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HEURESIS IX Sezione di Scienze Storiche 14 ti CIQEB
18

La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico

May 04, 2023

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Page 1: La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico

HEURESIS

IX

Politica e saluteSezione di Scienze Storiche Dalla polizia medica all' igiene

14

A cura diClaudia Pancino

tiCIQEB

Page 2: La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico

HEURESIS

IX

Politica e saluteSezione di Scienze Storiche Dalla polizia medica all' igiene

14

A cura diClaudia Pancino

tiCIQEB

Page 3: La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico

© 2003 by CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15%di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68,comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall'accordo stipulato tra SIAE,AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO,CONFESERCENTI il18 dicembre 2000.

Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a se-guito di specifica autorizzazione rilasciata dall'editore.

Volume pubblicato con il contributodel Dipartimento di discipline storichedell'Università di Bologna

Pancino, ClaudiaPolitica e salute. Dalla polizia medica all'igiene / a cura di Claudia Pancino. - Bologna:

CLUEB,2003201 p. ; ill. ; 22 cm.(Heuresis. 9., Sez. scienze storiche; 14)ISBN 88-491-2209-8

CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna40126 Bologna - Via Marsala 31Te\. 051 220736 - Fax 051237758www.c\ueb.com

INDICE

pago

Introduzione, di Claudia Pancino 7

Alle origini della moderna polizia medica: il progetto di Johann PeterFrank, di Anna Parma . 19

La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico,di Francesco Carnevale e Alberto Baldasseroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31

Le statistiche della salute: dalla «normalità» ai servizi, di Marco Geddesda Filicaia 45

Un'Italia senza "macchia": risanamento del territorio tra geografia,medicina e igiene, di Carla Giovannini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65

Medicina, eserciti e battaglie: uno sguardo attraverso i secoli, diGiuseppe Olmi . 77

«L'igiene in Parlamento». Il difficile debutto dell'igienismo in Italia(1861-1877), di Massimiliano Panarari . 99

Note sulla legge sanitaria del 1888, di Claudia Pancino . . . . . . . . . . . . . . 119

Gioie e dolori della salute pubblica in Francia (1848-1945), di LionMurard e Patrick Zylberman 131

Mortalità ed autorità pubblica: il caso di Fratta Polesine nella primametà dell'Ottocento, di Marco De Poli 147

Poveri e ospedale: il Sant'Orsola a Bologna nel Settecento, di Maria Becca 163

Strutture ospedaliere e donne povere: clinica ostetrica e ospizio dimaternità a Bologna nell'Ottocento, di Cristina Caretti . . . . . . . . . . . . . . 187

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© 2003 by CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15%di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68,comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall'accordo stipulato tra SIAE,AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO,CONFESERCENTI il18 dicembre 2000.

Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a se-guito di specifica autorizzazione rilasciata dall'editore.

Volume pubblicato con il contributodel Dipartimento di discipline storichedell'Università di Bologna

Pancino, ClaudiaPolitica e salute. Dalla polizia medica all'igiene / a cura di Claudia Pancino. - Bologna:

CLUEB,2003201 p. ; ill. ; 22 cm.(Heuresis. 9., Sez. scienze storiche; 14)ISBN 88-491-2209-8

CLUEBCooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna40126 Bologna - Via Marsala 31Te\. 051 220736 - Fax 051237758www.c\ueb.com

INDICE

pago

Introduzione, di Claudia Pancino 7

Alle origini della moderna polizia medica: il progetto di Johann PeterFrank, di Anna Parma . 19

La salute dei lavoratori in Italia dopo l'Unità: un bilancio storiografico,di Francesco Carnevale e Alberto Baldasseroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31

Le statistiche della salute: dalla «normalità» ai servizi, di Marco Geddesda Filicaia 45

Un'Italia senza "macchia": risanamento del territorio tra geografia,medicina e igiene, di Carla Giovannini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65

Medicina, eserciti e battaglie: uno sguardo attraverso i secoli, diGiuseppe Olmi . 77

«L'igiene in Parlamento». Il difficile debutto dell'igienismo in Italia(1861-1877), di Massimiliano Panarari . 99

Note sulla legge sanitaria del 1888, di Claudia Pancino . . . . . . . . . . . . . . 119

Gioie e dolori della salute pubblica in Francia (1848-1945), di LionMurard e Patrick Zylberman 131

Mortalità ed autorità pubblica: il caso di Fratta Polesine nella primametà dell'Ottocento, di Marco De Poli 147

Poveri e ospedale: il Sant'Orsola a Bologna nel Settecento, di Maria Becca 163

Strutture ospedaliere e donne povere: clinica ostetrica e ospizio dimaternità a Bologna nell'Ottocento, di Cristina Caretti . . . . . . . . . . . . . . 187

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professionale: «Il rametto di un albero che piantai quale fondatore dellapolizia medica, a distanza di non molto tempo, è cresciuto fino a diventa-re una quercia che allarga i suoi rami in Europa e porta frutti che non misarei sinceramente aspettato sarebbero maturati così in fretta»?".

Si può affermare che la polizia medica sia stata una delle basi da cuiè iniziata la costruzione dell'igienismo ottocentesco e probabilmente an-che un rilevante riferimento metodologico - soprattutto nel suo statutodi scienza "sistemica" - ma certamente il suo impianto teorico e i tenta-tivi di applicazione alle istituzioni mediche e sociali risultano stretta-mente interdipendenti e circoscritti alle esigenze dei programmi politicidi fine Settecento.

20 La citazione è tratta da J.P. DOLAN, Johann Peter Frank: Father of socialized medici-ne, in «Joumal of the South Carolina Medical Association», 70 (9), 1974, p. 296.

LA SALUTE DEI LAVORATORI IN ITALIA DOPO L'UNITÀ:UN BILANCIO STORIOGRAFICO

di Francesco Carnevale e Alberto Baldasseroni

Nelle pagine che seguono si tenterà di realizzare una panoramica su-gli studi a carattere storico che si sono occupati direttamente e precipua-mente di descrivere le condizioni di lavoro e le malattie dei lavoratorinei diversi periodi, a partire dall'Unità d'Italia in poi, prendendo in con-siderazione, secondo i punti di vista adottati, oltre che i diretti protago-nisti, anche gli altri soggetti, istituzionali e non, coinvolti in un processodi lunga durata.

Un incipit tardivo

Nel 1967 Vincenzo Busacchi e Giuseppe D'Antuono, il primo storicodella medicina, il secondo medico del lavoro, svolgono, al XXIII Con-gresso Nazionale della Società di Storia della Medicina, una relazionedal titolo La Medicina del Lavoro nei suoi sviluppi storici incentrata suRamazzini, sulle origini e sugli sviluppi della legislazione di medicinadel lavoro e sull'insegnamento autonomo della disciplina in Italia'. Sipuò sostenere che questo lavoro rappresenti una sorta di spartiacque trauna tradizione di studi "accademici" nel campo della storia della medici-na del lavoro, che annoverava soprattutto saggi di storia interna preva-lentemente agiografica della disciplina e dei suoi protagonisti, e un pe-riodo, quello successivo, di grande fervore, anche ideologico, nei con-fronti della salute dei lavoratori. L'elaborato dei due studiosi bolognesiviene, a ragione, considerato l'apice del primo filone delineato che mo-stra una sorprendente continuità nell'attraversare, sostanzialmente in-

1 V. BUSACCHI- G. D'ANTUoNo, La medicina del lavoro nei suoi sviluppi storici, in Attidel XXIII Congresso nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina, Modena 22-24 settembre 1967, Roma 1967, pp. 1-106.

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denne da revisioni, la turbolenta prima metà del Novecento. La biblio-grafia riportata nella relazione di Busacchi e D'Antuono è tutta internaalla medicina del lavoro ed alla storia della medicina; più abbondante ri-sulta quella sulla silicosi e sulla anchilostomiasi, e quella relativa allevarie commemorazioni ramazziniane ed ai necrologi dei maestri. Sonoevocati due soli lavori a carattere storico, quello di Luigi Carozzi - unmedico che autorevolmente aveva calcato le scene della medicina del la-voro nazionale (con Luigi Devoto a Milano) ed internazionale (a Gine-vra, presso l'Ufficio Internazionale del Lavoro) sin dall'inizio del secolo- Storia delle Malattie Professionali? ed un secondo del brillante storicodella medicina Adalberto Pazzini, Cenni storici della medicina dellavoro".

Fino a quel momento nessun contatto si era realizzato fra il versantedegli studi dedicati al movimento operaio e socialista, in grande svilup-po negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, e que-sto genere di ricerche, centrate sul tema delle malattie e degli infortunida lavoro. Lo stesso Del Carria che scrive una storia non allineata, "dalbasso", del proletariato, trascura del tutto i problemi della salute, forsetroppo preso dal seguire il filo di complicate trame di rivoluzionisociali".

Nel 1972 la pubblicazione del libro di Stefano Merli Proletariato difabbrica e sistema industriale. Il caso italiano 1880-19005 sortisce uneffetto dirompente, proponendo risultati della ricerca d'inedita impor-tanza sia sul piano delle fonti esplorate, mai lette dal punto di vista dellecondizioni di vita e di malattia delle classi subalterne, sia sul piano dellametodologia della ricerca. Anche se il periodo analizzato copre solamen-te gli ultimi venti anni del XIX secolo, l'influenza del lavoro di Merli sututta la successiva ricerca storica nel campo della salute dei lavoratori èenorme. L'influenza viene amplificata dalla sintonia che instaura con itempi nei quali si colloca e con alcuni tratti ideologici prevalenti nel-l'ambito della cultura e della politica di quel pezzo di società maggior-mente attenta alle istanze della sinistra e del movimento operaio.

