LA PSICOMOTRICITA’ PERCHE’ LA PSICOMOTRICITA’ Si parla sempre più spesso di psicomotricità, attività presente in un numero via via crescente di istituzioni educative e scolastiche, tanto da costituire ormai un vero e proprio fenomeno culturale. Le riviste specializzate sull’infanzia ospitano molteplici scritti sull’argomento, si organizzano incontri aperti ai genitori di presentazione e introduzione all’attività, aumenta la sua diffusione in diversi ambiti. L’accresciuta curiosità rispetto a questo tipo di proposta educativa è motivata, in parte, anche dalla storia relativamente recente, in Italia, della psicomotricità - la sua introduzione nelle scuole risale a poco più di vent’anni fa’ - e dal desiderio e dalla necessità che avvertiamo, in quanto genitori, di proporre ai nostri figli attività adatte al loro sviluppo evolutivo. Alcune considerazioni sul neonato e sul suo sviluppo psicomotorio Alla nascita il bambino stabilisce i primi contatti con la realtà che lo circonda attraverso i propri sensi ed il movimento. In tal modo acquisisce e scambia informazioni con il mondo e ad esse reagisce modificando i propri stati corporei, ad esempio contraendosi e piangendo, rilassandosi, dormendo, succhiando avidamente mani e piedi, e così via. Attraverso il contatto corporeo, i neonati cominciano la lunga e avventurosa scoperta di se stessi. Durante le prime settimane, infatti, quando l'unico modo di comunicare del bambino è il pianto, la pelle è un tramite prezioso per dire e sentire tutto quello che ancora non si sa spiegare e comprendere: la fame, il bisogno di affetto, la paura e la curiosità della vita, le incertezze e lo stupore. Le mani di chi tocca, accarezza, massaggia il neonato percorrono tutto il suo corpo, quasi disegnandolo, in modo che lui possa sentirlo ed identificarne una forma. Per mezzo del contatto fisico il bambino, fin dai primi giorni, coglie nel proprio corpo lo stato emotivo altrui, a seconda dei modi con cui viene accudito. Egli acquisisce sin da allora la conoscenza del proprio corpo, mediante l'introiezione del corpo dell'altro, prima di tutti quello materno. Una volta compreso il proprio confine esterno, è più facile per il piccolo dare l'avvio alla propria personalità autonoma. La pratica del contatto corporeo non va abbandonata con la crescita del neonato, bensì modulata secondo le sue nuove esigenze, trasformata in gioco, avventura e personalizzata secondo le richieste del bambino. Difatti è indispensabile che il massaggio, il contatto fisico, il piacere senso-motorio e del movimento non si esauriscano con i primi mesi del piccolo ma diventino uno stimolo prezioso per la sua crescita fisica ed intellettiva.
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LA PSICOMOTRICITA’ PERCHE’ LA PSICOMOTRICITA’ · LA PSICOMOTRICITA’ PERCHE’ LA PSICOMOTRICITA’ Si parla sempre più spesso di psicomotricità, attività presente in un
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LA PSICOMOTRICITA’
PERCHE’ LA PSICOMOTRICITA’
Si parla sempre più spesso di psicomotricità, attività presente in un numero via via crescente
di istituzioni educative e scolastiche, tanto da costituire ormai un vero e proprio fenomeno
culturale.
Le riviste specializzate sull’infanzia ospitano molteplici scritti sull’argomento, si
organizzano incontri aperti ai genitori di presentazione e introduzione all’attività, aumenta
la sua diffusione in diversi ambiti.
L’accresciuta curiosità rispetto a questo tipo di proposta educativa è motivata, in parte,
anche dalla storia relativamente recente, in Italia, della psicomotricità - la sua introduzione
nelle scuole risale a poco più di vent’anni fa’ - e dal desiderio e dalla necessità che
avvertiamo, in quanto genitori, di proporre ai nostri figli attività adatte al loro sviluppo
evolutivo.
Alcune considerazioni sul neonato e sul suo sviluppo psicomotorio
Alla nascita il bambino stabilisce i primi contatti con la realtà che lo circonda attraverso i
propri sensi ed il movimento. In tal modo acquisisce e scambia informazioni con il mondo e
ad esse reagisce modificando i propri stati corporei, ad esempio contraendosi e piangendo,
rilassandosi, dormendo, succhiando avidamente mani e piedi, e così via.
Attraverso il contatto corporeo, i neonati cominciano la lunga e avventurosa scoperta di se
stessi. Durante le prime settimane, infatti, quando l'unico modo di comunicare del bambino
è il pianto, la pelle è un tramite prezioso per dire e sentire tutto quello che ancora non si sa
spiegare e comprendere: la fame, il bisogno di affetto, la paura e la curiosità della vita, le
incertezze e lo stupore. Le mani di chi tocca, accarezza, massaggia il neonato percorrono
tutto il suo corpo, quasi disegnandolo, in modo che lui possa sentirlo ed identificarne una
forma.
Per mezzo del contatto fisico il bambino, fin dai primi giorni, coglie nel proprio corpo lo
stato emotivo altrui, a seconda dei modi con cui viene accudito. Egli acquisisce sin da allora
la conoscenza del proprio corpo, mediante l'introiezione del corpo dell'altro, prima di tutti
quello materno. Una volta compreso il proprio confine esterno, è più facile per il piccolo
dare l'avvio alla propria personalità autonoma.
La pratica del contatto corporeo non va abbandonata con la crescita del neonato, bensì
modulata secondo le sue nuove esigenze, trasformata in gioco, avventura e personalizzata
secondo le richieste del bambino.
Difatti è indispensabile che il massaggio, il contatto fisico, il piacere senso-motorio e del
movimento non si esauriscano con i primi mesi del piccolo ma diventino uno stimolo
prezioso per la sua crescita fisica ed intellettiva.
