivo sociale;" chiusura ad
una visione democratica dei problemi della vita politico- sociali.
Presenta, per, principi e motivi che meritano tuttora di essere
meditati, in particolare:affermazione dei principi di attivit e
umanit che animano il processo educativo ;richiamo costante
all'interiorit, perch la formazione processo e conquista interiore
del soggetto;superamento degli schemi rigidi sia sul piano dei
metodi sia su quello dei fini, per garantire al processo educativo
il suo carattere di base che quello di un "farsi incessante", di un
"perenne attuarsi" del soggetto il quale deve impegnarsi a sempre
superarsi. Lombardo Radice fu e resta l'animatore dei problemi
concreti, di istanza reali, l'assertore di un'educazione aperta, di
una scuola profondamente umana centro della quale il fanciullo, che
deve rendersi capace di auto- educazione; non mancano, per, limiti
come la mancanza di basi scientifiche e sperimentali, il marcato
privilegiare l'educazione artistica (non supportata da un'adeguata
preparazione psicologico- scientifica da parte di tutti gli
educatori) a discapito di quella scientifica.Del resto Lombardo
Radice stesso sent vivamente l'esigenza di "conoscere il mondo del
fanciullo", egli tuttavia credette, e non a torto, che la
psicologia scientifica di tipo positivista, ancora dominante e
largamente diffusa in quel tempo, fosse inadeguata. Perci, non
essendo sviluppata la nuova pedagogia scientifica, si affid alla
"intuizione" ed alla "compenetrazione di anime", che possono essere
anche per noi motivi vivi e positivi, a condizione che siano
fondati sulla effettiva conoscenza psicologica. La riforma accentu
il carattere classista dualistico del sistema scolastico italiano,
anche sul piano dei programmi, contenuti e metodi didattici; una
scuola per le classi dirigenti e una scuola per le classi
subalterne. Inoltre istituzionalizz l'alleanza organica fra Stato e
Chiesa e ridusse, in genere, la politica scolastica.A farne le
maggiori spese fu la classe operaia.Anche gli insegnanti persero
quel poco ottenuto negli anni precedenti; veniva vietato loro i
associarsi perch funzionari dello Stato, integrato nella struttura
scolastica della scuola, in cui sono da ristabilire "ordine,
gerarchia, disciplina, obbedienza".I propositi dei dirigenti
fascisti erano di: improntare la scuola al modello militaresco
della caserma; ridurre gli insegnanti a servitori fedeli dello
Stato; irreggimentare gli studenti in organizzazioni giovanili di
massa che dovevano "credere, obbedire, combattere". La politica
scolastica port cos alla completa fascistizzazione della scuola,
irreggimentando anche pubblici impiegati e insegnanti nel Partito
Nazionale Fascista (PNF).
Nel frattempo cresceva la contraddizione fra scuola e mercato
del lavoro e il Governo fascista pens di aumentare le "scuole di
scarico" deprofessionalizzando gli studi medi superiori.
La Carta della Scuola del Ministro Botttai del 1939 accresceva
ancor pi il carattere selettivo classista della scuola primaria e
secondaria, deprofessionalizzava la secondaria superiore e
introduceva il "lavoro produttivo" nella scuola, sostituendo in
questa fase gli strumenti fondamentali del regime nel tentativo di
risolvere la contraddizione tra scuola e mercato del lavoro. Lo
scoppio della seconda guerra mondiale e il crollo del Fascismo
impedirono la piena attuazione di detta Carta.La parte attuata fu
la migliore in quanto unificava i primi tre anni della scuola post-
elementare (dagli 11 ai 14 anni di et) con la scuola media classica
(rimaneva lo studio del latino e l'esame di ammissione, quale
sbarramento per le classi inferiori) valida per l'accesso a tutte
le scuole secondarie e universitarie, e con la scuola di avviamento
professionale che rimaneva un corso di studi limitato a se stesso
con una limitatissima possibilit di proseguire.
Questo primo passo di unificazione della scuola media sar
realizzato completamente solo nel 1962 con l'istituzione della
Scuola Media Unica Obbligatoria senza esame di ammissione quale
unica scuola post- elementare dagli 11 ai 14 anni di et. La
secondaria superiore rester ancora invariata.Tale processo di
unificazione mirer a sviluppare una certa omogeneizzazione della
societ senza distinzione di classi tra medio alte (attivit
intellettuali) e classi popolari (attivit manuali e pratiche) e
rappresenter l'innesto di evoluzione della societ contrapposto al
principio di immutabilit e staticit delle classi, voluto dal
fascismo.
LA SCUOLA ITALIANA NEL '43 - '45
Qualsiasi formazione sociale deve, nello stesso tempo in cui
produce, riprodurre la condizione della sua produzione, generando
le forze produttive e i rapporti di produzione esistenti.
Come ha dimostrato Carlo Marx nessuna produzione possibile senza
che sia assicurate la riproduzione dei mezzi di produzione, che,
per, non avviene a livello di impresa ma di mercato mondiale.Anche
la riproduzione della forza- lavoro avviene fuori dall'impresa
mediante il salario che indispensabile alla forza- lavoro del
Salariato e per allevare ed educare i figli in cui si riproduce "il
proletariato come forza- lavoro".In un regime capitalista la
riproduzione di forza- lavoro qualificata avviene fuori della
produzione attraverso soprattutto il sistema scolastico
capitalistico che insegna le norme di comportamento che si devono
tenere a seconda del posto che un agente chiamato ad occupare in
conseguenza della divisone del lavoro stabilita del dominio di
classe.La riproduzione, quindi, della forza- lavoro richiede non
solo una riproduzione della sua qualificazione, ma anche una
riproduzione del saper usare la stessa ideologia da parte si anche
"per mezzo della parola "deve garantire il predominio della classe
dominante.Lo Stato - secondo Marx - una "macchina" repressiva che
permette alla classe borghese di dominare sulla classe operaia per
sottometterla al processo di estorsione dl plusvalore.Bisogna, per,
distinguere tra potere di stato, obiettivo della lotta di classe, e
apparato di Stato, che pu restare immutato anche in seguito ad
avvenimenti che colpiscono la detenzione del potere di Stato.
