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1. La nascita di un’amicizia Karl Popper e Friedrich von Hayek si incontrarono per la prima volta alla London School of Economics (LSE) in ottobre o novembre del 1933, quando Popper andò a chiedere aiuto ad Hayek per potere emigrare dall’Austria, dove Popper, di discendenza ebraica, non vede- va un futuro per sé stesso e per la moglie. Hayek lo invitò ad interve- nire a un suo seminario 1 . Il saggio che ebbe origine da tale esperienza fu poi pubblicato con il titolo La miseria dello storicismo (1957) 2 . Da questo primo incontro nacque un rapporto che si trasformò in una stret- ta amicizia. Come è stato descritto altrove 3 , nel 1937 Popper trovò un’occupazione come docente universitario di filosofia in Nuova Ze- landa. Lì si sentì sempre più isolato e chiese nuovamente aiuto ad Hayek. Gli intensi e prolungati sforzi di Hayek si concretizzarono nel- la chiamata, nel 1946, ad una cattedra in logica e filosofia della scien- za, creata appositamente presso la LSE, dove Popper rimase fino al IL POLITICO (Univ. Pavia, Italy) 2012, anno LXXVII, n. 2, pp. 49-70 KARL POPPER E FRIEDRICH VON HAYEK: UNITI E DIVISI DAL RAZIONALISMO di Jack Birner Università di Trento e University College, Maastricht. Ringrazio l’Universität Klagenfurt/Popper Library e in particolare il dott. Man- fred Lube per il permesso di citare dalle lettere di Popper. Ringrazio Bruce Caldwell per il permesso di citare dagli Hayek Archives, Hoover Institution on War, Revolu- tion and Peace, Stanford University. Ringrazio Stefano Brunello, Andrea Carboni e Arianna Mion per la traduzione dall’inglese di una versione precedente. 1 Per questo primo incontro, vedi la lettera di Popper a Hayek del 30 aprile 1984, nella Karl Popper Library, Universität Klagenfurt, Fasc. 305.17. 2 Le date citate nel testo si riferiscono all’anno di pubblicazione dell’edizione ori- ginaria. 3 Vedi per esempio M.H. HACOHEN, Karl Popper – The Formative years, 1902- 1945: Politics and Philosophy on Interwar Vienna, Cambridge, Cambridge Univer- sity Press, 2000. 49
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Karl Popper e Friedrich von Hayek: Uniti e Divisi dal Razionalismo

Jan 31, 2023

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1. La nascita di un’amicizia

Karl Popper e Friedrich von Hayek si incontrarono per la primavolta alla London School of Economics (LSE) in ottobre o novembredel 1933, quando Popper andò a chiedere aiuto ad Hayek per potereemigrare dall’Austria, dove Popper, di discendenza ebraica, non vede-va un futuro per sé stesso e per la moglie. Hayek lo invitò ad interve-nire a un suo seminario1. Il saggio che ebbe origine da tale esperienzafu poi pubblicato con il titolo La miseria dello storicismo (1957)2. Daquesto primo incontro nacque un rapporto che si trasformò in una stret-ta amicizia. Come è stato descritto altrove3, nel 1937 Popper trovòun’occupazione come docente universitario di filosofia in Nuova Ze-landa. Lì si sentì sempre più isolato e chiese nuovamente aiuto adHayek. Gli intensi e prolungati sforzi di Hayek si concretizzarono nel-la chiamata, nel 1946, ad una cattedra in logica e filosofia della scien-za, creata appositamente presso la LSE, dove Popper rimase fino al

IL POLITICO (Univ. Pavia, Italy)2012, anno LXXVII, n. 2, pp. 49-70

KARL POPPER E FRIEDRICH VON HAYEK:UNITI E DIVISI DAL RAZIONALISMO

di Jack Birner

Università di Trento e University College, Maastricht.Ringrazio l’Universität Klagenfurt/Popper Library e in particolare il dott. Man-

fred Lube per il permesso di citare dalle lettere di Popper. Ringrazio Bruce Caldwellper il permesso di citare dagli Hayek Archives, Hoover Institution on War, Revolu-tion and Peace, Stanford University. Ringrazio Stefano Brunello, Andrea Carboni eArianna Mion per la traduzione dall’inglese di una versione precedente.

1 Per questo primo incontro, vedi la lettera di Popper a Hayek del 30 aprile 1984,nella Karl Popper Library, Universität Klagenfurt, Fasc. 305.17.

2 Le date citate nel testo si riferiscono all’anno di pubblicazione dell’edizione ori-ginaria.

3 Vedi per esempio M.H. HACOHEN, Karl Popper – The Formative years, 1902-1945: Politics and Philosophy on Interwar Vienna, Cambridge, Cambridge Univer-sity Press, 2000.

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4 Cf. J. BIRNER, Algunos problemas en los programas de investigación de Hayeky Popper: (des)unidos por el racionalismo, in F. FERNANDEZ (ed.), Karl Popper hoy,Rosario, Editorial Juglaria, 2012, soprattutto la lunga nota sui loro rapporti personali.

pensionamento nel 1969. Fin dal suo arrivo a Londra i due continua-rono a coltivare il loro intenso rapporto intellettuale con discussionifaccia a faccia oltre che per via epistolare.

Più di una volta ebbero modo di constatare, con sorpresa, che, no-nostante la loro differente formazione, condividevano molte idee econvinzioni4. Una delle cose che condivisero durante la Seconda Guer-ra Mondiale, indipendentemente l’uno dall’altro, fu una profondapreoccupazione nei riguardi del destino della civiltà occidentale e del-le sue istituzioni. Ciò li condusse a scrivere due libri che contribuiro-no molto alla loro fama: Hayek pubblicò La via della schiavitù nel1944 e Popper (grazie all’aiuto di Hayek) La società aperta e i suoi ne-mici nel 1945. Come scrissero nelle rispettive prefazioni, Hayek e Pop-per consideravano quei libri come il loro contributo agli sforzi bellici;erano i laboratori in cui forgiarono e svilupparono le armi intellettualiper combattere le radici dell’ideologia che aveva causato la guerra: ilnazional-socialismo. Ma il terreno che coprirono era ben più ampio:analizzarono le fonti di tutte le ideologie pericolose e che minavano lapace. Criticarono l’insieme delle forme di totalitarismo e collettivismo,comunismo compreso. Condivisero l’idea che queste tradizioni intel-lettuali avevano le loro radici in un’errata metodologia delle scienzesociali, cioè nello storicismo e nella falsa epistemologia del relativi-smo. Erano inoltre d’accordo sul fatto che questi errori erano da attri-buirsi ad una forma di irrazionalismo che consiste nell’uso scorrettodella ragione. Infatti, sia Hayek che Popper affermano di essere difen-sori della ragione. Sembra quindi lecito trarre la conclusione che en-trambi siano razionalisti. La questione, però, non è così lineare. Cer-cherò di dimostrare che Popper e Hayek aderiscono a due tipi di ra-zionalismo differenti, che però possono essere ricostruiti come risa-lenti alla stessa fonte: la filosofia di David Hume.

