-
Don Tomasz Wojtal
NUOVO TESTAMENTO Personaggi degli Atti degli Apostoli
CONVERSIONE DI SAN PAOLOLevento di Damasco nella narrazione
degli Atti degli Apostoli
Indice
Don Tomasz Wojtal
..........................................................................................................................
2 NUOVO TESTAMENTO Personaggi degli Atti degli Apostoli
...............................................................................................
2 Levento di Damasco nella narrazione degli Atti degli Apostoli
................................................. 2 Indice
..............................................................................................................................................
2 1. La triplice narrazione di Atti
........................................................................................................
2
1.2.1. Introduzione: il giudeo e il persecutore
.........................................................................
7 1.2.2. Lincontro con Ges
...................................................................................................
7 1.2.3. LInflusso dellincontro
.............................................................................................
8 1.2.4. Visione e missione di Anania
.........................................................................................
9 1.2.5. Conclusione
...................................................................................................................
9 Le principali affinit
................................................................................................................
9 Le principali differenze
..........................................................................................................
10
2. Il senso dell evento di Damasco
...........................................................................................
12 2.1.1. La spiegazione naturalistica
........................................................................................
13 2.1.2. La spiegazione psicologica
.........................................................................................
14 2.1.3. Linterpretazione critico-storica
...................................................................................
15 Scuola delle religioni
............................................................................................................
15 Tendenza storicista
.................................................................................................................
15 Tendenza critico-letteraria
.....................................................................................................
15 2.2.1. Il Problema del linguaggio
..........................................................................................
16 2.2.2. La realt della vocazione
.............................................................................................
17 2.2.3. Missione alle genti
.......................................................................................................
20
3. L evento di Damasco nellarte
.............................................................................................
21 4. Conclusione
..............................................................................................................................
23 5. Bibliografia
...............................................................................................................................
25
1. La triplice narrazione di Atti
La trama narrativa lucana della conversione di Paolo si svolge
in quattro momenti. Il
primo presenta la figura e lazione devastante di Paolo
persecutore a Gerusalemme. Esso
solo lantefatto e lo sfondo del secondo atto, quello dellevento
centrale costituito
dallesperienza dellincontro di Saulo con Ges sulla via di
Damasco. Il terzo momento
dominato da una seconda visione del Signore che prepara Anania,
un giudeo-cristiano di
2
-
Damasco, ad accogliere Paolo. Latto conclusivo il battesimo di
Paolo, che corona e suggella il
suo processo di iniziazione cristiana a Damasco.
1.1. Sinossi delle tre narrazioni1
I: 9, 1-19 a II: 22, 1-21 III: 26, 4-181. Introduzione
a) Il giudeo
v. 1Saulo
v. 3Io sono un giudeo, nato a Traso di Cilicia, ma cresciuto IN
QUESTA CITT, formato ai piedi di Gamaliele, nella pi rigida norma
della Legge patria, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti
voi;
vv. 4-5La mia vita;fin dalla mia giovinezza, lho trascorsa nella
mia nazione, in Gerusaemme; (dove) conforme alla stretta della
nostra religione, vissi come fariseo.
vv. 6-8Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza
nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, e che le nostre dodici
trib sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con
perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ara acusato
dai giudei! Perch considerato incredibile fra di voi che Dio
risusciti i morti?
b) Il persecutore
v. 1sempre spirando minaccia e strage contro i discepoli del
Signore
v. 4che PERSEGUITAI a morte questo cammino, arestando e
IMPRIGIONANDO uomini e donne;
v. 9Io, dunque, credetti mio dovere di oppormi con ostilit il
nome di Ges Nazareno;
v. 10e questo ho fatto a Gerusalemme; e molti santi LI HO
RINCHIUSI IN PRIGIONE, con lautorizzazione avuta dai sommi
Sacerdoti; e quando erano giustiziati lho aprovato;
1 Nel lavoro seguiamo in linea di massima la sinossi preparata
da Santos Sabugal.Presentiamo le principali affinit e divergenze
facendo risaltare tipograficamente i rispettivi vocaboli o frasi ai
tre racconti: I: 9, 1-19 a; II: 22, 1-21; III: 26, 4-18.I + II +
III (=corsivo) I + II (=neretto)I + III (=sottolineato)II + III
(=maiuscolo) Non sono segnalate le affinit o divergenze secondarie.
Cfr. S. SABUGAL, La conversione di San Paolo, Roma 1992, 66-72.
3
-
vv. 1b-2presentatosi al sommo Sacerdote, gli chiese lettere per
le sinaghoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre
in catene a Gerusalemme uomini e donne appartenenti al cammino, che
avesse trovati.
v. 5di ci mi testimone il sommo Sacerdote e tutto il Consiglio
degli Anziani, dai quali, inoltre, avendo ricevuto lettere per i
fratelli, caminavo verso Damasco allo scopo di condurre anche
quelli di l in catene a Gerusalemme, per esservi castigati.
v. 11e percorrendo tutte le sinagoghe, ripetute volte,
infierendo contro di essi, li costringevo a bestemmiare; ed
eccessivamente infuriato li PERSEGUITAVO fin nelle regioni
straniere.
v. 12Con questo impegno, mentre stavo andando verso Damasco con
autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi Sacerdoti
2. Iincontro con Ges
v. 3E avenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi
a Damasco allimproviso lo avvolse una luce dal cielo;
v. 4e, essendo caduto a t e r r a,ud una voce, che gli
diceva:
Saulo, Saulo, perch mi perseguiti?
v. 5Ma egli disse:Chi sei Signore?E questi: Io sono Ges,che tu
perseguiti;
v. 6
v. 6Avenne che, camminando e avvicinandomi a Damasco, VERSO
MEZZOGIORNO, allimproviso, mi avvolse una gran luce dal cielo;
v. 7caddi al suolo eudii una voce, che mi diceva:
Saulo, Saulo, perch mi perseguiti?
v. 8 Ma io risposi:Chi sei Signore?Allora mi DISSE:Io sono Ges,
il Nazareno, che tu perseguiti;
v. 9Quelli che erano con me videro certamente la luce, ma non
udirono la voce di colui che mi parlava.
v. 10Io dissi:Che debbo fare, Signore? Ma il Signore mi
disse:
Dopo esserti alzato
v. 12camminandoverso Damasco;
v. 13verso mezzogiorno, in cammino, vidi, o re, venire dal cielo
e pi risplendente del sole, una luce che mi avvolse, insieme con
quelli che camminavano con me;
v. 14Essendo caduti tutti a t e r r a, udii una voce,che mi
diceva in ebraico:
Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? duro per te ricalcitrare
contro i pungoli .
v. 15Allora io dissi: Chi sei Signore?Ma il Signore DISSE: Io
sono Ges,che tu perseguiti;
v. 16
4
-
ma alzati e entra nella citt e ti si dir ci che devi fare
[v. 15Va a portare il mio nome davanti ai gentili e ai re dei
figli di Israele ]
vai a Damasco e l ti sar detto tutto ci che dovrai fare
[v. 21 va, perch io TI MANDER DAI gentili che sono lintani].
su, alzati e rimettiti in cammino. Ti sono apparso, infatti, per
costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di
quelle per cui ti apparir ancora;
v. 17liberandoti dal Popolo e dai gentili,AI QUALI TI MANDO
v. 18ad aprir loro gli occhi perch si convertano dalle tenebre
alla luce e da potere di Satana a dio, affinch ricevano il perdono
dei peccati e leredit in mezzo a coloro che sono stati santificati
per l afede in me.
3. Influsso dellincontro
v. 7Gli uomini, che camminavano con lui, stavano in piedi
stupefatti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno.
v. 8Saulo si alz da terra; ma aperti gli occhi, non vedeva
nulla.Guidandolo per mano, lo inrodussero in Damasco.
v. 9E rimase tre giorni senza vedere; e non mangi n bevve.
[v. 9.Quelli che erano con mevidero certamente la luce, ma non
udirono la voce di colui che mi parlava]
v. 11e poich non ci vedevo pi, a causa del fulgore di questa
luce, guidato per mano da quelli che stavano con me, giunsi a
Damasco.
