1 LA FORTEZZA DI GRADISCA D’ISONZO L'Isonzo ed il Carso, da sempre, sono un confine naturale dove si conclude, ad est, la pianura friulana. Sul territorio gradiscano la presenza di alcuni importanti affioramenti rocciosi di origine carsica sui terrazzamenti formati nei millenni dall'Isonzo hanno offerto nel tempo l'ideale insediamento di fortilizi, ed è ipotizzabile la presenza di un castelliere andato perduto a seguito delle costruzioni che nel tempo vi si sono sovrapposte. L'accesso da oriente avveniva, ed avviene, attraverso la cosiddetta “soglia di Gorizia”, una striscia di terra tra i monti che da Aidussina conduce al capoluogo isontino e, superato l'Isonzo, verso la pianura friulana e dunque verso la penisola italiana. Un luogo strategico da sempre, e per questo, da sempre, conteso. Nel 181 a.c. Roma iniziò la colonizzazione di queste terre attraverso l'invio di 3000 famiglie per realizzare la centuriazione della pianura friulana e la costruzione di Aquileia. Dopo i primi inevitabili scontri, alla fine i romani trovarono un accordo con le popolazioni indigene occupando la pianura e lasciando ai Celti o Carni i territori montani. Attraverso la centuriazione vennero così bonificate le terre, costruite le case per i coloni attorno alle quali in alcuni casi si sarebbero formati i primi villaggi, regimentate le acque, costruite le strade, ed una di queste, la via Gemina, partendo da Aquileia portava ad Emona (Lubiana). Lungo questa strada, come in tutte le strade romane, sorgevano delle stazioni di ristoro, come nelle odierne autostrade, e all'undicesimo miglio si ipotizza sia stata costruita la MUTATIO AD UNDECIMUM, per l'appunto una stazione di ristoro con cambio per i cavalli, taverna e mercato, poche miglia prima del PONS SONTI, il ponte sull'Isonzo che sorgeva presso la Mainizza. Negli anni '20 e nel 1936 vennero trovati nella campagna gradiscana dei reperti, poca cosa in verità, ma sufficienti ad ipotizzare con attendibile certezza che sul Mercaduzzo fosse collocata la MUTATIO. Seguiranno la caduta dell'Impero Romano, le invasioni barbariche, l'arrivo dei Longobardi, devastazioni, ricostruzioni e ripopolamenti. Il più antico documento scritto della storia di Gradisca è il diploma del 29 aprile 967 con cui l’imperatore Ottone I° assegnò alla chiesa di Aquileia l’intero territorio tra l’Isonzo e il fiume Livenza. Altre menzioni del toponimo di Gradisca risalgono al 1031 nell’atto di consacrazione della rinnovata basilica di Aquileia compiuta dal Patriarca Poppone e, poi, con la conferma dei beni del capitolo aquileiense operata il 20 luglio 1176 dall’Imperatore Federico Barbarossa.
14
Embed
LA FORTEZZA DI GRADISCA D ISONZO · La fortezza di Gradisca aveva un perimetro di 1800 ml., la forma pentagonale ad andamento irregolare, per assecondare gli affioramenti rocciosi,
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
1
LA FORTEZZA DI GRADISCA D’ISONZO
L'Isonzo ed il Carso, da sempre, sono un confine naturale dove si conclude, ad est, la
pianura friulana. Sul territorio gradiscano la presenza di alcuni importanti affioramenti
rocciosi di origine carsica sui terrazzamenti formati nei millenni dall'Isonzo hanno offerto
nel tempo l'ideale insediamento di fortilizi, ed è ipotizzabile la presenza di un castelliere
andato perduto a seguito delle costruzioni che nel tempo vi si sono sovrapposte.
L'accesso da oriente avveniva, ed avviene, attraverso la cosiddetta “soglia di Gorizia”, una
striscia di terra tra i monti che da Aidussina conduce al capoluogo isontino e, superato
l'Isonzo, verso la pianura friulana e dunque verso la penisola italiana. Un luogo strategico
da sempre, e per questo, da sempre, conteso.
Nel 181 a.c. Roma iniziò la colonizzazione di queste terre attraverso l'invio di 3000 famiglie
per realizzare la centuriazione della pianura friulana e la costruzione di Aquileia. Dopo i
primi inevitabili scontri, alla fine i romani trovarono un accordo con le popolazioni indigene
occupando la pianura e lasciando ai Celti o Carni i territori montani.
Attraverso la centuriazione vennero così bonificate le terre, costruite le case per i coloni
attorno alle quali in alcuni casi si sarebbero formati i primi villaggi, regimentate le acque,
costruite le strade, ed una di queste, la via Gemina, partendo da Aquileia portava ad
Emona (Lubiana).