necessario, inoltre, tener conto degli apparati ideologici di
Stato, da non confondere con l'apparato repressivo di Stato che
funziona con la violenza (Governo, amministrazione, esercito,
tribunali, polizia, prigioni): l'apparato ideologico funziona
attraverso altre istituzioni come la religiosa (il sistema della
diverse Chiese), la scolastica (sistema delle diverse scuole
pubbliche e private), la familiare (riproduce forza- lavoro e
consumo), la politica (sistema politico e partiti), la sindacale,
la informazione (stampa, TV), la culturale (lettere, arti,
sport).L'apparato repressivo dello Stato fa parte della sfera
pubblica e funziona con la violenza, quello ideologico della
privata e funziona con l'imposizione dell'ideologia dominante: ecco
perch nessuna classe pu detenere il potere dello Stato in modo
duraturo senza esercitare la sua egemonia sugli e negli apparati
ideologici dello Stato.La riproduzione dei rapporti di produzione
viene assicurato, perci, dall'esercizio del potere di Stato sugli
apparati di Stato. L'apparato repressivo di Stato ha il compito di
assicurare con la forza le condizioni politiche la riproduzione dei
rapporti di produzione ovvero di sfruttamento, con la repressione
le condizioni politiche dell'esercizio degli apparati ideologici
dello Stato: ideologia dominante, cio assicura l'egemonia tra
l'apparato repressivo dello Stato e gli apparati ideologici e tra i
diversi apparati ideologici.Nel periodo storico precapitalistico
l'apparato ideologico di Stato dominante era la Chiesa che aveva
funzioni non solo religiose, ma anche scolastiche, di informazione,
di cultura. Nelle societ capitalistiche mature, l'apparato
ideologico di Stato, che ha assunto una posizione dominante,
l'apparato ideologico scolastico che ha rimpiazzato nelle sue
funzioni il vecchio apparato ideologico dello Stato.Nessun apparato
ideologico do Stato dispone per tanti anni di un ascolto
obbligatorio da parte di tanti ragazzi soggetti alla formazione
sociale capitalistica per la riproduzione dei rapporti di
produzione ovvero dei rapporti tra sfruttatori e sfruttati. In
questo modo la Chiesa stata oggi sostituita dalla SCUOLA NEL RUOLO
DI APPARATO IDEOLOGICO DOMINANTE DELLO STATO, essa si accompagna
alla famiglia cos come alla famiglia si accompagnava la Chiesa.
possibile affermare, perci, che la drammatica crisi scolastica,
spesso congiunta alla crisi del sistema famiglia, pu assumere un
significato profondamente politico una volta considerato che il
binomio scuola/famiglia costituisce l'apparato ideologico dominante
che gioca un ruolo fondamentale nella riproduzione di quei rapporti
di produzione ovvero di sfruttamento, minacciati e contestati in
maniera "globale" della lotta di classe mondiale.
LA SCUOLA DURANTE IL PERIODO BELLICO
Il ventennio fascista produsse negli insegnanti una
subordinazione passiva, per l'impossibilit di qualsiasi
organizzazione. Dopo il 25 luglio 1943 qualche gruppo si forma, ma
torna alla clandestinit dopo l'8 settembre '43. Il gruppo romano fu
il fulcro della futura associazione nazionale ed ebbe come primo
obiettivo quello di impedire il giuramento dei professori, che si
trovavano nell'Italia settentrionale, alla Repubblica di Sal;
inoltre si organizz per contrastare i nazifascisti con un programma
di tutela della categoria.Il gruppo romano e il partito d'Azione
gettarono le basi per una massiccia organizzazione degli
insegnanti: si parla della rinascita sindacale con lo scopo di
badare ai superiori interessi della scuola, intesa non come
strumento propagandistico di un partito unico, ma come la pi alta
istituzione popolare.L'Associazione Nazionale deve avere come meta
una scuola che prepari i giovani al libero esercizio dei diritti
politici e civili a prescindere dalla fede politica del singolo. Si
promuove la scuola di massa affinch la selezione intellettiva sia
operata nel seno delle masse popolari allo scopo di far prevalere i
migliori per la guida della societ.Nel febbraio '44 entrano a far
parte dell'Associazione Nazionale degli Insegnanti (AIDI) anche i
maestri elementari. I primi passi dell'AIDI furono contro i
provveditori fascisti che presentavano una scuola perfetta.Nel
luglio '44, dopo lo sbarco degli Alleati, l'AIDI si trasform in
Federazione Nazionale della Scuola (FIDS). Il comando alleato aveva
organizzato una sottocommissione della cultura con a capo il
Washburne, discepolo di Dewey. Il primo obiettivo di questi fu il
tentativo di democratizzare la scuola italiana epurando insegnanti
e ideologie (impero, razza, ecc.) fascisti. L'epurazione fu
effettuata in modo discutibile e non raggiunse il suo scopo. In
secondo luogo si dovevano diffondere le nuove teorie e
l'organizzazione di tipo americano che aveva dato cos buoni frutti
in America.I punti fondamentali di tale pedagogia sono:tutti i
fanciulli devono:" essere valorizzati per le proprie
caratteristiche;" essere soddisfatti i bisogni di base di ognuno
(salute fisica, mentale ed emotiva);" imparare a leggere e
scrivere;" conoscere bene la lingua parlata, la storia, la
geografia e le scienze base;" imparare ad identificare il proprio
benessere con quello della famiglia, dello Stato, della scuola e
del mondo.Tali sforzi riuscirono a far aprire la cultura italiana a
quella mondiale dopo 20 anni di isolamento.I primi ministri della
P.I. (durante la presenza alleata) dovettero concentrare i loro
sforzi sulla ricostruzione dell'organismo scolastico, accantonando
l'elaborazione della struttura pedagogica.La presenza straniera
rappresentava una difficolt in quanto incapace di valutare la reale
situazione italiana, come un'altra difficolt era la presenza di
educatori improvvisati che pretendevano di formare in poco tempo
l'italiano nuovo.
Il Ministro della P.I. De Ruggero propose una costituente della
scuola per darle un orientamento che tenesse conto sia della
secolare tradizione intellettuale sia delle forze del lavoro troppo
dissociate.Per l'organizzazione sindacale si delinearono due
concezione diverse rappresentate una dalla vecchia organizzazione
magistrale ed una dai nuovi gruppi ispirati ai cattolici ed ai
comunisti/socialisti. Comunque le prime lotte hanno visto gli
insegnanti compatti, ma il peso della burocrazia e la presenza dei
socialcomunisti nei sindacati resero impossibile una collaborazione
con il Governo (filo-alleato).Mentre il Ministero nomina le
commissioni per i nuovi programmi, la stampa e i partiti discutono
per proprio conto come organizzare i programmi scolastici. Le
commissioni portarono modificazione all'istituto magistrale,
reintroducendo la psicologia ed il tirocinio. La scuola elementare
fu organizzata al fine di una preparazione al lavoro ed alla
democrazia. I concetti di autogoverno, l'elezione dei sindaci e
bibliotecari, ecc., rimasero lettera morta, non trovando in Italia
le condizioni adatte per la loro attuazione. Nei vecchi programmi
dell'idealismo si accentuava il personalismo, mentre in quelli del
'45 si accentua l'aspetto sociale dell'educazione, contemperando la
vita individuale con quella associativa.Altri obiettivi erano la
sanit e lo sviluppo fisico, mentale ed emotivo del fanciullo;
possibilit di esplicitare attitudini individuali per le quali la
scuola deve essere un ambiente di comprensione e confidenza; la
possibilit dare doti di saggezza, di saper vivere, per facilitare i
rapporti sociali. Comunque in ultima analisi la commissione per i
programmi si rese conto che bisognava innanzitutto preparare
insegnanti idonei prima di ogni altro discorso
sull'educazione.Tutti i partiti erano per l'epurazione fascista, ma
divergevano sulla ricostruzione. I clericali si affrettarono a
propagandare la libert nella scuola, mentre i partiti democratici
ponevano a priori i problemi dell'analfabetismo, dell'istruzione
popolare e della scuola unica.L'impostazione della nuova scuola per
i clericali doveva ricalcare quella del 1919, ed affermavano che la
scuola privata doveva avere gli stessi aiuti statali di quella
pubblica (identiche richieste del centro-destra del 2001). Per
sostenere tale tesi fu costituita l'ANSI (Associazione Nazionale
per la Scuola Italiana) che non ebbe il favore di genitori.