2. Popper e Hayek sulla razionalità

In seguito alla pubblicazione de La via della schiavitù e La societàaperta e i suoi nemici Hayek e Popper discussero ripetutamente e dipersona sul razionalismo. Tali scambi di idee furono un proseguimen-

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to delle loro discussioni epistolari durante la guerra, in cui la possibi-lità o meno di cambiare la società occupa un posto centrale. Hayek par-la del razionalismo in Individualismo: quello vero e quello falso(1945), e più tardi in La Costituzione della Libertà (1960) e Tipi di ra-zionalismo (1964). In Individualismo: quello vero e quello falso criti-ca in primis quello che considera l’individualismo falso, che identifi-ca con il razionalismo francese di Descartes, degli enciclopedisti, diRousseau e dei fisiocratici.

Nel 1948 Popper tenne una conferenza dal titolo Verso una teoria ra-zionale della tradizione, che venne pubblicata l’anno dopo5. Questo sag-gio si distingue da altri suoi scritti sul razionalismo posteriori a La so-cietà aperta in quanto collega la discussione sul razionalismo con quel-la sul metodo delle scienze sociali. Hayek aveva seguito questo approc-cio negli articoli che pubblicò negli anni ’40 e che furono in seguito rac-colti ne L’abuso della ragione del 1955. Nell’opera di Popper fino al ’48,invece, tale combinazione è qualcosa di inusuale, com’è inusuale il con-fronto tra ragione e tradizione; ne La società aperta Popper aveva soloparlato della tradizione del razionalismo. Per lungo tempo mi sono do-mandato perché Popper avesse scritto quel saggio6. Il quadro cominciòa prendere forma non appena compresi che si trattava di una critica diPopper alle idee di Hayek sul ruolo della ragione e della tradizione.

Come ho già osservato, non vi è dubbio alcuno che dai primi anni‘40 Hayek e Popper abbiano intensamente discusso fra di loro. Un’in-dicazione del loro rapporto intellettuale sta nel fatto che Popper avevadedicato Congetture e confutazioni (1963) ad Hayek, e Hayek il suoStudies in Philosophy, Politics and Economics (1967) a Popper. Èquindi plausibile che abbiano anche proseguito con la discussione del-le argomentazioni di Hayek nell’Abuso della ragione, discussione cheavevano già avviato nelle loro lettere quando Popper stava ancora inNuova Zelanda. Questo non è di certo una prova del fatto che l’operadi Popper del 1948 sia una critica di Hayek, ma rientra in una serie diargomentazioni che rende la mia tesi plausibile. Andrò ora ad esporle.

Hayek ricollega il razionalismo alla tradizione cartesiana, in cui in-clude Saint-Simon e Comte. Attribuisce a loro l’idea che la società pos-

5 In F. WATTS (ed.), The Rationalist Annual for the Year 1949, London, Watts &Co., 1949.

6 La mia perplessità è condivisa da Jeremy Shearmur (J. SHEARMUR, Il pensieropolitico di Karl Popper, Milano, Società aperta, 1997). La sua analisi è complemen-tare a quella proposta qui.

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7 F.A. HAYEK, Individualismo: quello vero e quello falso, Soveria Mannelli, Rub-bettino, 1997, pp. 68-69.

sa essere consapevolmente modellata secondo i nostri desideri, un ap-proccio che egli riconduce al costruttivismo e ad un approccio inge-gneristico della società. Hayek fonda la sua critica sull’assunto che leazioni individuali abbiano delle conseguenze collettive non intenzio-nali. Pertanto essere razionalista, per Hayek, è una caratteristica nega-tiva; la filosofia sociale corretta è anti-razionalista. Hayek argomentala sua posizione in Individualismo: quello vero e quello falso, a cui hogià fatto riferimento in precedenza. Al posto dell’approccio sociale co-struttivista–razionalista, Hayek sottolinea l’importanza de

“le tradizioni e i costumi che si sviluppano in una società libera e che, sen-za essere coercitivi, stabiliscono regole, flessibili ma normalmente osservate,che rendono altamente prevedibile il comportamento degli altri. La disponi-bilità a sottomettersi a queste regole, non solo quando se ne comprende la ra-gione, ma anche quando non si hanno ragioni definite del contrario, è una con-dizione essenziale per l’evoluzione e il miglioramento graduali dei rapportisociali; e l’essere normalmente pronti a sottomettersi al prodotto di un pro-cesso sociale che nessuno ha progettato e le cui ragioni nessuno può capire,è pure una condizione indispensabile, se si deve fare in modo di rinunziare al-la coercizione”7.

Qui Hayek dipinge la ragione e la tradizione come reciprocamen-te incompatibili. In Verso una teoria razionale della tradizione Poppersviluppa la tesi opposta, ovvero che la ragione e la tradizione sianocomplementari. La mia ipotesi è che il saggio di Popper sia una criti-ca ad Hayek e che, inoltre, rappresenti il culmine delle loro discussio-ni epistolari e personali precedenti.

Contrasta con la mia tesi la constatazione che, nell’articolo, Pop-per non nomina mai Hayek. La sua critica esplicita è invece rivolta aun autore a cui Hayek fa spesso riferimento, condividendone le tesi,Edmund Burke. Questo è ciò che Popper dice riguardo al “problemadella tradizione” (è un problema per i razionalisti):

“Gli antirazionalisti nel campo della politica, della teoria sociale e cosìvia, esprimono di solito il parere che tale problema non possa essere affron-tato da alcun tipo di teoria razionale. Il loro atteggiamento consiste nell’ac-

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cettare la tradizione come qualcosa di acquisito. La si deve accettare; non èpossibile spiegarla in maniera razionale; essa svolge un ruolo importante nel-la società e si può solo comprenderne il senso e accettarlo per quello che è”8.

Nonostante Popper si riferisca a Burke, non è difficile riconoscereHayek in questa descrizione. Nella pagina successiva scrive:

“Io penso, invece, che esista davvero una reazione antirazionalista, di unagrave specie, diffusa fra uomini molto intelligenti e connessa a questo parti-colare problema. Molti pensatori eminenti hanno trasformato il problema del-la tradizione in un potente strumento per battere il razionalismo”9.

Popper fa anche il nome di Michael Oakeshott ma ritengo moltoprobabile che il riferimento vero sia di nuovo l’amico Hayek, che am-mirò così profondamente (“uomo molto intelligente”, “pensatore emi-nente”) da non volerlo forse criticare in pubblico (tornerò su quest’ar-gomento nella Conclusione). Indubbiamente, Popper nutrì un profon-do senso di ammirazione per Hayek. Anzi, lo considerò intellettual-mente suo superiore, come si può concludere dalle lettere del 15 mar-zo 1944 (“I think I have learned more from you than from any other li-ving thinker, except perhaps Alfred Tarski”10) e del 20 ottobre 1964 (“Ido not consider myself intellectually your equal …”11). Magari l’am-mirazione di Popper deriva anche dal fatto che egli riconoscesse séstesso nel solido (“gediegen”) ma poco eccitante “memory type” dimente, il tipo dell’ “hedgehog” (riccio) e che invidiasse ad Hayek il suosenso pratico (di cui infra) e il suo stile più sciolto, associativo e crea-tivo, che è tipico del “muddler” (improvvisatore) o del “fox” (volpe)12.

8 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, in K.R. POPPER, Con-getture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica, Bologna, il Mulino,1972, pp. 207-208.