2 L CAROZZI, Storia delle malattie professionali, in «Rassegna della Previdenza Socia-le», 1, 1930, pp. 1-24.

3 A. PAZZINI, Cenni storici di medicina del lavoro, in «Lavoro Umano», 6, 1964, pp.501-514.

4 R. DEL CARRIA, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal1860 al 1950, 2 voll., Milano 1966.

5 S. MERLI, Proletariato di fabbrica e sistema industriale. Il caso italiano 1880-1900,Firenze 1972.

33

Uno dei primi prodotti di questo nuovo filone è senz'altro rappresen-tato da una serie di saggi che escono principalmente, ma non solo, sullarivista «Classe» e che approfondiscono gli spunti presenti nel saggio diMerli, affrontando aspetti di storia della salute operaia, ma anche di sto-ria sociale delle malattie da lavoro". Il libro di Merli catalizza una rea-zione d'amalgama fra punti di vista che fino a quel momento avevanovissuto separatamente. Il collante che tiene insieme tutte le parti delgrande mosaico in via di formazione è rappresentato da una lettura inchiave ideologica dei fatti, applicata con estrema rigidità".

Un evento più maturo ed armonico di quello stesso periodo di studilo offre tuttavia Franco Della Peruta attraverso il corpus degli scritti suoie della sua scuola, a partire da Braccianti e contadini nella Valle Padana1880-19058 e dall'esemplare saggio Aspetti della società italiana nell'e-tà della Restaurazione, uscito su «Studi Storici» del 19769. Lo storicomilanese, utilizzando trascurate testimonianze dell' epoca comparse inriviste quali gli «Annali Universali di Statistica» e gli «Annali Universa-li di Medicina» documenta - e non era cosa scontata per la storiografiadi quei tempi - come il passaggio dalle piccole filande annesse alle casecoloniche o alle dimore padronali di campagna agli opifici che utilizza-vano la forza a vapore andasse di pari passo con l'aggravamento dellecondizioni di lavoro, a conferma che la prima fase di sviluppo industria-le nel nostro paese come in altri, ebbe conseguenze deleterie sulla salutedei lavoratori coinvolti. Prodotti più originali, anche in riferimento allefonti utilizzate, ma frutto di questa impostazione della ricerca storicadebbono essere considerati alcuni titoli della collana "I Nuovi Testi - Leclassi subalterne" diretta da Stefano Merli, dell' editore Feltrinelli, uscitiverso la fine degli anni settanta, tra i quali emerge per chiarezza d'im-pianto e qualità della documentazione il testo di Maria Vittoria Balle-strero e Renato Levrero, Genocidio perfetto. Industrializzazione e forzalavoro nel Lecchese, 1840-187010•

6 L. DODI OSNAGHI, I medici e la fabbrica: prime linee di ricerca, in «Classe», 15,1978, pp. 21-65.

7 F. CARNEVALE, La patologia da lavoro nella storia del capitale, in «Classe», 15,1978, pp. 3-20.

8 S. GIACOBBI [ET ALlI], Braccianti e contadini nella Valle Padana 1880-1905, Roma1975.

9 F. DELLA PERUTA,Aspetti della società italiana nell'età della Restaurazione, in «Stu-di Storici», 17, 1976, pp. 27-68.

IO M.V. BALLESTRERO- R. LEVRERO, Genocidio perfetto. Industrializzazione e forza la-voro nel Lecchese 1840-1870, Milano 1979.

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denne da revisioni, la turbolenta prima metà del Novecento. La biblio-grafia riportata nella relazione di Busacchi e D'Antuono è tutta internaalla medicina del lavoro ed alla storia della medicina; più abbondante ri-sulta quella sulla silicosi e sulla anchilostomiasi, e quella relativa allevarie commemorazioni ramazziniane ed ai necrologi dei maestri. Sonoevocati due soli lavori a carattere storico, quello di Luigi Carozzi - unmedico che autorevolmente aveva calcato le scene della medicina del la-voro nazionale (con Luigi Devoto a Milano) ed internazionale (a Gine-vra, presso l'Ufficio Internazionale del Lavoro) sin dall'inizio del secolo- Storia delle Malattie Professionali? ed un secondo del brillante storicodella medicina Adalberto Pazzini, Cenni storici della medicina dellavoro".

Fino a quel momento nessun contatto si era realizzato fra il versantedegli studi dedicati al movimento operaio e socialista, in grande svilup-po negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, e que-sto genere di ricerche, centrate sul tema delle malattie e degli infortunida lavoro. Lo stesso Del Carria che scrive una storia non allineata, "dalbasso", del proletariato, trascura del tutto i problemi della salute, forsetroppo preso dal seguire il filo di complicate trame di rivoluzionisociali".

Nel 1972 la pubblicazione del libro di Stefano Merli Proletariato difabbrica e sistema industriale. Il caso italiano 1880-19005 sortisce uneffetto dirompente, proponendo risultati della ricerca d'inedita impor-tanza sia sul piano delle fonti esplorate, mai lette dal punto di vista dellecondizioni di vita e di malattia delle classi subalterne, sia sul piano dellametodologia della ricerca. Anche se il periodo analizzato copre solamen-te gli ultimi venti anni del XIX secolo, l'influenza del lavoro di Merli sututta la successiva ricerca storica nel campo della salute dei lavoratori èenorme. L'influenza viene amplificata dalla sintonia che instaura con itempi nei quali si colloca e con alcuni tratti ideologici prevalenti nel-l'ambito della cultura e della politica di quel pezzo di società maggior-mente attenta alle istanze della sinistra e del movimento operaio.

2 L CAROZZI, Storia delle malattie professionali, in «Rassegna della Previdenza Socia-le», 1, 1930, pp. 1-24.

3 A. PAZZINI, Cenni storici di medicina del lavoro, in «Lavoro Umano», 6, 1964, pp.501-514.

4 R. DEL CARRIA, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi subalterne italiane dal1860 al 1950, 2 voll., Milano 1966.

5 S. MERLI, Proletariato di fabbrica e sistema industriale. Il caso italiano 1880-1900,Firenze 1972.

33

Uno dei primi prodotti di questo nuovo filone è senz'altro rappresen-tato da una serie di saggi che escono principalmente, ma non solo, sullarivista «Classe» e che approfondiscono gli spunti presenti nel saggio diMerli, affrontando aspetti di storia della salute operaia, ma anche di sto-ria sociale delle malattie da lavoro". Il libro di Merli catalizza una rea-zione d'amalgama fra punti di vista che fino a quel momento avevanovissuto separatamente. Il collante che tiene insieme tutte le parti delgrande mosaico in via di formazione è rappresentato da una lettura inchiave ideologica dei fatti, applicata con estrema rigidità".

Un evento più maturo ed armonico di quello stesso periodo di studilo offre tuttavia Franco Della Peruta attraverso il corpus degli scritti suoie della sua scuola, a partire da Braccianti e contadini nella Valle Padana1880-19058 e dall'esemplare saggio Aspetti della società italiana nell'e-tà della Restaurazione, uscito su «Studi Storici» del 19769. Lo storicomilanese, utilizzando trascurate testimonianze dell' epoca comparse inriviste quali gli «Annali Universali di Statistica» e gli «Annali Universa-li di Medicina» documenta - e non era cosa scontata per la storiografiadi quei tempi - come il passaggio dalle piccole filande annesse alle casecoloniche o alle dimore padronali di campagna agli opifici che utilizza-vano la forza a vapore andasse di pari passo con l'aggravamento dellecondizioni di lavoro, a conferma che la prima fase di sviluppo industria-le nel nostro paese come in altri, ebbe conseguenze deleterie sulla salutedei lavoratori coinvolti. Prodotti più originali, anche in riferimento allefonti utilizzate, ma frutto di questa impostazione della ricerca storicadebbono essere considerati alcuni titoli della collana "I Nuovi Testi - Leclassi subalterne" diretta da Stefano Merli, dell' editore Feltrinelli, uscitiverso la fine degli anni settanta, tra i quali emerge per chiarezza d'im-pianto e qualità della documentazione il testo di Maria Vittoria Balle-strero e Renato Levrero, Genocidio perfetto. Industrializzazione e forzalavoro nel Lecchese, 1840-187010•

6 L. DODI OSNAGHI, I medici e la fabbrica: prime linee di ricerca, in «Classe», 15,1978, pp. 21-65.

7 F. CARNEVALE, La patologia da lavoro nella storia del capitale, in «Classe», 15,1978, pp. 3-20.

8 S. GIACOBBI [ET ALlI], Braccianti e contadini nella Valle Padana 1880-1905, Roma1975.

9 F. DELLA PERUTA,Aspetti della società italiana nell'età della Restaurazione, in «Stu-di Storici», 17, 1976, pp. 27-68.

IO M.V. BALLESTRERO- R. LEVRERO, Genocidio perfetto. Industrializzazione e forza la-voro nel Lecchese 1840-1870, Milano 1979.

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La ricerca si organizza

Nel 1977 si svolge a Fiesole, organizzato dal Centro Italiano di StudiOspedalieri CCISO) un seminario di studio dal titolo programmatico"Storia della sanità in Italia - Metodo e indicazioni di ricerca", che rap-presenta una pietra miliare sia in termini di bilancio consuntivo, ma so-prattutto di dichiarazione d'intenti nel campo della storia della sanità ita-liana". Si coglie in pieno la distinzione fra una tradizionale e poco at-traente "storia della medicina" e una rinnovata storia sociale della sanità,della salute e del progresso medico-scientifico. Il tema specifico dellasalute dei lavoratori è presente in una sola relazione, ma l'impostazionemetodologica complessiva sarà essenziale nei successivi sviluppi deglistudi dedicati a questo argomento.

Le raccomandazioni contenute nel documento conclusivo del semi-nario non rimangono lettera morta, in particolare per quanto riguardaquello dello studio «... dei livelli e delle condizioni di salute a partiredalla prima rivoluzione industriale e in relazione a tale sviluppo: proble-ma che va affrontato oggettivamente con un'analisi che tende a spostarsiverso una maggiore conoscenza del contemporaneo in cui si sono mani-festate forti spinte per la tutela della salute», nonché il rapporto fra pro-fessione medica e movimento operaio.

Un primo frutto, precoce, è possibile coglierlo in un volumetto, conbuona iconografia, di facile lettura, non a caso edito da un ente dellaConfederazione Nazionale dell' Artigianato, Cenni storici di patologiadel lavoro 12. Gli autori, due studenti dell'Università di Roma, hanno la-vorato in quella occasione, ma anche in altre, sotto la guida di GiovanniBerlinguer. Il testo ebbe una buona diffusione sia tra gli esperti dellamateria, sia tra gli studenti e i militanti della prevenzione.