Per quanto attiene alla Concezione pedagogica, i nuovi programmi
del '45 per la scuola elementare, stesi tenendo conto degli
indirizzi della Commissione alleata, prospettano la realizzazione
della scuola progressiva, basata sui fondamentali bisogni
dell'uomo, con il compito di contribuire a rendere felice
l'individuo facendolo compartecipe del progresso sociale. Scuola
che possa rispondere al bisogno di sicurezza, perch in essa il
bambino assistito da un educatore unico, per tutta la scuola
materna ed elementare. Scuola, infine, che assicura il
soddisfacimento del bisogno di integrazione sociale, perch essa
stessa si organizza a forma di comunit- educativa.La scuola
italiana si reinserisce cos nel circuito internazionale, aprendosi
ai contributi della ricerca psicologica e sociologica; gli elementi
positivi dell'attivismo del 1923 confluiscono irrobustiti in una
concezione pi libera e responsabile della formazione dei fanciulli
all'autogoverno come premessa di vita democratica.
LA SCUOLA ITALIANA DAL '46 AL '55
Nel Congresso DC dell'aprile '46, il Ministro Gonella difese la
tesi di esistenza della scuola libera non statale, della negazione
del monopolio, della partecipazione pi diretta dei genitori al
governo ed all'azione educativa della scuola. Anche Gozzer appoggi
tale tesi e mise in guardia dai difetti della scuola statale che
viene asservita al partito dominante; uniche soluzioni sono: o il
liberismo pedagogico o la scuola religiosa. Per mentre la scuola di
Stato ammetterebbe la clericale, difficilmente la clericale, una
volta arrivata al monopolio, permetterebbe quella laica. Per Gozzer
la scuola dovrebbe avere uno statuto, la libert dell'insegnamento
senza dover pensare ad un programma unico per tutta l'Italia;
dovrebbe rispettare solo alcune norme fondamentali e dovrebbe poter
istituire autonomamente i corsi sperimentali secondo esigenze
locali e regionali.Il laici si opposero a clericali affermando il
valore della libert della scuola; infatti per i clericali libert
significa possibilit di sviluppo secondo il principio divino della
persona umana che si realizza solo in seno alla religione.Per i
laici libert significa spirito critico, scevro da pregiudizi che
non trova limiti se non nella propria norma e nella propria
coscienza morale, pronte a devolversi, aperto a tutte le
esperienze, alle conquiste, senza essere facile preda di dogmi e
suggestioni contrastanti con la propria indipendenza di giudizio.Si
contrappone alla ANSI l'Associazione per la Difesa della Scuola
Nazionale, composta da professori ed uomini politici che
contrastava ogni opinione clericale, insistendo sulla necessit di
difendere la scuola come funzione statale di interesse nazionale,
ed il diritto dello Stato di un efficace controllo su tutte le
iniziative private, fondate sul principio della rigida distinzione
degli esaminatori ai docenti.Nella polemica sulla struttura della
scuola si differenziarono due ordini di idee: uno dei laici e
l'altro del Sindacato della Scuola media. Si chiedeva una scuola
unica d'obbligo fino al 14 anno di et, oppure una distinzione anche
negli studi inferiori. A favore della prima vi erano molte
argomentazioni: rispetto dell'uguaglianza, possibilit a tutti di
frequenza, impossibilit pria dei 14 anni di instradarsi in una
specializzazione. Contemporaneamente si sarebbe cominciato a
superare la discriminazione fra alunni pi o meno agiati. Le
difficolt pratiche ed economiche di tale realizzazione trovarono
valida difesa presso coloro che per principio avversavano la scuola
media unica e per difendere quella distinzione fra popolo e classe
dirigente, perch vedevano in una probabile riduzione del latino una
mortificazione della cultura nazionale. Di questi si occuparono il
Marchesi, il Colonnetto ed il Calogero.Gabriele Pepe illustr il
valore etico (n politico, n religioso dell'educazione); la scuola
deve psicologicamente riuscire ad impedire aggiogamenti e servit e
creare quella fierezza spirituale che resiste alla lusinghe ed alle
minacce. Il ragazzo deve apprendere i valori di dignit e di umanit
unici garanti della libert.Il Partito Socialista, alla luce delle
recenti conquiste, aggiudicava a s il compito dell'istruzione di
massa come fatto sociale. Franco Lombardi elenc i quesiti
fondamentali dell'orientamento socialista: essi consistevano
nell'interessamento dello Stato per l'educazione elementare;
allargamento della base di scelta per la preparazione della classe
dirigente, lavoro retribuito nella scuola, abolizione dei titoli
superiori per ogni lavoro, riforma del corpo insegnante,
superamento dell'enciclopedismo dei programmi. La scuola unica
doveva essere senza l'insegnamento del latino e di durata
triennale, e doveva permettere l'accesso al magistrale per il
magistero; al liceo per facolt e mediche; al tecnico per facolt
scientifiche; al professionale biennale per il lavoro; infine al
conservatorio.Il processo di elaborazione del programma di politica
scolastica della borghesia dur circa quattro anni, dal 12 aprile
1947, giorno in cui fu istituita la Commissione Nazionale di
Inchiesta per la Riforma della Scuola, fino al 13 luglio 1951,
quando Gonella present alla Camera il disegno di legge "Norme
sull'istruzione". I lavori andarono avanti fino 30 aprile 1949 ed
andarono in varie direzioni.Partendo dalle conclusioni della
Commissione, il Ministro della P.I. Gonella stendeva uno schema
provvisorio di riforma generale della scuola che, nell'agosto del
1949, diventava il documento di lavoro di una nuova Commissione
ministeriale. Sulla base della relazione presentata da questa
Commissione nel gennaio del 1950 e del parere espresso
successivamente dal Consiglio Superiore, Gonella formulava la
versione definitiva del programma di riforma che presentava al
Parlamento nel 1951. La sezione del questionario inviato alla
Commissione di Inchiesta che riguardava l'istruzione superiore
conteneva tre domande sul problema dell'affollamento universitario
e sulle misure per combatterlo. Per lo sfollamento delle universit
il questionario prospettava: esami di ammissione alle universit,
numero chiuso, esami scritti prima degli orali, sbarramenti durante
il corso degli studi, controlli di frequenza, aumenti delle tasse.
La maggioranza dei 154 Consigli di facolt e delle associazioni dei
docenti e degli assistenti rispose al questionario pronunciandosi
contro l'esame di ammissione e il numero chiuso e favorevoli al
resto. Proposero una maggiore azione selettiva delle scuole
medie.Due deputati democristiani: Maria Pia Del Canton nel 1949 ed
Ermini con il comunista Marchesi l'anno successivo presentavano due
diversi progetti di legge per aumentare le tasse universitarie ed
il secondo veniva approvato. Inoltre, per sfollare le universit, il
disegno di legge Gonella introduceva la distinzione tra "diploma
dottorale", conseguito al termine di ciascuna facolt e "laurea
scientifica", che si poteva invece ottenere nelle scuole di
perfezionamento, sperando in tal modo di restituire alla laurea "il
suo valore scientifico originario, ben distinto dal valore dei
semplici titoli professionali".Nella fascia secondaria inferiore il
disegno di legge Gonella prevedeva tre diversi tipi di scuola:In
primo luogo la secondaria classica, con l'insegnamento del latino,
che era "l'unica a permettere l'accesso a tutti i tipi di scuola
media superiore e di qui all'universit".In secondo luogo la
secondaria tecnica, priva del latino, che quanto a sbocchi aveva un
carattere bivalente, "in quanto orienta, mediante materia
differenziale, agli istituti tecnici da una parte ed agli istituti
professionali dall'altra".In terzo luogo la secondaria normale, che
avrebbe dovuto completare normalmente la scuola elementare per
quella maggioranza di giovani che avevano un interesse prevalente
ad avviarsi al lavoro anzich agli studi, perch dava accesso solo
agli istituti professionali.