9 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 208.10 Hayek Archives, Hoover Institution on War, Revolution and Peace, box 44, fol-

der 1, Universität Klagenfurt/Popper Library, 305.13.11 Hayek Archives, Hoover Institution on War, Revolution and Peace, box 44/2,

Universität Klagenfurt/Popper Library, 305.15. Faccio notare che Hacohen, per mo-tivi oscuri, dà un’interpretazione opposta; cf. M.H. HACOHEN, Karl Popper – The For-mative years, 1902-1945: Politics and Philosophy on Interwar Vienna, cit., p. 501.

12 I riferimenti per questi termini sono F.A. HAYEK, Two types of mind, in F.A.HAYEK, Studies in Philosophy, Politics and Economics, London, Routledge, 1978, eI. BERLIN, The Hedgehog and the Fox (1952), in I. BERLIN, Russian Thinkers, Lon-don, Hogarth, 1978.

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13 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 211.14 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., pp. 211-212.15 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 214, corsivo

nell’originale.16 Durante la sua lunga carriera Hayek sembra vacillare tra un razionalismo con-

servatore e uno più riformista. Per una discussione interessante, vedi J. SHEARMUR,

Popper propone una visione più equilibrata della tradizione rispettoa quella anti-razionalista difesa da Hayek e Burke. Piuttosto che un’ac-cettazione acritica della tradizione, egli propone un’ “altra alternativa[che] è rappresentata da un atteggiamento critico, che può risolversi tan-to nell’accettazione quanto nel rifiuto, o magari in un compromesso”13.Applicando immediatamente ciò che ha detto sulla tradizione stessa delrazionalismo, Popper propone, a mo’ di esempio, due critiche:

“È bene ricordare che nell’inestimabile tradizione razionalistica (che isuoi seguaci accettano così spesso acriticamente) vi è un numero considere-vole di punti che dovremmo contestare. Alla tradizione razionalista appartie-ne, per esempio, la concezione metafisica del determinismo.

Un altro elemento della tradizione razionalistica che dovremmo metterein discussione è l’ideale osservazionistico. …”14.

Argomenterò nella Conclusione che queste critiche vanno ben ol-tre a dei semplici esempi.

Torniamo al filo conduttore del ragionamento di Popper. Egli fa rife-rimento alla teoria sociale della cospirazione, che aveva introdotto ne Lasocietà aperta e di cui afferma che venga sostenuta da tanti razionalisti:è l’idea che i fenomeni sociali siano i risultati intenzionali dei fini e del-le azioni degli individui. Popper afferma – proprio come fa Hayek ne L’a-buso della ragione – che questa teoria è sbagliata perché le azioni indi-viduali hanno inevitabilmente degli effetti non intenzionali. Introducetuttavia un elemento che segnala una divergenza dalle idee di Hayek: “Iproblemi peculiari delle scienze sociali emergono soltanto dal desideriodi conoscere le conseguenze involontarie, e, più in particolare, quelle nondesiderate….“15.. Ora, anche Hayek certamente riconosce la possibilitàdi effetti non desiderati, ma sostiene che dobbiamo accettarli. Se non lofacessimo, rischieremmo di distruggere l’ordine sociale che si è sponta-neamente evoluto e che contiene l’esperienza accumulata nel passato.Secondo Hayek, la razionalità consiste nell’accettare la tradizione. Pos-siamo chiamare questa posizione razionalismo conservatore16.

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Popper traccia un parallelo tra la tradizione e le teorie scientifiche,affermando che entrambe servono “a mettere ordine nel caos in cui vi-viamo, per introdurvi la previsione razionale”17. Ma l’analogia va ol-tre; sia la teoria sia la

“tradizione hanno la rilevante, duplice, funzione, non solo di creare uncerto ordine, o qualcosa di simile a una struttura sociale, ma anche di offrirciuna base su cui noi possiamo operare, e che è possibile sottoporre a critica ecambiare. Questo punto è di decisiva importanza per noi, come razionalisti ecome riformatori sociali”18.

L’apertura di Popper alla possibilità di cambiamento delle istitu-zioni sociali è coerente con ciò che osserva sui fini delle scienze so-ciali. Il loro compito non è solo quello di spiegare le conseguenze nonintenzionali, ma anche quello di spiegare le funzioni delle istituzionisociali. Questo suo funzionalismo è combinato con la tematica del con-trollo sociale:

“Il funzionamento delle istituzioni, come quello delle fortezze, dipendein definitiva dalle persone che le presidiano; e il meglio che si possa fare conil controllo istituzionale è di dare maggiori possibilità a quelle persone (se vene sono) che intendono usare le istituzioni secondo il loro fine sociale “pecu-liare”19.

L’approccio funzionalista di Popper e la sua idea che sia possibilescoprire quali siano gli obiettivi appropriati di determinate istituzionisociali portano l’attenzione su un problema fondamentale nella filoso-fia sociale di Hayek, che consiste nella duplicità tra ciò che noi, cometeorici della società, possiamo sapere della società e quello che pos-siamo fare con questa conoscenza da un lato, e ciò che invece gli indi-vidui che costituiscono la società – presumibilmente inclusi gli stessi

Hayek and After. Hayekian liberalism as a research programme, London, Routledge,1996. In questo saggio sostengo che un razionalismo conservatore sia più coerentecon il suo “gran programma di ricerca”, come l’ho chiamato in J. BIRNER, Introduc-tion, in J. BIRNER, R. VAN ZIJP, Hayek, Co-ordination and Evolution; His Legacy inPhilosophy, Politics, Economics, and the History of Ideas, London, Routledge, 1994.

17 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 225.18 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 226.19 K.R. POPPER, Per una teoria razionale della tradizione, cit., p. 230.

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20 F.A. HAYEK, Tipi di razionalismo, in F.A. HAYEK, Studi di filosofia, politica edeconomia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, p. 187.

21 Per Hayek l’espressione è assai inusuale perché associa gli ordini sempre conl’emergenza spontanea. Il fatto che Hayek la utilizzi in questa sede può indicare chereagisce al paragrafo da cui ho citato il passaggio sopra (K.R. POPPER, Per una teoriarazionale della tradizione, cit., p. 131) e dove Popper parla della creazione di tradi-zioni e di teorie.

teorici – sanno e il modo in cui essi agiscono sulla base di quella co-noscenza dall’altro. Il problema ha le sue radici nell’epistemologia diHayek, che viene discussa infra.

3. Le divergenze dietro un consenso apparente

Tipi di razionalismo di Hayek, opera del 1964, è una delle tantepubblicazioni in cui egli contrasta il razionalismo costruttivista, cheattribuisce a Cartesio, con la posizione che non etichetta più come an-ti-razionalismo, come aveva fatto in Individualismo: quello vero equello falso, ma che si limita a definire come il tipo di razionalismoche riconosce i limiti delle potenzialità della ragione umana. Cosìscrive:

“Tra i filosofi contemporanei è soprattutto il Professor Karl R. Popper adaver fornito nuove basi filosofiche importanti per questo filone di pensiero.Ha coniato per esso il nome di “razionalismo critico”, che a mio avviso espri-me felicemente il contrasto con il razionalismo ingenuo o costruttivismo. Misembra il termine migliore per descrivere la posizione generale che reputo piùragionevole”20.