Ma i risultati più completi di quella stagione si ebbero nel congressodi Pavia del 1981 promosso dall'Istituto Lombardo per la Storia del Mo-vimento di liberazione e dal CISO dal titolo "Salute e classi lavoratriciin Italia dall'Unità al fascìsmo't'". Il convegno mobilita la quasi totalitàdegli studiosi attivi in quegli anni in generale sulla storia della sanità edanche in quello della salute operaia. In certi campi i contributi presentati

Il CENTRO ITALIANODI STORIA OSPEDALIERA,Storia della sanità in Italia: metodo ed in-dicazioni di ricerca, Roma 1978.

12 P. CONTI - A. SMARGIASSE, Cenni storici di patologia del lavoro, Roma 1979.13 M.L. BETRI - L. GIGLI MARCHETTI (edd), Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Uni-

tà alfascismo, Milano 1982.

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appaiono esaurienti e completi, come nel caso dei due saggi che descri-vono gli infortuni dei lavoratori e la loro rilevanza sociale 14; in altri casisi portano a conoscenza di un più ampio pubblico i risultati preliminaridi studi in corso che sfoceranno di lì a poco tempo in fondamentali mo-nografie su categorie professionali o mestieri, compresi i rischi ad essicollegati"; in altri campi infine si fa capire che rimane molto lavoro dafare e il materiale presentato consente solamente un primo approccio alproblema, come per esempio nell'unico saggio che si occupa del rappor-to fra professione medica e salute dei lavoratori 16, o come sul tema delruolo delle istituzioni nei confronti della salute dei lavoratori 17. Dopo il1981 in effetti molti contributi compariranno oltre che nella collana"Studi e ricerche storiche" di Franco Angeli Editore su riviste quali«Studi Storici», «Storia Urbana», «Società e Storia», «Sanità ScienzaStoria».

A questo punto lo scenario si è molto allargato; infatti bisogna tenereconto anche di un contributo parallelo ma sicuramente complementare aquello rappresentato dal convegno di Pavia. Si vuole fare riferimento allavoro che Giulio Sapelli ha saputo coagulare attorno agli Annali Gian-giacomo Feltrinelli e pubblicato, sempre nel 1981, con il titolo La Clas-se operaia durante il fascismo 18 dove, per 1'argomento di cui si sta trat-tando risultano di particolare interesse, tra gli altri, i contributi di MariaLuisa Dodi e di Bruna Bianchi".

14 R. ROMANO, Gli industriali e la prevenzione degli infortuni sul lavoro (1894-1914) eA. LONNI, Fatalità o responsabilità? Le "jatture" degli infortuni sul lavoro. La legge del1898, entrambi in Salute e classi lavoratrici, cit., pp. 129-146 e 737-762.

15 L. GIGLI MARCHETTl, Le malattie dei tipografi dall'Unità all'età giolittiana e P. SOR-CINELLI, Il "bacio della morte". Lavoro femminile e tubercolosi nelle filande marchigiane(1900-1930): indicazioni di ricerca e primi risultati, entrambi in Salute e classi lavoratrici,cit., pp. 39-54 e 147-164.

16 A. CARBONINl, Luigi Devoto e la Clinica del Lavoro di Milano, in Salute e classi la-voratrici, cit., pp. 489-516.

17 G. TORE, Miniere, lavoro e malattie nell'Italia post-unitaria (1860-1915) e C. VA-LENTI, Condizioni di vita, alimentazione e salute di un centro agricolo-minerario siciliano(Grotte) nel ventennio successivo all'Unità, entrambi in Salute e classi lavoratrici, cit., pp.351-360.

18 G. SAPELLI (ed), La classe operaia durante il fascismo, Milano 1981c.19 L. DODI, Aspetti della condizione operaia e della nocività attraverso le riviste di Me-

dicina del Lavoro e B. BIANCl-ll, I Tessili: lavoro, salue, conflitti, entrambi in G. SAPELLI(ed), La classe operaia, cit., pp. 231-283 e pp. 973-1070.

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La ricerca si organizza

Nel 1977 si svolge a Fiesole, organizzato dal Centro Italiano di StudiOspedalieri CCISO) un seminario di studio dal titolo programmatico"Storia della sanità in Italia - Metodo e indicazioni di ricerca", che rap-presenta una pietra miliare sia in termini di bilancio consuntivo, ma so-prattutto di dichiarazione d'intenti nel campo della storia della sanità ita-liana". Si coglie in pieno la distinzione fra una tradizionale e poco at-traente "storia della medicina" e una rinnovata storia sociale della sanità,della salute e del progresso medico-scientifico. Il tema specifico dellasalute dei lavoratori è presente in una sola relazione, ma l'impostazionemetodologica complessiva sarà essenziale nei successivi sviluppi deglistudi dedicati a questo argomento.

Le raccomandazioni contenute nel documento conclusivo del semi-nario non rimangono lettera morta, in particolare per quanto riguardaquello dello studio «... dei livelli e delle condizioni di salute a partiredalla prima rivoluzione industriale e in relazione a tale sviluppo: proble-ma che va affrontato oggettivamente con un'analisi che tende a spostarsiverso una maggiore conoscenza del contemporaneo in cui si sono mani-festate forti spinte per la tutela della salute», nonché il rapporto fra pro-fessione medica e movimento operaio.

Un primo frutto, precoce, è possibile coglierlo in un volumetto, conbuona iconografia, di facile lettura, non a caso edito da un ente dellaConfederazione Nazionale dell' Artigianato, Cenni storici di patologiadel lavoro 12. Gli autori, due studenti dell'Università di Roma, hanno la-vorato in quella occasione, ma anche in altre, sotto la guida di GiovanniBerlinguer. Il testo ebbe una buona diffusione sia tra gli esperti dellamateria, sia tra gli studenti e i militanti della prevenzione.

Ma i risultati più completi di quella stagione si ebbero nel congressodi Pavia del 1981 promosso dall'Istituto Lombardo per la Storia del Mo-vimento di liberazione e dal CISO dal titolo "Salute e classi lavoratriciin Italia dall'Unità al fascìsmo't'". Il convegno mobilita la quasi totalitàdegli studiosi attivi in quegli anni in generale sulla storia della sanità edanche in quello della salute operaia. In certi campi i contributi presentati

Il CENTRO ITALIANODI STORIA OSPEDALIERA,Storia della sanità in Italia: metodo ed in-dicazioni di ricerca, Roma 1978.

12 P. CONTI - A. SMARGIASSE, Cenni storici di patologia del lavoro, Roma 1979.13 M.L. BETRI - L. GIGLI MARCHETTI (edd), Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Uni-

tà alfascismo, Milano 1982.

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appaiono esaurienti e completi, come nel caso dei due saggi che descri-vono gli infortuni dei lavoratori e la loro rilevanza sociale 14; in altri casisi portano a conoscenza di un più ampio pubblico i risultati preliminaridi studi in corso che sfoceranno di lì a poco tempo in fondamentali mo-nografie su categorie professionali o mestieri, compresi i rischi ad essicollegati"; in altri campi infine si fa capire che rimane molto lavoro dafare e il materiale presentato consente solamente un primo approccio alproblema, come per esempio nell'unico saggio che si occupa del rappor-to fra professione medica e salute dei lavoratori 16, o come sul tema delruolo delle istituzioni nei confronti della salute dei lavoratori 17. Dopo il1981 in effetti molti contributi compariranno oltre che nella collana"Studi e ricerche storiche" di Franco Angeli Editore su riviste quali«Studi Storici», «Storia Urbana», «Società e Storia», «Sanità ScienzaStoria».

A questo punto lo scenario si è molto allargato; infatti bisogna tenereconto anche di un contributo parallelo ma sicuramente complementare aquello rappresentato dal convegno di Pavia. Si vuole fare riferimento allavoro che Giulio Sapelli ha saputo coagulare attorno agli Annali Gian-giacomo Feltrinelli e pubblicato, sempre nel 1981, con il titolo La Clas-se operaia durante il fascismo 18 dove, per 1'argomento di cui si sta trat-tando risultano di particolare interesse, tra gli altri, i contributi di MariaLuisa Dodi e di Bruna Bianchi".

14 R. ROMANO, Gli industriali e la prevenzione degli infortuni sul lavoro (1894-1914) eA. LONNI, Fatalità o responsabilità? Le "jatture" degli infortuni sul lavoro. La legge del1898, entrambi in Salute e classi lavoratrici, cit., pp. 129-146 e 737-762.

15 L. GIGLI MARCHETTl, Le malattie dei tipografi dall'Unità all'età giolittiana e P. SOR-CINELLI, Il "bacio della morte". Lavoro femminile e tubercolosi nelle filande marchigiane(1900-1930): indicazioni di ricerca e primi risultati, entrambi in Salute e classi lavoratrici,cit., pp. 39-54 e 147-164.

16 A. CARBONINl, Luigi Devoto e la Clinica del Lavoro di Milano, in Salute e classi la-voratrici, cit., pp. 489-516.

17 G. TORE, Miniere, lavoro e malattie nell'Italia post-unitaria (1860-1915) e C. VA-LENTI, Condizioni di vita, alimentazione e salute di un centro agricolo-minerario siciliano(Grotte) nel ventennio successivo all'Unità, entrambi in Salute e classi lavoratrici, cit., pp.351-360.

18 G. SAPELLI (ed), La classe operaia durante il fascismo, Milano 1981c.19 L. DODI, Aspetti della condizione operaia e della nocività attraverso le riviste di Me-

dicina del Lavoro e B. BIANCl-ll, I Tessili: lavoro, salue, conflitti, entrambi in G. SAPELLI(ed), La classe operaia, cit., pp. 231-283 e pp. 973-1070.

