1 La pedagogia ecologica della Laudato si’ Seminario di didattica dell’IRC Un’esperienza-esperimento Ada Prisco 1. La didattica propria del seminario, come si poteva impostare, come si è impostato Negli studi accademici il seminario si distingue dal classico corso per due motivi fondamentali: l’oggetto indagato è circoscritto e l’impostazione tende a essere pratica. Se la prima caratteristica non rappresenta un problema, la seconda rischia di essere totalmente disattesa o risolta attraverso la richiesta di un elaborato scritto da presentare per l’esame. Non si può negare che l’attività di scrittura sia una forma di pratica anche utile in vista della tesi specialistica, ma per quanto tempo l’insegnante di religione cattolica svolgerà il proprio lavoro scrivendo? Questo seminario è stato pensato per l’insegnamento più che per lo studio universitario e per andare incontro a soggetti che per esercitare a dovere la professione dovranno imparare a fare leva sulle qualità dei discenti, spesso senza conoscere a fondo nemmeno le proprie. L’impostazione presentata è stata pensata per intaccare l’immagine monocromatica dell’insegnamento, il modello unico, su cui molte volte l’insegnante medio tende ad adagiarsi, e per promuovere la diversificazione dell’approccio. Ciò che potrebbe apparire come più complesso, cioè la differenziazione nelle attività e nello stimolo proposto e ricevuto circolarmente, sia dal docente sia dai discenti, si profila in realtà come un serbatoio di alternative in un ambiente scolastico sempre più abitato da criticità e di relazione e di conoscenza. Scelto l’approccio, rimaneva da individuare il modo in cui proporlo, se espositivo, attraverso la lezione frontale, se più coinvolgente. La prima soluzione sarebbe stata incoerente con le premesse, anche se in parte è stata osservata per mettere tutti in grado di operare attraverso la metodologia di volta in volta centrale. La maggior parte dell’incontro didattico, invece, è stata interattiva, non soltanto nel rapporto docente-discenti, ma anche orizzontalmente fra pari attraverso un regolare lavoro di gruppo, dalla composizione sempre diversa. La formazione dei gruppi rispondeva all’ulteriore esigenza di adattare il lavoro ai vari gradi di scuola, cui l’insegnante di religione cattolica può prestare servizio, infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado. Di conseguenza i gruppi sono sempre stati quattro. Per favorire la condivisione del lavoro, è stata prevista una turnazione, in base alla quale un gruppo per volta presenta la propria proposta non a mo’ di relazione, ma come simulazione, in cui i componenti il gruppo fungono da insegnanti secondo una loro organizzazione interna, il resto della scolaresca diventa la classe. L’ultima fase si concentra sulla verifica collettiva: ognuno è chiamato a esporre le proprie osservazioni sulla simulazione presentata, sulla sua aderenza ai contenuti da trasmettere, alle abilità da sollecitare, alla metodologia richiesta. La verifica è stata costantemente suggerita come una modalità costante e anch’essa a più livelli, la forza su cui fare leva per accorciare la distanza fra la situazione di partenza e quella di arrivo, risorsa del come posto nel mezzo fra i due poli. I feedback ricevuti dagli studenti si sono dimostrati complessivamente positivi. Ormai sono tutti consapevoli che l’insegnante deve prepararsi e che di tanti più strumenti dispone, tanto più è facilitato. Alcuni hanno esternato una sensazione di difficoltà e di spiazzamento per il fatto di doversi mettere in gioco, in alcuni casi, per la prima volta, e di sentirsi inadeguati. Ciò, però, non si è mai trasformato in un blocco, lasciando sempre spazio a una grande disponibilità, che ha consentito il sereno andamento del seminario. Il segnale più positivo in assoluto, a mio giudizio, si è manifestato nel clima goliardico, di divertimento, che, senza mai adombrare il fine comune dell’esercizio di insegnare, ha sempre
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La pedagogia ecologica della Laudato si’
Seminario di didattica dell’IRC
Un’esperienza-esperimento
Ada Prisco
1. La didattica propria del seminario, come si poteva impostare, come si è impostato
Negli studi accademici il seminario si distingue dal classico corso per due motivi fondamentali: l’oggetto
indagato è circoscritto e l’impostazione tende a essere pratica. Se la prima caratteristica non rappresenta
un problema, la seconda rischia di essere totalmente disattesa o risolta attraverso la richiesta di un
elaborato scritto da presentare per l’esame. Non si può negare che l’attività di scrittura sia una forma di
pratica anche utile in vista della tesi specialistica, ma per quanto tempo l’insegnante di religione cattolica
svolgerà il proprio lavoro scrivendo? Questo seminario è stato pensato per l’insegnamento più che per lo
studio universitario e per andare incontro a soggetti che per esercitare a dovere la professione dovranno
imparare a fare leva sulle qualità dei discenti, spesso senza conoscere a fondo nemmeno le proprie.