Quindi, Hayek dà l’impressione che la sua posizione sia identica aquella di Popper. Una lettura più attenta dell’articolo solleva invece ilsospetto che stesse replicando ad alcune delle critiche di Popper di cuiho discusso poco sopra. Hayek delinea le conseguenze derivanti dallacomplessità della società, che è la controparte oggettiva del caratterelimitato della nostra conoscenza soggettiva. Dice di avere scoperto cheil liberalismo classico sia

“un esempio di un metodo generale per creare indirettamente un ordine21

in situazioni in cui i fenomeni sono troppo complessi per consentirci la crea-

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zione dell’ordine attraverso la separata collocazione di ogni elemento al suoappropriato posto. È una specie di ordine sulla cui particolare affermazioneabbiamo scarso controllo, perché è determinato da regole che determinano so-lo il suo carattere astratto, mentre i dettagli dipendono dalle circostanze par-ticolari note solo ai suoi singoli membri. È perciò un ordine che non possia-mo migliorare, ma possiamo solo disturbare tentando di cambiare una partedi esso con iniziative deliberate. L’unico modo in cui possiamo effettivamen-te migliorarlo consiste nel migliorare le regole astratte che guidano gli indi-vidui”22.

Ciò che Hayek fa in questa sede è applicare i risultati della sua teo-ria dell’evoluzione culturale, che sviluppa in Regole, percezione e in-telligibilità del 1963 e in Note sull’evoluzione dei sistemi di regole dicondotta del 196723. Parte della complessità con cui ci confrontiamoin materia sociale è dovuta al carattere complementare delle regole dicomportamento (che per la maggior parte sono implicite, cioè scono-sciute agli individui) che costituiscono una certa determinata cultura.Dal fatto che tali regole siano complementari segue che non si puòcambiare una regola senza rischiare di mutare anche gli effetti dellealtre.

Ho discusso sulla teoria dell’evoluzione culturale di Hayek in altrasede24, includendo nell’analisi sia l’influenza esercitata da Popper sudi essa sia l’influenza – con il concetto della selezione di gruppo – cheHayek esercitò sulla teoria evoluzionistica dello stesso Popper (e inparticolare sulla sua teoria sull’evoluzione e sul potere selettivo dellenicchie ecologiche). Ci ritornerò brevemente nella Conclusione. Vor-rei ora attirare l’attenzione su alcune difficoltà comprese nell’idea diHayek secondo cui un miglioramento dell’ordine sociale è possibilesolo attraverso un miglioramento delle regole astratte. In primo luogomi sembra che la posizione di Hayek sia incompatibile con l’ingegne-ria gradualistica di Popper. Con l’espressione “ingegneria gradualisti-

22 F.A. HAYEK, Tipi di razionalismo, cit., p. 183, corsivo mio.23 F.A. HAYEK, Rules, Perception and Intelligibility e F.A. HAYEK, Notes on the

Evolution of Systems of Rules of Conduct, ambedue in F.A. HAYEK, Studies in Philo-sophy, Politics and Economics, Chicago, University of Chicago Press, 1967.

24 J. BIRNER, From group selection to ecological niches. Popper’s rethinking ofevolution in the light of Hayek’s theory of culture”, in S. PARUSNIKOVA, R.S. COHEN(eds.), Rethinking Popper, Boston Studies in the Philosophy of Science, vol. 272, Ber-lin, Springer, 2009.

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25 K.R. POPPER, La società aperta e i suoi nemici: Platone totalitario, in D. AN-TISERI (a cura), Roma, Armando, 2003, p. 201. Vedi però anche p. 377, n. 3: “Nonintendo affatto dire che l’ingegneria gradualistica non possa essere audace e chedebba essere limitata a problemi di ‘modesta portata’. Ma ritengo che il grado dicomplessità che possiamo fronteggiare è condizionato dal grado di esperienza danoi acquisita nell’esercizio consapevole e sistematico dell’ingegneria gradualisti-ca”. A mio parere la seconda frase va letta come espressione di scetticismo nei con-fronti della possibilità di cambiare le regole di comportamento astratte. Vedi ancheil seguito del testo.

ca” Popper non intende il cambiamento delle regole astratte bensì del-le piccole e concrete modifiche che agiscono come esperimenti socia-li, quali “[l]’introduzione di un nuovo genere di assicurazione sulla vi-ta, di un nuovo genere di tassazione, di una nuova riforma penale ….Anche un uomo che apre un nuovo negozio o prenota un biglietto peril teatro va attuando una specie di esperimento sociale su piccola sca-la …”25.

In secondo luogo il sostegno di Hayek alla modifica delle regole dicomportamento astratte sembra più coerente con l’ingegneria socialesu larga scala, che egli ha sempre rifiutato, piuttosto che con un più mo-desto approccio al cambiamento sociale, rispettoso delle istituzionisorte spontaneamente.

In terzo luogo, per cambiare le regole astratte bisogna innanzituttosapere quali sono. Ma se gli individui conoscono unicamente le circo-stanze concrete dell’ambiente in cui sono immersi, come Hayek ha ri-petutamente affermato, come possono conoscere le regole astratte – epertanto in gran parte tacite ed implicite – di comportamento? Sco-prirle è il compito dello scienziato sociale. Cos’è dunque che rende gliscienziati sociali meno legati alla conoscenza delle concrete circostan-ze del loro ambiente rispetto ad altri individui? L’analisi di quest’ulti-mo problema deve tenere in considerazione la filosofia della scienza diHayek, che verrà discussa infra. Vorrei invece tornare sulla posizionedi Hayek nei confronti del razionalismo.

4. Hume al bivio

Sia Popper che Hayek annoverano David Hume tra i loro precur-sori intellettuali. Hayek sembra adottare il pensiero di Hume nel suocomplesso, dalla sua epistemologia alla sua teoria monetaria, passan-

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do attraverso la sua filosofia giuridica e politica26. Popper invece adot-ta la sua critica logica all’induzione senza però accettare la conclusio-ne dello stesso Hume che l’induzione sia psicologicamente necessaria.Secondo Popper questo “conduce Hume, uno dei più lungimiranti pen-satori di tutti i tempi, a smettere con il razionalismo e a considerarel’uomo non come dotato di ragione ma come risultato di una abitudi-ne cieca”27. Insomma Popper concorda con Hume che è impossibiletrovare una soluzione al problema logico dell’induzione, ma sostieneche egli sbaglia nel credere che sia necessaria dal punto di vista psico-logico. Da tale paradosso, come lo chiama Popper28, Hume trae la con-clusione errata che l’uomo sia irrazionale e un prodotto della”cieca abi-tudine”29.

“La soluzione del paradosso è che non solo ragioniamo razionalmente, eperciò in contrasto con il principio di induzione, stabilito come invalido daHume, ma che agiamo anche razionalmente: in accordo con la ragione piut-tosto che con l’induzione. Non agiamo sulla base della ripetizione odell’”abitudine”, ma sulla base delle nostre teorie meglio controllate che, ab-biamo visto, sono quelle per cui abbiamo buone ragioni razionali; non natu-ralmente buone ragioni per crederle vere, ma per crederle le migliori dispo-nibili dal punto di vista della ricerca della verità o della verisimiglianza – lemigliori approssimazioni alla verità“30.

Ma egli ammonisce contro una falsa conclusione:”Questa soluzio-ne del paradosso di Hume non dice, naturalmente, che noi siamo crea-ture interamente razionali. Dice solo che non vi è conflitto tra raziona-lità e azione pratica nella nostra costituzione umana”31. Popper espres-

26 Cf. F.A. HAYEK, The Legal and Political Philosophy of David Hume, in F.A.HAYEK, Studies in Philosophy, Politics and Economics, Chicago, University of Chi-cago Press, 1967.

