L’energia vitale, concezione orientale. Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono ad una tradizione del tutto differente. Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho da imparare. In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più. Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki. Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è diffici le, o diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici. Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki». Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere. Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente utilizzato – e con successo – ma mai è stato dimostrato. Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni. Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere. Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente. Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo. Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia. La vera conoscenza deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione. Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano. In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling, agendo sui movimenti dell’Energia, Qì. Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli?
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L’energia vitale, concezione orientale.
Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina
Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono
ad una tradizione del tutto differente.
Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che
queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed
egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire
come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere
fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e
rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho
da imparare.
In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso
addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più.
Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi
strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki.
Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è difficile, o
diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici.
Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki».
Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i
canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere.
Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente
utilizzato – e con successo – ma mai è stato dimostrato.
Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni.
Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere.
Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della
razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente.
Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo.
Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia. La vera conoscenza
deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che
scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione.
Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote
ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli
eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore
dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano.
In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling,
agendo sui movimenti dell’Energia, Qì.
Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli?
La radice della magia e della religione sembra essere la medesima. Anche il vocabolo religione, in
fin dei conti sottende l’idea di legame universale, concetto basilare per l’Oriente e ben rappresentato
dalla funzione del Qì.
L’esistenza di una forza legante, presente in natura, è comune ad ogni cultura e fa parte di quel
bagaglio di conoscenze ataviche, proprie dell’essere umano in quanto tale.
I cinesi già dall’antichità, hanno sempre narrato con rimpianto di una sorta di epoca d’oro, in cui
tutti gli uomini vivevano in felicità, in salute e con un dialogo costante e pieno con la Natura, o il
Dao. In un secondo momento – si racconta – gli uomini persero tutto questo, si staccarono
dall’ordine delle cose, non rispettarono più le leggi del Cosmo e divennero ottusi ed infelici.
Diedero sempre più valore all’azione, ai riti, allo studio ed alla ricerca della verità – che così
facendo gli sfuggiva sempre più invece di essere più vicina. Ma la Verità non la si cerca, la si
ascolta: questa è la saggezza della scuola del Dao.
Ritengo d’obbligo, anche in virtù di un procedere veramente scientifico, porsi una domanda: se
fossero le spiegazioni razionali ad essere un modo di esorcizzare una verità inaccettabile per
gl’individui che hanno perso il dialogo con la Natura? Se fossero questi ultimi ad essere ciechi di
fronte a qualcosa che sfugge loro?
L’enorme valore della tradizione cinese risiede nel fatto che il sapere energetico è sistematizzato ed
elaborato come non mai, ed inoltre, tramite i precetti delle Tecniche di Lunga Vita e della Medicina
Classica, tutti possono trarre giovamento. Dal Dao Yin al Taiji all’Agopuntura, tutti possono vedere
i cambiamenti che hanno luogo ed arrivare a sentire la presenza del Soffio di Vita.
Certamente, chi è più sensibile e “portato” andrà oltre e potrà re-instaurare il dialogo con la Natura
e, magari – con gli insegnamenti spirituali e con l’abbandono alla Meditazione – potrà condividere
quella Verità trascendente che ai più sfugge.
In sostanza, la comprensione del Qì deve passare per quella “messa in situazione” a cui accennava il
Maestro Tsuda. Che è la stessa cosa della “messa in relazione” che più volte l’Eyssalet nomina nelle
sue opere e nei suoi discorsi e ancora (seppur in maniera differente) considerata da Einstein
fondamentale per la fisica. In qualunque modo e ad ogni grado, essa è dialogo: con sé stessi, con il
corpo, con gli altri e con il mondo. E il dialogo più genuino è uno scambio. Si fonda sull’apertura e
sulla fiducia reciproca.
Il mondo della Conoscenza Trascendentale è il mondo della Relazione. Ci si cala nella situazione
profondamente. Il mondo della conoscenza razionale è quello della messa a distanza degli eventi,
per “poterli osservare meglio”. Il distacco (la dualità) ne è il punto di partenza e così ne rimarrà
anche l’esito inesorabile.
Il termine cinese qi, in giapponese ki 氣 o anche ci in coreano (forma più antica) è il nome dato
all'energia "interna" del corpo umano ricorrente in tutte le aree soggette all'influenza culturale
cinese (Giappone, Corea) ma spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali o la medicina
tradizionale cinese fino alla geomanzia, idraulica, pittura, calligrafia e poetica. La pronuncia in
italiano è "ci".
