20 Aprile 2017 PMI® NOTHEN ITALY CHAPTER – BRANCH LOMBARDIA JAMCHAT AGILE QUESTIONS &ANSWERS
20 Aprile 2017
PMI® NOTHEN ITALY CHAPTER – BRANCH LOMBARDIA
JAMCHAT AGILE QUESTIONS &ANSWERS
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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Sommario Premessa ....................................................................................................................................................... 1
Topic Product Owner - Ruolo, task, strumenti e perchè è fondamentale! Tutte le domande sul Product
Owner, gli strumenti, il Contract Game tra PO e Team. Soprattutto perchè è un ruolo fondamentale e
spesso sottostimato ...................................................................................................................................... 2
Topic Transizione verso Agile! Tutte le domande, opzioni, dubbi, esperienze del diventare Agile ............. 7
Topic PLM/ERP e Sistemi Enterprise! Tutte le domande sull'applicabilità dell'approccio Agile ai sistemi
enterprise .................................................................................................................................................... 15
Topic User Story! ......................................................................................................................................... 16
Premessa
Un grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questa prima esperienza di Jam Chat sul tema Agile.
Siamo soddifatti di aver creato un evento che ha consentito a molti di voi, più di quanto non succeda nei
classici eventi, di esprimersi liberamente e di entrare in contatto con i nostri esperti, Dario Morandotti,
Giuio Roggero, Luca Sturaro, Emiliano Soldi e con altri soci in modo diretto e aperto. Ù
Certamente un’esperienza migliorabile, ad esempio, per consentire anche ad altri che hanno partecipato
di potersi inserire nelle conversazioni ma sicuramente a nostro (e, stando ai primi feedback, anche a
vostro) avviso interessante.
Nella foga del dibattito alcune domande erano rimaste senza risposta. Abbiamo cercato di rimendare
rispondendo, pur brevemente, in questo documento.
La JAM CHAT nella sua natura un po' “JAM” non è di facile lettura nel corso della sessione, lo scopo di
questo documento è, quindi, quello valorizzare il patrimonio di scambio, tracciando il dibattito secondo
una sequenza logica che parte dalla domanda principale e si evolve nello sviluppo della questione.
Dario Morandotti e Graziella D’Amico
Direttori PMI Northen Italy Chapter
Branch Lombardia
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Topic Product Owner - Ruolo, task, strumenti e perchè è
fondamentale! Tutte le domande sul Product Owner, gli strumenti, il
Contract Game tra PO e Team. Soprattutto perchè è un ruolo
fondamentale e spesso sottostimato
1. LI Che differenza c'è tra Product Owner e Business Analyst?
Luca Sturaro: il Business Analyst non è il PO. In ottica Scrum il Business Analyst
dovrebeb essere un team member (so che molte implementaizoni mettono BA=PO)
LI: Uno dei compiti del PO è quello di prioritizzare le feature nel Product Backlog. Le feature
con valore di business più elevato dovrebbero essere sviluppate con precedenza rispetto
alle altre. Ora, la mia domanda è: come il PO dovrebbe misurare il valore in termini di
business che una feature ha rispetto ad un'altra? Cosa si intende esattamente per "valore
di business"?
VC: Il valore di business di una feature nella mia esperienza è sempre stato legato a un
ritorno a breve e medio termine inteso come realizzo o fatturazione. Addirittura
chiamavamo le features "cbo" = Customer Business Opportunity
Emiliano Soldi: Ciao VC, il valore di business può essere diverso da organizzaizone ad
organizzazione da progetto a progetto da prodotto a prodotto Potrebbero essere le
revenue, riduzione dei costi, miglioramento delle share di mercato, ecc. Spesso nella
prioritizzazione delle feature valutiamo business/user value, criticalità temporale, risk
reduction
Dario Morandotti: Aggiungo anche io qualche commento.
Fondamentale stabilire a priori delle metriche come detto da Emiliano (costi, revenue,
ecc) che esplicitino il valore per il business.
2. FE: Cosa succede quando più Product Owner insistono sullo stesso Team e le risorse sono
insufficienti a coprire gli sprint? Suggerimenti per le negoziazioni?
Emiliano Soldi: Normalmente esiste solo un PO per team.