4. Visione e missione di Anania
v. 10Cera a amasco un certo discepolo, di nome Anania; e il
Signore in visione gli disse: Anania!. Rispose: Eccomi,
Signore.
v. 11E il Signore a lui: Alzati e va sulla strada chiamata
Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale chiamato Saulo, di
Tarso; poich ecco, sta pregando .
[v. 12e vide in visione un uomo di nome Anania venire e imporgli
le mani perch riacquistasse la vista.
v. 13
5
-
Anania rispose: Signore, riguardo a quest uomo ho udito da molti
quanto male ha fatto ai santi in Gerusalemme.
v. 14Inoltre ha lautorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare
tutti quelli che invcano il tuo nome .
5. Visione nel tempio
v. 15Gli disse il Signore:Va, perch egli per me uno strumento
eletto, per portare il mio nome dinanzi ai gentili e ai re dei
figli di Israele;
v. 16giacch io gli mostrer quanto dovr soffrire a causa del mio
nome .
v. 17Anania part e entr nella casa, e imponendogli le mani, gli
disse: Saulo, fratello: il Signore mi ha inviato, Ges, che ti
apparso sulla via, per la quale venivi, perch tu recuperi la vista
e sia colmo di Spirito Santo
v. 18E, allistante, gli caddero dagli occhi come delle squame, e
recuper la vista,
[v. 15 a portare il mio nome davanti ai gentili e ai re dei
figli di Israele ]
E, lavatosi, fu battezzato.
v. 19E, avvendo preso cibo, ricuper le forze.
v. 21e mi disse (il Signore) Va, perch IO TI INVIER ai gentili
(che sono) lontani .
v. 13Venendo a me, e stando al mio lato.,mi disse:Saulo,
fratello:
recupera la vista .
E io, in quellistante, guardai verso di lui.
v. 14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha eletto per
conoscere la sua volont, e vedere il Giusto e ascoltare una parola
della sua stessa bocca;
v. 15perch gli sarai testimone, davanti a tutti gli uomini delle
cose che hai visto e udito
v. 16E ora cosa ti trattiene?Alzati, ricevi il battesimo e lava
i tuoi peccati, invocando il suo nome.
[v. 17 liberandoti dal poplo e dai gentili
ai quali IO TO INVIO ]
v. 17liberandoti dal Popolo e dai gentili, ai quali ti invio
.
6
-
1.2. Rapporto fra le tre narrazioni
Questa sinossi mostra subito che le tre narrazioni del medesimo
evento non sono
letteralmente uniformi; presentano affinit, ma rispecchiano
anche sensibili divergenze2.
1.2.1. Introduzione: il giudeo e il persecutore
Se I non offre alcun dato sullorigine, educazione e religione di
Paolo, II e III sono
invece, al riguardo, sufficientemente ricche di particolari.
Egli giudeo, nato a Tarso di Cilicia
(22,3a), ma cresciuto a Gerusalemme3, dove educato alla scuola
di Gamaliele, nella pi rigida
norma della legge, e dove ha vissuto come fariseo praticante e
pieno di zelo per Dio (26,5;
22,3c).
A motivo di questo zelo divenuto persecutore dei cristiani.
Soltanto II, tuttavia, segnala
tale connessione (cfr. 22,3-4). II e III citano esplicitamente
la persecuzione e limprigionamento,
che I omette in quanto gi precedentemente ricordati (cfr.
8,1-3).
Sono oggetto della persecuzione: I) i discepoli, del Signore
(9,2); II) i seguaci del
Cammino, uomini e donne (22,4); III) il nome di Ges il Nazareno
(26,9), molti santi (26,10).
La persecuzione si svolge a Gerusalemme, come afferma
esplicitamente III (26.10-11a),
implicitamente I (cfr. 8,1.3; 9,1a) e II (cfr. 22,3b-5a).
Soltanto III la estende anche alle localit
circostanti (26, 11 b). I tre racconti coincidono nel ricordare
il proposito di Paolo di continuare
la persecuzione fino a Damasco, dopo aver ottenuto il permesso
delle autorit giudaiche (9,1-2;
22,5; 26,12).
1.2.2. Lincontro con Ges
Lincontro con Ges introduce la parte centrale dellevento ed
preceduto dalla sua
ambientazione: a) dove, b) quando e c) come avvenuto.
2 Cfr. SABUGAL, La conversione, 72-76.3 Il Paolo lucano si vanta
di essere cresciuto in questa citt (di Gerusalemme), vale a dire,
Gamaliele I, il pi anziano, il cui flourit a Gerusalemme fu
allincirca dal 20 al 50 d.C. Sebbene la descrizione lucana della
giovinezza di Paolo trascosa a Gerusalemme possa spiegare la sua
educazione e il suo modo di pensare semitici, Paolo stesso non dice
neanche una parola a proposito di questo aspetto della sua
giovinezza. Inoltre si crea una difficolt: gli scritti di Paolo non
indicano mai se egli abbia incontrato o se abbia avuto una qualche
conoscenza personale con il Ges del ministero pubblico. Se ha
passato la sua giovinezza a Gerusalemme, avrebbe potuto mancare un
tale incontro? In vero, che lunica prova che Paolo sia educato da
una figura rabbiniaca come Gamaliele quella affermazione degli Atti
. [Cf. Nuovo grande commentario bibblico, a cura di BROWN,
FITZMYER, MURPHY, Brescia 1997, 79:18]
7
-
Le tre narrazioni sono unanimi nel determinare dove ha avuto
luogo: in cammino verso
Damasco (9,3; 22,6; 26,12); I e II precisano: vicino a Damasco4.
Soltanto II e III segnalano
quando si verificato: II) verso mezzogiorno, III) a
mezzogiorno.
Vi ancora ampia convergenza nel sottolineare i due elementi
essenziali del come
accaduto lincontro: una luce (9,3; 22,6, 26,13) e una voce
(9,4a; 22,7a; 26,14a). Se le tre
narrazioni precisano lorigine celeste della luce, lintensit
invece descritta con un netto
crescendo: una luce (I), una gran luce (II), una luce pi
splendente del sole (III), che
avvolge improvvisamente (I + II), Paolo (I + II) e i suoi
compagni (III). Egli (o essi: III) cadono
a terra (II: al suolo) e odono una voce che (III in ebraico)
dice.
Il discorso continua con la narrazione dellincontro (9,4b-6;
22,7b-10; 26,14b-18),
strutturata in due momenti chiaramente definiti: I + II + III
autoidentificazione della voce celeste
(9,4b-5; 22,7b-8; 26,14b-15) e (I + II) ordine del Signore che
comanda a Paolo di andare a
Damasco dove gli verr comunicato ci che deve fare (9,6; 22,10) o
(III) immediata diretta
comunicazione del Signore circa la finalit dellautorivelazione
(26,16-18). Il primo momento
scandito da un animato dialogo tra il Signore e Paolo,
sostanzialmente identico nelle tre
relazioni.
1.2.3. LInflusso dellincontro
I racconti I e II precisano linflusso fisico (omesso da III)
prodotto dallincontro (9,7-8;
22, 9.11) negli accompagnatori di Paolo (9,7; 22,9) e nello
stesso Paolo (9,7-8; 22,9.11), che
coincidono nel fatto che Paolo non vedeva (II: per lo splendore
della luce) e doveva essere
condotto per mano a Damasco5.
4 Cfr. R. FABRIS, Paolo. Lapostolo delle genti, Milano 1997, 95.
N Luca negli Atti degli apostoli n Paolo nelle sue lettere si
preoccupano di dare la meno che minima indicazione per ricostruire
un ipotetico percorso stradale. Essi non si interessano affatto di
questi problemi di geografia. Tutta la loro attenzione si concentra
nella dimensione religiosa o spirituale degli eventi. Luca dice
semplicemente che mentre Saulo era in viaggio e stava per
avvicinarsi a Damasco... (At 9,3a). Questa frase viene ripresa
letteralmente nel resoconto che fa Paolo a Gerusalemme, aggiungendo
solo un particolare cronologico: verso mezzogiorno (At 22,6a). Lo
stesso viene riferito anche nel secondo racconto autobiografico,
assieme alla notazione topografica mentre stavo andando verso
Damasco... (At 26,12). Anche nella Lettera ai Galati, Paolo colloca
la sua esperienza di cambiamento radicale per iniziativa di Dio
nellambiente di Damasco. Intatti subito dopo questo avvenimento
egli si reca in Arabia e quindi aggiunge: e di nuovo ritornai a
Damasco (Gal 1,17). Da questespressione si deve dedurre che egli in
precedenza era stato in quella citt, dove era avvenuta la sua
chiamata o investitura ad apostolo di Cristo.5 C anzitutto un
motivo biblico ricorrente: Luomo non pu vedere Dio senza morire. La
visione di Dio luce ma per la carnalit delluomo motivo di spavento
e fa percepire alluomo tutta loscurit in cui si trova. A contatto
con Dio che la luce, luomo si riconosce tenebra. Paolo vive cos il
cammino penitenziale che non era mai stato capace di vivere prima.