In particolare il termine sinogiapponese 氣 ki è l'elemento centrale costitutivo del vocabolo
giapponese Aikidō 合気道 (scritto in kanji) od anche 合氣道 (usando la grafia non semplificata), di
cui il termine 氣 ki costituisce il concetto essenziale.
Si tratta di un arte tradizionale Cinese, di un metodo, che studia ed insegna come coltivare l’energia
interna del corpo attraverso specifici esercizi la cui pratica migliora la salute e rinforza il fisico armonizzando i tre fattori principali ovvero: respiro, postura e pensiero.
Nato più di 4000 anni fa come pratica d’uso popolare per curare o comunque limitare le malattie
fortificando il corpo; si pensi che già nel “Libro dei Mutamenti” del 1122 a.c. si menzionavano alcune
informazioni sui cicli del “Qi”, per questo motivo la pratica del Qigong è considerata uno dei più importanti elementi del patrimonio culturale della Cina.
Il Qi Gong, successivamente fu assimilato dalle dottrine Taoiste e Buddiste che lo interpretarono ed
integrarono secondo i loro principi filosofici affinando le tecniche ed ottimizzandone i benefici. Nel
tempo, il qigong, da pratica popolare divenne disciplina occulta, riservata a pochi iniziati e quindi
diffusa pochissimo e mantenuta segreta per anni. Il resto del popolo, in questo frangente, si limitava alla
conoscenza di qualche esercizio superficiale e di qualche tecnica legata al campo della Medicina
Tradizionale e Agopuntura. Questa situazione è rimasta invariata fino a gli anni 70/80 circa, momento in
cui iniziò una forte espansione sia in Cina sia nel resto del mondo a seguito di una diffusione di
numerosi testi, pubblicazioni e corsi d’insegnamento. Tutt’ora comunque questa disciplina è gelosamente conservata dagli orientali che ne fanno gran pratica con profonda devozione e spiritualità.
Video che mostra la potenza del dominio sull’energia Qi
Teniamo a mettere in chiaro che il Qigong non è una pratica esoterica e non si basa su nessun tipo di
elemento soprannaturale o magico, come purtroppo molti cercano di dare ad intendere attraverso corsi
che si basano su scarse nozioni superficiali in materia integrate da pratiche new age o riti mistici che
non hanno alcun riscontro oggettivo e soprattutto che non hanno nulla a che vedere con il Qigong.
Quindi prendiamo le distanze da coloro che, attraverso questa pratica, riuscirebbero a fare numeri alla
Uri Geller ma che soprattutto speculano sulle persone ingenue e inquinano l’informazione a tal punto che in alcune biblioteche capita di trovare i libri di Qigong nel reparto “Esoterismo, Magia e Tarocchi”.
“QI” o SHENG QI viene distribuita dal vento e raccolta dall’acqua.
Possiamo misurare e sentire la qualità dell’aria ma per l’energia “CHI” non abbiamo un organo
sensoriale. Sentiamo l’energia “CHI” intuitivamente. Per esempio ci sono posti o ambienti dove
sentiamo che sono da evitare. E ci sono posti dove ci sentiamo molto bene. Questa è forse la spiegazione più semplice per descrivere l’energia “QI”.
Nel Feng Shui c’è un detto che dice : è l’energia del posto che ci sceglie, non siamo noi a scegliere il
posto.
CHI “il soffio vitale della natura” è significante anche per la nostra energia vitale.
Tutti gli esseri viventi ricevono nel momento della propria procreazione tutto per essere completi,
l’essenza e lo spirito. “QI”, l’essenza, è la sostanza innata di ognuno, che scorre nei meridiani (vie
energetiche) del nostro corpo. Nel corso di una vita l’essenza si sviluppa sempre di più e diventa spirito.
Tutte le funzioni e i movimenti fra questi due poli vengono chiamati “QI”. L’essenza , lo spirito e “QI” sono significanti per i tre tesori.
Nel nostro corpo l’energia “QI” può essere nutrita con un’equilibrata alimentazione e arricchità o
regolatà con la respirazione e la meditazione. Se questo non accade in tempo, l’essenza viene consumata e l’uomo vive letteralmente della sua sostanza.
Finché l’energia può scorrere libera c’è armonia e salute, se il flusso è bloccato si creano venti, tempeste e altri cataclismi nella natura e sul nostro corpo i rispettivi dolori e malattie .
