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ORIZZONTI
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La necropoli di Valle Santa nell'agro Veientano (Roma, via di Boccea), in Orizzonti. Rassegna di Archeologia, XVI, 2015, pp.

May 03, 2023

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ORIZZONTI

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ORIZZONTI

Rassegna di archeologia

Direttori

Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli

Comitato scientifico

Marcella Barra Bagnasco, TorinoRobert Bedon, LimogesOscar Belvedere, PalermoGiuseppe Ceraudo, LecceFrancesco D’Andria, LecceSalvatore Garraffo, CataniaCarlo Gasparri, NapoliJorge Martinez Pinna, MalagaMarcello Rotili, Santa Maria Capua VetereSara Santoro, ChietiGemma Sena Chiesa, MilanoRussel T. Scott, Bryn Mawr CollegeEdoardo Tortorici, Catania

Segreteria di redazione

Giuseppina Renda, Santa Maria Capua Vetere

*

I manoscritti possono essere inviati ai seguenti indirizzi:Prof. Lorenzo Quilici, Viale dell’Esperanto 21, I 00144 Roma,[email protected] Stefania Quilici Gigli, Dipartimento di Lettere e Beni Culturali,Seconda Università di Napoli, Piazza S. Francesco,I 80155 S. Maria Capua Vetere (ce), [email protected]

«Orizzonti» is an International Peer Reviewed Journal.The eContent is archived with Clockss and Portico.anvur: a

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In copertina: Le mura di Cosa.(Foto Stefania Quilici Gigli).

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ORIZZONTIRassegna di archeologia

XVI · 2015

FABRIZIO SERRA EDITORE

PISA · ROMA

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Fabrizio Serra editore®

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Sommario

articoli11 Russell T. Scott, Andrea U. De Giorgi, Sophie Crawford-Brown, Ann Glennie, Allison

Smith, Cosa Excavations: the 2013 Report23 Edoardo Tortorici, Catania Antica: territorio costiero ed entroterra produttivo31 Cetty Muscolino, Federica Cavani, Ravenna. Il bassorilievo di Augusto

note53 Stefania Quilici Gigli, Sul portone di casa in epoca medio-tardo repubblicana: contributi da ritrovamenti a

Norba59 Caterina Serena Martucci, Cales. Il recupero della memoria dei vecchi scavi65 Daniele Bergonzoni, I complessi termali degli Agri Decumati: tipologie costruttive, maestranze e committenze69 Giuseppina Renda, Frammenti di architettura funeraria in area telesina. Considerazioni a margine

rassegne77 Giulia Martinengo, Luoghi di culto preromani in Piemonte81 Martina Giannini, I Romani in Versilia. Dinamiche di popolamento e organizzazione del territorio

attività95 Stefania Pergola, Considerazioni sulle tecniche di lavorazione dei grandi simulacri di età imperiale alla luce di

recenti restauri eseguiti su alcuni frammenti di statue colossali dall’antico Campo Marzio

scavi e monumenti107 Lorenzo Quilici, Le terme dell’abitato ellenistico romano di Paleokastro presso Ayia Irini nel distretto di Kyrenia

(Cipro)125 Federico Ugolini, Rimini: l’antico sacello di San Gregorio fuori le mura133 Alessio De Cristofaro, Silvia Matta, Clementina Sforzini, La necropoli di Valle Santa nell’agro

Veientano (Roma, via di Boccea)

recensioni147 Giovanni Mastronuzzi, Il luogo di culto di Monte Papalucio ad Oria. 1. La fase arcaica, bact 12, Bari, 2013, 334

pp. con quattro appendici (Marcella Barra Bagnasco).150 Pier Andrea De Rosa, Barbara Jatta, Disegni del secolo xix del fondo Ashby nella Biblioteca Apostolica

Vaticana, Città del Vaticano 2014 (Documenti e Riproduzioni, 14), 343 pp. (Pietro Zander).

153 Abstracts

157 Abbreviazioni

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Il sito

ra il 2011 ed il 2014 sono state effettua-te indagini archeologiche, finalizzate al-la verifica preliminare di progetti edilizi,in via di Valle Santa, all’altezza del km11,500 della via di Boccea, nella omoni-ma località del settore nord-occidentaledell’agro romano (Fig. 1). Le indaginihanno portato alla individuazione di unpiccolo ma significativo sito, vissuto daetà arcaica ad età tardo romana, del qua-le è stato possibile scavare estensiva-mente la necropoli.

L’area è ubicata al margine meridio-nale di un pianoro lievemente digradan-te da sud verso nord, dove la ricognizio-ne preliminare segnalava scarse tracce diuna fattoria, sorta in età repubblicana evissuta fino ad avanzata età imperiale.1

La cartografia storica mostra che talepianoro, modesta ma ben definita unitàgeografica dall’orografia del paesaggiodell’Etruria meridionale – pianori moltoarticolati e frastagliati con pendici a pro-filo netto create dall’erosione dei fossi –ha sempre avuto utilizzazione esclusiva-mente agricola e nessun nucleo abitato,costituendo il Quarto di Valle Santa dellatenuta di Boccea, proprietà del Reveren-dissimo Capitolo di San Pietro di Romaininterrottamente dal nono al ventesi-mo secolo.2 Unico dato topografico restituito dalla documentazione è il tracciato di via di Boccea, che all’altezzadel km 11 cambia bruscamente orienta-mento e piega ad angolo retto verso nordper raggiungere il vicino castello medie-vale di Boccea.3 Tale paesaggio storico,caratteristico dell’agro romano e risalen-te all’alto medioevo, viene radicalmentemutato dai moderni interventi di bonifi-

ca agraria, soprattutto da quelli attuatinegli anni ’50-’60 del No vecento dall’En-te Maremma, quando anche la nostraarea vede profonde trasformazioni dellamorfologia originaria. Potenti interrihanno colmato i dislivelli ed uniformatola superficie coltivabile per adattarla al-l’uso dei mezzi meccanici; sul pianoroscassi ed arature profonde hanno cancel-lato ogni traccia di strutture in elevato edei livelli archeologici, asportando an-che il banco tufaceo per un’altezza nonmisurabile. La stessa via di Valle Santa,che taglia in senso est-ovest il pianoro, èuna moderna traversa di via di Boccea,nata a servizio del casale di Valle Santa,che ha spezzato la originaria unitarietàdell’altura ed ha intaccato profonda-mente l’area archeologica.

Lo scavo ha mostrato anche qui, co-me in tutta l’Etruria meridionale, quan-

to gli interventi moderni, con il conse-guente acceleramento dei processi di dilavamento naturale, abbiano pregiu-dicato la raccolta dei dati e la lettura delpalinsesto storico, dal momento che letracce archeologiche residue sono perlo più solo quelle ipogee scavate nel tufoo ricoperte dagli interri nelle valli. Diciò hanno fatto le spese soprattutto i re-sti d’abitato, generalmente ubicati suipunti più alti, dei quali usualmente nonrestano che tracce indiziarie in negati-vo;4 la zona di Valle Santa ha visto inol-tre negli ultimi decenni lo sviluppo diun nucleo di urbanizzazione spontaneae di lottizzazioni edilizie abusive, conconseguente parcellizzazione dei ter -reni in piccoli appezzamenti non acces-sibili alla ricognizione.5 Le indaginicompiute hanno permesso di recupera-re alcuni elementi della morfologia

Le indagini sul campo e lo studio prelimi-nare dello scavo sono stati compiuti dallal.a.t.e.r.e.s.arc.ter. e dalla dam srl, direttie coordinati da A. De Cristofaro sotto la dire-zione scientifica della dott.ssa ClementinaSforzini, responsabile di zona della Soprin-tendenza per i Beni Archeologici dell’EtruriaMeridionale. Allo scavo hanno partecipato,oltre ad A. De Cristofaro, M. Arizza, M. DiMento, A. Delle Sedie, G. Galluzzi, S. Matta.I rilievi sono stati redatti da E. Brunacci, A.Delle Sedie, M. Di Mento. Lo scavo è stato fi-nanziato dalla società Elaia srl. Le Attività e leUUSS citate nel testo fanno riferimento alladocumentazione scientifica depositata e con-sultabile presso l’Archivio della sbaem.

Un grazie particolare dobbiamo alla So-printendente Alfonsina Russo, sempre solle-cita ed attenta nel promuovere lo studio e lavalorizzazione del patrimonio archeologicorestituito dall’Etruria meridionale.

1 Sono stati riconosciuti frammenti di ce-ramica a vernice nera, ceramica comune damensa e da fuoco di età imperiale, anfore e la-terizi romani. L’unica segnalazione del sito èdi L. Quilici, Inventario e localizzazione dei be-ni culturali archeologici nel territorio del Comunedi Roma, in V. Cabianca, L. Quilici, I beniculturali archeologici del territorio romano, «Ur-banistica», 54-55, 1969, pp. 81-128, tav. i, sito n.329: «Presso il vecchio Casale di Valle Santa,sono raccolti blocchi antichi».

2 Per la storia della tenuta di Boccea vediR. Montel, Le “casale” de Boccea d’après lesarchives de Saint Pierre, «mefr. Moyen Âge-Temps Modernes», 91, 2, 1979, pp. 593-617; R.Montel, Le “casale” de Boccea d’après les archi-ves de Saint Pierre, iième partie, fin xiv-fin xvi siè-cle, «mefr. Moyen Âge-Temps Modernes», 97,2, 1985, pp. 605-726.

3 Nella medievale via di Boccea vieneusualmente riconosciuta la sopravvivenza

della romana via Cornelia, nota dai CataloghiRegionarii, da epigrafi e dagli Atti dei Martiri,sul cui tracciato tali fonti non offrono peròprecise indicazioni (sulla sua ricostruzionevedi Tartara 1999, pp. 19-24, e M. L. Mar-chi, F. Catalli, Suburbio di Roma. Una resi-denza produttiva lungo la via Cornelia, Bari,2008. Per il tratto che qui interessa vedi Tar-tara 1999, p. 312, sito n. 719).

4 Gli scavi compiuti nell’ultimo decennioin questo territorio mostrano quanto l’inci-denza delle trasformazioni moderne condi-zioni la ricostruzione storica e perciò quantosia importante porre attenzione alle fasi pre-liminari di scavo considerate minori (movi-mento terra, pulizia, splateamento ecc.) perrecuperare ogni informazione utile alla cono-scenza del paesaggio premoderno.

5 A ciò si deve probabilmente il fatto chetale zona risulti pressoché vuota di presenzenella carta archeologica di Tartara 1999.

La necropoli di Valle Santa nell’agro Veientano(Roma, via di Boccea)

Alessio De Cristofaro, Silvia Matta, Clementina Sforzini

T

Fig. 1. Roma, Boccea: ubicazione del sito di Valle Santa nel suburbio nord occidentale.