27 K.R. POPPER, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scien-tifica, Bologna, il Mulino, 1972, p. 95.

28 K.R. POPPER, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scien-tifica, cit., p. 128.

29 K.R. POPPER, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scien-tifica, cit., p. 128.

30 K.R. POPPER, Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, Roma,Armando, 1975, pp. 128-129.

31 K.R. POPPER, Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, cit., p.129.

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32 Si veda anche J. BIRNER, From group selection to ecological niches. Popper’srethinking of evolution in the light of Hayek’s theory of culture, cit., pp. 197-198.

33 Lettera ad Hayek dell’11 Novembre 1958, Hayek Archives, Hoover Institu-tion, box 44/1, Universität Klagenfurt/Popper Library, 305.14.

34 Cf. J. BIRNER, From group selection to ecological niches. Popper’s rethinkingof evolution in the light of Hayek’s theory of culture”, cit.

35 Per una lista piuttosto lunga ma non esaustiva si veda per esempio, J. BIRNER,Introduction, cit.

36 Per una descrizione di questa procedura nell’ambito economico, cfr. J. BIRNER,Nascita e struttura del programma di ricerca economico di F.A. Hayek, in G. CLERICI,S. RIZZELLO (a cura), Organizzazione, informazione e conoscenza. Saggi su Hayek, vo-

se lo stesso pensiero in una lettera a Hayek32: “And as to Hume, his ir-rationalism was based, exclusively, upon his correct finding that in-duction is impossible - exactly as Polanyi’s anti-rationalism. But thisperfectly correct finding has no anti-rationalist consequences - exceptif you are (as Hume and Polanyi) a disappointed inductivist”33. Anchese non lo dice con tante parole, con la sua la formulazione Popper creal’impressione di sospettare lo stesso Hayek di essere un induttivista de-luso.

Il pensiero di Hume contiene la chiave per capire tutte le differen-ze intellettuali tra Hayek e Popper34. Gli elementi principali della filo-sofia di Hume sono l’empirismo, lo scetticismo, il conservatorismo ela critica logica all’induttivismo. Popper adotta l’anti-induttivismo e loscetticismo di Hume, o una versione scetticista dell’empirismo, cioèl’idea che le osservazioni servono a mettere le teorie alla prova empi-rica ma non le giustificano: è uno dei pilastri del suo razionalismo cri-tico. Hayek, d’altra parte, elabora la variante osservazionalista del-l’empirismo di Hume assieme al suo conservatorismo. Allo scopo diillustrare questo punto, ritornerò più avanti alla discussione sulla pri-ma opera di Hayek riguardante la filosofia della mente e sulla sua fi-losofia della scienza.

5. Il radicalismo di Hayek

Il “gran programma di ricerca” di Hayek, fin dalle origini, viene ca-ratterizzato da un aspetto del suo metodo che è stato poco notato: il suoradicalismo. Ogni volta che Hayek definisce un’area di ricerca o, comepreferisco chiamarlo, uno dei suoi programmi di ricerca parziali35, loporta a termine fino alle sue ultime conseguenze logiche36. Altri esem-

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pi sono il suo radicale anti-socialismo che lo conduce al rifiuto di tuttele ideologie politiche non liberali, ivi inclusa la socialdemocrazia, e del-la giustizia sociale, che ritiene un concetto privo di significato37. Ma ilradicalismo di Hayek si esprime già nella sua primissima opera scien-tifica, sulla teoria della mente, nella quale trae delle conclusioni logichedall’epistemologia di Schlick che vanno oltre Schlick stesso. Tutte lesue principali caratteristiche sono contenute nel manoscritto del 1920,dal titolo Beiträge zur Theorie der Entwicklung des Bewusstseins38, chevenne elaborato nell’Ordine sensoriale pubblicato nel 1952.

Il libro si caratterizza per l’ empirismo radicale. Sebbene ne adot-tasse l’empirismo, Hayek ritenne che Schlick non fosse riuscito a ri-solvere il problema posto da Kant, cioè che è necessario disporre di unacornice mentale pre-esistente per rendere possibile la conoscenza e laconsapevolezza del mondo:

“Esiste… ad ogni livello, o in qualunque universo di discorso, una partedella nostra conoscenza che, benché sia il risultato dell’esperienza, non puòdall’esperienza essere controllata, poiché costituisce il principio ordinante diquell’universo, mediante il quale distinguiamo i diversi tipi di oggetti di cuiesso consta e al quale sono riferite tutte le nostre asserzioni”39.

lume I, Torino, UTET, 2000. Il primo ad attirare l’attenzione su questa caratteristica diHayek è stato Keynes. Nella sua risposta alla prima puntata della recensione di Hayekdel Treatise on Money, Keynes così commenta Prices and Production di Hayek: “Thebook, as it stands, seems to me to be one of the most frightful muddles I have ever readwith scarcely a sound proposition in it.... It is an extraordinary example of how, startingwith a mistake, a remorseless logician can end up in Bedlam. Dr. Hayek has seen a vi-sion, and though when he woke up he has made nonsense of his story by giving thewrong names to the objects which occur in it, his Kubla Khan is not without inspirationand must set the reader thinking with the germs of an idea in his head ” (J.M. KEYNES,A pure Theory of Money. A Reply to Dr. Hayek, in “Economic Journal”, 1931, p. 394).

37 Nella corrispondenza Popper criticò Hayek su quest’aspetto. Vedi ad esempiola lettera di Popper del 28 aprile 1977 (Hayek Archives, Hoover Institution, box 44/2,Universität Klagenfurt/Popper Library, 305.16): “I understand your feeling that “so-cial justice” is a meaningless pseudo concept. But I think this feeling ought to be re-sisted: the people who speak of “social justice” may want to support the demand for,simply, an equalitarian society; and such a society may exist … even though it maybe imposed upon us only by loss of freedom”.

38 Cf. J. BIRNER, F.A. Hayek’s The Sensory Order: an evolutionary perspective,saggio presentato al convegno annuale dell’Associazione italiana per le scienze co-gnitive (AISC), novembre 2010.

39 F.A. HAYEK, L’ordine sensoriale: i fondamenti della psicologia teorica, Mila-no, Rusconi, 1990 (originale del 1952), par. 8.18.

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40 F.A. HAYEK, L’ordine sensoriale: i fondamenti della psicologia teorica, par.8.27. Quest’idea è già chiaramente presente nel manoscritto: “Gewiss ist es ein aufdie Spitze Treiben des Empirismus wenn wir auch das Verhältnis der Empfindungenuntereinander durch die Erfahrung entstehen lassen; aber gerade dadurch werdenviele seiner Härten gemildert, da danach die uns mittels dieser Empfindungen ver-mittelten Erfahrungen sich immer innerhalb dieser Verhältnisse halten müssen unddiese daher einen gewissen apriorischen Charakter erhalten”(F.A. HAYEK, Beiträgezur Theorie der Entwicklung des Bewusstseins, dattiloscritto del ms. del 1920,Stanford, Hoover Institution, Hayek Archives, Box 92/1, p. 40).

41 Per una chiarissima esposizione di questi tre aspetti della teoria mentale diHayek si rimanda a E. FESER, Hayek the cognitive scientist and philosopher of mind,in E. FESER (ed.), The Cambridge Companion to Hayek, Cambridge, Cambridge Uni-versity Press, 2006.