Secondo la medicina tradizionale cinese TCM ci sono diversi fattori che se accadono in abbondanza,
possono provocare malattie. Ad esempio: il vento, il calore, il freddo, l’umudità e la siccità.
I medici tradizionali cinesi si occupano di mantenere il flusso energetico “QI”, libero nel corpo con l’aiuto dell’agopuntura.
Ci sono anche altre pratiche chiamate “Qi Gong”, che significa il lavoro con l’energia “QI”, per attivare
questo flusso energetico vitale “QI” come: Shiatsu, Reiki, Tai Ji, Yoga, Meditazione etc..
Il flusso energetico “QI” che è presente anche intorno a noi viene analizzato e influenzato dagli esperti
di Feng Shui per garantire un massimo di buona qualità energetica per noi stessi e per i nostri ambienti.
La geomanzia cinese Feng Shui lavora come l’agopuntura per i nostri ambienti è come “la medicina dell’habitat”.
Partendo dalla riflessione, che un edificio è costituito come l’uomo dall’energia vitale “QI”, ed è
soggetto a cambiamenti e influenze energetiche, può essere seguita una relazione immediata tra l’uomo e l’edificio.
Gli scenziati cinesi considerano una casa come un “organismo vivente” paragonabile al corpo umano.
Una casa ha bisogno di un buon influsso energetico, per avere un buon Feng Shui.
Questa scienza fa vedere, che anche noi, con la creazione dei nostri spazi vitali, influiamo direttamente la nostra qualità di vita.
Con l’aiuto del Feng Shui riusciamo a portare in ottima relazione cielo e terra, per favorire la nostra vita
Curiosità:
In giapponese si scrive Ki, per noi italiani la pronuncia è “CI” ma in rete si legge spesso anche
“CHI”. In particolare il termine sinogiapponese Ki è l’elemento centrale costitutivo del vocabolo
giapponese Aikido (scritto in kanji) od anche usando la grafia non semplificata, di cui il termine Ki
costituisce il concetto essenziale.
“il ch’i al mattino è fresco, a mezzogiorno è stanco, a sera è esaurito, un abile generale evita chi ha
un ch’i fresco ed attacca chi ha ormai un ch’i stanco ed esaurito. Questa è l’arte di padroneggiare il
chi’i” – Sun Tsu.
Perchè nella medicina cinese si parla di riequilibrio energetico?
Abbiamo parlato di riequilibrio energetico ma forse è meglio fare un salto indietro prima di andare
oltre e riprendere il concetto di “ENERGIA”. Vi propongo quindi una breve lettura su come il
mondo moderno ha cercato di spiegare cos’è “l’energia vitale” , la stessa energia che già
conoscevano gli antichi e che chiamavano “qi” o “prana” o “pneuma”, a seconda della cultura di
provenienza.
Per comprendere come agiscano le diverse terapie alternative è innanzitutto necessario assimilare il
concetto secondo il quale ogni cosa vivente è infusa di energia, o forza vitale.
Non è possibile vedere né toccare tale energia ma, come l’aria che si respira, è indispensabile per la
vita. Se per molti occidentali è difficile accettare l’idea che esista qualcosa al di là della materialità,
per le popolazioni orientali si tratta di una nozione scontata. Più di tremila anni fa, i Yoghin indiani
parlavano già di un’energia universale, il “prana”, intesa come costituente basilare e fonte di ogni
forma di vita. Il prana, o soffio vitale, è in ogni cosa e porta con sé la vita.
Il taoismo, l’antica filosofia cinese sorta verso il terzo millennio a.C., si fonda sullo stesso concetto,
secondo il quale l’universo è un organismo vivente infuso e permeato di un’energia ritmica e
vibrazionale, chiamata “chi” o “qi”. Il concetto di un’energia che pervade ogni cosa non è poi così
mistico come può sembrare. La fisica moderna comincia a dare credito a ciò che i saggi
dell’antichità già supponevano migliaia di secoli fa.