L’impostazione presentata è stata pensata per intaccare l’immagine monocromatica dell’insegnamento, il
modello unico, su cui molte volte l’insegnante medio tende ad adagiarsi, e per promuovere la
diversificazione dell’approccio. Ciò che potrebbe apparire come più complesso, cioè la differenziazione
nelle attività e nello stimolo proposto e ricevuto circolarmente, sia dal docente sia dai discenti, si profila in
realtà come un serbatoio di alternative in un ambiente scolastico sempre più abitato da criticità e di
relazione e di conoscenza. Scelto l’approccio, rimaneva da individuare il modo in cui proporlo, se espositivo,
attraverso la lezione frontale, se più coinvolgente. La prima soluzione sarebbe stata incoerente con le
premesse, anche se in parte è stata osservata per mettere tutti in grado di operare attraverso la
metodologia di volta in volta centrale. La maggior parte dell’incontro didattico, invece, è stata interattiva,
non soltanto nel rapporto docente-discenti, ma anche orizzontalmente fra pari attraverso un regolare
lavoro di gruppo, dalla composizione sempre diversa. La formazione dei gruppi rispondeva all’ulteriore
esigenza di adattare il lavoro ai vari gradi di scuola, cui l’insegnante di religione cattolica può prestare
servizio, infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado. Di conseguenza i
gruppi sono sempre stati quattro. Per favorire la condivisione del lavoro, è stata prevista una turnazione, in
base alla quale un gruppo per volta presenta la propria proposta non a mo’ di relazione, ma come
simulazione, in cui i componenti il gruppo fungono da insegnanti secondo una loro organizzazione interna, il
resto della scolaresca diventa la classe. L’ultima fase si concentra sulla verifica collettiva: ognuno è
chiamato a esporre le proprie osservazioni sulla simulazione presentata, sulla sua aderenza ai contenuti da
trasmettere, alle abilità da sollecitare, alla metodologia richiesta. La verifica è stata costantemente
suggerita come una modalità costante e anch’essa a più livelli, la forza su cui fare leva per accorciare la
distanza fra la situazione di partenza e quella di arrivo, risorsa del come posto nel mezzo fra i due poli.
I feedback ricevuti dagli studenti si sono dimostrati complessivamente positivi. Ormai sono tutti
consapevoli che l’insegnante deve prepararsi e che di tanti più strumenti dispone, tanto più è facilitato.
Alcuni hanno esternato una sensazione di difficoltà e di spiazzamento per il fatto di doversi mettere in
gioco, in alcuni casi, per la prima volta, e di sentirsi inadeguati. Ciò, però, non si è mai trasformato in un
blocco, lasciando sempre spazio a una grande disponibilità, che ha consentito il sereno andamento del
seminario. Il segnale più positivo in assoluto, a mio giudizio, si è manifestato nel clima goliardico, di
divertimento, che, senza mai adombrare il fine comune dell’esercizio di insegnare, ha sempre
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contrassegnato le attività e che ha suggerito un grande segreto dell’arte di insegnare, riuscire a far
apprendere, apprendendo, riuscire a insegnare divertendosi e divertendo.