3. DT si può avere una definizione di Product Owner? Grazie
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Dario Morandotti: La definzione piu' classica e' "il rappresentante del business" e quindi
il "possessore del prodotto"
Giulio Roggero: l Product Owner è responsabile di descrivere il prodotto catturando i
bisogni di business e utente e aiutare il team a tradurli in modo chiaro ed efficace per
l'implementazione
Qui trovi una sintesi https://www.slideshare.net/GiulioRoggero/introduzione-a-scrum-
53424608/5
DT: quindi il PO è l'interfaccia è il responsabile del Prodotto (a tutto tondo) verso il Cliente
(interno o esterno)?
Emiliano Soldi: esattamente il PO è la voce del cliente, raccoglie i needs, li prioritizza,
lavora continuamente in ottica di fare trade-off tra prodotto, performance del team
DT: perfetto, grazie, se è così cosa lo differenzia dal PM? l'orientamento esclusivo al
Prodotto?
Emiliano Soldi: esatto di fatto scrum distribuisce le duties e responsabilità tra PO, Scrum
Master e Team di sviluppo e il PO è completamente orientato al prodotto. Questo evita
sovrapposizioni e conflitti di interesse
Luca Sturaro: Il PO è per definizione orientato al prodotto, tipicamnete è un uomo di
"business" che parla con il cliente e che ha potere decisionale su cosa mettere nel
prodotto....Di solito è un Senior Product Manager a contatto con il cliente (se volessimo
usare la terminologia standard)
4. DB: Relazione tra Customer e Provider: Rischi ed opportunità quando il PO è del Customer
Giulio Roggero: Il PO è del Customer quando il budget del progetto è sotto controllo del
Customer (ad esempio progetto fatto con risorse interne oppure in time and material).
PO è del Fornitore quando il budget è responsabilità del Fornitore (ad esempio in
progetti chiavi in mano). Se il PO è del Customer e il progetto è a prezzo fisso allora ci
sono i problemi...
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5. LI: il PO partecipa allo standup meeting?
VC: si dovrebbe
LI: al fine di? con quale scopo?
Luca Sturaro: Certo, anzi è una buona regola, così il business è sempre in contatto con i
tecnici e può aiutarli, fare mentoring e far capirre perchè quella fetuare è più
importante di un'altra....
Emiliano Roggero: Il PO non è obbligatorio che partecipi, di fatto scrum identifica come
obbligatoria la presenza del development team, lo scrum master non è obbligatorio ma
consigliato
LI: ok, ma può fare domande o è semplicemente un auditor?
Dario Morandotti: In alcuni progetti lo abbiamo fatto partecipare in modalita' "silent"
(solo ascolto), in modo che sia informato
Luca Sturaro: tendenzialmente lo stand-up è per il Team, sincronizzazione replanning.
Può fare domande dopo, ma durante lo stand-up è più facile che il team faccia domande
a lui/lei (PO)
LI: ok, immagino quindi che quindi unica cosa che può fare dopo aver ascoltato è
ripioritizzare il backlog per lo sprint successivo. Mi sembra che il PO non possa cambiare le
priorità durante lo sprint in corso, può farlo solo a fine sprint. corretto? nel caso di soluzioni
complesse, il PO può nominare anche un feature owner ed un component owner?
Dario Morandotti: IL PO puo' avere degli aiuti, dal Busyess Analist o piu'
frequentemente dei Proxy-PO (facenti le veci) o per area o per feature. C'e' flessibilita' a
seconda di cosa permette l'organizzazione e dell'engagement del business
Luca Sturaro: Yes, riprioritizzare il backlog ma anche per esempio vedere le storie su cui
il team fa più fatica (e che magari non completa) per poi aiutarli a tagliarle in maniera un
po' più "smart" (alle volte possono essere spezzate con una differente granularità). Per il
fetaure owner, direi che l'introduzione di ulteriori ruoli potrebbe introdurre conflitti e/o
inibire la "trasparenza"
LI: ottimo, questo chiarisce molto! Ma allora il PO potebbe anche stabilire il "wip limit" del
Kanban/Task Board in modo da individuare i bottleneck ovverossia le feature che risultano
meno chiaro/piu difficili da comprendere/sviluppare da parte del Dev Team? in sostanza, il
PO può stabilire i wip limit o modificarli a suo piacimento o no?
Emiliano Soldi: Il continuous improvement del processo di sviluppo è a carico
primariamente del dev team e sicuramente dello scrum master.