Agli inizi del XVIII secolo, Newton e colleghi si resero conto di quanto fosse superato pensare alle
cose come semplici oggetti solidi. Con la scoperta dell’atomo, i fisici capirono di avere trovato la
struttura portante dell’universo. Indagando più a fondo, scoprirono che gli atomi sono a loro volta
composti da minuscole particelle in costante movimento e che il loro comporta mento è diverso da
quello che si supponeva. Nel 1905, con la pubblicazione della Teoria della Relatività, Albert
Einstein distrusse i principi della visione del mondo dei newtoniani e ipotizzò la possibilità che
materia ed energia fossero intercambiabili. Le particelle possono essere create dall’energia e la
materia non è nient’altro che energia rallentata o “cristallizzata”.
Qualche anno dopo, Max Planck scoprì che la luce e le altre forme di radiazioni elettromagnetiche
sono emesse sotto forma di pacchetti di energia, da lui battezzati Quanti. Tali Quanti di luce, o
pacchetti di energia, sono stati accettati come particelle sebbene, stranamente, si comportino anche
come onde piuttosto che particelle individuali.
Stando alle ultime teorie “super-string” (le prime delle quali videro la luce negli anni sessanta), tali
particelle fondamentali, in realtà non sono affatto particelle, ma assomigliano più a frammenti di
corde infinitamente sottili. Secondo la “teoria delle corde”, quelli che in precedenza venivano
immaginati come puntini di luce vengono ora raffigurati come onde che si muovono lungo la corda
(come onde su una corda in vibrazione di un aquilone). Ciò significa che a livello basilare ogni cosa
sembrerebbe scintillare, o muoversi continuamente in onde di luce.
Il mondo di oggetti apparentemente solidi è quindi in realtà composto da strutture a onde e da campi
di energia che interagiscono costantemente. Alcuni scienziati concepiscono oggi l’universo come
una sorta di immensa ragnatela di strutture inseparabili di energia.
Nel 1964 il fisico John S. Bell propose quello che è ora conosciuto come il teorema di Bell, secondo
il quale le particelle subatomiche sono collegate le une alle altre, per cui ciò che accade a una
particella accade anche a tutte le altre.
Il defunto David Bohm, professore di fisica teoretica al Birkbeck College di Londra, dopo aver
dedicato quarant’anni allo studio della fisica e della filosofia, giunse alla conclusione che l’universo
è una totalità interconnessa. Se non fosse morto improvvisamente nel 1993, avrebbe ricevuto il
premio Nobel per le ricerche condotte. Nel libro Wholeness and the Implicate Order, Bohm afferma
che è la mente umana a vedere le cose separate e indipendenti le une dalle altre, perché nella realtà è
esattamente il contrario.
L’uomo divide e dispone le cose in diversi cassetti mentali per rendere più gestibile il mondo che lo
circonda. Vedere ogni cosa separata dalle altre è una pura illusione che conduce a un’infinita
confusione interiore.
Non rendendosi conto che questa frammentazione è esclusivamente opera dell’uomo, l’umanità è
sempre stata alla ricerca della totalità.
Quanto affermato dona credibilità alle filosofie antiche, secondo le quali non è possibile godere di
un senso di benessere generale se i diversi aspetti della personalità (mente, corpo e spirito) non sono
in equilibrio fra loro. E' possibile trovare tale equilibrio vivendo in armonia con la natura e, nel caso
in cui l’individuo dovesse perdere tale stato di equilibrio, la natura gli fornirà i rimedi per ritrovare
la propria interezza.
Per secoli i mistici hanno parlato dell’aura, un corpo etereo che circonda quello fisico. Per i
pitagorici (intorno al 500 a.C.) si trattava di un corpo luminoso, la cui luce era in grado di produrre
svariati effetti sull’organismo umano, inclusa la cura delle malattie.
Agli inizi del XII secolo, due famosi studiosi, Boirac e Liebeault, affermarono che gli esseri umani
possiedono un’energia in grado di provocare un’interazione fra due individui, anche quando questi
ultimi non si trovano vicini l’uno all’altro.
Nel XIX secolo, il Barone Karl von Reichenbach dedicò trent’anni della propria vita a fare
esperimenti su di un campo da lui battezzato forza “odica”; ma fu soltanto nel 1911 che cominciò a
farsi strada la nozione di campo di energia umana.