2. La scelta della lettera enciclica Laudato si’1
In un seminario con l’obiettivo di favorire l’esercizio della didattica l’argomento è di secondaria importanza,
non è più di un pretesto su cui riflettere, lavorare, impostare l’insegnamento. Ciò non vuol dire che la scelta
dell’enciclica sia stata casuale. Nel corso di studio seguito dai futuri insegnanti di religione cattolica, tutti i
documenti del Magistero sono una fonte primaria. La Laudato si’ è l’enciclica più recente e affronta temi
fondamentali, non soltanto inerenti strettamente alla salvaguardia dell’ambiente, leggibili da più punti di
vista e molto significativi lungo un percorso di formazione della persona e del cittadino. Il senso di
responsabilità è continuamente sollecitato nelle considerazioni di papa Francesco, la sensibilità è additata
come antidoto all’indifferenza, l’ottica in cui sono inquadrate le questioni ambientali guarda dritto in
profondità, fino ad arrivare alla chiamata della creatura alla vita e alle domande di senso. Se gli argomenti
affrontati sono di notevole spessore, la lettura è agevole e invogliata da molti passaggi poetici che aiutano il
lettore a tuffarsi nel quadro, evitando che rimanga comodo spettatore. Questa modalità, non
esplicitamente espressa, ma comunque molto chiara, di indurre un atteggiamento attivo che desista dal
riduca l’enciclica a lettera morta, coincide con la finalità principale del seminario. Il testo offre numerosi
spunti, che possono condurre, a loro volta, a discorsi diversi, ma sempre preziosi e interessanti per la
crescita umana, dall’infanzia in avanti. Laudato si’ racchiude l’opportunità di avvicinarsi a una sostanza
profondamente religiosa, cristiana, attraverso questioni di grande urgenza e attualità, mostrando con
estrema facilità come la fede non si possa ridurre alla ritualità tradizionale, ma necessariamente affronti
tutto ciò che la vita e la storia del tempo, in cui si vive, comportino.
Si può intuire facilmente come nel corso del seminario non vi sia stata alcuna lectio magistralis
sull’enciclica, in quanto avrebbe tradito l’obiettivo di fondo della didattica come attività circolare in cui tutti
in ogni momento si coinvolgono, e avrebbe mortificato i tempi necessari alle attività. Ciò non toglie che gli
studenti hanno lavorato regolarmente a partire dal testo dell’enciclica snocciolata per intero in base al
numero dei dodici incontri.
Per sveltire il lavoro e agevolare la concentrazione sulla metodologia da applicare e sul lavoro da
organizzare nel gruppo, l’esordio della lezione seminariale consisteva nel proporre delle idee chiave
presenti nel gruppo di numeri in esame della lettera enciclica. Questi punti erano proposti come pista,
contenuto che, totalmente o parzialmente, doveva orientare l’attività da imbastire in quanto alle
conoscenze. L’opzione di formulare dei punti nevralgici andava incontro all’attività schematica richiesta e si
poneva come obiettivo generico e neutro, più facilmente traducibile nei diversi gradi di scuola rispetto a un
contenuto più discorsivo e articolato. Agli studenti era lasciata la libertà di ripercorrere il testo, magari
rintracciando altri contenuti, come pure potevano accogliere quelli esposti, passando direttamente al
lavoro pratico. Dall’osservazione diretta ricavavo di volta in volta che gli studenti nel corso del lavoro di
gruppo ritornavano sul testo di papa Francesco. Durante la verifica successiva alla simulazione gli studenti
sfruttavano i concetti chiave proposti dall’insegnante per valutare se e in che modo il gruppo avesse
raggiunto l’obiettivo, dimostrando implicitamente di aver assimilato un metodo di programmazione e di
verifica quotidiano per l’insegnante.
1 Francesco, Enciclica Laudato si’. Sulla cura della casa comune (24 maggio 2015).
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3. Tabella sinottica del seminario
L’andamento del seminario pedagogico-didattico è stato sintetizzato in una tabella, mostrata e spiegata
durante la lezione iniziale. Offre il colpo d’occhio della struttura portante e manifesta il taglio sinottico utile
all’insegnante nell’organizzazione personale e nella relazione con la classe. Ecco la tabella:
Quando Numeri
della
Laudato
si’
Idee principali
emerse dai numeri in esame della Laudato si’
Metodologia Espone il
gruppo
Incontro
n. 1
LS 1-22 Casa comune, abuso dei beni, terra violata è fra i
poveri, conversione ecologica, trasformare la
realtà, inquinamento, cultura dello scarto.