Due erano le scuole che il regime aveva lasciato a livello
secondario inferiore: la media unica e l'avviamento. Il cambiamento
pi importante tuttavia consisteva nell'istituzione della secondaria
normale, che, per il suo stretto collegamento con le elementari, il
tipo di personale insegnante di cui doveva servirsi, la mancanza
assoluta di sbocchi in altre scuole secondarie, era la copia fedele
di quella artigianale che Bottai non era riuscito a realizzare e
che doveva servire da scuola di scarico.
Il lento miglioramento della situazione economica, lo sviluppo
dell'istruzione primaria, soprattutto la tendenza delle
"avviamento" ad espandersi con un ritmo pi rapido della "media
unica", produssero una prima domanda di cambiamento del sistema
scolastico. Spinto anche dalla diminuzione del fenomeno della
disoccupazione intellettuale e da alcuni eventi, come un lungo
sciopero degli insegnanti ed il tentativo della classe politica al
governo di passare dal programma alla sua realizzazione, il PCI
affrontava nel 1955 un modo nuovo e diverso i problemi
dell'istruzione. Alicata rilanciava l'azione del partito e si
impegnava a nome del gruppo dirigente ad affrontare con maggiore
slancio e continuit il problema della scuola italiana.Dai dibattiti
dell'Istituto Gramsci e dal Comitato Centrale emergeva anche la
tendenza a riportare l'attenzione del partito dalle universit alla
scuola media. La disoccupazione intellettuale veniva attribuita non
pi alla scuola, al suo funzionamento, alla mancanza di meccanismi
di controllo e di selezione severi e rigorosi, ma veniva attribuita
alle arretrate strutture economiche del paese.I Comunisti puntavano
intanto su un "avvicinamento" fra media unica e avviamento
attraverso le seguenti misure:" l'abolizione del latino e
l'introduzione del lavoro e delle scienze naturali nella media
unica;" la riduzione delle materie professionali nell'avviamento;"
l'attuazione di un nucleo comune a queste due scuole di materie
d'insegnamento.I pi importanti attori della lotta per la
trasformazione della scuola media inferiore furono la borghesia e
il proletariato e i partiti politici che raccoglievano,
articolavano e trasmettevano la domanda proveniente da queste
classi sociali.A queste forze si aggiunsero i maestri elementari, i
quali, per, si schierarono contro il proletariato e contro quel
tipo di scuola richiesto dalla classe operaia e dalle sue
organizzazioni.Ci fu dovuto a due fattori: la situazione del
mercato del lavoro intellettuale e la loro formazione e il loro
orientamento politico dall'altro; infatti, verso la met degli anni
Cinquanta , lo squilibrio tra domanda e offerta raggiunse le punte
pi alte.I maestri si batterono pi per un aumento della domanda: si
batterono per uno sviluppo della popolazione scolastica nella
fascia dell'obbligo; chiesero lo sdoppiamento delle classi con
oltre 30 allievi, l'istituzione delle quarte e quinte classi dove
ancora non c'erano, la creazione di classi speciali per combattere
l'analfabetismo. Ben presto, per, la loro azione si estese alla
fascia medio- inferiore. Per legittimare l'ingresso dei maestri
nella fascia compresa fra gli 11 e i 14 anni, si pens di inventare
un nuovo tipo di scuola, che fosse pi vicina alle elementari che
alle secondarie in tutto e per tutto, per mancanza di sbocchi nelle
altre scuole secondarie in primo luogo, ma anche per calendario,
orari, programmi, metodi di insegnamento, perfino per la sede e le
attrezzature didattiche, dunque anche per il corpo insegnante. In
somma un tipo di scuola simile alla "scuola artigiana" della Carta
Bottai. Inoltre, a partire dal secondo dopoguerra, la maggior parte
dei maestri ebbe un orientamento politico generale
cattolico/conservatore. Questo, ma soprattutto la situazione del
mercato del lavoro, influ sulla linea di ispirazione alla Carta del
Bottai.
Nell'immediato dopoguerra gli insegnanti elementari cattolici si
dettero ben tre organizzazioni: il Movimento Maestri, che svolse
un'attivit prevalentemente religiosa, il SINASCEL, che si occup
esclusivamente dei problemi sindacali, ed infine la AIMC, l'unica
si impegn direttamente nel campo della politica scolastica,
esercitando una forte influenza sulla DC.La AIMC riusc a
raccogliere nelle proprie file circa un terzo dei maestri e, a
partire dal '53, present suoi candidati nelle liste del partito di
maggioranza con un piccolo numero di rappresentanti in Parlamento,
i quali si impegnarono per un aumento del numero dei maestri;
ottenne un primo successo nel 1947 con l'istituzione dei corsi di
scuola popolare, che non solo assorbirono alcune migliaia di
maestri disoccupati, ma furono in parte affidati alla gestione
della stessa AIMC, che se ne serv per estendere ulteriormente il
suo seguito. Un secondo importante successo fu, nel 1953, quando il
Parlamento approv un ordine del giorno presentato dai suoi quattro
deputati che prevedeva un piano quadriennale per l'istituzione per
la quarta e la quinta elementare in tutti i comuni italiani.La
AIMC, dopo aver inizialmente sostenuto come programma "massimo" che
tutta la fascia medio- inferiore doveva essere affidata ai maestri,
ripieg sulla tesi della "postelementare", una nuova "scuola del
popolo", che avrebbe dovuto affiancare la media unica e
l'avviamento. Secondo l'ideologia che la AIMC elabor accuratamente
dal 1946 al 1951 e che diffuse in dibattiti e convegni, la scuola
postelementare presentava molti aspetti positivi. Sfruttando le
sedi e le risorse delle scuole elementari esistenti, avrebbe potuto
essere diffusa capillarmente; reclutando come insegnanti i maestri,
i "veri educatori del popolo", si sarebbe pi facilmente adeguata
alle esigenze delle classi sociali inferiori e alle diverse
condizioni ambientali; infine, addestrando al lavoro, trasmettendo
una formazione spirituale e morale che in un certo sia in s
conclusa, e rendendo in pratica impossibile la prosecuzione degli
studi secondari, avrebbe abituato gli allievi ad accettare con
rassegnazione la loro futura posizione sociale.Nel 1949 al 1
Convegno Nazionale sulla Scuola organizzato dalla DC, era stato
approvato un documento in cui, partendo "dalla impossibilit di
attuare un tipo di scuola che soddisfacesse ad un tempo alla unicit
e alla molteplicit degli indirizzi, specie nelle sedi rurali e nei
piccoli comuni, ci si pronunciava a favore dell'istituzione della
postelementare". La classe politica al governo, nonostante il
parere di uomini come Piccardi, Rossi e Doria, restava della
convinzione che non era attraverso l'attuazione del numero chiuso,
ma intervenendo sul sistema scolastico a livello secondario
superiore o meglio ancora inferiore, che si poteva risolvere il
problema del surplus di forza lavoro intellettuale.Il Ministro
della P.I. Segni afferm che la strada giusta da seguire era quella
di diminuire il numero dei licei e degli istituti magistrali e di
sviluppare contemporaneamente la scuola di istruzione tecnica e
professionale. Poi il Ministro della P.I. Gaetano Martino disse che
il rimedio principale era la normalizzazione della scuola
secondaria che consisteva nel selezionare e ridurre la popolazione
destinata a sboccare nell'universit.La AIMC per realizzare il
programma della classe dirigente propose di usare una scorciatoia:
quella della diffusione della postelementare attraverso una
semplice circolare ministeriale, l'istituzione in alcune province
della postelementare, una scuola di scarico in tutto e per tutto
uguale alla "normale" e alla "artigiana".Si trattava quindi di
riprendere questa strada, di autorizzare e di favorire, a titolo
sia pure sperimentale, l'istituzione di altri corsi postelementari
oltre a quelli gi in atto, affidati ai maestri e sotto la vigilanza
dei direttori, in diverse regioni d'Italia.Nel 1953-54 il Ministro
della P.I. opponeva le prime resistenza alla apertura di nuove
scuole di avviamento. L'anno dopo (febbraio '54 - luglio '55)
Ermini (giugno '55), in occasione dell'emanazione dei nuovi
programmi per la scuola primaria, comunicava anche i programmi per
la postelementare, cercando cos, con un provvedimento preso senza
il parere del Consiglio superiore e senza l'approvazione delle
Camere, di legittimare questo tipo di scuola e di mettere
l'Opposizione di fronte al fatto compiuto.Il testo dei programmi
non lasciava dubbi sul fatto che alla postelementare venisse
attribuita la stessa funzione di scuola di scarico della "normale".
