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città del vaticano - 2017 annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani la croce di gerusalemme 2016 Papa Francesco «Questo è il tempo della misericordia» «Questo è il tempo della misericordia»
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la croce di gerusalemme - Vatican.va

Nov 23, 2021

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città del vaticano - 2017

annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani

la crocedi gerusalemme

2016

Papa Francesco

«Questo è il tempo della misericordia»«Questo è il tempo della misericordia»

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DirettoreAlfredo Bastianelli

Co-direttore e CaporedattoreFrançois Vayne

Redattrice e Coordinatrice delle edizioniElena Dini

Con la collaborazione degli autori citati in ciascun articolo,del Patriarcato Latino di Gerusalemme,

dei Luogotenenti delle Luogotenenze corrispondenti

Traduttrici e traduttoriLucy Courlet de Vregille, Chelo Feral, Christine Keinath, EmerMcCarthy Cabrera, Annarita e Gianni Mondini, Solène Tadié

LayoutFortunato Romani

C.S.E. di De Lutio Ottavio - [email protected]

Documentazione fotograficaArchivio del Gran Magistero, Archivio de L’Osservatore Romano,

Archivio del Patriarcato Latino di Gerusalemme, Archivi delleLuogotenenze indicate, Philippe Cabidoche, Cristian Gennari,

Carla Morselli e altri collaboratori indicati nelle didascalie

In copertinaUn gruppo di Cavalieri della Luogotenenza di Francia, guidato da

Mons. Jacques Perrier, mentre vive la Via Crucis sullaVia Dolorosa a Gerusalemme (foto di Philippe Cabidoche).

Edito daGran Magistero dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme

00120 Città del VaticanoTel. +39 06 69892901Fax +39 06 69892930

E-mail: [email protected]

Copyright © OESSH

00120 Città del vaticano

annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani

la crocedi gerusalemme

2016

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E D I T O R I A L E

La Croce di Gerusalemme:un nuovo titolo che ci interpellaCari Cavalieri e Dame, cari amici dell’Ordine,

la nostra rivista pubblicata in cinque lingue che ripercorre l’anno appena trascorso ha daquest’anno assunto come titolo La Croce di Gerusalemme in riferimento all’insegna che portiamo.

Questo nuovo titolo sarà utilizzatoanche per la Newsletter trimestrale peridentificarci chiaramente. Questa Crocenon è monopolio dei cristiani poichésimboleggia la Città Santa anche per inostri fratelli ebrei: la croce principaleindica il centro spirituale del mondo e lealtre quattro piccole croci i punticardinali.

Vorrei approfittare per ringraziareparticolarmente il Professore AgostinoBorromeo, che ha fondato questa rivistaventi anni fa ed è stato GovernatoreGenerale dell’Ordine per gli scorsi ottoanni, dando nuovo impulso in particolareagli strumenti di comunicazione delGran Magistero attraverso la creazione diun nuovo sito internet, disponibile incinque lingue, complementare alle nostrepubblicazioni cartacee.

È a lui, in coordinamento conl’Ufficio Comunicazione del GranMagistero, che dobbiamo questo nuovonome. Questa evoluzione corrispondebene allo sforzo sostenuto che portiamoavanti per far conoscere meglio il nostroOrdine, la sua missione e la sua azione a servizio di tutti gli abitanti della Terra Santa.

Chiedo a tutti i Luogotenenti nel mondo di diffondere con entusiasmo e impegno La Croce diGerusalemme, non solo tra i nostri 30.000 membri ma anche tra le persone che desiderano scoprirel’Ordine e forse entrarne a far parte nel futuro.

Internet non sostituirà il cartaceo perché un tale documento stampato, ricco di testimonianze divita vissuta, è un oggetto che penetra ovunque come una missione, soprattutto nei luoghi pubblici, eche permette di “prendere in mano” la causa della Terra Santa informandosi al suo riguardo inmaniera approfondita e piacevole.

Auguro a tutti una buona lettura e un buon uso de La Croce di Gerusalemme, chiedendo alSignore che ci renda ogni giorno di più ardenti testimoni del suo amore per tutti.

Edwin Cardinale O’Brien

Sullo stemma del cardinale O’Brien compare la Crocedi Gerusalemme, emblema dell’Ordine del SantoSepolcro.

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sommariosommario4 Una diplomazia dei piccoli passi,

per costruire la fiduciaIncontro con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher,Segretario per le Relazioni con gli Stati dellaSegreteria di Stato della Santa Sede

9 Centinaia di Cavalieri e Damesui passi del beatoBartolo Longo

18 La Croce di Gerusalemme, simbolodell’Ordine

20 I 30 anni dell’incontro di Assisia tre voci

28 Il carisma di Madre Teresain Terra Santa

29 Fra i nuovi cardinali tre membridell’Ordine

7 Dal Giubileo della Misericordia auna «cultura della Misericordia»

31 Il passaggio della Porta Santacon il Gran Maestro

31 Gli appuntamenti annualidel Gran Magistero e gli incontricontinentali dei Luogotenenti

40 Nomine e Distinzioni

42 In memoriam

44 L’appello del cardinale O’Brienper sostenere il Patriarcato Latino

45 Progetti del Gran Magistero

49 La partecipazione dell’Ordine delSanto Sepolcro ai progetti ROACO

51 Testimonianza: Con la Commissioneper la Terra Santa dell’Ordine delSanto Sepolcro all’ascolto delPatriarcato Latino di Gerusalemme

L’ORDINE ALL’UNISONO CON LA CHIESA UNIVERSALE

GLI ATTI DEL GRAN MAGISTERO

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57 Vedere Cristo guardando l’umanità Intervista con Mons. Pierbattista Pizzaballa,Amministratore Apostolico del Patriarcato Latinodi Gerusalemme

60 Omaggio al Patriarca emerito,Mons. Fouad Twal

61 Padre Francesco Patton,nuovo Custode di Terra Santa

62 «Un musulmano che esce dallenostre scuole non diventerà maiun integralista»Intervista con Padre Faysal Hijazen, direttore dellescuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme, che èvenuto improvvisamente a mancare durante l’anno

64 Finestre aperte su alcune azionidell’Ordine a Gerusalemme eBetlemme

L’ORDINEE LA TERRA SANTA

77 Testimonianze di membri dell’Ordine

83 Fra Roma e il mondo: l’intensaattività del Gran Maestro dell’Ordine

87 Alcuni momenti importanti vissutidalle Luogotenenze a tutte lelatitudini

LA VITA NELLELUOGOTENENZE

Un anno eccezionaleall’insegnadella Misericordia

Questo numero della nostra rivistaripercorre l’anno 2016 che ha vistoaumentare in modo eccezionale le

donazioni dei nostri membri al servizio delPatriarcato Latino di Gerusalemme,confermando il trend degli anni precedenti.

Le visite del Gran Maestro, il cardinaleEdwin O’Brien, nelle Luogotenenze di tutto ilmondo hanno contribuito a questo successo: ilnumero dei membri dell’Ordine è in aumento ela vita comunitaria cresce spiritualmente.

La nostra consapevolezza di dover aiutarenel suo incarico il nuovo AmministratoreApostolico del Patriarcato, Mons. PierbattistaPizzaballa, dà un maggiore impulso alla nostramobilitazione a favore dei molti progettipastorali (scuole, parrocchie, accoglienza deirifugiati...) in questi tempi difficili per i cristianiche vivono nei territori biblici.

Nelle pagine che seguono parleremo deimomenti importanti dell’insediamento di Mons.Pizzaballa, dandogli la parola per poterloconoscere meglio. Ripercorriamo anche l’AnnoSanto della Misericordia, non solo in TerraSanta ma anche nella Chiesa universale enell’Ordine, dove i nostri membri hannopartecipato attivamente al Giubileo.

I racconti più dettagliati delle varieLuogotenenze sono presenti sul nostro nuovosito www.oessh.va, nato nel 2016.

Auguriamo una buona lettura della nostrapubblicazione annuale, che da quest’anno èintitolata La Croce di Gerusalemme, e vi diamoappuntamento sui nostri social network –Facebook (@granmagistero.oessh) e Twitter(@GM_oessh) – animati dal nostro dinamicoUfficio Comunicazione, per condividere ancoradi più la vita del nostro Ordine e testimoniareinsieme il Cristo Risorto.

Alfredo BastianelliCancelliere dell’Ordine del Santo Sepolcro

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L’Ordine del Santo Sepolcro è molto atti-vo nel servizio di educazione alla pacein Terra Santa, in particolare attraverso

il sostegno di scuole e università dove cristianie musulmani studiano insieme, in una dinamicaconcreta di dialogo interreligioso. Che cosarappresenta a suo parere questa istituzionepontificia e cosa vi aspettate da essa nei prossi-mi anni?L’Ordine del Santo Sepolcro porta avanti una

bella missione di sostegno pratico e spirituale alleopere della Chiesa e dei cattolici presenti in Terra

Santa. Attraverso l’azione che i suoi membri com-piono da molto tempo, questa istituzione pontificiacontribuisce a manifestare la sollecitudine dellaChiesa per i fedeli in Terra Santa. Nell’attuale con-testo, sappiamo tutti quanto sia essenziale il dialogointerreligioso. In particolare, l’educazione al dialo-go sereno e alla convivenza è fondamentale per ga-rantire una pace duratura per le generazioni a veni-re. Le opere di educazione che permettono ai gio-vani cristiani, essi stessi provenienti da diverse real-tà ecclesiali, così come ai giovani di altre religioni,di crescere insieme, di imparare, di condividere e di

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L’ORDINE ALL’UNISONO CON LA CHIESA UNIVERSALE

“Una diplomazia dei piccoli passi,per costruire la fiducia”

Incontro con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per leRelazioni con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede

L’arcivescovo PaulGallagher incompagnia

dell’arcivescovoAntonio Franco (dispalle), Assessore

dell’Ordine, edell’arcivescovo

PierbattistaPizzaballa,

Amministratore delPatriarcato Latinodi Gerusalemme,

durante ilricevimento

dell’autunno 2016in onore dellaBeata Vergine

Maria, Regina diPalestina, pressola sede del Gran

Magistero a Roma.

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evolvere in una dinamica di armonia, sono i veri se-mi di speranza che non fanno rumore ma che pre-parano l’avvenire e testimoniano già una vera fra-ternità nella diversità.

Qual è il suo motto episcopale e in quale modoillumina la sua missione diplomatica al serviziodella Chiesa per «sciogliere i nodi» tra le Na-zioni?«Camminare umilmente con il tuo Dio» (Michea

6,8), è il mio motto episcopale. Corrisponde allaterza parte della risposta del profeta Michea alladomanda del popolo su ciò che il Signore si aspettada lui.

Questo motto prima invita a «camminare», adavanzare e guardare avanti, perché siamo tutti incammino in un itinerario verso la pienezza che Diovuole darci. Questo cammino non avviene senzaDio e nemmeno senza gli altri, senza le donne e gliuomini che il Signore ci ha affidato o verso i qualici manda. Questo percorso è anche una crescitanella fratellanza che esige grande umiltà. In ambitodiplomatico, in particolare, l’umiltà è necessaria,non solo per favorire e costruire un vero dialogo,ma anche per lavorare instancabilmente per co-struire la fiducia, pur rispettando i tempi delle rea-lizzazioni che, in definitiva, appartengono solo aDio.

Lo Stato della Palestina è stato riconosciutodalla Santa Sede un anno dopo lo storico viag-gio del Papa in Terra Santa. In cosa questo ri-conoscimento potrà stimolare concretamente lapace in Medio Oriente?Da decenni il conflitto in Medio Oriente conti-

nua a causare sofferenza, incertezza, incomprensio-ne, divisione e isolamento. Il tempo non fa che peg-giorare la situazione e le ferite. Tuttavia, la stabilitàe la pace devono necessariamente basarsi sulla giu-stizia, sul riconoscimento dei diritti di ognuno esulla sicurezza delle persone. La soluzione dei dueStati è da tempo considerata la migliore in grado dicontrapporsi al conflitto e garantire ai popoli coin-volti un futuro e una pace stabili, basati sulla sicu-rezza, la giustizia e la legge entro confini ricono-sciuti a livello internazionale. L’implementazione diuna tale soluzione richiede naturalmente coraggio,«il coraggio della pace» come dice Papa Francesco.Richiede, inoltre, determinazione e coerenza. In

questo lungo e difficile processo di pace tra israe-liani e palestinesi, implica soprattutto il riconosci-mento dei bisogni fondamentali degli individui edei popoli. È chiaro che la soluzione di tale conflit-to costituirà un passo fondamentale per la pace inMedio Oriente.

Qual è la sua posizione in merito alla risoluzio-ne adottata dall’Unesco nello scorso mese di ot-tobre, a proposito della città santa di Gerusa-lemme e la «Palestina occupata»?Una controversia complessa che persiste da lun-

go tempo è riemersa in seguito alle risoluzioni adot-tate dall’UNESCO nello scorso mese di ottobre.Possiamo constatare che la questione, sul piano for-male, è stata elaborata essenzialmente dal punto divista culturale e dal punto di vista del diritto inter-nazionale. Le decisioni degli Stati, naturalmente,devono essere rispettate. Tuttavia bisogna conside-rare, come ha già sottolineato la Santa Sede, l’im-portanza del carattere sacro e universale della cittàdi Gerusalemme per le tre religioni monoteiste. Inquesto senso, il riconoscimento a livello internazio-nale di uno statuto speciale per la città è ovviamen-te necessario. È auspicabile che nessuna parte siaprivata dei propri legami storici con la città di Ge-rusalemme e che venga trovata una soluzione reali-stica, che possa riflettere l’identità e la vocazionedella città Santa.

Personalmente, come uomo di Chiesa, da doveattinge la speranza, in questi tempi oscuri della«guerra mondiale a piccoli pezzi», e quali segnipromettenti può segnalare in relazione a una«pace a piccoli pezzi» che avanza senza, tutta-via, fare clamore?È una bellissima domanda! A volte, può sem-

brare davvero difficile coltivare la speranza quandosi assiste al moltiplicarsi degli atti di violenza checolpiscono maggiormente gli innocenti, i bambini,le famiglie e le persone indifese. La cieca violenzache caratterizza questa «guerra a pezzi», secondo leparole di Papa Francesco, genera conseguenzedrammatiche, tante sofferenze e ingiustizie. L’apo-stolo San Paolo ci esorta ad essere uomini e donnedi speranza, sperando, come Abramo, «contro ognisperanza». Dobbiamo quindi lavorare umilmentenel nostro quotidiano, attraverso piccoli gesti di pa-ce, di fratellanza, di umiltà e di riconciliazione che

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sono il seme essenziale per costruire una pace verae duratura alla quale non dobbiamo smettere dicredere ed aspirare. La pace è un dono da cercarecon pazienza e che «diviene artigianale nelle manidegli uomini», come ha recentemente ripetuto Pa-pa Francesco. Il Santo Padre stesso fa spesso riferi-mento a una «diplomazia dei piccoli passi». In unacerta misura, vediamo già alcuni segnali incorag-gianti con i recenti eventi relativi a Cuba, alla Re-pubblica Centrafricana o, ancora, alla Colombia.Pertanto, possiamo anche parlare di «pace a piccolipezzi», una pace che è radicata nella consapevolez-za comune che siamo tutti fratelli nell’umanità, eche è alimentata dalla fede in Cristo Redentore,Principe della Pace.

Qual è il punto di vista e l’impegno della diplo-mazia pontificia in merito ai migranti e ai rifu-giati del Medio Oriente? Su questi temi, chePapa Francesco giudica prioritari, ci può de-scrivere alcune delle vostre iniziative adottaterecentemente?Come lei sa, il problema dei profughi è oggetto

di particolare attenzione da parte di Papa France-sco. Spesso, anche lui, ha avuto l’opportunità diesprimere la sua preoccupazione per questi indivi-dui attraverso gesti e segni concreti. La Santa Sedeè impegnata sul piano diplomatico a favore del pro-cesso di pace in Medio Oriente e della soluzionedei problemi che sono all’origine delle migrazioni.Allo stesso tempo, la Chiesa cattolica sostiene mol-

te iniziative a favore dei rifugiati e dei migranti. At-traverso il Pontificio Consiglio Cor Unum, che pro-muove e coordina le azioni poste in essere dalle di-verse organizzazioni e associazioni caritatevoli cat-toliche, la Santa Sede cerca soprattutto di soddisfa-re le esigenze pratiche dei rifugiati in molti paesi,come il Libano, la Giordania, la Turchia, Cipro,l’Egitto, per non parlare ovviamente dell’assistenzaprestata in Siria e in Iraq dove vi sono situazionidrammatiche. Da settembre 2014 è stato anche atti-vato un Punto di informazione riguardo alle inizia-tive cattoliche di aiuto in favore della crisi umanita-ria iracheno-siriana, per facilitare la cooperazione elo scambio di informazioni tra tutte le forze cattoli-che impegnate nell’assistenza umanitaria. Nel 2016,la rete ecclesiale ha già messo in campo oltre 200milioni di dollari, che hanno permesso di fornireassistenza a oltre 4 milioni e mezzo di persone, unacifra ancora insufficiente considerati gli immensibisogni e che invita a una maggiore mobilitazione.Dal 1° gennaio 2017, il Pontificio Consiglio CorUnum costituisce uno dei principali poli del nuovoDicastero per lo sviluppo umano integrale. A que-sto proposito, possiamo evidenziare che il Papastesso ha voluto riservarsi la giurisdizione del futu-ro dipartimento per i migranti e i rifugiati, il che ri-flette ancora una volta l’impegno a tutti i livelli del-la Chiesa a favore di queste popolazioni.

Intervista a cura di François Vayne(testo originale in francese)

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Maria Goretti morì all’età di 11 anni nel 1902mentre si difendeva da un tentativo di violen-

za. Le sue ultime parole furono di perdono per ilsuo aggressore e omicida e a lui apparve varie volte

mentre egli era in carcere, portandogli la gioia dellaconversione e dell’avvicinamento a Cristo attraver-so un cammino di santità.

Canonizzata nel 1950 da Papa Pio XII, santa

Dal Giubileo della Misericordiaa una «cultura

della Misericordia»Il Giubileo della Misericordia ha mobilitato l’Ordine del Santo Sepolcro. Molte

sono state le iniziative nelle Luogotenenze per contrassegnare questostraordinario evento spirituale e non è possibile riportarle qui in modo completo.

In questo numero de La Croce di Gerusalemme ricordiamo un momentoimportante nella preparazione dell’Anno Santo, attraverso la venerazione dellereliquie di una giovane santa la cui testimonianza è più che mai attuale, come

anche il pellegrinaggio sui passi del beato Bartolo Longo, a Pompei, voluto dalcardinale Gran Maestro. Ora si tratta di passare da questo Giubileo a una «cultura

della Misericordia» che impregni tutta la nostra vita, secondo le indicazioni diPapa Francesco nella sua lettera apostolica Misericordia et misera.

Il potere salvifico del perdono: santa Maria Gorettiha preparato il Giubileo della Misericordia negli Stati Uniti

Il cardinaleO’Brien

insieme a variCavalieri e

responsabilidell’Ordine a

Nettuno, inoccasione

dellatraslazione

delle reliquiedi santa Maria

Goretti negliStati Uniti per

lapreparazione

giubilare.

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8 - la croce di gerusalemme 2016

Maria Goretti è una santa a cuimolti si rivolgono e che ha ope-rato vari miracoli. Da settem-bre a novembre 2015, le reli-quie della Santa hanno per laprima volta visitato gli StatiUniti per quello che è statochiamato “il pellegrinaggio del-la Misericordia”. Quest’espe-rienza è stata sicuramente oc-casione di importante prepara-zione per vivere l’Anno Giubi-lare apertosi l’8 dicembre.

Il cardinale EdwinO’Brien, che aveva celebrato il24 novembre 2014 la SantaMessa presso la basilica di No-stra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti aNettuno, in occasione della traslazione delle reli-quie della Santa negli Stati Uniti, commenta: «Sonofelice che la Chiesa negli Stati Uniti possa averel’opportunità di celebrare l’Anno Santo della Mise-

ricordia attraverso la stupen-da storia di santa Maria Go-retti! Che la possibilità di ve-nerare le sue reliquie dimo-stri il potere della Divina Mi-sericordia e del perdono cheattende tutti coloro cheprendono seriamente a cuo-re il messaggio di Gesù».

In Italia, nella diocesi diLatina, a sud di Roma, dovela giovane santa è morta, ilGiubileo della Misericordiaè stato chiuso il 25 novem-bre 2016 nel santuario di No-stra Signora delle Grazie aNettuno, attorno alle reliquie

di questa grande “Martire della purezza”, usando iltitolo che San Giovanni Paolo II le ha attribuito nel2002, in occasione del centenario della sua morte.

Affidiamo alla sua intercessione le adolescenti e,in particolare, tutte le giovani della Terra Santa. ■

Pellegrinidella Misericordia

in Terra Santa

Sul nostro sito internet (www.oessh.va) inostri lettori hanno potuto scaricare

durante quest’Anno Santo il sussidiospirituale “Pellegrini della Misericordia inTerra Santa” realizzato dall’UfficioComunicazione dell’Ordine a Roma, incoordinamento con Mons. FortunatoFrezza – biblista e Cerimonieredell’Ordine – destinato adaccompagnare il cammino giubilare inTerra Santa, principalmente aBetlemme e Gerusalemme. Questotesto ha permesso anche di nutrire lapreghiera lì dove ognuno si trova, inlegame di comunione con i nostrifratelli e sorelle che vivono nelle terredella Bibbia. Il sussidio continua adessere attuale ed è semprepossibile procurarselo sul sito delGran Magistero, nella rubrica“Spazio Media”.

Logo illustrativo del pellegrinaggiostorico delle reliquie di santa Maria

Goretti negli Stati Uniti.

Ad opera dell’Ufficio Comunicazione del Gran Magistero

in coordinamento con Mons. Fortunato Frezza,

biblista e Cerimoniere dell’Ordine

PELLEGRINIdella MISERICORDIAin TERRA SANTA

ORDO EQUESTRIS

SANCTI SEPULCHRI HIEROSOLYMITANI

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Modello di vita cristiana, di umiltà e di caritàdisinteressata, tutti i Cavalieri e le Dame han-

no avuto modo di invocare personalmente il beatoBartolo Longo, soprattutto con la preghiera per lasua canonizzazione. Recandosi in processione attra-verso le strade della città mariana verso il santuario,i pellegrini dell’Ordine hanno attraversato la PortaSanta per poi partecipare alla messa a metà matti-nata. L’urna contenente le spoglie del beato era sta-ta eccezionalmente posizionata accanto all’altare,

Centinaia di Cavalieri e Dame sui passidel beato Bartolo Longo

Per decisione del cardinale Edwin O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro,sabato 15 ottobre 2016, nel mese del Rosario, si è svolto un pellegrinaggio giubilare dei

Cavalieri e delle Dame, venuti da tutta l’Italia, al santuario mariano di Pompei, inoccasione dell’Anno della Misericordia. Gli 800 partecipanti a questo pellegrinaggio

hanno scoperto meglio tutte le opere di carità costruite a partire dal nulla, con “un soldoal mese”, e hanno preso maggior coscienza della veracità del messaggio d’amore che Dio,

attraverso la mediazione della Vergine, ha dato al solo membro laico dell’Ordine delSanto Sepolcro che è stato finora riconosciuto beato.

sotto la celebre immagine della Vergine di Pompei. Accogliendo l’assemblea all’inizio della celebra-

zione eucaristica, Mons. Tommaso Caputo, arcive-scovo prelato e delegato pontificio per Pompei –anch’egli membro dell’Ordine del Santo Sepolcro –ha sottolineato l’intensità con la quale «i Cavalieri ele Dame affidano oggi all’intercessione del beatoBartolo Longo il loro fervente proposito di viverela vita cristiana nella carità e di intensificare l’operadi sostegno morale e materiale a favore dei cristiani

Durante la bella e coinvolgente messa giubilare a Pompei presieduta dal Gran Maestro cardinale O’Brien, Mons.Antonio Franco, Assessore dell’Ordine, ha ricordato durante l’omelia che «abbiamo nel beato Bartolo Longo unmodello di cristiano che ha sperimentato l’amore misericordioso del Padre e si è sentito coinvolto per esseretestimonianza viva di questo amore che si esprime nelle opere di carità», concludendo poi con una preghiera allaquale tutti i pellegrini si sono uniti: «Che Maria tocchi il nostro cuore e ci renda misericordiosi, attenti, sensibili,operosi per essere anche noi strumento dell’amore misericordioso del Padre».

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10 - la croce di gerusalemme 2016

di Terra Santa e del Medio Oriente». Nella sua omelia, Mons. Antonio Franco, Asses-

sore dell’Ordine, ha incoraggiato i Cavalieri e le Da-me a sperimentare in profondità la grazia del perdo-no negli ultimi giorni del Giubileo della Misericor-dia.

Dopo un pasto fraterno condiviso nella gioia –evocando già l’idea di un futuro pellegrinaggio inter-nazionale dell’Ordine a Pompei, forse dopo la cano-nizzazione di Bartolo Longo – i pellegrini sono torna-ti al santuario all’inizio del pomeriggio per un tempodi adorazione eucaristica e per la preghiera del Rosa-rio, onorando così la loro santa patrona, pochi giorniprima della festa della Beata Vergine Maria Regina diPalestina, celebrata liturgicamente il 25 ottobre. ■

L’arcivescovo e delegato pontificio per Pompei, Mons.Tommaso Caputo, Priore della sezione “Napoli –Beata Vergine del Rosario” dell’Ordine del SantoSepolcro, ha accolto il pellegrinaggio dei Cavalieri edelle Dame guidato dal Gran Maestro sui passi delbeato Bartolo Longo nell’ottobre del 2016.

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L’interesse per l’unico membro laico dell’Ordinebeatificato continua a crescere: egli appare in-

fatti come un modello di vita cristiana in questitempi difficili. La sua vita ci fa capire che non esi-stono situazioni sulla terra così negative dalle qualila misericordia divina non possa venire a liberarci.

Bartolo Longo praticava lo spiritismo prima dirivolgersi con amore verso gli altri, in nome delVangelo, realizzando grandi opere di caritàgrazie al potere della preghiera.

Nato il 10 febbraio 1841 a Latia-no, in Puglia, non lontano dal por-to di Brindisi, morì a Pompei il 5ottobre 1926, lasciando in ere-dità al Papa ciò che era statocostruito per il servizio ai po-veri e la gloria di Dio.

Durante gli studi di dirit-to a Napoli, fu un fiero op-positore della Chiesa, fre-quentava circoli spiritisti fi-no a diventare un importanteesponente del movimentognostico, per il quale il poteredella conoscenza primeggia sul-l’amore disinteressato.

L’incontro con un sacerdote ec-cezionale, Padre Alberto Radente,presentatogli dal Professor Vincenzo Pe-pe, gli permise di ritrovare il cammino della fe-de in Cristo, portandolo anche a rifare la prima co-munione.

Nell’ambito dei suoi nuovi impegni spirituali,era venuto in contatto con la contessa Marianna deFusco, vedova, che gli aveva chiesto consiglio peramministrare i suoi beni nella valle di Pompei. Di-venuto un noto avvocato, aveva esercitato volonta-riamente la sua competenza in materia di affari, peraiutarla.

All’inizio del 1872, di fronte alla miseria moralee materiale della popolazione di questa valle dellaregione vesuviana, Bartolo Longo, rivoltosi allaVergine Maria, ha sentito nel segreto del suo cuorel’invito a diffondere la preghiera del Rosario. Haorganizzato missioni popolari, favorendo una spe-ranza collettiva che ha avuto come conseguenza la

rinascita della valle.Un quadro raffigurante un’immagine mariana,

donatogli dal suo amico e confessore Padre Raden-te, trasportato da Napoli su un carro di letame il13 novembre 1875, divenne il simbolo della lottacondotta da questo avvocato per la liberazione diun popolo vittima della povertà e della disperazio-ne.

Questo dipinto, che rappresenta san Do-menico mentre riceve il Rosario dalle

mani della Vergine, venne collocatopiù tardi in una nuova chiesa, con

il consenso del vescovo di Nola.Davanti a questa immagine

sono avvenuti miracoli chehanno trasformato gradual-mente Pompei nella «Lour-des italiana». A partire dal1887, attorno al Santuariodedicato alla pace, si sonosviluppate opere sociali co-me, ad esempio, un orfano-

trofio per ragazze e una casaper i figli dei carcerati.

Nel 1885 Bartolo Longo ave-va sposato la Contessa de Fusco.

Nei loro confronti non mancaronole calunnie e, per smentire gli avversa-

ri gelosi, gli sposi donarono tutto a papaPio X. Il santuario di Pompei divenne così, al-

l’inizio del XX secolo, una Basilica pontificia.La supplica alla Vergine di Pompei, l’8 maggio,

è ormai recitata in tutte le parrocchie d’Italia. È sta-ta particolarmente diffusa dalle figlie del Santo Ro-sario, congregazione femminile fondata da BartoloLongo, ed è conosciuta grazie ad una rivista maria-na di grande diffusione alla quale l’avvocato diPompei dedicò moltissima energia.

Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 26ottobre 1980 e non mancano le grazie concesse achi lo invoca con umiltà e fiducia. Un recente mira-colo che ha visto coinvolto un Cavaliere dell’Ordi-ne potrebbe prossimamente permetterne la cano-nizzazione affinché il suo esempio di fede e caritàattiva sia sempre più seguito.

F.V.

Chi era il Cavaliere Bartolo Longo?

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12 - la croce di gerusalemme 2016

Le opere di misericordia sono le azioni caritate-voli attraverso le quali aiutiamo il nostro prossi-

mo nei suoi bisogni corporali e spirituali. PapaFrancesco le ha descritte così nella sua Bolla di in-dizione del Giubileo della Misericordia (n° 15):«Riscopriamo le opere di misericordia corporale:dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli asse-tati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assiste-re gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i mor-ti. E non dimentichiamo le opere di misericordiaspirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agliignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflit-

ti, perdonare le offese, sopportare pazientemente lepersone moleste, pregare Dio per i vivi e per i mor-ti».

Il giorno della festa della Divina Misericordia,nel cuore del Giubileo straordinario, durantel’omelia della messa di domenica 3 aprile, il SantoPadre ha spiegato che essere apostoli di misericor-dia significa toccare ed accarezzare le piaghe di Cri-sto, presenti oggi nel corpo e nell’anima di tantifratelli e sorelle.

«Curando queste piaghe professiamo Gesù, lorendiamo presente e vivo, permettiamo ad altri di

Opere di «viva misericordia»riscoperte in occasione dell’Anno Santo

Il passaggio di una Porta Santa costituiva una delle condizioni per ottenere l’indulgenza giubilare,oltre ad aver ricevuto il sacramento della Riconciliazione, partecipato all’Eucaristia, pregato secon-

do le intenzioni del Santo Padre e vissuto delle opere di Misericordia. Infatti, Papa Francesco haspesso ricordato l’importanza di unire l’attenzione alle opere di misericordia corporali e spirituali al-l’aspetto sacramentale come parte integrante di questo percorso che continua spiritualmente anchedopo la chiusura delle varie Porte Sante.

Il Giubileo siera aperto allapresenza diBenedetto XVIed è statochiuso da papaFrancesco il 20novembre 2016(foto in alto adestra),indicando atutta la Chiesala strada versouna «culturadellaMisericordia»che siamochiamati avivere in tutti icampi.

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toccare con mano la sua misericordia, di ricono-scerlo ‘Signore e Dio’, come fece l’apostolo Tom-maso», ha insistito. «Chiediamo la grazia di nonstancarci mai di attingere alla misericordia del Pa-dre e di portarla alla gente: chiediamo di essere noistessi misericordiosi, per spargere ovunque la forza

del Vangelo».Queste opere di Misericordia non finiranno con

l’Anno Santo, ora dobbiamo mettere in pratica unavera e propria «cultura della misericordia», come ciinvita il Papa nella sua Lettera Apostolica all’indo-mani del Giubileo. ■

Pellegrinaggio in bicicletta«da Francesco a Francesco»

Una decina di membri dellaLuogotenenza dei Paesi Bassi, venuti

a Roma durante il Giubileo dellaMisericordia, facevano parte di unpellegrinaggio che si è svolto in biciclettada Assisi: da San Francesco a PapaFrancesco! Il gruppo è stato accolto dalGovernatore Generale presso Palazzodella Rovere, sede dell’Ordine, vicino apiazza San Pietro.

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Vivere la cultura della Misericordia

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Le opere di Misericordia corporale e spirituale

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Il successore di Pietro ha firmato pubblicamentela sua nuova lettera apostolica Misericordia et mi-

sera – Misericordia e povertà – nell’ultimo giornodel Giubileo, il 20 novembre, festa di Cristo Re,dopo la messa alla presenza dei nuovi cardinali inpiazza San Pietro. Questa lettera indica «la stradache siamo chiamati a seguire in futuro», nella fedel-tà all’insegnamento di Cristo. «La Misericordia nonpuò essere una parentesi nella vita della Chiesa», civiene detto all’inizio di questo documento, il cui

contenuto è stato reso pubblico lunedì 21 novem-bre in occasione della festa della Presentazione diMaria. «Confidiamo nel suo materno aiuto e se-guiamo la sua perenne indicazione a guardare aGesù, volto raggiante della misericordia di Dio»,conclude questo prezioso testo che ci aiuta a riac-quisire la consapevolezza che «tutto si risolve nel-l’amore misericordioso del Padre».