il laboratorio infanzia
Incontro
n. 2
LS 23-42 Clima è bene comune, vite abbandonate, acqua,
perdita di foreste, bellezza naturale/artificiale,
perdita di biodiversità, cura ecosistema,
Amazzonia, oceani, loro fauna.
drammatizzazione primaria
Incontro
n. 3
LS 43-64 Diritto alla felicità, degrado ambientale,
aggressività e degrado sociale, spreco di cibo,
inequità, reazioni politiche, poteri economici
(mercato = Dio), convinzioni di fede.
ricerca-azione sec. 1°
Incontro
n. 4
LS 65-88 Teologia della creazione, responsabilità, altri
Gli scolari più maturi, specialmente di scuola secondaria di secondo grado, potrebbero addentrarsi nello
studio di alcuni vertici internazionali sull’ambiente, sintetizzandone i risultati su di un cartellone.
Una tecnica molto sfruttata e valida di apprendimento cooperativo consiste nel brainstorming, la tempesta
collettiva di idee, che si avvale costantemente del suggerimento altrui, lascia molta libertà e spazio alla
fantasia, al collegamento logico. Con riferimento ai temi della Laudato si’ potrebbe con buona ragione
essere proposto specialmente per favorire il confronto con concetti fondamentali, quali il nostro passaggio
su questa terra41, oppure le grandi mete42 che orientano anche le scelte quotidiane.
L’attività di gruppo in genere rende l’azione didattica più piacevole e nello stesso tempo si offre come
spaccato di vita, in cui le spigolature devono comporsi in vista del raggiungimento di un obiettivo comune e
individuale.
9. Didattica esperienziale
La metodologia dell’experiential learning43 fa leva sull’esperienza, in quanto fonte di apprendimento. Per
esperienza si può intendere la propria come anche quella altrui o la combinazione di entrambe. Per
valorizzare questa tecnica l’insegnante può indurre un’esperienza e poi sottoporla ad analisi, condivisione,
oppure può far emergere un’esperienza già vissuta in precedenza dagli allievi, non necessariamente in
contesto didattico, o può favorire il contatto con l’esperienza di un soggetto terzo. Nel caso
dell’insegnamento della religione cattolica, qualunque testimonianza di fede, tanto più se riferita
direttamente dal soggetto in questione, costituisce materiale per la metodologia in esame. Specialmente
nella prima infanzia, gran parte di quanto si apprende è interiorizzato attraverso l’esperienza dei genitori.
Il gradino iniziale della metodica è l’esperienza stessa, la sua concretezza, e, successivamente, la sua
interpretazione. Anche un laboratorio, la visita didattica, il pellegrinaggio con la parrocchia o con la famiglia
possono essere esperienze valorizzabili nell’ambito della scuola. La prima fase è concentrata sull’esperienza
e sul soggetto che l’ha vissuta.
In secondo luogo guadagna la scena la riflessione ottenuta attraverso l’ascolto, l’osservazione,
l’associazione al o ai fatti di significati.
Il terzo passaggio è più intellettuale e critico, perché si occupa di collocare tutte le informazioni ricevute in
contesti precisi. Ad esempio se l’esperienza iniziale era costituita dalla partecipazione a un pellegrinaggio,
tutti i gesti riferiti potranno trovare spiegazione nella storia e nella religiosità di quel preciso luogo e delle
sue ritualità.
Infine, la sperimentazione attiva induce a un confronto fra se stessi e l’esperienza raccontata o ascoltata e
al vaglio di un possibile cambiamento nel futuro. L’esperienza passata, propria o altrui, diventa corpo del
futuro, è assimilata in vista di un certo modello, di determinati obiettivi da raggiungere.
Le esperienze su cui si invita a focalizzare l’attenzione devono essere vicine, comprensibili, interessanti per
l’età e la condizione dei discenti, cui ci si rivolge. In qualche modo devono essere in partenza praticabili da
parte loro. In assenza di questa condizione viene meno il coinvolgimento, indispensabile perché
dall’esperienza sia prodotto un apprendimento. Poi è indispensabile la disponibilità a coinvolgere tutta la
41 Cf. LS 160.
42 Cf. LS 181.
43 Cf. Piergiorgio Reggio, Apprendimento esperienziale. Fondamenti e didattiche, EduCatt Università Cattolica, Milano
2009.
