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Corso di Progettazione Costruzioni Impianti Classe V maggio 2020 prof. Federica Caldi Storia dell’architettura LA COSTRUZIONE NEL NUOVO MILLENNIO Decostruttivismo 1
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La costruzione nel nuovo millennio: Decostruttivismo - prof. federica …federicacaldi.altervista.org/wp-content/uploads/2020/05/... · 2020. 5. 7. · prof. Federica Caldi Corso

Feb 01, 2021

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  • prof. Federica Caldi

    Corso di Progettazione Costruzioni ImpiantiClasse V

    maggio 2020 prof. Federica Caldi

    Storia dell’architettura

    LA COSTRUZIONE NEL NUOVO MILLENNIO

    Decostruttivismo

    1

  • DECOSTRUTTIVISMO- Collegamento tra il mondo delle immagini elettroniche e quello

    della costruzione

    - Manipolazione sperimentale delle forme, scomposizione geometrica

    - Peter Eisenman: «Gli edifici devono generare ansietà»

    OPERE

    Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

    Casa Danzante a Praga (1992-1996) - Vlado Milunić e Frank Gehry

    MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry7

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry8

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry 9

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry 10

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry 11

    Decostruttivismo

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry 12

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry13

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry14

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry15

    Decostruttivismo

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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    Decostruttivismo

    Progettato dallo studio d'architettura di Frank Gehry, fu aperto al pubblico nel 1997 e daallora ospita esposizioni di opere d'arte appartenenti alla fondazione Guggenheim e anchedi mostre itineranti. Rapidamente il museo si è rivelato come uno dei più spettacolariedifici del decostruttivismo. Il Museo occupa complessivamente 24.000 m², di cui 10.600sono spazi espositivi, e risulta composto da una serie di volumi complessi, interconnessi inmodo spettacolare. L'impatto con l'ambiente circostante risulta certamente forte, ma altempo stesso non tale da fornire disturbo, anzi l'imponente struttura si sposa con ilcontesto grazie alla sua sobria eleganza dovuta anche ai materiali di cui è rivestita.Il disegno del museo e la sua costruzione seguono perfettamente lo stile e i metodi diFrank Gehry. Come molti dei suoi lavori precedenti la struttura principale è radicalmentescolpita seguendo contorni quasi organici. Il museo, affermano i progettisti, non possiedeuna sola superficie piana in tutta la struttura. Parte dell'edificio è attraversata da un ponteelevato, e all'esterno è ricoperto da piastre di titanio e blocchi di pietra calcareaproveniente dalle cave di Granada, la stessa utilizzata per la costruzione dell'Università diDeusto.L'edificio, visto dal fiume, sembra avere la forma di una nave, rendendo così omaggio allacittà portuale nella quale si trova. I pannelli brillanti assomigliano alle squame di un pesce,e ricordano le influenze delle forme organiche presenti in molte opere di Gehry. Vistodall'alto l'edificio mostra senza ombra di dubbio la forma di un fiore. Per la progettazioneil team di Gehry ha utilizzato intensamente simulazioni computerizzate delle strutture,riuscendo così a ideare forme che solamente qualche anno prima sarebbero risultateimpossibili anche solo da immaginare.Se dal livello del fiume il museo domina le viste della zona, il suo aspetto dal livellosuperiore della strada è molto più modesto e riesce a non stonare con tutti gli edifici piùtradizionali che gli sorgono intorno.