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LI: condivido in parte con Emiliano in quanto ritengo che in fin dei conto un prodotto
potrebbe essere migliorato continuamente all'infinito, pertanto è il PO che stabilisce
quando il Dev Team deve fermarsi dal CI altrimenti si brucerebbe tempo/budget a
deperimento di altre feature
Emiliano Soldi: Il PO gestisce il budget, effettua i forecast mettendo in relazione la
velocity del team con le stime delle feature/storie del product backlog e quindi è in
grado di guidare lo sviluppo del team in questo modo, non lavora nel limitare
direttamente il wip nella kanban board del team
LI: E’ corretto dire che il PO ha potere decisionale sul prodotto/solution mentre il BA è
privo di qualsiasi potere decisionale?
Emiliano Soldi: Certamente il PO è accountable sulle decisioni di prodotto in termini di
prioritizzazione, raccolta dei bisogni e trade-off, mentre il BA è molto più focalizzato
sull'analisi di come trasformare quel bisogno in processo e facilitare lo sviluppo della
soluzione da parte del team
Dario Morandotti: Si Luca. Il PO ha "the last word" sulle user story e sulla loro priorita'
nel Product Backlog all'ingresso dello Sprint Planning.
Tuttavia il Team sulla base di considerazioni tecniche e di fattibilita' puo' variare questo
ordine. Il BA e' piu' un consulente del PO e del Team - ruolo fondamentale!
VC: Io quando devo sapere se siamo in linea rispetto alle Roadmap lo chiedo al PO. Se non
partecipa allo standup meeting come può essere aggiornato?
Emiliano Soldi: Il PO dovrebbe lavorare su base giornaliera con il team di sviluppo.
Dovrebbe accettare le storie non appena questa diventano done by team e quindi
essere a conoscenza degli avanzamenti. manifesto e guida scrum consigliano di avere il
PO colocato con il team e questo gli da molta visibilità dei progressi
LI: Qual’è la relazione tipica che un PO ha con lo SCRUM Master?
Emiliano Soldi: Difficile standardizzare. In linea teorica lo Scrum Master fa coaching al
PO per aiutarlo a lavorare sul backlog, a interpretare bene i suo ruolo cerniera con il
business, capire come prioritizzare e lavorare con il team
LI: ottimo, grazie. Ma il PO se ha qualche problema di "comunication" o interazione con il
dev team, potrebbe rivolgersi al Master per eventuale risoluzione di conflitti/gestione delle
aspettative?
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LI: è compito del PO effettuare il knowledge transfer del prodotto finito? realizzare
materiale di training, sessioni, lecture etc etc insomma fare in modo che utilizzatori finali
sappiano usare la solution (ovviamente parlo di soluzioni complesse, non di App intuitive)
Emiliano Soldi: Solitamente il PO ha la responsabilità di gestire anche la parte di
enablement del prodotto sul mercato. ovviamente è "tanta roba" e potrebbe/dovrebbe
farsi aiuare da marketing e/o HR e/o sales department. Dipende ovviamente dalla
complessità
Luca Sturaro: bella domanda! Direi che questo dovrebbe essere parte della Definition of
Done del Team....Non darei questo incarico al PO....Ma tutto può accadere
LI: wow! questa della definzione del DONE è una ottima idea! Si potrebbe dire che è DONE
quando l'end user sa effettivamente utilizzare la solution in modo corretto. Lanciamo un
ponte con UAT et aldella solution e dell'organizazione di riferimento
Luca Sturaro L'idea è che il Team deve concordare cosa significa "FATTO", una semplice
lista "condivisa ed accettata" che definisce quando una Storia può essere considerata
"fatta", conclusa. Di solito quando si parla di "fatto" non abbiamo tutti la stessa
opinione.
LI: condivido pienamente! se non sbaglio però SCRUM definisce "done" ciò che è
potenzialmente deliverabile al cliente (unica differenza è che effettivamente non lo
deliveriamo...ma "è come se lo fosse"
6. FE: Relazioni tra PO e Team Leader?
Dario Morandotti: FE per Team Leader intendi lo Scrum Master?
FE: in azienda stiamo sperimentando una metodologia Agile chiamata DAD che prevede
Product Owner e Team Leader
Emiliano Soldi: DAD, interessante! come la state applicando?
LI: DAD sta per?