La conoscenza della gloria di Cristo si riflette nella conoscenza
della propria oscurit, vissuta da Paolo simbolicamente, con un
simbolo reale, finch la parola della Chiesa, la parola di Anania,
non interverr a dargli il senso della sua accettazione nella Chiesa
e della sicurezza nella vita di Dio (C. MARTINI, Le confessioni di
Paolo, Milano 1982, 47).
8
-
Si distinguono, per, in quanto: gli accompagnatori I sentono la
voce, ma non vedono
alcuno, II vedono la luce ma non sentono la voce. Se poi I
afferma che si erano fermati ( cfr. la
contrapposizione tra vv. 4 e 7) ammutoliti (9,7a), III invece li
descrive caduti a terra (efr.
26,14a).
1.2.4. Visione e missione di Anania
Lultima parte riguardante la visione e la missione di Anania
(9,10-19a; 22,12-16),
presenta, anchessa, affinit e differenze.
Manca completamente in III, dove il Signore stesso svolge il
ruolo assegnato in I + II ad
Anania (cfr. 26,16-18). Le due narrazioni (I + II) iniziano
presentando la figura di Anania (9,10a;
22,12), pur con leggere differenze. Se ambedue hanno comune il
nome Anania e il generico un
certo, I lo definisce un discepolo e II un uomo pio, ossia un
cristiano (cfr. 8,2) osservante
della legge mosaica e, quindi, in buona reputazione presso i
giudei ivi residenti.
Solo I precisa il fenomeno precedente la guarigione: gli caddero
dagli occhi come delle
squame. A proposito del battesimo di Paolo (9,18b; 22,16): anche
in questo caso, mentre in I si
riferisce il fatto compiuto (fu subito battezzato), in II lo si
presenta sotto forma di comando
(alzati, ricevi il battesimo) completato dalla precisazione:
lava i tuoi peccati, invocando il
nome di Ges.
In II la narrazione dellincontro con Anania si conclude con la
visione di Paolo nel tempio
di Gerusalemrne (22,17-21) in cui lo stesso Signore a
comunicargli la sua missione (v.21). I
conclude, invece, con unannotazione pratica: Poi prese cibo e le
forze gli tornarono (9,19a).
1.2.5. Conclusione
Riassumiamo queste analisi delimitando le principali affinit e
differenze.
Le principali affinit
Saulo, giudeo e accanito persecutore della Chiesa, mentre con
alcuni compagni e munito
di autorizzazione da parte delle autorit giudaiche si reca a
Damasco con intenzioni mi nacciose,
avvolto da una luce celeste e, caduto a terra, sente una voce
che lo interroga sul motivo della
sua persecuzione: Saulo, Saulo, perch mi perseguiti?. Alla
richiesta di Paolo emerge la sua
identificazione: Chi sei, Signore?, data questa risposta: Io
sono Ges, che tu perseguiti.
Una nuova rivelazione celeste - diretta o indiretta - comunica a
Paolo la sua missione di
predicatore universale della salvezza.
9
-
Le principali differenze
Se I omette il passato giudaico di Paolo e il III lintero
episodio riguardante lincontro
con Anania, il II tace ugualmente la rivelazione fattagli
precedentemente dal Signore sulla
missione di Paolo. Solo il III ricorda la persecuzione di Paolo
fin nelle localit circostanti.
Anche le autorit giudaiche sono diversamente denominate nelle
singole narrazioni, cos come
diversa la specificazione degli effetti fisici della luce e
della voce nei compagni di Paolo: a)
cadono a terra (III): si fermano (I); il dettaglio omesso in II;
b) sentono la voce ma non
vedono nulla (I); vedono la luce ma non sentono la voce (II);
III lomette. La notificazione di
Anania a Paolo non contiene nessuna allusione alla rivelazione
ricevuta (I); Anania si reca da
Paolo senza essere previamente incaricato dal Signore (II).
Anania, nel contesto del suo discorso,
(II) omette il riferimento allo Spirito Santo e (I) alla
purificazione dai peccati. Infine la missione
universale viene comunicata a Paolo (I) indirettamente (cfr.
9,15) o (II + III) direttamente (cfr.
22,21; 26,17s) dal Signore Ges.
1.3. La soluzione del triplice racconto
Lo studio delle relazioni tra i racconti degli Atti sulla
conversione di Paolo, pu imporre
due domande: perch il medesimo fatto narrato tre volte? E
inoltre, a quali criteri occorre
10
-
rifarsi per spiegare le notevoli divergenze tra le narrazioni di
uno stesso evento e nel contesto
dellopera di un medesimo autore?
La moderna esegesi si posta pi volte, in modo pi o meno
esplicito, questi
interrogativi, cercando di dar loro una risposta adeguata. Nel
testo seguiamo linterpretazione
secondo il metodo storico-redazionale, proposta da Santos
Sabugal come la pi esatta6.
Luca, spinto dalla necessit di risolvere un serio problema della
comunit primitiva
-1apostolato universale di Paolo - si sarebbe proposto di
mostrare ai suoi lettori vari aspetti
della vocazione del grande missionario cristiano7. Se in At
9,1-19 mette in rilievo il fatto che
egli apostolo, poich, come i Dodici (cfr. At 1,8.21-22; 5,41),
fu pieno di Spirito Santo
(9,17) e destinato a soffrire per il nome di Cristo (9,16), in
22,3-16 lo presenta come testimone
(vv.5.12.15.18.20; cfr. At 1,8); mentre nellultima narrazione ne
offre piuttosto limmagine di
profeta (cfr. v.18: Is 42,7.16)8.
La conversione di Paolo rappresenterebbe per lautore degli Atti
un avvenimento di
straordinaria importanza, per cui lo narra tre volte. Ci gli
offre, in effetti, loccasione per ri -
6 Le altre soluzioni del triplice racconto degli Atti,
menzionate dallesegeta. [Cf. SABUGAL, La conversione, 76-84]Esegesi
storicistaEssa si basa sul presupposto fondamentale della storicit
delle tre narrazioni, nella loro forma attuale. Non dubita che
siano opera di Luca, collaboratore (cfr. Col 4,14; 2Tm 4, 11a; Fm
24) e, probabilmente, compagno di Paolo in alcuni viaggi missionari
(cfr. At 16,10-17; 20,5-21,18; 27,1-28,16). Comunque, si tratta di
uno storiografo ben informato (cfr. Lc, 1,1-4) che, nel redigere le
tre narrazioni sulla conversione di Paolo di Tarso, ha potuto
disporre certamente di una fonte diretta e sicura: lo stesso Paolo.
E ci che spiega la convergenza di fondo. Le divergenze sono
accidentali e possono giustificarsi, come il fatto dello stesso
triplice racconto, con la diversa situazione del-lapostolo (At 22 e
26) o con la ripetizione dello stesso racconto al suo caro medico.