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persona nel processo, sensi, emozioni, intelligenza, relazioni. Le conoscenze pregresse possono essere
valorizzate come termine di paragone.
Con riferimento alla Laudato si’ la natura stessa si offre come ambiente esperienziale per eccellenza, anche
solo passando per il cortile della scuola, ripensando alle vacanze al mare, alla settimana bianca, ecc. Il
discorso sulla fede ha da sempre molto valorizzato i testimoni e le testimonianze e questo è possibile nella
cerchia della propria confessione o anche all’esterno, per conoscere direttamente e meglio la fede degli
altri44, magari compagni di scuola.
La porzione di testo presa in esame dà modo di estrarre tutto il valore della sussidiarietà45, da intendersi
anche più semplicemente come aiuto reciproco, approfondito, volendo, dal principio della superiorità
dell’unità rispetto al conflitto46.
Le fragilità47 rappresentano un campo educativo molto importante, da esperire sia in senso introspettivo,
verso se stessi, che nel rapporto con gli altri, particolarmente con le diverse abilità.
La strategia può scegliere un approccio più pratico, e, quindi, iniziare con un’attività finalizzata, su cui
riflettere, oppure sollecitare le capacità di ascolto, stimolando la condivisione di talune esperienze, oppure
la concentrazione su un’esperienza in particolare, per poi proseguire come descritto.
In genere è una metodica semplice, rende, infatti, protagonisti i discenti, oppure veicola contenuti, dando
l’impressione di accendere la televisione o di sfogliare un giornale, quando indica dei testimoni da
ascoltare.
10. Il gioco48
Il gioco è il naturale ambiente di approfondimento per il bambino, e rimane importante, insieme ad altri
ambiti, anche per il ragazzo. E’ la tecnica che meglio risponde al principio per cui si impara facendo,
esplorando. Il bambino tende a trasformare tutto il gioco ed è disponibile al gioco. La prima infanzia si
coinvolge facilmente anche in dinamiche ludiche improvvisate e semplici.
Il gioco presenta molte tipologie, di cui e fondamentali sono: il gioco d’azione, il gioco linguistico, il gioco da
tavolo.
I giochi d’azione presuppongono la disponibilità di spazi, prevedono l’assegnazione di un ruolo, richiedono il
rispetto delle regole.
I giochi linguistici in una cornice divertente consentono l’esercizio creativo di strutture linguistiche
specifiche. Possono prevedere la soluzione degli indovinelli, i giochi fatti con le carte raffiguranti lettere, i
cruciverba, il completamento di frasi, il riordino delle frasi in sequenze, l’associazione di parole a immagini.
I giochi da tavolo si adattano al singolo ma anche al gruppo, variano moltissimo nella complessità, tanto da
poter attrarre anche gli adulti.
44 Cf. LS 201.
45 Cf. LS 196.
46 Cf. LS 198.
47 Cf. LS 196.
48 Cf. Alessandra Maso, Ecologia in città. Giochi per educare alla sostenibilità, La Meridiana, Molfetta (BA) 2010.
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La valenza didattica dei giochi è dovuta al fatto che questi si pongono come modo naturale del bambino di
esplorare e di apprendere, incoraggiano l’utilizzo di parole specifiche, volendo anche proprie del linguaggio
religioso che i bambini stanno imparando, stimolano la fantasia, sono piacevoli e favoriscono la creatività,
allenano la motivazione e la partecipazione, sono un antidoto alla ripetitività e alla noia che spesso
accompagna processi di apprendimento sempre uguali a se stessi. Rappresenta un canale di
comunicazione, di socializzazione, sfrutta l’effetto sorpresa, perfeziona le competenze civiche annoverate
fra le competenze chiave europee.
L’attività ludica finalizzata alla maturazione di una sensibilità ecologica deve avvalersi di prodotti e materiali
ecologici, possibilmente di materiali di riciclo e / o riciclabili.