42 F.A. HAYEK, L’abuso della ragione, Firenze, Vallecchi, 1967, p. 20.

Ma, anziché criticarlo dall’esterno, Hayek sostiene di aver portatol’empirismo alla sua conclusione logica:

“per quanto siamo stati condotti ad opporci ad alcune delle tesi tradizio-nalmente legate all’empirismo, siamo stati condotti a rigettarle non muoven-do da un punto di vista opposto, ma, al contrario, da un’applicazione più coe-rente e radicale [sic!] della sua idea di fondo. Precisamente perché tutta la no-stra conoscenza, incluso l’ordine iniziale delle nostre differenti esperienzesensoriali del mondo, è dovuta all’esperienza, essa deve contenere elementiche non possono essere contraddetti dall’esperienza”40.

Questo portò Hayek ad adottare uno strutturalismo, naturalismo efunzionalismo radicali nella sua teoria della mente41.

Tale radicalismo caratterizza anche la filosofia della scienza diHayek. Esaminiamo cosa sostiene a proposito delle spiegazioni scienti-fiche. Le sue idee al riguardo si trovano ne L’abuso della ragione e so-no direttamente influenzate dalla sua opera sulla filosofia della mente.Secondo Hayek spiegare significa riclassificare le nostre impressionisensoriali finché non siamo arrivati ad un sistema astratto di relazionisenza alcuna qualità sensoriale. Ciò che rimane è “una struttura pura”senza contenuto, per la cui descrizione servono mezzi matematici. Il pro-cesso di spiegazione scientifica come lo descrive Hayek è uguale a quel-lo attraverso il quale la mente umana costruisce delle classificazioni delmondo42. Inoltre le funzioni della mente potrebbero essere realizzate inogni substrato fisico in grado di fare da piattaforma di un classifier sy-stem e la mente non è necessariamente limitata all’organizzazione fisio-logica del cervello in una struttura stratificata di reti neuronali.

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Egli allude a come possiamo fare uso delle teorie della fisica perfare previsioni: “la loro importanza risiede nel fatto che conosciamo leregole, la “chiave” grazie alla quale possiamo ritradurle nella termino-logia propria delle percezioni fenomiche”43. Presumibilmente Hayekha in mente le cosiddette regole di corrispondenza che vennero di-scusse nei testi di filosofia della scienza degli anni ’6044. Ciò cheHayek scrive riguardo alla spiegazione è una rielaborazione di alcuneidee con le quali aveva concluso il manoscritto del 1920 e che fannoparte dell’ultimo capitolo dell’Ordine sensoriale: una volta che lamente ha terminato il proprio lavoro, ci rimane un sistema statico didefinizioni o tautologie. Dato che le tautologie sono necessariamentevere, non possiamo non accettarle: un’ altra conclusione radicale, chepossiamo caratterizzare come realismo radicale. Cioè Hayek sembrasostenere che la natura tautologica della nostra conoscenza “finalizza-ta” del mondo fisico crei un’accettazione obbligatoria:

“Essa [la Scienza] non si preoccupa di stabilire cosa gli uomini pensano delmondo e come, di conseguenza, si comportano, ma che cosa debbono pensarne.I concetti che gli uomini di fatto impiegano, il loro modo di vedere la natura, so-no necessariamente qualcosa di provvisorio per lo scienziato, il cui compito è dimodificare questo quadro, di modificare i concetti in uso per poter rendere sem-pre più precisi e certi i nostri enunciati relativi alle nuove classi di accadimenti”45.

“La Scienza” produrrà quindi l’unica valida classificazione possi-bile, la quale di conseguenza dovrà essere accettata.

Come ho accennato sopra, ciò si applica alla spiegazione (o piutto-sto alla classificazione) dell’ordine fisico. La spiegazione dell’ordinesociale invece, che è il dominio delle “scienze morali”, deve rimanereincompleta per noi, perché noi, con le nostre menti e con le nostre ideesoggettive, siamo anche gli elementi da cui tale ordine è costituito: l’or-dine sociale, le nostre idee e le nostre menti sono sia explananda sia ex-planantia. È quello che sostiene Hayek nel seguente passaggio:

“Fino a quando la Scienza non avrà compiuto integralmente la sua ope-ra, e non resterà più nulla di inesplicato nel complesso delle attività intellet-

43 F.A. HAYEK, L’abuso della ragione, cit., p. 21.44 Vedi ad es. E. NAGEL, The Structure of Science, London, Routledge & Kegan

Paul, 1961.45 F.A. HAYEK, L’abuso della ragione, cit., p. 23.

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46 F.A. HAYEK, L’abuso della ragione, cit., p. 25.47 Cf. J. BIRNER, F.A. Hayek’s The Sensory Order: an evolutionary perspective, cit.48 Per una discussione della storia del manoscritto sulla filosofia della mente e

dell’influenza di Schlick, vedi J. BIRNER, F.A. Hayek’s The Sensory Order, an Evolu-tionary Perspective, Working Paper, 2004.

49 Per un confronto, vedi J. BIRNER, Algunos problemas en los programas de in-vestigación de Hayek y Popper: (des)unidos por el racionalismo, cit.

tuali dell’uomo, i fatti della nostra mente continueranno necessariamente a es-sere non solo dati da spiegare, ma anche dati sui quali deve fondarsi ogni spie-gazione dell’azione umana, che da siffatti fenomeni è guidata”46.

Data l’idea di Hayek dell’autoreferenzialità delle scienze sociali de-scritta sopra, l’argomento è da considerarsi come una reductio ad ab-surdum della possibilità di una spiegazione totale del mondo sociale.

6. La priorità di Kant e della filosofia mentale

Ho parlato del fatto che Hayek e Popper hanno atteggiamenti dif-ferenti nei confronti del razionalismo. Ciò può anche essere formulatonei termini delle loro differenti posizioni rispetto a Hume. Ma ancorapiù fondamentali sono le differenti risposte che danno al quesito diKant su come la conoscenza sia del tutto (“überhaupt”) possibile. Ta-le contrasto risale alle origini delle loro carriere intellettuali. Il primis-simo interesse scientifico fu per entrambi la spiegazione della menteumana. Dai primi anni ’20 Hayek fu un rigoroso seguace di quello chesarebbe divenuto l’ideale del Circolo di Vienna, esposto nell’ Allge-meine Erkenntnislehre di Schlick47. Questi mise sulla sua agenda di ri-cerca lo sviluppo di una teoria che spiegasse la mente (o la coscienza)esclusivamente in termini di leggi fisiche48.

Popper, al contrario, rigettò il fisicalismo di Schlick e seguì invecela psicologia della Scuola di Würzburg. È proprio questo il primo bi-vio dove si separano le strade di Hayek e Popper. Ciò nonostante, le lo-ro idee, o piuttosto i loro programmi di ricerca, si svilupparono in mo-do sorprendentemente parallelo49: pubblicarono le loro visioni moltosimili sulla società libera o aperta e, allo stesso tempo, sulle ideologieche la minacciano; elaborarono le rispettive metodologie delle scienzesociali, che hanno molte similitudini, nello stesso periodo; svilupparo-no nello stesso periodo le loro idee evoluzionistiche, che sono simili

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anche perché si influenzarono reciprocamente50. Quindi, parte di que-sto parallelismo multiplo si spiega con il fatto che interagissero l’unocon l’altro sin da quando divennero colleghi alla LSE nel 1946. Ma unfatto saliente è che anche prima di questa data avevano tanti interessiintellettuali in comune: entrambi lavorarono sui problemi relativi alfunzionamento della società e sul metodo corretto per analizzarli.