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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    Decostruttivismo

    La struttura si riflette sulle acque del Nerviòn e su quelle di un laghetto artificiale situatoai suoi piedi ad un livello leggermente più alto di quello del fiume, che fa parte anch'essodello spazio espositivo. Al livello dell'acqua sono qui collocati dei bruciatori, dotati di foriper fare entrare l'aria che si mescola al gas, e da alcuni bocchettoni fuoriescono fiammecolorate miste a spruzzi d'acqua, che rendono ancora più suggestiva una visita serale alMuseo. Una rampa collega la passeggiata a fiume con una torre dalla forma irregolare,dotata di una scala interna che permette di salire sul ponte. La torre funge dunque dacollegamento tra il museo ed il Ponte de La Salve, una delle principali vie d'ingresso allacittà e l'edificio risulta così integrato all'area urbana, indicando il desiderio di integrazionedel Museo con il resto della regione.L'entrata principale si trova a conclusione di una delle strade principali della città, che sisvolge in diagonale e che collega il centro urbano al Museo ed è posta sei metri sotto illivello stradale. La struttura interna dell'edificio si sviluppa in tre livelli, che contengono lesale espositive, a cui si aggiunge un ulteriore livello, per i sistemi di condizionamento. Ilfulcro compositivo dell'intero edificio è composto da un atrio, di 650 m², e di 50 metri dialtezza, dal quale prendono luce anche i tre piani che vi si affacciano. Questo spazio vieneilluminato sia dalla luce naturale che penetra lateralmente dalle grandi vetrate che dannosul fiume, sia dalla vetrata che costituisce la copertura del punto più alto dell'edificio dacui la luce proviene zenitalmente. Dall'atrio, inoltre, si accede alla terrazza che si affacciasul laghetto artificiale ed è coperta da una gigantesca tettoia sorretta da un unico pilastroin pietra.

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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    Decostruttivismo

    Ci sono, inoltre, 19 gallerie che si raccordano su questo spazio grazie ad un sistema dipasserelle curvilinee sospese, di ascensori a vetro e di torri di scale, destinate ad ospitarea rotazione le collezioni della fondazione Guggenheim, le opere della collezionepermanente, ma anche alcuni percorsi espositivi dedicati ad artisti baschi e spagnolicontemporanei. Alcune gallerie presentano una volumetria tradizionale e la loro forma èespressa all'esterno dai volumi in pietra, altre invece presentano una spiccata irregolaritàe sono identificabili all'esterno dal rivestimento in titanio. Molte gallerie sono illuminate dalucernari che regolano l'intensità della luce naturale grazie ad un sistema di tendemotorizzate. Le sale interne destinate ad accogliere le opere, sono state concepitepartendo proprio dalle caratteristiche delle opere che erano destinate ad accogliere,alcune delle quali di grandissime dimensioni.Particolare cura è riservata alla manutenzione del museo, affinché le lamine di titanioconservino sempre il loro splendore; spesso è infatti possibile vedere operai che sospesicon dei cavi, puliscono o riparano il rivestimento con estrema competenza.

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  • Museo Guggenheim a Bilbao (1991-1997) – Frank Gehry

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    Decostruttivismo

    Il titanio è uno dei protagonisti di quest'opera, poiché ricopre gran parte delle superficiesterne (si tratta infatti di trentatremila lastre, realizzate per durare cent'anni). Il titanio èstato estratto in Australia, fuso in Francia, laminato a Pittsburgh, decappato in GranBretagna e assemblato a Milano ed ha uno spessore di 0,3 mm per lamina. Altre partidell'edificio, invece, sono rivestite da lastre di pietra calcarea, proveniente dalle cavedi Granada, con spessore di 50 mm, e tutte lucidate al momento della posa.Duemilacinquecento lastre di cristallo costituiscono invece le parti trasparentidell'edificio, strutturate in doppio cristallo termico tale da proteggere l'interno dal calore edalle irradiazioni solari.

    La progettazione e la realizzazione di una struttura così complessa è stata resa possibilegrazie all'utilizzo dei più moderni software di progettazione e di calcolo (il programmausato è lo stesso che viene adoperato in Francia per la progettazione degli aerei militari).La sua collocazione fu scelta a nord del centro urbano, a lato de la ría de Bilbao. Scelsequesto posto perché da qui il museo sarebbe stato visibile da tre punti strategici dellacittà, sul luogo di un vecchio terreno industriale, in quanto parte di un piano dirivalutazione urbanistica della città, iniziato nel 1989, che include un palazzo deicongressi, un aeroporto internazionale, una nuova metropolitana e un piano disistemazione delle rive del Nervión. Il 18 ottobre 1997 venne celebrato il galàd'inaugurazione al quale accorsero importantissimi architetti, personalità varie del mondodella cultura, e perfino il re di Spagna. Inoltre da questa festa partì una campagnamediatica per lanciare il museo sul palcoscenico internazionale.