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antica,6 fra i quali la presenza di un ca-nale naturale che seguendo la linead’impluvio scende dal pianoro versonord est e si riversa nella sottostante Val-le Santa (Fig. 2,1). Frammenti ceramicidi rozzo impasto bruno lavorati a mano,raccolti al margine di questo canale(Fig. 2, 2),7 se pur da livelli sconvolti in-dicano un precoce utilizzo di questopassaggio naturale già in età pre-proto-storica per raggiungere dal fondovallel’altura di quota 92. Questa viene poi oc-cupata stabilmente forse già in etàorientalizzante,8 sicuramente in epocaarcaica, quando un’area nettamente de-finita ed isolata, ubicata a sud del canalenaturale ed a brevissima distanza daquesto (Fig. 2, 4), viene destinata ad usofunerario per un ristretto gruppo sepol-crale.9 Tale nucleo comprende sei tom-be del tipo detto ‘a vestibolo’ o a ‘trami-te’ di tomba a camera, databili fra la finedel vi e gli inizi del iv sec. a. C. (sulle

quali vedi sotto). La disposizione topo-grafica di tali tombe – quattro delle qua-li vicinissime e quasi tangenti, con ugua-le orientamento e affiancate a formareuna unica fila – unitamente all’uso delrito incineratorio ed al corredo di quali-tà indica la loro appartenenza ad alme-no un unico (forse due?) gruppo fami-gliare di alto rango di origine veiente. Èquesto infatti un tipo di tomba conside-rato, per associazione tra tipologia dellastruttura e rituale funebre, tipico di Veioarcaica, e evidente segno ‘marcatore’del suo territorio.10

Benché il relativo abitato non sia sta-to ancora individuato,11 il nuovo sito of-fre informazioni preziose. Esso si inseri-sce nel quadro già delineato dallaricognizione archeologica degli anni ’90del ventesimo secolo,12 colmando la la-cuna di una zona grigia, e conferma conl’evidenza il quadro del popolamento dietà arcaica ricostruito sulla base della ri-

cerca di superficie. Il sito di Valle Santacomprova che il tracciato di via di Boc-cea nasce in epoca arcaica e che è quifunzionale a definire il confine fra Veio eCerveteri, generalmente identificatocon il fiume Arrone. Uno sguardo allacarta archeologica di questo territorio(Fig. 3) permette di cogliere subito co-me il cardine principale della frontieraveiente sia il promontorio di Boccea, po-sto a difesa di un attraversamento strate-gico dell’Arrone ed anch’esso occupatoda un abitato in età arcaica.13 Per rag-giungere tale postazione, la strada pro-veniente da est deve piegare a nord al km11 per poter giungere al sito di Boccea te-nendo un percorso di altura, obbligatodall’orografia naturale. Il nostro piccolo

6 Come ad esempio il margine settentrio-nale originario, corrispondente alla linea diquota 90 s.l.m., della parte sommitale del pia-noro tufaceo, al di sotto della quale affioranostrati geologici argillosi più antichi. La carto-grafia ottocentesca (vedi in particolare la car-ta i.g.m. del 1877 pubblicata da A. P. Frutaz,Le Carte del Lazio, Roma, 1972, iii, tavv. 341-368, toponimo Quarto la Galera, quota 92) mo-stra qui un’altura che si staglia nettamentesull’intorno tanto che la via di Boccea è co-stretta ad una curva per aggirarla.

7 In un lotto nella vicina via Tricerro, nelquale tale canale è ancora visibile fra le co-struzioni moderne, se pur trasformato dallebonifiche in conduttura a cielo aperto per ad-duzione idrica.

8 Gli abitanti del luogo parlano con insi-stenza di tombe a camera con corredi in buc-chero, scoperte e distrutte per la costruzionedelle case ubicate all’incrocio fra via di Boc-cea e via di Valle Santa (Fig. 2,3), dove le sco-scese pendici sud del pianoro offrivano favo-revoli condizioni naturali.

9 Anche se lo scavo non ha restituito tracce evidenti di un eventuale collegamentodiretto fra canale ed area funeraria, sembraevidente che quest’ultima ne sia stata condi-zionata, tanto che le tombe mostrano tuttedi seguirne l’andamento disponendosi con illato nord parallelamente ad esso. In tale let-tura il canale diverrebbe in epoca arcaica ele-mento generatore dell’organizzazione dellanecropoli, dividendo il pianoro in due areenettamente distinte secondo una partizioneche rimarrà immutata fino ad epoca romanaimperiale. Che funzione ha il canale in epocaarcaica? Di raccolta delle acque? Lo scavomostra che esso, opportunamente regolariz-zato, venne poi utilizzato come strada, manon sappiamo se già a partire da questo momento (come sembra ipotizzabile) o piùtardi: di certo i due elementi nel vi sec. a.C.convivono.

10 Vedi in proposito lo studio di DragoTroccoli 1997, che grazie ad un riesame divecchi scavi ha riportato l’attenzione sul ruo-lo di questo tipo quale fossile-guida della sto-ria arcaica di Veio. Scoperte recenti di tombe

a ‘vestibolo’ in quest’area ne confermano il ri-levante significato ai fini della ricostruzionedelle modalità attuate da Veio per un capillarecontrollo del territorio, in particolare dellemaggiori vie di collegamento fra i centri etru-schi, come proprio la via di Boccea. Alle atte-stazioni sotto citate si aggiunge la scoperta diquattro tombe a ‘tramite’ in uno scavo (at-tualmente in corso da parte di chi scrive) diun piccolo abitato arcaico in località Casalot-ti, sulla stessa via, che mostra notevoli affinitàcon quello di Valle Santa. Anche qui due tom-be affiancate sono ubicate al margine di uncanale (di evidente uso idraulico), a poche decine di metri dall’abitato, posto a controllodi uno snodo stradale.

11 In nessuna delle aree indagate è emer-so alcun elemento sull’ubicazione dell’abita-to arcaico. Si possono fare due ipotesi: adovest della necropoli, sull’altura dominante lavia di Boccea dove è un moderno casale; o asud di via di Valle Santa, dove è stata indivi-duata una villa romana (Fig. 2,5).

12 Da Tartara 1999.13 Tartara 1999, pp. 310-316, nn. 318-320.

Fig. 2. Roma, Boccea: schizzo planimetrico delle aree indagate a Valle Santa.

Fig. 3. Roma, Boccea: particolare dellacarta archeologica del territorio a ValleSanta; nei riquadri, le presenze di età arcaica.

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sito, satellite di quello, nasce a controlloe dominio di questo tracciato; e confer-ma più in generale il fenomeno dell’oc-cupazione capillare delle campagne inepoca arcaica, secondo modalità già in-dividuate come proprie dell’espansioneveiente fra il vi ed il v sec. a.C. 14

Dai dati di scavo sembrerebbe che ilsito di Valle Santa scompaia agli inizi d eliv sec. a.C. in concomitanza con la con-quista romana, per poi riapparire in etàmedio-repubblicana, in un momentoche, seppure ancora non meglio precisa-bile, sembra rientrare nel iv sec. a.C. Ta-le nuova fase mostra elementi di conti-nuità e di cambiamento rispetto allaprecedente. Il dato topografico gioca afavore di una sostanziale continuità: ilpianoro mantiene la precedente orga-nizzazione spaziale e l’unica trasforma-zione tangibile è la ristrutturazione delcanale come strada carraia che collegal’altura alla via Boccea. Significativo appare il fatto che la necropoli venga rispettata e che l’area circostante restidel tutto libera da qualsivoglia struttura:anche se tale vuoto fosse dovuto solo

alla marginalità dell’area rispetto al nuovo abitato, ciò non ne sminuirebbe ilsenso.15

Sostanziale continuità evidenzia anche l’età imperiale, quando una villaoccupa l’altura16 ed intorno alle tombearcaiche sono le sepolture romane, spar-se su tutto il pianoro. Il canale-tagliata èancora l’elemento centrale della necro-poli: tutte le tombe sono ad esso collega-te in qualche modo e si addensano inparticolare ai suoi lati senza invadere odanneggiare lo spazio funerario più an-tico, ancora ben definito e percepibile,che viene sempre rispettato.

(C. S.)

i Fase: La necropoli etrusca (se-conda metà del vi-primi decennidel iv secolo a.C.)

I ritrovamenti più antichi rimessi in lucesono relativi ad un piccola necropoli(Fig. 4). Si tratta di un gruppo di tombedel tipo cosiddetto a vestibolo o a trami-te di tomba a camera,17 tipico per Veio e

risalenti ad un periodo preliminarmenteinquadrabile tra la seconda metà del vied i primi decenni del iv secolo a.C. Letombe sono sei, tre monosome18 e trepolisome,19 per un totale complessivo di11 individui. Sotto il profilo topografico,appaiono tra loro prossime ed allineatein modo irregolare lungo una direttriceNO-SE, condividendo l’orientamento dimassima, impostato su un asse NE-SO.

Dal punto di vista strutturale, le tom-be appartengono tutte ad un medesimotipo: presentano un vano a pianta ten-denzialmente quadrangolare intera-mente scavato nel banco naturale, appa-rentemente a cielo aperto, lungo lepareti del quale, alla stessa quota del pa-vimento, si aprono le nicchie destinatead ospitare le sepolture. L’accesso al va-no è sempre consentito da una scalinatapiù o meno breve, ugualmente realizza-ta in negativo nel banco ed occupante unlato intero dello stesso vano (Fig. 5).

Come accennato, si tratta di un tipodi struttura sepolcrale da tempo cono-sciuto a Veio e considerato espressionetipica per la sua cultura.20 Di interesse è

14 Vedi in particolare De Santis 1997.Proprio i rinvenimenti ultimi di Casalottihanno dimostrato l’antichità del tracciato poidivenuto via Cornelia-via Boccea, portandoalla luce resti di strade arcaiche e di nuclei sepolcrali su di esse allineati.

15 Lo studio analitico dei materiali potràapportare un contributo sulla romanizzazio-ne del territorio veiente: si rimanda a Live-rani 1984.

16 Resti di modeste strutture idrauliche(pozzo, cisterna) sono stati scavati a sud dellamoderna via (Fig. 2,5), dove era probabil-mente la villa di età imperiale.

17 Sul tipo, cfr. Drago Troccoli 1997;A. Palmieri, Le tombe laziali di vi e v sec. a.C.Considerazioni da una prospettiva etrusca, in IlLazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preisto-ria ed età moderna, a cura di L. Drago Troccoli,Roma, 2009, pp. 371-396.