Il Movimento
foto di: Cosimo Cardea
La psicomotricità considera il movimento come un mezzo per armonizzare lo sviluppo della
persona, e non un fine.
Vengono incoraggiate le abilità espressive di ciascuno e prese in considerazione le sue
peculiari caratteristiche, a seconda della sua personalità, della tappa evolutiva che sta
attraversando e considerando i limiti dovuti ad una eventuale patologia.
Nell'attività psicomotoria non è importante la prestazione sportiva o artistica: le proposte
motorie sono veicoli di contenuti affettivi ed evolutivi.
I movimenti del corpo raccontano molto della persona, in un'ottica di comunicazione non
verbale, e le rigidità muscolari, le contratture, la tonicità sono elementi che lo
psicomotricista considera con attenzione nelle proposte di attività di gruppo e individuali
Nella pratica psicomotoria le proposte relative al movimento implicano il corpo in:
• esercizi di motricità fine, che coinvolgono le dita delle mani nell'utilizzo di oggetti;
• esercizi di coordinazione oculo-manuale, ovverosia giochi con oggetti da lanciare e
da ricevere, come ad esempio la palla;
• esercizi di coordinazione cinetica globale, che prendono in considerazione gli
spostamenti nello spazio e l'andatura con la quale si procede: gattonare, camminare,
saltare e così via.
Lo psicomotricista, durante la seduta, osserva i movimenti spontanei dei bambini e ne
incoraggia i movimenti intenzionali, risultato del controllo cosciente delle proprie azioni.
Il ruolo del movimento nella terapia psicomotoria
Alcune lettere inviatemi, attraverso la rubrica, da genitori, educatori e insegnanti,
descrivono bambini in difficoltà nell’espressione motoria, laddove il movimento, frenetico o
mancato, è motivo di preoccupazione per gli adulti.
Se consideriamo il movimento come fulcro per la percezione, e quindi come funzione
psichica, allora il campo di intervento della terapia psicomotoria riguarderà gli ambiti in cui
vi è legame tra deficit e movimento, laddove quest’ultimo sia stato riconosciuto come
“creatore di funzioni” e posto, pertanto, come nucleo centrale dell’intervento (A.M. Wille,
Ambrosiani, Manuale di terapia psicomotoria dell’età evolutiva).
I bambini, a differenza degli adulti, si muovono, oltre che per raggiungere lo spostamento,
anche seguendo finalità ludiche o squisitamente dettate dal desiderio di muoversi.
Con il movimento il bambino costruisce se stesso e lo fa con interesse, energia e piacere:
queste sono le componenti del movimento che vengono accolte e favorite nella terapia
psicomotoria.
Il terapeuta, nella sala psicomotoria, osserva il modo in cui il bambino esercita il proprio
movimento, originale e particolare per ogni individuo.
Nel percorso terapeutico, lo psicomotricista incontra bambini la cui motricità appare
disturbata ed il suo compito sarà quello di cogliere nell’inibizione e nell’ipercinesia i segni
che celano la pulsione per il movimento, connotato da bisogno e desiderio.
Movimento nei primi sei-otto anni di vita
I primi sei-otto anni di vita del bambino sono caratterizzati dal movimento: attraverso il fare
e le azioni egli individua il percorso che lo porterà al pensiero.
La strada per giungere alle capacità cognitive, in altre parole, prende avvio dalle emozioni;
gradualmente lascia il posto al pensiero e la stessa intelligenza rappresentativa, che a poco a
poco si sviluppa, dipende in modo evidente dall’azione.
Il bambino, a partire da un necessaria esperienza di sé, in modo del tutto originale, avvia la
conoscenza delle cose, degli altri, del mondo esterno, mediante l’azione.
In altre parole, osserva F. Cartacci (F. Cartacci, Bambini che chiedono aiuto), "se l’attività
psichica è la pianta, il movimento non è uno strumento come la zappa, neanche un elemento
indispensabile come la terra o l’acqua, ma è il seme stesso della pianta".
Il movimento può essere stereotipato, apparentemente senza inizio e fine, come accade nelle
psicosi, ove si manifesta in modo evidente il difficile o impossibile contatto con il mondo.
Anche il movimento continuo nelle ipercinesie, o il movimento bloccato nelle inibizioni,
assumono significato di difficoltà, per l’individuo, nella relazione con il mondo.
In tale ottica l’intervento psicomotorio appare un approccio terapeutico adeguato, sebbene
occorra valutare ogni intervento nella propria originalità. Lo psicomotricista, difatti, è uno
specialista della relazione corporea, di cui conosce il linguaggio, il codice non verbale dei
segnali, la lettura dell’espressività gestuale.
Disturbi minori del movimento
foto di: Mirna Boscolo
Goffaggine e forte insicurezza, oppure iperattività e impulsività, sono alcune tra le
espressioni con cui si possono manifestare i disturbi minori del movimento, patologia non
così evidente come altre della funzione motoria, tuttavia motivo d'ostacolo per l'autonomia
individuale nella vita di tutti i giorni.
La causa di tali disturbi è solitamente da riferire ad una nascita prematura, a sofferenza
fetale intrauterina o a problemi durante il parto.
I bambini soggetti a tali disturbi presentano spesso un ritardo nello sviluppo psicomotorio
riscontrabile in tutto l'arco dell'infanzia. Azioni quali camminare, salire le scale, imparare a
nuotare o pedalare sono raggiunte più tardi rispetto ai coetanei.
I disturbi minori del movimento talvolta si manifestano attraverso un evidente impaccio
mortorio: benché il bambino abbia imparato a deambulare, le frequenti cadute, perdite di
equilibrio, la tensione muscolare non consona allo sforzo motorio richiesto, e la presenza di