Mentre «come un vento impetuoso e salutare, labontà e la misericordia del Signore si sono riversate

Ecco arrivato il tempo della Misericordia,affinché la carezza di Dio arrivi a tutti

Abbiamo avuto una piccola stretta al cuore quando, nella Basilica di San Pietro, il Papa ha chiuso laPorta Santa del Giubileo della Misericordia. Più di 21 milioni di pellegrini provenienti da 156 paesi

l’hanno attraversata, dicono le statistiche dal Pontificio Consiglio per la Promozione della NuovaEvangelizzazione mentre, in tutto il mondo, oltre 800 milioni di fedeli hanno vissuto questa

esperienza spiritualevarcando le Porte Sante

aperte nelle chiese diocesaneo nei santuari. Questo

eccezionale anno di grazia sipoteva chiudere così,

lasciandoci in attesa di unprossimo Giubileo nel 2025?

Il Santo Padre ha superatoquesta domanda,

pubblicando un documentodestinato a far comprendereche l’Anno Santo è stato una

preparazione, un esercizio,per accogliere la

misericordia della quale orasiamo invitati a divenire

strumenti per diffonderlaovunque. Tra le persone di

varia formazione che hannosimbolicamente ricevutoquesto documento dalle

mani di Francesco, pertrasmetterlo al mondo, due

vescovi sono membridell’Ordine, il cardinale Luis

Antonio Tagle, arcivescovodi Manila e Monsignor Leo

William Cushley, arcivescovodi Edimburgo.

Il cardinale Luis Antonio Tagle di Manila – Gran Priore per le Filippinedell’Ordine del Santo Sepolcro – mentre riceve dalle mani di PapaFrancesco la lettera apostolica Misericordia et misera che apre il futuroad una cultura di misericordia in tutti i campi della vita personale esociale…

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sul mondo intero» e mentre «il Signore ci ha fattodi nuovo visita», e «abbiamo percepito il suo soffiovitale riversarsi sulla Chiesa», è giunto il momentodi comprendere «come continuare con fedeltà, gio-ia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza dellamisericordia divina».

La povertà, misera in latino, che è la secondaparola importante nel titolo della lettera del Papa,si riscontra soprattutto nel fatto che «Dio stesso ri-mane oggi uno sconosciuto per molti». «Ciò rap-presenta la più grande povertà e il maggior ostacoloal riconoscimento della dignità inviolabile della vitaumana», ha scritto con chiarezza al n° 18 di Miseri-cordia et misera. La Misericordia è dunque il rime-dio urgente ad una povertà morale e spirituale lega-ta alla «cultura dell’individualismo esasperato», quiin Occidente, che «porta asmarrire il senso di solidarietà edi responsabilità verso gli al-tri».

Il Santo Padre da una partesviluppa il concetto della Mise-ricordia celebrata soprattuttonei sacramenti, e dall’altra dellaMisericordia vissuta nel quoti-diano delle nostre vite, nei no-stri incontri.

I Missionari della Misericor-dia, ovvero migliaia di sacerdotiprovvisti di facoltà speciali con-ferite dal Papa per perdonare i peccati gravi, posso-no continuare la loro azione feconda ai quattro an-goli del mondo, sapendo che nel corso dell’AnnoSanto le confessioni sono aumentate in media del30% in molti luoghi.

Dedicando tempo al risveglio delle coscienzeper permettere un profondo pentimento, tutti i sa-cerdoti e non solo i missionari della Misericordia,avranno la possibilità di assolvere il peccato del-l’aborto, senza dover fare riferimento al loro vesco-vo come avveniva generalmente prima della conces-sione di questa facoltà, non solo per le donne chel’hanno commesso, ma anche per le persone re-sponsabili vicino a loro, soprattutto nell’ambitomedico.

I sacerdoti della Confraternita di San Pio X, chenon sono ancora in piena comunione con la Chiesa,avranno la possibilità di confessare validamente elegittimamente, come hanno fatto durante il Giubi-

leo della Misericordia, «fino a nuove disposizioni inproposito». Si tratta, da parte di Francesco, di unamano tesa ancora una volta per la riconciliazionecon i cattolici lefevriani favorevoli alla messa tri-dentina e in opposizione con alcune aperture volu-te dal Concilio Vaticano II, soprattutto sul tema deldialogo interreligioso.

Infine, il Papa desidera che la Parola di Dio siamaggiormente approfondita nella comunità cristia-na e propone che una domenica dell’anno liturgicosia a ciò interamente consacrata, a partire dai temidella misericordia, auspicando che questo conducaa gesti e opere di carità concreta.

Sul piano direttamente sociale, egli dice che«Siamo chiamati a far crescere una cultura della mi-sericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con

gli altri». «La cultura della mi-sericordia si forma nella pre-ghiera assidua, nella docileapertura all’azione dello Spirito,nella familiarità con la vita deisanti e nella vicinanza concretaai poveri».

Questa «rivoluzione cultura-le» sarà favorita dalla celebra-zione della Giornata mondialedei poveri, la XXXIII Domeni-ca del Tempo ordinario. Sarà lamigliore preparazione per vive-re la solennità di Nostro Signo-

re Gesù Cristo, Re dell’Universo, che «si è identifi-cato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulleopere di misericordia (cfr. Mt 25, 31-46)», sottoli-nea Francesco.

Più in generale, egli ritiene che sia giunto «ilmomento di dare spazio alla fantasia della miseri-cordia per dare vita a tante nuove opere, frutto del-la grazia»: la Chiesa ha bisogno oggi di raccontarequesti «molti altri segni» che Gesù ha compiuto, eche «non sono stati scritti» (Gv 20, 30), per renderevisibile la bontà di Dio.

«Ora è il tempo della misericordia», ripete percinque volte il successore di Pietro alla fine dellasua lettera, forse in riferimento alle cinque piaghedi Cristo, «così che nessuno possa pensare di essereestraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza dellasua tenerezza», e affinché attraverso la testimonian-za dei credenti «la carezza di Dio raggiunga tutti».

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È giunto ilmomento di darespazio alla fantasiadella misericordiaper dare vita a tantenuove opere, fruttodella grazia

‘‘Papa Francesco

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Contemplando le cinque piaghe di Cristo

L’Ordine del Santo Sepolcro è simboleggiato da uno stemma con una grande croce rossacircondata da altre quattro croci più piccole, anch’esse rosse, su sfondo bianco. È

un’evocazione delle cinque piaghe di Cristo. Papa Francesco vi ha fatto riferimentodurante l’Anno Santo, parlando della sua preghiera quotidiana, che può ispirare quelladi tutti i membri dell’Ordine. Inoltre, durante questo Giubileo, segnato da una grandepreoccupazione ecumenica, il Santo Padre ha visitato, tra i diversi paesi, la Georgia, la

cui bandiera potrebbe essere confusa con l’emblema dell’Ordine per quanto sono simili.Per La Croce di Gerusalemme l’ambasciatrice della Georgia presso la Santa Sede haaccettato di commentare i legami storici del suo paese caucasico con la Terra Santa.

Il Giubileo della Misericordia, che si è chiusoil 20 novembre, festa di Cristo Re, ha visto afflui-

re a Roma circa 21 milioni di pellegrini, anche sequest’Anno Santo «decentralizzato» poteva esserepienamente vissuto in ogni diocesi del mondo.

Durante gli eventi del Giubileo il Papa ha parla-to delle cinque piaghe di Cristo e desideriamo ri-prendere le sue parole in quanto illustrano bene ilmessaggio che trasmette l’emblema dei membridell’Ordine del Santo Sepolcro. «Signore, per leTue cinque piaghe che portiamo sulle nostre inse-gne, noi Ti preghiamo...», dice la celebre preghieradel Cavaliere e della Dama.

«L’immagine definitiva del ricettacolo della mi-sericordia la troviamo attraverso le piaghe del Si-gnore risorto, immagine dell’impronta del peccatorestaurato da Dio, che non si cancella totalmentené si infetta: è una cicatrice, non una ferita puru-lenta. In quella “sensibilità” propria delle cicatrici,che ci ricordano la ferita senza molto dolore e lacura senza che ci dimentichiamo la fragilità, lì ha lasua sede la misericordia divina», ha riassunto moltochiaramente Papa Francesco parlando ai sacerdotivenuti per il Giubileo nella città eterna nella prima-vera del 2016. «Nella sensibilità di Cristo risortoche conserva le sue piaghe, non solo nei piedi e nel-le mani, ma nel suo cuore che è un cuore piagato,troviamo il giusto senso del peccato e della grazia»,ha proseguito, precisando che la contemplazionedel cuore ferito del Signore, permette di ritrovarsiin Lui come in uno specchio: «Si assomigliano, il

nostro cuore e il suo, per il fatto che entrambi sonopiagati e risuscitati. Però sappiamo che il suo erapuro amore e venne piagato perché accettò di esse-re vulnerato; il nostro cuore, invece, era pura piaga,che venne sanata perché accettò di essere amata».

Per comprendere meglio questa logica spiritualenella quale il Santo Padre ci fa progredire, è beneanche ricordare una confidenza fatta durantel’udienza generale di mercoledì 22 giugno, quandoha menzionato la sua breve preghiera prima di an-dare a letto, «Signore, se vuoi puoi purificarmi!»ispirandosi alle parole del lebbroso rivolto a Gesù(Luca 5, 12). Ha detto, inoltre, che ogni sera dicecinque Padre Nostro, «uno per ogni ferita di Gesù,perché Gesù ci purifica con le sue ferite».

Non potremmo anche noi pregare invocando lamisericordia del Padre celeste grazie alle cinque fe-rite di Cristo che, divenute cicatrici, testimoniamo

La Croce di Gerusalemme,simbolo dell’Ordine

La Croce diGerusalemme, simbolo

dell’Ordine del SantoSepolcro, evoca le

cinque piaghe di Cristo,fonte di purificazione

interiore e dirinnovamento spirituale

per i pellegrini che,come noi, sono in

cammino verso il Regnodi Dio.

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Signora ambasciatrice, il Papa ha visitato laGeorgia alla fine di ottobre 2016. Dal suo

punto di vista, che cosa dobbiamo ricordareprincipalmente di questo viaggio storico?La visita di Papa Francesco in Georgia ha se-

gnato un momento molto importante della nostrastoria recente. Il Santo Padre è stato ricevuto moltobene da tutte le persone che hanno ascoltato i suoidiscorsi al Palazzo presidenziale, al Patriarcato del-la Chiesa ortodossa dellaGeorgia e alla Cattedrale diSvetitskhoveli nell’anticacapitale di Mtskheta. Lepersone presenti sono ri-maste toccate dai suoi di-scorsi spirituali e pieni ditenerezza. Il suo personaleincontro con il CatholicosPatriarca della Georgia EliaII è stato un evento impor-tante, «storico», nelle parole del Patriarca. È diffi-cile prevederne l’impatto, tuttavia la storia conoscemolti esempi di incontri simili che hanno avutoconseguenze positive sulle relazioni tra le Chiese.L’esempio è costituito dall’incontro tra Papa PaoloVI e il Patriarca Atenagora, avvenuto 51 anni fa.Farò mie, quindi, le parole di Francesco che affer-ma che la nostra responsabilità di cristiani, oggi, èquella di mantenere la speranza.

La bandiera della Georgia, cinque croci rossesu fondo bianco, evoca le cinque piaghe di Cri-sto e ricorda che il vostro paese è stato evange-lizzato nei primi secoli da una suora venuta daGerusalemme, santa Nino. Questo patrimoniospirituale riferito a Gerusalemme può esseremesso al servizio dell’Europa, alla luce dell’in-segnamento di Papa Francesco durante il suosoggiorno in Georgia?

La bandiera georgiana con le sue cinque crociha relazioni con altri contesti culturali molto diver-si. Per l’identità georgiana è di enorme importanza.Noi crediamo che questa bandiera esista da primadel tempo delle crociate, è infatti descritta nei testigeorgiani del X secolo come la bandiera nazionale.La Cristianità in Georgia, come ha già sottolineato,ha una lunga storia di rapporti con la Terra Santa.Alcuni insediamenti monastici georgiani e alcuni

manoscritti sono stati trova-ti in Terra Santa, fin dai pri-mi secoli del Cristianesimoin Georgia. Uno dei docu-menti liturgici più interes-santi del VII secolo a Geru-salemme è stato conservatoin lingua georgiana.

Il viaggio pontificio in Ge-orgia ha mostrato l’avvici-

namento tra la Chiesa cattolica e la Chiesa orto-dossa, confermando il processo iniziato dall’in-contro tra il Papa e il Patriarca di Mosca avve-nuto a Cuba lo scorso febbraio. Secondo lei,questa riconciliazione graduale delle Chiesed’Oriente e d’Occidente può essere anche unafonte di mediazione e di pacificazione politicatra l’Europa e la Russia?È difficile per me rispondere alla parte della sua

domanda che riguarda il rapporto tra l’Europa e laRussia. Tuttavia, per la Georgia, Stato che ha fattodella scelta europea una sua priorità, è molto piùlogico mantenere relazioni normali e bilaterali tra leChiese cattoliche e ortodosse, per una coesione na-zionale. Io stessa sono d’accordo con i miei concit-tadini che non hanno paura di lavorare sodo per di-ventare membri a pieno titolo della famiglia euro-pea.

Intervista a cura di F.V.

Una bandiera nazionale che evoca la Terra SantaIncontro con l’ambasciatrice della Georgia presso la Santa Sede, Tamara Grdzelidze

il suo amore vittorioso? Ogni membro dell’Ordine,chiamato a testimoniare la potenza della Risurrezio-ne, può riprendere coscienza durante l’Anno Santo,secondo le parole del successore di Pietro, che: «il

vero recipiente della misericordia è la misericordiastessa che ciascuno ha ricevuto e che gli ha ricreatoil cuore, ecco l’otre nuovo di cui parla Gesù, la sor-gente rigenerata».

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Intervista con il Padre gesuita Thomas Michel,esperto in Islam e nelle relazioni islamo-cristia-

ne. Dal 1981 al 1994, Padre Michel ha lavorato alPontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso aRoma. È stato anche il segretario del Segretariato

dei gesuiti per il Dialogo Interreligioso a Roma e ilsegretario ecumenico della Federazione delle Con-ferenze episcopali dell’Asia (1994-2008). Ha inse-gnato in molte università in giro per il mondo e hatrascorso l’ultimo semestre del 2016 a Roma inse-

I 30 anni dell’incontrodi Assisi a tre voci

Durante il 2016 i membri dell’Ordine hanno avuto modo di partecipare, nellerispettive diocesi, alle iniziative realizzate per commemorare il trentesimo

anniversario dell’incontro interreligioso ad Assisi. Per approfondire e migliorarela conoscenza reciproca dei grandi monoteismi presenti in Terra Santa,

proponiamo tre interviste con personalità di riferimento capaci di aiutarci acamminare sulla strada dell’incontro e della pace.

Speciale a cura di Elena Dini

Per un dialogo della vita fra cristiani e musulmani

Dalla città di San Francesco, trent’anni dopo il primoincontro interreligioso di Assisi organizzato suiniziativa di san Giovanni Paolo II, l’appello alla pacedei leader religiosi è stato indirizzato al mondo intero.

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gnando al Pontificio Istituto per gli Studi Arabi edi Islamistica.

L’Islam è una religione mondiale che a voltepuò essere percepita come un monolite. Po-trebbe aiutare i nostri membri ad avere un’ideadella diversità all’interno delle comunità musul-mane del mondo?Con più di un miliardo di fedeli, il mondo isla-

mico è variegato come lo è quello cristiano. Ci sonodifferenze culturali fra una cultura e l’altra, diffe-renze teologiche e diversità di approcci e reazionirispetto alla vita moderna. Per iniziare con le diffe-renze culturali, molti ignorano che la maggioranzadei musulmani non vive in Medio Oriente bensì inAsia. Le quattro nazioni con il più alto numero dimusulmani sono l’Indonesia, l’India, il Pakistan e ilBangladesh mentre i musulmani di lingua arabaformano circa il 20% del totale. Uno degli erroriche alcuni fanno è di identificare l’Islam con ciòche accade nel mondo arabo mentre si tratta solo diuna delle molte manifestazioni dell’Islam.

Esiste anche una varietà teologica – che possia-mo chiamare anche storica – e questa è la differen-za fra sunniti e sciiti. Essa non risale ad una que-stione teologica bensì storica: Muhammad avevanominato un successore o no? La maggioranza deimusulmani – circa il 90% – disse che non lo avevafatto e che aveva lasciato la scelta della leadership

alla comunità mentre una minoranza – circa il 10%– disse che aveva nominato come successore suogenero Ali. A partire da questo disaccordo storico,si sono sviluppate separatamente due forme diIslam al punto che oggi si notano varie divergenzefra i musulmani sunniti – la maggioranza – e sciiti.Ciò può portare al conflitto, particolarmente quan-do uno dei due gruppi ha più potere economico opolitico rispetto all’altro. Lo vediamo accadere inpaesi come l’Iraq e il Bahrein. Ma dobbiamo pren-dere in considerazione i diversi contesti. Se guar-diamo ai musulmani negli Stati Uniti o in Svezia,non riscontriamo conflitti fra sunniti e sciiti: fre-quentano la stessa moschea e pregano insieme per-ché il contesto non solleva questioni conflittuali.

Il terzo tipo di diversità riguarda il modo in cuile persone rispondono alla modernità. Alcuni la ve-dono in ottica di liberazione, è qualcosa che deside-rano e la considerano buona per i musulmani. Altrinon hanno problemi con gli sviluppi tecnologici matrovano che ci sia un aspetto culturale problemati-co della modernità di cui sono sospettosi. Altri an-cora vedono la modernità come una piaga che vie-ne dai paesi occidentali per allontanare le personeda Dio.

Quindi, quando parliamo di musulmani, parlia-mo davvero di un’ampia varietà di persone e ap-procci alla religione e alla vita moderna.

Padre ThomasMichel (al centro,

sotto il quadro)durante un pasto

conviviale conalcuni amici

musulmani: ildialogo della vitasi svolge anche a

tavola in fraternità.

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Il dialogo della vita fra musulmani e cristiani inTerra Santa deve essere vissuto ogni giorno.Quale crede che siano gli aspetti fondamentaliche favoriscono l’incontro fra queste comunità?Nel pensiero della Chiesa c’è stato uno sviluppo

importante quando abbiamo cominciato a parlaredi dialogo. Paolo VI in Ecclesiam Suam ripresel’idea che era già stata sviluppata da Martin Bubered altri che una persona cresce in rapporto al suoparlare con l’altro e viceversa. Tuttavia, per molticristiani nel mondo, e forse fra loro anche i cristianiin Israele e Palestina, l’idea del dialogo suonava eli-taria e solo per le persone molto istruite e per i lea-der religiosi. La loro esperienza dei musulmani eraquella del vicino della porta accanto e non poteva-no riunirsi e discutere di temi come la Trinità conloro anche per paura di fare errori. La Chiesa ha ri-sposto loro dicendo che non era questo che dove-vano fare ma che ognuno era invitato al dialogodella vita all’interno del quale si è chiamati a vivere

la propria fede cristiana profondamente e intera-mente come si può, nella piena accettazione deimusulmani con cui si vive.

Il dialogo della vita avviene nel prendersi curadegli anziani della comunità, nel far crescere bam-bini timorati di Dio, nel vedere chi sono gli emargi-nati, i poveri e i bisognosi ed aprire loro i cuori e leistituzioni. Così facendo è come se i cristiani lan-ciassero una sorta di “sfida” ai musulmani e si la-sciassero al tempo stesso sfidare dalle buone azionidegli altri: ecco che cos’è il dialogo della vita. Primaviene il dialogo delle semplici comunità e, una voltainstaurato, tutti gli altri livelli di dialogo trovano illoro posto.

I cristiani in posti come la Palestina e la Siria lohanno vissuto per secoli: condividono cultura e lin-gua, cantano le stesse canzoni, raccontano le stessebarzellette e guardano gli stessi film. E il dialogodella vita si compie quando condividono anche ilmeglio della loro fede.

«Nel 1988 insegnavo teologia cattolica a Konya,in Turchia. Vivevo in un appartamento nella

parte antica della città ma era completamente vuoto.Lo dissi alle persone all’università e qualcuno mi dis-se che conosceva una persona che forse aveva unletto in più da darmi. Andai a trovare questa personache non avevo mai incontrato prima: gli dissi chi eroe che mi era stato detto che forse poteva prestarmiun letto. Immediatamente prese il letto e lo portò almio appartamento. La gente per strada mi vide e michiese chi ero. Dissi loro che ero un professore e cheavrei insegnato teologia all’università. Pensavano chefossi musulmano ma dissi loro che ero un prete cri-stiano. Mi chiesero se avessi bisogno di qualcosa perl’appartamento e risposi loro che una sedia sarebbestata utile. Nel tempo che impiegai per andare aprendere il materasso e tornare, sembrò che tuttagente per le strade fosse venuta a conoscenza dellamia situazione ed ognuno mi offriva qualcosa. Per itre giorni seguenti, la gente del quartiere continuò avenire portando mobili e oggetti vari: bicchieri, piatti,un tavolo, sedie, tappeti…

Quando tornai a casa dopo il primo giorno di in-segnamento, c’era un uomo seduto fuori dal mio ap-partamento ad aspettarmi. Mi disse che sua moglieera venuta durante la giornata ma la porta era chiusa

a chiave e non era potuta entrare. Mi spiegò che nonc’era bisogno di chiudere a chiave la porta. Ho pen-sato che così facendo avessi offeso il vicinato dicen-do alla gente che non mi fidavo di loro e così non homai più chiuso a chiave la porta.

Così, un giorno tornando a casa, trovavo sul tavoloun piatto coperto con delle pietanze cucinate. Man-giavo e, un paio di giorni dopo, il piatto spariva dalmio appartamento. Qualche giorno dopo, comparivaaltro cibo. Un altro giorno tornavo a casa per trovareche i miei vestiti erano stati lavati e stirati. Andammoavanti così per circa sei mesi e non vidi mai chi face-va tutto questo perché i vicini sapevano quando inse-gnavo all’università e venivano quando sapevano chenon ero in casa.

Alla fine del semestre, giunto il momento di parti-re, dissi a un uomo del quartiere che avevo un’ultimarichiesta: alcune donne del quartiere erano state dav-vero buone nei miei confronti e volevo incontrarle unavolta sola per ringraziarle. L’uomo mi rispose che nondovevo incontrarle e ringraziarle: non lo avevano fattoper me ma per Dio e Dio, che vede ciò che loro han-no fatto nel segreto, le ricompenserà. Questo è il dia-logo della vita».

Padre Thomas Michel

Un’esperienza personale di dialogo della vita:servire gli altri per servire Dio

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Il Giubileo della Misericordia si è concluso anovembre del 2016. Come pensa che possiamoricorrere al comune tema della misericordia nelCristianesimo e nell’Islam per portare avantidelle riflessioni a livello pratico e teologico?La misericordia è sicuramente un tema impor-

tante. Sono state fatte molte conferenze accademi-che su questo tema durante l’Anno Santo ma cono-sco anche molti posti dove cristiani e musulmani sisono riuniti al di fuori del contesto accademico perparlare della bontà di Dio. Spesso diciamo che ilCristianesimo parla d’amore e l’Islam di qualcos’al-tro ma Ibn Sina [Avicenna, un filosofo musulmano]diceva essenzialmente che “Dio è amore” e che tut-to riguarda l’amore. Ci sono molti aspetti che nonconosciamo della fede dell’altro.

Dobbiamo anche ricordare che Dio non è indif-ferente a ciò che facciamo in questo mondo e che laSua misericordia non si limita ad un gruppo speci-fico. Egli è misericordioso verso tutti e questa è una

comune testimonianza che dobbiamo dare. Sia ilCristianesimo sia l’Islam insegnano che la miseri-cordia è qualcosa che implica l’azione, non è soloun sentimento. Sei misericordioso quando cerchiconcretamente di aiutare chi è nel bisogno.

A settembre 2016 il Santo Padre ha celebratoad Assisi il 30° anniversario dell’incontro inter-religioso per la giornata di preghiera per la pa-ce. Come può la preghiera avvicinarci gli uniagli altri?Preghiamo quando siamo coscienti di essere alla

presenza di Dio. Possiamo avere idee diverse ri-guardo a chi è Dio ma credo che possiamo pregarecome Abramo e Melchisedek hanno fatto. È nellapreghiera che ci rendiamo conto delle qualità diDio e, quando acquisiamo questa consapevolezzainsieme a qualcun altro, diventa più difficile esseresospettosi o arrabbiarsi con l’altro. ■

Cristiani ed ebrei oggi:«L’incontro deve essere faccia a faccia»

Intervista con il rabbino belga David Meyer, do-cente incaricato al Centro “Cardinal Bea” per gli

Studi Giudaici presso la Pontificia Università Gre-goriana. Il rabbino Meyer ha insegnato in vari pae-si, dal Belgio al Perù, dalla Cina all’Italia. In que-sta intervista ci racconta l’approccio all’altro nellatradizione ebraica e la complessità del dialogo in-terreligioso in Terra Santa, oltre alla sua personaleesperienza di dialogo.

Andando alle fonti della tradizione ebraica, co-me il Talmud, qual è il posto storicamente ri-servato a coloro che non fanno parte del popo-lo di Israele all’interno della comunità ebraica?L’ebraismo cerca di evitare di avere contatti con

le pratiche pagane: gli adoratori di idoli sarebberocompletamente esclusi dalla possibilità di contatto.

Fra i non ebrei che non sono pagani ci sono inoachidi, coloro che seguono le sette leggi di Noé,considerate la base di qualsiasi società umana. Seuna persona segue queste leggi, la relazione con lacomunità ebraica non è problematica ed è possibilevivere all’interno dei confini di questa società ed es-

sere trattati con rispetto. Le leggi di Noé sono tuttociò di cui c’è bisogno per avere un incontro fraebrei e non ebrei, nonostante lascino i non ebrei in

Il rabbino David Meyer e il Padre gesuita PhilippGabriel Renczes, direttore del Centro Cardinal Beaper gli Studi Giudaici alla Pontificia UniversitàGregoriana di Roma.

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una posizione marginale. Per molto tempo (fino al XIV secolo) l’apparte-

nenza del Cristianesimo al gruppo noachide è statadibattuta a causa della Trinità. La Trinità infatti eraproblematica per i pensatori ebrei durante il perio-do rabbinico e l’inizio del Medioevo.

Nel XIV secolo un rabbino della Provenza, notocome “il Meiri”, diede un importante insegnamen-to affermando che il Cristianesimo e l’Islam eranomonoteismi etici e questa posizione portò entram-be queste religioni molto vicine all’Ebraismo. Lepremesse di questa idea erano state elaborate, an-che se in maniera ambigua, da Maimonide nel XIIsecolo. Da quel giorno in poi, l’idea che si può es-sere parte di un monoteismo etico anche fuori dal-l’Ebraismo, divenne un messaggio forte e profeticorispetto al proprio tempo. Ciò stabilì le basi per lapossibilità di dialogo.

Secondo lei, quali sono le principali differenzenel vivere il dialogo fra ebrei e cristiani in TerraSanta e negli altri paesi del mondo?Il dialogo fra cristiani ed ebrei non è semplice a

causa di realtà storiche che devono essere affronta-te, differenze teologiche e pregiudizi ancora pre-senti 50 anni dopo il Concilio Vaticano II e la Di-chiarazione Nostra Aetate. In Terra Santa ciò è an-cora più complicato a causa della situazione politi-ca.

La comunità cristiana in Terra Santa è storica-mente composta da arabi e quindi si posizionaall’interno del conflitto fra israeliani ed arabi, pale-stinesi in particolare. Inoltre, la questione pergli ebrei israeliani, e per gli ebrei in generalenel mondo, è che lo Stato di Israele è un elemen-to dell’Ebraismo, una pietra miliare. È quindi diffi-cile avere un dialogo religioso in Israele aggirandoi temi politici perché la realtà è una realtà politi-ca e perché la presenza politica dello Stato di Israe-le è una modalità di espressione dell’identità ebrai-ca.

La Chiesa Cattolica ha celebrato la fine delGiubileo della Misericordia. In che modo pen-sa che possiamo attingere al tema comune dellamisericordia nel Cristianesimo e nell’Ebraismo

La diversità all’interno dell’Ebraismo esiste da moltotempo. Anche quando c’era il Tempio esistevano va-

ri rami nell’Ebraismo: farisaismo, sadduceismo, esse-nismo. Alcune correnti sono rimaste all’interno del-l’Ebraismo mentre altre vennero scomunicate e prese-ro un’altra strada, ad esempio come avvenne con i ca-raiti.

L’arrivo della modernità ha ufficialmente creato unapiù ampia diversità. Quando l’Ebraismo si è confronta-to con la modernità e con la possibilità di uscire daighetti, ci si è chiesto come una tale tradizione – cheera stata essenzialmente creata da rabbini che viveva-no nel ghetto – potesse adattarsi fuori da questi spazi.Ciò ha portato ad una certa divisione all’interno del-l’Ebraismo fra mondo ortodosso e non ortodosso rela-tivamente alla questione di come incorporare la mo-dernità.

I diversi approcci alla modernità si mostrano a par-tire da due questioni. La prima riguarda il modo in cuiviene affrontata la distanza che a volte può esistere frala Halakha [norme legali ebraiche] medievale e la vitain quanto cittadini con uguali diritti all’interno di unasocietà complessa. La seconda concerne il grado di

incorporazione delle scoperte scientifiche e della criti-ca della tradizione. Nell’Ebraismo ci possono esserecoloro che credono che la Torah sia stata data da Dioa Mosé sul Monte Sinai e che essa include sia la Torahscritta sia quella orale e coloro che mantengono un at-teggiamento più critico e che considerano che l’Ebrai-smo rabbinico e perfino i testi biblici siano il risultatodi un processo creativo, riconsiderando quindi l’autori-tà dei testi fondanti.

Ciò si traduce in una varietà di movimenti che van-no dal più ortodosso al più liberale:

■ Il movimento hassidico ha ereditato la propriatradizione dalla società polacca. Al suo interno ci sonodiversi tipi di ortodossia, a volte agli opposti l’uno conl’altro ma, essenzialmente, è un gruppo che segue lalegge ebraica nel modo in cui viene compresa e che

Un mondo ebraicomolto variegato

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per favorire riflessioni teologiche e pratiche?Il tema della misericordia è complicato perché

porta con sé molti presupposti. Assumiamo che lamisericordia sia al centro del Cattolicesimo e del-l’Ebraismo. Nell’Ebraismo la misericordia non è di-versa dalla messa in pratica della giustizia e il dialo-go su questo punto potrebbe essere difficile. Inol-tre, la misericordia è anche ciò che porta la soffe-renza: la misericordia richiede una certa pazienzacon coloro che non si stanno comportando comedovrebbero. Se vuoi essere misericordioso, nongiudichi immediatamente, dai la possibilità all’altrodi pentirsi, di cambiare, dai tempo alle parole diconvincere ma, mentre dai tempo a questa persona,degli innocenti soffrono. Quindi la misericordianon è senza conseguenze.

C’è una discussione sul contenuto che va consi-derata: ciò che consideriamo misericordioso e cheassociamo a questa categoria. Non sono sicuro chea una domanda su questo tema l’Ebraismo e il Cri-stianesimo risponderebbero allo stesso modo.

C’è una particolare esperienza di dialogo e in-

contro che ha voglia di raccontarci?Ho avuto molte esperienze di dialogo, per esem-

pio qui alla Pontificia Università Gregoriana doveinsegno. Ciò che ritengo importante è che ogniesperienza di dialogo deve considerare il fattoretempo: il dialogo non è qualcosa che si fa occasio-nalmente, una volta ogni tanto. Si cresce nel dialo-go quando si cominciano a conoscere le persone. Èuno sforzo continuo che parte dopo che si sonocreate amicizie e stabilita la fiducia. Il dialogo nonsono le conferenze, né una lezione in una grandeaula né una dichiarazione. L’incontro è faccia a fac-cia: è quando incontri qualcuno che ti raccontaqualcosa alla quale tu reagisci e rispondi e, attraver-so la tua risposta, l’interlocutore replica e così via.Il dialogo scuote entrambi i mondi: il tuo e il suo.Ciò che ho imparato qui è che richiede molto tem-po ed energie perché non puoi dare niente perscontato e devi essere coinvolto e preparato, devilavorare e lasciarti sorprendere, destabilizzare e de-mistificare.

L’altra cosa che ho imparato è che il solo incon-tro reale è simmetrico e, purtroppo, nel dialogo

non ha integrato questioni legate alla modernità. A vol-te è possibile riconoscere coloro che fanno parte diquesto movimento dal modo di vestire o dalla linguayiddish che parlano.

■ L’Ebraismo ortodosso moderno è il risultato delpensiero del rabbino del XIX secolo Shimshon RaphaelHirsch che ha fondato questo movimento che non re-spinge la modernità fino a quando non interferisce conla tradizione. Guidare la macchina o guardare la televi-sione non è un problema ma la modernità non cambiail modo in cui uno pensa alla propria tradizione.