Tuttavia, gli Atti non appartengono al genere letterario della
storiografia intesa in senso positivista. Linterpretazione di 2 Cor
11,32-33, che egli ci offre in At 9,23-25, , al riguardo, quanto
mai istruttiva. Cosa per niente strana, daltra parte. La finalit
delle due opere lucane (cfr. Lc 1,4; At 1,8b) eminentemente
teologica. Esistono poi, negli Atti, argomenti molto solidi contro
1identficazione del loro autore con il collaboratore di Paolo. Le
divergenze fra i tre racconti - come abbiamo visto - sono, inoltre,
pi che accidentali e non possono spiegarsi in blocco con la diversa
situazione del protagonista. Infine, si deve riconoscere che gli
sforzi fatti per armonizzarle violentano spesso il testo invece di
chiarirlo. Per queste e altre ragioni, tale soluzione oggi
definitivamente abbandonata dallesegesi scientifica.La critica
letterariaApplicando alle tre narrazioni degli Atti lo stesso
metodo gi usato nellanalisi letteraria del Pentateuco e dei
Vangeli, ossia la distinzione delle varie fonti letterarie, si
conclude che Luca avrebbe avuto a disposizione due o tre fonti
diverse che, combinate insieme nella redazione finale, sarebbero
ricomparse nella forma attuale del testo. Quindi, tre relazioni con
le rispettive differenze. Non vi dubbio che nella composizione
degli Atti lautore si sia servito di fonti letterarie. Ma non
secondo il metodo proprio di un moderno storiografo positivista,
preoccupato di riprodurre il fatto concreto con esattezza
oggettiva. Luca non appartiene a questa categoria! Egli piuttosto
un teologo della historia salutis. E, come tale, pone il dato
storico a servizio della concezione teologica esposta allinizio (At
1,8) e ricorrente nellintera opera. La soluzione data dalla critica
letteraria mostra di ignorare questaspetto fondamentale,
definitivamente acquisito dallesegesi. Se, inoltre, probabilissimo
che i racconti della conversione di Paolo si rifacciano ad una
primitiva tradizione orale o scritta la triplice narrazione come
pure le principali divergenze possono obbedire piuttosto ad un
determinato criterio teologico proprio dellautore.7 J. BECKER,
Paolo, lapostolo dei popoli, Brescia 1996, 36.8 FABRIS R., Paolo,
92.
11
-
spondere alle insistenti e gravi accuse formulate dai giudei
alla Chiesa: Perch si predica la
salvezza ai gentili?. volont di Dio: cos risponde Luca nelle tre
narrazioni, che, nella for -
ma attuale, sono una redazione letteraria dellautore, servendosi
della libert propria della
storiografia profana antica, sulla base di una tradizione
cristiana - orale o scritta - riguardante la
conversione di Paolo9.
Di tale avvenimento possono considerarsi elementi sicuri:
lapparizione di Ges, presso
Damasco, a Saulo, fariseo e persecutore della Chiesa; il suo
radicale mutamento con
laccettazione della fede prima perseguitata; il bat tesimo per
mano di Anania, un cristiano di
quella comunit.
Luca ha adattato questa tradizione al rispettivo contesto
letterario, mettendola a servizio
delle proprie esigenze teologiche. Se At 9 mostra in forma
drammatica che soltanto la volont
divina ha fatto del persecutore un missionario, At 22 afferma,
in un contesto narrativo, che
lapostolato di Paolo fra i gentili dovuto ad un preciso comando
del Signore medesimo, ed
perci conforme alla volont divina.
In realt le tre versioni dellepisodio sono tre variazioni sullo
stesso tema10. Sullo sfondo
dellattivit devastatrice di Paolo, persecutore della chiesa di
Gerusalemme, irrompe liniziativa
del Signore che lo trasforma nel suo testimone scelto per
annunciare il vangelo ai popoli.
Mentre il primo racconto descrive in terza persona lo svolgersi
progressivo
dellesperienza, vista dallesterno, il secondo ed il terzo
racconto ne riprendono lo schema
narrativo in forma autobiografica. Paolo a Gerusalemme parla
della sua esperienza ai Giudei
riuniti davanti alla scalinata della torre Antonia e poi a
Cesarea alla presenza del re Agrippa e
della sua sorella Berenice venuti a fare visita al governatore
romano, Porcio Festo 11. Questi due
discorsi di Paolo sono la sua autodifesa presentata ai
rispettivi destinatari. Egli fa ri salire
allazione efficace e gratuita di Dio il suo radicale cambiamento
nei confronti di Ges e dei suoi
seguaci.
2. Il senso dell evento di Damasco
Questo avvenimento, che era come latto di morte del fariseo
Saulo e latto di nascita
dellapostolo Paolo, non mai narrato minutamente nelle lettere di
lui ma solo accennato di
sfuggita.
9 SABUGAL, La conversione, 92.10 E. BISER, Paolo apostolo e
scrittore. Una sfida per i cristiani, Roma 1991, 34.11 FABRIS ,
Paolo, 92.
12
-
Paolo infatti, non scriveva certamente le sue lettere per
informare gli studiosi del sec.
XX, bens per ovviare a circostanze occasionali createsi tra i
fedeli delle sue chiese; i quali
erano benissimo informati del sommo avvenimento del loro
maestro, n costui aveva tempo da
perdere ripetendo loro ci che gi sapevano12.
2.1. Le interpretazioni dell evento di Damasco
Le interpretazioni di tale evento, sono state molte e ognuna di
esse risente
dellorientamento personale con il quale ogni esegeta si accosta
a Paolo e a questo avvenimento
fondamentale della sua vita.
Seguiamo tre spiegazioni principali: la spiegazione
naturalistica, la spiegazione
psicologica e linterpretazione critico storica proposte da Alfio
Marcello Buscemi13.
2.1.1. La spiegazione naturalistica
Tale via era seguita soprattutto dai seguaci illuministi di H.
E. G. Paulus e da Renan. Si
sa che il Paulus ha cercato di spiegare, col suo metodo
razional-naturalistico, tutti i fatti
miracolosi della vita di Ges, compresa la resurrezione14.
Secondo Paulus, Ges con la complicit dei suoi discepoli si
allontan da
Gerusalemme. I discepoli continuarono la spiegazione del maestro
e affermarono che Ges si
era trasferito a Damasco. Qui si incontr con il feroce
persecutore della sua setta, lo apostrof
aspramente e, avendolo colto di sorpresa, riusc a
convertirlo15.
Questingenua spiegazione non ha potuto soddisfare gli spiriti
illuminati della fine del
1700 e non soddisfa neppure noi.
Dellassurdit di tale ricostruzione se ne accorse anche E. Renan,
il quale cerc di unire
alla spiegazione naturalistica anche un attento esame
psicologico e ambientale dellevento16.
Per Renan, Paolo, ottenute le lettere credenziali dal sommo
sacerdote e dal Sinedrio,
parte per Damasco per iniziarvi la persecuzione, ma come tutte
le anime forti era
vicino ad amare ci che odiava; cos a tratti, lungo il viaggio,
influenzato da certi
12 G. RICCIOTTI, Paolo apostolo, Roma 1949, 241.13 Cfr.: A. M.
BUSCEMI, San Paolo. Vita, opera, messaggio, Gerusalemme 1997,
40-43.14 Per lui, Cristo non era morto veramente, ma, dopo il colpo
di lancia datogli dal soldato, era entrato in catalessi. Cos la sua
resurrezione non era stato altro che questo riaversi dallo
svenimento.15 Per una simile ricostruzione cfr. RICCIOTTI, Paolo,
244. 16 BUSCEMI, San Paolo, 41.
13
-
racconti su pretese apparizioni di Ges, gli sembra quasi di
vedere la dolce figura del
maestro che lo guarda con aria di piet e con un tenero
rimprovero sulle labbra. In
questi momenti, il suo ufficio di persecutore gli diviene
odioso.
Il cammino lungo, daltra parte, laveva stancato. Con gli occhi
infiammati, forse per
un inizio di oftalmia, giunge nei pressi di Damasco. Il
passaggio dalla pianura
divorata dal sole alle fresche ombre dei giardini gli provoca un
accesso di febbre, che
immantinente si impadronisce dellorganismo gi malaticcio e
gravemente scosso del
fanatico viaggiatore, perch le febbri perniciose accompagnate da
riflessi nel cervello
sono totalmente subitanee in quelle regioni.
Allimprovviso un temporale, uno dei molti terribili temporali
che investono i fianchi
dellHermon con tuoni di violenza incomparabile, tanto che
persino gli animi pi
insensibili non traversano senza emozione quelle spaventevoli
piogge di fuoco. Cos,
nel suo stato febbricitante, Paolo ha scambiato un lampo con
unapparizione del dolce
Maestro, un tuono con la voce di Lui, e, fatto veramente
straordinario, da persecutore
diviene testimone di Cristo fino al martirio17.