    Fonte: www.wikipedia.it

    Immagini da: www.wikipedia.itcarminevolpe.wordpress.com/2016/03/14/guggenheim-bilbao/prof. Federica Caldi

  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry20

    Decostruttivismo

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  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry21

    Decostruttivismo

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  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry22

    Decostruttivismo

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  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry23

    Decostruttivismo

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  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry24

    Decostruttivismo

    prof. Federica Caldi

  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry

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    Decostruttivismo

    prof. Federica Caldi

    La Casa Danzante si trova nella Città Nuova.Il luogo prescelto per la costruzione, portata avanti tra il 1992 ed il 1996, fu illungofiume nei pressi della Cattedrale dei Santi Cirillo e Metodio, al posto di unedificio distrutto durante il bombardamento americano del 14 febbraio 1945.Inutile dire che molti architetti dell’epoca individuarono quell’angolotra Rašínovo nábřeží ed Jiráskovo náměstí come il luogo ideale per realizzare ilprogetto della vita.Tra loro c’era anche Vlado Milunić, ceco di origine croata, che già nel 1986discusse della sua idea con uno dei suoi vicini di casa, l’allora semi-sconosciuto Václav Havel. Sì, lo stesso Havel che tre anni dopo guiderà laRivoluzione di Velluto, prima di venire eletto primo presidente dellaCecoslovacchia.Forte della sua posizione, Havel permise a Milunić di fare un sopralluogo delsito, auspicando la nascita di un centro culturale di primo piano. Nel frattempo,la compagnia assicurativa olandese Nationale-Nederlanden aveva accettato disponsorizzare il progetto, offrendo un budget quasi illimitato e dando a Milunić ilcompito di trovare un partner. Dopo qualche rifiuto, arrivò il sì di Frank Gehry,architetto canadese-americano di fama internazionale e creatore, tra gli altri,del museo Guggenheim di Bilbao.I due portarono avanti l’idea di base di Milunić, che prevedeva l’edificio diviso indue parti, una statica ed una dinamica. Yin e Yang, vecchio e nuovo: larappresentazione simbolica della transizione della Cecoslovacchia da regimecomunista a democrazia parlamentare.

  • Casa Danzante Praga (1992-1996) – Vlado Milunic e Frank Gehry

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    Decostruttivismo

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    Non deve stupire che le due torri siano totalmente diverse: linee sinuose epannelli in vetro per Ginger, pietra e finestre asimmetriche per Fred. La figuramaschile può vantare anche una “chioma”, Mary, una sorta di nido in metallointrecciato. Il nome originario dato all’opera da Gehry fu appunto Ginger eFred, poiché le linee ricordano una coppia di ballerini. E quale miglioreesempio di Ginger Rogers e Fred Astaire? Il termine ebbe però vita breve,rinnegato dal suo stesso creatore che non voleva “importareil kitch americano a Praga”.Il resto della struttura è formato da 99 pannelli di cemento di forme edimensioni diverse, perfetto esempio dello stile decostruttivista, anche se idue architetti preferivano il termine neo-barocco. Le cornici intorno allefinestre vogliono dare un senso di tridimensionalità, così come le linee dellefacciate, il tutto per confondere la prospettiva e diminuire il netto contrastocon gli edifici adiacenti.

    Fonte: https://www.berightback.it/casa-danzante-praga/

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    Decostruttivismo

    prof. Federica Caldi MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    prof. Federica Caldi MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    prof. Federica Caldi MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    prof. Federica Caldi MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

    Con il progetto del MAXXI si supera l’idea dell’edificio-museo. La complessità dei volumi, le pareti curvilinee, il variare e l’intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale e funzionale molto articolata che i visitatori possono attraversare seguendo percorsi sempre diversi e inaspettati.