Per quanto attiene l’applicazione della metodologia alla Laudato si’ , il gioco d’azione potrebbe prevedere
la simulazione dei cambiamenti climatici49, ma anche una caccia al tesoro, dove tanti simboli importanti
aiutano a riflettere sulle tematiche ambientali e sono spiegati e collegati al messaggio cristiano. Il tesoro
potrebbe contenere il brano genesiaco della creazione, ma anche il Cantico delle creature, oppure tanti
rotolini con valori indispensabili per una sensibilità ecologica.
Il gioco linguistico può essere presentato come cruciverba da inventare, inserendo termini pregnanti presi,
ad esempio, dalla Carta della Terra citata dal Papa50. L’associazione di alcune parole a carte didattiche
raffiguranti immagini relative al discorso ecologico può essere altrettanto. Ad esempio l’insegnante può
preparare una serie di immagini che si riferiscono alla relazione tra persone e ambiente sia in negativo che
in positivo, chiedendo a ciascuno scolaro di sceglierne due per poi commentarle e confrontarle con il
messaggio cristiano. Si possono anche inventare degli indovinelli a tema. Come gioco da tavolo, si potrebbe
inventare anche una sorta di Gioco del creato sulla falsariga del Gioco dell’oca o della tombola rivisitati alla
luce delle tematiche ambientali, dove si va avanti, se nella casella c’è un’immagine o una parola a favore, si
arretra al contrario. Nelle caselle si possono prevedere anche domande a tema.
11. E-learning51
Il termine inglese E-learning rimanda all’apprendimento online e prevede delle tecnologie multimediali e di
Internet per migliorare la qualità dell'apprendimento, rendendo più agevole e rapido l'accesso alle risorse e
ai servizi, così come anche agli scambi in remoto e alla collaborazione a distanza.
Se le altre metodologie riflettono i rapidi cambiamenti, ciò è quanto mai vero per l'insegnamento in linea,
che pone le tecnologie di rete a servizio della progettazione, distribuzione, scelta, gestione e
dell’ampliamento dell'apprendimento. I canali fondamentali attraverso cui la rete può porsi come mezzo di
trasmissione di contenuti via rete, sono tre:
• l'interattività, vale a dire la necessità di coinvolgere il discente, generalmente avvalendosi del learning by doing; (cluod, chat, video, podcast, timeline, blog)
49 Cf. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, Kit didattico di gioco simulazione sui cambiamenti
climatici, CSR, Roma 2010.
50 Cf. LS 207.
51 Cf. Maria Grazia Celentano – Salvatore Colazzo, L’apprendimento digitale. Prospettive tecnologiche e pedagogiche
• il dinamismo, ovvero il bisogno da parte del discente di acquisire nuove competenze mirate just in time;
• la flessibilità nell’organizzazione e nella gestione dei contenuti, in base alle esigenze dell’utenza.
Ciascuna parte del percorso formativo può essere sfilata, ricollocata, variata, omessa, intrecciata con altri
elementi per dar vita a un percorso diverso, magari da sfruttare in tempi e luoghi diversi.
Quali sono i vantaggi della metodica di apprendimento digitale?
• In primo luogo, la facile reperibilità e trasportabilità; • poi la possibilità di gestire gli archivi dei contenuti; • infine l'assegnazione ai singoli oggetti di insiemi di metadati.
La metodica racchiude anche il rischio della passività, laddove non sia sfruttata in direzione di un esercizio di creatività, condivisione, un alleggerimento delle incombenze percepite di solito come gravose dai discenti. L’e-learning può essere uno strumento prezioso, anche perché a portata di mano, ben conosciuto e gradito agli studenti, ma a patto che non smarrisca lo spirito dell’artigianato di idee tipico dell’azione autenticamente formativa.
Con riferimento alla porzione di Laudato si’ presa in esame, il riferimento del Papa alle parole d’amore52, di cui la natura è piena, si presta benissimo alla realizzazione di una cloud53, da assegnare come lavoro singolo, oppure di coppia, o, ancora, di gruppo.
Per approfondire poi la cultura della cura nella esperienza e nella storia della famiglia di Nazaret54, l’insegnante può proporre la realizzazione di una timeline55, di una cronologia.
Oppure ancora, per portare in luce alcuni modi in cui Dio assume tutta la natura56 e vi si manifesta, si può proporre un video da realizzare e/o da sottotitolare.