Nel settembre dello stesso anno il Ministro della P.I. Rossi
emanava due circolari con le quali vietava, per insuperabili limiti
di bilancio, l'istituzione di qualsiasi nuova scuola media e di
avviamento. Con un'altra circolare la Direzione generale
dell'istruzione elementare stabiliva che, a partire dall'anno
scolastico 1955-56, l'esperimento della postelementare, imitato
fino ad allora a poche province, fosse esteso a tutto il territorio
nazionale nelle localit dove mancavano le scuole di avviamento e vi
era un numero sufficiente di giovani da 11 a 14 anni che avessero
terminato la scuola elementare. I comunisti, poi, nell'accusare il
governo di voler accentuare i compartimenti stagni, creare delle
vere e proprie caste fra i bambini italiani, presentavano un ordine
del giorno in cui chiedevano due cose: in primo luogo che il
governo rivedesse i programmi per la scuola primaria e
postelementare e li sottoponesse all'esame del Consiglio superiore;
in secondo luogo che al posto delle postelementari, che mancavano
di effettiva base giuridica, aprisse nuove scuole di avviamento al
lavoro.
La CONCEZIONE PEDAGOGICA dei programmi del '55 si orienta verso
una accentuazione di alcune componenti psicologiche e riprende pi
esplicitamente la tradizione spiritualista. Predomina, in questo
periodo, il neo- umanesimo ed il neo- spiritualismo di ispirazione
cristiana.Il neo- umanesimo una nuova concezione dell'uomo, che
viene considerato non pi in rapporto al suo bagaglio culturale, cio
alla sua cultura prevalentemente classica, ma in rapporto a tutti i
valori: umani, sociali, storici, metastorici di provenienza anche
non puramente culturale.Civilt oggi filosofia e scienza; principi e
costumi etici; arte; norme; istituti e costumi di socialit;
politica e diritto; tecnica e lavoro; economia; ispirazioni;
sostanza e forma di religiosit; atteggiamento della cultura e della
storia.Questa concezione trasportata sul piano pedagogico ha dato
origine alla pedagogia delle prospettive sociali e delle
problematicit.Il neo- spiritualismo cristiano attinge alla
tradizione agostiniana e pascaliana, si accosta al pensiero del
Blondel e rielabora sulla base di un primato dello spirituale le
dottrine della persona e della societ. Esso sottolinea il valore
pedagogico dell'amore o disponibilit:considera l'educazione come
sforzo autocostruttivo, impegno morale, sociale, religioso per cui
si preoccupa pi della formazione morale, che di quella
intellettuale senza . per, svalutarla;ritiene che la crisi del
mondo contemporaneo al fatto che c' sproporzione e sfasatura tra
progresso scientifico e progresso morale e che l'intenso sviluppo
del primo sia andato a scapito del secondo; il volontarismo degli
spiritualisti non , per, irrazionale e dispersivo, ma
consapevolmente orientato alla conquista dei valori il cui
fondamento viene considerato trascendente, cio Dio.Il neo-
spiritualismo cristiano valuta soprattutto la formazione interiore:
ritiene, infatti, che i valori pi veri vivano nell'interiorit della
coscienza e debbano ispirare ogni conquista esteriore, in tal modo
il processo economico, sociale e culturale viene ad essere
subordinato a quello morale e spirituale.L'educazione, quindi, deve
avere le tre dimensioni dell'uomo e svolgersi sul piano unitario
dei suoi tre orizzonti d'essere, d'esistenza e di destinazione; cio
quello della natura, della storia, (umanit civilt) e
dell'Assoluto.
LA SCUOLA ITALIANA DAL 1956 AL 1969
Nel 1955 la UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi),
nel timore di perdere, con l'istituzione della postelementare, una
fetta considerevole della scuola secondaria inferiore, spingeva gli
insegnanti su posizioni pi radicali, avvicinandoli a quelle dei
partiti dell'opposizione di sinistra e chiedeva di istituire una
scuola nuova, unitaria, aperta a tutti, socialmente giusta e
rispondente, capace di portare ad un livello di maturazione
personale e pre- professionale tale da permettere a 14 anni
qualunque scelta scolastica successiva. Allora il Ministro Rossi,
accogliendo l'ordine del giorno delle sinistre, si impegnava a
sostituire le postelementari con corsi di avviamento.Nell'aprile
del 1956 Rossi nominava una Commissione per lo studio dei problemi
dell'istruzione inferiore, della quale facevano parte
rappresentanti sia delle associazioni di insegnanti medi sia di
maestri. Il documento che ne deriv raccomandava l'istituzione di
una scuola media "unitaria", con un gruppo di insegnanti
fondamentali comuni e quattro materie opzionali (la lingua
straniera, il latino, il lavoro e le attivit artistiche), che
permetteva l'accesso a tutti i tipi di scuola media superiore
qualunque fosse la materia prescelta. Prevedeva anche l'istituzione
di una scuola complementare da affidare ai maestri, che per
lasciasse la possibilit agli allievi sia di passare alla scuola
unitaria sia di proseguire ulteriormente gli studi.Verso la fine
degli anni '50 i rapporti di forza divenivano pi favorevoli alla
classe operaia e si faceva sempre pi forte la domanda di
trasformazione del sistema scolastico proveniente dalle classi
subordinate e maggiore la capacit dei partiti operai di articolare
questa domanda e di tradurla in un progetto organico di riforma.