■ Attraversando la soglia dell’ortodossia, troviamoi gruppi non ortodossi. Il movimento conservativo amamolto la tradizione e cerca di affrontare la modernitàguardando ai testi della tradizione e cercando di trova-re degli appigli legali che permettano di introdurrequestioni legate alla modernità. A volte ciò implicaaggiustamenti minimi ma, in altre occasioni, richiedeun importante cambiamento come, ad esempio, ri-guardo al ruolo delle donne. L’ebraismo conservativogeneralmente considera uomini e donne uguali in ter-mini di aspetti rituali mentre sappiamo con certezzache questa non era la visione tradizionale. La tradizio-ne è vista come un organismo dinamico e, lavorandoabilmente dall’interno e con elementi presenti in un

testo o nell’altro, è possibile incorporare internamentevalori che possono essere considerati al di fuori dellatradizione.

■ Un po’ più a sinistra troviamo il movimento rifor-mato (o di riforma) che è più liberale. I suoi membrihanno realizzato molti cambiamenti nella liturgia enell’uso dell’ebraico ma, da un punto di vista legale, ilmovimento di riforma considera che se si hanno deivalori all’esterno della propria tradizione, questi vengo-no semplicemente incorporati come esterni, senza pre-tendere di trovare appigli all’interno della tradizione.

■ Il movimento liberale è ancora più a destra. Siconsidera un movimento radicale e afferma chel’ebraismo sta affrontando una crisi reale legata allamodernità, la Shoah e l’abilità di operare nella societàe che ha bisogno di un vero e proprio rimodellamentodelle proprie credenze e sistemi. Un punto sul qualeha molto insistito è stato quello della reintroduzionedell’individuo all’interno dell’Ebraismo. L’unità minimaper un ebreo è normalmente la famiglia ebraica men-tre, per i liberali, è l’individuo. Si tratta di un interes-sante concetto moderno che permette di riconoscereche l’Ebraismo ha un problema con l’individualità nelsuo enfatizzare troppo l’aspetto comunitario.

Rabbino David Meyer

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ebraico-cattolico ciò accade raramente perché c’èun a priori e cioè che la Chiesa ha bisogno del-l’Ebraismo mentre l’Ebraismo non ha bisogno dellaChiesa perché era lì prima di lei. La realtà è chenessuno c’era prima dell’altro. Esisteva una tradi-zione biblica e da quella sono emerse la tradizionecristiana e quella rabbinica ed entrambe hannouguali radici nell’Ebraismo biblico ed uguale di-stanza da esso. L’Ebraismo rabbinico1 non è più vi-cino a quello biblico di quanto lo sia il Cristianesi-mo.

Qui ho scoperto che mi permetto di considerareche ho tanto da dare agli studenti cattolici che vo-gliono imparare l’Ebraismo quanto ho da impararedal loro pensiero cristiano. Ciò che il Cristianesimoha fatto nel corso dei secoli è un autentico riflessodell’idea ebraica pre-rabbinica del suo tempo comelo è anche l’Ebraismo rabbinico e, quando le due

tradizioni si sono separate, l’Ebraismo è divenutociò che non era il Cristianesimo e viceversa. La re-altà è che si scopre che una buona parte di quantoil Cristianesimo ha messo in prima linea nel suopensiero ha una forte eco ebraica. L’incontro quin-di non avviene solo per curiosità ma permette an-che di riscoprire qualcosa sulla propria tradizioneche si è estinto per ragioni pratiche e storiche. ■

1 Con “Ebraismo rabbinico” si intendono descrivere gliapprocci, le tradizioni, le abitudini e i modi di pensare che irabbini svilupparono dopo la distruzione del Tempio (70dC). L’Ebraismo rabbinico è dunque molto diversodall’“Ebraismo Biblico” nel quale il Tempio, i sacrifici e i ri-tuali sacerdotali erano gli elementi costitutivi che definivanocome l’Ebraismo veniva vissuto prima della caduta di Geru-salemme.

Un approccio musulmano palestinese alla non violenza

Il Professor Mohammed Abu-Ni-mer è direttore del Peacebuil-

ding and Development Institute al-l’American University. È anche Se-nior Advisor presso il King Abdul-lah bin Abdulaziz InternationalCentre for Interreligious and Inter-cultural Dialogue (KAICIID) aVienna. Ha condotto varie sessionidi formazione per la risoluzione in-terreligiosa dei conflitti e wor-kshop di dialogo interreligiosoin zone di conflitto in giro peril mondo, oltre a scrivere abbondantemente sulpeacebuilding e sulle risposte non violente ai con-flitti.

Lei è nato in una famiglia palestinese che vivein Israele. Quale era la sua percezione della si-tuazione in quella terra quando era un giovanestudente? Come ha deciso di reagire? Qual è ilsuo sentimento oggi?Sono cresciuto nella parte settentrionale del

paese e ho frequentato l’università a Gerusalemmedal 1981 al 1986. In quel periodo, vivere in Israele-Palestina era una sfida anche a causa dell’occupa-zione in Cisgiordania e della lotta per ottenere

uguali diritti e cittadinanza. Hoavuto la fortuna di trovarmi in con-testi in cui arabi ed ebrei potevanoincontrarsi e ho dedicato una granparte del mio tempo e della mia vi-ta a rendere possibili incontri frapalestinesi ed israeliani. Infatti,molti ebrei israeliani vivevano ac-canto a dei palestinesi ma non ave-vano mai avuto modo di incontrar-si e parlare con loro. Così abbiamodato vita ad un programma di in-contri per appoggiare l’idea del vi-

vere insieme e del coabitare nella stessa terra.Ciò accadeva prima degli accordi di Oslo nel

1993 quando parlare della pace divenne di moda.In quel tempo invece era un’idea nuova e pionieri-stica, considerando le prove che affrontavamo inquanto palestinesi che vivevano in Israele per lavo-rare contro la discriminazione e per ottenere ugualidiritti.

Parliamo della costruzione della pace e del-l’Islam: quali sono le importanti risorse allequali i musulmani possono attingere nella lorotradizione religiosa per lavorare per la pace eper la trasformazione dei conflitti? Papa Fran-

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cesco parla spesso di una “cultura della miseri-cordia”. Che ruolo potrebbe svolgere la miseri-cordia nel contesto islamico?Ho lavorato in molti paesi come Niger, Pakistan

ed Iraq e ho sempre creduto che l’Islam, in quantoreligione, fornisca un solido quadro all’interno delquale promuovere la pace, la coesistenza e l’armo-nia. La non violenza stessa è parte della teologiaislamica. Nelle zone di conflitto, quando si lavoracon le comunità musulmane per promuovere la pa-ce, ci si può basare su valori come il perdono e lariconciliazione che sono parte della fede. Il proble-ma riguarda più che altro la mancanza di infrastrut-ture funzionanti a livello politico, sociale, educativoed economico. Ciò rende complesso parlare ed ap-plicare l’ideale islamico di pace.

Riguardo alla questione del perdono, della mise-ricordia e della riconciliazione, trovo stimolanteparlare di questi temi e vedere le somiglianze con ilCristianesimo. Nell’Islam, se si perdona, si guada-gna una ricompensa più grande rispetto allo sce-gliere la vendetta. La misericordia è uno dei Nomidi Dio nell’Islam. Ogni azione che un musulmanocompie dovrebbe avvenire nel nome del Misericor-dioso. Il concetto della misericordia è alla base del-l’Islam e questo si vede nel Corano e nella tradizio-ne profetica (la Sunna). Per questo per i musulmani

non è stato difficile capire il messaggio di PapaFrancesco su questo tema.

Abbiamo recentemente celebrato il 30° anni-versario dell’incontro interreligioso ad Assisiper la Giornata Mondiale di Preghiera per laPace. Secondo lei, quale ruolo svolge la pre-ghiera per i gruppi di fedeli nella trasformazio-ne dei conflitti?La preghiera è un mezzo potente per creare alle-

anze e relazioni e la trasformazione dei conflitti sigioca tutta nel costruire relazioni. Ogni forma di ri-tuale spirituale può essere uno strumento potente eun modo per sentire il dolore dell’altro, entrandocosì in solidarietà con coloro che sono le vittime.Tutti possono partecipare a queste pratiche, in unmodo o nell’altro, in forma rituale o meno, e questodà alle persone l’opportunità di riflettere e di anda-re oltre.

Per esempio, quando i musulmani vanno allaMecca in pellegrinaggio, ci sono circa due milioni emezzo di persone insieme che creano connessionile une con le altre e che richiedono la pace e la con-vivenza. Allo stesso modo ciò accade con i cristianiquando si riuniscono in posti come Gerusalemme oRoma. Pregare insieme per la pace manda al mon-do un messaggio incredibilmente forte. ■

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Il carisma di Madre Teresain Terra Santa

La presenza del carisma di Madre Teresa, cheil Santo Padre ha proclamato santa domeni-ca 4 settembre in Piazza San Pietro, illumina

nella gioia del sorriso e del servizio anche le stradedella Terra Santa.

Le Suore Missionarie della Carità sono arrivatenella Diocesi di Gerusalemme nel 1970 e oggi han-no delle comunità attive a Gaza, Gerusalemme,Nablus, Betlemme e, in Giordania, ad Amman, Er-maimim e Rusaifeh. In alcuni centri si occupano diaccoglienza a persone anziane o con disabilità e disostegno alle famiglie povere. In altre realtà sonouna presenza itinerante che visita le famiglie nelleloro case o, ancora, animano il catechismo.

A Nazareth, inoltre, è presente una comunitàdei Fratelli Missionari della Carità contemplativi.Oltre ai tre voti classici – obbedienza, povertà, ca-stità – i fratelli professano un quarto voto ufficiale:servire liberamente e di tutto cuore i più poveri trai poveri. Il 15 giugno 2013, in occasione della pro-fessione solenne di cinque membri della congrega-zione, il Vicario patriarcale per Israele, Mons. Gia-cinto Boulos Marcuzzo benedisse la loro nuovacappella, dedicata alla Santa Famiglia di Nazareth,

come tutte le cappelle dei Missionari della Caritàcontemplativi. L’altare contiene le reliquie di Ma-dre Teresa di Calcutta, santa Mariam Baouardy,santa Marie Alphonsine Ghattas e del beato Char-les de Foucauld.

Madre Teresa venne in pellegrinaggio in TerraSanta nel 1982 e, in quell’occasione, visitò le Casedella Pace (Dar al-Salam) della sua congregazionead Amman (Tla Al-ali), Gerusalemme, Betlemme,Nablus e Gaza. Si recò in visita anche al seminariodel Patriarcato Latino a Beit Jala dove lasciò scrittosul libro dei visitatori che l’amore è alla base dellavita dei sacerdoti.

Le Missionarie della Carità hanno vari centri at-tivi in tutto il Medio Oriente. Ricordiamo con com-mozione ad esempio la comunità in Yemen che haassistito alla violenta perdita di quattro suore ucciseil 4 marzo 2016, di cui una, suor Anselm, aveva vis-suto per qualche tempo presso una della case inGiordania.

Durante la conferenza stampa del 2 settembrepresso la Sala Stampa Vaticana per la canonizzazio-ne di Madre Teresa, Sr. Mary Prema Pierick, Supe-riora Generale delle Missionarie della Carità, ha ri-

sposto alla domanda di ungiornalista che chiedeva cosaavrebbe detto la santa diCalcutta riguardo alla situa-zione in Medio Oriente:«Cari fratelli, amatevi l’unl’altro, prendetevi cura l’unodell’altro e venitevi in reci-proco soccorso perché siamotutti figli dello stesso Padreceleste e siamo creati peramare ed essere amati. Il ma-le che ci facciamo nei conflit-ti non porta profitto a nessu-no ma Dio vuole vederci uni-ti». Ci uniamo in preghiera eringraziamento per questadonna di Dio la cui vita haportato tanti frutti in TerraSanta e in tutto il mondo. ■

La santa di Calcutta durante la sua visita nel novembre 1982 al seminario diBeit Jala del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Oggi le Suore Missionariedella Carità, l’istituto religioso femminile fondato da Madre Teresa, canonizzatalo scorso 4 settembre, hanno sette comunità nel territorio del Patriarcato.

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SALEFra i nuovi cardinali

tre membri dell’Ordine

Fra i nuovi cardinali creati il 19 novembreda Papa Francesco, ci sono tre membri del-l’Ordine del Santo Sepolcro. Facciamo arri-

vare le nostre più vive congratulazioni alle LoroEminenze Blase J. CUPICH, arcivescovo di Chica-go e Gran Priore della Luogotenenza USA North

Central, Carlos Osoro SIERRA, arcivescovo di Ma-drid, e Renato CORTI, arcivescovo emerito di No-vara.

Assicuriamo a tutti e tre la nostra vicinanza spi-rituale in questa nuova fase del servizio che la Chie-sa affida loro.

Il cardinale BLASE J. CUPICH, Arcivescovo di Chicago (U.S.A.)

Mons. Blase J. Cupich è nato a Omaha (Nebraska) il 19 marzo 1949. Ha ottenuto ilBaccalaureato in filosofia nel 1971. Dal 1971 al 1975 è stato alunno del North

American Pontifical College a Roma ed ha studiato teologia presso la Pontificia Univer-sità Gregoriana. Più tardi ha ottenuto la Licenza (1979) e il Dottorato (1987) in Teolo-gia Sacramentale presso l’Università Cattolica d’America a Washington, D.C. È stato or-dinato sacerdote il 16 agosto 1975 per l’arcidiocesi di Omaha e ha rivestito vari ruoliin ambito parrocchiale, educativo e liturgico. Nominato Vescovo di Rapid City (SouthDakota) nel 1998 e di Spokane (Washington) nel 2010, ha ricevuto nel 2014 da PapaFrancesco la nomina ad Arcivescovo Metropolita di Chicago. È membro di numerosi Co-mitati della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli USA e della Congregazione per i Vescovi.

Il cardinale CARLOS OSORO SIERRA, Arcivescovo di Madrid (Spagna)

Mons. Carlos Osoro Sierra è nato a Castañeda, provincia e diocesi di Santander, il 16maggio 1945. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia e Teologia presso la Pontificia Uni-

versità di Salamanca ed è stato ordinato presbitero il 29 luglio 1973 in Santander, rima-nendo incardinato in tale diocesi. Dopo l’ordinazione presbiterale ha ricoperto vari ruolinell’ambito della pastorale giovanile e delle vocazioni, oltre ad essere stato Vicario Gene-rale della diocesi dal 1976 al 1994 e Rettore del Seminario diocesano dal 1977 al1996. Il 27 dicembre 1996 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo di Orense. Haricevuto l’ordinazione episcopale il 22 febbraio successivo. Nel 2002 è stato promossoalla sede Metropolitana di Oviedo e nel 2009 è stato trasferito da Benedetto XVI alla se-de Metropolitana di Valencia. Il 28 agosto 2014 Papa Francesco lo ha nominato Arcive-scovo Metropolita di Madrid. Da marzo 2014 è Vicepresidente della Conferenza Episcopa-le Spagnola.

Il cardinale RENATO CORTI, Vescovo Emerito di Novara (Italia)

Mons Renato Corti è nato a Galbiate, provincia di Como, il 1° marzo1936. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1959 da Mons. Montini (futuro

Paolo VI), è stato cooperatore parrocchiale all’oratorio di Caronno Pertusella,dal 1959 al 1967. È passato quindi al collegio arcivescovile di Gorla comedirettore spirituale. Nel 1969 si è trasferito a Saronno con lo stesso incarico epoi come rettore del biennio del corso teologico, dal 1977 al novembre del1980, quando fu scelto dall’arcivescovo Martini come Vicario Generale. Elettoalla Sede titolare vescovile di Zallata e nominato Ausiliare di Milano il 30 apri-le 1981, ha ricevuto l’ordinazione nello stesso anno. Nominato vescovo di No-vara nel 1990, ha ricoperto questa carica fino al 2011, quando il Papa ne haaccettato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Nel 2015 Papa Francesco gliha affidato il compito di scrivere le meditazioni per la tradizionale Via Crucisdel Venerdì Santo al Colosseo.

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Durante il Giubileo della Misericordia, lo staffdel Gran Magistero dell’Ordine ha avuto la

gioia di passare la Porta Santa della Basilica di SanPietro in compagnia del Gran Maestro, cardinaleEdwin O’Brien, il 22 febbraio, portando nelle pro-prie intenzioni tutti i membri dell’Ordine, in ma-niera particolare quelli che stanno attraversandoperiodi di malattia o difficoltà.

Mons. Fortunato Frezza, cerimoniere dell’Ordi-ne e canonico di San Pietro, ha guidato il gruppo inquesto intenso momento che costituisce una dellecondizioni per ottenere l’indulgenza giubilare, oltread aver ricevuto il sacramento della Riconciliazione,partecipato all’Eucaristia, pregato secondo le inten-zioni del Santo Padre e vissuto delle opere di mise-ricordia corporale e spirituale.

Nella foto vediamo lo staff del Gran Magistero insieme al Gran Maestro, al Governatore Generale Ago-stino Borromeo, al Cancelliere allora in carica Ivan Rebernik e al Consultore Pier Carlo Visconti, una voltapassata la Porta Santa, accanto all’altare della Cattedra di San Pietro, nella celebre basilica papale.

Il passaggio della Porta Santacon il Gran Maestro

Gli appuntamenti annualidel Gran Magistero e gli incontri

continentali dei Luogotenenti

GLI ATTI DEL GRAN MAGISTERO

Il cardinale Edwin O’Brien, aprendo i lavori il 12aprile dopo la messa che aveva presieduto a Pa-

lazzo della Rovere – sede del Gran Magistero del-l’Ordine – ha fortemente incoraggiato i partecipan-ti a questa riunione dell’organo di governo dell’Isti-tuzione ad approfondire la recente esortazione apo-

stolica del Papa, Amoris Laetitia, «inno alla vita fa-miliare», e a promuoverne la lettura fra i membridell’Ordine.

Dopo aver presentato il suo nuovo segretario,Padre John Bateman, cappellano dell’aviazione mi-litare statunitense, il Gran Maestro ha reso noti i

I seguenti resoconti (riunioni del Gran Magistero e incontri continentalidei Luogotenenti) sono stati redatti immediatamente in seguito agli

incontri e inseriti in questa pubblicazione de La Croce di Gerusalemmeper memoria storica dell’Ordine.

La riunione di primavera del Gran Magistero

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Il Cancelliere IvanRebernik, alla fine delsuo mandato, è statopubblicamenteringraziato dal GranMaestro e dalGovernatore Generale,alla presenza deimembri del GranMagistero riuniti a Roma,per il suo operato aservizio dell’Ordine. IlCancelliere ha ricevutoin ringraziamento laPalma d’oro.

suoi prossimi viaggi nelle Luogotenenze e Delega-zioni Magistrali, in particolare per la prima Investi-tura in Repubblica Ceca e, in seguito, nel Pacifico ein Asia dove l’Ordine è in crescita. Ha sottolineatodi contare sui membri del Gran Magistero affinchécoltivino i legami con i Luogotenenti nelle grandiregioni del mondo.

Il Governatore Generale Agostino Borromeo hapoi ringraziato il cardinale O’Brien per il suo impe-gno perseverante nel visitare le Luogotenenze delmondo intero, attività che stimola tutte le forze vivedell’Ordine a mobilizzarsi insieme per sostenere la“cultura dell’incontro” in Terra Santa. Il Governa-tore ha salutato la generosità dei membri dell’Ordi-ne che ha permesso di raccogliere, nel 2015, 13 mi-lioni e mezzo di euro a vantaggio delle «pietre vi-ve» della Chiesa nel territorio del Patriarcato Lati-no di Gerusalemme che si estende dalla Giordaniafino a Cipro. Dopo aver ringraziato calorosamenteil Cancelliere Ivan Rebernik per il suo operato du-rante il mandato di quattro anni che ha appena ter-minato, il Governatore ha accolto ufficialmentel’avvocato Flavio Rondinini come nuovo membrodel Gran Magistero, incaricato anche di seguire lequestioni relative al personale.

Il Patriarca di Gerusalemme allora in carica eGran Priore dell’Ordine, Mons. Fouad Twal, hapreso a sua volta la parola per descrivere la situa-zione in Terra Santa, insistendo particolarmentesulla «discriminazione» alla quale devono far frontele scuole cattoliche in Terra Santa, private della si-curezza che veniva loro dalle sovvenzioni governa-tive che oggi sono rimesse in questione. Ha inoltresottolineato la sfida rappresentata dai migranti,

specialmente i rifugiati che ad oggi formano circa il20% della popolazione giordana. Fra i vari temid’attualità toccati, Mons. Twal ha menzionato an-che il dramma provocato dalla costruzione del“muro di separazione a Cremisan” alle famiglie cri-stiane palestinesi che vivono della coltivazione degliulivi in questa valle vicina a Betlemme. Ha ricorda-to, inoltre, l’urgenza della ripresa del processo dipace israelo-palestinese in questo momento in cuile guerre in Medio Oriente allontanano l’attenzionedell’opinione pubblica da questa questione centralerispetto al diritto internazionale.

Davanti alle difficoltà che crescono, in partico-lare riguardo ai problemi sociali, sanitari e scolasti-ci in Palestina, il Patriarca ha proposto al Gran Ma-gistero di partecipare maggiormente alla riflessionegenerale, nel quadro di un Comitato che potrebbeanche pensare ad una migliore gestione delle scuo-le, al di là dei progetti regolarmente seguiti dallaCommissione per la Terra Santa. Questa proposta èstata oggetto di discussione e rimane ancora da stu-diare, avendo vari membri del Gran Magistero so-stenuto il ricorso ad esperti locali. Una collabora-zione più ampia con il Patriarcato è stata comun-que presa volentieri in considerazione durante gliscambi avvenuti, soprattutto per realizzare un pia-no di sviluppo di durata quinquennale.

Uno sforzo di vero dialogo consolidato fral’Ordine e il Patriarcato Latino

Nel bilancio dell’anno 2015 esposto da PadreImad Twal, amministratore generale del PatriarcatoLatino, appare un deficit generale per le istituzioni,

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il seminario e le scuole più importante rispetto aglianni precedenti: ciò è stato attribuito alla diminu-zione delle donazioni provenienti da fonti altre chel’Ordine del Santo Sepolcro che, da parte sua, hainvece sensibilmente aumentato i contributi regola-ri.

Padre Imad Twal ha rilanciato l’appello pressan-te del Patriarca al Gran Magistero, soprattutto aproposito delle scuole cattoliche che formano le fu-ture colonne portanti, laiche e ecclesiastiche, dellaTerra Santa, essendo alcune di esse a rischio dichiusura in Giordania. Uno dei problemi è il bassosalario dei professori e del personale – che sono perl’80% membri della comunità cristiana – che portaalla fuga degli insegnanti verso le strutture statali.Di comune accordo con i rappresentanti del Pa-triarcato, il Gran Magistero invierà all’amministra-tore generale delle domande specifiche per com-prendere meglio le ragioni del deficit e cercare diportarvi rimedio in uno sforzo di vero dialogo con-solidato.

Su questo punto, il Vice Governatore PatrickPowers ha rinnovato la disponibilità dei membriamericani dell’Ordine a contribuire alla formazionedei leader di domani in Terra Santa mentre il Pa-triarcato si impegna con una logica di razionalizza-zione capace di ridare all’insegnamento cattolicouna posizione di eccellenza.

La Commissione per la Terra Santa, presieduta

da Thomas McKiernan, dopo aver descritto i pro-getti in corso e quelli previsti – fra i quali i lavori diristrutturazione in due scuole giordane – ha confer-mato la sua volontà di impegnarsi in una riflessioneprevisionale d’ordine pastorale con il Patriarcato.Si tratta di mettere in atto, oltre ai progetti materia-li stessi, una «pianificazione strategica» che miri asalvare le scuole cattoliche, luoghi essenziali per ilfuturo e il consolidamento della Chiesa locale.

L’ingegnere Pier Carlo Visconti, analizzando lostato dei conti del Gran Magistero, ha mostrato chel’aiuto annuale inviato in Terra Santa è passato da9,3 a 11,3 milioni di euro mentre le spese del GranMagistero sono diminuite. I contributi per le scuolenon cessano di crescere (3 milioni d’euro nel 2015rispetto ai 2,5 dell’anno precedente).

Mons. Antonio Franco, Assessore dell’Ordine,ha fatto il punto sulla Fondazione Vaticana SanGiovanni Battista che è riuscita a rimborsare i debi-ti dell’Università di Madaba e assicurarne lo svilup-po nei prossimi anni. Terminando il suo mandatocon grandi applausi, il Cancelliere Ivan Rebernikha fornito dei dettagli sulle statistiche dell’Ordineche indicano l’ingresso di 1250 nuovi membri nel2015 (in totale 28.787 nel mondo). Ha inoltre pre-sentato un rapporto sintetico delle azioni di comu-nicazione e del suo operato in merito agli archividel Gran Magistero, riordinati grazie ad un grandelavoro di riorganizzazione e informatizzazione.

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È stato con la presenza e la partecipazione attiva del nuovo Amministratore Apostolicodel Patriarcato Latino di Gerusalemme entrato in carica a settembre 2016, Mons.Pierbattista Pizzaballa, che i membri del Gran Magistero si sono riuniti attorno alGran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro a Roma il 25 e 26 ottobre. Il secondo

giorno dell’incontro, Mons. Pizzaballa ha presieduto la messa in onore di NostraSignora di Palestina nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, santuario romano dellaDivina Misericordia, prima dell’annuale ricevimento a Palazzo della Rovere, sede

dell’Ordine, dove il cardinale Edwin O’Brien ha ricevuto i suoi ospiti fra cui, in primafila, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Papa Francesco.

Il cardinale Edwin O’Brien ha calorosamente ac-colto all’inizio della riunione, l’arcivescovo Pier-

battista Pizzaballa che aveva accompagnato un me-se prima in occasione del suo ingresso solenne aGerusalemme. Il Gran Maestro ha anche salutatoMons. Bernard- Nicolas Aubertin, arcivescovo di

Tours e Consultore del Gran Magistero, futuro re-sponsabile dell’Ordine in Francia, come anchel’ambasciatore Alfredo Bastianelli, nuovo Cancel-liere dell’Ordine.

Il Governatore Generale Agostino Borromeo haringraziato il cardinale per i viaggi da lui compiuti

La riunione di autunno del Gran Magistero

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34 - la croce di Gerusalemme 2016

che l’hanno già portato ad incontrare il 90% delleLuogotenenze, rafforzando così ovunque il dinami-smo dei membri e rinnovando il loro entusiasmo, inparticolare nei paesi lontani dall’Europa. Ha ancheannunciato l’ingresso di Mons. Pizzaballa nell’Or-dine e la sua nomina a Pro Gran Priore. Si è poirallegrato dell’espansione dell’Ordine, soprattuttoin Nord Europa con la creazione della Luogote-nenza di Svezia e Danimarca, e dello sviluppo con-tinuo in Asia e nella regione del Pacifico, per laquale Paul Bartley diventa Vice Governatore Gene-rale.

Mons. Pizzaballa ha preso successivamente laparola e ha descritto la situazione in Terra Santa,esprimendo la sua volontà di incontrare personal-mente tutti i sacerdoti del Patriarcato e di creare iconsigli previsti dal diritto canonico. Il giovane arci-vescovo, che gode della totale fiducia del Santo Pa-dre, ha indirizzato un appello ai membri dell’Ordi-ne affinché, in funzione delle loro competenze, nonesitino a prendere parte a questa riflessione comu-ne, mostrandosi disponibile e aperto al dialogo edesideroso di stabilire una comunicazione traspa-rente fra le due istituzioni. Inoltre, ha chiesto al-

l’Ordine di voler partecipare, anche in forma sim-bolica, ai lavori di ristrutturazione dell’edicola delSanto Sepolcro, nella basilica considerata da semprecome la cattedrale della Chiesa Cattolica.

La riunione è continuata con l’intervento di Pa-dre Imad Twal, responsabile delle questioni econo-miche del Patriarcato, che ha messo in luce partico-larmente le spese del seminario, dove studiano nu-merosi futuri sacerdoti, e ha fatto il punto sugli aiu-ti inviati dall’Ordine alla parrocchia e alle tre scuo-le cattoliche di Gaza (936.000 dollari).

Successivamente, la parola è stata data allaCommissione per la Terra Santa del Gran Magiste-ro che ha presentato il proprio rapporto, preparatodopo la visita sul campo della scorsa estate di Bar-tholomew McGettrick e Heinrich Dickmann. Soli-darietà e sussidiarietà caratterizzano l’azione dellaCommissione al servizio dei progetti del Patriarcatopresi in carico dal Gran Magistero, specialmentenel campo sociale ed educativo, all’ascolto dellepersone, secondo una dinamica di trasparenza e re-sponsabilizzazione.

I conti del Gran Magistero sono risultati positivinel bilancio provvisorio presentato dall’Ingegnere

La festa della BeataVergine Maria

Regina di Palestina,nel mese di ottobre, è

ogni annol’occasione di un

ricevimento aPalazzo della Rovere,

sede dell’Ordinesituata nei pressi di

Piazza San Pietro: ilGran Maestro,

insieme airesponsabili del Gran

Magistero, riceve gliospiti, amici dellaTerra Santa, fra i

quali innanzitutto ilSegretario di Stato di

Sua Santità papaFrancesco, numerosi

cardinali, vescovi,prelati e

ambasciatori.

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la croce di Gerusalemme 2016 - 35

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Le giornate delle riunioni del Gran Magistero cominciano sempre con una celebrazione eucaristica. Commentandoil Vangelo (Lc 13,18-21), il Cardinale O’Brien ha voluto valorizzare la grandezza della vocazione dei membridell’Ordine, ricordando che «Dio vede il potenziale della nostra vita che noi neanche immaginiamo, anche neimomenti più bui e quando ci consideriamo indegni». Mons. Pizzaballa, il giorno seguente, ha insistito sulla gratuitàdella salvezza, rimandando all’immagine della porta stretta proposta da Luca (Lc 13,22-30): solo chi ha fattol’esperienza di essere salvato indipendentemente dai propri meriti può passare attraverso quella porta. «Accettareche la salvezza sia gratuita è davvero ‘stretto’ – ha affermato – perché per noi sarebbe più semplice acquistarla conle nostre opere così non dovremmo niente a nessuno». Ma Dio ci invita ad entrare nella logica “capovolta” delRegno.

Pier Carlo Visconti: le spese sono diminuite e le do-nazioni dei membri continuano a crescere in ma-niera proporzionale allo sviluppo internazionaledell’Ordine.

I lavori del Gran Magistero si sono poi concen-trati sulla questione delle scuole del Patriarcato cheaccolgono circa 20.000 studenti e il cui futuro è mi-nacciato dalle difficoltà economiche, soprattutto ri-guardo alla necessità di un aumento degli stipendidegli insegnanti. In totale accordo con i suggeri-menti del Gran Magistero più volte espressi in pas-

sato, Mons. Pizzaballa ha intenzione di raggruppa-re progressivamente le forze riavvicinando tutte lescuole cristiane, oltre a quelle del Patriarcato, perpoter insieme difendere gli interessi comuni.

Verso la conclusione della riunione, fra gli altritemi approfonditi, il Cancelliere Bastianelli ha mo-strato il considerevole aumento dei membri fra il 1°ottobre 2015 e il 30 settembre 2016 (1457 ammis-sioni). La prossima riunione del Gran Magistero èprevista per il 3 e 4 maggio 2017.

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Nei primi di giugno i Luogotenenti del NordAmerica si sono dati appuntamento per la loro

assemblea annuale, tenutasi a Baltimora nel Mary-land. Si è trattato del primo incontro dei Luogote-nenti nella prima Sede episcopale degli Stati Uniti.

Sua Eminenza, il cardinale Gran Maestro EdwinO’Brien e il Governatore Generale, Agostino Bor-romeo, sono partiti da Roma per presenziare all’in-contro. Il Vice Governatore Generale Powers conquattro membri del Gran Magistero, hanno parte-cipato ai due giorni del meeting, insieme a Mons.John E. Kozar, Presidente della Catholic Near EastWelfare Association (CNEWA) e a Mons. RobertStern, Presidente emerito di CNEWA e consulenteper l’Ordine.

La sera di giovedì 2 giugno, il Gran Maestro hapresieduto i Vespri nella basilica storica del Santua-rio nazionale dell’Assunzione della Beata VergineMaria. Il Reverendissimo William E. Lori, arcive-scovo di Baltimora, ha dato il benvenuto al grupponella città. Dopo i Vespri, nella residenza dell’arci-vescovo ha avuto luogo un ricevimento; lo stessoarcivescovo Lori ha accolto gli ospiti, fornendo det-tagli sulla storia della prima diocesi cattolica roma-na degli Stati Uniti. L’arcidiocesi di Baltimora fufondata, come diocesi, il 6 novembre del 1789; ilprimo vescovo fu Padre John Carroll. In seguito,nel 1808, fu istituita l’arcidiocesi. È qui che la Ca-tholic University of America (Università CattolicaAmericana) fu fondata; ed è qui che ebbero luogo il

primo Sinodo e i Concili di Baltimora, nonché doveil catechismo di Baltimora fu promulgato.