2.1.2. La spiegazione psicologica
Aveva il suo precursore in C. Holsten, il quale sostenne che
1evento di Damasco
non fu altro che una crisi intellettuale in un soggetto
predisposto allisteria epilettoide, di
carattere estremamente eccitabile e proclive a trasferire in
visioni ed estasi le proprie
impressioni intellettuali18.
Pochi sono stati gli esegeti che lo seguirono in questa
soluzione psicologica. La
maggioranza ritenne invece che levento di Damasco sia stato
latto finale di una profonda
crisi interiore, determinata o dallimpressione che suscit in lui
la morte di Stefano (At 7) e
anche quella serena ed eroica di molti altri cristiani, o dal
suo profondo sentimento tragico
che aveva della colpevolezza umana che neppure la legge era
riuscita ad eliminare in lui (cfr
Rom 7,7-25), o da una revisione critica circa le predizioni sul
Messia sofferente, applicati dai
cristiani a Ges. A questa spiegazione psicologica positiva hanno
aderito nel passato sia
protestanti che cattolici19.
17 Cfr. RICCIOTTI, Paolo, 246-247; BUSCEMI, San Paolo, 42. Non
ho potuto avere a disposizione lopera originale di Renan.18
BUSCEMI, San Paolo, 42.19 La prova pi importante fu soprattutto il
testo di Rom 7,7-25, il quale, proprio perch redatto in prima
persona singolare, sembrava assumere un valore di testimonianza
autobiografica. Per una presentazione pi ampia: RICCIOTTI, Paolo,
245-247.
14
-
Tale interpretazione esegetica oggi totalmente abbandonata:
nessuna preparazione
psicologica negativa o positiva viene ritenuta probabile.
2.1.3. Linterpretazione critico-storica
La spiegazione critico-storica viene fondata sulle testimonianze
reali delle Lettere e
degli Atti. chiaro che ogni esegeta ricerchi un proprio
procedere esegetico, anche se
fondamentalmente si notano tre tendenze principali.
Scuola delle religioni
La prima tendenza rappresentata dagli esegeti che seguono i
principi della scuola
delle religioni. Per essi, i racconti dell evento di Damasco
vanno interpretati alla luce dei
paralleli giudaici, ellenistici o di altri modelli delle
religioni universali 20, senza alcun riguardo
alla verit e alla storicit dei fatti, di cui non possiamo sapere
praticamente nulla 21.
Tendenza storicista
La seconda tendenza quella storicista sostenuta da quegli
esegeti che sostengono il
valore storico dei racconti22 e in essi non trovano n alcuna
crisi di coscienza anteriore
allavvenimento di Damasco, n alcun atteggiamento di scrupolo
circa le persecuzioni: Paolo
approv sempre sia luccisione di Stefano (At 7,60) sia quella
degli altri cristiani (At 26,1023).
Inoltre, cercano di appianare tutte le differenze che vi sono
tra i vari racconti degli Atti e
di questi con le lettere paoline.
Tendenza critico-letteraria
La terza tendenza quella critico-letteraria, che attraverso
lanalisi dei testi cerca di
individuare in essi somiglianze e differenze; poi basandosi
soprattutto sulle differenze, tenta di
isolare le diverse fonti di cui si servito Luca per redarre i
suoi tre racconti.
Seguendo la traccia di questa critica letteraria, gli esegeti
hanno trovato delle tendenze
generali nella ricerca di un buon metodo di interpretazione
delle fonti a nostra disposizione24.
20 I paralleli pi invocati sono quelli della conversione di
Eliodoro (2 Mac 3,7-40) o quella tratta del romanzo giudeo
ellenistico Giuseppe e Aseneth.21 BUSCEMI, San Paolo, 43.22 Cfr. G.
LOHFINK, La conversione di San Paolo, Brescia 1996, 35-43.23
BUSCEMI, San Paolo, 43.24 Cfr: BUSCEMI, San Paolo, 44:
15
-
2.2. L evento di Damasco: conversione o vocazione?
2.2.1. Il Problema del linguaggio
Molti ne hanno parlato e continuano a citarne la conversione,
ma, secondo alcuni autori,
il termine non si adatta bene al caso eccezionale di Paolo.
Anzi, genera confusione e tradisce
il senso profondo dei testi, sia delle Lettere che degli Atti
degli Apostoli 25. Specialmente che il
significato biblico26 di questa parola non corrisponde
pienamente alluso nella lingua corrente27.
Pure Carlo cardinale Martini prende in considerazione tale
problema in uno dei suoi
libri28:
Mi pongo il problema se sia corretto parlare di conversione di
Paolo, anche perch
lui non usa mai quel termine per levento di Damasco 29. Forse
non abbiamo capito
molto di ci che gli accaduto: labbiamo classificato in un certo
modo, riducendolo ad
una categoria semplice ma non esaustiva.
Sappiamo che il termine conversione tipico del Nuovo Testamento:
oggi, nelle
nostre traduzioni, leggiamo conversione l dove le traduzioni pi
antiche, che
riflettevano soprattutto la Volgata, parlavano di penitenza. C
stato evidentemente un
cambio di linguaggio.
Un tempo il primo annuncio di Ges riportato in Mc 1,15 veniva
tradotto: Fate
penitenza e credete al Vangelo. Era un calco del latino
paenitemini.
Oggi traduciamo convertitevi. La parola conversione ha preso pi
esattamente il posto
di pentitevi o fate penitenza.
25 BUSCEMI, San Paolo, 44; 26 Il termine biblico metanoe,w,
meta,noia (conversione) viene interpretato diversamente; lo si
vede, nelle diverse edizioni della Sacra Scrittura, dalle varie
traduzioni del termine. Esso reso con pentirsi, fare penitenza,
convertirsi, cambiare idea, mutare sentimento. Ognuna di queste
traduzioni esprime unidea predeterminata, non necessariamente
identica a quella intesa dal NT. Nel Nuovo Testamento Giovanni
Battista riprende a gridare come gli antichi profeti alla
conversione. Linvito non rivolto ora soltanto ai peccatori (Lc
3,12) o ai pagani (Lc 3,14), ma anche alle pie persone, che pensano
non abbisognare di conversione (Mt 3,7). Si tratta di una
conversione che deve protrarsi per tutto il corso della vita. In
questo senso azione delluomo. [Cfr. Conversione in: Dizionario di
Teologia Biblica a cura di J. BAUER, Brescia 1965, 326-330] 27 Nel
Dizionario Garzanti della lingua italiana troviamo la definizione
seguente: mutamento di vita e di abitudini; specialmente il passare
da una religione ad unaltra considerata superiore, o da cattivi
costumi a vita virtuosa.28 C. MARTINI, Le confessioni di Paolo,
Miano 1982, 19-25.29 Sembra sintomatico il fatto che Luca, pur
usando spesso in Atti la terminologia della conversione (metanoe,w
5 volte; meta,noia, 6 volte; evpistre,fw, 7 volte) non la usi nei
testi che parlano dellevento di Damasco. [cfr. BUSCEMI, San Paolo,
45].
16
-
Nel Nuovo Testamento c quindi un vocabolario specifico della
conversione che bene
ricordare, perch ci fa capire cose non del tutto esatte.
Il termine conversione tipico della Bibbia in cui si usa il
verbo ebraico b che
vuol dire ritornare. Conversione esattamente quella manovra per
cui si va in una
direzione, a un certo punto si blocca e si ritorna indietro.
()
Paolo capiva bene ci che era una conversione e sapeva che la sua
aveva tutte le
caratteristiche di una conversione. Tuttavia levento da lui
vissuto, ha avuto modalit pi
grandi e pi profonde.
C anche da dire che, mentre i sinottici e gli Atti usano di
frequente il vocabolario
della conversione, Giovanni non lo usa mai. () Preferisce dire:
venire a Ges,
venire a lui, andare a lui. Lidea fondamentale della conversione
che
profondamente biblica espressa nel quarto Vangelo in termini di
rapporto personale
con Ges, di sequela. Questo gi pi vicino alla lettura che Paolo
ha fatto della propria
conversione30
2.2.2. La realt della vocazione
Si preferisce perci parlare di vocazione, perch Paolo come Ges
realizza in modo
pieno e definitivo la salvezza annunciata nellAntico
Testamento31.