La soluzione di Hayek al problema formulato da Kant circa la pos-sibilità della conoscenza emerge nella sua teoria sulle reti neurali del-la mente, che egli stesso considera come un’elaborazione radicale del-l’empirismo che rispetta il fisicalismo del Circolo di Vienna. Popper,dal canto suo, critica e corregge il quesito di Kant prima di darci la ri-sposta:

“Ora sappiamo, o crediamo di sapere, che il suo quesito avrebbe dovutoessere: “Come sono possibili delle congetture efficaci?” E la risposta, nellospirito della sua rivoluzione copernicana, potrebbe essere, a mio avviso: “per-ché, come disse Kant, non siamo recettori passivi di dati sensoriali, bensì or-ganismi attivi. Perché non sempre reagiamo al nostro ambiente in modo me-ramente istintivo, ma talora in maniera consapevole e libera. Perché possia-mo inventare dei miti, dei racconti, delle teorie, … ma le sottoponiamo a pro-lungate prove e vediamo se funzionano e come funzionano”51.

Il manoscritto del 1920 sulla teoria della mente, che costituisce ilnucleo dell’Ordine sensoriale, contiene numerose idee che influenza-rono lo sviluppo del gran programma di ricerca di Hayek. Tali idee fun-gono da suggerimenti52 per una serie di modelli, teorie, o immagini sul-la natura della conoscenza, dell’economia e della società nel suo com-plesso, che hanno delle similitudini con la struttura e il funzionamen-to della mente e delle reti neurali. Nel caso della filosofia della scien-za vi è un collegamento diretto: l’epistemologia di Hayek è una tra-sposizione dalla sua teoria delle reti neurali, che descrive i processi fi-

50 Vedi J. BIRNER, From group selection to ecological niches. Popper’s rethinkingof evolution in the light of Hayek’s theory of culture, cit.

51 K.R. POPPER, La natura dei problemi filosofici e le loro radici nella scienza(1952), in K.R. POPPER, Congetture e confutazioni, Bologna, il Mulino, 1972, pp. 165-166.

52 Hayek era consapevole che lo sviluppo del suo pensiero si svolgeva in modosuggestivo o associativo. Vedi il suo Two Types of Mind, cui ho già fatto riferimentosopra. Negli anni ’60 Hayek voleva avviare un progetto di ricerca sul pensiero asso-ciativo e, come risulta da lettere a Popper del 25 agosto, del 19 settembre e del 10 di-

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cembre 1965 (Karl Popper Library, Universität Klagenfurt, Fasc. 305.15), stava or-ganizzando un simposio sull’argomento, da tenersi a Bellagio. Tra gli invitati ci fu-rono, oltre a Popper, Ernst Gombrich, Konrad Lorenz, Michael Polanyi e DonaldCampbell, nessuno dei quali fu tra gli otto partecipanti all’incontro che si realizzò nel-l’aprile del 1966 in Villa Serbelloni. Vedi la foto a p. 84 di F.A. HAYEK, Hayek onHayek: An Autobiographical Dialogue, a cura di S. KRESGE, L. WENAR, Chicago, Uni-versity of Chicago Press, 1994.

53 Per la distinzione di Popper tra Mondo 1, 2 e 3, cfr. ad es., K.R. POPPER, Sullateoria della mente oggettiva, in K.R. POPPER, Conoscenza oggettiva. Un punto di vi-sta evoluzionistico, cit.

sici (Popper direbbe “i processi nel Mondo 1”53) che sono alla base del-la coscienza umana. Noi, come individui soggettivi, acquisiamo delleconoscenze del mondo tramite un processo di riclassificazione dellenostre impressioni sensoriali che, se lasciato libero di proseguire il suopercorso fino in fondo, condurrebbe ad un sistema definitivo di cono-scenze certe consistenti in un insieme di definizioni tautologiche in unquadro del mondo che è esclusivamente strutturale e privo di contenu-ti empirici.

Questa visione viene trasposta ad altre aree di ricerca di cui Hayeksi occupò. Per esempio Hayek, con un’immagine suggestiva, descrivel’economia come una struttura decentralizzata di unità individuali,ognuna della quali è fornita di un cervello che possiede delle cono-scenze limitate dell’ambiente ad essa più prossimo. Questa immagineè assai simile a quella della struttura del cervello: una rete di reti neu-rali. Più tardi Hayek generalizzerà questa immagine dell’economia inun modello della società considerata nella sua totalità.

Conclusione

L’epistemologia di Hayek evidenzia alcune importanti differenzerispetto a quella di Popper. Per Hayek la conoscenza è un sistema diclassificazioni mentre per Popper è di più: la conoscenza è una serie diteorie non solo descrittive ma anche esplicative che fanno riferimentoa meccanismi causali. Per Hayek la conoscenza è tautologica e consi-ste in un insieme di definizioni, mentre Popper nega che le definizionipossano ampliare le nostre conoscenze, che sono contingenti. Secon-do Hayek la conoscenza certa è, in linea di massima, attendibile, men-tre Popper nega la possibilità della conoscenza certa. Per Hayek il pro-cesso di acquisizione della conoscenza è soggettivo, un fenomeno del

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Mondo 2 che viene prodotto dai processi fisici del Mondo 1 del cer-vello, mentre per Popper la conoscenza nasce dall’interazione delle no-stre attività soggettive, nel Mondo 2, con l’oggettivo Mondo 3: con-tiene pensieri, idee e teorie che obbediscono a delle regolarità che so-no indipendenti da noi. Per Hayek la conoscenza è qualcosa che “cisorviene” attraverso processi cerebrali fisici – che subiamo – mentresecondo Popper la conoscenza è un prodotto dei nostri interventi atti-vi e dei nostri sforzi consapevoli per scoprirla.

L’epistemologia e la metodologia di Hayek sono basate diretta-mente sulla sua teoria della mente e per questo possono essere chia-mate naturalistiche. Popper, invece, mantiene una rigida separazionetra il contesto della scoperta e le questioni di fatto da una parte, e il con-testo della giustificazione e le questioni logiche dall’altra. Infine l’epi-stemologia di Hayek ha un forte sapore deterministico mentre Popperrifiuta il determinismo. Come abbiamo visto precedentemente, Popperè particolarmente critico circa l’accettazione acritica del determinismoe dell’osservazionismo da parte di tanti che aderiscono alla tradizionerazionalista.