Il Gran Maestro ha avviato l’incontro con un di-scorso di apertura nel quale ha enfatizzato l’impor-tanza dell’assemblea annuale e ha chiesto ai Luogo-tenenti di continuare i loro sforzi per rinnovare lavita spirituale dei Cavalieri e delle Dame. Anche ilGovernatore Generale Borromeo si è rivolto algruppo, fornendo un aggiornamento sull’hotel, fi-nora affidato alla società Columbus, e sulla nominarecente del nuovo Cancelliere, l’Ambasciatore Al-fredo Bastianelli. Il Vice Governatore Generale Po-wers ha fornito una presentazione dettagliata dellafinanze dell’Ordine.

I due giorni di incontri hanno toccato una gran-de varietà di temi, passando dalle operazioni gior-naliere della Luogotenenza, alle finanze, alla litur-gia, ai pellegrinaggi e alla formazione dei candidati.Diversi Luogotenenti appena nominati hanno par-tecipato al meeting e questo ha dato loro l’opportu-nità di osservare e partecipare alle varie discussioni.

Il professor Thomas McKiernan, Presidente del-la Commissione per la Terra Santa, ha presentatoun aggiornamento sullo stato dei progetti di costru-zione attualmente in corso nel Patriarcato, fornen-do inoltre uno studio dettagliato dei programmiprevisti per il 2016. Mons. John E. Kozar, Presiden-te della CNEWA, tornato di recente dal Medio

I Luogotenenti dell’America del Nord e loro consortidurante la riunione che si è tenuta a Baltimora, negli

Stati Uniti, lo scorso giugno.

Incontro annuale dei Luogotenenti del Nord America

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Oriente, ha potuto dare notizie aggiornate sulla cri-si dei rifugiati cristiani in Kurdistan.

Il sabato mattina 4 giugno, i Luogotenenti e leloro consorti hanno partecipato alla messa nel San-tuario nazionale di Sant’Alfonso de’ Liguori, situa-to nel centro di Baltimora. Mons. Robert L. Stern èstato il celebrante principale e omelista. Nell’ultimogiorno dell’incontro sono stati affrontati temi come

i lasciti testamentari, gli sforzi di reclutamento, leopportunità di microcredito, il programma relativoagli “Squires” e le attività pianificate durante l’An-no della Misericordia. Il meeting si è ufficialmenteconcluso con una cena in onore del Gran Maestro.

John Carmen PiunnoMembro del Gran Magistero

I Luogotenenti europei dell’Ordine del Santo Se-polcro hanno tenuto, il 27 e 28 giugno 2016, la

loro riunione annuale presso la sede del Gran Ma-gistero, a Roma. Il Gran Maestro cardinale EdwinO’Brien, accogliendoli, ha voluto sottolineare l’im-portanza del pellegrinaggio giubilare che si è poi te-nuto il 15 ottobre al Santuario Mariano di Pompei,sulle orme del beato Bartolo Longo, primo mem-bro laico dell’Ordine ad essere stato beatificato,modello di santità per tutti i Cavalieri e Dame. LeLuogotenenze europee sono state particolarmenteinvitate ad inviare i loro delegati a questo pellegri-naggio, organizzato dalle Luogotenenze italiane.

In questa dinamica, dando la priorità alla pre-ghiera e alla formazione cristiana, il GovernatoreGenerale, Agostino Borromeo, ha ringraziato il car-dinale per «l’efficace stimolo allo sviluppo spiritua-le dell’Ordine» che rappresenta la sua attiva parte-cipazione alle Investiture nei cinque continenti. IlGovernatore ha poi precisato che i membri del-l’Ordine, mobilitati a vivere con crescente parteci-pazione gli impegni assunti, sono stati più che maigenerosi considerando che le donazioni hanno rag-giunto, per la prima volta, oltre 13,5 milioni di euro(risultato da relativizzare a causa della fluttuazionedei tassi di cambio). Inoltre, l’Ordine continua adespandersi, soprattutto nell’Europa dell’Est e inAmerica Latina, come sottolineato dal Cancelliererecentemente nominato dal Gran Maestro, l’amba-sciatore Alfredo Bastianelli. Questi ha anche an-nunciato l’apertura del nuovo sito internet delGran Magistero, in cinque lingue, che promuoveràla comunicazione internazionale dell’Ordine(www.oessh.va).

L’ingegnere Pier Carlo Visconti si è felicitato,presentando i conti del Gran Magistero, dell’anda-mento favorevole e dell’anno positivo, grazie a una

riduzione delle spese e a un aumento delle entrate.Come spiegato da Pierre Blanchard, membro delGran Magistero, questo buon risultato è anchefrutto di una prudente gestione dei ricavi del GranMagistero a favore della Terra Santa.

Per quanto riguarda le questioni finanziarie, èstato fatto il punto dall’arcivescovo Antonio Fran-co, Assessore dell’Ordine, sulla Fondazione vatica-na San Giovanni Battista, istituzione della Santa Se-de nata per sostenere le università cattoliche e inparticolare quella di Madaba, in Giordania, chepromuove la cultura dell’incontro. Lo scorso annole Luogotenenze hanno risposto all’appello delGran Maestro per assistere questa istituzione eccle-siale, il cui sviluppo è oggi promettente, e nell’am-bito della Fondazione, la Segreteria di Stato dellaSanta Sede ha fornito un prestito che il PatriarcatoLatino dovrà rimborsare in cinque anni.

Tra gli altri argomenti affrontati, i Luogotenentihanno lamentato il ritardo nella ricostruzione diGaza. Nonostante siano stati stanziati fondi consi-derevoli, per il momento le autorità israeliane con-tinuano generalmente a proibire verso questo terri-torio l’esportazione di prodotti che non siano der-rate alimentari, abiti e medicinali. I Luogotenentisono anche interessati all’evoluzione delle condizio-ni sociali in Israele, paese che vede la comunità cat-tolica di lingua ebraica in espansione a causa delnumero di lavoratori immigrati provenienti, in par-ticolare, dall’Asia, i cui figli vengono educati nellescuole israeliane.

Thomas McKiernan, presidente della Commis-sione per la Terra Santa, ha mostrato come l’Ordi-ne sia coinvolto, con il Vicariato per i migranti inIsraele, nell’assistenza ai figli più giovani degli im-migrati attraverso l’istituzione di un asilo organiz-zato in maniera molto professionale. Ha parlato in

Riunione annuale dei Luogotenenti europei

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la croce di Gerusalemme 2016 - 39

dettaglio degli altri progettidel Gran Magistero in TerraSanta per il 2016: un asilo inGiordania che permetterà losviluppo di una scuola, l’ampliamento dell’area gio-chi in un’altra scuola, i contributi per una casa diriposo a Taybeh, in Palestina e l’incremento dei sa-lari degli insegnanti nelle scuole del Patriarcato,condizione necessaria per preservare la qualità del-l’istruzione. La Commissione, a questo proposito,ha proposto al Patriarcato l’istituzione di un pianoquinquennale per semplificare la gestione dellescuole e prevedere meglio i contributi sociali nellaprospettiva delle pensioni del personale docente.«Vogliamo essere parte della soluzione, non delproblema», ha riassunto il Vice Governatore inAmerica, Patrick Powers, riferendosi a questo dos-sier che si trova sul tavolo del nuovo Amministrato-re apostolico, Padre Pizzaballa, la cui presenza aquesto incontro, durante la cena di lunedì sera, ha

onorato i Luogotenenti e tut-to l’Ordine. Grazie alla suacollaborazione l’Ordine puòcontare su un sano coordina-

mento degli aiuti, avendo tuttavia ogni Luogote-nenza la possibilità di dedicare il 10% delle proprierisorse a progetti diversi da quelli del PatriarcatoLatino in relazione alle comunità cattoliche di chie-se greco-melchite o maronite, ad esempio. La riu-nione è proseguita con un lungo scambio sul mododi raggiungere i membri non attivi dell’Ordine. Al-cuni di questi sono molto anziani ma ancora in co-munione di preghiera con la Terra Santa, mentre al-tri hanno preso le distanze, anche moralmente. Sul-l’argomento una commissione presieduta dal Can-celliere presenterà delle proposte al Gran Maestro.Il cardinale O’Brien ha manifestato, in conclusione,il suo desiderio che i sacerdoti membri dell’Ordinesiano sempre più integrati nella missione di accom-pagnamento spirituale di Cavalieri e Dame. ■

I Luogotenenti europei riuniti attorno alcardinale O’Brien durante la loro riunione

di primavera presso la sede internazionaledell’Ordine a Roma.

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40 - la croce di Gerusalemme 2016

Un Vice Governatore Generale perla regione del Pacifico e l’Asia

Il continuo sviluppo dell’Ordine in Asia e nellaregione del Pacifico ha portato il cardinale Gran

Maestro a nominare il 20 ottobre 2016 il DottorPaul Bartley Vice Governatore Generale con parti-colare incarico per questa regione. Membro del-l’Ordine dal 1997, Luogotenente dal 2004 al 2012della LuogotenenzaAustralia Queenslande, successivamente,membro del GranMagistero, Paul Bar-tley va così ad aggiun-gersi a Patrick Powerse Giorgio MoroniStampa nella missionedi collaborare con ilGovernatore Generalee assisterlo nello svol-gimento delle sue attività. Attualmente l’Ordineconta cinque Luogotenenze in Australia, una Dele-gazione Magistrale in Nuova Zelanda, oltre alleLuogotenenze nelle Filippine e a Taiwan che il car-dinale O’Brien ha visitato durante il suo viaggio asettembre 2016 nel quale Bartley l’ha accompagna-to.

Benvenuto all’ambasciatoreAlfredo Bastianelli,nuovo Cancelliere dell’Ordine

Il Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro,il cardinale Edwin O’Brien, ha nominato Cancel-

liere, per un mandato di quattro anni, l’ambasciato-re Alfredo Bastianelli, che è Cavaliere di Gran Cro-ce dell’Ordine di San Gregorio Magno e Grand’Uf-ficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Ita-liana.

Nato a Roma il 26 gennaio 1951, sposato conFiammetta Fiorentino dal 1983, è padre di tre figli,Giovanni Battista, Ascanio e Niccolò. Laureato inGiurisprudenza, il nuovo Cancelliere ha prestato alungo servizio presso il Ministero italiano degli Af-

fari Esteri, rico-prendo incarichipresso il Consolatod’Italia a San Paolo,in Brasile, e nelleambasciate italianedi Canada, Mozam-bico e Indonesia,oltre alla Rappre-sentanza permanen-te presso l’UnioneEuropea. Ha poi ri-coperto la carica di Ambasciatore del proprio paesein Angola, a Cipro e in Belgio.

Dal 2007 Alfredo Bastianelli è anche Gentiluo-mo di Sua Santità. I membri dell’Ordine, presentiin tutto il mondo, augurandogli il benvenuto, siuniscono in preghiera per affidare la sua nuovamissione a Nostra Signora di Palestina.

Flavio Rondinini, membrodel Gran Magistero

Il Gran Magistero dell’Ordine del Santo Sepolcroha un nuovo membro nella persona di Flavio

Rondinini, avvocato presso la Corte di Cassazione.Nato il 9 febbraio 1962a Faenza, laureato inGiurisprudenza pressol’Università di Bolognae in possesso di un tito-lo di licenza in dirittocanonico presso il Pon-tificio Istituto Orienta-le, è autore di variepubblicazioni di riferi-mento. Membro del-

l’Ordine del Santo Sepolcro, ha collaborato profes-sionalmente con varie realtà della Santa Sede, inparticolare con la Segreteria di Stato e la Congrega-zione per le Chiese Orientali. Sposato e con tre fi-gli, è anche ufficiale di riserva nei Carabinieri. Ilcardinale O’Brien l’ha ufficialmente accolto nellesue nuove funzioni internazionali durante la riunio-ne di primavera del Gran Magistero.

Nomine e distinzioni

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L’ambasciatore Ivan Reberniknominato Cancelliere d’Onore

Il Gran Maestro, cardinale Edwin O’Brien, ha no-minato il 12 dicembre 2016 Cancelliere d’Onore

l’ambasciatore Ivan Rebernik. Membro dell’Ordinedel Santo Sepolcro dal 2000, l’ambasciatore Reber-nik ha servito con passione l’Ordine ricoprendo ilruolo di Cancelliere dal 2012 al 2016.

In questi anni ha presieduto con attenzione i la-vori della Commissione per le Nomine e Promozio-ni dell’Ordine e sostenuto lo sviluppo della comu-

rico è stato per me una grande sorpresa. Negli scor-si anni ho cominciato a sentire una vicinanza spiri-tuale ai cristiani perseguitati e sono contento di po-ter lavorare per i cristiani in Terra Santa. Senza cheio lo sapessi, Dio mi stava preparando a questocompito».

Consegna del Collareai Vice Governatorie Luogotenente Generale

Durante la riunione dei Luogotenenti euro-pei tenutasi a Roma, presso la sede del Gran

Magistero dell’Ordine, alla fine di giugno, i dueVice Governatori Generali per l’America del Nord,Patrick Powers, e per l’Europa, Giorgio MoroniStampa, e il Luogotenente Generale GiuseppeDalla Torre del Tempio di Sanguinetto, hanno rice-vuto dalle mani del Gran Maestro, cardinale EdwinO’Brien, il Collare dell’Ordine, entrando così a farparte della classe dei Cavalieri di Collare, la più ele-vata in grado. La consegna del Collare è avvenutala sera del 27 giugno durante una cena condivisa inconvivialità alla fine dei lavori della giornata in pre-

La consegna del Collareè avvenuta a margine diun pasto convivialecondiviso alla fine di unadelle giornate di lavori.

nicazione del Gran Magistero dell’Ordine che haportato all’apertura del nuovo sito in cinque linguee all’ingresso nel mondo dei social media. Inoltre,ha promosso la riorganizzazione dell’archivio delGran Magistero grazie alla sua preziosa e lungaesperienza nel settore bibliotecario.

Padre John Bruce Bateman,segretario del Gran Maestro

Nei primi giorni di gennaio 2016 Padre JohnBruce Bateman è stato presentato presso gli

uffici del Gran Magistero in veste di nuovo segreta-rio del cardinale O’Brien. Ordinato sacerdote nel1996 nella diocesi di Harrisburg in Pennsylvania,negli scorsi 12 anni ha servito la Chiesa come par-roco, oltre a prestare servizio come cappellano mili-tare. Al suo arrivo a Roma racconta: «Questo inca-

senza anche del nuovo Amministratore apostolicodel Patriarcato Latino di Gerusalemme, PadrePierbattista Pizzaballa.

Il Collare è un’onorificenza conferita alle massi-me autorità, come nel caso del 2015 al re e alla regi-na del Belgio, in casi eccezionali. Per le più alte ca-riche all’interno dell’Ordine il Collare viene conse-gnato in segno di riconoscimento per il lavoro fat-to.

Nella storia dell’Ordine, la prima Dama ad aver-lo ricevuto fu Elizabeth Verreet che fu anche la pri-ma donna membro del Gran Magistero. ■

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Mary CurrivanO’Brien, entratacome Dama nel-

l’Ordine nel 1987, è stataLuogotenente per l’USANorth Western da ottobre2008 a settembre 2015 eora è membro del GranMagistero dell’Ordine. Ori-ginaria di San Francisco,sposata, con quattro figli esei nipoti, O’Brien raccontain questa testimonianza ilcammino che l’ha portata amettersi sempre di più aservizio all’interno dell’Or-dine fino alla nomina nelGran Magistero.

«La mia nomina a mem-bro del Gran Magisteronon è stata una sorpresaper alcuni membri dell’Or-dine, ma sicuramente lo èstata per me. Il mio coin-volgimento con l’OrdineEquestre del Santo Sepol-cro è stato un viaggio dimolti anni. Sono stata alservizio di tanti altri enticaritatevoli senza scopo dilucro durante il percorso.Gli enti caritatevoli cattoli-ci di San Francisco e SantaRosa sono stati la mia pas-sione per 25 anni e ho fattoparte di vari comitati per laraccolta fondi. Ho portatoavanti tutto il volontariatomentre io e mio marito Ter-ry crescevamo i nostri quat-tro figli. Il mio motto, ere-

Mons. GIUSEPPE DE ANDREA nacque a Ri-varolo Canavese il 20 aprile 1930. Nel 1953

venne ordinato sacerdote all’interno dell’IstitutoMissioni Consolata. Dopo aver servito per più didue decenni la Diocesi di Greensburg, Pennsylvania(USA), dal 1983 al 1994 fu chiamato dalla Santa Se-de a prestare la propria collaborazione all’ufficiodell’Osservatore permanente alle Nazioni Unite aNew York. I cinque anni successivi lo videro impe-gnato in Vaticano come Sottosegretario del Pontificio Consiglio dellaPastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Monsignor De Andrea ricevette la pienezza del sacerdozio nel 2001 efu nominato arcivescovo titolare di Anzio ricevendo anche l’incarico diricoprire il ruolo di nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein e Yemen, oltrea quello di delegato apostolico nella Penisola Arabica. Nel 2003 fu no-minato anche nunzio apostolico in Qatar. Nel 2005, sopraggiunto il li-mite d’età, si ritirò dalle cariche diplomatiche.

L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha avuto lafortuna di beneficiare dell’esperienza e della cura pastorale di Monsi-gnor De Andrea negli anni in cui ha svolto il ruolo di Assessore dell’Or-dine (dal 2008 al 2013), incarico che ha esercitato con particolare dedi-zione nel 2011-2012, nel periodo intercorrente fra le dimissioni delGran Maestro cardinale Patrick Foley e la presa di possesso del suo suc-cessore, cardinale Edwin O’Brien. Da allora fino agli ultimi giorni, comeAssessore d’Onore, egli è sempre stato vicino alla missione dei nostriCavalieri e Dame e l’ha sostenuta con l’azione e la preghiera. Mons. DeAndrea è venuto a mancare il 29 giugno 2016, solennità dei Santi Pietroe Paolo, e tutti i membri si uniscono attorno al Gran Maestro per ac-compagnare nella preghiera il ritorno di questo amico e sostenitore del-l’Ordine alla casa del Padre.

* * *

L’Avvocato ALBERTO CONSOLI PALERMO NAVARRA, Luogo-tenente emerito per l’Italia Centrale e membro del Gran Magistero

dell’Ordine del Santo Sepolcro dal 2010 al 2014, ha continuato a parte-cipare attivamente alla Commissione delle Nomine e Promozioni. Spo-

sato con Marinella Bottani, Dama di Gran Cro-ce, entrambi hanno manifestato grande disponi-bilità nei confronti dell’Ordine contribuendo acreare dei legami di fraternità e solidarietà fra imembri. Deceduto il 13 maggio 2016, all’età di81 anni, questo Cavaliere di Gran Croce lascia ilricordo di un cristiano generoso e attento agli al-tri. Assicuriamo a sua moglie e alla sua famigliala riconoscenza profonda dei responsabili del-l’Ordine e la vicinanza nella preghiera per l’in-tenzione del riposo dell’anima di Alberto.

in memoriam MaryO’Brien

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la croce di Gerusalemme 2016 - 43

ditato da mio padre, è: «togli il “non” al “nonposso” e puoi!»

Quando sono entrata nel 1987, ero uno deimembri più giovani dell’Ordine e le riunioni an-nuali erano, per me e mio marito, le nostre ‘va-canze’. Passavamo tre giorni ogni anno a goderedelle liturgie, ad imparare cose nuove sulla TerraSanta, e a rinnovare i nostri legami con gli altrimembri della Luogotenenza. Il mio coinvolgi-mento è iniziato per gradi presiedendo i sabati se-ra a tema ed i banchetti domenicali per gli otre900 membri della nostra Luogotenenza in cresci-ta.

Nel 1993 fui nominata rappresentante del-l’area della diocesi diSanta Rosa e rimasi incarica fino al 2003 (10anni), quando fui no-minata Cancellieredella LuogotenenzaUSA North Western.Il 2008 fu un annodifficile per tutti imembri della nostraLuogotenenza. Al no-stro Luogotenente

John McGuckin fu diagnosticato un cancro in fa-se terminale. Tre settimane prima del nostro in-contro annuale programmato ad Oakland, in Ca-lifornia, mi è stato chiesto di presiedere per tuttala durata dell’evento. Appena fui nominata Luo-gotenente (unica donna tra 58 uomini) ad ottobre2008, ricevetti l’avviso che ci si aspettava che par-tecipassi alla Consulta a Roma alla fine di novem-bre.

La nostra Luogotenenza è la più piccola nu-mericamente negli Stati Uniti, ma una delle piùgeograficamente estese, dall’Alaska alla California(8 Stati occidentali e 21 diocesi). I kilometri cheho percorso sono aumentati durante i miei setteanni da Luogotenente, tra le visite ai nostri mem-

bri nelle loro diocesi e le riunioni a Roma e Be-tlemme. Ho fatto parte del Consiglio di Ammini-strazione dell’Università Internazionale di Be-tlemme per gli ultimi quattro anni.

Le migliori parole per descrivere l’apparte-nenza all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro so-no: preghiera, impegno e generosità. Molte voltedurante l’anno i nostri membri si riuniscono perpregare per le famiglie che soffrono in Terra San-ta: durante i ritiri, le liturgie degli incontri annua-li e, particolarmente, il Venerdì Santo quando iCavalieri e le Dame fanno una raccolta specialenelle loro parrocchie per la Terra Santa.

I nostri membri sono sempre stati impegnati egenerosi nei confronti dei cristiani in Terra Santa.Offriamo nove borse di studio a studenti che fre-quentano l’Università di Betlemme. Sosteniamoanche una scuola parrocchiale a Mafraq con sus-sidi per le rette, due programmi scolastici estivi aMafraq e Ader, il Centro di Nostra Signora dellaPace per bambini con bisogni speciali ad Am-man, in Giordania, e diamo un sussidio per la ret-ta di un seminarista a Beit Jala.

Tra i nostri impegni, uno dei miei preferiti èun programma iniziato cinque anni fa dalla no-stra Luogotenenza in onore del mio predecesso-re, noto come il “McGuckin Mentoring Pro-gram” per l’Università di Betlemme. Più di 50studenti negli ultimi cinque anni sono riusciti aviaggiare negli Stati Uniti ed in Australia per seisettimane durante l’estate e sono stati seguiti dadiversi datori di lavoro. Tutto ciò grazie all’impe-gno e alla generosità dei nostri membri. Quandogli studenti tornano a Betlemme, non vedonol’ora di mettere a servizio dell’università e dellaloro terra tutto quello che hanno imparato in ter-mini professionali.

Sostenere la missione dell’Ordine è stato unviaggio incredibile e non vedo l’ora di dare il miocontributo come membro del Gran Magistero,anche se per ora sono l’unica donna!». ■

E IL SUO AMORE PER LA TERRA SANTAA SERVIZIODEL GRAN MAGISTERO

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È stato un onore partecipare all’Insediamentodell’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa inqualità di Amministratore Apostolico del

Patriarcato Latino a settembre. Avendo trascorsododici anni come Custode dei Francescani in TerraSanta, conosce bene le sfide che i cristiani affronta-no in quei luoghi, così come è anche esperto neltrattare, con fiducia e rispetto, con le varie comuni-tà religiose e politiche che reclamano questa Terracome propria.

I Sommi Pontefici hanno affidato al nostro Or-dine la missione di aiutare la Chiesa che è in TerraSanta, ed in particolare il Patriarcato di Gerusalem-me dei Latini. In tutti questi anni, oltre a sovvenirealle necessità di quest’ultimo, abbiamo compiutonotevoli sforzi per sostenere le istituzioni cattolichenon dipendenti dal Patriarcato come anche per aiu-tare diverse iniziative delle Chiese Orientali cattoli-che. Tuttavia, in questo particolare momento, desi-dero, sin d’ora, pubblicamente garantire tutta lanostra disponibilità e tutto il nostro incondizionatoappoggio all’arcivescovo Pizzaballa nel delicato ser-vizio che papa Francesco lo ha chiamato a svolgere.

L’arcivescovo, come egli stesso ha dichiarato neldiscorso pronunciato il 21 settembre scorso, si èdato come compito di «accogliere, ascoltare, di-scernere e, insieme, orientare il cammino dellaChiesa per i prossimi anni». Già in occasione dellasua consacrazione episcopale, a Bergamo, il 10 set-tembre, aveva formulato l’auspicio «che ripartisseda Gerusalemme … per noi e per tutta la Chiesa, lacapacità di incontraci e di accoglierci gli uni gli al-tri, costruendo strade e ponti e non muri».

I vasti orizzonti che dischiude questo impegna-tivo programma ci chiamano a dimostrare la nostravicinanza spirituale al nuovo Amministratore Apo-stolico con il mezzo più efficace del quale disponia-mo, la preghiera. Ma ciò esige anche la disponibili-tà di strumenti materiali per realizzarlo e spettaparticolarmente a noi, come Ordine, di offrirgli lenecessarie risorse.

Lancio perciò un pressante appello a tutti i no-stri membri affinché, con la consueta generosità,compiano ulteriori sforzi per mettere a disposizione

dell’arcivescovo Pizzaballa i mezzi di cui necessita. Sono certo – e li ringrazio sin d’ora – che i Luo-

gotenenti e Delegati Magistrali sapranno, con co-scienza e fedeltà, venire incontro a tali aspettative.A mia volta, insieme ai miei più vicini collaboratorie all’intero Gran Magistero, mi impegno a mante-nere i più stretti contatti possibili con il Patriarcatoe a coordinare, al meglio delle nostre capacità, ilnostro sforzo collettivo. D’altra parte, so per certocome il nuovo arcivescovo conosca bene il peso deidoveri che ricadono su di noi e sia consapevole diquanto la nostra attenta gestione delle donazioniprovenienti dai Cavalieri e dalle Dame sia necessa-ria per l’efficace adempimento della missione affi-datagli dalla Santa Sede.

So di potere contare su tutti voi e, perciò, vi rin-novo l’espressione della mia più sentita gratitudine.All’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa ribadisco lanostra vicinanza spirituale e materiale, mentre gliauguro pieno successo nell’impegnativo camminoche si accinge a percorrere.

Edwin Cardinale O’Brien

L’appello del cardinale O’Brienper sostenere il Patriarcato Latino

Il 21 settembre 2016, in occasione dell’insediamentodel nuovo Amministratore Apostolico del PatriarcatoLatino di Gerusalemme, il cardinale Edwin O’Brien,Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, haassicurato a Mons. Pierbattista Pizzaballa il sostegnosuo e di tutti i Cavalieri e le Dame.

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la croce di Gerusalemme 2016 - 45

Progettidel Gran Magistero

Thomas McKiernan, presidente della Commissione per la Terra Santa delGran Magistero presenta di seguito i progetti in corso che si sommano

all’aiuto regolare fornito dall’Ordine a tutte le istituzioni del PatriarcatoLatino di Gerusalemme (parrocchie, scuole, strutture sanitarie, pastorale

dei migranti e comunità cattolica di espressione ebraica, opere dicomunicazione…). Il suo testo, pubblicato durante l’estate 2016 sul nostrosito internet www.oessh.va è stato aggiornato al 31 dicembre dello stesso

anno dall’Ufficio Comunicazione del Gran Magistero.

Nel 2015 è stato avviato un progetto a Jaffa diNazareth, in Israele. È un progetto in tre fasi

per riabilitare la scuola al fine di includervi un li-ceo con una sala di informatica, un laboratorioscientifico ed una palestra interna. Per raggiunge-re questo obiettivo è stato necessario spostare lacasa delle suore e trasferire la residenza del sacer-dote nel nuovo edificio della scuola materna.Questo sarà il terzo liceo che sosteniamo in Israe-le, dopo quelli di Reineh e Rameh. L’avvio del

progetto ha richiesto molto tempo a causa degliinnumerevoli e costosi permessi richiesti dal go-verno israeliano. La maggior parte di questi per-messi sono stati concessi e si è potuto così dareinizio ai lavori. L’Ordine si era impegnato nel2015 a contribuire con 865.000 dollari alla realiz-zazione della prima fase del progetto, di cui260.000 sono stati erogati nel 2016 e i restanti sa-ranno corrisposti nel corso del 2017 sulla basedell’avanzamento dei lavori.

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Un liceo in IsraeleProgetto triennale, iniziato nel 2015

PROGETTI GIÀ IN CORSO

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Una Chiesa in GiordaniaUn’impresa comune tra i parrocchiani e l’Ordine

Un altro progetto iniziato nel 2015 riguarda la Chie-sa e la sala polivalente a Marj Alhamam in Giorda-

nia, una regione di circa 30.000 abitanti. La parrocchiaconta circa 300 famiglie, 1500 parrocchiani con una po-polazione cristiana complessiva della regione di circa4000 persone. La Chiesa e la sala saranno aperte a tutti.Molti dei primi lavori sono stati pagati da un benefatto-re locale cristiano e dai parrocchiani, si tratta quindi diun’impresa comune tra i parrocchiani e l’Ordine. Il co-sto del progetto è ammontato a 494.000 dollari. Lachiesa è stata inaugurata nel settembre 2016.

Il Centro Nostra Signora della Pace ad AmmanLuogo di scambi e condivisione per la Chiesa in Giordania

Sempre nel 2015 è iniziata la realizzazione di un progetto per il Centro Nostra Signora della Pace nei pres-si di Amman, in Giordania. Il Centro Nostra Signora della Pace (foto pagina 53), inaugurato nel 2004, è

specializzato nell’assistenza alle famiglie con persone a capacità fisiche e sociali ridotte. Essendo attualmentela Giordania il più stabile dei paesi del Medio Oriente, il Centro Nostra Signora della Pace è diventato uncentro ambito per incontri di sacerdoti, scout e altri movimenti ecclesiali. Il progetto ha trasformato unastruttura preesistente, parzialmente completa, in un centro congressi, l’appartamento del sacerdote coordi-natore e l’abitazione delle suore che svolgono il loro apostolato nel complesso. Il costo ammonta a 141.000dollari.

Progetti del Gran Magistero

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Un asilo nido per i figli dei lavoratoristranieri in IsraeleLa collaborazione dell’Ordine con il Vicariato per i cattolici diespressione ebraica è importante in quanto ogni anno una somma di60.000 euro viene inviata dal Gran Magistero al Patriarcato Latinoper la cura pastorale di questa comunità. Oltre a questo aiuto, ilGran Magistero fa arrivare al Patriarcato all’inizio dell’anno anche50.000 euro per gli asili nido per i bambini piccoli dei lavoratoristranieri di lingua ebraica in Israele, e 40.000 euro per la pastoraledei migranti, assicurata dallo stesso Vicariato sotto la responsabilitàdi Padre David Neuhaus.

Il Vicariato per i cattolici di lingua ebraica a Tel Aviv ci ha segnalato che i migranti e i rifugiati necessitanodi assistenza per i loro figli mentre sono al lavoro, percependo un reddito esiguo per la loro famiglia.

Spesso, dai 40 ai 50 bambini piccoli sono tenuti in camere senza finestre o con la luce spenta (per tenerli ad-dormentati), sorvegliati da un addetto non qualificato. Ogni mese muoiono due o tre bambini. Grazie all’in-tervento del nostro Ordine e di donatori privati, all’energia di Padre David Neuhaus, Vicario patriarcale, ead un’importante eredità pervenuta dagli Stati Uniti, si sta correggendo questa terribile situazione. La Com-missione per la Terra Santa ha scoperto così una situazione della quale tutti dovrebbero vergognarsi e oggipossiamo essere fieri di constatare un notevole miglioramento. Questo è solo un esempio del modo in cui laCommissione per la Terra Santa ha ampliato il proprio mandato.

L’aiuto straordinario per la popolazione di Gaza

Durante l’estate 2014, in seguito all’operazione “Margine di Protezione” a Gaza, il cardinaleO’Brien ha invitato i membri dell’Ordine ad effettuare un invio straordinario di sostegni per aiuta-

re la popolazione di Gaza. I contributi raccolti ammontavano a 936.000 dollari e sono serviti fino ad ot-tobre 2016 per rispondere a varie esigenze: integrazione del pagamento delle spese scolastiche deglistudenti e dei salari degli insegnanti della scuola cattolica, la ristrutturazione degli edifici annessi allaparrocchia latina (casa del parroco ed uffici parrocchiali) oltre ad attività pastorali, sostegno psicologi-co per i bambini e aiuti medici ed umanitari. I lavori di ristrutturazione della parrocchia della Santa Fa-miglia sono ancora in corso e continueranno grazie a questa donazione nel 2017.

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Progetti del Gran Magistero

Lavori per mettere a norma due scuole giordane

Oltre all’aumento salariale, sono stati presentatiper il 2016 altri due progetti.

La scuola materna ad Hashimi, un quartiere pove-ro di Amman, non era più conforme alla legge giorda-na; le scuole materne devono essere al piano terra inmodo che i bambini non corrano il rischio di caderedalle scale. Se queste modifiche non fossero state ef-fettuate, la scuola sarebbe stata chiusa.

La scuola a Tla Al-ali, sempre ad Amman ma in unquartiere più povero, aveva bisogno di uno spazio gio-chi più ampio per i bambini oppure anch’essa sarebbestata chiusa. La scuola ospita circa 300 studenti, so-prattutto cristiani, seguiti da una trentina di professo-ri. Il costo di questi due progetti è di 911.000 dollari.