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Il bilancio di una stagione "produttiva"

Ben si attaglia ai risultati di questa stagione il giudizio più generale,sostanzialmente positivo, formulato qualche anno dopo da Paolo Sorcinel-li, circa lo stato dell'arte nel campo degli studi su questi temi: «Il bilanciopuò, malgrado tutto, considerarsi soddisfacente, se non altro per il ritardoche la storiografia italiana accusava in questo campo alcuni anni fa neiconfronti della ricerca storica francese e inglese, in particolare nei con-fronti dei contributi delle "Annales E.S.c." e di "Population Studies?»?',

A suggello di questa ricca stagione di studi si pongono i testi del vo-lume monografico degli Annali 7 della einaudiana Storia d'Italia noncasualmente coordinata da Franco Della Peruta" e la prima parte dell' o-pera di Giorgio Cosmacini destinata a completarsi con altri due volumi,opera capace effettivamente di delineare una nuova o meglio la primaStoria della medicina e della sanità in Italia'': Vertici di una storiografiasulla salute e sanità pubblica, i due testi risultano idonei a creare un af-fresco nel quale il tema della salute specifica dei lavoratori si fonde inquello della popolazione più in generale.

Nel 1993, Tommaso Detti compie autorevolmente una vera e propriaepicrisi dello stato degli studi sulla storia della salute ed anche, specifica-tamente, della salute dei lavoratori. I suoi giudizi sono illuminanti e per-tanto torna conto riprenderli ampiamente. Secondo Detti - che in questocaso mutua un giudizio già espresso da Della Peruta che evidentementefaceva riferimento ad un'esigenza degli anni o dei decenni passati - eravero in assoluto che «quello della storia delle malattie professionali ... èun settore sul quale la storiografia italiana più aperta alle tematiche diuna "storia sociale", che non voglia confinarsi in una "microanalisi" dicorto respiro, ma voglia contribuire a chiarire le radici lontane di proble-mi e fenomeni che hanno inciso e incidono nel concreto definirsi della at-tuale realtà del nostro paese, dovrebbe impegnarsi più a fondo di quantonon sia accadutov". Lo storico non può tuttavia fare a meno di registrare,nonostante le date più vicine (agli inizi degli anni '90) di alcuni studi ori-ginali, come per esempio quelli sulle istituzioni ospedaliere, sull'emigra-

20 P. SORCINELLI,Per una storia della malattia in Italia, in «Sanità Scienza e Storia», 2,1984, p. 89.

21 Storia d'Italia Einaudi, Annali n. 7, Malattia e medicina, a cura di F. DELLA PERUTA,Torino 1984.

22 G. COSMACINI,Storia della medicina e della sanità in Italia, Roma - Bari 1987.23 T. DETIl, Salute, società e stato nell'Italia liberale, Milano 1993, p. 38.

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zione transoceanica e sull'organizzazione sanitaria militare e d'importan-ti "metanalisi" o riproposizioni di studi sulla storia della sanità, il proble-ma di una possibile «caduta verticale degli interessi degli storici per i te-mi della malattia, della medicina e dell' assistenza sanitaria» ed anche peri temi della salute correlata con il lavoro. Quindi, ragionando sul fenome-no sembra concordare con Maria Luisa Betri quando parla della conclu-sione di un «ciclo vitale» degli studi avviati a metà degli anni '70, che inseguito hanno manifestato «un calo di intensità e di originalità», e ciò an-che all'interno delle iniziative promosse dal CISO avendo ripreso forza«una storiografia medica non molto diversa da quella sulla cui criticaaveva poggiato il rinnovamento della prima metà degli anni '70». Il feno-meno affermato si a metà degli anni ' 80, si domanda Detti, ha le sue pre-messe in alcune caratteristiche degli studi del decennio precedente oppu-re debbono essere riconosciute altre cause? Ipotizza alcune di queste cau-se; i limiti dello specialismo, l'assenza di un vero fulcro problematico, lafine di una moda ed anche resistenza di una produzione già pletorica.Ma la chiosa che Detti appone a conclusione della sua analisi appare piùconfortante e si addice anche agli studi storici sul rapporto tra salute e la-voro: «... più in generale, si direbbe che la parabola degli studi di storiasanitaria nel nostro paese non faccia che confermare l'opinione di chi haravvisato nelle tendenze sviluppatesi dopo la metà degli anni '70 una sor-ta di omologazione della storiografia italiana a quella degli altri paesi. Sedavvero si può parlare della "fine del caso italiano", allora non può sor-prendere né essere motivo di rammarico che - divenuta infine parte dellastoria - quella della storia medicina e della sanità sia ormai né più né me-no che "una storia tra tante'?»?'.

Le tendenze degli anni più recenti

La visione «confortante» espressa da Tommaso Detti potrebbe affer-marsi; è da dire tuttavia che la pur abbondante saggistica degli ultimiquattro-cinque anni sui centenari delle varie Camere del Lavoro nonsoddisfa del tutto tale auspicio". La stessa cosa potrebbe essere detta per

24 T. DETIl, Ibidem, p. 49.25 Tra gli altri: A. BALLONE - C. DELLAVALLE- M. GRANDINETIl, Il tempo della lotta e

dell'organizzazione. Linee di storia della Camera del Lavoro di Torino, Milano 1992; M.CARRAI, Ad Empoli da cent'anni. La Camera del Lavoro di Empoli, 1901-2001, Roma2002; Cento anni di storia delle camere del lavoro in Emilia Romagna, in «Inchiesta», 31,2001, pp. 133-134.

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Il bilancio di una stagione "produttiva"

Ben si attaglia ai risultati di questa stagione il giudizio più generale,sostanzialmente positivo, formulato qualche anno dopo da Paolo Sorcinel-li, circa lo stato dell'arte nel campo degli studi su questi temi: «Il bilanciopuò, malgrado tutto, considerarsi soddisfacente, se non altro per il ritardoche la storiografia italiana accusava in questo campo alcuni anni fa neiconfronti della ricerca storica francese e inglese, in particolare nei con-fronti dei contributi delle "Annales E.S.c." e di "Population Studies?»?',

A suggello di questa ricca stagione di studi si pongono i testi del vo-lume monografico degli Annali 7 della einaudiana Storia d'Italia noncasualmente coordinata da Franco Della Peruta" e la prima parte dell' o-pera di Giorgio Cosmacini destinata a completarsi con altri due volumi,opera capace effettivamente di delineare una nuova o meglio la primaStoria della medicina e della sanità in Italia'': Vertici di una storiografiasulla salute e sanità pubblica, i due testi risultano idonei a creare un af-fresco nel quale il tema della salute specifica dei lavoratori si fonde inquello della popolazione più in generale.

Nel 1993, Tommaso Detti compie autorevolmente una vera e propriaepicrisi dello stato degli studi sulla storia della salute ed anche, specifica-tamente, della salute dei lavoratori. I suoi giudizi sono illuminanti e per-tanto torna conto riprenderli ampiamente. Secondo Detti - che in questocaso mutua un giudizio già espresso da Della Peruta che evidentementefaceva riferimento ad un'esigenza degli anni o dei decenni passati - eravero in assoluto che «quello della storia delle malattie professionali ... èun settore sul quale la storiografia italiana più aperta alle tematiche diuna "storia sociale", che non voglia confinarsi in una "microanalisi" dicorto respiro, ma voglia contribuire a chiarire le radici lontane di proble-mi e fenomeni che hanno inciso e incidono nel concreto definirsi della at-tuale realtà del nostro paese, dovrebbe impegnarsi più a fondo di quantonon sia accadutov". Lo storico non può tuttavia fare a meno di registrare,nonostante le date più vicine (agli inizi degli anni '90) di alcuni studi ori-ginali, come per esempio quelli sulle istituzioni ospedaliere, sull'emigra-

20 P. SORCINELLI,Per una storia della malattia in Italia, in «Sanità Scienza e Storia», 2,1984, p. 89.

21 Storia d'Italia Einaudi, Annali n. 7, Malattia e medicina, a cura di F. DELLA PERUTA,Torino 1984.

22 G. COSMACINI,Storia della medicina e della sanità in Italia, Roma - Bari 1987.23 T. DETIl, Salute, società e stato nell'Italia liberale, Milano 1993, p. 38.

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zione transoceanica e sull'organizzazione sanitaria militare e d'importan-ti "metanalisi" o riproposizioni di studi sulla storia della sanità, il proble-ma di una possibile «caduta verticale degli interessi degli storici per i te-mi della malattia, della medicina e dell' assistenza sanitaria» ed anche peri temi della salute correlata con il lavoro. Quindi, ragionando sul fenome-no sembra concordare con Maria Luisa Betri quando parla della conclu-sione di un «ciclo vitale» degli studi avviati a metà degli anni '70, che inseguito hanno manifestato «un calo di intensità e di originalità», e ciò an-che all'interno delle iniziative promosse dal CISO avendo ripreso forza«una storiografia medica non molto diversa da quella sulla cui criticaaveva poggiato il rinnovamento della prima metà degli anni '70». Il feno-meno affermato si a metà degli anni ' 80, si domanda Detti, ha le sue pre-messe in alcune caratteristiche degli studi del decennio precedente oppu-re debbono essere riconosciute altre cause? Ipotizza alcune di queste cau-se; i limiti dello specialismo, l'assenza di un vero fulcro problematico, lafine di una moda ed anche resistenza di una produzione già pletorica.Ma la chiosa che Detti appone a conclusione della sua analisi appare piùconfortante e si addice anche agli studi storici sul rapporto tra salute e la-voro: «... più in generale, si direbbe che la parabola degli studi di storiasanitaria nel nostro paese non faccia che confermare l'opinione di chi haravvisato nelle tendenze sviluppatesi dopo la metà degli anni '70 una sor-ta di omologazione della storiografia italiana a quella degli altri paesi. Sedavvero si può parlare della "fine del caso italiano", allora non può sor-prendere né essere motivo di rammarico che - divenuta infine parte dellastoria - quella della storia medicina e della sanità sia ormai né più né me-no che "una storia tra tante'?»?'.