    Il progetto (1998-2009) affronta la questione del suo contesto urbano conservando una relazione indissolubile con l’ex-caserma, per tentare di dare continuità a un tessuto urbano caratterizzato da edifici più bassi rispetto agli alti isolati che circondano il sito. In questo modo, il Centro somiglia più a un “innesto urbano”, a una seconda pelle del luogo che abita.Il Campus diventa così un mondo in cui immergersi. Piuttosto che intorno a punti-chiave, il progetto è organizzato e orientato sulla base dei flussi direzionali e della distribuzione di densità. Tutto ciò ne sottolinea il carattere generale: poroso, immersivo, uno spazio aperto.Molteplici ambienti convivono in una sequenza di gallerie illuminate dalla luce naturale filtrata da un particolare sistema di copertura. La grande hall a tutta altezza ospita i servizi di accoglienza e introduce all’auditorium, alle gallerie destinate alle collezioni permanenti, alle mostre e agli spazi dedicati alla caffetteria e al bookshop.

    Fonte: https://www.maxxi.art/progetto-architettonico/

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    Decostruttivismo

    prof. Federica Caldi

    MAXXI Roma (2003-2009) – Zaha Hadid

    Cemento, vetro, metallo e la modulazione di bianco, nero e grigio caratterizzanoil MAXXI sia all’interno che all’esterno. Suddiviso in corso d’opera in cinquecorpi strutturalmente indipendenti collegati da giunti di dilatazione perrispondere al meglio anche alle normative antisismiche (riviste a progetto giàappaltato), il complesso si regge su fondazioni a pali sui quali si poggia su unsistema di pareti portanti in calcestruzzo autocompattante gettate in opera chehanno richiesto attenzione anche per la resa estetica richiesta dalla faccia avista, oltre che per il mantenimento della necessaria portanza strutturale.

    I lucernari, da elemento tecnologico diventano parte importante perl’architettura sia all’interno dove è tuttavia meno percepibile, che all’esterno:indispensabili per garantire un ingresso zenitale della luce naturale, necessarioper la funzione museale, sono realizzati in cemento fibrorinforzato e sorretti daalte e sottili costolature in cemento che seguono, accentuandone l’andamento,le sinuose linee delle gallerie e dell’edificio. Integrato ai lucernari e insiemeagli impianti che corrono nello spessore delle costolature, un sistema difrangisole premette di tenere sotto controllo l’ingresso della luce.

    Fonte: https://www.teknoring.com/

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Stazione di Napoli Afragola (2003-2017) – Zaha Hadid

    Elemento fondamentale della stazione progettata da Zaha Hadid Architects èproprio il camminamento sopraelevato che si sviluppa sopra gli otto binari con unpercorso curvo lungo 450 m. Le sue dimensioni sono tali da trasformarlo nelprincipale atrio passeggeri della stazione. È un ponte da cui i passeggeripossono accedere direttamente a tutti i binari sottostanti e che ospita diversiservizi e strutture necessarie al pubblico e agli operatori. Lo studio dei percorsidi circolazione dei passeggeri ha determinato le geometrie degli spazi dellastazione. Tutto è calibrato per ridurre al minimo le distanze per i passeggeri inarrivo o in partenza dalla stazione e per quelli che devono proseguire il viaggiocon gli altri servizi di collegamento. Alle estremità dell'edificio due ampiingressi accolgono i visitatori e li guidano nell'atrio centrale dove i passeggeritrovano indicazioni e possono scendere direttamente sul binario d'interesse.L'atrio ha un orientamento trasversale rispetto ai binari ferroviari per migliorarele sue prestazioni ambientali. Grande attenzione è stata posta nel trovaresoluzioni architettoniche e usare tecnologie adatte sia a garantire il giustoapporto di luce e ventilazione naturale sia a ridurre al minimo il consumoenergetico. La stazione è infatti dotata di un impianto fotovoltaico e solareintegrato, nonché sistemi di raffreddamento/riscaldamento a terra.