I NUOVI PROGETTI NEL 2016

L’aumento dei salari degli insegnantiUn’azione urgente per salvaguardare la qualità dell’insegnamento nelle scuole cattoliche

I dirigenti del Patriarcato Latino hanno insistito affinché li aiutassimo ad aumentare gli stipendi degliinsegnanti in Palestina e in Giordania. Durante la nostra precedente visita, Mons. Maroun Lahham, al-

lora Vicario patriarcale in Gior-dania, ci aveva espresso la suagrande amarezza per la perditadi validi insegnanti a causa deimodesti stipendi delle nostrescuole. È stato quindi propostoda Patriarcato Latino un au-mento del salario ripartito su 5anni che, in pratica, consentiràun aumento medio in Giorda-nia intorno ai 720 dollari e inPalestina intorno ai 1.060 dol-lari. Il costo sostenuto dal GranMagistero per questa azione nel2016 è stato di 454.000 dollari.

Altri contributi versati nel 2016

L’Ordine ha anche partecipato alle spese di una casa di riposo a Taybeh, in Palestina, e di un centrodi documentazione cattolica ad Amman, in Giordania.

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La partecipazione dell’Ordinedel Santo Sepolcroai progetti ROACO

Ogni anno, nel contestodella Riunione delleOpere di Aiuto per le

Chiese Orientali (ROACO),l’Ordine del Santo Sepolcro siimpegna su alcuni progetti,espandendo la propria missionedi solidarietà a tutta la TerraSanta – intendendo tutti i terri-tori biblici – e a tutte le comuni-tà cattoliche oltre al PatriarcatoLatino di Gerusalemme.

In occasione dell’incontro diprimavera 2016 della ROACO,l’Ordine si è impegnato in pro-getti a favore di comunità catto-liche della Chiesa greco-melchi-ta e delle suore del Rosario cheaccolgono un migliaio di alunni,a Gaza, in condizioni molto dif-ficili.

■ La comunità greco-melchitadi Nazareth conta circa 10.000fedeli. La chiesa di San Giusep-pe, costruita 50 anni fa, si ado-pera per soddisfare i bisognispirituali dei propri parrocchia-ni, oltre ad ospitare due volte asettimana la preghiera degli stu-denti dell’annessa scuola greco-cattolica e a impegnarsi nellarealizzazione di molteplici atti-vità. La struttura necessitava divari lavori generali di ristruttu-razione che sono cominciatidue anni fa con un contributolocale che ha coperto il 60% deicosti. L’Ordine del Santo Sepol-cro contribuisce nello specificoa circa il 75% delle spese per il

L’Ordine dà il suo sostegno a tutti i territori biblici affinché la terra nellaquale Dio ha realizzato la sua promessa rimanga sempre accogliente neiconfronti delle attese spirituali dell’umanità. (Foto Cabidoche)

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In questa foto, McKiernan (primo a sinistra) è con (da sinistra a destra) l’arcivescovo Georges Bacouni, Arciepar-ca di Acri per i greco-melchiti;

Mons. John Kozar, presidente dellaCNEWA e il vescovo Jacob Aerath,dell’eparchia siro-malankarese di SanGiovanni Crisostomo di Gurgaon, In-dia. Il Presidente della Commissioneha condiviso una testimonianza del-l’incontro: «Per me, in quanto mem-bro della Commissione per la TerraSanta che si concentra principalmen-te sui bisogni dei cattolici di rito lati-no del Patriarcato Latino di Gerusa-lemme, la partecipazione alla ROACOè stata un “corso intensivo” riguardoa quelle parti del mondo in cui i cat-tolici latini ed orientali vivono gli uni afianco degli altri. Ciò mi ha ricordatoun commento di Papa Giovanni PaoloII: la Chiesa Cattolica deve “respirarecon due polmoni” – quello orientale equello occidentale – e non solo conquello occidentale o latino».

progetto di recinzione delcomplesso per proteggere lachiesa da atti di vandalismoche purtroppo hanno recen-temente causato danni allastruttura.

■ Nel villaggio di Bi’ina, ac-canto ad Akko, nel nord diIsraele, vive una piccola co-munità cristiana compostada fedeli cattolici di rito greco-melchita e da fedeligreco-ortodossi. La chiesa melchita di San Pietro,costruita nel 1907, conta 250 parrocchiani. Il pro-getto sostenuto dall’Ordine provvede alla costru-zione di un centro annesso alla chiesa dove poterospitare attività religiose e sociali per la comunitàlocale e i villaggi circostanti.

■ L’ultimo progetto che ha visto l’Ordine impegna-to nel 2016 attraverso la ROACO riguarda dei la-vori di ristrutturazione nella scuola delle Suore del

Rosario a Gaza. Questa scuola gestita dalla congre-gazione cattolica femminile di rito latino fondata dasanta Marie-Alphonsine Danil Ghattas, accogliecirca 900 studenti – di cui solo il 9% sono cristiani,considerando il numero esiguo di cristiani rimastinella Striscia di Gaza – fornendo loro educazionedall’asilo fino ai 15-16 anni. Grazie ai lavori cheverranno finanziati, si avrà la possibilità di rimoder-nare i servizi igienici e la cucina, oltre a realizzare lescale di accesso laterale alla struttura e ad installareun nuovo sistema di drenaggio. ■

Thomas McKiernan, Presidente della Commissione per laTerra Santa del Gran Magistero ha partecipato all’Assemblea

della ROACO, tenutasi a Roma nel giugno 2016

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Dal 22 al 30 agosto 2016 due membri dellaCommissione per la Terra Santa dell’Ordine

del Santo Sepolcro, il Dott. Heinrich Dickmanne il Prof. Bartholomew McGettrick,accompagnati dal responsabile dell’UfficioComunicazione del Gran Magistero –nonostante l’assenza eccezionale di ThomasMcKiernan, che presiede la Commissione –hanno effettuato una visita di lavoro nelterritorio del Patriarcato Latino diGerusalemme, incontrando le personeresponsabili dei diversi progetti in corso o futuri,essenzialmente nell’ambito del servizioumanitario dell’educazione dei giovani e dellavita nelle comunità parrocchiali. Una sintesi diquelle giornate, qui presentata sotto forma ditestimonianza, illustra la missione dell’Ordine ele sfide che la Chiesa cattolica di rito latinoaffronta oggi in Terra Santa.

Speranza, amore e giustizia:un motto per servire meglio la Terra Santa

Il nostro viaggio è iniziato in occa-sione della festa di Maria Regina, il 22agosto, con un breve pellegrinaggio alSantuario di Nostra Signora della Pale-stina a Deir Rafat, in Israele. Lì, unadelle Piccole Sorelle di Betlemme, co-munità contemplativa che anima il san-tuario, ci ha raccontato che i residentidel vicino kibbutz sono venuti ad aiu-tare a pulire delle scritte aggressive la-sciate da estremisti ebrei sui muri delloro monastero, dimostrando così unasolidarietà interreligiosa più profondadelle apparenti tensioni. Questa testi-monianza ha aperto per noi una setti-mana di incontri sotto il segno dellasperanza, dell’amore e della giustizia,nel corso della quale vi sono stateovunque manifestazioni fraterne, con-fermando in noi il grande desiderio di

rafforzarle.Ospitati presso la sede del Patriarcato Latino

di Gerusalemme, nel cuore della Città Santa, ab-biamo fraternamente condiviso i nostri pasti conl’Amministratore Apostolico recentemente nomi-nato Mons. Pierbattista Pizzaballa e con Mons.William Shomali, allora Vicario patriarcale perGerusalemme e la Palestina1, e la comunità sacer-dotale che abita in questi luoghi.

La prima sera abbiamo fatto visita a Mons.Michel Sabbah, patriarca emerito, che abita sulMonte degli Ulivi presso le suore di Santa Brigidae che ci ha parlato del suo servizio pastorale aTaybeh, villaggio interamente cristiano nel norddi Israele. Il giorno successivo siamo stati al-l’ospedale Saint-Louis di Gerusalemme, doveSuor Monika Düllmann, la direttrice, infermiera eteologa, ci ha parlato con entusiasmo del dialogointerreligioso vissuto attorno alla persona malata.In questo ospedale, specializzato nelle cure pallia-tive, malati ebrei, cristiani e musulmani ricevonocure rispettose dalle suore, dal personale e da vo-

Con la Commissione per la Terra Santa dell’Ordine del SantoSepolcro all’ascolto del Patriarcato Latino di Gerusalemme

TESTIMONIANZA

Momento di raccoglimento al santuario di Nostra Signora diPalestina, in Israele.

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52 - la croce di Gerusalemme 2016

lontari provenienti da vari paesi. «La salute uniscetutti», riassume suor Monika, felicitandosi in parti-colare per la collaborazione di diversi rabbini fra icappellani dell’istituto dove «l’amore per l’essereumano è più importante di tutte le regole». L’ospe-dale, fondato nel tardo XIX secolo grazie alla gene-rosità di un cavaliere francese, il barone di Piellat, èstato recentemente messo a norma grazie all’aiutodell’Ordine del Santo Sepolcro, in particolare lasua immensa cucina kosher, adattata alle esigenzealimentari della religione ebraica, ora completa-mente rinnovata. L’esempio dato da questa suoraapre prospettive per un dialogo di vita più fecondodi tutte le discussioni teoriche.

L’educazione, una priorità tra tutti i progetti

Abbiamo poi partecipato a una riunione suiprogetti del Patriarcato, negli uffici del servizio gui-dato da Henrique Abreu, un Cavaliere brasilianodell’Ordine che si è messo volontariamente a dispo-sizione della Chiesa in Terra Santa per quasi treanni, fino a dicembre 2016. Questi progetti, 30in totale per un costo di circa 15 milioni di euro,sono presentati sul sito internet del Patriarcato,in modo molto completo, con una chiara indica-zione di quanto sostenuto dall’Ordine (http://pro-ject.lpj.org/). Nel corso di questa riunione si è di-scusso degli stipendi degli insegnanti delle scuoledel Patriarcato, che dovrebbero essere aumentatiper evitarne l’abbandono in massa verso altre scuo-

le, pubbliche o private. Poiché la qualità dell’istru-zione dipende dalla qualità del personale educati-vo, i membri della Commissione Terra Santa delGran Magistero hanno rinnovato la richiesta chevenga istituito un piano quinquennale che possa ra-zionalizzare gli aiuti e distribuirli meglio, in parti-colare alla luce del deficit delle scuole del Patriar-cato in Palestina. Il nuovo direttore delle scuole,Padre Iyad Twal, si è impegnato a parlare di questopiano prioritario con l’Amministratore Apostolico.

Sono stati menzionati altri possibili progetti peril 2017, compreso il completamento di una nuovaChiesa ad Amman, una libreria religiosa da svilup-pare a Beit Sahour in Palestina o, ancora, i lavori inuna casa di suore a Madaba. Il gruppo dell’Ordineha potuto anche incontrare, nell’ambito di relazioniallo stesso tempo istituzionali e amichevoli, il diret-tore della Pontifical Mission a Gerusalemme, SamiEl-Youssef, che ci ha parlato del suo viaggio umani-tario a Gaza, zona molto depressa, dove la sua or-ganizzazione ha sostenuto la creazione di posti dilavoro al fine di aiutare la piccola comunità cristia-na locale.

La visita è continuata a Beit Jala, vicino a Be-tlemme, in Palestina, per un incontro con i parrociseguito da una cena insieme presso il seminario delPatriarcato. I sacerdoti hanno descritto la tragicasituazione dei giovani minorenni, intrappolati nelladipendenza dalla droga, dalla pornografia su inter-net e a volte anche nella ricerca di denaro attraver-so la prostituzione. Il Patriarcato Latino cerca disviluppare delle attività per loro, in particolare at-traverso lo scoutismo, sostenendo per quanto pos-sibile le famiglie nella prova. I campi giovanili ani-mati da volontari, come quello di questa estate aRamallah organizzato da giovani francesi, dovreb-bero moltiplicarsi, ed è stato lanciato un appello aivolontari di lingua inglese.

La Giordania, porto di pace per i cristiani arabi

Il giorno successivo siamo partiti per trascorreredue giorni in Giordania, accompagnati da PadreImad Twal, responsabile dell’amministrazione delPatriarcato, lui stesso originario di Madaba come ilPatriarca Fouad Twal che è appena andato in pen-sione. Ci siamo fermati presso la scuola di Tla Al-

Suor Monika, direttrice dell’ospedale Saint-Louis aGerusalemme.

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la croce di Gerusalemme 2016 - 53

ali, ad Amman, che ha ricevuto degli aiuti dall’Or-dine, e abbiamo incontrato la direttrice, Majida Ka-war. «L’istruzione è un ministero di speranza», haosservato il professor Bartholomew McGettrick,uno dei membri della Commissione, commentandoil successo di questa scuola giordana dove studianoquasi 300 allievi, per la maggior parte cristiani. Poiè stata scoperta un’altra realtà, sempre ad Amman,in una zona molto povera, Hashimi, dove presto sa-rà ristrutturato un asilo grazie al sostegno dell’Or-dine. La città di Amman contava poche centinaia diabitanti nel 1930, mentre ora sono più di 4 milioni,come ci ha spiegato Mons. Maroun Lahham, alloraVicario patriarcale per la Giordania.

In Giordania vi sono ancora 70.000 cattolici la-tini su circa sei milioni di abitanti, quando i cristia-ni, nel complesso, costituivano la metà della popo-lazione prima dell’arrivo dei profughi palestinesi,che oggi sono 2 milioni...

Siamo andati nel cantiere di una chiesa, a Jubei-ha, nella periferia nord di Amman, quartiere sem-pre più frequentato da cristiani che vengono a sta-bilirsi lì. Il giovane parroco, di 34 anni, ci ha spie-gato che l’attuale chiesa non è più sufficiente per le1500 famiglie e che continua a raccogliere fondiper completare la chiesa dedicata a San Paolo, lacui costruzione è ferma da oltre un anno. Le messevi vengono ugualmente celebrate per 7.000 perso-ne, sotto dei teloni, in attesa della ripresa dei lavori.La nostra gioia è stata grande davanti alla vita diquesta comunità in crescita che irradia fede ed en-tusiasmo. Abbiamo potuto constatare che la scuolaparrocchiale adiacente, una delle venticinque scuo-le del Patriarcato in Giordania2, avrebbe bisognodi essere ristrutturata.

I membri della Commissione, recandosi sul luo-go per un progetto specifico, hanno quindi spessooccasione di constatare alcuni problemi che po-trebbero in seguito essere risolti, in concertazionecon i responsabili del Patriarcato Latino.

Abbiamo continuato il nostro viaggio prose-guendo verso il centro Nostra Signora della Pace,sempre in Giordania, costruito originariamente percurare le persone con disabilità mentale, nello spiri-to del movimento di Jean Vanier, Fede e Luce. Visono una ventina di assistiti suddivisi in quattroclassi, che seguono terapie quotidiane senza tutta-

via essere ospitati in loco. Questa casa ha ancheun’attività pastorale grazie ad una comunità di reli-giose che accolgono dei gruppi. L’Ordine si è impe-gnato finanziariamente per sostenere la realizzazio-ne della cucina del Centro, gli alloggi delle suore eper riverniciare l’intero stabile.

Visita della Commissione per la Terra Santa: nellafoto Jubeiha, periferia di Amman, dove una chiesa èin costruzione.

Il Centro Nostra Signora della Pace in Giordania.

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Cristiani di espressione ebraicasempre più numerosi

La visita è continuata con Padre David Neu-haus, Vicario patriarcale per i cattolici di linguaebraica, incaricato della pastorale dei 150.000 mi-granti e rifugiati attualmente in Israele, tra i quali60.000 cattolici.Padre Neuhaus ha mostrato gli edi-fici in costruzione di un nuovo centro d’accoglienzaper bambini in tenera età, figli dei lavoratori stra-nieri a Gerusalemme, nel cortile di un convento difrati Cappuccini. Grazie a questa struttura, i geni-tori hanno l’opportunità di guadagnarsi da vivereogni giorno sapendo che i loro figli sono bene ac-cuditi, essendo spesso la loro situazione precaria.Sei bambini sono morti recentemente perché erano

tenuti in altri centri, senza alcuna cura, in condizio-ni inumane. La Commissione per la Terra Santa delGran Magistero è molto impegnata con Padre Neu-haus rispetto a questa emergenza umanitaria, tantopiù che questi cristiani di lingua ebraica e di originestraniera, testimoni dell’universalità della Chiesa,sono sempre più numerosi e certamente costitui-ranno una parte importante della Chiesa locale ne-gli anni a venire. La seconda generazione di mi-granti o rifugiati sarà completamente israeliana daun punto di vista culturale, ma nessuno può ancoradire se queste persone potranno rimanere legal-mente in Terra Santa...

Dopo questi momenti commoventi con PadreNeuhaus, siamo andati a Ramallah, in Palestina, aparlare con i dirigenti scolastici. La necessità di au-mentare gli stipendi degli insegnanti dal 5 al 10% siè dimostrata ancora una volta una priorità, al finedi preservare la qualità dell’istruzione. «La cosa im-portante non è ciò che viene insegnato, ma comeviene insegnato», secondo quanto hanno affermatoi membri della Commissione per la Terra Santa delGran Magistero. L’Ordine ha già stanziato nel 2016una prima tranche per aumentare gli stipendi.

La Chiesa Madre: una vocazione all’universalità

Nel fine settimana abbiamo raggiunto Betlem-me, dove abbiamo incontrato il Vice-Cancelliere(presidente) dell’Università di Betlemme, Fratel Pe-ter Bray. L’edificio dove risiede è un’oasi di pace edi dialogo in Terra Santa. Una delle insegnanti haspiegato come organizza degli stages nelle colletti-vità locali e nelle aziende in modo che gli studentisi preparino bene per il servizio che dovranno as-solvere successivamente per lo sviluppo del loropaese.

Non lontano da lì, a Gerusalemme, vicino alMuro di separazione, abbiamo fatto visita alle suo-re del Centro Nostra Signora dei Dolori, casa di ri-poso per anziani e poveri. Le suore vorrebbero re-staurare il centro ed ingrandirlo per ospitare piùpersone anziane, con l’aiuto di un nuovo giovanedirettore.

Domenica siamo stati accolti dal parroco di BeitSahour, luogo vicino a Betlemme dove gli angelihanno annunciato ai pastori la nascita del Salvato-

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PadreNeuhaus,incaricatodella pastoraledei migranti inIsraele, portaavantiun’azioneimportante aservizio deifigli deilavoratoristranieri.

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re. Qui vi è una grande e vivace comunità cristia-na e anche una libreria religiosa sostenuta dal-l’Ordine, che permette diverse attività pastorali. Ilsacerdote è anche responsabile per il movimentodella gioventù studentesca cristiana, e intende or-

ganizzare delle piccole GMG locali a Betlemme,con la partecipazione di giovani europei, per co-struire amicizie e rafforzare la solidarietà. Tuttequeste attività locali, espressione della cura pasto-rale attuata dal Patriarcato, sono rese possibiligrazie alla solidarietà permanente e perseverantedei nostri membri.

Prima di partire, con i volti di tutte queste per-sone impressi nel cuore, abbiamo attraversato lestrade di Gerusalemme e fatto un pellegrinaggioal Santo Sepolcro per pregare, sulla tomba vuota,per tutta la Chiesa che è in Terra Santa, per i Ca-valieri e le Dame e per rafforzare le relazioni dibuona cooperazione tra il Patriarcato e l’Ordine.

Si apre così una nuova pagina nella storia dellaChiesa in Terra Santa che vive una tappa decisivanella quale forse le viene chiesto di ricordare sem-pre più la sua vocazione all’universalità: è la Chie-sa Madre dove tutte le lingue e tutte le culture de-vono essere in grado di sentirsi come nella casa difamiglia. È la ricchezza spirituale di questa ChiesaFamiglia, della quale abbiamo vissuto l’esperienzae che vogliamo servire.

François Vayne

1 Nel febbraio 2017 Papa Francesco ha accolto le di-missioni di Mons. Maroun Lahham dalla sua carica diVicario patriarcale per la Giordania ed è stato nominatoal suo posto Mons. William Shomali.

2 Il Patriarcato ha anche quindici scuole in Palestinae sei in Israele.

A destra, vista suBetlemme da una

terrazza dell’Universitàdiretta dai Fratelli delle

Scuole Cristiane inPalestina.

Sotto, la basilica delSanto Sepolcro, nel cuore

di Gerusalemme, attirapellegrini da tutto ilmondo fra cui tanti

membri del nostro Ordineche hanno la gioia di

recarsi in Terra Santa allasequela di Gesù.

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56 - la croce di Gerusalemme 2016

Il nuovo sito internet e i social mediadel Gran Magistero

Durante l’incontrodei Luogotenenti

europei a Roma,martedì 28 giugno2016, in tardamattinata, il cardinaleO’Brien, Gran Maestro,ha ufficialmente apertoil nuovo sito internet delGran Magistero incinque lingue:www.oessh.va. È orapossibile a tutti imembri, Cavalieri eDame, maanche a tuttigli amicidell’Ordine e aigiornalisti, abbonarsivia email allaNewsletter. OgniLuogotenenza puòinviare testi e immaginida inserire, nonchécollegamenti ad articolipubblicati dallastampa. Questo sitopuò quindi ben rifletterela diffusione universaledell’Ordine e ildinamismo dei suoimembri e crearecollegamenti, perquanto possibile, con lepubblicazioni delleLuogotenenze neglispazi linguisticicorrispondenti.

Oltre alla creazione,all’inizio della

scorsa estate, delnuovo sito internet incinque lingue (www.oessh.va), il Gran Magistero ha aperto una pagina Facebook @granmagistero.oessh e unaccount Twitter @GM_oessh affinché ci sia sempre più comunicazione tra i membri dell’Ordine. I 30.000 Cavalierie Dame dell’Ordine nel mondo, così come i loro amici, sono invitati a raggiungerci sui nostri social media pertestimoniare la dinamicità della vita delle Luogotenenze in modo universale, al servizio della cultura dell’incontroin Terra Santa.

Per iscriversialla Newsletter

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la croce di Gerusalemme 2016 - 57

Eccellenza, vorremmo che i nostri mem-bri potessero conoscerla meglio, inprofondità, sul piano spirituale. Può

dirci come san Francesco ispira il suo ministe-ro pastorale?Appartengo alla famiglia religiosa francescana

e l’esempio del santo d’Assisi è quindi al centrodella mia vita a servizio della Chiesa. Il motivo percui ho seguito Francesco è perché era un uomoinnamorato di Cristo nella sua umanità e che,guardando l’umanità, vedeva Cristo. Leggo il mioessere pastore oggi a Gerusalemme in questa chia-ve: innanzitutto ripartire da Cristo ed incontrarloin ogni realtà creata. L’amore per Gesù Cristo de-ve illuminare le nostre scelte pastorali. Se partia-mo dai bisogni saremo sempre frustrati ma partiredalla nostra relazione con Gesù Cristo illuminadall’interno tutti i problemi. Un cuore riempito digioia per la salvezza ricevuta affronta le difficoltà inmaniera diversa, in dialogo aperto e questo è ancorpiù necessario a Gerusalemme dove ci sono tantedivisioni, paure, chiusure, sia religiose sia politiche.Una Chiesa aperta è libera dalla paura. Non abbia-

mo niente da perdere e, come diceva san Pietro aun infermo alla Porta Bella, all’ingresso del Tempiodi Gerusalemme: «Non possiedo né argento néoro, ma quello che ho te lo do: nel nome di GesùCristo, il Nazareno, cammina!».

L’ORDINE E LA TERRA SANTA

Vedere Cristoguardando l’umanitàIl nuovo Amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, Mons.

Pierbattista Pizzaballa, è stato chiamato a rivestire questo ruolo da Papa Francesco il24 giugno 2016, giorno della festa di San Giovanni Battista, ed elevato in seguito alladignità di arcivescovo. L’ordinazione episcopale ha avuto luogo il 10 settembre nella

cattedrale di Bergamo. Il 21 settembre, Mons. Pizzaballa faceva il suo ingresso solennenella Città santa, a Gerusalemme, entrando dalla Porta di Jaffa, accompagnato in prima

fila dal Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro. Il 30 settembre venivaufficialmente accolto in Giordania, uno dei paesi nei quali esercita la sua funzionepastorale, e il 16 ottobre a Nazareth, nel Vicariato patriarcale in Israele, dove hacelebrato una messa nella basilica dell’Annunciazione alla presenza di numerose

delegazioni. «Voglio essere il vescovo di tutti e per tutti e conto sulla pienacollaborazione di ognuno di voi»: questo è stato il cuore del suo messaggio durante levarie tappe del suo insediamento alla guida della Chiesa Madre che è in Terra Santa.

Intervista con Mons. Pierbattista Pizzaballa

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Per entrare ancora di più nel cuore della suaspiritualità, accetterebbe di commentare per imembri dell’Ordine il suo motto episcopale?Perché l’ha scelto?Proprio prima dell’annuncio ufficiale della mia

nomina, ho letto questo passaggio della Parola diDio al capitolo 12 della seconda lettera di san Pao-lo ai Corinzi in cui è scritto: «Ti basta la mia gra-zia». Mi sento infatti come l’ultimo arrivato, inca-pace perché sono italiano in Terra Santa, francesca-no ma non lì in quanto francescano, per una chiesaaraba ma non parlo arabo. Vedo tutti i limiti difronte a questa scelta per cui mi rendo conto chel’unica cosa a cui devo affidarmi è la grazia.

Lei mi ha detto che gli scritti di un gesuita fran-cese di origini tedesche, Cristoph Theobald, so-no per lei una fonte d’ispirazione. In cosa, peresempio, la sua opera «La rivelazione» può for-nire utili spunti di riflessione ai membri del-l’Ordine del Santo Sepolcro nella loro vita spi-rituale? Questa società occidentale, in cui tutto cambia

molto rapidamente, non è più cristiana e mi chiedocome possiamo essere Chiesa oggi, in quale modopossiamo raggiungere le persone che non accolgo-no più la fede e non conoscono Gesù Cristo in unmondo “post-cristiano”. Nelle intuizioni di Cri-stoph Theobald ho trovato un pensiero originale:non si tratta di convertire le persone ma di risve-gliare nell’interlocutore il desiderio di Cristo e di

vivere ogni incontro in questa luce. Cristo è giàpresente nel mondo e ha vinto la morte, noi nondobbiamo far altro che portarlo nel mondo, rivela-re la sua presenza e risvegliare nella coscienza dellepersone l’amore di Dio che è in attesa.

Lei dà molta importanza al santuario di NostraSignora di Palestina a Deir Rafat, in Israele.Cosa conta di fare per invitare i fedeli a visitar-lo e favorirne lo sviluppo?Nostra Signora di Palestina, che è la patrona

dell’Ordine del Santo Sepolcro, ricopre un ruoloimportante nella vita delle comunità cristiane dellavasta diocesi nella quale il Papa mi invia a servire.Fra tutti i santuari della Terra Santa, spesso legatiad una specificità del territorio, quello di Nostra Si-gnora di Palestina riunisce tutta la nostra Chiesa lo-cale, al di là delle diverse sensibilità, delle origini odella lingua. Voglio sviluppare la capacità di acco-glienza di questo luogo, in particolare perché i gio-

«Come è noto il Patriarcato si estende dalla Gior-dania fino a Cipro, passando per la Terra Santa

(Israele e Palestina), con al cuore Gerusalemme. È unterritorio vasto e assai diversificato, dove dal punto di

vista politico, sociale e pastorale le questioni sonocompletamente diverse.

In Giordania il quadro politico è stabile. Rispettoalle tragedie dei Paesi che la circondano, soprattuttoSiria e Iraq, è un’oasi tranquilla e serena. Ma anchequi, come ovunque, non mancano i problemi: l’econo-mia resta fragile e vi è il grave problema della disoc-cupazione giovanile. Il numero enorme dei profughisoprattutto siriani sta creando un grave disagio dal

Mons. Pizzaballa in occasione del suo ingressosolenne a Gerusalemme, accompagnato inmaniera particolare dal cardinale Edwin O’Brien,Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro.

Mons. Pierbattista Pizzaballapresenta il territorio del PatriarcatoLatino di Gerusalemme inun’intervista pubblicataintegralmente sul nostro sitowww.oessh.va all’indomani dellasua nomina ad AmministratoreApostolico

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punto di vista sociale. Va detto che è ammirevole losforzo di tutto il Paese per aiutare quei disperati, maresta oggettivamente complesso dare prospettive acentinaia di migliaia di persone arrivate all’improvviso,soprattutto, come dicevamo, in un contesto economi-camente già fragile.

In Terra Santa il conflitto politico israelo-palestine-se è realtà nota a tutti e onestamente non saprei cosaaggiungere in proposito. Ci auguriamo che il terremotopolitico che ha sconvolto tutto il Medio Oriente portianche i governanti di Palestina e Israele a incontrarsinuovamente per dare una prospettiva ai loro rispettivipopoli, che non sia solo l’accusarsi vicendevolmente.Ci sembra che si stiano ridefinendo nuovi equilibri trai vari paesi mediorientali. Anche in Terra Santa è tem-po di un nuovo linguaggio che dia prospettiva e futu-ro. L’alternativa a questo è solo la guerra.

Anche a Cipro pare che i colloqui tra le due partisiano diventati più facili. Ci auguriamo che non sianosolo apparenze.

In questo contesto di grandi mutamenti, cambianoanche le nostre attività pastorali. I cambiamenti, infat-ti, non riguardano solo la macro-politica, ma anche(direi soprattutto) le società dei rispettivi Paesi. Il ruo-lo della famiglia, il contesto giovanile, il mondo del la-voro stanno cambiando velocemente anche in MedioOriente. Il dialogo interreligioso, in un contesto di cre-scente fondamentalismo, pone nuovi e difficili interro-gativi. Il rapporto tra le chiese cristiane si trova dinanzia comuni esigenze di coordinamento non solo sul pia-no pastorale.

Le questioni, insomma, sono tante e cercheremodi comprendere e, insieme come Chiesa, lavorare pertrovare delle possibili risposte».

vani, le coppie, le famiglie possano lì ritrovarsi peril loro ristoro spirituale.

Ha avuto in questi 27 anni la possibilità diconoscere da vicino molte realtà in Terra Santa,dalla Custodia gestita dai francescani, allacomunità cattolica di espressione ebraica, alPatriarcato Latino, oltre alle altre Chiese cri-stiane e alle comunità non cristiane. Quale pen-sa che sia il punto di incontro per permetterea tutti questi attori di collaborare per il bene

di questa Terra?La mia esperienza è che qualcuno deve comin-

ciare mettendosi in gioco, senza aver paura di per-dere, e partire dalle realtà comuni. Ci si ritrova nelservizio ai poveri, nella comune umanità e lì si co-struisce una relazione che poi si può aprire ad altriorizzonti. Non si può incontrare l’altro comincian-do dal dialogo sulla fede o sui grandi principi per-ché questo può creare delle barriere.

Come Pro Gran Priore, c’è un messaggio inparticolare che vuole affidare ai Cavalieri e alleDame dell’Ordine del Santo Sepolcro?Mi sento di invitarvi a portare avanti la preghie-

ra e il sostegno per questa terra e a vivere il pelle-grinaggio. Attraverso la vostra presenza nei nostrivillaggi e nelle nostre città create una rete di solida-rietà spirituale a respiro universale, fondamentaleper la sopravvivenza della nostra Chiesa di Gerusa-lemme, la Chiesa Madre, chiamata a restare in con-tatto con tutte le Chiese del mondo. Inoltre, nontutti possono venire qui e allora voi potete far co-noscere la Terra Santa lì dove vi trovate e risponde-re alla vostra chiamata essendo anche “annunciato-ri” della bellezza di questi luoghi che non sono rac-contati solo dal conflitto israelo-palestinese ma an-che dalla grande passione di una comunità ricca evivace che li abita.

Intervista a cura di François Vayneed Elena Dini

Padre Pizzaballa, a soli tre giorni dalla sua nominacome Amministratore apostolico del PatriarcatoLatino di Gerusalemme, è stato accolto nella sededel Gran Magistero dell’Ordine del Santo Sepolcrodal Gran Maestro e dal Governatore Generale e hacondiviso un pasto conviviale con i Luogotenentieuropei.

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Omaggio al Patriarca emerito,Mons. Fouad Twal

Fouad Boutros Ibrahim Twal nasce il 23 otto-bre 1940 a Madaba in Giordania. Entra nelseminario di Beit Jala nel 1959 ed è ordinato

sacerdote il 29 giugno 1966. Riveste prima il ruolodi vicario parrocchiale nella chiesa della Sacra Fa-miglia a Ramallah , in Palestina, e poi quello di par-roco nella chiesa di San Giorgio a Irbid, in Giorda-nia, e successivamente nella chiesa di Maria Madredella Chiesa a Marka, sempre in Giordania.

Nel 1972 inizia gli studi in Diritto Canonicopresso l’Università del Laterano a Roma e nel 1977entra nel servizio diplomatico della Santa Sede everrà inviato in Honduras, al Cairo, a Berlino e aLima. Il 30 maggio 1992 è nominato vescovo di Tu-nisi. Ordinato vescovo il 22 luglio dello stesso an-no, verrà poi promosso arcivescovo di Tunisi nel1994.

Nel 2003 viene nominato presidente della Con-ferenza episcopale del Nord Africa (C.E.R.N.A.) e

nel settembre 2005 Sua Santità Benedetto XVI lonomina arcivescovo coadiutore del Patriarca latinodi Gerusalemme. A ciò si aggiunge l’elezione a pre-sidente dell’Università di Betlemme nel 2006 e lanomina a membro del Pontificio Consiglio per ildialogo interreligioso nel 2007.