Queste loro idee epistemologiche, così fondamentalmente diffe-renti, sono la fonte di tutte le altre differenze che emergono nel corsodello sviluppo dei programmi di ricerca di Popper e Hayek. Esse si tra-ducono, per esempio, nelle loro diverse idee sul ruolo delle scienze so-ciali nella società. Per l’eventuale riforma delle istituzioni socialiHayek sostiene il principio conservatore del “finché va, non mettercimano”; Popper, al contrario, è convinto che non siamo solo alla ricer-ca di un mondo migliore54, ma che siamo pure in grado, e abbiamo laresponsabilità, di migliorarlo. Hayek si oppone alla facoltà da parte de-gli individui irrazionali di interferire, con le loro conoscenze limitate,nei processi sociali che sono i veri produttori della Ragione (con la Rmaiuscola; vedi la discussione in Individualismo: quello vero e quellofalso): egli promuove un razionalismo conservatore. Popper, invece, èpiù ottimista sulle capacità della ragione individuale, la quale, se vie-ne esercitata con buon senso e in maniera gradualistica, ci consente diimparare dai nostri errori e di costruire una società migliore. Questo èil punto cruciale del razionalismo critico di Popper. Il concetto episte-mologico dell’individuo che, guidato dalle proprie idee, interviene at-tivamente nel suo ambiente, si è anche introdotto nella sua teoria evo-

54 Cfr. K.R. POPPER, Auf der Suche nach einer besseren Welt, München, Piper,1987.

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55 F.A. HAYEK, Legge, legislazione e libertà. Una nuova enunciazione dei prin-cipi liberali della giustizia e della economia politica, in A. PETRONI, S. MONTI BRA-GADIN (a cura), Milano, il Saggiatore, 1994, p. 535. Per non essere ingiusto nei con-fronti di Hayek, cito pure il passaggio che segue: “Questo “mondo 3”, come Sir KarlPopper l’ha chiamato…, sebbene mantenuto in vita ad ogni momento da milioni dicervelli separati che vi partecipano, è un processo di evoluzione distinto dall’ evolu-zione biologica del cervello, la cui elaborata struttura divenne utile quando vi fu unatradizione culturale da assorbire” (F.A. HAYEK, Legge, legislazione e libertà. Unanuova enunciazione dei principi liberali della giustizia e della economia politica, cit.,p. 535). L’ultima frase mostra l’influenza che ebbe su Hayek il “dualismo genetico”di Popper; per una discussione rimando a J. BIRNER, From group selection to ecolo-gical niches. Popper’s rethinking of evolution in the light of Hayek’s theory of cultu-re, cit.

56 A parte le sue critiche piuttosto implicite, e con riguardo al rifiuto di Hayekdell’ingegneria gradualistica di cui ho parlato sopra, ne La società aperta Popper sidichiara anche “colpevole” di aderire allo scienticismo nel senso “che i metodi dellescienze sociali sono, in considerevole misura, gli stessi delle scienze naturali …”: cfr.K.R. POPPER, La società aperta e i suoi nemici, cit., p. 379, n. 4.

57 La loro corrispondenza rivela che Popper, sempre scusandosi profondamente,continuò a chiedere aiuti pratici a Hayek, per esempio per contrattare l’importo dellapropria pensione presso la LSE.

luzionistica e nelle sue idee sul potere selettivo delle nicchie ecologi-che nella natura e nella cultura umana. Questa sua visione è assai di-versa dall’idea di Hayek secondo la quale “il cervello è un organo chepermette di assorbire, ma non di progettare, la cultura”55.

Epilogo

Tutto ciò lascia impregiudicata un’ultima questione: il fatto singo-lare per cui, nonostante le loro palesi e fondamentali differenze, Hayeke Popper si sono di rado criticati nei loro scritti56. L’argomento merite-rebbe un articolo a parte, ma mi sarà consentito indicare un paio di fat-tori che possono spiegare questo loro silenzio. Il fatto che Popper sitrattenga dal criticare Hayek – tranne che in modo velato – nei suoiscritti ha senza dubbio a che fare con il suo profondo senso di gratitu-dine nei confronti dell’amico. Come ho già spiegato sopra, Hayek ave-va aiutato Popper a lasciare l’Austria prima della guerra, era stato de-cisivo nella pubblicazione de La miseria dello storicismo e La societàaperta, e gli aveva procurato la cattedra alla LSE57. Inoltre, sin dallapubblicazione de La via della schiavitù, de La società aperta e de Lamiseria dello storicismo, Hayek e Popper devono aver ritenuto che l’u-

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nire le loro forze contro un nemico comune avesse la priorità sull’ap-profondire le loro differenze filosofiche. Così facendo, nonostante lediscrepanze filosofiche di fondo – o magari grazie a queste – Hayek ePopper si stimolarono reciprocamente.

A tutto ciò si aggiunga il fatto che entrambi non compresero sem-pre le implicazioni delle proprie idee e le relative incompatibilità. I ca-si nei quali le interazioni reciproche produssero risultati negativi58 so-no un’ illustrazione perfetta dell’idea di Popper secondo cui nessuno èautorità sul proprio pensiero. Probabilmente Popper era più critico neiconfronti di Hayek – in particolar modo della sua teoria della mente59

– che viceversa. Ciò non cambia il fatto che, nonostante le incoerenzetra le loro idee e alcune influenze negative che l’uno ebbe sul pensie-ro dell’altro, i programmi di ricerca di Popper e Hayek hanno genera-to alcune delle idee più importanti del ventesimo secolo.

Bibliografia ulteriore

F.A. HAYEK, Beiträge zur Theorie der Entwicklung des Bewusstseins,ms., 1920, Hayek Archives, Hoover Institute, Box 92/1.

F.A. HAYEK, Prices and Production, London, Routledge & Sons, 1931.F.A. HAYEK, La via della schiavitù, Milano, Rusconi, 1995.J.M. KEYNES, A Treatise on Money, 2 voll., London, MacMillan, 1930.K.R. POPPER, La miseria dello storicismo, Milano, Feltrinelli, 1975.M. SCHLICK, Allgemeine Erkenntnislehre, Berlin, Springer, 1918.

58 Approfonditi in J. BIRNER, Algunos problemas en los programas de investiga-ción de Hayek y Popper: (des)unidos por el racionalismo, cit.

59 Come ho dimostrato in J. BIRNER, From group selection to ecological niches.Popper’s rethinking of evolution in the light of Hayek’s theory of culture, Hayek nonabbandonò mai la speranza che un giorno Popper l’avrebbe accettata. Magari an-drebbe letto nello stesso spirito speranzoso ciò che Popper dice, ne La società aper-ta, circa le critiche di Hayek al suo concetto dell’ingegneria gradualistica: “A parte laterminologia, continuo a pensare che le opinioni di Hayek possano essere considera-te favorevoli a quella che io chiamo ‘ingegneria gradualistica’” (K.R. POPPER, La so-cietà aperta e i suoi nemici, p. 379, n. 4).

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Abstract - Karl Popper and Friedrichvon Hayek became close friends soon afterthey first met in 1933. Ever since, they di-scussed their ideas intensively on many occa-sions. But even though an analysis of the ori-gins and contents of their ideas and of theircorrespondence reveals a number of impor-tant and fundamental differences, they rarelycriticize each other in their published work.The article analyzes in particular the differentideas they have on the role of reason in so-ciety and on rationalism, and the roots of the-se differences, which may be reconstructed aslying in the work of David Hume and Imma-

nuel Kant. Popper’s Towards a RationalTheory of Tradition of 1948 contains a criti-cism of Hayek’s idea published, for instance,in Individualism: True and False of 1945, thatwe must accept tradition without trying tochange it. An analysis of the differencesbetween the two authors touches upon topicssuch as the possibility of public interventionin society, the role of social science in this, themethodology of social science, and the diffe-rences between conservatism and social de-mocracy. Some possible explanations are gi-ven for Popper’s and Hayek’s downplayingtheir differences in public.

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