Paolo non rinnega il suo essere ebreo e non lascia la sua
religione per aderire ad
unaltra, come succede normalmente quando si tratta di
conversione32. Fino a quel momento il
cristianesimo non aveva ancora operato nessuna rottura ufficiale
con il giudaismo 33 e quindi al
massimo Paolo sarebbe passato da una setta giudaica ad unaltra;
n si tratt di una crisi
religiosa che determin il passaggio da una fede mediocre ad
unesistenza religiosamente pi
impegnata: Paolo sempre stato un uomo zelante di Dio e della sua
legge34.
Il mutamento di Paolo stato qualcosa di pi radicale. Apostolo
delle genti non
luomo che cambia bandiera, uno zelante osservatore della Legge
che, che a partire da un
certo punto in avanti, butta il suo zelo, la sua abilit
oratoria, la sua instancabile attivit, nel
servizio della nuova bandiera di Cristo35
30 MARTINI, Le confessioni, 20-22.31 M. ORSATTI., Introduzione
al Nuovo Testamento, Lugano 2005, 238.32 Cfr. K. STENDHAL, Paolo
tra ebrei e pagani, Torino 1995, 55-60.33 Tanto vero che lo stesso
Paolo organizzava una spedizione punitiva contro quelli di Damasco,
perch ancora li reputanva, anche se eretici, dei giudei. E gli
stessi Apostoli (Pietro, Giovanni, Giacomo) e cristiani di
Gerusalemme continuavano ad andare al Tempio, ad osservare il
sabato e a frequentare le sinagoghe (cf. At 2,46a; 3,1; 13,14
ecc.).34 BUSCEMI, San Paolo, 45. 35 MARTINI, Le confessioni,
18-19.
17
-
Invece, a contatto con Ges egli diventato una creatura nuova.
Dio, facendo irruzione
nella sua vita per mezzo di Cristo, ha determinato in lui una
nuova creazione, qualitativamente e
radicalmente diversa36.
Siamo lontanissimi dalla conversione intesa moralisticamente.
Paolo non un
peccatore penitente che ha ritrovato i sentieri del bene, dopo
aver percorso quelli del male.
Tanto meno era un agnostico giunto ad accettare Dio e una
visione religiosa della realt. La
sua, se proprio di conversione si vuol parlare, stata
conversione a Cristo, scoperto con gli
occhi della fede come chiave di volta del destino umano37.
Effettivamente la vita di Paolo conosce un cambiamento decisivo
quando sulla strada di
Damasco fa lesperienza diretta di Cristo38. Quello che sconvolse
Saulo sulla via di Damasco
non fu la forza che lo colse dallalto, ma la scoperta di un
amore nuovo, dolcissimo. Il
persecutore costretto ad amare il perseguitato, a predicare
lamore di lui a tutti 39
Paolo stesso, forse richiamandosi a questa sua esperienza, dir
in 2 Cor 5,17: Chi in
Cristo, questi una nuova creatura. La luce del volto di Cristo
brill per opera di Dio nella sua
vita: E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre40, rifulse
nei nostri cuori per far
risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul
volto di Cristo41 (2 Cor 4,6).
LApostolo ci offre ancora una simile interpretazione di
questesperienza che ha
rivoluzionato la sua vita, anche scrivendo ai Galati: Poi,
quando Colui che mi scelse dal
seno di mia madre e mi chiam per mezzo della sua grazia si
compiacque di rivelare in me il
suo Figlio affinch lo annunziassi tra le genti, subito non
chiesi consiglio alla carne e al
sangue... (Gal 1,15-16). Quindi, anche Paolo vede 1evento di
Damasco non come una
conversione, ma come il culmine della sua esistenza, ma come la
vocazione 42.
36 Se la parola conversione dovesse essere adatta per esprimere
questa svolta nella vita di Paolo, si dovrebbe dire certamente che
Dio stesso ha convertito Paolo. Non che questultimo, dopo aver
riflettuto, sarebbe stato stanco della sua militanza farisaica e
avrebbe deciso di finirla con la sacrosanta Torah. [Cfr.: D.
MARGUERAT, Paolo di Tarso. Un uomo alle prese di Dio, Torino 2004,
24].37 G. BARBAGLIO, Paolo di Tarso e le origini cristiane, Assisi
1989, 81.38 ORSATTI, Introduzione, 238.39 C. CREMONA, San Paolo,
Milano 1983, 36.40 Cf. Gen 1,3. Notare il riferimento alla
creazione, che diviene un ottimo elemento per interpretare
lesperienza di Damasco come una nuova creatura.41 BUSCEMI, San
Paolo, 46: Il fariseo Paolo, che fino ad allora aveva esaltato al
di sopra di ogni cosa la legge, da quel momento in poi dir: La mia
vita Cristo (Fil 1,21), perch niente ha valore n lessere ebreo n
gentile, ma ci che conta essere una nuova creatura (Gal 6,15);
nessunaltra sapienza di questo mondo ha pi importanza, se non
conoscere Ges Cristo, anzi Ges Cristo crocifisso (1Cor 2,2); e
rifiutando il vanto della legge dir: Quanto a me, di nessunaltra
cosa mi glorier se non della Croce del Signore nostro Ges Cristo,
sulla quale il mondo per me fu crocifisso e io per il mondo (Gal
6,14). Cristo divenuto per lui il termine della legge (Rom 10,4):
ha finito il suo ruolo di pedagogo (Gal 3,24) e ha trovato il suo
totale perfezionamento nella legge di Cristo (Gal 6,2), nella legge
dellamore (Gal 5,14).42 J. BECKER, Paolo. Lapostolo dei popoli,
Brescia 1996, 79.
18
-
Liniziativa di Dio, che sceglie chi vuole e quando vuole:
limperscrutabile e libera
decisione divina aveva un disegno concreto su di lui e lo ha
realizzato. In quel momento tutto
cambiato: Ma quello che poteva essere per me un guadagno, lho
considerato una perdita a
motivo di Cristo (Fil 3,7). Sta qui, nellamore di Cristo la
chiave interpretativa di tutto
1evento di Damasco, quellevento che ha reso Paolo un innamorato
di Cristo e un apostolo
infaticabile del suo Signore43.
Certamente, nessuno nega che vi possano essere delle differenze
tra Atti e Lettere nel
racconto dellesperienza di Damasco, ma nessuno pu negare che
lintento degli Atti lo stesso
di quello delle Lettere paoline: fondare lazione missionaria di
Paolo. Essa un evento og -
gettivo cos importante, che Luca si sente in grado di applicare
al caso la regola storiografica
della triplice ripetizione44.
La sobria descrizione degli Atti non pu essere paragonabile agli
scenari delle
rivelazioni apocalittiche. Lunico elemento visivo la luce che
irrompe allimprovviso dal
cielo come un lampo, pi splendente del sole in pieno giorno45.
Essa accompagnata dal
fenomeno di audizione: si sente la voce di uno che parla. Ma
Luca evita di descriverne le
sembianze46. Tutta lattenzione concentrata nel contenuto del
breve dialogo. Paolo viene
interpellato due volte con il suo nome: Saulo, Saulo 47. La
ripetizione del nome corrisponde
allo schema dei dialoghi di rivelazione ai patriarchi biblici:
Abramo, Giacobbe, Mos (Gen
22,1; 46,2; Es 3,4)48.
43 Per unanalisi sistematica di tutti i testi rivelati all
evento di Damasco cf. Lautotestimonianza di Paolo sulla sua
conversione in: SABUGAL, La conversione, 19-64. 44 cfr. BUSCEMI,
San Paolo, 45.45 FABRIS, Paolo, 100.46 Il racconto lucano della
conversione di Paolo fa leva su alcuni elementi descrittivi desunti
dal modello letterario delle storie bibliche della rivelazione di
Dio ai patriarchi e profeti. Sono fondamentalmente due i registri
tradizionali adoperati da Luca per descrivere lesperienza di Saulo
sulla via nei pressi Damasco: una visione di luce che irrompe
allimprovviso dal cielo, accompagnata dallaudizione di una voce.47
La ripetizione del vocativio Saulo, Saulo in realt rivela uno degli
elementi letterari propri di Luca. Cf. Lc 8,24 (Maestro! Maestro!);
Lc 10,41 (Marta! Marta!); Lc 22,31 (Simone, Simone). Questa
ripetizione si trova anche nella letteratura ebraica dellAT e
aramaica del giudaismo rabbiniaco. 48 I versetti 4-6 si rifanno ad
un modello, assai costante, di teofanie veterotestamentarie: Dopo
queste cose, Dio tent Abramo dicendogli: Abramo, Abramo!. Rispose:
Eccomi! (Gen 22, 1); Dio disse a Israele in una visione notturna:
Giacobbe, Giacobbe!. Rispose: Eccomi! (Gen 46,2); Il Signore vide
che si era spostato per vedere, e lo chiam dal mezzo del roveto e
disse: Mos, Mos!. Disse: Eccomi!. (Es 3,4).