18 Tombe i, iii e v.19 Tomba vi con 4 defunti; tombe xix e

xx con 2 defunti ciascuna.20 Drago Troccoli 1997, passim. Alcu-

ne tombe narcensi di età arcaica sembrereb-bero derogare dai tipi tombali standard in usoin quel centro durante quest’epoca, per assu-mere una struttura evidentemente mutuatadalle tombe a vestibolo veienti: DragoTroccoli 1997, pp. 265-267.

Fig. 4. Roma, Boccea, Valle Santa: pianta generale dello scavo.

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il fatto che, forse per la prima volta, è sta-to possibile indagare estensivamente econ metodo un significativo numero diqueste tombe, fino ad oggi note solograzie a vecchi e non sempre ben docu-mentati scavi.21

Tutte le sepolture indagate osser -vano il rito incineratorio.22 I resti sonostati rinvenuti raccolti in contenitori fittili23 (Fig. 6), in un panno di stoffa24o in un contenitore deperibile, diretta-mente poggiato sul fondo della relativanicchia.25 In almeno due casi,26 la lettu-ra sembrerebbe documentare l’inten-zionale deposizione del cinerario in posizione coricata sul fianco, come giàrilevato in altre tombe a tramiteveienti.27 Nella maggioranza dei casi, iresti ossei conservati non sono consi-stenti, per motivi che potrebbero essereconnessi o all’elevato grado di combu-stione del corpo raggiunto nel corso delrogo, o ad un intenzionale processo diselezione dei resti successivo alla crema-zione e connesso con specifici rituali.28

Notevole interesse rivestono i resti diofferte rituali rinvenuti praticamente in

21 L’unico caso sembra la tomba rinvenu-ta in località Poggio della Muratella/CasaleSomaini (pertinenze della via Portuense),edita in L. Cianfriglia, C. Moffa, Poggiodella Muratella. Località Casale Somaini. Rinve-nimenti archeologici (Municipio xv), «bc», cix,2008, pp. 406-410. Nel corso del 2013, una tom-ba a tramite è stata indagata anche in localitàLucchina (pertinenza del territorio compresotra la via Trionfale e la via Cornelia), ed è incorso di studio da parte degli amici DanielaRossi e Marco Arizza, che qui ringrazio per lasegnalazione.

22 Sono noti anche casi in cui le tombe atramite veienti accolgono solo inumati (adesempio la tomba 426 da Grotta Gramiccia:Drago Troccoli 1997, pp. 248-255) o sia inumati che incinerati (tomba xix-xx di Casa-laccio, senza gradini: Vighi 1935, pp. 66-67,figg. 10-11; tomba 4 del tumulo di Monte Oli-

viero, senza gradini: E. Stefani, Veio. Scoper-ta di antichi sepolcri nella tenuta di Monte Olivie-ro, presso Prima Porta, «ns», liii, ser. vi, 1928,pp. 95-105, in part. pp. 104-105; caso analogoanche la tomba in L. Cianfriglia, C. Mof-fa, Poggio della Muratella…, art. cit. a nota 21).

23 Tomba i: olla biansata in argilla depu-rata decorata a bande rosso-brune; tombaiii: stamnos in bucchero; tomba v: cratere acolonnette in depurata acroma; sepolturavia: olla in ceramica depurata, con piatte-lo/coperchio; sepoltura xixa: olla stamnoidein impasto rosso-bruno con piattello/coper-chio; sepoltura xxa: olla in impasto rosso-bruno.

24 È il caso certamente della sepolturavic, che ha restituito una piccola fibula inbronzo destinata in origine a chiudere il pan-no con le ceneri.

25 Sepolture: vib, vic, vid, xixb, xxb. La

presenza di una qualche forma di contenitore(una cassetta di legno o vimini ecc.) è testi-moniata dalle condizioni di giacitura dei restistessi, sempre rinvenuti in lenti piuttostoschiacciate e di forma regolare (tendenzial-mente circolari o quadrangolari).

26 Le sepolture xixa e xxa, rinvenutestrutturalmente integre e solo parzialmentecolmate da terreno infiltratosi per processinaturali a seguito di percolazione lenta e pro-gressiva di acque meteoriche: dinamiche chedifficilmente possono giustificare l’ordinatacollocazione sul fianco dei cinerari registrataal momento dello scavo.

27 Drago Troccoli 1997, p. 243, nota 5.28 Osservazione registrata anche in Dra-

go Troccoli 1997, pp. 247-248 e pp. 270-280(Appendice antropologica di Loretana Salva-dei), per la quale tuttavia la studiosa non haavanzato spiegazioni.

Fig. 5. Roma, Boccea, Valle Santa: tomba vi, particolare della scalinata di accesso.

Fig. 6. Roma, Boccea, Valle Santa: tomba i, particolare del cinerario al momento delrinvenimento.

Fig. 7. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-ba v, particolare dello strigile deposto ri-tualmente nel tramite.

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tutte le tombe in relazione a ciascuna se-poltura. Si tratta di resti costituiti da of-ferte alimentari combuste,29cui spesso siassocia uno e talvolta più di un conteni-tore ceramico30 e, in un solo caso, un og-getto personale del defunto altamentequalificante, quale ad esempio uno strigi-le in bronzo31 (Fig. 7). Le offerte si pre-sentano in modo evidente come cumulidi forma conoide o lenticolare di resticarboniosi posti, con un’unica azione in-tenzionale, direttamente sul pavimentodel tramite, subito all’esterno e a imme-diato contatto con i dispositivi di chiusu-ra delle nicchie cui si riferiscono (Fig. 8).I resti costituiscono presumibilmente ilpasto funebre idealmente consumato daltitolare della sepoltura e dai suoi con-giunti nel corso della cerimonia funebre,come sembrano indicare sia il fatto che le

offerte alimentari mostrano di essere sta-te sottoposte alla stessa procedura inci-neratoria del defunto, sia la circostanzache esse vengono accuratamente depo-ste a contatto con la sepoltura, a rimar-carne fisicamente la pertinenza.

La successione stratigrafica di questeofferte rituali nelle tombe polisome for-nisce informazioni utili per la compren-sione della cronologia relativa delle va-rie sepolture.

Nessuna evidenza, invece, è stata rile-vata a favore dell’idea che vede nei vesti-boli di queste tombe degli ustrina.32 An-zi, la totale assenza di resti antropici neivestiboli e di qualsiasi segno di rubrefa-zione o alterazione del banco geologicoin cui questi sono realizzati,33 sembre-rebbe deporre decisamente contro que-sta ipotesi.

Buona parte delle sepolture è caratte-rizzata dalla presenza di piccoli corredi(Fig. 9). Come è noto, le tombe veientidi vi e v secolo a.C., rispetto a quelle delprecedente periodo orientalizzante,34mostrano una significativa contrazionerituale dei corredi, che da tempo è stataricondotta all’adozione di leggi suntua-rie verosimilmente mutuate, o comun-que coeve, alle innovative esperienze legislative della vicina Roma di età ser-viana.35 Tale contrazione, a Veio, si ac-compagna anche all’adozione di nuovitipi di sepoltura, tra i quali va annovera-to anche quello in esame.36

Il fenomeno sembra manifestarsi all’in-circa con l’avvio del secondo quarto delvi secolo a.C., almeno per quanto desu-mibile dalla revisione di vecchi ritrova-menti effettuata alla luce di recenti e meglio definite scoperte.37 Da quel

29 I campioni di strato prelevati non sonoancora stati sottoposti ad analisi.

30 Ad esempio, sulla base di quanto im-mediatamente riconoscibile nel corso delloscavo, si segnalano: tomba i: piattello in im-pasto bruno frammentario; sepoltura via:coppetta in bucchero; sepoltura vic: coppettaminiaturistica in bucchero, piattello in impa-sto bruno e piattello in argilla depurata; se-poltura vid: piattello frammentario; sepoltu-ra xixb: piattello in impasto.

31 Tomba v: il reperto è in corso di re-stauro.

32 Ipotesi avanzata in Drago Troccoli1997, p. 267, sulla base di dati provenienti davecchi scavi.

33 Segni invece caratteristici di questoparticolare tipo di evidenza, come esemplifi-cato dai numerosi e ben studiati casi di bustasepulchra di età imperiale dal suburbio roma-no: si vedano i casi dal territorio di Fidenae inF. di Gennaro, F. Fraioli, D. Galani, Bu-sta sepulchra dal territorio di Fidenae, «rm», 108,2001, pp. 372-381.

34 Su queste sepolture uno sguardo di sin-tesi in Bartoloni et alii 1994, in part. pp. 31-40 (A. De Santis).

35 Sul tema cfr. G. Colonna, Un aspettooscuro del Lazio antico. Le tombe di vi-v secoloa.C., «ParPass», 32, 1977, pp. 131-165; C. Ampo-lo, Il lusso funerario e la città arcaica, «aion»,6, 1984, pp. 71-102. Su Roma, vedi G. Barto-loni, Esibizione di ricchezza a Roma nel vi e vsecolo. Doni votivi e corredi funerari, «Scienzedell’Antichità», 1, 1987, pp. 143-159 e, esteso atutto il Lazio, Roma 1990, pp. 249-251 (A. Na-so) e G. Bartoloni, Il cambiamento delle pra-tiche funerarie nell’età dei Tarquini, «Annali del-la Fondazione per il Museo “Claudio Faina”»,xvii, 2010, pp. 159-186. Per Veio, cfr. i già citatiDrago Troccoli 1997 e A. Palmieri, Letombe laziali…, art. cit. a nota n. 17, cui bisognaaggiungere Bartoloni et alii 1994, pp. 38-40e De Santis 1997, p. 115. Cfr. anche L. Am-brosini, La ceramica etrusca a Roma agli inizidel v sec. a.C.: le anforette a fasce e a decorazionevegetale, in Gli Etruschi e Roma. Fasi monarchicae alto repubblicana, a cura di G. M. Della Fina,

«Annali della Fondazione per il Museo “Clau-dio Faina”», xvi, 2009, pp. 177-219, in part. pp.193, 195-196.

36 Elenco dei diversi tipi in DragoTroccoli 1997, pp. 268-278.

37 Drago Troccoli 1997, p. 262, indicala prima metà del vi secolo a.C. per l’iniziodel fenomeno. Tuttavia, i recenti scavi di alcu-ne necropoli di vii-vi secolo a.C. del territo-rio veiente, sembrano indicare come almenoper i primi due decenni del vi secolo a.C. pro-segua l’uso di seppellire i defunti in tombe acamera accompagnati da corredi più o menoricchi: si vedano ad esempio i casi delle tombexxviii e xxx della necropoli di Poggioverdesulla via Trionfale, databili tra la fine del viied i primi due decenni del vi secolo a.C. (DeCristofaro, Santolini Giordani 2005, p.166), o la bisoma tomba 1 della necropoli diVolusia sulla via Cassia, in cui la più recentedelle sepolture, per la presenza di un alaba-stron vicino al ciclo dei Galli Affrontati, deveessere datata ai primi decenni del vi secoloa.C. (A. Carbonara, G. Messineo, A. Pel-

Fig. 9. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-ba vic, particolare del corredo in corsodi scavo.