FE: Disciplined Agile Delivery: è un pelo più "strutturato", un pò process driven, ma
completamente devoto ad agile
FE: Come la stiamo applicando? Siamo appena agli inizi...abbiamo ridefinito ruoli e team
per applicare in maniera estesa l'Agile....Per questo chiedevo se qualcuno ha già esperienze
di questo genere
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Emiliano Soldi: DAD norma piuttosto bene non solo la fase di construction (delivery) ma
molto bene anche le fasi di envisioning, inception e transition...tutto sempre in ottica
Agile
7. AM: Quale è la relazione/differenza tra Product Owner e Product Manager?
Luca Sturaro: Il PO potrebbe essere un Senior Product Manager con responsabilità di
budget, prodotto, delivery e con contatto con il cliente... Qualche guru di agile dice:
<<PO is a MiniCEO>>
8. CT: C'e' sovrapposizione tra ruolo di SM e PM o collaborazione?
9. FA Cosa deve fare e cosa NON deve fare il PO durante l'esecuzione degli sprint? cosa può invece
fare?
Topic Transizione verso Agile! Tutte le domande, opzioni, dubbi,
esperienze del diventare Agile
10. VC: Agile nello sviluppo software. Nella mia azienda da alcuni anni è stata introdotta la
metodologia Agile nella software factory, per le gestione dello sviluppo del codice. L'impressione
che ho riscontrato è una maggiore velocità nei rilasci di nuove release o patch (dato positivo) ma
anche il moltiplicarsi dei livelli di patch, per cui non fai in tempo a installare presso il cliente una
release che è già obsoleta (dato negativo). Avete avuto esperienze simili?
Giulio Roggero: quando si sviluppa a incrementi automatizzare è fondamentale.
Altrimenti incorri nel problema che hai riscontrato. Continuous integration, delivery e
deploy sono importanti.
Luca Sturaro: Sei fortunato ad avere questo problema! Direi che il fatto di avere a
stretto giro (Sprint) software funzionante non significa che deve essere rilasciato al
cliente ogni iterazione. Se non si è interessati alla "continuous delivery", si può tagliare la
relase ogni X Sprint.
VC: é vero che non devi rilasciare al cliente il risultato di ogni sprint, ma se devo dare retta
al mio cliente "non si installa nessuna patch se non ci sono problemi" se invece devo dare
retta al mio R&D "occorre mantenere aggiornato il livello di patching per facilitare la
maintenance scusate se parlo da PM frustrato dalle iterations
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11. SZ: Collegato alle tematiche di valutazioni e budget qual è il ruolo del portfolio manager
nell'ottica Agile ?
Giulio Roggero: é quello di ridurre il numero di progetti in parallelo
12. MV: All'interno dell'azienda collaboro con fornitori esterni per l'ottimizzazione di sistemi già in
essere: l'applicazione della metodologia Agile è sottintesa, ma spesso non applicata in modo
corretto. Volevo sapere se qualcuno ha esperienza nell'organizzazione di workshop dedicati per
l'high management, per averli a bordo anche nell'approccio progettuale, spiegando i principi
base della metodologia.
Giulio Roggero: Ciao M, è possibile organizzare workshop da 1 giornata o mezza
giornata per far toccare con mano i problemi tipici delle organizzazioni di progetto e
come questi possano essere affrontati con metodi agili
13. GP: Agile al di fuori dello sviluppo software. Esistono esperienze di transizione verso metodologie
Agile di aziende di servizi TLC sia per progetti/programmi gestiti per clienti che internamente per
sviluppo nuovi prodotti ?
Luca Sturaro: certo esistono implementazioni di Scrum per esempio in ambito Hardware
(Scrum for Hardware: Joe Justice è uno dei guru), applicazioni in ambito marketing ed
HR (Kanban più che Scrum). Nel caso di servizi per TLC potrebbe essere utile dare un
occhio a Kanban, soprattutto se hai fornitori esterni, stakeholders non co-locati...
Emilio Roggero: di che tipo di prodotti stai parlando? Per esperienza il software è
pervasivo e spesso è quello che da problemi. Esistono anche tansizioni agili su progetti
puramente hardware.
14. CM: Agile nello sviluppo software. Lavoro presso un System Integrator e stiamo aiutando un
cliente a lavorare in Agile (Scrum). Uno dei punti fondamentali che non siamo ancora riusciti a
sciogliere in modo adeguato è: come definire il budget necessario per un progetto? Da approccio
"purista" le stime dei backlog item possono essere fatte in Story Point; ma prima di aver definito
in modo accurato ed adeguato tutti i backlog item quale approccio può essere utilizzato per
determinare quanto costerà un progetto o quanti Story Point totali servono per realizzare quanto
viene richiesto in un progetto?