19
-
2.2.3. Missione alle genti
Levento di Damasco lega insieme la visione di Cristo a Paolo e
la sua missione di
apostolo delle genti49. Anzi, questultima, in alcuni fonti,
sembra esser la conseguenza diretta
della prima50.
Sia Paolo che Luca si sono serviti del modello
veterotestamentario della vocazione dei
profeti51.
Per alcuni autori52, Paolo ha ricevuto questa vocazione
profetica al momento stesso
della visione di Damasco: la visione era in funzione della sua
vocazione ad apostolo delle
genti. I testi ci dicono che Cristo apparso a Paolo per
costituirlo annunciatore del Figlio
(Gal 1,16), portatore del suo nome (At 9,15), testimone di
Cristo (At 22,15; 26,16).
Secondo laltra ipotesi, la visione di Damasco e la missione ad
apostolo sono due fatti
cronologicamente distinti53, ma che sono uniti per il fatto che
le fonti sono delle presentazioni
retrospettive e accorciate dei fatti e inoltre debbono servire
come legittimazione dellinvestitura
missionaria e apostolica di Paolo54.
Probabilmente questi due punti di vista possono essere anche
armonizzati: al momento
stesso della cristofania Paolo non ha avuto chiara la visione
della sua elezione ad apostolo,
anche se ha sentito profondamente di esserne stato investito da
Cristo55. Egli ribadisce spesso
49 Per lo studio pi approfondito cfr. cap. La vocazione del
fariseo ad apostolato dei pagani in: BECKER, Paolo, 77-8850 Cfr. le
fonti seguenti: At 9,15-16: Ma il Signore gli (ad Anania) disse:
Va, poich questuomo per me uno strumento eletto per portare il mio
nome davanti ai gentili, re e figli di Israele. Io gli mostrer
quanto debba soffrire per il mio nome.At 22,14-15: Ed egli (Anania)
disse: Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua
volont, a vedere il Giusto e a sentire la voce dalla sua bocca. Tu,
infatti, devi essere davanti a tutti gli uomini testimone di lui e
di ci che hai visto e sentito.At 26,16-18: Io (Ges) ti sono apparso
per destinarti a ministro e testimone delle cose che tu hai viste e
di quelle, per le quali ancora ti apparir. Ti ho scelto di mezzo a
questo popolo e di mezzo ai Gentili, ai quali ora ti invio, ad
aprire i loro occhi, perch passino dalle tenebre alla luce e dal
potere di Satana a Dio, e cos ricevano per mezzo della fede in me
il perdono dei peccati e leredit con i santificati.Gal 1,15-17:
Poi, quando Colui che mi scelse dal seno di mia madre e mi chiam
per mezzo della sua grazia si compiacque di rivelare in me il suo
Figlio affinch lannunziassi tra le genti, subito non chiesi
consiglio alla carne e al sangue, n salii a Gerusalemme presso
coloro che erano apostoli prima di me, ma andai in Arabia e poi di
nuovo tornai a Damasco.51 Gal 1,15-16 ha per paralleli Is 49,1
(Isole, ascoltatemi, prestate attenzione, o popoli lontani! Dal
seno materno il Signore mi ha chiamato, dalle viscere della madre
mia ha fatto menzione del mio nome), Ger 1,5 (Prima che io ti
formassi nel grembo, ti ho conosciuto, e prima che tu uscissi dal
seno, ti ho santificato; profeta per le genti ti ho costituito); At
9,15 si richiama a Ger 1,10 (Oggi stesso ti stabilisco sopra le
nazioni e sopra i regni per sradicare e per demolire, per abbattere
e per distruggere, per edificare e per piantare); At 26,16-18 fa
allusione a Is 48,6.7.16 (Avvicinatevi a me, ascoltate questo: Non
ho parlato all inizio di nascosto, dal tempo in cui ci avvenuto, io
ero l. E ora il Signore Dio mi ha inviato con il suo spirito).; e
anche: Ger 1,5-8; Ez 2,1.52 Cfr.: L. CERFAUX, Il cristiano nella
teologia paolina, Roma 1969, 102-103.53 BUSCEMI, San Paolo, 49.54
Tanto vero che gli Atti introducono la mediazione di Anania,
proprio per sottolineare i due momenti distinti della visione e
della missione.55 BUSCEMI, San Paolo, 49.
20
-
che la sua missione non un incarico ecclesiastico, ma un vero
carisma divino che lo ha mutato
e lo ha reso testimone ed apostolo56.
il Cristo stesso, risuscitato e glorioso, che, per un privilegio
unico, lo ha reso simile
agli altri apostoli. Per, allo stesso tempo Dio ha voluto che
questa missione gli divenisse
chiara allinterno della Chiesa stessa, per non cadere
nellillusione di correre o di aver corso
in vano (Gal 2,2). La mediazione di Anania non aveva il compito
di presentargli una dottrina
nuova, ma quello di aiutare Paolo a comprendere la sua
investitura apostolica alla luce della
tradizione ecclesiale57.
3. L evento di Damasco nellarte
3.1. Paolo e il cavallo
La scena della vita di Paolo pi rappresentata dallarte quella
dellevento di
Damasco. Il modello interpretativo si ormai imposto
nellagiografia paolina e
nelliconografia con laggiunta di particolari descrittivi che
colpiscono la fantasia58.
Limmagine di Paolo caduto da cavallo, ripetuta nelle
raffigurazioni pittoriche nella storia
dellarte e favorita dalla predicazione popolare, fa parte del
patrimonio culturale comune
nellambiente cristiano59. Senza tuttavia particolare riferimento
alla Sacra Scrittura.
Nel contesto del viaggio di Damasco lautore degli Atti non parla
di cavalcature,
perch egli non lo presenta come una spedizione militare
nonostante il ruolo che ha Paolo,
autorizzato dal Sinedrio a far arrestare i discepoli di Ges.
Luca non riporta che Paolo cade da
cavallo, ma cade a terra, perch questa la fraseologia che si usa
in alcuni testi bibli ci per
descrivere la reazione umana di fronte alla manifestazione
divina60.
56 BECKER, Paolo, 78.57 Qualsiasi apostolato cristiano dipende
da unautorivelazione di Cristo, predica lunico Vangelo, che Ges
Cristo Signore, trasmette lunica tradizione fondamentale: Cristo la
salvezza delluomo. Quindi, Paolo, e anche Luca che da lui dipende,
sente fortemente la sua indipendenza di apostolo che ha visto il
Signore e contemporaneamente si sente legato intimamente agli altri
apostoli nella trasmissione dellunico messaggio cristiano. [Cfr.:
BUSCEMI, San Paolo, 50].58 FABRIS, Paolo, 90.59 Il particolare
risalto alla figura di Paolo a terra accecato dalla luce con sullo
sfondo la scena del cavallo: G. Bellini, a Pesaro; Michelangelo,
cappella paolina in Vaticano; Caravaggio, S. Maria del Popolo a
Roma; Rubens, a Berlino e Monaco. 60 Ezechiele dopo la visione
della gloria del Signore lungo il canale Chebar nel paese dei
Caldei, descrive la propria reazione in questi termini: Caddi con
la faccia a terra e udii la voce di uno che mi parlava (Ez 1,28;
cfr. 43,3; 44,4). Lo stesso schema si trova nel libro di Daniele.
Lautore mette in bocca al protagonista il racconto della reazione
sua e dei suoi compagni quando sulla sponda del fiume Tigri vedono
un essere divino: Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli
uomini che erano con me non la videro, ma un grande terrore si
impadron di loro e fuggirono a nascondersi.., udii il suono delle
sue parole... caddi stordita con la faccia a terra (Dn 10,7.9; cfr.
Dn 8,17.18).