Fig. 8. Roma, Boccea, Valle Santa: tomba vi, offerte rituali deposte a contatto con i di-spositivi di chiusura delle nicchie sepolcrali.

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momento, grossomodo per buona partedel vi secolo a.C., la gran parte delle

sepolture note sembra attenersi ad unarigorosa contrazione dei corredi, che fa

sì che esse restituiscano in sostanza il solo contenitore, fittile o litico, delle ceneri del defunto.38 Costituiscono unapar ziale eccezione a questa regola alcu-ne tombe, che hanno fornito pochi masignificativi materiali di pregio, il cui significato è indubbiamente legato allavolontà di connotare il rango del defun-to e la cui deroga alla normativa general-mente seguita potrebbe rispondere amotivazioni di carattere religioso.39Con la fine del vi e per tutto il v secoloa.C., pur proseguendo l’uso degli stessiriti funerari e dei medesimi tipi di strut-ture sepolcrali, i corredi tornano relati-vamente ad arricchirsi, in forme affattonuove rispetto ai secoli precedenti e cosìsegnando, rispetto al vi secolo, una si-gnificativa discontinuità che presumibil-mente corrisponde a sopraggiunti mu-tamenti di natura socio-culturale nelceto aristocratico della città etrusca.40Nella gran parte delle sepolture note, in-fatti, si registra la comparsa, affianco alcinerario o al corpo inumato del defun-to, di pochi ma caratterizzanti vasi cherimandano, seppure in forme ora estre-mamente ridotte sul piano numerico ri-spetto all’epoca orientalizzante, alla tradizionale ideologia aristocratica delbanchetto funebre,41 con in alcuni casil’affiancamento di reperti caratterizzan-ti la sfera personale dei defunti, qualispecchi, gioielli, profumi, oggetti da to-letta per le donne,42 strigili e olii profu-mati per gli uomini.43 L’impressione èche, pur nel sostanziale mantenimentodel rigore stabilito nel secolo preceden-te, i ceti dominanti, con la deposizionedi oggetti personali alludenti alle pro-prie virtutes, intendessero manifestaredeliberatamente, in sede funeraria,

legrino, La necropoli etrusca di Volusia, Ro-ma, 1996, pp. 19-38, in part. per l’alabastron pp.36-37, cat. n. 49, figg. 58-58a); o, ancora, le tom-be E ed F di Monte Michele, ricondotte ad unperiodo compreso tra il 610 ed il 590 a.C. circa(Cristofani 1969, pp. 37-44; 70). Solo con ilsecondo quarto del secolo si assiste al diffon-dersi dei nuovi costumi, seppure non sia faci-le fissare con più approssimazione una datagiacché la gran parte delle prime sepoltureadottanti il nuovo rito esibisce tipi di cinera-rio che sfuggono a datazioni puntuali (per lagran parte si tratta di olle in impasto rosso ecoarse ware). Tuttavia, un importante anco-raggio cronologico è fornito ad esempio dal-la tomba x di Poggioverde, un’incinerazionein custodia litica con coperchio conformato atetto che ha restituito un aryballos greco-orientale in faience del tipo Webb Gruppo ii,tipo d, datato al 575-550 a.C. (De Cristofa-ro, Santolini Giordani 2005, p. 166; perl’aryballos: V. Webb, Archaic Greek Faience. Mi-niature scentbottles and related objects from EastGreece, 650-500 B.C., Warminster, 1978, p. 113) odalla tomba G di Monte Michele databile al580-570 a.C. circa (Cristofani 1969, pp. 14-15,44-45, tav. xxiii; per la datazione dell’anfora,con attribuzione al Pittore della Hercle: J G.Szilágyi, Ceramica etrusco-corinzia figurata,ii, Firenze, 1998, pp. 291-314, in part. p. 292,

cat. 9). Nella prima metà del vi secolo a.C.,sono stati datati anche i tre loculi della tombaa tramite 419 di Grotta Gramiccia, sulla basedel tipo di ossuario (Drago Troccoli 1997,pp. 246-248). Entro la prima metà del vi seco-lo mi sembrano databili anche la tomba 8 del-la necropoli di via D’Avack (M. Arizza et alii,La necropoli orientalizzante di via D’Avack, Ro-ma, in Novità nella ricerca archeologica a Veio.Dagli studi di Ward-Perkins alle ultime scoperte,Atti della Giornata di studi, a cura di R. Casci-no, U. Fusco, pp. 147-153, in part. pp. 150-151) ela tomba 4 di Pantano di Grano (De Santis1997, pp. 114-115).

38 Drago Troccoli 1997, p. 270.39 È il caso ad esempio degli ornamenti in

oro dalla tomba 1 di Pantanaccio, datata subi-to dopo la metà del vi sec. a.C. (L’oro degliEtruschi, a cura di M. Cristofani, M. Martelli,Torino, 1983, pp. 287-288, cat. nn. 118-122 (M.A. Rizzo), la cui presenza eccezionale potreb-be forse essere spiegata alla luce delle specialideroghe che sembrano riguardare alcunetombe di fanciulle e giovani note da centricontermini (c.d. mors immatura): si veda adesempio il caso, della fine del vi secolo a.C.,della giovane donna di Fidenae (Roma 1990,pp. 260-262, F. di Gennaro).

40 Trend segnalato già in Drago Troc-

coli 1997, p. 271, che non ne approfondisce lemotivazioni.

41 Per un tipico esempio di rappresenta-zione del banchetto aristocratico in sede fu-neraria nella Veio orientalizzante si rimandaad Arizza et alii 2013.

42 Sulla base di una preliminare revisionedell’edito si vedano ad esempio: specchi: tom-ba nnoo16 di Quattro Fontanili ( J. Close-Brooks, Veio (Isola Farnese). Scavi in una necro-poli villanoviana in località “Quattro Fontanili”,«ns», lxxxviii, 1963, pp. 77-279, in part. pp. 262-268), tomba ix di Macchia della Comunità(Adriani 1930, p. 55, figg. 5-6), tomba xii di Ca-salaccio (Vighi 1935, pp. 62-63); collane: tombax di Macchia della Comunità (Adriani 1930,pp. 55-56); anello: tomba xxi di Macchia dellaComunità (Adriani 1930, pp. 55-56); tomba426 di Grotta Gramiccia (Drago Troccoli1997, p. 252, fig. 5g); ago crinale: tombe i e iidel Tumulo di Vaccareccia (E. Stefani, Veio.Esplorazione del tumulo di Vaccareccia, «ns», lx,1935, pp. 329-361, in part. pp. 355-358).

43 Strigile: tomba xviii di Casalaccio (Vighi 1935, pp. 65-66); aryballos: tomba xi diCasalaccio (Vighi 1935, p. 61); bullae (?): secon-da tomba in località La Rotonda (E. Stefani,Antiche tombe scoperte sopra il ripiano denomina-to “La Rotonda”, «ns», lxxviii, 1953, pp. 95-102, in part. p. 95).

Fig. 10. Roma, Boccea, Valle Santa: tomba vid in corso di scavo, con l’oinochoe e la kylixattica.

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la necropoli di valle santa nell’agro veientano (roma, via di boccea) 139l’adesione ai nuovi ed ellenizzanti idealiaristocratici, connessi, nel caso degli uo-mini, alla sfera dell’atletismo e del vigo-re fisico, e, nel caso delle donne, a quelladella bellezza e dei valori del mundus mu-liebris.44 Significativa, al contempo, ap-pare essere la virtuale assenza delle arminelle tombe maschili.45

La necropoli di Valle Santa confermanelle linee generali questo quadro. Unasola tomba, la xx, databile probabilmen-te ancora negli ultimi decenni del vi se-colo a.C., sembra attenersi con maggiorrigore alle disposizioni suntuarie.46 Tut-te le altre, invece, variamente databili inun arco compreso tra la fine del vi ed iprimi decenni del iv secolo a.C.,47 han-

no restituito pochi ma significativi og-getti di corredo sia di produzione localeche di importazione, alludenti alla sferadel banchetto ed alle virtù ideali dei de-funti: skyphoi, oinochoai, kylikes, piattelli,coppette, una coppa in bronzo,48 balsa-mari in pasta di vetro,49 uno specchio inbronzo,50 uno strigile in bronzo.51 Dasegnalare è la presenza di ceramica attica(Fig. 10), documentata da almeno 9 pez-zi,52 ritenuta rara a Veio53 e che, anchealla luce di recenti riletture di ritrova-menti dal santuario di Portonaccio e dinuove e vecchie scoperte dall’area urba-na e suburbana,54 meriterebbe per il vi-v secolo a.C. di essere globalmente riesa-minata.

Relativamente agli aspetti strutturali,è stato possibile appurare come le nic-chie risultino essere sempre a cielo chiu-so ed interamente ricavate nel sedimegeologico (Fig. 11). Una volta occupatedai resti del defunto, venivano accurata-mente sigillate da dispositivi di chiusuranella gran parte dei casi costituiti da unategola fissata esternamente con piccolopezzame di tufo ed argilla (Fig. 8).55 Piùcomplessa la questione dei vestiboli,perché alla loro forma e funzione è lega-ta la stessa possibilità di comprendere ilpiù generale funzionamento delle tom-be a tramite.

Tutti i tramiti rinvenuti si presentanorealizzati nel banco per essere apparen-

44 In questo senso, un’ulteriore confermaa quanto registrato a Valle Santa viene dalloscavo di alcune tombe di vi-v secolo a.C. ef-fettuato negli anni Trenta del xix secolo aQuattro Fontanili e a Picazzano da L. Biondiper conto di Maria Cristina di Sardegna. Qui,infatti, non solo si rinvennero sepolture concorredi analoghi a quelli in esame, ma ancheun maggior numero di vasi attici importatispesso di notevole qualità. S. Campanari,Descrizione dei vasi rinvenuti nelle escavazionifatte nell’Isola Farnese (Antica Veio), Roma,1839, p. 8: furono poste in luce tombe «consi-stenti in una o più nicchie scavate parimentinel tufo e capaci a contenere non più che unvaso, e talvolta una piccola urna di terracottacoperchiata, dove riponevansi le ossa abbru-ciate del morto» in cui vennero rinvenuti «ivasi di migliore stile ed elegante, e quelli al-tresì più belli per diligenza e bontà di disegno,non che gli specchi di metallo, le tazze ed al-tre gentili stoviglie (…), fra le ceneri e ossa ab-brustolite erano ancora talvolta anella d’oro,pendenti, armille, aghi crinali o di osso o dimetallo, ed altri ornamenti muliebri».