Il 21 giugno 2008 succede a Sua BeatitudineMons. Michel Sabbah, divenendo così il secondoPatriarca latino di Gerusalemme arabo. Il 24 giu-gno 2016, papa Francesco ha accettato le dimissio-ni presentate da Mons. Fouad Twal per raggiunti li-miti di età.

Il 12 luglio 2016, il Presidente palestineseMahmoud Abbas ha conferito la Medaglia di Geru-salemme al Patriarca emerito in segno di ricono-scenza per sua la attività pastorale e per il servizioche egli ha reso al popolo palestinese e alla Chiesacattolica in Palestina. ■

Mons. FouadTwal insiemea Mons.AntonioFranco,Assessoredell’Ordine, ea Mons.FortunatoFrezza,Cerimoniere,durante unadelle messecelebrate aPalazzo dellaRovere, inoccasione diuna delleriunioni delGranMagistero.

L’Ordine del Santo Sepolcro ringrazia il Patriarca emerito Mons. Fouad Twalche ha rivestito in questi otto anni anche il ruolo di Gran Priore dell’Ordine,

accogliendo con gioia i membri durante i pellegrinaggi in Terra Santa evisitando spesso gli uffici del Gran Magistero a Roma.

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Fra i vari cambiamenti che hanno visto prota-gonista la Terra Santa nel 2016, ricordiamo lanomina di Padre Francesco Patton a nuovo

Custode di Terra Santa il 20 maggio 2016. Dopo laprima professione religiosa il 7 settembre 1983 al-l’età di 20 anni e quella solenne il 4 ottobre 1986,Padre Patton ha ricevuto l’ordinazione presbiteraleil 26 maggio 1989. Nel 1993 ha conseguito la licen-za in Scienze della comunicazione presso l’Univer-sità Pontificia Salesiana di Roma. Ha svolto diversiservizi all`interno dell’Ordine e anche, nella piùampia comunità ecclesiale, nell’arcidiocesi di Tren-to.

«Ho accolto la notizia con sorpresa e anche contimore e trepidazione – ha spiegato il nuovo Custo-de a Radio Vaticana – sapendo che si tratta di unarealtà complessa e delicata, importante per l’Ordi-ne francescano e anche per la Chiesa». La sua ri-

chiesta alle comunità locali è stata di essere accoltocome un fratello: «Alle comunità cristiane di TerraSanta io direi che vengo con molta umiltà, in puntadi piedi. Vengo con, nel cuore, un grande amoreper questa Terra. Chiedo anche di essere accolto eaiutato a svolgere il mio servizio per il bene dellepersone che lì vivono e per il bene delle personeche vengono per studio, per pellegrinaggio o, an-che semplicemente, per una curiosità nei confrontidi questi luoghi. Ma quello che chiedo, appunto, èdi essere accolto come un fratello».

Dal 6 giugno con l’ingresso solenne a Gerusa-lemme, fino al 18 giugno, Padre Patton è stato calo-rosamente accolto dalle principali comunità localianche a Betlemme, Jaffa e Nazareth. Auguriamo alnuovo Custode di poter svolgere il suo importanteministero illuminato dalla grazia e accompagnatodallo Spirito. ■

Padre Patton (al centro) è il nuovo Custode di Terra Santa che succede a Padre Pizzaballa. Superiore deiFrancescani di una gran parte del Medio Oriente, è incaricato di assicurare l’accoglienza dei pellegrini nei luoghisanti in coordinamento con i responsabili locali delle diverse chiese cristiane.

Padre Francesco Patton,nuovo Custode di Terra Santa L’O

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Padre Faysal Hijazen era direttore delle scuo-le del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Èvenuto improvvisamente a mancare durante

l’anno. In un’intervista che ci ha concesso pochimesi prima e che pubblichiamo qui rendendogliomaggio, ci parlava del lavoro fondamentale realiz-zato dalle più di quaranta istituzioni scolastichedel Patriarcato in Terra Santa che accolgono più di20.000 studenti e contano circa 1500 impiegati.

Perché il Patriarcato accorda tanta importanzapastorale a queste scuole dove sono accolti an-che numerosi musulmani?L’educazione è un settore importante del Pa-

triarcato Latino. La prima ragione è che, grazie al-l’educazione, si può raggiungere la persona nell’in-terezza della sua identità. Per fortificare la fede delpopolo bisogna essere presenti nella società, tra-smettendo valori di rispetto e di accettazione del-l’altro.

Sotto l’aspetto pastorale, le scuole permettonoagli alunni la pratica dei vari sacramenti. I corsi di

religione danno la possibilità ai cristiani di miglio-rare la loro conoscenza della Bibbia e di fortificarela loro fede. Le celebrazioni che hanno luogo neidiversi tempi liturgici nelle scuole (questo è resopossibile dalla presenza delle scuole vicino allechiese parrocchiali) permettono di vivere l’unità deicristiani, poiché tutti i cristiani vi si recano, qualun-que sia il loro rito.

Anche i musulmani vengono accolti in questescuole e assistono a corsi di religione islamica lungotutto il loro ciclo scolastico. La loro presenza nellascuola è una fortuna per il Patriarcato Latino, con-sente di poter insegnare valori profondamente cri-stiani come l’apertura all’altro, il rispetto, l’amoreper il prossimo, il perdono. Un musulmano cheesce dalle nostre scuole non diventerà mai un inte-gralista.

Come fate avanzare la cultura dell’incontro nel-le scuole del Patriarcato Latino? Grazie a qualiiniziative?Le classi di religione sono miste, un’ora alla set-

«Un musulmano che escedalle nostre scuole non

diventerà mai un integralista»

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timana, cristiani e musulmani. Si studiano i granditemi quali, per esempio, “vivere insieme”, “studiareinsieme”, “incontrare l’altro” … Gli altri tempi diinsegnamento della religione sono ripartiti secondola religione dell’alunno.

E poi la vita quotidiana a scuola è di per se unincontro dell’altro. I bambini che giocano nel corti-le della scuola a calcio, con le biglie, giocano insie-me, senza interrogarsi sulla religione dell’altro. Lescuole del Patriarcato Latino permettono di co-struire un ponte tra le religioni, tra diverse culture.Questi ponti superano tutti i muri che spesso chiu-dono i cuori.

In che cosa l’azione dell’Ordine Equestre delSanto Sepolcro è essenziale rispetto all’opera dieducazione del Patriarcato Latino?Sarò chiaro: senza il sostegno dell’Ordine, le no-

stre scuole sarebbero chiuse da molto tempo. Unterzo delle nostre spese di gestione sono copertedall’Ordine, dalla sua generosità e dai suoi doni.Un’educazione senza mezzi materiali è un’educa-zione che muore molto rapidamente. L’Ordine delSanto Sepolcro fa vivere la missione di educazionedel Patriarcato Latino.

Come vede l’avvenire di tutte queste scuole equale messaggio vorrebbe far passare ai cristia-ni occidentali?Le nostre scuole devono rispondere ai bisogni

della società di fronte alla crescita dei fondamenta-lismi. Il futuro ci chiede di essere ancora più fortiper far fronte a queste frange integraliste presentinelle nostre società. Finché vi sarà una scuola delPatriarcato Latino, l’apertura e il rispetto sarannoinsegnati e le scuole permetteranno di fronteggiarela realtà della nostra società. Ecco il mio messag-gio ai nostri fratelli cristiani occidentali: Pensate aivostri fratelli cristiani di qui, che hanno bisogno delvostro sostegno morale, spirituale e materiale. Pen-sate a risolvere i problemi politici dei paesi per unasocietà migliore.

I gemellaggi delle nostre scuole con scuole occi-dentali in Francia, in Germania e in altri paesi, per-mettono ai nostri alunni di avere un’apertura almondo e di conoscere valori dimenticati nella no-stra società, come l’amore per il prossimo e non ilrifiuto di coloro che non sono come noi, o come ilperdono, molto difficile da accettare. Non dimenti-chiamo che i bambini nelle nostre scuole di oggi,saranno i dirigenti della società di domani. ■

Padre Faysal Hijazen (nella foto, terzo a partire da sinistra), venuto inaspettatamente a mancare durante il 2016,dirigeva con passione e dedizione le scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme dal 2013.

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Quando il pellegrinaggio ci porta in Terra Santa, sono tanti i luoghiche toccano profondamente il nostro cuore ma ci sono due città inparticolare che lasciano un segno nella vita di ognuno: Betlemme eGerusalemme. Quest’anno vogliamo realizzare due piccoli speciali

per farvi vedere qualcuno dei mille volti di queste due città attraversoalcuni avvenimenti di questo 2016.

Finestre apertesu alcune azioni dell’Ordine

a Gerusalemme e Betlemme

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Quale gioia, quando mi dissero:«Andremo alla casa del Signore».

E ora i nostri piedi si fermanoalle tue porte, Gerusalemme!

(Sal 121,1-2)

A Gerusalemme

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Gerusalemme è la città di tanti luoghi santi, di tante comunità religiose e di tanti pellegrini. Unacittà che vive molto la dimensione locale, con tutti i problemi e le bellezze di ogni città, ma al-lo stesso tempo anche quella universale. Cominciamo il nostro speciale con uno sguardo al

luogo dal quale il nostro Ordine prende il proprio nome: il Santo Sepolcro che in questo anno è statorestaurato. Mons. Jacques Perrier, ex Gran Priore della Luogotenenza per la Francia, ci offre un chia-rimento storico riguardo all’edicola che ricopre il sepolcro vuoto di Cristo nella basilica.

Spostiamo poi la nostra attenzione alla strada che normalmente si percorre per giungere al SantoSepolcro: quella lungo la quale Gesù ha mosso i suoi passi verso il Golgota. Proprio accanto alla primastazione della Via Dolorosa, a marzo è stato inaugurato il Terra Sancta Museum al quale l’Ordine hacontribuito. Poche stazioni più avanti, precisamente alla quarta, dove si commemora l’incontro di Ge-sù con sua madre, troviamo la chiesa cattolica armena Santa Maria dello Spasimo dove una piccola co-munità religiosa femminile, le Pie Discepole del Divin Maestro, svolgono il ministero della preghieraper la pace in Terra Santa, dando la possibilità a chi vuole di unirsi a loro per l’adorazione eucaristicaogni giorno. Un invito particolare a “sostare con il Signore” che i Cavalieri e le Dame in pellegrinaggioin Terra Santa possono accogliere.

Gerusalemme è anche una città dalle tante necessità, soprattutto per i più piccoli e deboli. Leggere-mo allora dell’inaugurazione del nuovo centro Rachele per i figli dei migranti e della Home NotreDame des Douleurs che si trova accanto al Muro di separazione e che accoglie persone anziane indi-pendentemente dalla loro capacità economica.

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Alle donne venute per imbalsamare il corpo diGesù, l’angelo ha detto: «perché cercate tra i

morti colui che è vivo?». Ciò nonostante il credentedesidera adorare il luogo dove è stato deposto ilcorpo di Gesù. È la concretezza della sua fede cheviene impegnata. A maggior ragione per i membridell’Ordine.

Nella seconda metà del XX secolo, la basilica èstata restaurata. La cupola è stata nuovamenteaperta verso il cielo e la luce è scesa sulla “edicola”,secondo il termine che definisce il piccolo edificioche è stato costruito sulla tomba stessa.

La luce ha, purtroppo, rivelato le pessime con-dizioni dell’edicola. Le tre principali comunità chesi occupano della custodia dell’edificio (greco-orto-dossi, cattolici latini e armeno-apostolici) hannodeciso di restaurarla. I lavori sono iniziati alla finedell’estate.

Nella basilica di Costantino, il caveau era statoisolato dal pendio roccioso nel quale era stato sca-vato ma era stato conservato. Il 19 ottobre 1009, ilcaliffo Al-Hakim ha deciso di distruggerlo. Il pic-cone dei demolitori ha distrutto tutto ciò che era inrilievo e si è fermato solo a livello del sarcofagoscolpito nella roccia. Alcuni anni dopo, la basilica èstata, bene o male, restaurata, fino all’arrivo dei

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Il restauro dell’“edicola”del Santo Sepolcro

Mons. Jacques Perrier, che in passato ha svoltoil ruolo di Gran Priore della Luogotenenza per

la Francia, ci offre un chiarimento storicoriguardo all’edicola che ricopre il sepolcrovuoto di Cristo, restaurata nel 2016, nella

basilica del Santo Sepolcro.

Pochi giorni prima della Settimana Santa 2016,settimana che, come ogni anno, invita il cristia-

no a ripercorrere i passi di Gesù a Gerusalemme,inserito nel mistero della sua passione, morte e ri-surrezione, è stata inaugurata la prima sezione delTerra Sancta Museum sulla Via Dolorosa. Ospitatopresso il Convento della Flagellazione – che conser-

va resti della Fortezza Antonia dove la tradizioneindica che Gesù è stato condannato e da dove abi-tualmente partono i pellegrini che percorrono laVia Crucis – il museo ha aperto le porte il 17 marzoed è visitabile con un percorso disponibile in ottolingue, fra cui ebraico ed arabo. Il visitatore ha mo-do di vivere un’esperienza multimediale di 15 mi-

Sperimentare il Cammino della Croce:aperta la prima sezione del Terra Sancta Museum

Crociati che ci hanno lasciato l’edificio attuale.Da quel momento, la roccia primitiva è stata

sormontata e protetta da una lastra di marmo cheveniva adorata dai pellegrini. È stato nel 1810, du-rante la costruzione dell’attuale edicola, che è ap-parsa per l’ultima volta, prima dei lavori di restaurodi oggi, la roccia primitiva. Dal momento che il re-stauro ha previsto una ricostruzione identica, que-sta rischia di scomparire, di nuovo, per alcuni seco-li.

Mons. Jacques PerrierVescovo emerito di Tarbes e Lourdes

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nuti che desidera preparare al personale camminodella Via Crucis. Musica, immagini e voci accompa-gnano il pellegrino alla scoperta della storia di que-sto luogo e dell’evoluzione urbanistica di Gerusa-lemme, come anche lo invitano a inserirsi in una ca-tena ininterrotta di pellegrini che da millenni riper-corrono le orme di Gesù verso il Golgota, fino aquel sepolcro oggi vuoto. L’Ordine è stato felice dipoter contribuire, per iniziativa diretta del GranMaestro, cardinale Edwin O’Brien, alla realizzazio-ne di questo progetto che comporterà anche la rea-lizzazione di una sala dedicata ai Cavalieri e Damedell’Ordine del Santo Sepolcro.

Il pellegrinaggio in Terra Santa permette di ritagliarsi uno spazio nellapropria vita per riscoprire la bellezza dello stare con il Signore ripercor-

rendo i suoi passi. A Gerusalemme, nelle strade piene di voci e colori della città vecchia,

possiamo scegliere di camminare la Via Dolorosa e compiere con Gesù lastrada fino al Calvario, sicuri della sua vittoria sopra la morte.

Spesso veniamo vinti dalla frenesia dei momenti, dal chiasso, dalletroppe cose che accadono attorno a noi e dentro di noi e questa espe-rienza diventa difficile da vivere in pienezza.

In occasione della pubblicazione annuale de La Croce di Gerusalem-me 2016 annunciamo anche la prossima edizione di un sussidio spiri-tuale per il 2017 che invita i Cavalieri e le Dame dell’Ordine cheavranno la fortuna di vivere il pellegrinaggio nella terra di Gesù a so-stare in preghiera lungo la Via Dolorosa, a concedersi la gioia di unmomento di adorazione eucaristica, a vivere una tappa di ristoro perl’anima portando nel cuore un’intenzione speciale per la pace in Ter-ra Santa e in Medio Oriente. La preghiera ci permette di compierela nostra missione di sostenere il Patriarcato Latino di Gerusalem-me, non solo materialmente ma anche spiritualmente.

Il sussidio (disponibile sul sito del Gran Magistero, www.oessh.va, nella sezioneMedia) è stato pensato per guidare i pellegrini nell’esperienza dell’adorazione eucaristica aGerusalemme, presso la chiesa armeno-cattolica di Santa Maria dello Spasimo, alla quarta stazione della ViaDolorosa, che commemora il dolore di Maria che incontra suo Figlio che porta la croce o, in comunione di intentie di preghiera, in qualsiasi luogo vi troviate.

Sostando con il Signore: un’ora di adorazionedurante il pellegrinaggio a Gerusalemme

Ad opera dell’Ufficio Comunicazione del Gran Magistero

in coordinamento con Mons. Fortunato Frezza,

biblista e Cerimoniere dell’Ordine

SOSTANDOCON IL SIGNORE

ORDO EQUESTRISSANCTI SEPULCHRI HIEROSOLYMITANI

Un’ora di adorazione durante il pellegrinaggio a Gerusalemme

Una proposta spirituale per accompagnare nella preghiera

i nostri fratelli in Terra Santa e invocare la pace in Medio Oriente

Attraverso un’avanzata tecnologia multimediale, i visitatoridel Terra Sancta Museum possono scoprire lo sviluppo

storico e urbanistico di Gerusalemme. Nella foto, unadelle fasi della plurimillenaria storia della città.

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Il 5 settembre è stato inaugurato un nuovo cen-tro d’accoglienza per i figli di lavoratori stranieri

a Gerusalemme, all’interno della proprietà di unconvento di frati Cappuccini, progetto al qualel’Ordine è stato felice di contribuire. Questo cen-tro, dedicato a Rachele, grande figura biblica dimadre sofferente, accoglie durante il giorno venti-cinque bambini piccoli e, oltre a loro, trenta bam-bini vi si recano per fare i compiti dopo scuola euna sessantina di giovani adolescenti nel fine setti-mana possono incontrarsi in questo luogo. Dueparchi giochi, uno per i bambini più piccoli e l’al-tro per quelli più grandi, due sale gioco e un dor-mitorio per i piccoli, una stanza per il doposcuola,uffici, sale riunioni e un piccolo appartamento per ivolontari costruiscono questo complesso, che sitrova nel quartiere di Talbieh.

Indiani, eritrei, filippini, cingalesi e sudanesi,che parlano ebraico a causa del loro lavoro nel pae-se, hanno l’opportunità di guadagnarsi da vivere

ogni giorno sapendo che i propri figli sono ben as-sistiti mentre in generale la loro situazione è spessoprecaria. Recentemente infatti sono morti settebambini piccoli perché tenuti presso strutture “pi-rata”, senza alcuna cura e in modo inumano, e mol-ti altri sono rimasti profondamente traumatizzatidal soggiorno in questi “magazzini di bambini”.

La Commissione per la Terra Santa del GranMagistero si è impegnata, grazie a Padre Neuhaus,in questa emergenza umanitaria, tanto più che que-sti cristiani di lingua ebraica di origine straniera, te-stimoni dell’universalità della Chiesa, sono semprepiù numerosi.

Il 10 novembre, l’Amministratore Apostolicodel Patriarcato Latino di Gerusalemme, Mons.Pierbattista Pizzaballa, ha benedetto il centro. In-sieme a lui erano presenti Mons. William Shomali,Mons. Giuseppe Lazzarotto e Mons. Antonio Fran-co, Assessore dell’Ordine del Santo Sepolcro. Du-rante l’omelia, Mons. Pizzaballa ha insistito sul fat-

Il Centro Rachele apre le porte a Gerusalemme

Inaugurazione del Centro Rachele, che accoglie i figli dei lavoratori stranieri, presieduta da Mons. Pizzaballa.

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to che «questi bambini seduti in questo cortile rap-presentano tutta la Chiesa, in tutta la sua diversità,ebrei e arabi, religiosi e secolari, lavoratori migrantie richiedenti asilo, chiamati ad essere un cuore soloe un’anima sola». Infatti il centro si propone di aiu-tare i bambini ad integrarsi nella società israeliananella quale vivono e per questo le attività mirano adar loro un’educazione attenta e rispettosa e ad in-segnare la lingua ebraica.

Padre David Neuhaus, Vicario patriarcale latinoper i cattolici di lingua ebraica, Coordinatore dellacomunità dei migranti in Israele ed ora direttoredel centro “Santa Rachele”, ha commentato: «La li-sta d’attesa è già lunga ma la nostra speranza è cheil centro diventi un giorno più grande, per conti-nuare ad accogliere e servire coloro che ne hannopiù bisogno».

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La Casa Notre Dame desDouleurs, nel quartiere

di Ras El-Amud, vicino almuro di separazione a Geru-salemme, accoglie anzianipalestinesi, uomini e donnedi tutte le confessioni. Que-sto centro è stato sostenuto,negli anni passati, dall’Ordi-ne del Santo Sepolcro e il 18settembre ha celebrato i 150anni della Congregazionedelle Figlie di Nostra Signo-ra dei Dolori, alla quale ap-partiene. Questa Congrega-zione fu fondata da MarieSaint Frai e da Padre Domi-nique Ribes il 28 marzo1866 a Tarbes, in Francia, evive il carisma dell’acco-glienza e della compassione verso gli anziani, i ma-lati e i poveri. Ne parliamo con Jean-FrançoisKlos, direttore della Casa Notre Dame des Dou-leurs a Gerusalemme.

Il 18 settembre avete celebrato nella Casa No-tre Dame des Douleurs i 150 anni della Congre-gazione. Che cosa ci può raccontare di questabella giornata?Il Giubileo dei 150 anni delle Figlie di Nostra

Signora dei Dolori è stato un momento importantedi condivisione, gioia ed emozione. La giornata or-ganizzata dal gruppo della Casa (dipendenti, volon-tari e la comunità intera riunita in questo progetto)

è cominciata con un momen-to di festa in famiglia. Sonostati organizzati anche deigiochi che hanno coinvoltogiovani e meno giovani in unclima gioioso.

Il barbecue di mezzogior-no ci ha permesso di ritrovar-ci insieme agli amici della Ca-sa in modo semplice e cordia-le.

Nel pomeriggio la messa,presieduta dal Padre Abatedel monastero di Latrun, hapermesso di rendere grazieper il lavoro svolto in tuttiquesti anni dalle Figlie di No-stra Signora dei Dolori.

La festa è proseguita concanti e balli per concludersi

la sera con uno spettacolo che ha rievocato la vitadei nostri fondatori, Marie Saint Frai e Padre Do-minique Ribes.

A conclusione di questa bella giornata, la pro-cessione con le fiaccole ha riunito in preghiera tuttii partecipanti.

Qual è la storia di questa casa, vi sono momen-ti importanti che le piace ricordare?Durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, la

superiora generale della congregazione delle Figliedi Nostra Signora dei Dolori rimase sconvolta dallapovertà in Terra Santa. Nel novembre del 1957, suaBeatitudine il Patriarca Latino di Gerusalemme

La Casa Notre Dame des DouleursAccogliere gli anziani con amore: la Casa Notre Dame des Douleurs a Gerusalemme

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Monsignor Alberto Gori, francescano, inaugurò laCasa Notre Dame des Douleurs, su un vasto terre-no sulla strada che dal Getsemani va a Gerico. Fucosì che il desiderio delle Figlie di Nostra Signoradei Dolori di prendersi cura di questa povera gentein Terra Santa divenne concreto.

Il monastero di Latrun fu il primo a sostenere leFiglie di Nostra Signora dei Dolori, sia spiritual-mente che materialmente, e i legami tra le due co-munità rimangono sempre molto forti, condividen-do la stessa devozione a Nostra Signora dei Dolori.Nel corso degli anni l’Ordine del Santo Sepolcroha consentito all’opera di svilupparsi e di mante-nersi.

Marie Saint Frai ha voluto dedicare tutto il suotempo al servizio dei poveri. Come viene messain pratica questa vocazione a Gerusalemme at-traverso l’accoglienza degli anziani?A Gerusalemme accogliamo anziani indipen-

dentemente dalle loro risorse e dalle loro origini.Le famiglie partecipano secondo il proprio reddito.I più poveri vengono accolti gratuitamente.

Come si svolge una giornata tipo presso la CasaNotre Dame des Douleurs?Dopo la colazione, ci incontriamo ogni mattina

nella cappella per la messa. In seguito si svolgono

semplici attività motorie, di benessere (manicure,parrucchiere) o di lavoro manuale (pittura, dise-gno). Dopo il pranzo e un tempo di riposo, vieneproposto un Rosario quotidiano alle ore 15. Duran-te il pomeriggio e la sera le persone anziane ricevo-no le visite dei loro familiari o degli studenti di Ge-rusalemme per fare un po’ di conversazione eascoltare insieme canti e musica. Dopo cena ci si ri-tira nelle proprie stanze per riposare mentre alcunidecidono di rimanere un po’ a conversare sulla ter-razza, godendosi l’aria fresca della sera. La vita èsemplice nella Casa. Cerchiamo in particolare dimantenere un clima caloroso e familiare.

Siete in un quartiere «misto» a Gerusalemme,dove vivono insieme persone delle tre religionimonoteiste. Come vivete la vostra presenza e lavostra missione in mezzo a questa diversità?Siamo un luogo di pace: è questo che spesso ci

dicono le famiglie che arrivano per la prima voltaprima di affidarci i loro genitori. Il giardino, gli uc-celli e il pollaio creano un’atmosfera di benessere etranquillità. I nostri vicini sono spesso generosi eportano agli anziani doni in cibo (latte, uova, pasta,riso, formaggio...). Hanno tutti un profondo rispet-to per questa missione e per i loro anziani.

Intervista a cura di Elena Dini

Fin da bambina, Marie Saint Frai aveva un cuorecompassionevole e si sforzava di aiutare i poveri.

Così, insieme al fratello, cercava di distrarre i genitoriper poter nascondere una parte del suo pasto e por-tarlo ai poveri. Quando guadagnava un po’ di denaro,era tutto per i suoi fratelli, i poveri!

Il suo cuore si apriva sempre più alla compassio-ne e, quando la sera bussavano alla sua porta perchiedere il pane, lei non lo rifiutava mai. Nei giorni dimaltempo, non poteva lasciare fuori i poveri. Alloraessi venivano accolti in casa. Donare pane non le ba-stava, allora iniziò ad accogliere i malati. In città sidiffuse la voce che la signorina Saint Frai accoglievacoloro che avevano bisogno. Le richieste si moltiplica-rono. Presto non vi fu più spazio e l’ospitalità tempo-ranea divenne permanente. Il Signor Saint Frai accet-tò che, per mancanza di spazio, molti poveri alloggias-

sero con lui nella stessa stanza.Alla morte del Signor Frai, c’erano 20 «poveri» ac-

colti nella sua casa e nelle dipendenze. Ma cosa fa-re? Qual era la volontà di Dio? Marie pensò cheavrebbe potuto finalmente realizzare il suo sogno: do-narsi a Dio come religiosa. Pregò e decise di scriverealla Superiora generale delle Figlie della Carità. Madopo vari scambi di corrispondenza, capì che non po-teva entrare in convento e continuare a mantenere isuoi poveri. Con l’incoraggiamento del suo confessoree padre spirituale Mons. Laurence proseguì nella suaopera. Fu attraverso i poveri che bussarono alla suaporta che Marie Saint Frai decise di rispondere allaChiamata. Voleva continuare a servire il Cristo soffe-rente e, abitata dalla sua Presenza, vibrò della suastessa compassione.

Jean-François Klos

La storia di Marie Saint Fraie della sua opera presso i più poveri

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A Betlemme E tu, Betlemme di Efrata

così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,da te mi uscirà colui

che deve essere il dominatore in Israele(Michea 5,1)

Se Gerusalemme parla particolarmente al cuore dei Cavalieri e Dame dell’Ordine per il fondamentalelegame con il Santo Sepolcro, Betlemme non è da meno nel cuore di ogni cristiano. È lì, in quel pic-colo villaggio, che il Salvatore di questo mondo viene alla luce.

Oggi Betlemme è una città complessa, sia al suo interno sia nelle sue relazioni con l’esterno. A pochichilometri da Gerusalemme ma da essa divisa dalla barriera di separazione, con una popolazione cristianain diminuzione, questo luogo che ha visto nascere Gesù è anche incredibilmente pieno di associazioni, isti-tuzioni, opere di bene e di carità che toccano profondamente la popolazione locale e tutti i pellegrini chevi giungono.

Non avremo modo di soffermarci su ogni realtà ma nelle prossime pagine leggeremo l’esperienza del-l’Università di Betlemme, da tanti anni sostenuta dall’Ordine, in una bella intervista concessaci dal suo vicecancelliere, Peter Bray. Ci soffermeremo poi su un’iniziativa portata avanti da varie scuole dell’area e chepermette ai giovani liceali di apprendere l’arte del dibattito: il Debate Club. La Luogotenenza USA We-stern contribuisce a questo progetto per dare ai giovani i mezzi per sapersi spiegare, imparare ad ascoltaregli altri e presentare le proprie ragioni. Completano lo speciale un breve aggiornamento sui lavori di re-stauro della Basilica della Natività e l’estratto di un’intervista al Sindaco di Betlemme, la cristiana cattolicaVera Baboun.

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Peter Bray è un fratello della Con-gregazione dei Fratelli delle Scuo-

le Cristiane (FSC) fondata da Giovan-ni Battista de La Salle. Fratello Brayproviene dalla Nuova Zelanda e at-tualmente è il Vice Cancelliere e pre-sidente dell’Università di Betlemmein Palestina. Ha una grande esperien-za nel campo dell’educazione matura-ta in più di trent’anni passati al servi-zio della gestione amministrativa didiverse istituzioni scolastiche. Ha undottorato in Leadership educativa ot-tenuto all’Università di San Diego, ne-gli Stati Uniti e ha insegnato ed esplo-rato il campo della leadership in varieUniversità e Istituti di diversi paesi. Sie trasferito all’Università di Betlemmenel novembre del 2008 e ricopre laposizione di vice cancelliere dell’Università di Be-tlemme dall’inizio del 2009.

Da più di vent’anni l’Ordine del Santo Sepolcrosostiene questa università permettendole di porta-re avanti la sua missione educativa e di assicurareuna presenza di pace.

Fratello Peter Bray, che cosa rende l’Universitàdi Betlemme, che lei dirige, un’oasi di pace nel-le terre della Bibbia? C’è uno sforzo costante da parte dei professori e

dello staff per creare un’atmosfera nella quale lepersone (studenti, personale docente, staff e visita-tori) si sentano sicure e siano consapevoli che chi licirconda si prende cura di loro. Molti dei nostristudenti provengono da aree difficili e pericolose,per questo è importante che quando si trovano nelcampus sappiano che qui sono rispettati, che qui sipuò trovare gentilezza nei rapporti con gli altri eche, come Università cristiana, cerchiamo di viveresecondo il comandamento di Gesù di amarci l’unl’altro.

Quanti studenti e studentesse accogliete ognianno? Da dove vengono e quali sono i corsimaggiormente frequentati?Gli studenti dell’Università di Betlemme pro-

vengono da una zona molto limitata a causa dellerestrizioni che i palestinesi devono affrontare perspostarsi nel territorio. Prima che la barriera di se-parazione israeliana venisse costruita a Betlemmenel 2005, avevamo studenti provenienti da Ramal-lah e dalla zona a nord di Gerusalemme. Dopo lacostruzione del muro raggiungere Betlemme daquelle aree è diventato molto difficile, per questomotivo il bacino di utenza è ristretto a Betlemme,Gerusalemme Est e Hebron. L’Università offre cin-que facoltà e un istituto. I corsi di laurea sono inInfermieristica, Scienze dell’Educazione, Economiae Commercio, Scienze e Belle Arti; inoltre abbiamoun Istituto Alberghiero e del Turismo. Circa il 78%dei nostri studenti sono di sesso femminile.

Esiste il dialogo interreligioso fra gli studenti?Penso che uno dei più importanti contributi che

l’Università offra alla Palestina sia quello di fornirel’opportunità agli studenti cristiani e musulmani diinteragire gli uni con gli altri in un’atmosfera che liaiuta a capirsi e apprezzarsi a vicenda. Circa il 26%degli studenti è di fede cristiana: questo significache la presenza di studenti cristiani è significativanel campus, il che rende impossibile agli studentimusulmani che sono qui il non interagire con i cri-stiani. Un certo numero di studenti musulmani non

L’Università di Betlemme: un’oasi di pace in Terra Santa

Fratel Peter Bray, presidente dell’Università di Betlemme, incompagnia di Bartholomew McGettrick (a destra) e HeinrichDickmann, membri della Commissione per la Terra Santa del GranMagistero dell’Ordine.

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ha mai incontrato un cristiano prima di entrare nelcampus e questo incontro li porta a conoscerli e ap-prezzarli.

Oltre all’interazione l’uno con l’altro in classe,specialmente durante le lezioni di Studi Religiosinelle quali studiano insieme il Cristianesimo,l’Islam e l’Ebraismo, ma anche durante le attivitàextra curricolari, i laboratori e le conversazioni chehanno nel campus, gli studenti possono incontrarsie confrontarsi tra loro. In questo modo imparanoad accettare il punto di vista altrui ma anche a ar-gomentare le proprie ragioni, aprendo così la loromente al mondo. Per questo il campus costituisceun centro intellettuale, un’oasi di pace nonché unluogo sicuro nel quale gli studenti possono goderedelle loro giornate in una bella atmosfera circonda-ti da infrastrutture moderne.