Le tendenze degli anni più recenti

La visione «confortante» espressa da Tommaso Detti potrebbe affer-marsi; è da dire tuttavia che la pur abbondante saggistica degli ultimiquattro-cinque anni sui centenari delle varie Camere del Lavoro nonsoddisfa del tutto tale auspicio". La stessa cosa potrebbe essere detta per

24 T. DETIl, Ibidem, p. 49.25 Tra gli altri: A. BALLONE - C. DELLAVALLE- M. GRANDINETIl, Il tempo della lotta e

dell'organizzazione. Linee di storia della Camera del Lavoro di Torino, Milano 1992; M.CARRAI, Ad Empoli da cent'anni. La Camera del Lavoro di Empoli, 1901-2001, Roma2002; Cento anni di storia delle camere del lavoro in Emilia Romagna, in «Inchiesta», 31,2001, pp. 133-134.

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due recenti ponderose storie dell'industria e del lavoro". La lettura di ta-li pubblicazioni non pare abbia consentito di esplorare fonti ed informa-zioni innovative rispetto a quanto già noto sulle condizioni di salute e dimalattia dei lavoratori nelle varie realtà e neanche sulle caratteristichedelle lotte o, in alternativa, sui motivi dell'assenza vera o presunta di lot-te tendenti in qualche modo a controllare gli effetti negativi del lavorosulla salute.

Occorre riconoscere inoltre che se lentamente tale visione prende pie-de, essa procede parallelamente ad una prospettiva per alcuni aspetti«meno confortante», quella preconizzata originariamente da Maria LuisaBetri. E ciò anche perché il CISO perde man mano, capacità di stimolaree organizzare ricerche ed iniziative editoriali. Nell' apparente fase di stasiche caratterizza la prima metà degli anni Novanta, nel panorama dellastoria della salute dei lavoratori sono da registrare alcune novità ed inparticolare pubblicazioni di sicuro interesse per la storia della medicinadel lavoro e la nascita di un organismo denominato "International Net-work for the History of Occupational and Environmental Prevention".

Sul fronte "interno" alla disciplina si registra un rinnovato interesseper la conoscenza della storia novecentesca di questa branca della medi-cina. A cura di Nicolò Castellino - cattedratico di medicina del lavoroall'Università Cattolica di Roma - e dei suoi collaboratori viene compi-lato un testo su «I primi 50 congressi della medicina del lavoro in Italia(1907-1987)>>27.Gastone Marri, Sandra Gloria, Vito Foà e Antonio Grie-co - sindacalisti e attivisti del movimento per la salute operaia i primidue, medici del lavoro gli altri - in occasione di una commemorazionedella Clinica del lavoro "Luigi Devoto" di Milano redigono un «Thesau-rus degli autori e dei soggetti nei primi 52 Congressi di Medicina del la-voro» ". Carlo Zocchetti, ingegnere ed epidemiologo della salute occu-pazionale, pubblica sulla rivista dei medici del lavoro italiani la ricercaLa Medicina del Lavoro, 90 anni di storia editorialeì". Il "protagonista"indiscusso della medicina del lavoro della seconda metà del Novecento,Enrico Vigliani, successore di Luigi Devoto a Milano, scrive una sua

26 Storia d'Italia Einaudi, Annali n. 15, L'industria, a cura di F. AMATORI,Torino 1999 eS. Musso (ed), Trafabbrica e società. Mondi operai nell'Italia del Novecento, Milano 1999.

27 N. CASTELLINO... [et alii], Primi 50 Congressi della Medicina del Lavoro in Italia(1907-1987), suppl. di «Archivio di Scienze del Lavoro», 1988.

28 G. MARRI ... [et alii], Thesaurus degli autori e dei soggetti nei primi 52 Congressi dimedicina del lavoro (1907-1989), Fidenza 1990.

29 C. ZOCCHETI1, La medicina del lavoro, 90 anni di storia editoriale, in «La Medicinadel lavoro», l, 1992, pp. 56-109.

39

biografia scientifica e professionale, Storia e ricordi di 80 di vita dellaClinica del Lavoro di Milano, di grande importanza documentaria'", AFirenze viene pubblicato inoltre un volume collettaneo scritto da moltimedici del lavoro in collaborazione con degli storici di professione,Gaetano Pieraccini medico del lavoro. La salute dei lavoratori in Tosca-na all'inizio del XX secolo", comprendente anche l'analisi di un'impor-tante rivista di medicina del lavoro pubblicata a Firenze tra il 1907 ed il1917, «Il Ramazzini. Giornale italiano di Medicina sociales ".

Attraverso queste pubblicazioni vengono valorizzate fonti bibliogra-fiche poco frequentate dagli storici, ma ricche di importanti testimonian-ze sulle condizioni di vita e di lavoro negli opifici della prima rivoluzio-ne industriale italiana. A suggello di questo filone di studi compare nel1999 una monografia che ha come precipuo obiettivo, così come era av-venuto in altri ambiti e specialmente in quelli più generali, quello di si-stematizzare le conoscenze disponibili nel campo del rapporto lavoro in-dustriale e salute, così da fornire stimoli per gli storici e, soprattutto, co-noscenze organizzate per medici e cultori della materia".

L'lnternational Network for the History of Occupational and Envi-ronmental Prevention (INHOEP) che ha sede e coordinamento presso laClinica del Lavoro "Luigi Devoto" ed è riconosciuto come gruppo ope-rativo dall'lnternational Commission of Occupational Health (ICOH)tiene a Milano un "Seminario Fondativo" nel 1996, i cui atti sono pub-blicati l'anno successivo'". Nel 19981'INHOEP organizza a Roma la "I"International Conference on the History of Occupational and Environ-mental Prevention?" e quindi una seconda conferenza si tiene nel 2001a Norrkoping, in Svezia, in concomitanza con la "4th International Con-ference of the International Network for the History of Public Health".

La valutazione che si può dare di tali iniziative e, più in generale,

30 E.C. VIGLIANI, Storia e ricordi di 80 anni della Clinica del Lavoro di Milano, in «LaMedicina del lavoro», l, 1992, pp. 33-55.

31 F. CARNEVALE- o.a. RAVENNI(edd), Gaetano Pieraccini medico del lavoro. La salu-te dei lavoratori in Toscana all'inizio del Xs" secolo, Firenze 1993.

32 A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,La stagione de "Il Ramazzini. Giornale Italianodi Medicina Sociale" (1907-1917), in ibidem, pp. 75-86.

33 F. CARNEVALE- A. BALDASSERONI,Mal da lavoro. Storia della salute dei lavoratori,Roma - Bari, 1999.

34 A. GRIECO - P.A. BERTAZZI(edd), Per una storiografia italiana della prevenzione oc-cupazionale ed ambientale, Milano 1997.

35 A. GRIECO - S. IAVICOLI- G. BERLINGUER[edd], Contributions to the history of occu-pational and environmental prevention, Amsterdam 1999.

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due recenti ponderose storie dell'industria e del lavoro". La lettura di ta-li pubblicazioni non pare abbia consentito di esplorare fonti ed informa-zioni innovative rispetto a quanto già noto sulle condizioni di salute e dimalattia dei lavoratori nelle varie realtà e neanche sulle caratteristichedelle lotte o, in alternativa, sui motivi dell'assenza vera o presunta di lot-te tendenti in qualche modo a controllare gli effetti negativi del lavorosulla salute.

Occorre riconoscere inoltre che se lentamente tale visione prende pie-de, essa procede parallelamente ad una prospettiva per alcuni aspetti«meno confortante», quella preconizzata originariamente da Maria LuisaBetri. E ciò anche perché il CISO perde man mano, capacità di stimolaree organizzare ricerche ed iniziative editoriali. Nell' apparente fase di stasiche caratterizza la prima metà degli anni Novanta, nel panorama dellastoria della salute dei lavoratori sono da registrare alcune novità ed inparticolare pubblicazioni di sicuro interesse per la storia della medicinadel lavoro e la nascita di un organismo denominato "International Net-work for the History of Occupational and Environmental Prevention".

Sul fronte "interno" alla disciplina si registra un rinnovato interesseper la conoscenza della storia novecentesca di questa branca della medi-cina. A cura di Nicolò Castellino - cattedratico di medicina del lavoroall'Università Cattolica di Roma - e dei suoi collaboratori viene compi-lato un testo su «I primi 50 congressi della medicina del lavoro in Italia(1907-1987)>>27.Gastone Marri, Sandra Gloria, Vito Foà e Antonio Grie-co - sindacalisti e attivisti del movimento per la salute operaia i primidue, medici del lavoro gli altri - in occasione di una commemorazionedella Clinica del lavoro "Luigi Devoto" di Milano redigono un «Thesau-rus degli autori e dei soggetti nei primi 52 Congressi di Medicina del la-voro» ". Carlo Zocchetti, ingegnere ed epidemiologo della salute occu-pazionale, pubblica sulla rivista dei medici del lavoro italiani la ricercaLa Medicina del Lavoro, 90 anni di storia editorialeì". Il "protagonista"indiscusso della medicina del lavoro della seconda metà del Novecento,Enrico Vigliani, successore di Luigi Devoto a Milano, scrive una sua

26 Storia d'Italia Einaudi, Annali n. 15, L'industria, a cura di F. AMATORI,Torino 1999 eS. Musso (ed), Trafabbrica e società. Mondi operai nell'Italia del Novecento, Milano 1999.

27 N. CASTELLINO... [et alii], Primi 50 Congressi della Medicina del Lavoro in Italia(1907-1987), suppl. di «Archivio di Scienze del Lavoro», 1988.

28 G. MARRI ... [et alii], Thesaurus degli autori e dei soggetti nei primi 52 Congressi dimedicina del lavoro (1907-1989), Fidenza 1990.

29 C. ZOCCHETI1, La medicina del lavoro, 90 anni di storia editoriale, in «La Medicinadel lavoro», l, 1992, pp. 56-109.

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biografia scientifica e professionale, Storia e ricordi di 80 di vita dellaClinica del Lavoro di Milano, di grande importanza documentaria'", AFirenze viene pubblicato inoltre un volume collettaneo scritto da moltimedici del lavoro in collaborazione con degli storici di professione,Gaetano Pieraccini medico del lavoro. La salute dei lavoratori in Tosca-na all'inizio del XX secolo", comprendente anche l'analisi di un'impor-tante rivista di medicina del lavoro pubblicata a Firenze tra il 1907 ed il1917, «Il Ramazzini. Giornale italiano di Medicina sociales ".