Infine per la prima volta in Italia, il surplus dei laureati veniva
completamente riassorbito e nella classe politica al governo si
faceva strada la convinzione che il periodo che si stava aprendo
sarebbe stato contrassegnato da una mancanza di personale
qualificato. Inoltre l'idea che la separazione media/avviamento
costituisse l'impedimento pi grave per lo sviluppo dell'istruzione
secondaria e superiore, che aveva faticosamente cercato di scendere
dai libri e dalle riviste specializzate ai giornali e dai giornali
alle case e alle strade, diventava ora esperienza collettiva e
rifaceva il percorso in senso inverso.
SCUOLA MEDIA UNICA
Nella campagna elettorale del 1958 il PCI fu l'unico partito che
mise al centro del suo programma scolastico l'istituzione della
"scuola media unica obbligatoria e gratuita da 6 a 14 anni" e,
all'inizio della III Legislatura, i senatori del suo gruppo
presentavano il relativo disegno di legge.Per la prima volta nel
nostro paese la DC, nel settembre nel 1958, presentava un Piano per
lo sviluppo della scuola nel decennio dal 1959 al 1969, che
prevedeva un considerevole aumento della spesa pubblica destinata
all'istruzione.Alla legge Donini-Luporini, per nell'agosto del 1959
contrapponeva il disegno di legge Medici, che riproponeva in
effetti il modello del sistema scolastico elaborato nel quadriennio
1947-51.La secondaria inferiore voluta da Medici era divisa in
quattro tipi di sezioni:l'umanistica, con l'insegnamento del latino
e di una lingua straniera, che dava accesso a tutte le scuole
ulteriori;la tecnica, con l'insegnamento del lavoro e di una lingua
straniera, che permetteva l'accesso agli istituti tecnici e
professionali;la normale, con attivit di lavoro, che permetteva di
iscriversi solo ad una scuola fine a se stessa come l'istituto
professionale;l'artistica, che immetteva nelle scuole e negli
istituti d'arte.Rimaneva quasi immutata la normale, che doveva
raccogliere gli alunni che si sentono portati al fare dei campi e
elle officine e, questa era l'unica novit, avere un corpo docente
formato con solo il 70% di maestri. Naturalmente il progetto Medici
fu appoggiato dai maestri, perch risolveva in parte il problema
della disoccupazione magistrale. Perci il governo si mostr rigido
di fronte alla proposta di riforma comunista.Poich il disegno di
legge Medici provoc una coalizione di forze sociali molto diverse e
con un diverso programma di politica scolastica, che andava dai
partiti di sinistra fino alle organizzazioni degli insegnanti medi,
nel gennaio 1960 il Ministro della P.I. presentava al Senato un
nuovo disegno di legge che prevedeva una scuola media "unitaria"
con tre diverse opzioni: il latino dava accesso al liceo ed agli
istituti magistrali, le osservazioni scientifiche e le applicazioni
tecniche agli istituti tecnici, le esercitazioni artistiche alle
scuole ed agli istituti di istruzione artistica.Per tener conto
delle richieste della AIMC stabiliva che nelle localit dove non vi
era la scuola media "unitaria" potesse essere istituita, per un
decennio, una "scuola media a corso speciale" affidata ai maestri
elementari.
In quegli anni cominciava l'esperienza del centrosinistra.
Durante il terzo governo Fanfani (luglio '60 - febbraio '62), il
M.P.I. Bosco elaborava un progetto che prevedeva l'istituzione di
260 classi sperimentali di "scuola unificata" che si poneva a met
strada fra il secondo disegno di legge Medici e quello comunista.La
scuola media unificata, infatti, pur prevedendo un'opzione fra il
latino e le applicazioni tecniche, stabiliva che il diploma di
licenza avesse identico valore qualunque fosse stata la materia
orientativa prescelta. La AIMC, allora, minacciava di non
convogliare pi l'elettorato che controllava verso le liste
democristiane. Il Ministro, per tacitare i maestri, fece approvare
una legge stralcio al "Piano di sviluppo" in favore della scuola
popolare (legge 15 febbraio '61 n.53). i difensori democristiani
del vecchio ordinamento ottennero che la nuova legge lasciasse in
vita il latino almeno come "materia facoltativa" e che subordinasse
l'accesso al liceo classico al superamento dell'esame in questa
materia.
Nel dopoguerra, dunque, la scuola ha subto delle riforme che
indubbiamente nello spirito perseguivano fini altamente
democratici, anche se il processo non si ancora completato mancando
la riforma generale della secondaria e dell'universit (avviate
queste ultime solo alla fine egli anni Novanta dal Ministro della
P.I. del D.S. Luigi Berlinguer e tuttora in corso).
Comunque bisogna rilevare che tutto il positivo presente nelle
intenzioni e venuto sempre pi snaturandosi ed in alcuni casi del
tutto svanito per la non completa realizzazione di tali riforme
(contrariamente al periodo fascista dove si realizzava con
immediatezza quanto pensato).
Nel 1962 , quindi, si vara si vara la riforma della scuola
media, ma per la sua realizzazione non si va troppo per il sottile,
tutti devono frequentare la scuola media, obbligatorio; bisogna
reperire aule per la repentina espansione della popolazione
scolastica, tutto valido, appartamenti, scantinati, ecc.,
ovviamente i ceti (i pi agiati) che gi usufruivano delle strutture
scolastiche preesistenti continuarono a goderne. La scuola che
arriva dove non c'era si veste di una precariet ancora non del
tutto superata alle soglie del Terzo Millennio; l'edilizia
scolastica, infatti, lungi dall'essere l'elemento base per
l'applicazione della riforma resta ancora oggi lontana dalla sua
piena realizzazione (a Terzigno, ad esempio, si registrano doppi
turni alle elementari, mancanza di locali per la materna e
impossibilit di sviluppo per il liceo per mancanza di
locali).Inoltre, questa volont di applicazione fa pensare che
quella scuola obbligatoria doveva servire esclusivamente ai tanti
meridionali che, attirati/costretti, partivano per il Nord, ad
avere solo quel minimo di istruzione per firmare, leggere i
cartelli ferroviari, i cartelli stradali, istruzione di lavoro
essenziali in quanto provenivano direttamente dalla analfabetismo
delle campagne meridionali e, quindi, ridurre il trauma emotivo
prodotto dalla citt e per inserirsi nella catena produttiva.