Per lei, da uomo religioso, che cosa rappresen-ta questa esperienza in Terra Santa? Quali so-no i momenti più significativi che ha vissutoqui? Potrebbe darci una sua testimonianza?Alcuni dei momenti più significativi per me so-

no quelli che ho passato qui con gli studenti del-l’Università di Betlemme. Sono stato incredibil-

mente ispirato dalla possibilità di accompagnare glistudenti attraverso alcune delle avversità che devo-no affrontare. Trovo che sia motivante ascoltareuna studentessa parlare del fatto di essere una ra-gazza di vent’anni che vuole vivere la propria vita almassimo. È conscia dell’occupazione, delle limita-zioni, delle sfide che la attendono ma dice ferma-mente che tutto questo non è dentro di lei e chenon lascerà che ciò domini quello che pensa e il suofuturo. Prenderà le proprie decisioni per vivere ap-pieno la sua vita nel contesto in cui si trova.

Sapere che quello a cui prendo parte è più gran-de dei miei progetti, più grande dei miei pregiudizie desideri, mi porta ad avere una grande fiducianella provvidenza di Dio e ad avere la consapevo-lezza di vivere alla presenza di Dio tutto il giorno.È al programma di Dio che mi dedico. È alla chia-mata di Dio che sto rispondendo e, per il tempo incui starò qui, è il lavoro di Dio quello che Dio stafacendo attraverso di me.

L’Ordine del Santo Sepolcro è impegnato al vo-stro fianco in modo che l’Università di Betlem-me possa far fronte alle sfide contemporaneeche comporta fornire un’educazione di alta

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Breve storia dell’Università

L’Università di Betlemme è nata dopo la visita del pontefice Paolo VI in Terra Santadel 1964. Paolo VI voleva fare qualcosa per sostenere il popolo palestinese, anche

se allora non era chiaro cosa si potesse fare. Nei primi anni settanta l’arcivescovo PioLaghi, Delegato Apostolico per la Palestina, decise di dare seguito a questo desideriodel Pontefice ma vi erano delle difficoltà nel decidere la forma migliore per mettere inpratica tale desiderio. Fra la fine del 1972 e gli inizi del 1973, l’arcivescovo Pio Laghiriunì alcuni dei più anziani docenti di Gerusalemme e Betlemme per discutere la pos-sibilità di creare un istituto di educazione superiore. A questo stadio l’idea era quella dicreare un istituto per la formazione di insegnanti da inviare nelle scuole cattoliche dellazona. Ciò nonostante, Fratello Jean Manuel FSC, a quel tempo direttore del Collègedes Frères a Gerusalemme, affermò che tale progetto era troppo limitato e insistetteper la creazione di un’università. Allora, infatti, non esisteva nessuna università in Pale-stina e ogni giovane desideroso di proseguire con gli studi universitari era obbligato adandare altrove, fuori dalla Palestina, e molti di loro – una volta partiti – non ritornavanopiù. Per portare avanti il progetto, Fratello Jean, a nome della Congregazione dei Fratellidelle Scuole Cristiane della regione, offrì il luogo dove edificare la nuova Università diBetlemme, nel terreno in cui già esisteva una scuola dei Fratelli.

Alla fine, il progetto fu accettato con l’aiuto di Mons. Pio Laghi, il supporto della Congregazione Vaticana per le ChieseOrientali e del Superiore Generale della Congregazione dei Fratelli Cristiani. Un accordo fu raggiunto per ubicare l’Universitàa Betlemme come iniziativa imprenditoriale congiunta fra il Vaticano e la Congregazione. Subito dopo la firma dell’accordo,il 1° ottobre 1973, 112 studenti entravano nel campus, dando cosi inizio all’Università di Betlemme.

Fratello Peter Bray

Rappresentazione artistica diuna colomba della paceall’Università di Betlemme.

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qualità. In quale campo i Cavalieri e le Damevi hanno aiutato di più e qual è il messaggioche volete far arrivare loro?L’Università di Betlemme si trova sempre in dif-

ficoltà finanziaria. Le rette degli studenti contribui-scono al bilancio solo per il 36%, per questo l’uffi-cio per lo sviluppo dell’ Università di Betlemme de-ve trovare il restante 64% dei 13 - 14 milioni didollari che costituiscono il budget annuale. Uno deimiracoli della nostra Università è come, in qualchemodo, per oltre quaranta anni sia stata in grado diraccogliere tale cifra e di sopravvivere e prosperare.Nello sforzo per trovare quel 64% delle nostre spe-se annuali, l’Ordine del Santo Sepolcro come orga-nismo internazionale è quello che ci ha sostenutopiù di qualsiasi altra istituzione nel mondo. Siamoprofondamente grati ai Cavalieri e alle Dame delmondo intero per il loro aiuto: a partire dal 1995,l’Ordine ha donato più di 6,6 milioni di dollari al-

l’Università di Betlemme. Ci sono diversi modi incui questo aiuto è stato dato: sotto forma di borsedi studio e di assistenza agli studenti; in forma diappoggio alle Facoltà e ai Dipartimenti; per proget-ti importanti; per l’acquisto della proprietà delMount David; per l’acquisto di attrezzature e libri;e, in particolar modo, donazioni senza restrizioni,le quali ci permettono di rispondere a tutte quellenecessità imprevedibili quando queste si presenta-no. L’Università di Betlemme è molto riconoscenteper questo straordinario sostegno.

Vogliamo creare un ambiente che dia ai nostristudenti l’opportunità di vivere la vita in abbon-danza, di affrontare e superare le sfide che gli sipresenteranno davanti, nonostante le restrizioni e lesofferenze che sopportano. Il sostegno dell’Ordineci permette di farlo e, per questo motivo, vi siamoprofondamente grati.

Intervista a cura di François Vayne

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«Quello che succede a Betlemmetocca la popolazione cattolica

cosi come tutto il resto della popolazio-ne. Al momento questa città è segrega-ta da Gerusalemme e i fedeli di Be-tlemme difficilmente riescono ad anda-re a pregare sul Santo Sepolcro. È piùfacile andare al Santo Sepolcro per chiviene dall’Europa o dall’America diquanto lo sia per un ragazzo di 21 annidi Betlemme.

Non è una situazione normale e noistiamo combattendo l’anormalità; vi-viamo questa anormalità e cerchiamodi adattarci. I nostri giovani perdono lavita e ancora non c’è soluzione all’oriz-zonte.

Vista l’assenza di pace, da Sindacodevo affrontare molte situazioni compli-cate. Dal momento che l’82% del Go-vernatorato di Betlemme è nella zonaC, quella controllata dall’amministrazione e dal sistema di sicurezza israeliani, esercitare la mia autorità è unasfida incredibile.

Al momento, solo 48mila dei 200mila abitanti del Governatorato sono cristiani. C’è anche un nuovo muro aCremisan che porta alla confisca dei terreni di 58 famiglie cristiane».

Vera Baboun, sindaco di Betlemme e Mons. Shomali, alloravescovo ausiliare di Gerusalemme, liberano alcune colombe insegno di speranza affinché giunga la pace in Terra Santa.

Il sindaco di Betlemme Vera Baboun descriveva cosìcirca un anno fa la situazionenella città affidata alla sua amministrazione

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A volte le parole sembrano essere solo un insie-me di suoni uno dopo l’altro eppure veicolano

significati e sono il nostro modo per entrare in rela-zione con l’altro, per descrivere il mondo e peresprimere ciò in cui crediamo e che portiamo nelcuore.

Il dono della parola e della capacità di esprimer-si e di argomentare il propriopensiero è al centro dell’ini-ziativa portata avanti dal De-bate Club del Collegio deiFratelli de la Salle a Betlem-me. Questa scuola vennefondata dai fratelli dell’Ordi-ne nel 1893 e da allora haportato avanti la propriamissione fornendo un’educa-zione di alta qualità e al-l’avanguardia ai giovani delposto. Ad oggi gli studentiiscritti sono circa un miglia-io.

Nel dicembre 2014 il pre-side della scuola, GeorgeNaber, ha deciso di far entra-

re la scuola in un programma che dà l’opportunitàagli studenti di confrontarsi a livello internazionalecon dei loro coetanei di tutto il mondo sulle pro-prie abilità di pensiero critico e analitico, la cono-scenza di fatti importanti riguardo al mondo e allasocietà, la capacità di argomentare logicamente eattentamente e di articolare con sapienza un dibat-

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TASostenere il pensiero critico e il dibattito:il Debate Club a Betlemme

Un’iniziativa finanziata dalla Luogotenenza USA Western

Dopo 3 anni che partecipo al Debate Club sono di-ventata una persona che non dà le cose per

scontate. Ho cominciato a discutere molte più que-stioni con i miei amici perché il dibattito ha sviluppa-to il mio pensiero critico. Ho anche imparato a pre-sentare le mie idee e i miei pensieri in maniera ap-propriata così che la gente possa capirmi. Questo hamigliorato le mie doti interpersonali. Ero una ragazzatimida che non si è mai sentita a suo agio nel parlaredi fronte alle altre persone ma ora sono una personasicura che può discutere, dibattere e difendere le pro-prie ragioni.

Il dibattito mi ha insegnato ad essere una personaoggettiva. Attraverso il dibattito impari ad ascoltare chila pensa diversamente e a capire i punti di vista del-l’altro e questo aiuta a farsi un’idea più chiara del-l’immagine generale delle situazioni.

Dana Ewaiwi

La gente mi chiede: «Cosa significa per te il dibat-tito?» Ho molte risposte a questa domanda ma

forse la più importante è che per me il dibattito èdiventato un amico che mi aiuta. Il dibattito mi hareso in grado di pensare più rapidamente e più pro-fondamente ad ogni argomento e arrivare alla solu-zione di qualsiasi problema. Mi ha dato forza e logi-ca nel negoziare con la mia famiglia e i miei amici.Inoltre, mi ha fornito la rapidità e la nettezza neces-sarie per elaborare una risposta convincente a qual-siasi domanda ricevo. Se guardo a come ero un an-no fa e come sono oggi, direi che c’è un’enorme dif-ferenza.

Mi sono divertita molto al World School’s DebateChampionship e in Slovenia. Ho vissuto molte espe-rienze e fatto nuove amicizie con persone fantasti-che: la mia vita è cambiata.

Vanessa Abu Kova

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tito attraverso il format proposto dalla WorldSchool’s Debate.

Da allora, grazie anche alla collaborazione conospiti internazionali, come il professor Alfred Sni-der dell’Università del Vermont, è cominciato ilpercorso che ha come scopo quello di creare unasana cultura del dibattito nella scuola lasalliana e, sispera, in tutta la Palestina. Già in due anni si è assi-stito alla nascita di dieci accademie e alla partecipa-zione di cinque altre scuole. Nel 2015 gli studentimigliori sono stati selezionati per partecipare alWorld School’s Debate Championship a Singaporee alla World School’s Debate Academy in Sloveniamentre nel 2016 c’è stato il primo campionato loca-le in Palestina e due eventi internazionali in Slove-nia e in Germania.

La Luogotenenza Western USA dell’Ordine hasostenuto volentieri questo progetto permettendocosì ai ragazzi selezionati di vivere all’estero questeesperienze importanti di confronto e di formazio-ne. Nella lettera di ringraziamento ricevuta dallascuola, il preside George Naber e la coordinatricedel Debate Club Muna Kattan, scrivono: “Mentreportavamo avanti i dibattiti, mentre preparavamo,formavamo e coordinavamo, abbiamo sempre avu-to in mente che dovevamo rendervi orgogliosi delsostegno che ci avete dato”.

Il Debate Club della scuola di Betlemme dei fra-telli De la Salle ha una sua pagina facebook dove èpossibile tenersi in contatto con i ragazzi e seguire iloro aggiornamenti:

www.facebook.com/freresbethlehemdebate

La basilica della Natività ha visto molte cose nelcorso dei secoli: guerre, terremoti e anche de-

grado dovuto alla mancanza di lavori che risolves-sero i problemi di stabilità e impermeabilità del tet-to. Riconosciuta dal 2012 patrimonio dell’Unesco,la basilica è gestita da tre comunità religiose: orto-dossa, armena e cattolica. Da tre anni ad una dittaitaliana, la Piacenti SpA, sono stati commissionati ilavori di restauro di questo luogo sacro per milionidi fedeli che qui vivono o vengono in pellegrinag-gio. Inizialmente il bando indetto dall’Autorità Pa-lestinese era solo per il restauro del tetto e delle ve-trate della Basilica ma, successivamente, i lavori so-no stati ampliati. Nel 2016 la ditta si è occupata delrestauro dei mosaici, riportando alla luce, fra le al-tre cose, la figura di un bellissimo angelo che erastato nascosto dall’intonaco.

Durante l’incontro con l’Assemblea della Riu-nione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali(ROACO) il 16 giugno 2016, Papa Francesco hafatto riferimento proprio a quest’angelo: «Mi è sta-to riferito che proprio nel corso dei restauri a Be-tlemme, su una parete della navata, è venuto allaluce un settimo angelo in mosaico che, insieme aglialtri sei, forma una sorta di processione verso il luo-go che commemora il mistero della nascita del Ver-bo fatto carne. Questo fatto ci fa pensare che ancheil volto delle nostre comunità ecclesiali può esserecoperto da “incrostazioni” dovute ai diversi proble-

mi e ai peccati. Eppure la vostra opera deve esseresempre guidata dalla certezza che sotto le incrosta-zioni materiali e morali, anche sotto le lacrime e ilsangue provocate dalla guerra, dalla violenza e dal-la persecuzione, sotto questo strato che sembra im-penetrabile c’è un volto luminoso come quello del-l’angelo del mosaico. E tutti voi, con i vostri pro-getti e le vostre azioni, cooperate a questo “restau-ro”, perché il volto della Chiesa rifletta visibilmentela luce di Cristo Verbo incarnato. Egli è la nostrapace, e bussa alla porta del nostro cuore».

I lavori nella basilica proseguiranno negli anni avenire a seconda dei finanziamenti che ad oggi arri-vano sia da Stati che da privati, cristiani e non. Sulsito www.piacenti.org è possibile seguire il restauroe ricevere aggiornamenti sullo stato dei lavori. ■

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Il “nuovo volto” della basilica della Natività

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la croce di Gerusalemme 2016 - 77

Il 24 agosto 2016 il territorio del-la provincia di Rieti, in particola-

re i comuni di Amatrice ed Accu-moli hanno subito un fortissimoterremoto che ha raso al suolo inte-ri paesi facendo 298 morti e 388 fe-riti.

Tra coloro che hanno subitodanni e perdite di familiari ci sonoanche alcuni nostri confratelli, unodei quali il Cavaliere Augusto Co-langeli, proprietario di un super-mercato che è crollato, è arrivatosul posto prima dei soccorsi e nonha esitato a salvare quanta più mer-ce possibile e provvedere immedia-tamente a devolvere tutto alle po-polazioni colpite.

La Delegazione di Rieti si è su-bito attivata per raccogliere fondida destinare ai terremotati. Le offerte spontaneepervenute dai Cavalieri della Sezione Lazio am-montano ad euro 5.270.

Visto che l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro

di Gerusalemme sostiene in Terra Santa anche lescuole, il Consiglio di Delegazione di Rieti ha stabi-lito che la somma raccolta venga destinata ad unprogetto per il laboratorio di fisica, chimica e bio-

LA VITA NELLE LUOGOTENENZE

Attraverso diverse testimonianze di membri dell’Ordine, vogliamovalorizzare la ricchezza dell’impegno dei Cavalieri e delle Dame alla

sequela di Cristo in tutta la terra. Sul nostro sito www.oessh.va gli articolisulla vita delle Luogotenenze raccontano con più dettagli la diversità di

azioni tutte orientate al servizio degli abitanti della Terra Santa.

La solidarietà ai più vicini: i Cavalieri e le Damesi impegnano dopo il terremoto in centro Italia

Testimoni del Risortonella preghiera e nell’azione

In seguito alle forti scosse di terremoto che hanno colpito il centro Italia a partire dalmese di agosto, pubblichiamo questa testimonianza ricevuta dalla Delegazione diRieti (Luogotenenza per l’Italia Centrale) dell’Ordine. La condivisione di questa

esperienza ci ricorda l’importanza, in quanto Cavalieri e Dame dell’Ordine, di restareall’ascolto delle necessità di coloro che si trovano nel bisogno accanto a noi.

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Pochi giorni dopo la fine dell’intensa e toccanteesperienza della Giornata Mondiale della Gio-

ventù a Cracovia, un Cavaliere della Luogotenenzapolacca, Janusz Kamin’ski, racconta: «Nel 1984 ave-vo 22 anni ed ero a Roma quando Giovanni PaoloII invitò i giovani da tutto il mondo affidando lorola Croce del Giubileo». Quello fu l’inizio delleGiornate Mondiali della Gioventù e Janusz ricorda«il calore e l’attenzione che ho ricevuto a Roma daparte degli organizzatori e delle persone che ci ave-vano ospitato. In quel momento ho deciso che avreivoluto a mia volta ospitare dei giovani nel futuro equest’anno finalmente è giunto il momento di far-lo».

La casa di Janusz dunque nei giorni della GMGè diventata intercontinentale con ospiti tre sacerdo-ti dal Giappone. «Credo che il momento più me-morabile e toccante sia stato quando i preti giappo-nesi stavano partendo da casa nostra e hanno detto

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Dalla Gmg in Polonia ai “giochi olimpici” di Ramallah:l’estate dell’Ordine a servizio della Chiesa

logia del Liceo Scientifico di Amatrice.Il 30 settembre il Priore di Delegazione, Mons.

Gottardo Patacchiola ed il confratello Padre Maria-no Pappalardo, hanno celebrato una messa in suf-fragio delle vittime del terremoto nella chiesa di S.Chiara in Antrodoco, un paese limitrofo alle zonecolpite dal sisma. Al termine della celebrazione eu-

caristica, Padre Mariano ha tenuta una conferenzasul tema “Le 5 piaghe fonte di Misericordia”.

Ringraziamo tutti per la solidarietà dimostrataalla nostra Delegazione di Rieti.

Anna Maria Iacoboni MunziDelegata della Delegazione di Rieti dell’OESSH

Nei mesi in cui normalmente le attività diminuiscono e si pensa alle vacanze, non sonomancate le iniziative per mettersi a servizio dei più giovani in giro per il mondo.

Fra i “giochiolimpici” aRamallah, inPalestina, e laGMG a Cracovia, imembri dell’Ordine– di tutte legenerazioni – sisono largamenteimpegnati alservizio dellaChiesa durante lascorsa estate.

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“ittekimasu” che in Giappone si dice quando qual-cuno sta uscendo dalla propria casa e chi rimane ri-sponde “itterashai” che significa “vai e ritorna”.Quello è stato il segno più bello che da noi si sonosentiti come a casa loro».

Vari altri membri dell’Ordine hanno aperto leporte delle loro case per accogliere i giovani che sisono riversati su Cracovia lo scorso luglio. Il Cava-liere Jacek Antoni Rutkowski commenta: «moltihanno offerto ospitalità ai pellegrini, pregato conloro, e raccontato loro qualcosa riguardo alla nostranazione e alla sua storia, inclusi i più di 850 anni dipresenza dell’Ordine in Polonia», oltre ad aver par-tecipato all’organizzazione pratica dell’evento. Inparticolare, l’Altare dell’Adorazione a Brzegi è sta-to realizzato dal noto artista polacco Mariusz Dra-pikowski, Commendatore dell’Ordine. Ora che lecelebrazioni si sono concluse, l’Altare sarà portatoal Santuario di Nostra Signora, Madre della Parola,in Rwanda.

In Terra Santa invece un gruppo di giovani vo-lontari francesi è partito per animare il campo esti-vo della parrocchia latina di Ramallah dal 20 al 30luglio per una dieci giorni di giochi, canti, scoperte,

apprendimento del francese e incontri sul tema dei“Giochi Olimpici”. Il progetto è stato proposto daCharles-Edouard Guilbert-Roed, scudiero dell’Or-dine del Santo Sepolcro, che aveva già dato il via adun primo campo a Ramallah nel 2015. Dai 30 ra-gazzi dell’anno scorso, quest’anno siamo passati a70.

Claire de Puybaudet e Guillaume Malnoy, duevolontari, hanno condiviso con noi la loro esperien-za: «Fra le tante cose che abbiamo potuto osservaree che ci hanno stupiti, bisogna sottolineare la gran-de vicinanza che esiste fra le comunità cristiane equelle musulmane. Qui tutti vivono armoniosamen-te e certe iniziative pubbliche si impegnano ad or-ganizzare attività che coinvolgano le varie animedella società. Se la gioia dei bambini e la vicinanzadelle comunità fra loro non fossero bastate a con-quistarci, l’ospitalità, tanto della comunità nellaquale viviamo e di coloro che ci assistono, quantodei genitori riconoscenti, ci convince della fortunache abbiamo di far parte di questa ancora giovaneavventura». E concludono: «Oggi abbiamo una so-la certezza: questo campo continua a trasformarciogni giorno di più».

Mi avvicino alla quarantina,con doppia nazionalità bri-

tannica e francese, sono sposatocon una donna tedesca e abbiamodue bambini di 4 e 3 anni. Sonomembro della Luogotenenza bel-ga dell’Ordine Equestre del SantoSepolcro e vivo in Lussemburgo.Faccio parte dell’Ordine dal giu-gno 2010 quando il Gran Maestrodell’epoca, il cardinale Foley, cele-brò la cerimonia di Investituranella stupenda chiesa gotica bra-bantina, Nostra Signora di Sablona Bruxelles, decorata con vetratenel coro che rappresentano una cerimonia di Inve-stitura.

Ho scoperto l’esistenza dell’Ordine nella mia fa-

miglia e ho avuto l’opportunità didiscutere con i membri della miafamiglia sul significato e sul ruolodell’Ordine nella società di oggi.Il mio interesse è stato incoraggia-to e sostenuto da mia moglie. Al-lora vivevo a Bruxelles.

Il fatto di unirmi all’Ordine èstato una scelta personale profon-da, oggetto di molte preghiere mail processo, nel mio caso, ha ri-guardato molto la coppia, in unadinamica condivisa di riflessionerassicurante e stimolante. Ero im-merso nel primo obiettivo del-

l’Ordine, vale a dire sostenere i cristiani in TerraSanta attraverso la preghiera e i regolari contributiper permettere lo sviluppo di progetti costruttivi. I

Un appello a sostenere l’educazionee le vocazioni in Terra Santa

Testimonianza di un giovane Cavaliere dell’Ordine, Gregory Tugendhat

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progetti sostenuti sono diversi e includono attivitàquali la creazione di istituzioni educative e il soste-gno ai seminari. Un insegnante, un giorno, mi hadetto che avrei potuto essere sia un insegnante siaun sacerdote, probabilmente perché l’idea di soste-nerli entrambi contemporaneamente era già pre-sente in me.

Nei cinque mesi durante i quali mi sono prepa-rato per divenire un Cavaliere dell’Ordine, sonoandato in pellegrinaggio in Terra Santa. L’opportu-nità di visitare, come Cavaliere, scuole e università,

seminari e ospizi, e di incontrare lepersone che ci lavorano, che vivonoe dipendono dai vari aiuti è unica erende immediatamente ogni cosapiù tangibile, dopo aver visto, tocca-to e ascoltato tutto.

Le attività sono molte e frequen-tate. Ad agosto 2015 ho partecipatoa Parigi alla processione di stradalungo la Senna vicino alla cattedraleNotre Dame, in occasione della festadell’Assunzione. Nel mese di otto-bre, ho partecipato a un ritiro a Wa-vreumont, centrato sull’esortazioneapostolica Evangelii Gaudium. Sonostato a Nancy, nel mese di dicembre,

per la 770a processione annuale alla Basilica di SanNicola. Nel maggio 2016 ho accompagnato il ritiroa Roma, in occasione della festa dell’Ascensione,per riflettere sulla Misericordia e il Perdono.

Quando sono entrato nell’Ordine, nella Luogo-tenenza c’erano solo due membri che avevano me-no di quarantacinque anni. Nel 2016 se ne contanoquasi venti. L’Ordine ha creato numerose e belleoccasioni per incontrare nuove persone interessan-ti, che condividono valori comuni e il desiderio diapprofondire la loro fede.

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«O Dio Onnipotente, noi, Cavalieri e Damedel Santo Sepolcro, che lungo i secoli abbia-

mo visto e testimoniato la gloriosa tomba vuota diGesù, ti chiediamo di continuare ad inviarci con laguida dello Spirito Santo, rivestiti dell’armatura dellafede, con le buone opere come spada, al caritatevoleservizio di Cristo, nostro Re. Amen»

Solamente…come possiamo farlo? Siamo giàabbastanza fortunati ad andare in pellegrinaggio inTerra Santa e testimoniare il sepolcro vuoto ma co-me rimaniamo concentrati, nel servizio amorevoledi Cristo, sul nostro obiettivo di sostenere i cristianiin Terra Santa quando ci troviamo a 7.500 miglia di

distanza?Questa sera parteciperò alla cena del Rosario

del primo lunedì del mese nella mia città di Pasade-na, in California, con alcuni confratelli e consorelle,Cavalieri e Dame. Porteremo le nostre intenzionipersonali e faremo il punto sulle nostre azioni perla pace e la giustizia in Terra Santa. Poi pregheremoil Rosario insieme e condivideremo un pasto prepa-rato dagli amici che ci ospitano per la serata. Que-sto è un appuntamento mensile fisso da più di do-dici anni durante il quale ho imparato a conosceregli altri membri della Luogotenenza in una manieraparticolarmente gratificante. Nelle nove diocesi

La preghiera del Rosario al centro di un’esperienzadi fraternità vissuta nell’Ordine

Testimonianza di Karen McClintock della Luogotenenza USA Western riguardo adun’iniziativa di preghiera comunitaria che riunisce i Cavalieri e le Dame in California.

Gregory Tugendhat, padre di famiglia e Cavaliere dell’Ordine del SantoSepolcro, durante la processione mariana della solennitàdell’Assunzione.

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della Luogotenenza USA Western, in sedici postidifferenti, i nostri membri si incontrano il primo lu-nedì del mese in amicizia, preghiera e solidarietà gliuni con gli altri, con i cristiani di Terra Santa e conla Chiesa Universale.

A queste cene informali, celebriamo i successi econdividiamo empaticamente le sfide gli uni deglialtri. Esprimiamo gratitudine per la possibilità diincontrarci regolarmente, cosa che i nostri fratelli esorelle in Terra Santa non possono mai dare perscontata. Ridiamo, piangiamo e preghiamo insieme.Abbiamo anche collaborato a scrivere le nostreproprie meditazioni sui Mi-steri del Rosario. Così fa-cendo, abbiamo avvicinatoa noi i Misteri come gruppodel Rosario e come Ordine.

Tutti preghiamo privata-mente e abbiamo le nostrepersonali tradizioni di pre-ghiera ma c’è qualcosa dimolto speciale nella devo-zione cattolica del pregarein comunità. «Dove sonodue o tre riuniti nel mio no-me, io sono in mezzo a lo-ro» e sentiamo davvero laSua presenza. Io sento chia-ramente la Sua presenzadurante le nostre cene dopoil Rosario del primo lunedìdel mese.

E c’è qualcosa di squisi-tamente umano nel prepa-

rare il cibo l’uno per l’altro nelle nostre case. C’èun’umiltà che ci mette tutti sullo stesso piano, checoncentra la nostra attenzione sulle cose importantiche ci hanno fatti riunire. C’è la gentilezza del-l’aprire le nostre case gli uni agli altri, senza pretesema con un’accoglienza e un calore genuini.

Sono aperta a ricevere la santificazione verso laquale camminiamo come Cavalieri e Dame e le no-stre cene mensili del Rosario mi avvicinano a que-sto obiettivo. Questi momenti ci aiutano a rivestircidell’armatura della fede per servire Cristo, nostroRe.

La testimonianza di una Dama della Luogote-nenza per l’Austria mette in valore il posto im-

portante delle donne nell’Ordine nel quale sonoammesse a partire dal 1871.

Essere donna all’interno dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme è differente ri-spetto ad essere uomo? Secondo la mia esperienzapersonale, un passaggio del libro della Genesi (Gen

1,27) è tangibile nel nostro Ordine: «Dio creò l’uo-mo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; ma-schio e femmina li creò».

È il fatto di essere pienamente accettate checontraddistingue la nostra comunità, creando inquesto modo un’atmosfera familiare e una “patriareligiosa”, nella quale si contribuisce allo sviluppodei carismi di tutti e ciascuno. Dame, Cavalieri,

«Tutti con gli stessi diritti in quanto testimonidella Resurrezione»

Essere donna nell’Ordine del Santo Sepolcro

Alcuni Cavalieri e Dame pregano insieme il Rosario in maniera comunitaria efraterna nell’appartamento di uno dei membri della loro Luogotenenza.

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Il mio amore per la Terra Santa mi aveva portato a se-guire un percorso di avvicinamento all’Ordine per di-

ventare un Cavaliere del Santo Sepolcro. Nel dicembredel 2008 conobbi Manuela. Subito le parlai con tanto tra-sporto dell’Ordine e la invitai a prendere parte agli incon-tri e alle catechesi mensili. Fu così che anche in lei si acce-se lo stesso fuoco d’amore verso la Terra Santa e decise li-beramente di diventare una Dama.

Ricevemmo l’Investitura dalle mani del cardinale Pie-tro Farina, nell’ottobre del 2009 nella basilica della Ma-donna delle Grazie di Benevento ed è stato nella stessabasilica che ci siamo sposati il 19 febbraio 2011.

Dalla nostra unione è nato il piccolo Dante Maria cheoggi ha 6 anni ed in cuor nostro culliamo il nostro deside-rio che un giorno possa anche lui, se ritenuto degno, di-ventare un Cavaliere del Santo Sepolcro.

Nella nostra storia entrambi leggiamo le trame di undisegno divino che ha voluto per noi un percorso partico-lare e che ci ha uniti nell’amore reciproco e rivolto allaTerra Santa.

Massimo Contini e Manuela Libera Streppa Contini

Uniti nell’amore reciprocoe per la Terra Santa

membri laici e del clero: abbiamo tutti gli stessi di-ritti in quanto testimoni della Resurrezione.

Se è vero che le posizioni ufficiali sono ancoramaggiormente occupate da uomini, le Dame sonorappresentate nel Gran Magistero, occupano posi-zioni di consiglio nelle Luogotenenze e nelle Dele-

gazioni dove danno impulsi es-senziali nell’ambito caritativo esociale, nella liturgia, nell’orga-nizzazione dei pellegrinaggi e deimomenti di preghiera comuni.Possono anche rivestire il ruolodi Luogotenente, Cancelliere oSegretario e questo già accade invarie Luogotenenze.

Il nostro Luogotenente perl’Austria, Karl Lengheimer, davamolta importanza al fatto che ledonne occupassero più spazio al-l’interno dell’Ordine nel qualesono ammesse dal 1871. È grazieal suo impegno personale che le

Dame dell’Ordine sono oramai rappresentate intutte le Delegazioni. Rapporti di stretta collabora-zione fra uomini e donne crescono a tutti i livelli epossiamo perfettamente descrivere questa realtàcon l’espressione “famiglia dell’Ordine”.

Eva Maria Leiner

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Come ogni anno, il cardinale Edwin O’Brien,Gran Maestro dell’Ordine, ha avuto mododi visitare molte Luogotenenze e Delegazio-

ni Magistrali in giro per il mondo senza mancare leoccasioni importanti della vita della Chiesa e del-l’Ordine a Roma. Quest’anno le due riunioni delGran Magistero si sono tenute dall’11 al 13 aprile edal 24 al 26 ottobre presso la sede di Palazzo dellaRovere, come anche la riunione dei Luogotenentieuropei (27-28 giugno), mentre la riunione regiona-le dei Luogotenenti dell’America del Nord ha avu-to luogo a Baltimora (USA) dal 2 al 4 giugno.

Il 17 aprile il Gran Maestro ha celebrato la pri-ma Investitura della Delegazione Magistrale per laRepubblica Ceca ad Olomouc, preceduta dall’Inve-

stitura del Gran Priore, l’arcivescovo di OlomoucMons. Jan Graubner.

Il 10 e l’11 giugno Sua Eminenza ha presiedutola cerimonia di Investitura a Pelplin, in Polonia; poisi è recato a Pompei, nel santuario mariano dellaVergine del Rosario, fondato dal beato BartoloLongo, membro dell’Ordine, per l’Investitura orga-nizzata dalla Luogotenenza per l’Italia MeridionaleTirrenica il 24 e 25 giugno. Dal 22 al 24 luglio si èrecato in Irlanda per le Investiture a Maynooth.

I mesi di settembre ed ottobre sono stati densidi appuntamenti per il Gran Maestro. Il 3 settem-bre era a Madaba, in Giordania, per la consegnadei diplomi ai nuovi laureati dell’Università. Dal 5al 18 settembre il Gran Maestro è partito per la re-

Fra Roma e il mondo:l’intensa attività

del Gran Maestro dell’Ordine

Investitura a Parigi. Luogotenenza per la Francia.