Attraverso queste pubblicazioni vengono valorizzate fonti bibliogra-fiche poco frequentate dagli storici, ma ricche di importanti testimonian-ze sulle condizioni di vita e di lavoro negli opifici della prima rivoluzio-ne industriale italiana. A suggello di questo filone di studi compare nel1999 una monografia che ha come precipuo obiettivo, così come era av-venuto in altri ambiti e specialmente in quelli più generali, quello di si-stematizzare le conoscenze disponibili nel campo del rapporto lavoro in-dustriale e salute, così da fornire stimoli per gli storici e, soprattutto, co-noscenze organizzate per medici e cultori della materia".

L'lnternational Network for the History of Occupational and Envi-ronmental Prevention (INHOEP) che ha sede e coordinamento presso laClinica del Lavoro "Luigi Devoto" ed è riconosciuto come gruppo ope-rativo dall'lnternational Commission of Occupational Health (ICOH)tiene a Milano un "Seminario Fondativo" nel 1996, i cui atti sono pub-blicati l'anno successivo'". Nel 19981'INHOEP organizza a Roma la "I"International Conference on the History of Occupational and Environ-mental Prevention?" e quindi una seconda conferenza si tiene nel 2001a Norrkoping, in Svezia, in concomitanza con la "4th International Con-ference of the International Network for the History of Public Health".

La valutazione che si può dare di tali iniziative e, più in generale,

30 E.C. VIGLIANI, Storia e ricordi di 80 anni della Clinica del Lavoro di Milano, in «LaMedicina del lavoro», l, 1992, pp. 33-55.

31 F. CARNEVALE- o.a. RAVENNI(edd), Gaetano Pieraccini medico del lavoro. La salu-te dei lavoratori in Toscana all'inizio del Xs" secolo, Firenze 1993.

32 A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,La stagione de "Il Ramazzini. Giornale Italianodi Medicina Sociale" (1907-1917), in ibidem, pp. 75-86.

33 F. CARNEVALE- A. BALDASSERONI,Mal da lavoro. Storia della salute dei lavoratori,Roma - Bari, 1999.

34 A. GRIECO - P.A. BERTAZZI(edd), Per una storiografia italiana della prevenzione oc-cupazionale ed ambientale, Milano 1997.

35 A. GRIECO - S. IAVICOLI- G. BERLINGUER[edd], Contributions to the history of occu-pational and environmental prevention, Amsterdam 1999.

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della fase di ricerca che esse rappresentano, non appare semplice. Inge-neroso e affrettato risulterebbe comunque il giudizio, già anticipato daalcuni, che porta ad etichettare le une e l'altra come un'involuzione, unritorno a quella che è stata chiamata, anche con toni dispregiativi, storiainterna, delle celebrazioni e della esaltazione, non disinteressata, di me-dici e personaggi vari, i pioneers, che in qualche misura hanno avuto ache fare con la salute o meglio con le malattie e le sofferenze dei lavora-tori. Tuttavia la maggior parte di esse sono state avviate con le miglioriintenzioni possibili, da una parte la passione o l'interesse per l'argomen-to specifico e la voglia di connotare correttamente le condizioni sanitariedei lavoratori nelle varie epoche ed i loro determinanti e dall'altra parteun impianto "multidisciplinare". È quest'ultimo che si dimostra più fra-gile e quindi poco duraturo; più spesso sono gli storici che, con variemotivazioni, disertano lasciando al proprio destino iniziative che rischia-no di andare avanti a tutti i costi. Ma se questa è la descrizione, nonesaltante, del panorama italiano, uno sguardo anche in senso comparati-vo fuori dei nostri confini sugli argomenti e sui problemi dei quali stia-mo trattando potrebbe risultare oltremodo istruttivo. Tuttavia tale sguar-do non è né semplice né immediato. Una prima impressione, probabil-mente solo dettata dai limiti di chi scrive, è che lo stato dell'arte del1acosiddetta labour history e, più in generale della storia sociale, sia benconnotabile e adeguatamente comparabile tra i vari paesi, almeno sulfronte degli storici, pur dovendo tenere conto di diverse tradizioni e disviluppi diseguali, almeno dal punto di vista cronologico. Cosa diversasono le ricerche e la saggistica riguardanti specificatamente i rischi e lemalattie dei lavoratori. Negli Stati Uniti d'America ma anche in GranBretagna iniziative in questo settore risultano essere meno episodiche esoprattutto appaiono condotte non solo da medici curiosi o semplici di-lettanti della materia, ma da storici o gruppi di storici che operano, an-che in ambiti accademici, con programmi di lunga durata e con risorsesufficienti. Gli argomenti oggetto di indagine sono di ampio respiro evanno dalle lotte contro la nocività del lavoro, al ruolo dei medici e degliigienisti industriali ed alle mediazioni dei governi e delle istituzioni", a

36 P. WEINDLING (ed), The social history of occupational health, London 1985; D. Ro-SNER - G. MARKOWIlZ (edd), Dying for work: workers' safety and health in twentieth-cen-tury America, Bloomington 1989; J.K. CORN, Response to occupational health hazards. Ahistoric perspecitive, New York 1992; A.E. DEMBE, Occupation and disease. How socialfactors affect the conception ofwork-related disorders, New Haven 1996; G. MARKOWITZ-D. ROSNER,Deceit and denial. The deadly politics of industriai pollution, Berkeley 2002.

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rischi particolari ed a speciali categorie di lavoratori come i migranti",tutti non disgiunti ma anzi integrati nei programmi di studio sulla sanitàpubblica e sulla lotta contro le malattie infettive".

Prospettive della ricerca storica

Non si può non convenire col giudizio espresso da Chiara Borro nelcommentare l'uscita degli atti del convegno di Pavia, a proposito dellelinee di ricerca che avrebbero dovuto seguire quell'importante evento:«... credo che, e soprattutto in un "'area" storiografica di questo genere,la possibilità di costruire sintesi di più ampio respiro non possa prescin-dere dall'accumulo di indagini minuziose, da un'opera paziente di scavo(condotta con rigore solo apparentemente pedante) a cui hanno appuntodato il via le ricerche raccolte nel volume in questiones-".

Accanto quindi ai grandi affreschi che collocano la patologia da lavo-ro nella "patocenosi" complessiva di un' epoca, emerge l'esigenza di af-frontare lo studio storico delle vicende sociali e scientifiche di questemalattie anche ribaltandone l'approccio. Partire proprio dalle peculiaritàdi ogni singola forma patologica, non certo per analizzarne i caratteri fi-siopatologici, quanto per leggerne, attraverso la sua dettagliata storia so-ciale, i determinanti epidemiologici. E tra questi non potranno mancare iquadri sinottici relativi al decorso epidemico nei diversi paesi nei qualila patologia si manifesta come problema medico e sociale. In questosenso appaiono di grande stimolo letture comparative, su base spazio-temporale, dell'insorgenza, dello sviluppo e, talvolta, del declino di que-ste malattie. Il caso più studiato finora ha riguardato la necrosi fosforica

37 E. KAlZ, The white death, silicosis on the Witwatersrand gold mines 1885-1910, Jo-hannesburg 1994; M. CHERNIACK,The Hawk's Nest incident. America's worts industriai di-saster, New Haven 1986; D. ROSNER - G. MARKOWIlZ, Deadly dust. Silicosis and the poli-tics of occupational disease in twentieth-century America, Bloomington 1987; C. CLARCK,Radium girls. Women and industriai health reform: 1910-1935, Chapel Hill 1997; A. DE-RICKSON,Black lungoAnatomy of a public heath disaster, Ithaca 1998; P. BARTRIP, The wayfrom dusty death. Turner & Newall ande the regulation of occupational health in the britishasbestos industry 1890s-1970, London 2001; C. LEVENSTEIN- G.P. DELAURIER-M.L. DUNN,The cotton dust papers. Science, politics and power in the "Discovery" of bissinosis in theU.S., Amityville 2002.

38 G. DESROSIERS- B. GAUMER - O. KEEL, La santé publique au Québec. Histoire desunitès sanitaires de comté 1926-1975, Montréal1998.

39 C. BORRO, Commento a: "Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Unità alfascismo", in «Sanità Scienza e Storia», 1, 1984, p. 148.

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della fase di ricerca che esse rappresentano, non appare semplice. Inge-neroso e affrettato risulterebbe comunque il giudizio, già anticipato daalcuni, che porta ad etichettare le une e l'altra come un'involuzione, unritorno a quella che è stata chiamata, anche con toni dispregiativi, storiainterna, delle celebrazioni e della esaltazione, non disinteressata, di me-dici e personaggi vari, i pioneers, che in qualche misura hanno avuto ache fare con la salute o meglio con le malattie e le sofferenze dei lavora-tori. Tuttavia la maggior parte di esse sono state avviate con le miglioriintenzioni possibili, da una parte la passione o l'interesse per l'argomen-to specifico e la voglia di connotare correttamente le condizioni sanitariedei lavoratori nelle varie epoche ed i loro determinanti e dall'altra parteun impianto "multidisciplinare". È quest'ultimo che si dimostra più fra-gile e quindi poco duraturo; più spesso sono gli storici che, con variemotivazioni, disertano lasciando al proprio destino iniziative che rischia-no di andare avanti a tutti i costi. Ma se questa è la descrizione, nonesaltante, del panorama italiano, uno sguardo anche in senso comparati-vo fuori dei nostri confini sugli argomenti e sui problemi dei quali stia-mo trattando potrebbe risultare oltremodo istruttivo. Tuttavia tale sguar-do non è né semplice né immediato. Una prima impressione, probabil-mente solo dettata dai limiti di chi scrive, è che lo stato dell'arte del1acosiddetta labour history e, più in generale della storia sociale, sia benconnotabile e adeguatamente comparabile tra i vari paesi, almeno sulfronte degli storici, pur dovendo tenere conto di diverse tradizioni e disviluppi diseguali, almeno dal punto di vista cronologico. Cosa diversasono le ricerche e la saggistica riguardanti specificatamente i rischi e lemalattie dei lavoratori. Negli Stati Uniti d'America ma anche in GranBretagna iniziative in questo settore risultano essere meno episodiche esoprattutto appaiono condotte non solo da medici curiosi o semplici di-lettanti della materia, ma da storici o gruppi di storici che operano, an-che in ambiti accademici, con programmi di lunga durata e con risorsesufficienti. Gli argomenti oggetto di indagine sono di ampio respiro evanno dalle lotte contro la nocività del lavoro, al ruolo dei medici e degliigienisti industriali ed alle mediazioni dei governi e delle istituzioni", a

36 P. WEINDLING (ed), The social history of occupational health, London 1985; D. Ro-SNER - G. MARKOWIlZ (edd), Dying for work: workers' safety and health in twentieth-cen-tury America, Bloomington 1989; J.K. CORN, Response to occupational health hazards. Ahistoric perspecitive, New York 1992; A.E. DEMBE, Occupation and disease. How socialfactors affect the conception ofwork-related disorders, New Haven 1996; G. MARKOWITZ-D. ROSNER,Deceit and denial. The deadly politics of industriai pollution, Berkeley 2002.