45 Come già segnalato in Drago Troc-coli 1997, p. 270; è da rilevare come le fuse-ruole continuino ad apparire anche in alcunetombe arcaiche veienti (ad esempio: i dueesemplari, in bucchero e pasta vitrea, dallatomba x(xi) di Macchia della Comunità:Adriani 1930, pp. 55-56; una in bucchero dallatomba xii di Casalaccio: Vighi 1935, pp. 62-63), come riferimento alle qualità ‘matronali’delle defunte: da ultimo F. Pitzalis, La vo-lontà meno apparente. Donne e società nell’Italiacentrale tirrenica tra viii e vii secolo a.C, Roma,2010, in part. pp. 210-219 (con bibl. prec.).

46 La tomba xxa ha restituito infatti il ci-nerario fittile (un’olla in impasto), mentre laxxb conteneva i soli resti cremati del defuntoin origine raccolti in una stoffa o in un conte-nitore di materiale deperibile.

47 In attesa del restauro dei corredi, è sta-to possibile datare preliminarmente solo lesepolture che hanno restituito reperti imme-diatamente identificabili al momento delloscavo. Il primo inquadramento del materialesi deve a chi scrive e a Laura Ambrosini, checon grande liberalità ha esaminato i corredisulla base della sola documentazione fotogra-fica realizzata nel corso dello scavo e a cui de-vo preziosi consigli. Tomba i: genericamentedatabile nel v secolo a.C. per l’uso, in qualitàdi cinerario, di un’olla depurata decorata a fasce rosse con anse ad orecchio attestata anche a Casal Pian Roseto (L. Murray-Threipland, M. Torelli, A Semi-Subterra-nean Etruscan Building in the Casale Pian Roseto

(Veii) area, «pbsr», xxxviii, 1970, pp. 62-121, inpart. p. 76, fig. 11-H.1). Tomba iii: databile ver-so la fine del v secolo a.C. per la presenza diuno stamnos in bucchero tardo di produzioneveiente di forma molto evoluta (su questa for-ma alcuni accenni relativi alla documentazio-ne da Veio in Drago Troccoli 1997, pp. 263,269-270) associato con una glaux ed un’oino-choe a cartoccio di produzione locale (moltosimile ad un esemplare in L. Ambrosini, Lacisterna arcaica con l’incluso deposito di età elle-nistica (Scavi Santangelo 1945-1946 e Università diRoma “La Sapienza” 1996 e 2006), Il Santuario diPortonaccio a Veio iii, «MonAnt», ser. misc.xiii, Roma, 2009, p. 195, n. 467; p. 196, fig.39.467, tav. lxvi. 467, con datazione alla finedel v secolo a.C. Tomba v: databile al 390-360circa a.C. sulla base di una stemlesscup atticaa figure rosse con figura di ammantato chemostra analogie con le kylikes del GruppoVienna 116, datato al secondo quarto del ivsecolo a.C.: M. B. Moore, Attic red-figuredand white-ground pottery, The Athenian Agora,xxx, Princeton, 1997, p. 315, cat. nn. 1396-97, pl.129. Tomba vic: inquadrabile tra il secondoed il terzo quarto del v secolo a.C., per la pre-senza di un kantharos del gruppo Saint Valen-tin (cfr. S. Howard, F. P. Johnson, TheSaint-Valentin Vases, «aja», 58, 3, 1954, pp. 191-207). Tomba vid: databile al secondo quartodel v secolo a.C., sulla base di un’oinochoe pla-stica a testa femminile attica molto vicina adesemplari del Vienna Class q del Beazley (cfr.cva, London, British Museum, i, 3-4, p. 10, pl.45, 9a-10; J. D. Beazley, Attic red-figure vase-painters, ii, Oxford, 1963, p. 1546.

48 Un esemplare dalla tomba vic.49 Tre esemplari dalla tomba vic.50 Un esemplare dalla tomba iii.51 Un esemplare dalla tomba v.52 Tomba v: una kylix a figure rosse con

figura di ammantato; tomba vib: kylix a ver-nice nera; vic: un’oinochoe trilobata a figurerosse, un kantharos a figure rosse tipo St. Va-lentin, una kylix a vernice nera, una glaux a fi-gure rosse con civetta; vid: oinochoe plastica atesta femminile ed una kylix; tomba xixb: unaglaux a figure rosse con civetta. Si consideriche, eccettuati i vasi usati come cinerari, leceramiche locali rinvenute a corredo delle se-polture assommano a soli 8 pezzi.

53 Cfr. L. Vagnetti, Il deposito votivo diCampetti a Veio (materiale degli scavi 1937-1938),Firenze, 1971, p. 22, nota 1; Drago Troccoli1997, p. 271.

54 Di seguito una prima lista desunta dallospoglio dell’edito. Per i vecchi ritrovamenti daPortonaccio: Il Santuario di Portonaccio a Veio i.Gli scavi di Massimo Pallottino nella zona dell’al-

tare (1939-1940), a cura di G. Colonna, «Mon -AL», vi-3, 2002, pp. 163-164: 14 frammenti; M. P.Baglione, Funzione dei grandi donari attici daVeio-Portonaccio, in Corollari. Scritti di antichitàetrusche e italiche promossi in omaggio all’opera diGiovanni Colonna, a cura di D. Maras, Roma,2010, pp. 95-101. Dal Santuario di Campetti:Vagnetti, op. cit. a nota precedente, pp. 114-115, cat. nn. 70-77 (figure nere), pp. 117-121, cat.nn. 83-111 (figure rosse); A. Comella, G. Ste-fani, Materiali votivi del santuario di Campetti aVeio, Scavi 1947 e 1969, Roma, 1990, pp. 122-123 (4frammenti, cat. M 2-M 5). Dagli scavi Colonnaa Piano di Comunità: 1 kylix a figure rosse delgruppo Zalamea: L. Ambrosini, An Attic-Redfigure kylix from Veij and the Distribution of theZalamea Group in Etruria, in Etruscan by Defini-tion. The Cultural, Regional and Personal Identityof the Etruscans. Papers in Honour of Sybille Hay-nes, mbe, 173, edd. J Swaddling, P. Perkins, Lon-don, 2009, pp. 25-30. Dai recenti scavi in localitàMacchia Grande-Vignacce: 1 coppa e 6 kylikesa figure rosse (Roma 2001, pp. 18-20, cat. 1.C.1-1.C.7 schede di G. Cifani); Comunità: G. Bar-toloni, M. G. Benedettini, Veio. Il depositovotivo di Comunità, Roma, 2011, p. 714, 1 fram-mento di kylix a figure rosse, cat. o9 (scheda diD. Sarracino). Piazza D’Armi: E. Stefani,Scavi archeologici a Veio in contrada Piazza D’Ar-mi, «MonAL», xl, 1944, coll. 177-290, in part.col. 261: alcuni frammenti di ceramica a figurenere all’interno di una cisterna; dal surveyWard Perkins: R. Cascino, La ceramica di im-portazione attica, in Veii. The historical topogra-phy of the ancient city. A restudy of John Ward-Perkins’s survey, edd. R. Cascino, H. DiGiuseppe, H. L. Patterson, London, 2012, pp.105-108: 33 frammenti. Dall’Agro: Casale PianRoseto: L. Murray-Threipland, M. To-relli, A Semi-Subterranean…, art cit. a nota 47,pp. 70-72: 9 esemplari accertati. Dalle necropo-li: Macchia della Comunità, tomba ix, pelike afigure rosse (Adriani 1930, p. 55, fig. 6); Casa-laccio, tomba xii, olpe etrusca (?) a figure nere(così Vighi 1935, pp. 62-63, fig. 8: ma, dalla fo-tografia edita sembrerebbe ceramica attica div secolo); Picazzano e Quattro Fontanili: 6 va-si a figure nere e 14 a figure rosse (S. Campana-ri, Descrizione dei vasi…, cit., pp. 13-26, tavv. i-v). A questi si aggiungano i vasi raccolti in J. B.Beazley, Attic black-figure vase painters, Ox-ford, 1956, pp. 39, 91, 520, 558, 693 e J. B. Bea-zley, Attic red…, cit., pp. 30, 223, 262, 265, 288,356, 382, 669, 790, 883, 905, 909, 946, 947, 954,970-971, 1329, 1396 (4 exx).

55 Fa eccezione la tomba xixa, che risul-tava sigillata da una spessa lastra di tufo nonproveniente dall’area e di forma grossomodoparallelepipeda.

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temente usati a cielo aperto. Un solo edomogeneo strato di riempimento, com-posto da terra a matrice argillosa mistaad un’elevata quantità di scaglie informidi dimensioni varie di banco geologico,oblitera con un’unica azione ciascun tra-mite, in un momento successivo alla de-posizione del defunto nella nicchia nelcaso delle tombe monosome, e dell’ulti-mo deposto nel caso di quelle polisome(Fig. 12). Già lo Stefani ha notato comequesti riempimenti mostrino di esserecostituiti dalla stessa terra e dallo stessobanco di risulta dall’escavazione dellatomba che obliterano.56 Ora, se per letombe monosome questo sembra fa -cilmente comprensibile, giacché può ipotizzarsi un reinterro unitario del tra-mite immediatamente conseguente alla relativa deposizione, decisamente piùproblematico potrebbe essere applicarequesta spiegazione al caso delle tombe

polisome. Qui, infatti, se così fosse, do-po un iniziale riempimento, dovremmoattenderci chiare tracce stratigrafiche diriaperture e rimaneggiamenti funziona-li a consentire la progressiva deposizio-ne delle sepolture. Lo scavo, invece, hamostrato come i riempimenti sianoomogenei ed unitari, così da assicurareche i tramiti devono essere rimasti apertied accessibili per tutto il tempo di vitadella tomba,57 consentendone con piùfacilità l’utilizzo.58

Sembra farsi strada l’ipotesi che, inorigine, le tombe dovessero essere co-perte da un dispositivo parzialmente deperibile di cui non è facile rinveniretracce.59 Si potrebbe ipotizzare una co-pertura di tipo ligneo segnalata in super-ficie da un tumuletto costituito dalle ter-re e dai frammenti di banco sopra citati,il cui successivo collasso, in questo casonon necessariamente prossimo da un

punto di vista temporale alla deposizio-ne del defunto più recente, renderebbeanche più chiare le condizioni di giacitu-ra stratigrafica in cui oggi si rinvengonoi tramiti di queste tombe. Una similestruttura dovrebbe essere immaginata,nella parte ipogea, di altezza sufficientea garantire una comoda accessibilità del-le tombe,60 poiché questa è certamentepostulabile sia per la presenza delle scalein ogni tramite, che dalla provata esigen-za di accedere al sepolcro a più ripresenel caso delle tombe polisome. Si otter-rebbe un tipo di struttura sepolcrale difatto semi-ipogea, ben visibile in superfi-cie ed articolata sul piano architettonicoin modo da favorire le necessità di unuso prolungato ed al contempo la fruibi-lità richiesta dallo svolgimento di un cul-to familiare di matrice aristocratica.61