LE RIFORME DELL'UNIVESITA'
La difficile situazione del mercato nel lavoro dei diplomati che
si ebbe sia nel periodo della ricostruzione sia all'inizio degli
anni '50 provoc nuove spinte da parte elle organizzazioni
professionali dei diplomati degli istituti tecnici per avere
accesso a altre facolt universitarie. Queste spinte non vennero dai
ragionieri che potevano iscriversi a Economia e Commercio, ma dai
geometri e dai periti industriali, che cercavano i essere ammessi
ad Architettura ed Ingegneria. In particolare da questi ultimi che,
attraverso la loro Associazione nazionale, organizzarono uno
sciopero degli studenti di tutti gli istituti tecnici a sostegno
della loro azione.Della domanda di liberalizzazione degli accessi
si fece interprete, fin dai primi anni del dopoguerra, il PCI. Si
oppose la corporazione degli ingegneri.La situazione si sblocc solo
nel 1957-58, quando la maggiore disponibilit di risorse finanziarie
in un certo numero di diplomati provenienti dalle classi inferiori
rendeva pi forte il desiderio di sottrarsi alla sorte sociale
imposta dal sistema scolastico e l'elevata mobilit verticale che
caratterizz in quegli anni la forza lavoro qualificata occupata
nell'industria apriva nuove e insospettate possibilit di carriera,
innalzava il livello di aspirazione dei diplomati e faceva sembrare
loro sempre pi penoso e iniquo il divieto di accedere alle facolt
di ingegneria.Alle richieste dei diplomati, delle quali si fecero
interpreti sia il PCI sia il PSI, che presentarono all'inizio della
terza legislatura ben quattro disegni di legge, si opposero gli
ingegneri, ma non del tutto la borghesia.Il 10 giugno 1960 il
democristiano Tirabassi, insieme a senatori delle pi diverse
tendenze, dal comunista Donini al missino Nencioni, presentava un
disegno di legge di liberalizzazione "condizionata" degli accessi,
che lasciava alle singole facolt la libert di "determinare il
sistema ed i limiti del richiedente". Dopo qualche modifica questo
disegno di legge fu approvato l'anno seguente dalle due Camere.La
liberalizzazione degli accessi del 1961 e l'istituzione, nel
febbraio 1963, dell'assegno di studio, provocarono un
alleggerimento del mercato del lavoro dei diplomati e rallentarono
il loro declassamento sociale che era abbastanza avanzato alla fine
degli anni '50.Ma il costante aumento dell'offerta da un lato, la
diminuzione della domanda che si verific dopo il 1964 dall'altro,
fecero s che le file dei diplomati disoccupati si ingrossassero di
nuovo rapidamente. Inoltre, attraverso i canali degli istituti
tecnici e magistrali, emerse un nuovo gruppo di diplomati,
provenienti dalle classi sociali inferiori. La difficolt di
occupazione che si ripresentarono in misura sempre pi accentuata
all'uscita dalle scuole secondarie insieme alle minori possibilit
di "resistenza" dei diplomati provenienti dalle classi sociali
subordinate fecero s che il processo di declassamento, arrestato
con la liberalizzazione del 1961, si rimettesse in moto con un
ritmo ancora pi rapido.
IL SESSANTOTTO
La contestazione studentesca iniziava quando questo processo era
gi molto avanzato ed era anche fattore di crescente squilibrio fra
scuola e mercato del lavoro.Il protagonista del '68 fu
l'intellettuale che si scopriva senza piattaforma sociale sicura ed
assumeva subito un orientamento nettamente di sinistra.Il governo,
dopo aver approvato applicato nel luglio '69 la mini- riforma
dell'esame finale: solo due materie scritte ed un colloquio finali,
i voti in sessantesimi e trasformazione del diploma in maturit,
cambiamenti che, a parte le intenzioni, sono una forma di
facilitazione dell'esame ed un implicito invito a proseguire verso
il "parcheggio" universitario, decise allora di arrestare il
processo di declassamento, di ritardarlo il pi possibile, di
riprendere fiato data la gran massa di giovani che, frutto della
scuola media obbligatoria, giungevano alla fine degli studi
secondari, aprendo tutti i canali di accesso all'istruzione
superiore, con assegni di studio e liberalizzazione dei piani di
studio. Ovviamente i problemi derivanti dalla mancanza i
utilizzazione del lavoro intellettuale del 1969 si ripresenteranno
puntualmente dal 1974 in poi ancora pi ingigantiti perch il mercato
del lavoro intellettuale, saturo di laureati, oltrech di diplomati,
non poteva, in assenza di qualsiasi programmazione, soddisfare le
esigenze reali. Di conseguenza, in mancanza di ulteriori
"parcheggi" intellettuali si svilupparono tutte le negativit di
questa situazione quale , ad es. , la teorizzazione della violenza
terroristica, la caduta dei valori, ecc. Non a caso la prima
barriera che cadde fu quella che proteggeva la facolt di magistero.
Nel dicembre 1968 il governo aboliva l'esame di ammissione a questa
facolt.Nell'ottobre del 1969, il Parlamento approvava una legge che
prolungava a cinque anni la durata di un numero ristretto di
istituti professionali (prima triennali), stabilendo che la
"maturit professionale", ottenuta alla fine del quinquennio, fosse
equipollente al diploma rilasciato dagli istituti tecnici.Infine,
nel dicembre dello stesso anno, le Camere approvano una legge di
liberalizzazione totale degli accessi universitari. Gli autorevoli
studiosi che parteciparono al Convegno internazionale di Frascati
del 1970 proponevano una scuola secondaria con una struttura
unitaria articolata in cinque indirizzi (letterario - linguistico,
sociale, scientifico, tecnologico artistico ed altre due opzioni) -
dagli oltre 300 indirizzi esistenti si passava a solo 7 - che
conducesse ad un titolo o diploma finale unico.Era il
riconoscimento che la scuola secondaria non serviva pi a produrre
quadri intermedi, ma solo studenti universitari.
ISTRUZIONE, FORZA LAVORO, TERRITORIO
Decreti delegati del 1974 Proposte di riforma scolastica dei
partiti politici degli anni Settanta
Sulla base dei dati raccolti nel '68 in una indagine campionaria
sulle forze lavoro in Lombardia, Massimo Faci osservava che
esisteva verso la regione una forte corrente, per lo pi di origine
urbana, ad un elevato livello di istruzione e qualificazione
professionale. Infatti in questa ricerca risultava che nel decennio
1959-68, mentre gli immigrati costituivano il 10%el totale delle
forze lavoro occupate, raggiungevano il 17% per i dirigenti ed i
funzionari, il 20% per gli impiegati di I e II categoria ed il 15%
per quelli di terza. Stando dunque a questi dati l'apparente
incongruenza fra l'arretratezza culturale delle zone
sottosviluppate e la loro sovrapproduzione di forza lavoro
intellettuale si spiegherebbe sulla base di un costante flusso
migratorio di laureati e diplomati da queste zone verso le zone di
attrazione sviluppate. impossibile estendere l'analisi a tutta
l'Italia per mancanza di dati, solo uo studio degli anni '50 di
Isidoro Prando Mariani rileva, nel periodo fascista, una forte
corrente migratoria di forza lavoro intellettuale dalle zone
depresse a quelle sviluppate del paese. Infatti, mentre secondo il
censimento del '31, soltanto il 7,3% della popolazione presente era
nata in regioni diverse da quella di residenza, ben il 51,9% degli
"elementi qualificati" studiati dal Mariani si trovavano in questa
situazione. Questa mobilit territoriale non ebbe tuttavia carattere
circolare, ma avvenne per cos dire a senso unico cio dalle regioni
arretrate a quelle sviluppate del paese, solo tre regioni
rappresentavano zone di attrazione di forza lavoro intellettuale:
Lazio, Lombardia e Liguria. Questo spiegherebbe perch, dopo anni di
sovrapproduzione intellettuale, il Mezzogiorno si trovasse ancora
nel 1951 con una percentuale di diplomati e laureati inferiore a
quella del Settentrione.Nel decennio 1951-61 il Sud ha avuto un
incremento netto di 211mila diplomati e di 63mila laureati, ma che
33mila dei primi (il 15,6%) e 13mila dei secondi (il 20,6%) sono
emigrati nel Nord e nel Centro. Il che spiega come mai anche in
questo decennio si siano ulteriormente accresciute le distanza fra
il livello di istruzione della popolazione del Nord e quella del
Sud nonostante la maggiore produzione di diplomati e di laureati da
parte di quest'ultimo.