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rischi particolari ed a speciali categorie di lavoratori come i migranti",tutti non disgiunti ma anzi integrati nei programmi di studio sulla sanitàpubblica e sulla lotta contro le malattie infettive".

Prospettive della ricerca storica

Non si può non convenire col giudizio espresso da Chiara Borro nelcommentare l'uscita degli atti del convegno di Pavia, a proposito dellelinee di ricerca che avrebbero dovuto seguire quell'importante evento:«... credo che, e soprattutto in un "'area" storiografica di questo genere,la possibilità di costruire sintesi di più ampio respiro non possa prescin-dere dall'accumulo di indagini minuziose, da un'opera paziente di scavo(condotta con rigore solo apparentemente pedante) a cui hanno appuntodato il via le ricerche raccolte nel volume in questiones-".

Accanto quindi ai grandi affreschi che collocano la patologia da lavo-ro nella "patocenosi" complessiva di un' epoca, emerge l'esigenza di af-frontare lo studio storico delle vicende sociali e scientifiche di questemalattie anche ribaltandone l'approccio. Partire proprio dalle peculiaritàdi ogni singola forma patologica, non certo per analizzarne i caratteri fi-siopatologici, quanto per leggerne, attraverso la sua dettagliata storia so-ciale, i determinanti epidemiologici. E tra questi non potranno mancare iquadri sinottici relativi al decorso epidemico nei diversi paesi nei qualila patologia si manifesta come problema medico e sociale. In questosenso appaiono di grande stimolo letture comparative, su base spazio-temporale, dell'insorgenza, dello sviluppo e, talvolta, del declino di que-ste malattie. Il caso più studiato finora ha riguardato la necrosi fosforica

37 E. KAlZ, The white death, silicosis on the Witwatersrand gold mines 1885-1910, Jo-hannesburg 1994; M. CHERNIACK,The Hawk's Nest incident. America's worts industriai di-saster, New Haven 1986; D. ROSNER - G. MARKOWIlZ, Deadly dust. Silicosis and the poli-tics of occupational disease in twentieth-century America, Bloomington 1987; C. CLARCK,Radium girls. Women and industriai health reform: 1910-1935, Chapel Hill 1997; A. DE-RICKSON,Black lungoAnatomy of a public heath disaster, Ithaca 1998; P. BARTRIP, The wayfrom dusty death. Turner & Newall ande the regulation of occupational health in the britishasbestos industry 1890s-1970, London 2001; C. LEVENSTEIN- G.P. DELAURIER-M.L. DUNN,The cotton dust papers. Science, politics and power in the "Discovery" of bissinosis in theU.S., Amityville 2002.

38 G. DESROSIERS- B. GAUMER - O. KEEL, La santé publique au Québec. Histoire desunitès sanitaires de comté 1926-1975, Montréal1998.

39 C. BORRO, Commento a: "Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Unità alfascismo", in «Sanità Scienza e Storia», 1, 1984, p. 148.

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del mascellare, malattia che colpiva i fiammiferai per l'assorbimento difosforo bianco. Ma anche la diffusione del solfocarbonismo, della silico-si, del cancro alla vescica da ammine aromatiche, dell'intossicazione dapiombo, della patologia da cloruro di vinile monomero, di quella daamianto'", sono altrettanti esempi di malattie per le quali un approccioche tenga conto del quadro produttivo internazionale, dello sviluppo tec-nologico complessivo nei diversi stati, dei risultati raggiunti dalla ricercascientifica, può aiutare a far maggior chiarezza anche su ciò che avvennenel nostro paese. L'analisi comparata tra paesi diversi consente di collo-care i veri o presunti "primati" della medicina del lavoro italiana in unagiusta luce, giungendo a scoprire quella che può definirsi quasi una re-gola, che cioè il nostro paese affronta e semmai risolve problemi di no-cività e di malattie da lavoro con ritardo sistematico rispetto a quanto ac-cade nei paesi ad economia di mercato più sviluppata. Ma si può anchescoprire che altrettanto di frequente l'Italia non è ultima in questa gra-duatoria alla rovescia laddove, caso per caso, altri paesi ereditano dalnostro impianti nocivi, cicli produttivi a rischio, malattie che allontanatedai lavoratori italiani, finiscono per colpire i lavoratori di quei paesi. Inaltri termini si vuoI sottolineare come isolare le vicende italiane dal con-testo storico internazionale, fa compiere lo stesso errore commessoquando si tende a isolare la "storia" di una malattia dal contesto socialeed economico circostante. Se quindi in questo campo più ancora che inaltri settori della storia della medicina, deve prevalere uno sguardo aper-to all' esterno dello specifico sanitario, è altrettanto vero che tale sguardodeve ampliare i propri confini al di là del nostro paese. Ciò anche percomprendere l'influenza che vicende relative allo stesso problema svol-tesi in altri paesi finirono per avere anche nel nostro.

40 Ci si riferisca nell'ordine a: A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,L'abbandono dell'usodel fosforo bianco nella produzione di fiammiferi: un lungo processo per la realizzazionedi un precoce esempio di vera prevenzione (1830-1920), in A. GRIECO - P.A. BERTAZZI(edd), Per una storiografia italiana, cit., pp. 133-188; A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,The Fascist fight on occupational diseases, in CONFERENCEON OCCUPATIONALHEALTHANDPUBLICHEALTH,Norrkoping 6-9 septembre 2001, Abstracts; F. CARNEVALE-A.BALDASSERO-NI, A long-lasting pandemic: diseases caused by dust containing silica in Italy in the inter-national contest, in «Medicina del Lavoro», 93 (suppl.), 2002, S17; F. CARNEVALE- A.BALDASSERONI,Esperienza operaia, osservazione epidemiologica ed evidenze scientifichein un caso emblematico: gli effetti nocivi della produzione e dell'impiego di ammine aro-matiche in Italia, in «Epidemiologia e Prevenzione», 23, 1999, pp. 277-285; C. WARREN,Brush with death. A social history of lead poisoning, Baltimore 2000; G. Mxnxowrrz - D.ROSNER, Deceit and denial, cit., Berkeley 2002; J. MCCULLOCH, Asbestos blues. Labour,capital, physicians & the state in SouthAfrica, Bloomington 2002.

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Dalla "Storia sociale del movimento operaio" alla "Storia dell'industriae dell'impresa"

Negli ultimi anni gli interessi prevalenti degli studiosi che hanno af-frontato il tema della storia del lavoro industriale si sono orientati versoquella che viene definita come storia dell'industria e dell'impresa. Ciòha significato porre al centro dell'attenzione «il divenire della società in-dustriale, il configurarsi delle distinzioni di classe, i conflitti e le modali-tà della mediazione, le dinamiche sociali, culturali e politiche che trag-gono origine dall' attività produttiva e dai rapporti di lavoro, e che costi-tuiscono il motore principale del mutamento sociale in età contempora-nea»'". Perché questo modo di affrontare la storia del lavoro industrialefunzioni è però necessario che tutte le tessere del mosaico (storia del la-voro, del movimento operaio, dell'industria e dell'impresa) siano pre-senti e ben descritte, altrimenti il quadro che se ne ricava rischia di esse-re troppo sbilanciato. La ricchezza e disponibilità degli archivi d'impre-sa" è cresciuta negli ultimi anni in Italia in modo non paragonabile aquanto si siano resi disponibili agli studiosi gli archivi del movimentooperaio. Ciò, unito al fatto che da parte imprenditoriale in molti casi si èsaputo e potuto cogliere l'importanza che tali fonti avevano nella costru-zione di un'immagine di "famiglia" rispettabile e moderna, ha fatto sìche in questo momento la migliore storiografia lavori più sul versantedell'impresa che su quello del "lavoro?". Nel campo che più ci preme,quello della salute dei lavoratori, esempi emblematici delle difficoltàesistenti a raggiungere la necessaria documentazione non mancano.Presso la Biblioteca nazionale di Firenze l'emeroteca storica, contenentemigliaia di fogli sindacali, riviste e giornali del movimento operaio delperiodo antecedente alla Prima guerra mondiale, nonostante l'impegnodel personale addetto, è difficilmente consultabile e, spesso, delude leattese. A tutt' oggi non è stato costituito un archivio dei materiali relativi

41 S. Musso, Storia del lavoro in Italia dall'Unità ad oggi, Venezia 2002, p. 9.42 Esiste addirittura una rivista specializzata che porta tale titolo.43 Molto interessanti a questo proposito le parole di Giuseppe Berta che così descrive le

fonti archivistiche usate per la stesura del suo recente libro: «Documenti aziendali, talvoltarimasti lettera morta quando non abbandonati nei cassetti, promemoria e ricordi, discorsiscritti e pronunciati per essere presto dimenticati o rimossi, e poi relazioni sindacali e d'as-semblea, testimonianze rielaborate come narrazioni letterarie, note a verbale restate ai mar-gini degli argomenti maggiori, e altro ancora: queste le fonti di cui mi sono servito per unaricostruzione che potrà a tratti riuscire erratica o digressiva» (G. BERTA,L'Italia delle fab-briche. Genealogie ed esperienze dell'industrialismo nel Novecento, Bologna 2001, p.lO).