Utilizzando schermi e filtri colorati, il medico William Kilner descrisse l’aura come una nebbia
luminosa che circonda il corpo e che è caratterizzata da tre zone distinte. Le sue ricerche lo
condussero ad affermare che l’aura varia da individuo a individuo, dipendendo da variabili quali
l’età, il sesso, la capacità intellettiva e lo stato di salute. Poiché alcune malattie si evidenziano come
irregolarità nell’ aura, Kilner sviluppò un sistema di diagnosi basato sul colore, la struttura, il
volume e l’aspetto generale di questo corpo etereo. Nello stesso periodo, il dottor Wilhelm Reich ,
psicologo umanista e discepolo di Sigmund Freud, si interessò a un’energia universale, da lui
chiamata “orgone”. Studiò il rapporto esistente fra i disturbi nel flusso dell’orgone all’interno del
corpo umano e la malattia psicologica e fisica e giunse alla conclusione che quando forti stati
d’animo, come la rabbia, la frustrazione, la tristezza e persino il piacere, non vengono espressi,
l’energia che avrebbe dovuto essere liberata si ritrova intrappolata nel corpo, provocando così una
diminuzione del livello di vitalità. Verso la metà del XX secolo, il dottor George De La Warr e il
dottor Ruth Drown inventarono nuovi strumenti per rilevare le sottili vibrazioni emesse dai tessuti
del corpo umano. Il dottor De La Warr creò inoltre il Radionics, un sistema di rilevazione, diagnosi
e cura a distanza che utilizzava il campo di energia biologica umano.
La scienza medica oggi riconosce, nel corpo, l’esistenza di un debole campo elettromagnetico
generato dall’attività delle onde cerebrali e dagli impulsi nervosi e dai diversi organi vitali
all'interno del corpo. Recentemente, un gruppo di scienziati sovietici dell’A.S. Popov’s
Bioinformatic Institute ha scoperto che gli organismi viventi emettono vibrazioni di energia ad una
frequenza che varia dai trecento ai duemila nanometri (nms). Tale energia è stata battezzata bio-
campo o bioplasma.
Nelle discipline orientali si sente spesso parlare di “qi” (o ki) che solitamente viene tradotto come
“energia”, oppure “soffio”, ma tali significati conferiscono al concetto solo un’idea generale e vaga
poiché, come spesso accade con i termini cinesi, le traduzioni costituiscono delle limitazioni,
perdendo così parte del vero e più complesso significato che a loro appartiene.
Non a caso infatti la cultura orientale si è sempre affidata agli ideogrammi che, attraverso
rappresentazioni stilizzate, sono in grado di trasmettere concetti più profondi di quanto non
farebbe una singola parola.
Anche nel caso del qi, possiamo partire proprio dal suo ideogramma per cercare di avere una
visione più ampia:
L’immagine è costituita da due parti (detti radicali): il primo in basso a sinistra rappresenta un
chicco di riso cotto, mentre il secondo più in alto a destra, indica i vapori che salgono verso l'alto.
L’idea che ne deriva è dunque quella di una forma di energia invisibile e impalpabile (vapore)
che si sprigiona da una forma materiale e densa (riso), grazie ad un’azione di trasformazione. Le
trasformazioni possono però condurre anche ad una condensazione di tale energia, divenendo a loro
volta materia.
Per la cultura orientale l’universo, e così l’uomo, non è altro che qi che si manifesta sotto diverse
forme, alcune invisibili, altre manifeste.
Zhang Zai, un grande filosofo vissuto in Cina nei primi decenni dell’anno 1000, descrisse così gli
infiniti mutamenti del qi: “Il Grande Vuoto consiste di qi. Il qi si condensa trasformandosi nella
miriade delle cose; le cose inevitabilmente si disintegrano e tornano al Grande Vuoto (…). Ogni
nascita è condensazione, ogni morte è dispersione. Nella nascita non c’è guadagno, nella morte
non c’è perdita (…). Il qi in dispersione è sostanza, e così anche nella condensazione…”.
Ch’i. Scoprire l’energia vitale con il t’ai chi Copertina flessibile, Waysun Liao
Il qi svolge tantissimi ruoli...
Ne deriva dunque che per la Medicina Cinese il qi espleta tante funzioni diverse, non perché vi
siano diversi qi, ma perché questo assume ruoli e funzioni differenti in base a ciò che è chiamato a
fare. Tra le più importanti troviamo le seguenti:
Attività di riscaldamento: regola la temperatura corporea per mantenere attivi i processi metabolici e la circolazione del sangue (un deficit in questo senso si può manifestare come freddolosità, rallentamenti circolatori, ristagni, ecc.)
Attività di trattenimento: grazie al qi gli organi e i visceri rimango nella loro sede, così come il sangue è trattenuto all’interno dei vasi (se tale funzione viene a meno, o è debole, possono derivarne emorragie, prolassi, aborti, ecc.)