21
-
3.2. Paolo di Caravaggio61
In questo quadro, la concentrazione sul dramma umano ancora pi
chiara. Egli non
rappresenta la scena nell'attimo in cui il miracolo avviene, ma
nel momento successivo, quando
ormai subentrato il silenzio. C', quindi la volont di mostrare
un clima che porta alla
riflessione, perch ormai tutto compiuto.
I personaggi e gli elementi compositivi del quadro sono ricchi
di teatralit,
caratteristica molto presente nel '600; ma si tratta di una
teatralit in cui sono i personaggi a
determinare lo spazio occupandolo con il proprio volume e
assumendo particolari posizioni per
accentuare l'espressivit.
61 La storia del quadro:Nellautunno del 1600, monsignor Tiberio
Cerasi, tesoriere generale di Clemente VIII, commission ai due
pittori pi celebri tra quelli attivi a Roma, Michelangelo Merisi
detto il Caravaggio ed Annibale Carracci, la decorazione della
cappella di famiglia che egli aveva acquistato nella chiesa di
Santa Maria del Popolo. Caravaggio prepar la Conversione di San
Paolo e la Crocifissione di San Pietro, mentre il Carracci esegu
lAssunzione della Vergine. La prima versione dei due dipinti di
Caravaggio, eseguiti su tavole di cipresso, fu rifiutata dai
rettori dellOspedale della Consolazione, nominati eredi da Cerasi
in punto di morte e Caravaggio fu costretto a correggere la sua
opera. La scoperta di una terza versione della Conversione di San
Paolo riveste unimportanza particolare: con molta probabilit
anchessa venne rifiutata dai committenti del Caravaggio a causa
della grande violenza e drammaticit dei tratti e della
rappresentazione e a causa delleccessiva lontananza dalla
tradizione iconografica affermatasi in quel tempo: nessuno prima di
Caravaggio aveva infatti mai osato rappresentare unopera di una
tale potenza, con tre personaggi, laterali rispetto alla maestosit
del cavallo centrale, bloccati in una scena di grande movimento. E
la stessa figura di Saulo, rappresentato con le fattezza di un
vecchio, poteva aver creato difficolt allartista che copr lopera,
per farne unaltra versione.
22
-
4. Conclusione
Gli Atti degli Apostoli, con la triplice narrazione di questo
evento non si distaccano
molto dallinterpretazione che Paolo ha dato di esso. Pur non
essendo una copia conforme,
lopera lucana presenta 1esperienza di Damasco come un incontro
di Cristo con Paolo,
durante il quale lapostolo viene investito della missione tra i
gentili. La concordanza
essenziale tra Gal 1,15-16 e At 26,12-1834, sotto questaspetto,
appare evidente: la visione e
linvestitura per una missione62.
Nel libro San Paolo di Alfio Marcello Buscemi possiamo trovare
alcuni suggerimenti
generali, sintende proporre quale conclusione ed eventualmente
quale punto di partenza per la
ricerca pi approfondita:
1) i testi vanno interrogati nel loro insieme. Le lettere
paoline devono precedere in
importanza gli Atti. Ogni elemento delle fonti va visto alla
luce del genere letterario a
cui appartiene, della tematica teologica che il passo intende
svolgere e della prospettiva
in cui inserito: la prospettiva di Paolo non quella di Luca.
2) non bisogna cercare, di conseguenza, nessuna facile
concordanza tra Lettere
paoline e Atti: vi parallelismo, non uniformit; le differenze
sono reali e dipendono in
maggior misura dai vari contesti.
3) non bisogna imporre alle fonti le nostre categorie
esplicative: il senso profondo degli
eventi deve scaturire dai testi stessi, soprattutto
dallautointerpretazione che Paolo ha
dato della sua esperienza dell evento di Damasco e che gli Atti
sembrano seguire
sostanzialmente. Attualmente tra gli esegeti si fa sempre pi
strada lidea che 1evento
di Damasco non va interpretato come un fenomeno mistico, ma come
unirruzione
del soprannaturale nella vita di Paolo, un intervento diretto di
Dio che nel Cristo Ges
ha determinato in Paolo una nuova creazione: il persecutore
farisaico di Ges
divenuto lapostolo innamorato di Cristo63.
Non possiamo dimenticare che leggendo i brani biblici sullevento
di Damasco
siamo dinanzi allavvenimento pi importante della vita di Paolo
e, dopo la Risurrezione di
Cristo, lepisodio che ha maggiormente influito non solamente
sulla storia del cristianesimo
primitivo ma addirittura di tutti i tempi.
62 Cfr.: G. BORNKAMM, Paolo apostolo di Ges. Vita e pensiero
alla luce della critica storica, Torino 1977, 45-46. 63 Cfr:
BUSCEMI, San Paolo, 44.
23
-
4.1. Dal testo alla vita
Infine, ci si pone quindi alcune domande:
1. Che cosa c in me di affine, di diverso o di analogo,
allesperienza di Paolo? Come
posso cogliere nella mia vita lazione preveniente di Dio che mi
fa essere ci che
sono?
2. Come e in quale maniera Ges, che stato per Paolo la
rivelazione della
misericordia divina, per me il punto di riferimento fondamentale
per comprendere
chi sono, che cosa sono, da dove vengo, a che cosa sono
chiamato?
3. Quali sono i possessi che mi impediscono di cogliere con
libert liniziativa divina
verso di me?
Ci si deve porre queste domande, come consiglia il cardinale
Martini64, prima di tutto con
amore e misericordia perch soltanto in tale modo potr emergere
ci che in noi lopera di Dio
e ci che la resistenza di Paolo allopera di Dio.
64 MARTINI, Le confessioni, 18-19.
24
-
5. Bibliografia
5.1. Strumenti di lavoro
Bibbia di Gerusalemme, Bologna 1984.
Dizionario di Teologia Biblica a cura di BAUER J., Brescia
1965.
Grande Enciclopedia illustrata della Bibbia, a cura di BURKHARD,
GRNZWEIG, LAUBACH, MAIER,
Casale Monferrato 1997.
Nuovo grande commentario biblico, a cura di BROWN, FITZMYER,
MURPHY, Brescia 1997
M. ORSATTI, Introduzione al Nuovo Testamento, Lugano 2005.
5.2. Studi su San Paolo
M.-F. BALSEZ, Paolo di Tarso.Lapostolo delle genti, Torino
1993
G. BARBAGLIO, Paolo di Tarso e le origini cristiane, Assisi
1989
J. BECKER, Paolo. Lapostolo dei popoli, Brescia 1996
E. BISER, Paolo apostolo e scrittore. Una sfida per i cristiani,
Roma 1991
G. BORNKAMM, Paolo apostolo di Ges. Vita e pensiero alla luce
della critica storica, Torino
1977
A. M. BUSCEMI, San Paolo. Vita, opera, messaggio, Gerusalemme
1997
C. CREMONA, San Paolo, Milano 1983
R. FABRIS, Paolo. Lapostolo delle genti, Milano 1997
G. LOHFINK, La conversione di San Paolo, Brescia 1996
D. MARGUERAT, Paolo di Tarso. Un uomo alle prese di Dio, Torino
2004
C. MARTINI, Le confessioni di Paolo, Miano 1982
G. RICCIOTTI., Paolo apostolo, Roma 1949
S. SABUGAL, La conversione di San Paolo, Roma 1992
25
Don Tomasz WojtalNUOVO TESTAMENTO Personaggi degli Atti degli
Apostoli Levento di Damasco nella narrazione degli Atti degli
ApostoliIndice 1. La triplice narrazione di Atti1.2.1.
Introduzione: il giudeo e il persecutore1.2.2. Lincontro con
Ges1.2.3. LInflusso dellincontro1.2.4. Visione e missione di
Anania1.2.5. ConclusioneLe principali affinitLe principali
differenze
2. Il senso dell evento di Damasco2.1.1. La spiegazione
naturalistica 2.1.2. La spiegazione psicologica 2.1.3.
Linterpretazione critico-storicaScuola delle religioni Tendenza
storicistaTendenza critico-letteraria2.2.1. Il Problema del
linguaggio 2.2.2. La realt della vocazione2.2.3. Missione alle
genti
3. L evento di Damasco nellarte 4. Conclusione 5.
Bibliografia