Lungo questa strada, come in tutte le strade romane, sorgevano delle stazioni di ristoro,
come nelle odierne autostrade, e all'undicesimo miglio si ipotizza sia stata costruita la
MUTATIO AD UNDECIMUM, per l'appunto una stazione di ristoro con cambio per i cavalli,
taverna e mercato, poche miglia prima del PONS SONTI, il ponte sull'Isonzo che sorgeva
presso la Mainizza. Negli anni '20 e nel 1936 vennero trovati nella campagna gradiscana
dei reperti, poca cosa in verità, ma sufficienti ad ipotizzare con attendibile certezza che sul
Mercaduzzo fosse collocata la MUTATIO.
Seguiranno la caduta dell'Impero Romano, le invasioni barbariche, l'arrivo dei Longobardi,
devastazioni, ricostruzioni e ripopolamenti.
Il più antico documento scritto della storia di Gradisca è il diploma del 29 aprile 967 con
cui l’imperatore Ottone I° assegnò alla chiesa di Aquileia l’intero territorio tra l’Isonzo e il
fiume Livenza. Altre menzioni del toponimo di Gradisca risalgono al 1031 nell’atto di
consacrazione della rinnovata basilica di Aquileia compiuta dal Patriarca Poppone e, poi,
con la conferma dei beni del capitolo aquileiense operata il 20 luglio 1176 dall’Imperatore
Federico Barbarossa.
2
Attraverso un salto temporale arriviamo al XIII° secolo, quando i Conti di Gorizia avevano
ottenuto l'avvocazìa dei territori appartenenti al patriarcato d'Aquileia, e nello specifico
della pianura isontina.
Pur tra innumerevoli episodi conflittuali, la chiesa aquileiese tollerò la presenza sulle
proprie terre dei Conti di Gorizia, ma nel 1420 questo fragile equilibrio venne spezzato
dall'arrivo dei Veneziani in Friuli, i quali misero fine al secolare patriarcato e l'Isontino si
trovò nuovamente al centro di conflitti territoriali.
Dopo un'iniziale, difficile, convivenza tra il Conte di Gorizia e la Repubblica di Venezia,
quest'ultima rivendicò con decisione il possesso dei territori già appartenenti al Patriarcato
di Aquileia. Ne conseguirono inevitabilmente degli scontri, ma Venezia allora era davvero
una superpotenza ed il Conte di Gorizia rinunciò alle sue pretese.
A questo problema, si sommarono le prime scorrerie turche sui nostri territori, tra il 1470
ed il 1472. Nel 1473 Venezia decise di edificare una linea difensiva sulla sponda destra
dell'Isonzo, da Bovec al mare, e su progetto di tale Cittadino della Frattina, venne costruito
un terrapieno palificato ed intervallato dalla presenza di fortini o “bastìde” con le
guarnigioni pronte ad intervenire nelle località di Mainizza, Farra, Gradisca, Fogliano e
Villesse.
Per la realizzazione di queste opere di difesa venne tassata la popolazione del Friuli,
tuttavia il 29 ottobre 1477 i turchi, probabilmente favoriti dal Conte di Gorizia,
attraversarono il ponte sull'Isonzo a Piuma ed aggirarono le difese veneziane; attirarono
presso il vallone della Groina la guarnigione di Gradisca che, una volta giunta sul luogo,
cadde nell'agguato e venne sconfitta. Nello scontro perirono quasi tutti i cavalleggeri
compreso il comandante Girolamo Novello Allegri e suo figlio.
A questo punto il Senato veneziano decise di costruire una fortezza vera e propria
sull'Isonzo sfruttando l'esistente “bastìda” di Gradisca, edificata presso gli affioranti speroni
di roccia carsica.
Per consentirne l'edificazione in sicurezza, la Serenissima stipulò un accordo ventennale
di non belligeranza con i turchi nel gennaio del 1479 che venne solennemente proclamato
in Piazza San Marco il 25 aprile dello stesso anno, cedette la città albanese di Scutari
dopo aver subìto a poca distanza di anni due assedi, ed incaricò quattro provveditori,
Domenico Giorgio, Candiano Bollani, Zaccaria Barbaro e Giovanni Emo di dare l'avvio alla
costruzione della fortezza di Gradisca.
Questi individuarono dapprima gli ingegneri militari Enrico Laufer di Francia e Giovanni
Borrella che progettarono inizialmente un serraglio per 2400 cavalli tra Gradisca e
Fogliano, e nel 1483 fecero costruire una rocca sul Mercaduzzo a difesa delle maestranze
che lavoravano alla costruzione della fortezza il cui progetto, successivamente, venne
portato avanti da Enrico Gallo e da Giacomo Contrin, quest'ultimo progettista della rocca di
Orzinuovi presso Brescia (1477), uno dei più esperti ingegneri militari di cui disponesse la
Serenissima.
3
L'edificazione di questo avamposto, con la funzione di baluardo verso est a difesa delle
incursioni turche, aveva probabilmente anche la duplice funzione di contrapposizione al
Conte di Gorizia e successivamente all'Impero.
La pietra conservata presso il lapidario cittadino riporta il seguente testo: GRADISCAM