Quanto a quest'ultimo decennio, mettendo a confronto la sede di
laurea e quella di lavoro dei soggetti interpellati, lo studio del
CENSIS rileva che mentre l'Italia nord- occidentale presenta una
"notevole prevalenza di posti di lavoro rispetto al numero delle
lauree", le altre due zone presentano un bilancio negativo, con
tuttavia una differenza di fondo: "elevato" nel caso dell'area
nord- orientale e centrale e "modesto" per quella meridionale-
insulare. Cosa che dimostra una fuga di cervelli all'interno del
paese a beneficio dell'area di maggiore sviluppo economico e questo
fenomeno incide negativamente nei confronti da aree gi sviluppate
sul piano dell'istruzione, ma che si trovano subordinate dal punto
di vista tecnico, scientifico ed economico rispetto ad aree nelle
quali si creano dei fenomeni di concretizzare del "soft-ware".
Evidentemente, dice il Barbagli, la vecchia convinzione che fra
economia ci sia sempre e a tutti i livelli una correlazione
positiva tanto radicata da impedire una descrizione ed una
spiegazione adeguata di quanto avvenuto e sta avvenendo sotto i
nostri occhi.I rapporti ISTAT sessennio 1964-69 mostrano che,
eccezion fatta per gli analfabeti privi di titolo di studio, che
presentano la tendenza pi forte alla emigrazione, la mobilit
territoriale aumenta passando dai livelli di istruzione inferiore a
quelli superiori 8la differenza tra laureati e diplomati molto
piccola). La percentuale dei diplomati e dei laureati che hanno
cambiato residenza molto pi alta nel Sud che nel Nord. Il Sud
esporta nel Centro/Nord soprattutto forza lavoro intellettuale e
qualificata (oggi, dal Terzo e Quarto mondo emigra soprattutto chi
ha studiato).La scolarizzazione di massa dal '62 che coinvolge
tutti i gradi della scuola comporta:la popolazione universitaria
passa da 268181 del '60 a 720000 unit nel '70, anche per la
onnipresente crisi economica dove la scuola diventa parcheggio e
serbatoio di manodopera;la dequalificazione dell'istruzione con
livellamento verso il basso dell'organizzazione del
lavoro;trasferimento della riqualificazione alle imprese;momento di
contrasto e delle lotte di classe condotte da studenti, operai e
insegnanti.Le lotte sono state caratterizzate da rivendicazioni
quali:"democrazia nella scuola," assemblee di classe per
discussioni e decisioni su testi e programmi di studio," sviluppo
degli investimenti nella scuola," diritto all'uso nella scuola
pubblica delle 150 ore di studio retribuite conquistate dai
lavoratori," respinta dei decreti delegati tendenti a
"normalizzare" la scuola con l'introduzione in essa di una riforma
tutta guidata dall'alto e rigidamente controllata. Si avuto,
insomma, un attacco all'organizzazione capitalistica della scuola
con presa di coscienza degli insegnanti i quali, uscendo
dall'isolamento rispetto agli altri lavoratori, rifondarono la loro
rappresentativit sciogliendo le vecchie organizzazioni sindacali e
fondando il primo nucleo del Sindacato nazionale scuola CGIL o
CISL.La maggiore visibilit di questa evoluzione sta nelle lotte del
Sessantotto e nella straordinaria lotta di massa degli insegnanti
dei corsi abilitanti del settembre '72 miranti all'autogestione.Il
governo per riaffermare le vecchie forme di reclutamento, mediante
il M.P.I. Scalfaro, presentava alla Camera il progetto di legge
delega per lo stato giuridico dei lavoratori della scuola e premeva
per la sua approvazione onde poter emanare i Decreti Delegati.
L'art. 3 e 4 riguardanti miglioramenti economici, riordino dei
ruoli, diritti e doveri degli insegnanti, furono approvati dalla
Camera con voto contrario delle sinistre. I sindacati autonomi
Federscuola (ANCISM, SASMI, SNIA, SNPPA) e Federazione primaria
(SAM, SMI, SNADIS, SPASE, ANITPAT, SNID) lamentarono l'esiguo
aumento, mentre i sindacati confederali della scuola (CGIL, UIL,
CISL) contestavano la norma della libert di insegnamento che, a
pare loro, era stata peggiorata, e chiedevano aumenti economici,
elemento che li accomun agli altri nelle azioni di sciopero (dopo
alcuni separati vi fu quello unitario del 6-7 dicembre '72,
affiancato da cocenti universitari, da vigili del fuoco e
postelegrafonici, che segnava l'isolamento politico del governo
Andreotti - Malagodi sulla vertenza scolastica).Agli scioperi il
Consiglio dei Ministri rispose con l'approvazione approv scandalosi
stipendi per alti burocrati, circa 7000, e accontent i "buoni"
statali, mentre non raccolse alcuna richiesta degli scioperanti.
Intanto il progetto di legge sullo stato giuridico passava al
Senato in un clima abbastanza teso in cui le sinistre diedero
battaglia al progetto di legge Scalfaro e battendo il governo il 5
marzo '73 e poi altre due volte sui punti fondamentali della legge
in discussione (trattamento economico e organi collegiali). In
questo periodo si ebbe l'emarginazione dei sindacati autonomi
legati alle proposte democristiane e le trattative ripresero per
sfociare nell'accordo del maggio 1973 stipulato soltanto fra
governo e sindacati confederali (CGIL, CISL, UIL). Fu un fatto
complessivamente positivo in quanto riguardava pure gli aspetti
sociali che toccavano gli interessi di tutti i lavoratori e dei
loro gigli, come il diritto allo studio e l'edilizia scolastica,
oltre lo stato giuridico e il trattamento economico del personale
docente e non docente della scuola.
Il 13 settembre 1974 vengono pubblicati i DECRETI DELEGATI, la
loro applicazione, per, slitter ancora per un paio di mesi per la
crisi di governo.
Gli anni Settanta sono testimoni, inoltre, di vari progetti di
legge di riforma della scuola da parte dei partiti politici, le
principali sono quella del:
" PCI (del '72) che prevede: scuola elementare di 5 anni; fascia
dell'obbligo dai 6 ai 16 anni; un biennio obbligatorio dopo la
scuola media comune a qualsiasi lavoro; un triennio orientato in
quattro campi: scientifico, scienze sociali, politiche, economiche,
scienze filosofiche e storiche e arte; maturit: colloquio pubblico
con insegnanti della scuola; ammissione all'universit senza
limitazioni; corsi da tre a sei anni per abilitazione
professionale.
" PSI (del '75) che prevede in 33 articoli: la scuola media
secondaria superiore unitaria di 5 anni; obbligo dai 6 ai 16 anni
(in prospettiva dai 5 ai 15); l'ordinamento prevedeva un primo anno
orientativo, un secondo anno con scelte reversibili, un triennio in
5 aree e 15 indirizzi: a) lettere classiche e lingue moderne - b)
fisica, matematica, chimica, biologia, informatica, elettronica -
c) scienze sociali, socio- sanitario, giuridico- amministrativo,
economico- gestionale; d) elettromeccanico, agricolo- ecologico,
edile- topografico, tecnico dei trasporti; e) artistico e musicale.
Maturit: tre