PREMESSA La percezione è un’attività dei nostri sensi, volta a conoscere quanto avviene nel mondo che ci circonda. Nelle opere d’arte figurativa, dalle epoche antiche ad oggi, possiamo riconoscere le leggi della percezione visiva e comprendere la loro capacità comunicativa. L’opera presa in esame deve gran parte della sua forza espressiva alla presenza di raggruppamenti di figure e alla costruzione prospettica e quindi ben si presta per analizzare le regole compositive finalizzandole alla didattica del linguaggio visivo. 1
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PREMESSA
La percezione è un’attività dei nostri sensi, volta a
conoscere quanto avviene nel mondo che ci circonda.
Nelle opere d’arte figurativa, dalle epoche antiche ad oggi,
possiamo riconoscere le leggi della percezione visiva e
comprendere la loro capacità comunicativa.
L’opera presa in esame deve gran parte della sua forza
espressiva alla presenza di raggruppamenti di figure e alla
costruzione prospettica e quindi ben si presta per
analizzare le regole compositive finalizzandole alla
didattica del linguaggio visivo.
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CAPITOLO PRIMO
RAFFAELLO E IL CONTESTO STORICO
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1.1
LA VITA
Raffaello nacque ad Urbino, l'anno 1483, da Giovanni de'
Santi, pittore non molto eccellente.
Giorgio Vasari racconta la vita di Raffaello Sanzio con
sicurezza e dovizia di particolari cui è lecito fare fede.
Condotto dal padre alla corte d'Urbino, sotto la protezione
di Giovanna Feltria, Raffaello è un pittore precocissimo.
Quando Giovanni muore, nel 1494, egli rimane
completamente solo, già mancandogli la madre.
Nonostante la giovane età, Raffaello ha già potuto
ammirare l'arte del grande Pietro Perugino e dell'architetto
Bramante. Sotto la commissione di Evangelista di
Piandimeleto, scolaro del padre, egli attende alla sua prima
commissione importante. Già nel 1497, lavora presso la
bottega del Perugino, suo vero maestro, del quale
l'influenza è evidente soprattutto nelle primissime opere.
Un contratto del 10 dicembre 1500 prevede che il
Piandimeleto, con l'aiuto di Raffaello, realizzi una Pala in
onore di Nicola da Tolentino, nella chiesa di Sant'Agostino
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a Città di Castello. L'apporto del tutore è quasi nullo e
l'opera dimostra le precoci capacità artistiche di Raffaello.
Da questa data in poi, la vita dell'artista è una frenetica
corsa da una città all'altra, intento spesso a più opere in
contemporanea, di cui si occupa interamente da solo.
Nonostante la calma perfetta dei suoi dipinti, Raffaello vive
con un ritmo frenetico e nei primi anni del Cinquecento
realizza un cospicuo numero di opere: l' "Incoronazione
della Vergine" (1503), lo "Sposalizio della Vergine (1504),
la "Pala Ansidei", la "Pala Colonna", la "Deposizione per
Atalanta Baglioni", il "Cristo in gloria e i Santi", tutte opere
realizzate a Perugia; la "Madonna Connestabile", la "Dama
con l'unicorno", la "Madonna del cardellino", i "Ritratti
Doni", la "Sacra famiglia Casigliani", realizzate tra il 1504 e
il 1508 a Firenze. Nella prestigiosa capitale artistica
toscana, Raffaello si è recato col desiderio di ottenere
committenze e fama. Negli stessi anni, egli compie un
viaggio ad Urbino, lavora per breve tempo in città per poi
tornare a Firenze, forse tentando, senza esito, di farsi
affidare la decorazione di Palazzo Vecchio, disattesa ormai
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da Michelangelo e Leonardo. Nel 1509, risulta tra i pittori
stipendiati presso la corte pontificia di Giulio II della
Rovere. E' qui che egli realizza il suo capolavoro,
affrescando le Stanze Vaticane. Quella della Segnatura,
con cui inizia, gli fa subito ottenere il plauso e
l'ammirazione di tutta la corte e di umanisti quali Bembo,
Inghirami, Tebaldeo, di letterati come l'Aretino, il
Castiglione e il Bibbiena.
Raffaello con la sua opera incarna perfettamente l'arte
moderna e riassume i valori umanistici del vivere civile,
della filosofia classica e della tradizione occidentale.
Mentre continua l'opera in vaticano, nel 1511 Agostino
Chigi gli richiede la decorazione della sua villa sul
Lungotevere della Lungara, Giovanni Goritz gli
commissiona l'affresco del "Profeta Isaia", letterati, filosofi
del tempo gli richiedono ritratti oggi molto famosi.
Ormai al culmine della sua splendida carriera, Raffaello
viene preferito ad artisti come Michelangelo, che Leone X
lascia inattivo per favorire il pittore urbinate. Dopo la morte
del Bramante, egli esegue lavori d'architettura ed è
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nominato direttore della fabbrica di San Pietro.
Nel 1515, realizza dieci cartoni per altrettanti arazzi, da
porre sulle pareti della Cappella Sistina. Nel 1516, riceve
l'incarico di conservatore delle antichità romane, con la
clausola di realizzare una carta topografica di Roma.
Questa attività influisce radicalmente sulla sua pittura:
assorto nel lavoro, Raffaello realizza splendidi disegni
preparatori per le sue opere, lasciandone interamente la
fattura agli allievi. Consumato dalla sua vita operosa e
frenetica, ammirato e avvolto da leggende sulla vita e sulla
sua persona, Raffaello muore il 6 aprile del 1520: pare di
venerdì santo, così come era venuto al mondo.