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del mascellare, malattia che colpiva i fiammiferai per l'assorbimento difosforo bianco. Ma anche la diffusione del solfocarbonismo, della silico-si, del cancro alla vescica da ammine aromatiche, dell'intossicazione dapiombo, della patologia da cloruro di vinile monomero, di quella daamianto'", sono altrettanti esempi di malattie per le quali un approccioche tenga conto del quadro produttivo internazionale, dello sviluppo tec-nologico complessivo nei diversi stati, dei risultati raggiunti dalla ricercascientifica, può aiutare a far maggior chiarezza anche su ciò che avvennenel nostro paese. L'analisi comparata tra paesi diversi consente di collo-care i veri o presunti "primati" della medicina del lavoro italiana in unagiusta luce, giungendo a scoprire quella che può definirsi quasi una re-gola, che cioè il nostro paese affronta e semmai risolve problemi di no-cività e di malattie da lavoro con ritardo sistematico rispetto a quanto ac-cade nei paesi ad economia di mercato più sviluppata. Ma si può anchescoprire che altrettanto di frequente l'Italia non è ultima in questa gra-duatoria alla rovescia laddove, caso per caso, altri paesi ereditano dalnostro impianti nocivi, cicli produttivi a rischio, malattie che allontanatedai lavoratori italiani, finiscono per colpire i lavoratori di quei paesi. Inaltri termini si vuoI sottolineare come isolare le vicende italiane dal con-testo storico internazionale, fa compiere lo stesso errore commessoquando si tende a isolare la "storia" di una malattia dal contesto socialeed economico circostante. Se quindi in questo campo più ancora che inaltri settori della storia della medicina, deve prevalere uno sguardo aper-to all' esterno dello specifico sanitario, è altrettanto vero che tale sguardodeve ampliare i propri confini al di là del nostro paese. Ciò anche percomprendere l'influenza che vicende relative allo stesso problema svol-tesi in altri paesi finirono per avere anche nel nostro.

40 Ci si riferisca nell'ordine a: A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,L'abbandono dell'usodel fosforo bianco nella produzione di fiammiferi: un lungo processo per la realizzazionedi un precoce esempio di vera prevenzione (1830-1920), in A. GRIECO - P.A. BERTAZZI(edd), Per una storiografia italiana, cit., pp. 133-188; A. BALDASSERONI- F. CARNEVALE,The Fascist fight on occupational diseases, in CONFERENCEON OCCUPATIONALHEALTHANDPUBLICHEALTH,Norrkoping 6-9 septembre 2001, Abstracts; F. CARNEVALE-A.BALDASSERO-NI, A long-lasting pandemic: diseases caused by dust containing silica in Italy in the inter-national contest, in «Medicina del Lavoro», 93 (suppl.), 2002, S17; F. CARNEVALE- A.BALDASSERONI,Esperienza operaia, osservazione epidemiologica ed evidenze scientifichein un caso emblematico: gli effetti nocivi della produzione e dell'impiego di ammine aro-matiche in Italia, in «Epidemiologia e Prevenzione», 23, 1999, pp. 277-285; C. WARREN,Brush with death. A social history of lead poisoning, Baltimore 2000; G. Mxnxowrrz - D.ROSNER, Deceit and denial, cit., Berkeley 2002; J. MCCULLOCH, Asbestos blues. Labour,capital, physicians & the state in SouthAfrica, Bloomington 2002.

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Dalla "Storia sociale del movimento operaio" alla "Storia dell'industriae dell'impresa"

Negli ultimi anni gli interessi prevalenti degli studiosi che hanno af-frontato il tema della storia del lavoro industriale si sono orientati versoquella che viene definita come storia dell'industria e dell'impresa. Ciòha significato porre al centro dell'attenzione «il divenire della società in-dustriale, il configurarsi delle distinzioni di classe, i conflitti e le modali-tà della mediazione, le dinamiche sociali, culturali e politiche che trag-gono origine dall' attività produttiva e dai rapporti di lavoro, e che costi-tuiscono il motore principale del mutamento sociale in età contempora-nea»'". Perché questo modo di affrontare la storia del lavoro industrialefunzioni è però necessario che tutte le tessere del mosaico (storia del la-voro, del movimento operaio, dell'industria e dell'impresa) siano pre-senti e ben descritte, altrimenti il quadro che se ne ricava rischia di esse-re troppo sbilanciato. La ricchezza e disponibilità degli archivi d'impre-sa" è cresciuta negli ultimi anni in Italia in modo non paragonabile aquanto si siano resi disponibili agli studiosi gli archivi del movimentooperaio. Ciò, unito al fatto che da parte imprenditoriale in molti casi si èsaputo e potuto cogliere l'importanza che tali fonti avevano nella costru-zione di un'immagine di "famiglia" rispettabile e moderna, ha fatto sìche in questo momento la migliore storiografia lavori più sul versantedell'impresa che su quello del "lavoro?". Nel campo che più ci preme,quello della salute dei lavoratori, esempi emblematici delle difficoltàesistenti a raggiungere la necessaria documentazione non mancano.Presso la Biblioteca nazionale di Firenze l'emeroteca storica, contenentemigliaia di fogli sindacali, riviste e giornali del movimento operaio delperiodo antecedente alla Prima guerra mondiale, nonostante l'impegnodel personale addetto, è difficilmente consultabile e, spesso, delude leattese. A tutt' oggi non è stato costituito un archivio dei materiali relativi

41 S. Musso, Storia del lavoro in Italia dall'Unità ad oggi, Venezia 2002, p. 9.42 Esiste addirittura una rivista specializzata che porta tale titolo.43 Molto interessanti a questo proposito le parole di Giuseppe Berta che così descrive le

fonti archivistiche usate per la stesura del suo recente libro: «Documenti aziendali, talvoltarimasti lettera morta quando non abbandonati nei cassetti, promemoria e ricordi, discorsiscritti e pronunciati per essere presto dimenticati o rimossi, e poi relazioni sindacali e d'as-semblea, testimonianze rielaborate come narrazioni letterarie, note a verbale restate ai mar-gini degli argomenti maggiori, e altro ancora: queste le fonti di cui mi sono servito per unaricostruzione che potrà a tratti riuscire erratica o digressiva» (G. BERTA,L'Italia delle fab-briche. Genealogie ed esperienze dell'industrialismo nel Novecento, Bologna 2001, p.lO).

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alle lotte operaie per la salute in fabbrica del periodo 1968/69-1980, rac-colte a suo tempo dal CRD (Centro Ricerche e Documentazione) delsindacato unitario, ma da molti anni ormai inaccessibili. Anche i mate-riali delle singole organizzazioni sindacali, territoriali o di categoria,aspettano di trovare una sistemazione più certa e di offrirsi a una consul-tazione più ampia. Infine, relativamente a tempi più recenti, nulla è datosapere circa quella vera e propria miniera di informazioni, sia scritte, siaiconografiche, derivanti dalle attività di prevenzione dei rischi e danni dalavoro svolte dai servizi preposti, prima per conto di enti locali e regioni,poi, a partire dalla legge 833 del 1978, per conto del Servizio SanitarioNazionale nel periodo tra la fine degli anni Sessanta e 1'inizio degli anniOttanta. Sempre su questo versante rimangono oscure le prospettive direcupero di materiali documentativi delle attività degli enti centrali, EN-PI ed Ispettorato del Lavoro. Anche dal modo in cui verranno risolti iproblemi qui delineati dipenderà la strada che la storiografia sui temidelle condizioni di salute delle classi lavoratrici potrà seguire.

LE STATISTICHE DELLA SALUTE:DALLA «NORMALITÀ» AI SERVIZI*

di Marco Geddes da Filicaia

Un'utile fonte per la conoscenza dello stato di salute della popolazio-ne del paese, a pochi anni dalla sua unificazione, è rappresentata daicontributi sanitari che furono raccolti, in particolare negli ultimi decennidell'Ottocento, negli «Annali di statistica».

Gli «Annali» rappresentarono non solo la pubblicazione ufficiale del-la Direzione generale della Statistica del Regno, ma anche lo strumentoper portare avanti - con alterne vicende - una operazione politico-ammi-nistrativa e culturale volta a «conquistare un assetto stabile dei servizi[statistici] e soprattutto ad imporsi quale attività di fondamentale rilievoall'interno dell' Amministrazione centrale»l.

Il regio decreto 9 ottobre 1861 n. 294, emanato pochi mesi dopo 1'uni-ficazione del paese, aveva costituito nell'ambito del Ministero dell'agri-coltura, industria e commercio una divisione di statistica generale.

Tuttavia è solo dieci anni più tardi che la statistica del Regno entra inpiena attività e acquisisce il rango di Direzione generale, articolata in duedivisioni, a loro volta suddivise in uffici, uno dei quali incaricato della pub-blicazione degli «Annali di statistica» e dell' «Annuario statistico italiano».

Tale trasformazione intese, con ogni probabilità, rispondere all' esi-genza di un più forte coordinamento centrale di un flusso di informazio-ni che dalla periferia (il singolo Comune) venivano trasferite in sedeprovinciale e, successivamente, a livello nazionale, dove pervenivanounicamente riepiloghi sui prospetti provinciali. Una organizzazione sif-fatta del flusso informativo nazionale, che doveva rendere conto degliandamenti demografici (natalità, mortalità, matrimoni etc.) nonché di al-

* Abbreviazioni: «AS»=«Annali di statistica». Si ripropone in queste pagine, con alcu-ne variazioni, il saggio già apparso su gli «AS», 129, s. X, 21, 2000, Statistica ufficiale estoria d'Italia: gli «Annali di statistica» dal 1871 al 1997, pp. 175-199. Si ringrazia la re-dazione della rivista per la gentile concessione (n.d.c.).

1 M.L. D'AuTILlA - G. MELlS, L'Amministrazione della statistica ufficiale, in «AS»,129, s. X, 21, 2000, pp. 19-116.