    Fonte: floornature.it, Agnese Bifulco

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    Decostruttivismo

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

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    Decostruttivismo

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    Residenze City Life a Milano (2004-2012) – Zaha Hadid

    Le residenze CityLife firmate dalla Hadid riproducono gli elementi distintividell’architetto: si tratta di sette edifici curvi, caratterizzati da linee sinuose,con i balconi a segnare il movimento secondo un’idea di ‘serpentina’. Gliedifici hanno altezze differenti, e vanno dai 5 fino ai 13 piani. Tutti sonosormontati da eleganti terrazze verdi. Zaha Hadid ha firmato anchegli arredi degli interni, anch’essi caratterizzati da un segno architettonicofortemente riconoscibile.

    Particolare attenzione è stata data in fase di progetto all’efficienzaenergetica delle residenze, con un mix di energia a fonti rinnovabili (pannellifotovoltaici), accorgimenti di sostenibilità (impianti che funzionano ad acqua difalda, teleriscaldamento) e materiali isolanti ad elevate prestazioni.

    Fonte: teknoring.com

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    Decostruttivismo

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

    Il Centro Heydar Aliyev (Azero: Heydər Əliyev Mərkəzi) è un popolare centro

    culturale a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, ospitato in un celebre edificioprogettato da Zaha Hadid ai bordi di un parco pubblico di 10 ettari nei pressidel Centro Congressi di Baku.Il centro è intitolato a Heydar Aliyev (1923 – 2003), storico leaderdell’Azerbaijan che resse il paese da 1969 al 1987 quando era ancora partedell’Unione Sovietica, e dal 1993 al 2003 come nazione indipendente,considerato da molti il padre fondatore dell’Azerbaijan moderno.Oltre ad ospitare eventi culturali e a promuovere la lingua, la storia e lacultura azere, il Centro Heydar Aliyev è stato realizzato per simboleggiare ilprocesso di costruzione dell’identità nazionale dell’Azerbaijan, e percelebrarne la modernizzazione e lo sviluppo economico degli ultimi anni.Con una superficie di 57.000 metri quadrati, il Centro Heydar Aliyev èuna struttura multifunzionale che ospita un auditorium da 1000 posti, spaziper mostre temporanee, un centro conferenze, laboratori didattici e unmuseo.

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    Decostruttivismo

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    Heydar Aliyev Center a Baku (2007-2013) – Zaha Hadid

    L’edificio, che è Ii più grande hub culturale del Paese, è stato progettatoda Zaha Hadid in seguito ad un concorso internazionale di architetturaorganizzato nel 2007, ed è stato ultimato nel 2012.Il centro è noto per la sua forma fluida, che la Hadid ha disegnato – incontrapposizione alla rigida architettura dell’epoca Sovietica – ispirandosialla calligrafia islamica ed a forme dell’architettura tradizionale azera.Ospitati su otto piani, gli ampi spazi privi di colonne dell’edificio sonoracchiusi da un involucro esterno curvilineo, realizzato in calcestruzzo epoliestere fibro-rinforzati con fibra di vetro. Questa “pelle” è fissata allastruttura portante dell’edificio, costituita da un articolato sistema di elementicalcestruzzo e da una complessa ossatura in acciaio.La finitura satinata del rivestimento esterno, insieme all’adozione di vetratesemi-riflettenti, fanno sì che l’aspetto dell’edificio cambi dal giorno, quandoesso si modifica in base alle condizioni atmosferiche ed alla posizione delsole, alla notte, quando la luce “scorre dall’interno sulle superficiesterne” (Zaha Hadid)

    Fonte: https://www.inexhibit.com/it/mymuseum/centro-heydar-aliyev-baku-azerbaigian-zaha-hadid/