12. La lezione frontale
Negli ultimi anni si è acceso un dibattito critico e vivace sulla lezione frontale57, che resta il metodo più
tradizionale e diffuso nell’organizzazione dell’azione didattica. Protagonista di questa impostazione è
l’insegnante, interpretato come emittente della conoscenza. L’apprendimento secondo questo schema
avviene facendo leva sull’ascolto, e, più in generale, sulla capacità dei discenti di ricevere l’insegnamento.
52 LS 225.
53 Cf. https://blog.bsmart.it/2017/10/26/word-cloud-5-strumenti-online/(consultato il 17.05.2018).
54 Cf. LS 241-242.
55 Cf. http://www.ascuoladiopencoesione.it/2-7-tutorial-come-costruire-una-timeline/ (consultato il 17.05.2018).
56 Cf. LS 235.
57 Cf. il convegno organizzato a Milano, presso il Teatro Carcamo, il 14 aprile 2018, dal Centro PsicoPedagogico per
l’educazione e la gestione dei conflitti, sul tema La lezione non serve.
Nell’espressione lezione frontale rientra una vasta gamma di possibilità nella gestione del tempo, che
vanno dall’intervento secondo il modello conferenza, in cui il docente espone, gli alunni ascoltano, fino a
tutta una serie di possibili interazioni fra il docente e i discenti, fra i discenti fra loro. La classica disposizione
dei banchi con la cattedra opposta a file di bachi rispecchia il modello frontale.
Oggigiorno questa metodologia si rivela insufficiente soprattutto a causa di due fenomeni: in primo luogo si
registra una capacità di attenzione e di ascolto mediamente di gran lunga inferiore ai decenni precedenti di
contro a una spiccata preferenza per l’attività pratica, in secondo luogo nella sensibilità corrente i bambini
e i giovani si aspettano di essere protagonisti e mal sopportano di restare troppo a lungo in condizioni
marginali, terzo ma non ultimo fattore da tener presente è la scarsa capacità di gestire i tempi di soliutidne
richiesti dallo studio tradizionale scaturito dal modello di lezione di cui sopra. La didattica non può non
tenere conto di queste condizioni sociali fondamentali e mutate profondamente rispetto al passato.
E’ pur vero che, in qualche misura, la lezione frontale resta necessaria, specialmente nell’introdurre
argomenti teorici completamente nuovi. Anche proponendo attività pratiche, la lezione frontale resta un
importante accompagnamento. Laddove il docente disponga di una certa flessibilità può positivamente
proporre forme di interazione, che mettano in gioco non soltanto la partecipazione dei discenti, ma anche
la capacità del docente di emanciparsi dal nozionismo per manifestare una competenza che sa andare oltre
la padronanza dei meri contenuti della sua disciplina. Dialoghi, domande, pause di riflessione, varie
espressioni di problematizzazione accompagnano nuove forme di apprendimento.
La lezione frontale non va demonizzata, ma armonizzata con le condizioni sociali di oggi, evitando il rischio
di scivolare nella lezione frontale a distanza, attraverso video, schermi, ecc. Man mano che va scemando la
quota di pura frontalità, la figura del docente va somigliando sempre di più a quella del facilitatore, che
tiene le fila e offre una visione d’insieme, nell’ambito della quale ciascuno scolaro possa inserire se stesso, il
suo apprendimento, la sua esperienza di vita.
Uscendo da schemi e valutazione puramente teorici, bisogna francamente riconoscere che in una scuola
fatta spesso di classi numerose, con budget ridotti per l’acquisto di materiali, all’insegnante non resta
molto più della sua conoscenza e delle sue lezioni frontali. Di conseguenza è una metodologia a cui bisogna
continuare a guardare con rispetto e riconoscenza.
Venendo alla Laudato si’, nella sua parte finale offre molti spunti per riflessioni più articolate da parte del
docente. E’ molto presente il tema dell’aldilà, presentato tra l’altro come casa comune del cielo58. Ci sono
spunti per l’impegno a costruire nuove strade59, un futuro migliore60. Anche Dio inteso come comunità
d’amore, vivo in ogni creatura e l’orientamento di tutto all’amore61 lasciano molte possibilità di dialogo,
interazione, riflessione.