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Giulio Roggero: usa due metodi di stima: stima della velocità in storypoint e confrontala
con una stima in giornate con PERT.
CM: Ok, quindi se ho ben inteso, prima devo avere una stima in giornate; quindi
determinare un rapporto tra ggu/story point e quindi ottenere il numero di sprint e il
budget. Mi chiedo allora quale sia l'approccio AGILE nel determinare la stima in giornate
(penso di poter escludere approccio Bottom-Up) e mi chiedo anche in che modo posso
determinare un rapporto tra ggu/story point se ancora non ho una storia (se sto
determinando il budget non ho ancora fatto degli sprint)?
Giulio Roggero: No aspetta, non fare una relazione tra giornate e story points
"L'approccio Agile" è non stimare ma misurare il valore man mano che rilascio. Però se
devi definire un budget vuol dire che devi fare un'ipotesi e su quella ti basi facendo una
stima in giornate e in euro del progetto. Una volta che hai il budget inizi lo sviluppo e
capisci, man mano che vai avanti, se stai nel budget o devi fare delle modifiche al
backlog semplificando o togliendo.
CM: Ok, chiaro. Al momento ci stiamo muovendo proprio in questo modo; mi chiedevo se
esistesse qualche altro approccio. Ma quando dici "misurare il valore man mano che
rilascio" ci stiamo riferendo al valore di business o agli story point? Mi sembrano 2
dimensioni differenti o sbaglio? Gli story point non determinano una sorta di "complessità"
di quello che realizzerò nello sprint?
Giulio Roggero: mi riferisco al valore di business. Come scrivi tu gli SP sono misura della
complessità. Potresti anche non usare gli story point e contare semplicemente le storie.
Gli story point e la velocità sono un supporto per capire come sta andando il progetto e
capire se quello che mi sto prendendo in carico riesco a farlo. Non prenderli come dei
KPI. La cosa più semplice è: definisci un budget, descrivi un backlog, fai una roadmap e
capisci se ci stai dentro. Se gli SP ti aiutano usali, se non ti servono non usarli. Fino a
quando non inizi a riliasciare valore verso l'utente è difficile capire se effittavemente stai
rispettando il budget.
CM: Ok. Ma ancora qualcosa non mi è chiaro. Definisco budget: fatto; descrivo backlog:
fatto (iterativamente, raffinandolo man mano che mi avvicino allo sprint in cui affronterò le
storie); fai una roadmap: fatta ma in realtà non so quanto sia accurata; abbiamo provato a
buttare degli SP sulle epiche e provato ad immaginare gli n sprint futuri; capisci se ci stai
dentro: se la roadmap è giusta allora ok; ma se ho sottostimato un epica? Soprattutto
all'inizio la nebulosità è elevatissima...Paradossalmente potresti aver fatto il progetto
perfetto ma il prodotto più inutile del mondo
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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Giulio Roggero: CM se è nebulosa è nebulosa. Hai due opzioni: chiarirla prima di partire
oppure partire con la consapevolezza che man mano chiarirai la cosa. L'opzione 1 è
come chiedere se pioverà fra 1 mese. Molto probabilmente non lo sai oggi, però ti sforzi
di stimarlo perchè il cliente te lo chiede. L'opzione 2 è: non so quanto costi, però ho
capito i benefici che vuoi ottenere facendola. Fissiamo un budget e vediamo con quel
budget dove arriviamo. Più piccolo è il budget più piccolo è il rischio. Quando l'ho
chiarita allora posso dirti quanto costa
CM: Ok grazie. La difficoltà ovviamente sta nel definire il minimo budget (per mantenerlo
piccolo) sufficiente a realizzare quel tot di prodotto che abilita il cliente ad ottenere i
benefici sperati. Ero alla ricerca della "bacchetta magica" Speravo nell'esistenza di un
qualche tipo di approccio strutturato (o almeno più strutturato di quello che stiamo
utilizzando) nell'arrivare a definire questo budget.
Dario Morandotti: CM, Ti metto qualche commento sulla mia esperienza, non pretendo
sia generalizzabile. Un metodo e' quello di fare budget per release, listare tutte le user
story in ordine di priorita' e, sulla base della velocita' predicibile da esperienze passate
con un certo team, predirre con quel budget quanti points di rilasceranno. Non c'e'
certezza ma ho osservato che c'e' buona indicazione e con l'accumularsi di esperienze si
possono fare previsioni affidabili.