Non sembrano sussistere dubbi sullacircostanza che questo genere di tombeappartenga a un ceto di individui ab-bienti, classificabile in senso lato comearistocratico.62 A livello di legami paren-tali, pur non disponendo ancora dei datiantropologici, si può ipotizzare che sitratti di una famiglia la cui esistenza si èprotratta per tre o quattro generazioni.La stretta contiguità delle tombe, il co-mune orientamento e le analogie ritualiin esse documentate, testimoniano a fa-vore di un legame di parentela tra i de-

56 Cfr. in proposito il testo di Stefani ri-portato in Drago Troccoli 1997, p. 241.

57 Si veda ad esempio il caso della tombavi, la cui vita sembrerebbe essersi protrattaper almeno due generazioni.

58 Da questa costatazione conseguonodue problemi. Il primo è chiarire dove e in chemodo venisse stoccata per così lungo tempola terra derivante dalla escavazione delle tom-be, poi reimpiegata per la loro obliterazione.Il secondo è comprendere come si potesserolasciare a cielo aperto i tramiti per decenni,senza che la tomba subisse i naturali e conse-guenti guasti. È chiaro che si tratta di tombeche dovevano essere soggette alle cure reli-giose dei discendenti, ma questo non risolveil problema di strutture come i tramiti che, seimmaginati a cielo aperto, si configurerebbe-ro come bacini collettori di acque meteorichedifficilmente gestibili senza appositi sistemidi drenaggio; sistemi che in tutti gli esempiindagati mancano del tutto.

59 Si consideri che di solito il riconosci-mento di queste tombe avviene mediante lalettura del taglio del tramite nel banco geo-logico, possibile solo a seguito della rimozio-ne dello strato di humus e degli eventualistrati sottostanti che ricoprono questo gene-re di evidenze. Poiché sovente si tratta distrati sottoposti ad attività agricole mecca-nizzate particolarmente invasive, è moltodifficile riuscire a leggere tracce archeologi-che riferibili alle sottostanti tombe, così co-me è da considerare che quasi sempre le at-tività agricole hanno determinato unaparziale erosione della parte più alta del ban-co geologico in cui le tombe sono realizzate,con conseguente distruzione di parte delleevidenze (nel caso in esame, esemplificativesono le tombe i, iii e v, rasate dalle attivitàagricole per circa i 2/3 della loro originariaestensione in altezza).

60 Le tombe meglio conservate, la vi e laxx, hanno il tramite preservato per un’altezza

massima di circa 1,70 m: considerando la par-te superiore di banco geologico asportato el’ipotizzato dispositivo di copertura, è possi-bile ipotizzare che l’altezza di questi monu-menti funerari nel settore ipogeo dovesse es-sere di almeno 2,00/2,50 m circa.

61 Relativamente alla continuità del cultofunerario delle memorie familiari, interes-sante è il caso della tomba 8 della necropoli divia D’Avack, la più monumentale tra le tom-be a vestibolo rinvenute, il cui innesto inten-zionale sui dromoi delle tre tombe a cameradella precedente fase orientalizzante, appar-tenenti a un unico nucleo familiare (Arizzaet alii 2013), manifesta la volontà del suo unicodefunto di ricollegarsi ai suoi antenati, rimar-cando il rapporto di discendenza: in proposi-to si veda D. Rossi et alii, Via A. D’Avack. Ne-cropoli etrusca, «bc», cx, 2009, pp. 250-259, inpart. pp. 253, 256-257.

62 Cfr. già Bartoloni et alii 1994; DragoTroccoli 1997.

Fig. 12. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-ba vi, riempimento del tramite in corsodi scavo.

Fig. 11. Roma, Boccea, Valle Santa: tomba xx, panoramica delle nicchie sepolcrali ascavo concluso.

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la necropoli di valle santa nell’agro veientano (roma, via di boccea) 141funti. Se le tombe monosome non pre-sentano difficoltà a livello interpretativo,meno facile è comprendere gli eventualilegami esistenti tra i defunti deposti nel-le tombe polisome: forse coppie coniu-gali per le due sepolture bisome e, addi-rittura, un intero nucleo familiare congenitori e figli per quelle tetrasome.

Sotto il profilo socio-economico, sitratta di un piccolo nucleo di aristocrati-ci di campagna, che dovevano trarre illoro benessere dal possesso e dallo sfrut-tamento di terre e risorse nell’ambitodell’agro veiente. La storia di questi nu-clei rurali è nota a grandi linee, soprat-tutto da necropoli più antiche distribuitesu tutto il territorio della città, che se-gnano un processo di occupazione capil-lare della campagna finalizzato al suosfruttamento e controllo che cominciacon l’età orientalizzante antica.63

Di solito, però, in queste necropolirurali, le tombe di vi secolo a.C. sonomolto meno numerose rispetto a quellepiù antiche,64 mentre quelle di v secoloa.C. sembrano per lo più mancare. Nelcaso in esame, al contrario, a non essereattestate sono proprio le tombe orienta-lizzanti ed alto arcaiche: ma questo po-trebbe dipendere da una loro eventualelocalizzazione al di fuori dell’area dellapresente indagine.

La scelta di farsi seppellire lontanidalla città di appartenenza ed in pienacampagna sembra indicare la volontàdei defunti di rimarcare il proprio lega-me con una parte del territorio, segnan-done in modo visibile la proprietà ed irelativi diritti.65 Come si è detto, la basedel benessere di queste piccole comuni-tà risiedeva anzitutto nelle attività agri-cole e di allevamento, ed è pertanto ve-rosimile immaginare che esse vivesseroin situ, in edifici di una qualche monu-mentalità. Un’area di frammenti fittiliarcaici, verosimilmente di tipo abitativo,localizzata a circa 300 m a nord delletombe in esame,66 potrebbe indicare illuogo di residenza del gruppo.

Un’idea di come potessero configu-rarsi questo tipo di strutture rurali sipuò ricavare da scavi del suburbio veien-te o romano recentemente editi, conl’avvertenza che il record archeologico,lungi dal fornire una tipologia uniformedi abitazione, mostra al contrario unagrande variabilità di soluzioni, che van-no dalla grande struttura aristocratica dicampagna,67 al piccolo nucleo insediati-vo di case dal carattere vicanico,68 allesingole ed isolate casae e tuguria fitta-mente distribuite sul territorio,69 per leultime delle quali forse difficilmente sipotrà parlare come nel caso in esame diaristocrazia.

Un ultimo aspetto riguarda il contri-buto che le tombe di Valle Santa posso-no apportare alla storia veiente nel cru-ciale momento relativo alla presa dellacittà ed al suo passaggio sotto il dominioromano. Un primo esame delle sepoltu-re più recenti sembrerebbe indicare co-me queste giungano non oltre i primidecenni del iv secolo a.C., grossomodoin corrispondenza, cioè, del periodocompreso tra la presa di Veio del 396 a.C.da parte di Furio Camillo e la riorganiz-zazione romana seguita alla conquista.Sembrerebbe che il piccolo gruppo ari-stocratico di Valle Santa sia rimasto inpossesso delle proprie terre fino aglisconvolgimenti politici e socio-econo-mici portati dalla romanizzazione, perpoi estinguersi, almeno sulla base diquanto desumibile dalle testimonianzearcheologiche. È noto come non sianodel tutto chiare le modalità con cuil’agro veiente fu riorganizzato all’indo-mani della conquista romana. Le fontiletterarie parlano di distribuzioni di terre a cittadini romani evidentementesottratte a precedenti famiglie etrusche,ma, poi, anche di assegnazioni a quei cittadini veienti che più si erano mostra-ti filoromani nel corso del lungo conflit-to.70 D’altro canto, l’archeologia, specienegli ultimi venti anni, ha evidenziato inmolti dei siti rurali caratteri di continui-

tà che difficilmente è possibile accostarein modo immediato a quanto trasmessodalle fonti letterarie, senza rischiare pe-ricolose forzatura combinatorie.71 Il ri-trovamento in esame sembrerebbe me-glio attagliarsi al primo caso: quello diuna cesura drastica. Questo soprattuttoin considerazione del fatto che lo speci-fico tipo sepolcrale della tomba a trami-te, in abbinamento a determinati ritualifunerari ed oggetti di corredo, sembraconfigurarsi come una caratteristica del-la cultura veiente: circostanza che auto-rizza ad immaginare dietro la scomparsadi questo genere di evidenza, anche lascomparsa dei relativi titolari.

(A. D. C.)

ii Fase: Strada e paesaggio agrariomedio e tardo repubblicano (iv-isecolo a.C.)

Nell’ambito dell’età medio-repubblica-na, verosimilmente a partire dagli ultimidecenni del iv secolo a.C., il sito è inte-ressato dalla realizzazione di una serie diattività che marcano una discontinuitàsignificativa rispetto alla fase preceden-te. L’evidenza più antica in questa fase èrappresentata da una strada realizzatamediante una tagliata nel bancotufaceo.72 La strada, orientata su un asseNE-SO, è stata individuata per un lungotratto che attraversa trasversalmentetutto il pianoro meridionale interessatodalle presenze archeologiche.73

Sotto il profilo topografico, la stradasi dirige verso la moderna via di Boccea,che come già detto ricalca grossomodoun antico percorso di origine arcaica, di-venuto in età romana la via Cornelia. Lastrada sembrerebbe configurarsi comeun suo diverticolo. Da un punto di vistatecnico e morfologico, il percorso rien-tra in un tipo di struttura viaria ben notoin Etruria meridionale e nel Lazio sindalla prima età arcaica,74 e che, per l’etàmedio-repubblicana, si ritrova sistemati-

63 Sul fenomeno, De Santis 1997.64 Ad esempio, nella necropoli di Poggio-

verde sono solo 4 su un totale di 26 tombe(De Cristofaro, Santolini Giordani2005); nella necropoli di via d’Avack una su untotale di 8 (D. Rossi et alii, Via A. D’Avack…,cit.); nella necropoli di Volusia, 2 su un totaledi 11 (A. Carbonara, G. Messineo, A. Pel-legrino, La necropoli…, cit.).

