w w w.obiettivopsicologia.it O b ie ttiv o P sico lo g ia s.r.l. w eb in ar@ o b iettivo p sico lo g ia.it w w w .opsonline.it w w w .scu olad icou n selin g p sicolog ico.it La Psicologi La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professionali Dott.ssa Paola Medde 02 Febbraio 2017
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La Psicologia dell’Alimentazione: aree di intervento e competenze professionali-Sessione 2
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Diario AlimentareMonitoraggio AlimentareColloquio Clinico (Storia del Peso, immagine corporea, etc)BilanciaContapassiTest specificiQuestionari di aderenza alla dietaTest di valutazione dei D.C.A
Lo psicologo nel team di cura del diabete di tipo 2 –
UTILIZZO DELLA SCHEDA DI AUTOMONITORAGGIO Questa consente di monitorare:L’alimentazioneGli altri episodi tipici dei D.C.A.Le interpretazioni del pesoGi eventi e le emozioni che influenzano l’alimentazioneAltri eventi considerati importanti
ora Cibo/bevande luogo * V/L/D/E Pensieri o emozioni
1- Valutazione;2- Processi di scoperta di sé stessi; 3- Apprendimento di strategie di rilassamento della mente e del corpo;4- Identificazione delle assunzioni disfunzionali sull’apparenza; 5- Identificazione di particolari distorsioni cognitive sul proprio corpo e apprendimento di strategie per modificarle; 6- Apprendimento di strategie comportamentali per modificare i comportamenti di evitamento e check del corpo;7- Promozione di relazioni attive e positive con il corpo;8- Rivalutazione dell’immagine corporea per verificare se sono stati raggiunti i cambiamenti prefissati.
DISMORFOFOBIAProgramma della CBT per l’immagine corporea
2° STEP Processi di scoperta di sé stessi, quali l’esposizione allo specchio e la costruzione di un’autobiografia riguardante lo sviluppo della propria immagine corporea (Diario dell’Immagine Corporea), per capire quali eventi in passato hanno predisposto il soggetto alle vulnerabilità che hanno in seguito pervaso i suoi pensieri, emozioni e comportamenti divenuti durevoli
3° STEPApprendimento di strategie di rilassamento della mente e del corpo per imparare a governare le emozioni in risposta ad una disforica immagine corporea. Queste pratiche sono applicate in esercizi di desensibilizzazione atti a favorire sollievo in relazione alla propria immagine corporea.
5° STEPIdentificazione di particolari distorsioni cognitive nei loro discorsi personali sul proprio corpo e apprendimento di strategie per modificarle. I soggetti estendono i loro diari incorporandovi gli esercizi di ristrutturazione cognitiva per correggere queste distorsioni
6° STEPApprendimento di strategie comportamentali, ad esempio graduali esposizioni allo specchio, per alterare i comportamenti di evitamento correlati all’immagine corporea e modificare i rituali di controllo del proprio aspetto.
7° STEPPromozione di relazioni attive e positive con il corpo, tramite esercizi di “affermazione e abbellimento dell’immagine corporea” (rinforzo di alcune attività correlate alla forma e alla salute fisica, per piacere piuttosto che per riparare percepiti errori).
8° STEPRivalutazione dell’immagine corporea per verificare se sono stati raggiunti i cambiamenti prefissati, poi scegliere le nuove mete da modificare.
Misura gli atteggiamenti verso il corpo osservati nelle ragazze con anoressia e bulimia. E’ composto da 20 items, raggruppati in 3 sottoscale: attenzione per la taglia corporea, mancanza di familiarità con il proprio corpo, insoddisfazione corporea nel confronto con gli altri. Il punteggio totale viene calcolato sommando i 20 items ed attribuendo i seguenti punteggi: 5 per “sempre”, 4 per “molto spesso”, 3 per “spesso”, 2 per “qualche volta”, 1 per “raramente” e 0 per “mai”. Questo test viene usato anche per valutare la frequenza di atteggiamenti disturbati verso il proprio corpo nei gruppi non clinici. Il fattore “attenzione per la taglia” è correlato al peso corporeo nei soggetti normali, aumentando col crescere del sovrappeso, mentre questa correlazione non esiste nei soggetti con disturbi dell’alimentazione.