Giulio Roggero: Dario, funziona se hai progetti paragonabili e lo stesso team. Gli Story
Point non sono una stima assoluta
Giulio Roggero: CM se hai progetti ricorrenti è facile, ma se hai progetti nuovi la
soluzione è partire con un range di stima e poi ridurre man mano il range di incertezza. Il
messaggio che deve passare è: il budget lo spendiamo per massimizzare il risultato. Ho
fatto diversi progetti chiavi in mano con penali da diversi anni uomo con questo
approccio e il risultato è stato positivo perchè ha portato il cliente a bordo facendogli
capire che lui ha in mano il budget.
CM: Si infatti, seguo 2 team su 2 progetti diversi, stesso cliente, tecnologia simile ma
architettura differente e vedo 2 passi abbastanza diversi.
Giulio Roggero: in molti casi io non uso gli story point e conto le storie. La velocity la uso
come indicazione e mi interessa più lo scostamento tra quanto nello sprint mi sono
impegnato di fare e quanto completo come done. Una regola del pollice è: se lo
scostamento è più del 20% allora il processo è fuori controllo e non stiamo capendo
cosa fare o ci sono dei problemi di interruzioni impreviste elevate o di bassa qualità in
produzione. Con questa indicazione puoi fare delle stime a capienza di sprint
mettendoci dentro le epiche e contare: N sprint per X FTE a Sprint e hai un budget.
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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CM: Uhm, però diciamo che ci sono storie un pò più semplici e storie un pò più
complesse...dal mio punto di vista gli SP mi aiutano a "normalizzare" un pò queste
differenze tra storie. E' anche vero che il numero di storie da sprint a sprint non varia poi
così tanto. Poi sulla formula "N sprint per X FTE a Sprint" siamo perfettamente allineati.
Ovviamente significa avere già tutte le storie scritte ad un certo tempo t.
Giulio Roggero: fai una prova e verifica lo scostamento in % degli sprint passati dei tuoi
team tra commited e done. Fai il calcolo sia con gli SP sia con il numero di storie. Ti
accorgerai che la differenza tra le due è sotto il 10%, molto probabilmente sotto il 5%
Giulio Roggero: La dimensione delle storie incide non tanto. Ovviamente
tendenzialmente si fanno storie piccole. Se metti dentro epiche non funziona
15. PM: Mi potete consigliare tre argomenti/concetti/slogan ad effetto da utilizzare per convincere il
management che il modello di sviluppo Agile è meglio dal classico Waterfall? Grazie
Giulio Roggero: non è necessario convincere con uno slogan ma con numeri alla mano.
Sarebbe interessante capire perchè consideri Agile meglio di Waterfall nel tuo contesto?
Quali vantaggi vedi? Sono traducibili in numeri di business?
GS: Dai un'occhiata al Manifesto for Agile Software Development, lì troverai l'essenza dei
principi e degli slogan, scegli poi tu quali usare che si adattano Matteo posso indicarti
direttamente http://agilemanifesto.org
PM: Purtroppo nella nostra organizzazione lo sviluppo software è visto come un fardello(lo
sviluppo è relativo al software utilizzato in-house) ed il management non è particolarmente
attento a queste problematiche; abbiamo già fatto documenti/note ma senza attirare
l'attenzione. Da qui la mia richiesta di slogan che possono catturare l'attenzione.
MV: Ciao GS, ottime slides
PM: Vero, anche se alcuni punti sono pericolosi da dichiarare al Business Mi riferisco
principalmente all'accogliere cambiamenti in fase avanzata di sviluppo che in caso di grandi
organizzazioni fortemente burocratizzate è tutto da dimostrare.
GS: No Matteo, l'accogliere cambiamenti in fase avanzata sottosta comunque a delle
regole. Ed in ogni caso è meglio un cambiamento necessario in fase avanzata che seguire
un piano di sviluppo che porta ad avere un prodotto non funzionantea.
MV: Matteo, mi sono trovato spesso nella situazione opposta. Avere i cliente sempre così
assetati di novità, spesso fa perdere di vista i benefici relativi all'implementazione. Per
quello che credo che sia fondamentale diffondere la cultura Agile in modo quasi pervasivo,
potrebbe essere un vantaggio per tutta l'aziend
16. FA: Qualcuno ha esperienze di Agile nello sviluppo hardware?
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Giulio Roggero: Si Francesco, ho lavorato in aziende meccaniche per lo sviluppo di
prodotti hardaware
FA: come gestivate i tempi di sviluppo dell'HW rispetto alla durata degli sprint che
dovrebbe essere limitata?