65 Cfr. De Santis 1997 e De Cristofa-ro, Santolini 2005.

66 Cfr. Tartara 1999, p. 346.67 Vedi ad esempio La fattoria e la villa

dell’Auditorium nel quartiere flaminio di Roma, acura di A. Carandini, con M. T. D’Alessio e H.Di Giuseppe, Roma, 2006; N. Terrenato, Ilsito di Monte delle Grotte sulla via Flaminia e losviluppo della villa nel suburbio di Roma, in Su-burbium ii, pp. 393-401.

68 Sembra il caso, ad esempio, del pur-troppo mal noto insediamento di Colle S.

Agata sulla via Trionfale: C. Caprino, I ritro-vamenti di Innocenzo dall’Osso sul Colle S. Agataa Monte Mario, «ns», 1954, pp. 195-268.

69 Per il territorio veiente, una primapresentazione di alcune strutture di questogenere, rinvenute nell’area di Massimina/Casal Lumbroso lungo la via Aurelia, in cor-so di studio, si veda Archeologia a Massimina:frammenti di storia del suburbio romano da unquartiere sulla via Aurelia, a cura di D. RossiDiana, Roma, 2009, pp. 59-72 (siti 6-9); D.Rossi, Tugurium parvula casa est. Note suun’area indagata nel settore Ovest dell’agro ve-ientano: Massimina, via Aurelia km 13, in Il nuo-vo Museo dell’Agro Veientano a Palazzo Chigi diFormello, a cura di I. van Kampen, Roma,2012, pp. 121-123. Per l’area romana una rac-colta sintetica dei dati in Cifani 2008, pp.278-282, nota 862; A. Amoroso et alii, Strut-ture semipogee nell’ager fidenatis, in Suburbiumii, pp. 348-367.

70 Sull’argomento, Liverani 1984; P. Li-verani, Veio in età repubblicana, in Il nuovoMuseo…, cit., pp. 141-144.

71 Una sintesi in H. Patterson, H. DiGiuseppe, Il dibattito storiografico intorno allaSouth Etruria Survey e i nuovi risultati del proget-to Valle del Tevere, in Suburbium ii, pp. 7-26(con bibl. prec.).

72 Attività 8.73 Individuata per circa 40 m, essa è stata

seguita verso sud ovest fino al limite della pro-prietà indagata; verso nord est fino al puntoin cui invece scompare, perché cancellata dal-le moderne attività agricole.

74 Per un panorama di sintesi sulle stradearcaiche in area medio-tirrenica si vedano: L.Quilici, Le strade carraie nell’Italia arcaica, inCarri da guerra e principi etruschi, Catalogo del-la mostra, a cura di A. Emiliozzi, Roma, 1999,pp. 73-82; Cifani 2008, pp. 305-307 (con bibl.prec.).

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142 alessio de cristofaro, silvia matta, clementina sforzini

camente utilizzato nel suburbio romanoper la viabilità secondaria,75 come avvie-ne nel caso in esame.

Lo scavo, condotto mediante duesaggi campione all’interno dei sedimiche costituivano il riempimento della se-de stradale, ha permesso di individuarel’esistenza di due fasi di vita del percor-so: una più antica, in cui la circolazionedoveva avvenire a contatto con la super-ficie del banco naturale opportunamen-te regolarizzata (Fig. 13), e una seconda,rappresentata da una massicciata di ter-ra mista a sabbia, tritume fittile e petro-so, compattata ed alloggiata nella sededella primitiva tagliata.

La datazione del rifacimento della pavimentazione del percorso, sulla basedei reperti mobili raccolti e solo prelimi-narmente analizzati negli strati relativialla massicciata ed ai soprastanti livellidi  abbandono, può essere al momento fissata tra la fine del iii ed il ii secolo a.C.circa.76 La sua fase di utilizzo sembrereb-be essersi protratta, almeno a livello pe-donale, ben dentro la prima e forse mediaetà imperiale, quando la strada continuaad essere di supporto all’impianto dellapiccola necropoli che in quest’epoca interessa l’area (vedi infra iii fase).

Più difficile è circoscrivere la cronolo-gia della prima fase, relativa alla creazio-ne del percorso. Assumendo come ter-minus ante quem il successivo rifacimentomediante massicciata e, considerandoche, da un punto di vista topografico,non sembrerebbe ipotizzabile alcuna re-lazione tra la strada e le tombe prece-dentemente descritte,77 è forse possibileproporre una datazione nell’ambito del-l’avanzato iv secolo a.C.

Da rilevare è come, lungo il latoorientale del percorso, siano state inda-gate anche alcune fosse78 per le quali,sulla base degli elementi raccolti, si èproposta una lettura quali sepolture dietà medio-repubblicana successivamen-te spogliate a seguito dell’abbandonodel percorso. Si tratterebbe di semplicitombe in fossa terragna, disposte lungoi margini della strada, probabilmentecoperte da un dispositivo in tegole ed accompagnate da un piccolo corredo ceramico.79

Nel corso delle fasi di vita della stra-da, l’area limitrofa è diffusamente inte-ressata da attività agricole. Non semprepurtroppo è possibile precisare la naturadi queste evidenze.80 Con buona sicu-rezza sono state riconosciute tracce per

la coltivazione della vite (sulci: Fig.14),81 ma risulta impossibile precisarel’esatta cronologia del loro primo im-pianto. Tuttavia, gli sporadici materialiraccolti al loro interno e le relazioni stra-tigrafiche esistenti tra esse ed alcunesuccessive sepolture sembrano indicareuna loro collocazione nell’ambito dellamedia età repubblicana. Un discorsoanalogo vale anche per le numerose fos-se di piantumazione per alberi,82 rinve-nute in alcuni punti del pianoro, anchese rimane non definibile quale genere dipiante fossero destinate ad ospitare.

È verosimile inoltre ipotizzare che, adausilio di queste attività agricole di gene-re intensivo, fossero state realizzate an-che le strutture idriche rinvenute nel-l’area. Si tratta in particolare di trepozzi,83 del tipo più semplice ricavatonel banco geologico per la captazione di-retta della falda (Fig. 15). Più incerta re-sta la funzione di una quarta struttura,84indagata solo parzialmente, per la qualeè stato possibile ipotizzare sia una fun-zione di pozzo/cisterna, sia, meno vero-similmente, quella di silos (Fig. 16). Inol-tre, almeno due zone del pianoro sonointeressate dalla presenza di canalettefunzionali all’irreggimentazione delle

75 A puro titolo esemplificativo: Roma2006, p. 304 (località Lunghezza, scheda di S.Musco); Roma 2006, p. 333 (località via Colla-tina/via Basiliano, scheda di A. Buccellato).

76 Una datazione più circostanziata potràforse essere ricavata da un’analisi sistematicadei reperti mobili raccolti.

77 Queste, infatti, si impostano ad unaquota diversa dalla strada e con un orienta-mento che non sembra avere connessioni conessa. 78 Attività 38, 46, 47.

79 Conservato solo in parte nell’attività38, da cui provengono una coppa in vernicenera frammentaria ed un grande frammen-to di cd. piatto da pesce, in vernice nera.

Analoghe dislocazioni di sepolture sono giànote per l’età medio-repubblicana in tutto ilsuburbio romano: cfr. ad esempio sopra nota 86.

80 A rendere difficile l’esegesi sono sia laparzialità della conservazione dei resti, quasisempre compromessi dalle moderne attivitàagricole, sia la loro stessa natura aperta e dilunga durata.

81 A questo tipo di attività fanno riferi-mento le attività 6, 27, 28, 31, 45. Si tratta di fos-se regolari a pianta rettangolare ed a sviluppolineare di un tipo ben noto: cfr. R. Volpe, Vi-no, vigneti ed anfore in Roma repubblicana, in Su-burbium ii, pp. 369-381 (con bibl. prec.).

82 Attività 12, 22, 23, 24, 25(?), 32, 41. Rica-vate direttamente nel banco tufaceo, presen-tano per lo più pianta regolare (circolare oquadrangolare) pareti convergenti verso ilfondo e conservano evidenti segni del picco-ne od analogo strumento utilizzato per la lo-ro escavazione.

83 Attività 11, 19, 20. I pozzi,indagati soloparzialmente (fino alla quota di -1,50 m dalp.d.c), presentano pianta circolare piuttostoregolare e pareti verticali realizzate nel bancogeologico, con pedarole.

84 Attività 2.

Fig. 13. Roma, Boccea, Valle Santa: stra-da medio-repubblicana, particolare deisolchi carrai.

Fig. 15. Roma, Boccea, Valle Santa: poz-zo di captazione per uso agricolo.

Fig. 14. Roma, Boccea, Valle Santa: trac-ce di coltivazione viticola.

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la necropoli di valle santa nell’agro veientano (roma, via di boccea) 143

acque per scopi agricoli,85 di un tipo bennoto nel suburbio romano già a partiredall’età medio-repubblicana.86

Nell’insieme, si ha l’impressione chela realizzazione della strada e l’impiantodelle attività agricole configurino uncoerente piano di occupazione e sfrutta-mento del sito. Si potrebbe ipotizzareche, a seguito della conquista di Veio daparte romana e della conseguente rior-ganizzazione del territorio, l’area in esa-me sia stata investita da una assegnazio-ne viritana o da un acquisto da parte diun cittadino romano, per essere interes-sata dall’impianto di una struttura rura-le. Non è escludibile a priori che tale im-pianto possa aver riutilizzato l’originariastruttura residenziale della fase etrusca:resta però comunque significativo ilcambio di destinazione d’uso dell’areada necropoli ad agricola.

Va evidenziato, infine, come nell’areaindagata non sia stato rinvenuto alcunresto attribuibile ad una simile struttura,che tuttavia resta fortemente indiziataanche da una serie di reperti mobili rin-

venuti in giacitura secondaria nell’ulti-ma fase di occupazione del sito, chesembrano qualificare la presenza di unavilla (vedi infra, iii Fase).

iii Fase: La necropoli di età impe-riale

Una terza fase di occupazione dell’area ècostituita dall’impianto di 14 sepolture,databili a partire dalla prima età imperia-le. Il basso numero di tombe rinvenute(anche a voler considerare quelle even-tualmente scomparse senza lasciaretracce), e la loro distribuzione topogra-fica sul pianoro, sembrano indicare piùun’occupazione occasionale e a macchiadi leopardo, che non un vero e propriopiano organico. L’impressione è che sitratti di un utilizzo dell’area che non so-stituisce la più antica vocazione agrico-la, ma piuttosto le si affianca, sottraendonel tempo solo piccole porzioni di terra.