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gione del Pacifico dove ha presieduto le cerimoniedi Investitura a Guam, Taiwan e nelle Filippine. Il21 settembre il cardinale O’Brien si è nuovamenterecato in Terra Santa per poter accogliere il nuovoAmministratore Apostolico del Patriarcato Latinodi Gerusalemme, Mons. Pierbattista Pizzaballa, inoccasione del suo solenne ingresso a Gerusalemme.Pochi giorni dopo, il 24 settembre, è stata la Fran-cia a ricevere la visita di Sua Eminenza che ha cele-brato la cerimonia di Investitura di una trentina dinuovi Cavalieri e Dame a Parigi.

Il mese di ottobre è iniziato con una visita ol-treoceano per la cerimonia di insediamento delnuovo Gran Priore della Luogotenenza USA We-stern il 1° ottobre, seguita dalle Investiture a Tuc-son, Arizona, il giorno successivo. Il 4 ottobre, ilcardinale O’Brien ha ricevuto il primo PremioAdelia, consegnatogli dalla Fondazione San Pio aTuckhaoe, New York. L’8 ottobre il Gran Maestrosi trovava a Barcellona per la messa di Investituradella Luogotenenza per la Spagna Orientale.

Momento importante di questo mese del Rosa-rio è stato il pellegrinaggio giubilare delle Luogote-nenze italiane – fortemente voluto dal cardinaleO’Brien – a Pompei, casa spirituale del Beato Bar-tolo Longo, ad oggi unico membro laico dell’Ordi-ne ad essere stato beatificato. Dopo aver presiedutola cerimonia di Investitura dei nuovi membri un-

gheresi a Budapest il 22 ottobre, il mese si è con-cluso con la consueta riunione autunnale del GranMagistero dell’Ordine presso la sede centrale diPalazzo della Rovere a Roma. Quest’anno la riunio-ne si è tenuta il 25 e 26 ottobre permettendo così dipoter celebrare insieme, nel giorno preciso della ri-correnza, il 25 ottobre, la festa della Beata VergineMaria Regina di Palestina.

Nel mese di novembre il Gran Maestro ha cele-brato due cerimonie di Investitura negli Stati Uniti:il 5 novembre a Boston e il 18 novembre a NewYork. Il 3 dicembre, ad Anagni (Italia), il cardinaleO’Brien ha ricevuto il Premio Internazionale Boni-facio VIII “...per una cultura della Pace” Città diAnagni 2016 e il Premio Internazionale “Misericor-

Investitura a Budapest. Luogotenenza per l’Ungheria.

Investitura a Barcellona. Luogotenenza per laSpagna Orientale.

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des sicut Pater” per la sua azione in quanto GranMaestro dell’Ordine del Santo Sepolcro e la sua in-tensa attività episcopale.

Nuovamente negli Stati Uniti nel mese di di-cembre, il Gran Maestro ha celebrato a Shreveport,Louisiana, la messa per il 150° anniversario dell’ap-parizione e del miracolo di san John Berchmans,gesuita belga del XVII secolo che apparve in ma-niera soprannaturale ad una novizia americana infin di vita ottenendole la guarigione. Durante que-sta celebrazione è stato possibile venerare la reli-quia del cuore del Santo. In quell’occasione, il car-dinale ha incontrato una delegazione di membridell’Ordine.

Al rientro a Roma, il cardinale O’Brien ha par-tecipato alle celebrazioni del tempo di Natale inVaticano insieme al Santo Padre. ■

Investituraad Olomouc.Delegazione

Magistraleper la

RepubblicaCeca.

Fra i Cavalieri e le Dame che hanno ricevutol’Investitura a New York, della Luogotenenza USAEastern, erano presenti anche cinque membri delleBahamas (Foto di Peter Ramsey, dal sito MagneticMedia tv).

Investitura a Pelplin. Luogotenenza per la Polonia.

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Visita nella regionedel Pacifico e dell’Asia

Dal 5 al 18 settembre, il Gran Maestro cardinaleEdwin O’Brien si è recato nella regione del

Pacifico e dell’Asia orientale per due settimane divisite durante le quali ha celebrato tre cerimonie diInvestitura: a Guam, a Taiwan e nelle Filippine, dovel’Ordine è in crescita.

A Guam (1), Sua Eminenza ha ricevuto in donodalla Delegazione Magistrale una copia della statuadella santa patrona di Guam, Santa Marian Kama-len, statua che risale al 1700 ma la cui origine èavvolta nel mistero. Un’importante storia che la ri-guarda risale al 1941, durante la seconda guerramondiale, quando il Giappone bombardò Guamproprio il giorno dell’Immacolata Concezione, l’8 di-cembre. La statua di Santa Marian Kamalen vennemessa in salvo e custodita da una ragazza che oggiè membro dell’Ordine del Santo Sepolcro.

La visita del cardinale O’Brien è proseguita aTaiwan (2) dove l’Investitura è stata celebrata l’11settembre.

L’ultima tappa di questo viaggio transoceanico èstata nelle Filippine (3), paese asiatico a maggio-ranza cattolica. Il Gran Maestro ha ricevuto il ben-venuto dal cardinale Luis Antonio Tagle, Gran Prioredella Luogotenenza per le Filippine, Arcivescovometropolita di Manila e Presidente di Caritas Inter-nationalis, che ha concelebrato la cerimonia di In-vestitura dei nuovi Cavalieri e Dame dell’Ordine te-nutasi il 15 settembre.

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Alcuni momenti importantivissuti dalle Luogotenenze

a tutte le latitudini…

ITALIA CENTRALE - Oltre alle varie attività organizzate dalla Luogotenenza per l’Italia Centrale, non sono mancatele occasioni per pregare la Santa Vergine Maria e affidare a lei le azioni a favore della Terra Santa. In particolare, dal17 al 20 giugno, si è svolto il pellegrinaggio mariano a Lourdes, organizzato dalla Sezione Roma e guidato dalLuogotenente Saverio Petrillo.

Varie Luogotenenze hanno voluto inviarci il resoconto delle loro attività localidurante l’anno trascorso. Invitiamo i nostri lettori a leggere questi testi ricchidi esperienze sul nostro sito in cinque lingue – www.oessh.va – nella rubrica“Luogotenenze”. Le foto che pubblichiamo nelle prossime pagine illustrano

alcuni momenti importanti vissuti da membri dell’Ordine delle diverseLuogotenenze che ci hanno scritto per darne testimonianza nelle

pubblicazioni del Gran Magistero.

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SVIZZERA - La Luogotenenza per la Svizzera ha vissuto vari momenti intensi durante il 2016, particolarmente dalpunto di vista spirituale. Nella foto un bel ricordo dell’Investitura celebrata a Locarno nella chiesa di San Francesco.

USA WESTERN - LaLuogotenenza USA Westernha particolarmente preso acuore l’invito al dialogo fraebrei, cristiani e musulmaniche Papa Francesco harivolto all’inizio del Giubileodella Misericordia. Il MoltoReverendo Padre AlexeiSmith, membro dell’Ordinee addetto dell’ufficioecumenico ed interreligiosodell’arcidiocesi di LosAngeles ha raccontato letante occasioni che laLuogotenenza ha promossoa livello di conoscenzareciproca e di azioni socialicomuni, da Phoenix a SaltLake City fino a Los Angelese San Diego.

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AUSTRIA - Dall’inizio delGiubileo della Misericordia,

molte attività hanno vistocoinvolta la Luogotenenza perl’Austria in un clima di gioiosa

appartenenza alla ChiesaUniversale ricordando la

vocazione propria del Cavaliere,come ha affermato un membro

dell’Ordine: «essere cavalierisignifica anche essere

misericordiosi».

FILIPPINE - Durante il pellegrinaggio del2011 in Terra Santa della Luogotenenza perle Filippine, l’allora Patriarca Fouad Twal fecepresente ai Cavalieri e alle Dame lanecessità di dar vita ad una cappellaniadedicata ai filippini che in Giordania sonocirca 45.000 e che hanno bisogno di essereguidati ed accompagnati spiritualmente daqualcuno che conosca la loro lingua ecultura. La Luogotenenza ha preso a cuorequesta richiesta e il 19 dicembre 2016padre Gerald Metal è arrivato ad Amman. Inquesta foto lo vediamo durante lacelebrazione della Festa del Battesimo diCristo al fiume Giordano insieme a varimembri della comunità filippina.

PAESI BASSI - Uno deimomenti che ha particolarmente

toccato la Luogotenenza per iPaesi Bassi nel 2016 è stata la

chiusura della comunità dellaPrioria di Emmaus a Maarsen,

vicino Utrecht. Le suore di questacomunità sono state una presenza

fedele e di sostegno per laLuogotenenza a partire dalla sua

fondazione e per gli scorsi 60anni. Nella foto vediamo il donodel calice che è stato fatto dalla

superiora della comunità allaLuogotenenza e che sarà il segno

visibile dell’unione nella preghierafra le suore e i membri dell’Ordine.

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SPAGNA OCCIDENTALEIl Giubileo della Misericordiaè stato un particolare annodi grazia. Ne rende conto il

nuovo Cavaliere Jean-Phillippe André Sendat dellaLuogotenenza per la SpagnaOccidentale che ha ricevuto

l’Investitura a Madrid il 5novembre: «Entrare

nell’Ordine del SantoSepolcro durante l’Anno

della Misericordia è statocome se Gesù mi venisse

incontro. Sento allegria,entusiasmo, pace, desiderio

di giustizia, compassioneverso gli altri. Sento di avere

una grande sfida davanti ame: la nuova

evangelizzazione e offrire lasperanza ai cristiani di Terra

Santa».

FINLANDIA - Nel mese di settembre 2016, la Luogotenenza per la Finlandia si è recata in Svezia sulle orme deisanti, in particolare santa Brigida, per il suo pellegrinaggio annuale. Fu proprio dalla Svezia infatti che la BuonaNovella giunse per essere proclamata nella parte sud-occidentale della Finlandia durante l’XI-XII secolo. Fra i luoghivisitati durante il pellegrinaggio, il convento brigidino di Djursholm, vicino a Stoccolma, dove il gruppo è statoraggiunto da alcuni Cavalieri e Dame della Luogotenenza per la Svezia per celebrare insieme la messa e vivere unmomento conviviale.

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CANADA QUÉBEC - Sabato 3 dicembre, il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, Gran Priore della Luogotenenza per ilCanada Québec e arcivescovo di Québec ha presieduto la cerimonia delle Investiture alla basilica-cattedrale di NostraSignora di Québec. Quattro nuovi Cavalieri hanno ricevuto l’Investitura in quell’occasione. (Foto di Daniel Abel,fotografo ufficiale della basilica-cattedrale di Nostra Signora di Québec)

USA NORTHEASTERN - La Luogotenenza USA Northeastern ha celebrato nel 2016 il suo 35° anniversario. Èstata dunque una grande gioia poter condividere questo momento con il Gran Maestro, cardinale Edwin O’Brien, e ilGran Priore, cardinale Sean Patrick O’Malley, in occasione della cerimonia delle Investiture che si è tenuta il 5novembre a Boston e durante la quale 50 nuovi Cavalieri e Dame sono stati accolti nell’Ordine, portando così ilnumero dei membri della Luogotenenza a 900.

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Le origini storiche dell’Ordine dei Cavalieridel Santo Sepolcro costituisce, com’è noto,una questione controversa. Contrariamente a

quanto affermato dagli autori più antichi, infatti,non si è finora trovato alcun documento autenticoin base al quale si possa sostenere che l’Ordine siasorto all’epoca delle crociate e, ancor meno, che es-so sia stato fondato subito dopo la conquista cri-stiana di Gerusalemme nel 1099, durante la primacrociata1. Allo stato attuale degli studi, si puòsoltanto affermare, sulla base di fonti inoppugnabi-li, che del titolo di cavaliere del Santo Sepolcrocominciarono a fregiarsi, a partire del XIV secolo,nobili e gentiluomini i quali avevano ricevuto l’in-vestitura – o rinnovato quella precedentemente ri-cevuta in Europa – a Gerusalemme, nella basilicadel Santo Sepolcro, secondo l’antico rito della ca-valleria.

Nell’ambito della tradizionale cavalleria medie-vale, questi cavalieri facevano parte di un ramo par-ticolare. I suoi membri, però, non operavano nel-l’ambito di un’istituzione giuridicamente struttura-ta, né avevano a loro capo un Gran Maestro. Rien-trati in patria, ciascuno di essi riprendeva il proprioposto nella società, tornando a vivere nel secolo ein seno alla propria famiglia2. Un esempio emble-matico di questa pratica invalsa tra l’aristocraziaeuropea ci è fornito dal diario, pubblicato qualcheanno fa, del pellegrinaggio effettuato da un genti-luomo italiano di alto lignaggio in Terra Santa nel14133.

Questo prezioso documento ci fornisce un bre-ve ma dettagliato resoconto del viaggio di andata eritorno compiuto dal marchese Nicolò III d’Este,signore della città di Ferrara, in Italia settentriona-le, dal 1394 al 1441. Come si addiceva al sua rango,il marchese guidava uno numeroso seguito, compo-sto da altri dieci nobili, dal frate francescano fra’Francesco da Lendinara (accompagnato da un con-fratello) in veste di cappellano, da un medico, daalcuni ufficiali e da una nutrita servitù, i cui com-

ponenti erano adibiti ai compiti più vari, per un to-tale complessivo di una cinquantina di persone. Tragli ufficiali, figura anche il cancelliere Luchino dalCampo, cui era stato affidato l’incarico di stendereil diario dell’intero viaggio.

Partita il 6 aprile 1413 alla volta di Venezia, lacomitiva salpò il giorno 14 successivo. Dopo variesoste, approdò a Giaffa, in Palestina, l’11 maggio,per poi dirigersi direttamente a Gerusalemme, do-ve l’intero gruppo arrivò quattro giorni più tardi. Iprimi due giorni furono dedicati alla venerazionedei vari luoghi della Città Santa menzionati neiVangeli. Quindi, nel pomeriggio del 16 maggio, lacomitiva fece il proprio ingresso nella basilica delSanto Sepolcro. Giunta la sera e chiuso l’edificiosacro dalle autorità mussulmane (il cronista precisache le chiavi di esso erano detenute dai “turciman-ni”), i pellegrini ferraresi, accompagnati dai alcunifrancescani della Custodia, rimasero all’interno, vi-sitando e pregando nelle varie cappelle e nell’Edi-cola. Terminate le loro devozioni, furono avvisatidai religiosi che l’investitura sarebbe stata precedu-ta dal canto degli uffici divini e dalla celebrazionedi tre messe: coloro che non si erano ancora confes-sati, vennero invitati ad accostarsi al sacramentodella penitenza. Gli altri potevano cenare, riposareo pregare, come meglio avessero creduto. Non sitrattava, dunque, di una vera e propria veglia d’ar-mi, ma della permanenza notturna nel luogo sacro(la cosiddetta incubatio).

A mezzanotte, la liturgia iniziò con il canto deidivini uffici, cui seguì la celebrazione di tre messe,l’ultima delle quali sul Santo Sepolcro stesso. Quin-di, dopo la distribuzione dell’eucaristia ai candidatial cavalierato, preceduti dal marchese stesso, que-st’ultimo diede inizio all’investitura di sei gentiluo-mini, secondo il consueto cerimoniale: interrogato-rio del candidato per accertare le sue intenzioni e laconsapevolezza degli obblighi che si assumeva,consegna della spada.

A questo punto, tuttavia, la cerimonia subisce

C U LT U R A

Una investitura cavallerescaa Gerusalemme nel 1413

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una variante, che è quella che qui maggiormente ciinteressa. Uno dei gentiluomini presenti, messer Al-berto della Sala, il quale era già cavaliere, consegnòla propria spada e gli speroni d’oro, dichiarando divoler rinunciare all’investitura in precedenza rice-vuta “per essere facto cavaliero a Sepolcro”. Gli fupertanto di nuovo cinta la spada al fianco. Quindi,l’intero gruppo si spostò all’altare sul Monte Calva-rio, ove il marchese calzò a tutti gli speroni d’oro.

Un ulteriore episodio arricchisce la narrazione.Il cronista precisa come Nicolò III, benché fossegià da tempo cavaliere, non avesse mai portato glisperoni. In quella particolare circostanza, sul Cal-vario, pregò messer Alberto di allacciargli il solosperone d’oro sinistro (la parte sinistra del corpoveniva considerata la più nobile, perché è quella incui batte il cuore) a perenne memoria del suo pelle-grinaggio in Terra Santa. In quanto all’altro spero-ne si riservava di calzarlo al termine del successivopellegrinaggio che si riprometteva di compiere aSantiago di Compostela. La cerimonia si conclusecon una messa cantata, al termine della quale rice-vettero l’eucarestia tutte le persone che non si era-no comunicate al termine della messa sul Santo Se-polcro4.

La breve narrazione offertaci da Luchino dalCampo, ci offre lo spunto per qualche annotazione.In primo luogo, ci propone una sia pure sommariadescrizione di una cerimonia di investitura nella ba-

silica del Santo Sepolcro. A differenza di quantoavverrà un secolo e mezzo più tardi, nel XV secolo,il clero (nel caso specifico, i francescani della Cu-stodia) adempie unicamente al proprio ministerosacerdotale, con l’amministrazione dei sacramenti ela celebrazione delle messe. Chi officia la cerimoniadi investitura è un laico, il cavaliere dotato della piùalta autorità. In secondo luogo, appare evidente co-me spada e speroni d’oro fossero le più caratteristi-che insegne esteriori del cavalierato: e questo parti-colare ci aiuta a capire perché li usiamo ancora og-gi, sia pure dando loro un differente significatosimbolico. In terzo luogo, abbiamo la prova docu-mentale di come cavalieri investiti in epoca anterio-re, rinunciassero al titolo già acquisito, per pren-derne un altro quello di “cavaliero a Sepolcro”. Lacronaca non precisa se tale denominazione adottas-sero anche gli altri, ma è verosimile che così avve-nisse se consideriamo le parole pronunciate dalmarchese, il quale esortò tutti a non dimenticare“dove havevano recevuto questo ordine della caval-leria”5. Infine, la precisazione di Nicolò III di volercalzare l’altro sperone al termine di un pellegrinag-gio a Santiago di Compostela mette in evidenza co-me il carattere religioso dell’investitura fosse ulte-riormente esaltato allorquando il relativo rituale – oparte di esso, come in questo caso – si svolgesse alraggiungimento della meta sacra di un pellegrinag-gio.

la croce di Gerusalemme 2016 - 93

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Jan van Scorel (1495-1562), dodici membri della Confraternita dei Pellegrini a Gerusalemme della città di Haarlem(Frans Halsmuseum Haarlem). Nell’angolo superiore a sinistra è riprodotta l’edicola del Santo Sepolcro. Da notareche il quarto personaggio da sinistra porta appesa al collo una croce di Gerusalemme.

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Comunque sia, nella mattinata del mercoledì 17maggio, alla riapertura delle porte da parte dei“turcomanni”, la comitiva usci dall’edificio sacronon senza avere versato un tributo in denaro. Il po-meriggio di quello stesso giorno, il marchese e ilsuo seguito partirono per Betlemme. Visitata la ba-silica della Natività e i luoghi circonvicini, l’indo-mani rientrarono a Gerusalemme, da dove, il 19maggio, iniziò il viaggio di rientro. Esso si conclusea Ferrara, il 6 luglio 1413: il pellegrinaggio era du-rato in tutto 92 giorni.

Un episodio verificatosi sulla via del ritorno me-rita tuttavia di essere menzionato. Durante la tra-versata verso Venezia, la nave che trasportava la co-mitiva gettò l’ancora a Cipro. E durante il soggior-no nell’isola, si svolse una singolare cena. Dinnanzia una tavola imbandita, il cui piatto più prelibatoera costituito da pavoni arrosto, il marchese e inuovi cavalieri pronunciarono ciascuno un voto so-lenne. Per comprendere il contesto, occorre tenerepresente che il pavone era considerato all’epocasimbolo dell’immortalità, in quanto si riteneva chela sua carne fosse imputrescibile: pertanto, su di es-so si soleva pronunciare i giuramenti più solenni.Nella fattispecie, Nicolò III fece il voto che, in oc-casione del primo fatto d’arme al quale si fosse tro-vato a partecipare con una compagnia composta dapiù di cento uomini a cavallo, egli sarebbe partitoper primo all’attacco; fino a quando non avesse po-tuto adempiere al suo voto, avrebbe digiunato tuttii venerdì. Voti analoghi pronunciarono gli altri, chi

assumendosi esplicitamente l’obbligo di combatte-re turchi e saraceni, chi impegnandosi a osservarepuntualmente le regole dell’onore, chi giurando fe-deltà al marchese6.

Questa breve cerimonia si configura come il ri-svolto temporale del rito religioso celebrato a Ge-rusalemme nel corso dell’investitura. Nel solco del-la tradizione, i nuovi cavalieri si sentono in obbligodi rievocare i valori della cavalleria medievale: il co-raggio militare, il senso dell’onore e la lealtà verso ilproprio signore. E tale tradizione si perpetuerà tra icavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme sinoal XIX secolo, quando la cavalleria medievale eraormai un lontano ricordo.

Agostino Borromeo

1 J.-P. de Gennes, Les Chevaliers du Saint-Sépulchre deJérusalem, 2 voll. in 3 tomi, Cholet 1995 – Versailles 2004,I: Origines et histoire générale de l’Ordre, pp. 259-262.

2 A. Borromeo, L’Ordine Equestre del Santo Sepolcrodi Gerusalemme in “Bollettino del Circolo S. Pietro” 132,n. 1 (gennaio-giugno 2001) pp. 50-53.

3 Luchino dal Campo, Viaggio del marchese Nicolòd’Este al Santo Sepolcro (1413). Edizione e commento acura di Caterina Brandoli, presentazione di Franco Cardi-ni, Firenze 2011.

4 Luchino dal Campo, Viaggio del marchese Nicolòd’Este, cit. pp. 189-191; p. 282.

5 Luchino dal Campo, Viaggio del marchese Nicolòd’Este, cit. p. 190.

6 Luchino dal Campo, Viaggio del marchese Nicolòd’Este, cit. pp. 236-241.

94 - la croce di Gerusalemme 2016

In questa immaginesono rappresentatitre pellegrini del XVsecolo nell’atto dipagare il tributo perentrare nel SantoSepolcro, raffiguratoin forma stilizzata sullato destro econnotato dallatomba vuota diCristo.

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la croce di Gerusalemme 2016 - 95

Vi è un cordone ombelicale antico esolidissimo che lega la Terra Santa aRoma. Un legame dalle molteplici

sfaccettature che richiamano ambiti tra loroanche lontani: storia, filologia, esegesi, ar-cheologia, devozione. In questo universo as-setato di conoscenza, che traccia una sepa-razione precisa tra scienza e fede, si pone undocumento dal ruolo assolutamente peculia-re: la reliquia. Testimonianza venerata, di-scussa, demonizzata, essa è in fondo il docu-mento antropologico più emblematico perlo studioso.

L’intento principale di questo libro è rac-contare la storia e la tradizione che accom-pagnano tutta una serie di “memorie” attra-verso le quali è possibile legare Roma a Ge-rusalemme. Nel percorso suggerito, ai cuivertici principali stanno Cristo, sant’Elena egli apostoli Pietro e Paolo, le reliquie hannoil ruolo di fil rouge, ma saranno affiancateda altri materiali sorretti dall’autorità del-l’archeologia, dalle fonti e soprattutto dallavolontà di evitare che il rumore di fondodell’agiografia e della leggenda disturbi ilsuono della storia.

la Terra Santa a romaStoria, tradizione e leggenda delle reliquie

di Terra Santa nella capitale del cristianesimo

R E C E N S I O N E

MASSIMO CENTINI (1955) è laureato in Antropologia culturale presso laFacoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha lavorato acontratto con università e musei italiani e stranieri. Attualmente è do-cente di Antropologia culturale presso la Fondazione Università Popo-lare di Torino e presso il MUA – Movimento Universitario Altoatesino– di Bolzano.

Dal sito www.edizioniterrasanta.it

Il libro di Massimo Centini, pubblicato dalle EdizioniTerra Santa nel 2016, fa scoprire quanto di Gerusalemme

è possibile ritrovare a Roma.

CULT

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96 - la croce di Gerusalemme 2016

ARGENTINALUGARTENENCIAC. Marcelo T. de Alvear 1173 2B1058 BUENOS AIRES – Argentina

AUSTRALIA – NEW SOUTH WALESLIEUTENANCYc/o Supreme Court of New South WalesGPO Box 3SYDNEY, NSW 2000 – Australia

AUSTRALIA – QUEENSLANDLIEUTENANCY11 Kentia StreetMOUNT GRAVATT – Queensland 4122 – Australia

AUSTRALIA - SOUTH AUSTRALIALIEUTENANCY54A Lower Portrush RdMARDEN - SA 5070 – Australia

AUSTRALIA VICTORIALIEUTENANCY23 Holroyd StreetKEW, Victoria 3101 – Australia

AUSTRALIA - WESTERN AUSTRALIALIEUTENANCYP.O. BOX 101OSBORNE PARK WA 6917 – Australia

BELGIQUELIEUTENANCEDamhertenlaan, 51950 KRAAINEM – Belgique

BRAZIL - RIO DE JANEIROLUGAR-TENENCIARua Gabriel Garcia Moreno 366 , São ConradoCEP 22610-360 - RIO DE JANEIRO - RJ – Brazil

BRASIL – SÃO PAULOLUGAR-TENENCIAAv. Cidade Jardim n° 400 – 6° AndarSÃO PAULO/SP. - CEP 01454-901 Brasil

BRASIL – SÃO SALVADOR DA BAHIADELEGAÇÃO MAGISTRALMosteiro de São Bento da BahiaC.P. 113840001-970 SALVADOR, BA – Brasile

CANADA-ATLANTICLIEUTENANCY851 Tower RoadHALIFAX, NS B3H 2Y1 – Canada

CANADA-MONTRÉALLIEUTENANCE4399, King Edward AvenueMONTRÉAL - QC - H4B 2H4 – Canada

CANADA-QUÉBECLIEUTENANCE5607 rue Saint-Louis, suite 306LÉVIS, QC G6V 4G2 – Canada

CANADA - TORONTOLIEUTENANCY90 Old Mill RoadTORONTO, ON – M8X 1G8 – Canada

CANADA - VANCOUVERLIEUTENANCY6625 Balaclava StreetVANCOUVER, BC - V6N 1M1 Canada

CESKÁ REPUBLIKAMAGISTRÁLNÍ DELEGACE679 39 ÚSOBRNO 58Ceská Republika

COLOMBIALUGARTENENCIACalle 71 n°1-9011001 BOGOTÁ D.C. – Colombia

DEUTSCHLANDSTATTHALTEREIRembrandtstr. 4440237 DÜSSELDORF - Deutschland

ENGLAND AND WALESLIEUTENANCY68 Goldington AvenueBEDFORD MK40 3DA – United Kingdom

LE LUOGOTENENZEe le delegazioni magistrali

NEL MONDO

GRAN MAGISTERO00120 CITTÀ DEL VATICANO

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la croce di Gerusalemme 2016 - 97

ESPAÑA OCCIDENTALLUGARTENENCIAC/ Alonso Heredia, 5- 1° A 28028 MADRID – España

ESPAÑA ORIENTALLUGARTENENCIAC/ Rivadeneyra, n° 3, bajos08002 BARCELONA – España

FEDERAZIONE RUSSADELEGAZIONE MAGISTRALEOzerkovskaya naberezhnaya 26, Apt. 55115184 MOSKVA/MOSCA – Federazione Russa

FINLANDKÄSKYNHALTIJAKUNTAItä-Linnake 802160 ESPOO – Finland

FRANCELIEUTENANCEArchevêché, B.P. 41117, 27 rue Jules Simon37011 TOURS Cedex – France

GIBRALTARLIEUTENANCYCloister Building, 6/8 Market LaneP.O. Box 554 – GIBRALTAR

GUAMMAGISTRAL DELEGATIONDulce Nombre de Maria Cathedral-Basilica (Chapel of St.Therese)207 Archbishop Flores StreetHAGATNA, Guam – USA 96910

IRELANDLIEUTENANCYBeechmount’, Kilkelly RoadSWINFORD - Co. MAYO – Ireland

ITALIA CENTRALE LUOGOTENENZAPiazza S. Onofrio al Gianicolo, 200165 ROMA – Italia

ITALIA CENTRALE APPENNINICALUOGOTENENZAVia dei Servi, 34 50122 FIRENZE – Italia

ITALIA MERIDIONALE ADRIATICALUOGOTENENZAVia Cesare Diomede Fresa, 1470126 BARI – Italia

ITALIA MERIDIONALE TIRRENICALUOGOTENENZAVia Capodimonte, 1380136 NAPOLI – Italia

ITALIA SARDEGNALUOGOTENENZAVia Roma, 6909124 CAGLIARI – Italia

ITALIA SETTENTRIONALELUOGOTENENZAVia San Barnaba, 4620122 MILANO – Italia

ITALIA SICILIALUOGOTENENZAVia Monteleone, 5090133 PALERMO – Italia

LETTONIA/LATVIADELEGAZIONE MAGISTRALEBulstrumu Street 5IKSKILE, LV- 5052 Latvia

LUXEMBOURG (GRAND DUCHÉ DE)LIEUTENANCE21, rue Cents1319 LUXEMBOURG

MAGYARORSZAG - HUNGARIAHELYTARTÓSÁGHermina út 231146 BUDAPEST – Magyarország (Hungaria)

MALTALIEUTENANCY“La Dorada”Triq il-MigbedSwiegi, St. Andrew’sSWQ 3240 – Malta

MEXICOLUGARTENENCIAGómez Pedraza #50, Colonia San Miguel ChapultepecDelegación Miguel HidalgoCIUDAD DE MÉXICO, 11850 México

NEDERLANDLANDSCOMMANDERIJE NEDERLANDSchapendijk 467574 PG - OLDENZAAL – Nederland

NEW ZEALANDMAGISTRAL DELEGATION29L St. Stephens AvenuePARNELL 1052 – New Zealand

NORGEMAGISTRAL DELEGATIONNyveibakken 127018 TRONDHEIM – Norge

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98 - la croce di Gerusalemme 2016

ÖSTERREICHSTATTHALTEREISeefeldgasse 15A-7100 Neusiedl am See – Österreich

PHILIPPINESLIEUTENANCY110 Mango DriveAyala Alabang VillageMUNTINLUPA CITY 1780 – Philippines

POLSKAZWIERZCHNICTWOArchbishop of Warszawaul. Miodowa 17-1900-246 WARSZAWA – Polska

PORTUGALLUGAR-TENENCIARua do Alecrim, 72, R/C DT.°1200-018 LISBOA – Portugal

PRINCIPAUTÉ DE MONACOLIEUTENANCE10, rue de Bosio98000 MONACO – Principauté de Monaco

PUERTO RICOLUGARTENENCIA265A Nelson RamírezMayagüez PR 00682 – Puerto Rico

REPUBLIKA HRVATSKAMAGISTRAL DELEGATIONNadbiskupski Duhovni Stol, Kaptol 3110000 ZAGREB – Republika Hrvatska

SCOTLANDLIEUTENANCY120 Brackenbrae AvenueBishopbriggs GLASGOW G64 2DU – Scotland

SLOVENIJANAMESTNI·TVOc/o Îupnijski urad sv. NikolajaDolniãarjeva 11000 LJUBLJANA – Slovenija

SOUTH AFRICAMAGISTRAL DELEGATIONApartment 1002 Twin Towers NorthBeach RoadThree Anchor BayCAPE TOWN – South Africa

SUISSELIEUTENANCELe Ménestrel – Avenue des Alpes, 10/A1006 LAUSANNE – Suisse

SVERIGE-DANMARK (SWEDEN-DENMARK)STÅTHÅLLERIETÅsögatan (Aasoegatan) 149, 6th floor S-116 32 - STOCKHOLM – Sweden

TAIWANLIEUTENANCYNo. 1-1, Shikan, Shihding Dist223 Shihding, NEW TAIPEY CITY – Taiwan, R.O.C.

USA EASTERNLIEUTENANCY1011 First Avenue - 7th FloorNEW YORK, NY 10022 – USATel. (+1) 212 371 1050

USA MIDDLE ATLANTICLIEUTENANCY11622 Hunters Run DriveHUNT VALLEY, MD 21030-1951 – USA

USA NORTH CENTRALLIEUTENANCY7575 Lake Street, Apt. 2ARIVER FOREST, IL 60305 – USA

USA NORTHEASTERNLIEUTENANCY340 Main Street, Suite 906WORCESTER, MA 01608 – USA

USA NORTHWESTERNLIEUTENANCY4684 N.W. Brassie PlacePORTLAND, OR 97229 – USA

USA NORTHERNLIEUTENANCY1715 N. 102nd StreetOMAHA, NE 68114-1141 – USA

USA SOUTHEASTERNLIEUTENANCY2955 Ridgelake Drive, Suite 205METAIRIE, LA 70002-4962 – USA

USA SOUTHWESTERNLIEUTENANCY2001 Kirby Drive, Suite 902HOUSTON, TX 77019 – USA

USA WESTERNLIEUTENANCYCathedral of Our Lady of the Angels555 W. Temple StreetLOS ANGELES, CA 90012 – USA

VENEZUELALUGARTENENCIAAvenida Los Pinos Quinta n° 45Urbanización la Florida CARACAS – Venezuela

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DAL 1975

Ordine del Santo SepolcroOrdini Equestri Pontifici

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