Una scala di autovalutazione che esplora: insoddisfazione per il corpo e per il peso, comportamenti di evitamento e di controllo compulsivo, vissuti di distacco e di estraneità rispetto al proprio corpo, preoccupazioni specifiche per determinate parti, caratteristiche o funzioni corporee. Inizialmente vengono registrate, tramite colloquio, le affermazioni più tipiche dei soggetti con disturbi alimentari riguardo i fattori elencati sopra. Su questa base viene costruito il questionario, composto da 34 items clinici ed un elenco di 37 parti, caratteristiche o funzioni corporee. I soggetti assegnano ad ogni item un punteggio su una scala Likert a 6 punti (0-5, da “mai” a “sempre”). I risultati vengono sottoposti ad analisi fattoriale. Tramite questo procedimento sono emersi 5 fattori: fobia dell’aumento di peso (paura di essere o diventare grassi), preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto fisico, evitamento (comportamenti di evitamento legati all’immagine corporea), controllo compulsivo (rituali di controllo dell’aspetto), depersonalizzazione (vissuti di distacco ed estraneità).
L’EAT è un questionario costruito su pazienti anoressiche ma usato anche su soggetti non clinici. Presenta due versioni: una a 40 items, somministrata solitamente a gruppi non clinici, calcolando poi il punteggio totale; l’altra a 26 items, basata su un’analisi fattoriale che individua tre fattori: dieta, bulimia e preoccupazione per il cibo, controllo orale. Gli items presentano una scala Likert a 6 punti, “sempre”, “molto spesso”, “spesso”, “qualche volta”, “raramente”, “mai”, a cui vengono assegnati i rispettivi punteggi 3, 2, 1, 0, 0, 0. E’ stato inoltre individuato un punteggio cut-off di 30 per la versione a 40 items, di 20 per quella a 26 items, che fornisce un’indicazione per individuare i soggetti con disturbo alimentare o a rischio di sviluppo: i soggetti con punteggio sopra 30 sono considerati “a rischio”.
L’EDI fu costruito per valutare più accuratamente le caratteristiche psicologiche associate alla presenza dei disturbi alimentari. E’ composto da 64 items, divisi in 8 sottoscale: desiderio di magrezza, bulimia, insoddisfazione corporea, consapevolezza introcettiva, senso di incapacità, paure maturative, perfezionismo, differenze interpersonali. Le prime 4 si riferiscono agli aspetti correlati ai disturbi alimentari, le altre 4 invece agli aspetti psicologici più generali. Il punteggio viene attribuito tramite la scala Likert a 6 punti. Questo test è forse il più usato per le buone proprietà psicometriche sia in soggetti con disturbi dell’alimentazione che in gruppi non clinici.
Il bambino non può comunicare i suoi disagi che sono rilevati solo sulla base dei suoi comportamenti e del resoconto dei genitori.Fase di cambiamenti fisiologici, psicologici e nelle relazioni socialiDifficoltà nel distinguere un disagio momentaneo da un vero e proprio disturbo psicopatologico
Il bambino inizia/è in grado di comunicare i suoi disagi che sono rilevati dall’osservazione e commento solo sulla base dei suoi comportamenti e del bambino stesso.Fase di cambiamenti fisiologici, psicologici e nelle relazioni socialiDifficoltà nel distinguere un disagio momentaneo da un vero e proprio disturbo psicopatologico
Può comunicare i suoi disagi, riflettere su questi e dare un’opinione. Può entrare in conflitto con i genitori sulle ipotesi interpretative e che sono rilevati solo sulla base dei suoi comportamenti e del resoconto dei genitori.Fase di cambiamenti fisiologici, psicologici e nelle relazioni socialiIl disagio può trasformarsi in un vero e proprio disturbo psicopatologico
Esistono bambini che mangiano molto poco, troppo, bambini che mangiano in maniera disordinata, bambini che mangiano in maniera strana, cioè in un modo inaspettato, bambini che mangiano solo un numero ristrettissimo di alimenti e che rifiutano di assaggiarne di nuovi.In tutte queste situazioni, come tecnici della salute, dobbiamo essere in grado di aiutare il genitore ed il bambino. Dobbiamo anche collaborare con la figura del Pediatra
ASSESSMENT Prendere il peso e il BMI del Bambino Osservare la corporatura dei genitori Chiedere la storia del peso e lo sviluppo alimentare dei genitori Chiedere dati sull’alimentazione (attraverso il monitoraggio alimentare).
Il tempo di osservazione dovrebbe essere di almeno 10 gg. Chiedere la storia del peso (del bambino) e la storia alimentare Gli strumenti di assessment/intervento cambieranno in base all’età del
bambino
I BAMBINIE IL CIBOSTRATEGIE PRATICHE PER PORTARE A TERMINE CON SUCCESSO L’EDUCAZIONE ALIMENTARE DEI VOSTRI FIGLI
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