Attività di attivazione: attraverso l'azione del qi il cuore è stimolato a battere, la digestione e la peristalsi svolgono la loro funzione di trasformazione e discesa, è possibile respirare, masticare, camminare, svilupparci, ma anche pensare e avere progetti
Attività di difesa: in questo contesto il qi ci fornisce la protezione contro i patogeni e allo stesso tempo li espelle; l’indebolimento dunque determinerà la malattia, o prolungati tempi di guarigione, ricadute frequenti, salute cagionevole, ecc…
Attività di trasformazione: è sempre grazie al qi che abbiamo la capacità di trasformare l’aria in una sostanza che ci permette di respirare, oppure la capacità digestiva che trasforma gli alimenti e i liquidi in tanti elementi biodisponibili per il nostro corpo e il nostro sostentamento.
Dal qi quindi dipendono tutte le attività dell'organismo e le modalità con cui si muove sono
fondamentali per mantenerci vitali e attivi: l’energia di tutti gli organi, i visceri, delle funzioni del
corpo, ma anche le energie che investiamo a livello mentale ed emozionale, devono coordinarsi in
maniera fluida e armonica, pena un’alterazione di tutte le attività: ristagni, ostruzioni, eccessiva
discesa o risalita, movimenti controcorrente, hanno conseguenze più o meno nocive per il nostro
benessere e la nostra salute fisica e mentale.
Nell’uomo inoltre il qi ha due origini: la parte innata o originaria (yuanqi) che ci viene trasmessa
nel momento del concepimento e costituisce un’essenza pura e vitale che rappresenta la radice e la
fonte a partire dalla quale si sviluppano tutte le varie funzioni del qi e le nostre sostanze/risorse più
importanti; poi vi è la parte acquisita legata al nostro nutrimento (yingqi) e all’aria che respiriamo
(guqi): esse subiscono delle trasformazioni prima di poter essere utilizzate dal nostro corpo, ma
sono fondamentali per sostenerci e più sono di buona qualità, meglio è per la nostra vitalità.
Il concetto di qi quindi è davvero molto vasto e sarebbe necessario spendere molte più parole in
merito per poterlo intendere e comprendere: ciò che la medicina orientale ci insegna è che il
concetto di “energia” o “soffio” è decisamente più esteso e profondo rispetto al significato con cui
vengono identificati in Occidente e rappresenta un elemento così fondamentale che tutti gli
strumenti utilizzati in Medicina Cinese (agopuntura, moxa, auricoloterapia, dietetica, qigong…) non
sono altro che metodi che lavorano in funzione del qi e del suo equilibrio poiché è da come si
muove, si trasforma e si manifesta questa fonte che tutto dipende: salute o malattia, veglia o sonno,
buonumore o depressione, longevità o declino.
Nell’Aikidō e nel Tàijíquán, ogni gesto è originato dal movimento dell’energia (che a sua volta è
attivato dall’intenzione), così anche nel Karate, nel Jūdō e nel Jū Jitsu non è importante la forza
muscolare quanto l’abilità di gestire e direzionare il Ki (o il Qi).
Tra le Arti Marziali orientali, quelle che forse si sono dedicate maggiormente allo studio del Ki (o
del Qi) sono l’Aikidō giapponese e il Tàijíquán cinese.
La prima tra le due arti citate, l’Aikidō, deve il suo nome alla fusione di tre caratteri sino-
giapponesi:
合 (Ai) il cui significato è “armonia” e nel contempo anche con “congiungimento” e
“unione”
氣 (Ki) il cui significato è assimilabile a “soffio vitale” o “energia vitale“
道 (Dō) che letteralmente significa “ciò che conduce” nel senso di “percorso”, “via”,
“cammino” (non solo fisico ma anche spirituale)
Fondendoli assieme si ottiene il termine 合氣道 (Ai-ki-dō) che significa: “disciplina che conduce
all’unione e all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”.
Allo stesso modo, oltre 3000 anni fa la cultura cinese ebbe una stupefacente intuizione (confermata
oggi anche dalla scienza moderna), ovvero: che la materia e l’energia sono la stessa cosa. La
materia si può trasformare in energia e l’energia può condensarsi in materia. Il nostro corpo è
formato quindi da materia ed energia e a sua volta l’energia può assume differenti forme di