1.2
LA FORMAZIONE
Raffaello elaborò il suo stile attraverso un incessante
processo d’osservazione e selezione, studiando le opere
altrui e filtrando ciò che maggiormente lo colpiva in un suo
personale linguaggio artistico. Non fu mai un imitatore e nei
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suoi disegni si conta solo un numero ristretto di copie. I
motivi da cui prendeva ispirazione erano, infatti, soltanto il
punto di partenza per lo sviluppo di idee originali. Negli
anni della sua formazione fece tesoro dell’insegnamento
del Perugino, soprattutto per quanto concerneva la
struttura compositiva e la ricerca di equilibrio formale la
bilanciata simmetria dei due gruppi di personaggi nello
sposalizio della vergine, ad esempio richiama alla mente
la consegna delle chiavi del Perugino. Un altro elemento
che accomuna Raffaello al maestro è la tecnica di
variare l’angolazione delle teste, per ottenere un effetto più
mosso. A Firenze, lasciatosi alle spalle la lezione
peruginesca, ormai assimilata, Raffaello si volse alla
conquista di nuove fonti di apprendimento. Le opere di
questo periodo rivelano l’influenza di Leonardo nelle
morbidezze dei contorni e nella crescente complessità
compositiva. Le Madonne in special modo testimoniano
l’ammirazione nei confronti della capacità leonardesche di
organizzare gruppi di figure all’interno di compatti schemi
piramidali. Ma la lezione più importante che Raffaello
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trasse da Leonardo fu l’espressione dei sentimenti dei
personaggi attraverso i loro gesti e l’atteggiamento dei loro
corpi. Il frutto di quegli anni di maturazione fiorentina è ben
visibile negli affreschi della stanza della Segnatura dove
Raffaello diede prova della sua abilità nel ritrarre l’intera
gamma dei tipi e delle emozioni umane. Nella Scuola di
Atene e nella Disputa del Sacramento si muovono
personaggi di ogni età e aspetto, colti in un’infinita varietà
di gesti e legati da una sapiente orchestrazione. Nelle
ultime opere le figure hanno maggiore robustezza e solidità
d’impianto forse un riflesso dell’impressione riportata dalla
vista degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina.
Anche l’influenza Michelangiolesca fu comunque assorbita
gradualmente senza assumere l’aspetto della copia diretta.
Questo processo di assimilazione tipico dell’atteggiamento
di Raffaello è illustrato molto bene nella Trasfigurazione
ove si trovano, infatti, echi leonardeschi in gesti e visi, la
maestosità michelangiolesca e le nobili forme della scultura
classica, ma alla combinazione di tutti questi elementi
presiede l’originalità narrativa del pittore che individua
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accuratamente ogni personaggio attraverso abiti
atteggiamenti, espressioni, ogni figura è connotata da una
reazione particolare, diversa da quella di tutte le altre, che
ne esprimono perfettamente la psicologia, ed è proprio in
questa viva capacità di rappresentazione che si esprime
appieno il genio di Raffaello,
1.3
IL RAPPORTO CON I CONTEMPORANEI
I numerosi impegni di Raffaello, coronati da successi,
ebbero un’immediata influenza sui contemporanei;
l’impatto provocato dall’artista sull’arte del Rinascimento fu
notevole tanto esso fu vasto, e in un modo o nell’altro ne
risentirono tutti gli artisti italiani di un certo livello, anche se
dopo il 700 si prese in considerazione solo il pittore
dimenticando l’architetto e l’archeologo. Raffaello lasciò
numerosi discepoli, tutti tentarono invano di riflettere la
serenità dell’arte del maestro. Ma gli effetti, spesso
rumorosi, non mostrarono di avere ereditato il senso
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musicale del Maestro, pronto a comporre lo spazio con i
più dolci ritmi. Anche perché i tempi in quel periodo si
facevano torbidi, e stavano iniziando in Italia secoli di
servitù nei confronti degli stranieri; l’Italia stava
cominciando a soffrire le dure tormente, che gli umiliarono
la terra e gli avi. Stava iniziando quel secolo che sarà
sconvolto dai grandi avvenimenti religiosi e politici.
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CAPITOLO SECONDO
LA PROSPETTIVA
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2.1
SIGNIFICATO DI PROSPETTIVA
In arte, la prospettiva è un sistema di convenzioni
rappresentative che mirano a ricreare sulla superficie
bidimensionale della tela o del rilievo la profondità dello
spazio reale. La prospettiva si fonda sulle leggi elementari
dell'ottica, e in particolare sul fatto che gli oggetti distanti
sembrano più piccoli e meno definiti rispetto a quelli vicini.
L’arte medievale aveva semplificato la raffigurazione sia
pittorica che scultorea, annullando tutti gli effetti di
spazialità. Le figure, in pose e immagini sempre molto
schematiche, venivano collocate, nel quadro o nei
bassorilievi, sempre su un unico piano verticale. Ciò
portava ad una rappresentazione del tutto antinaturalistica,
in quanto le immagini artistiche non assomigliavano in nulla
alle immagini che i nostri occhi colgono della realtà
circostante. Il naturalismo, in pittura, può essere definito
come la riproduzione che più si avvicina a quella sensoriale
del nostro occhio. Vi sono delle leggi ottiche molto precise,
che regolano la nostra vista. L’occhio raccoglie i raggi visivi