Sulla base di un esame preliminaredei resti,87 è stato possibile accertare co-me le tombe si scaglionino su un perio-

do esteso tra i primi decenni del i secolod.C.88 e la media età imperiale.89

Buona parte delle tombe segue unorientamento coerente con quello dellastrada,90 circostanza che sembra sugge-rire come questa debba essere rimastaben visibile e forse almeno parzialmentein uso fino alla piena età imperiale. Con-siderando che lo strato di abbandonoche segna l’obliterazione del battutostradale repubblicano risulta in almenodue casi tagliato da sepolture,91 è vero-simile che il percorso sia rimasto attivoprevalentemente come pedonale, a ser-vizio dell’area funeraria e del fondo agri-colo.

Alcune evidenze potrebbero rispec-chiare l’esistenza di legami tra i defunti:è il caso ad esempio delle tombe xiii-xiv-xv (Fig. 17), ricadenti all’interno diun taglio comune che doveva marcare inorigine un piccolo campo funerario uni-tario.

Pur trattandosi di un numero piccolodi tombe, la varietà dei rituali attestata ènotevole: incinerazione,92 bustum sepul-chrum (Fig. 18),93 inumazione,94 deposi-zioni di infanti in enchytrismos.95 Le

85 Attività 1 e 14: canalette realizzate me-diante tagli longitudinali nel banco geologicofoderate di pezzame laterizio e tufaceo e do-tate di fonda drenante.

86 Cfr. ad esempio A. Bedini, Modi di insediamento e bonifica agraria nel suburbio di Roma, in Uomo, acqua e paesaggio. Atti dell’Incon-tro di studio sul tema: Irregimentazione delle acquee trasformazione del paesaggio antico, a cura di S.Quilici Gigli, atta, ii Suppl., Roma, 1997, pp.165-184, in part. pp. 165-166, fig. 2; Luoghi e paesaggi archeologici del suburbio orientale di Ro-ma, a cura di S. Musco, L. Petrassi, S. Pracchia,Roma, 2001, pp. 278-285, in part. fig. 44, k-m.

87 I corredi delle sepolture devono anco-ra essere restaurati.

88 Tomba ii: inumazione di adulto entrofossa terragna con copertura alla cappuccina,costituita da tegole bollate entro cartiglio ret-tangolare di età giulio-claudia. Tomba vii: in-

cinerazione bisoma (adulto-infante) in fossaterragna con moneta bronzea di età giulio-claudia.

89 Tomba ix: inumazione in fossa terra-gna con corredo composto da lucerna tipoBailey p1, gruppo 1 (simile al gruppo q 1991),un piatto di ceramica africana da fuoco edue monete databili ai primi decenni del iisecolo d.C. Tomba xvii: bustum sepulchrum,con corredo contenente, tra diversi oggetti,due lucerne: una del tipo Bailey O/P conuna colomba raffigurata sul disco (simile aitipi Q 1277-1310) databile dall’età neronianaalla prima età antonina; l’altra, una lucernaa doppie volute di forma Bailey B,ii con laraffigurazione di Helios sul disco (simile al tipo Q 1009), databile dall’età augustea al-l’età traianea.

90 Ad esempio: le Tombe xiii-xiv-xv-xvi-xvii-xviii.

91 Tombe xv e xviii.92 Tomba vii. 93 Tomba xvii.94 Tombe ii, iv, viii, ix, x, xii, xiii, xiv,

xv, xviii.95 Tombe xi, xvi. Si tratta per tutti questi

rituali, di modalità consuete per i costumi dietà imperiale: raccolte per l’area romana inDalle necropoli di Ostia: riti ed usi funerari, Catalogo della mostra, a cura di A. Pellegrino,Roma, 1999; Römischer Bestattungsbrauch undBeigabensitten in Rom, Norditalien und den Nordwestprovinzen von der späten Republik bis indie Kaiserzeit. Culto dei morti e costumi funerariromani Roma, Italia settentrionale e provincenord-occidentali dalla tarda Repubblica all’etàimperiale, Internationales Kolloquium, Rom 1.-3.April 1998, hrgs M. Heinzelmann et alii, Wie-sbaden, 2001; Aspetti di vita quotidiana dalle necropoli della via Latina: Località Osteria delCurato, a cura di R. Egidi, P. Catalano, D. Spa-

Fig. 17. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-be xiii, xiv e xv in corso di scavo.

Fig. 16. Roma, Boccea, Valle Santa: struttura ipogea.

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144 alessio de cristofaro, silvia matta, clementina sforzini

strutture tombali sono di tipo semplice:fosse quadrangolari scavate nel terrenoe coperte da dispositivi formati da ele-menti fittili di reimpiego – tegole allacappuccina (Fig. 19),96 piano di tego-le,97 anfore98 o pezzame di anfore e te-gole99 – o da materiali deperibili ogginon più conservati.

I titolari delle sepolture sembranonella media appartenere a ceti poco ab-bienti, subalterni o comunque afferentiai livelli più bassi della società romana.Sulla scorta dell’ipotizzata esistenza diuna villa, viene da pensare a personaleimpiegato in essa, quali contadini e per-sonale di servizio, sia di stato libero cheservile. Fa forse eccezione il titolare del-la tomba xvii, il cui tenore superiore allamedia, testimoniato sia dal rito impiega-to che dal corredo di accompagno,100potrebbe indicare un personaggio confunzione intermedia o comunque dimaggiore responsabilità nella vita dellastruttura.

iv Fase: Dismissione e abbandono

A partire probabilmente dall’età tardo-antica, il sito mostra chiari segni di di-smissione delle attività precedenti ed ilconseguente progressivo abbandono. Significativi in questo senso risultano glistrati di obliterazione rinvenuti in alcu-ne delle strutture idrauliche più antichee in due butti appositamente realizzatiper raccogliere ed eliminare detriti orga-nici ed artificiali evidentemente derivan-ti dalla dismissione di una struttura abitativa.101 Questi strati, oltre ad ab-bondanti frammenti ceramici (cerami-che da mensa, da cucina, da dispensa, instrumentum etc.), hanno restituito re-perti caratteristici della pars urbana diuna villa: tessere musive, lastre marmo-ree di rivestimento parietale e pavimen-

tale, frammenti di intonaco dipinto, ol-tre a materiale edilizio quali scapoli ditufo, laterizi, nuclei di conglomerato ce-mentizio, tegole e coppi.

Come precedentemente accennato,si tratta presumibilmente dei resti dellavilla cui dovevano far capo sia le traccedi paesaggio agrario che i resti sepol -crali. L’esame preliminare dei contesti sembra collocare questa dismissione apartire almeno dal iv secolo d.C. Alla dismissione fa seguito l’abbandono e, alivello archeologico, un lunghissimo si-lenzio nella documentazione: le succes-sive tracce di presenze antropiche, infat-ti, con considerevole iato cronologico, siriferiscono alle attività agricole condottea partire dal secondo dopoguerra.

(A. D. C., S. M.)

Abbreviazioni bibliografiche

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De Cristofaro, Santolini Giorda-ni 2005: A. De Cristofaro, R.Santolini Giordani, Roma, locali-tà Poggioverde: una necropoli etruscasulla via Trionfale, in Dinamiche di sviluppo delle città nell’Etruria meridio-nale: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci (Attidel 23 Convegno di Studi Etruschi e Itali-ci, 1-6 ottobre 2001), a cura di O. Paolet-ti, Firenze, 2005, pp. 163-172.

De Santis 1997: A. De Santis, Alcuneconsiderazioni sul territorio veiente inetà orientalizzante e arcaica, in Le necropoli arcaiche di Veio: giornata distudio in memoria di Massimo Pallotti-no, a cura di G. Bartoloni, Roma,1997, pp. 101-143.

Drago Troccoli 1997: L. DragoTroccoli, Le tombe 419 e 426 del sepol-creto di Grotta Gramiccia a Veio. Contri-buto alla conoscenza di strutture tombalie ideologia funeraria a Veio tra vi e v secolo a.C., in Etrusca et Italica. Scrittiin ricordo di Massimo Pallottino, Pisa,1997, pp. 239-280.

Liverani 1984: P. Liverani, L’ager veientanus in età repubblicana, «pbsr»,52, 1984, pp. 35-48;

Roma 1990: La grande Roma dei Tarquini,Catalogo della mostra, a cura di M. Cri-stofani, Roma, 1990.

Roma 2001: Veio, Cerveteri, Vulci. Cittàd’Etruria a confronto, Catalogo della mostra, a cura A. M. Sgubini Moretti,Roma, 2001.

Roma 2006: Roma. Memorie dal sottosuolo.Ritrovamenti archeologici 1980/2006,Catalogo della mostra, a cura di M. A.Tomei, Milano, 2006.

Suburbium ii: Suburbium ii: il suburbio diRoma dalla fine dell’età monarchica allanascita del sistema delle ville (v-ii sec.a.C.), a cura di V. Jolivet et alii, Roma,2009.

Tartara 1999: P. Tartara, Torrimpie-tra (igm 149 i/NO), Forma Italiae, Fi-renze, 1999.

Vighi 1935: R. Vighi, Veio. Scavi nellanecropoli degli alunni dell’anno 1927-28del Corso di Topografia dell’Italia antica della R. Università di Roma, «ns», lx,1935, pp. 39-68.

doni, Roma, 2003; A. Buccellato et alii, Ilcomprensorio della necropoli di via Basiliano (Ro-ma): un’indagine multidisciplinare, «mefra»,115, 2003, pp. 311-376; M. N. Pagliardi et alii,Roma. La necropoli romana di via di Grottaper-fetta, «ns», 2002-2003, pp. 331-456.

96 Tombe ii, iv, viii.

97 Tombe xiv e xviii.98 Tomba xi. 99 Tomba xiii.100 Per questo genere di sepoltura cfr. so-

pra, bibl. a nota 33; la sepoltura era dotata diun letto in legno con elementi di assemblag-gio e rifiniture metalliche, tre lucerne ed unincensiere in ceramica comune.

101 Attività 10 e 17.

Referenze grafiche e fotografiche:Fig. 1: particolare della Carta igm 1:25.000 149I-NE; Fig. 2: schizzo di C. Sforzini; Fig. 3: rie-laborazione della carta delle presenze archeo-logiche edita in Tartara 1999; Fig. 4: plani-metria generale dello scavo di M. Brunacci,A. De Cristofaro, M. Di Mento; Fig. 5-19: fotodi scavo eseguite da A. De Cristofaro.

Fig. 18. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-ba xvii (bustum sepulchrum) in corso discavo.

Fig. 19. Roma, Boccea, Valle Santa: tom-ba ii, alla cappuccina.

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Recensioni

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composto in carattere dante monotype dallafabriz io serra editore, p i sa · roma.stampato e r ilegato nellatipogr afia di agnano, agnano p i sano (p i sa) .

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Luglio 2015

(cz 2 · fg 21)

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