58 LS 243.
59 LS 245.
60 LS 246.
61 Ibidem.
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13. Efficacia e punti critici dell’impostazione seminariale
Nell’ambito della vita universitaria il seminario è concepito come un approfondimento specialistico, dal
taglio più spiccatamente pratico rispetto ai corsi tradizionali. In tal senso si è rivelato il luogo più
appropriato, in cui proporre la messa in atto di esercizi didattici di vario tipo, specie attraverso il lavoro nei
gruppi e la simulazione, secondo un calendario di turnazioni. Si potrebbe paragonare il lavoro svolto a un
ventaglio, efficace nel mettere in luce la coesistenza di tante possibilità da esplorare e da applicare
nell’ambiente didattico, da combinare eventualmente in maniera creativa e in base alla circostanza. Lo
stimolo al coinvolgimento diretto ha tenuto più alto il livello generale di attenzione.
Criticamente bisogna riconoscere che l’approfondimento teorico delle varie metodologie è stato minimo e
ridotto alla spiegazione introduttiva dell’insegnante, con l’aggiunta di eventuali osservazioni più analitiche
durante la verifica collettiva, successiva a ciascuna simulazione. Ciò ha inevitabilmente ridotto le possibilità
di conoscenza delle singole proposte nella loro ampiezza. Nel complesso, però, ciascuna di esse è stata
acquisita in pillole e, all’occorrenza, può indurre alla riflessione personale.
14. Griglia di partecipazione
Per tenere d’occhio la partecipazione di ogni studente ai lavori di gruppo e alle simulazioni, da un lato, per
fornire un esempio di ausilio didattico schematico, dall’altro, è stata presentata e utilizzata lungo tutto il
corso una griglia di approfondimento, i cui risultato concorrono alla valutazione finale.
Nomi Partecipa al lavoro di gruppo Relaziona sul gruppo
Inc1
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Inc 12
Si può notare come per ognuno delle 12 lezioni, denominate “inc.”, cioè incontri, ogni studente sia
monitorato circa il lavoro nel gruppo e l’esposizione attraverso una simulazione, anch’essa organizzata in
équipe.
15. L’esame finale
A conclusione di questo genere di corsi l’esame dura per tutto lo svolgimento delle lezioni. Pertanto, forti
della condivisione di questa affermazione, è stato richiesto agli studenti di sostenere l’esame finale,
compilando questo schema da esporre oralmente:
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Lo studente presenterà l’argomento di una lezione a scelta, indicando la fascia d’età prescelta dei discenti e
soddisferà questi punti per iscritto e in modo schematico:
1. Testo guida scelto dalla Laudato si’ (specificare i numeri) 2. Idee da sviluppare (così come fatto in classe per i punti dell’enciclica) 3. Metodologia (fra quelle presentate nel seminario) 4. Conoscenze (sapere) 5. Abilità (saper fare) 6. Competenze chiave europee sollecitate (1. Comunicazione nella madrelingua. 2. Comunicazione
nelle lingue straniere. 3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia. 4. Competenza digitale. 5. Imparare ad imparare. 6. Competenze sociali e civiche. 7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità. 8. Consapevolezza ed espressione culturale)
7. Valutazione competenze (che cosa lo studente intende considerare ai fini della valutazione)
16. La didattica polimetodica e differenziata
Dopo aver dimenticato tutto, una volta superato l’esame, l’impostazione seminariale esposta ambisce a
lasciare un’unica traccia, uno spiraglio di curiosità affacciato su di uno stile d’insegnamento creativo,
flessibile al punto da valorizzare i punti di forza dell’insegnante e quelli degli allievi attraverso metodiche
alternate, differenziate e intrecciate a seconda dell’occorrenza, dell’opportunità, delle condizioni
ambientali in senso ampio.
17. Formazione continua
E’ auspicabile che tutti gli insegnanti, impegnati nella formazione continua, siano accompagnati e aiutati da
forme di aggiornamento, che intervengano sulle loro criticità, non che pretendano di aggiungere nozioni o
di condurli a chissà quali ideali. Il genere di impostazione presentata potrebbe collocarsi anche in questa
linea, per non essere fruibile soltanto una volta e per sempre a vantaggio di studenti, ma regolarmente