Giulio Roggero: Con due flussi: firmware e software sprint da 2 settimane e
sincronizzazione con gli sprint per la parte hw e meccanica
Dario Morandotti: Ciao F. Si ci sono delle esperienze, limitate, sullo sviluppo di ASIC.
Qualche buon successo ed qualche lezione appresa su impedimenti. Le trovi facilmente
su internet oppure mando io link - appena lo trovo
17. DB: L’agile nelle grandi organizzazione finanziarie, dove il Change Management è “tarato” su un
approccio tradizionale waterfall.
Come può un progetto Agile essere efficace considerata le diverse regole stringenti su “processi”
correlati allo sviluppo? (Eg Release Management)
Dario Morandotti: Occorre analizzare caso per caso – come per ERP – e stabilire se nel
processo o applicazione c’è del valore in rilasci iterativi sia dal punto di vista delle
funzionalita’ sia dal punto di estensione utenti (es. si inizia con una regione e poi si
estende). La domanda chiave da porsi è: come posso sviluppare e rilascare del valore in
modo rapido e poi incrementalmente? Il Release Management merita discorso a sé
stante, ci sono varie tecniche per renderlo rapido ma cerrtamente occorre considerare
regole esterne o finestre di opportunità
18. EL: Aggiungo una domanda correlata ad esperienza lavorative: com'è possibile far coesistere
l'agile in progetti che devono sottostare alle regole del Nuovo Codice degli Appalti?
GS: Il progetto Agile può essere efficace all'interno della struttura tradizionale waterfall,
con quest'ultima si definiscono i macro obiettivi ma la modalità con cui perseguirli diventa
agile e quindi permette di dare enfasi all'ottenimento del risultato e meno al formalismo
GS: In ogni caso temo che in organizzazioni fortemente burocratizzate e formalizzate sia
difficile applicare metodologie agili in modo semplice e diretto. Penso che sia comunque da
definire una struttura di progetto tradizionale all'interno della quale si applicano
metodologie agili negli ambiti più creativi o dove il raggiungimento dei progetti non è
formalizzabile in modo chiaro e preciso a priori. Vi ricordo che le metodologie agili sono
nate principalmente dalla consapevolezza che il waterfall falliva perché cercava di applicare
i concetti della catena di montaggio (dove tutto è chiaro e predefinito a priori) ai processi
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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creativi come lo sviluppo software dove invece le cose si evolvono, si chiariscono, si
scoprono, ecc. in modo molto più flessibile e meno definito
EL: Concordo. In effetti non capisco se sia corretto considerare come agile il continuous
improvement, come alcuni fanno..
Dario Morandotti: GS, Agile piu' focalizzato ma certamente con le iterazioni si rifa' alla
filosofia di continuo improvement
Sergio Cuniolo: GS, Verissimo. Questa è una "confusione" che ho trovato anch'io,
soprattutto in grandi aziende
Luca Sturaro: GS, è vero che organizzazioni molto burocratizzate ma soprattutto con
una struttura organizzativa complessa hanno più difficoltà ad applicare Agile. Detto
questo, dipende come si vuole implementarlo, nel senso che non è obbligatorio (e
sarebbe molto difficile) provare ad applicarlo sull'organizzazione intera....Tenderei a
partire da una struttura più piccola (un dipartimento, una BU...)
Giulio Roggero: EL come mai ti poni la questione sulla correttezza di considerare agile
continuo miglioramento?
Sergio Cuniolo: Se ho capito bene EL, il problema è l'opposto ovvero considerare il
continuo miglioramento come agile
EF forse sbaglio, ma non è l'unica prerogativa dell'agile, ovvero il continuous improvement
sussiste anche nella gestione dei progetti normali...
Giulio Roggero: EL, non è condizione sufficiente ma è necessaria. Senza continuo
miglioramento (e continuo non è la Lesson Learned a fine progetto ma è regolare
durante il progetto) non parlerei di agile. Miglioramento continuo dei processi e dei
prodotti grazie a piccoli passi
GS: Suggerisco la lettura di "The New Methodology"
https://www.martinfowler.com/articles/newMethodology.html di Martin Fowler, uno dei
fondatori delle metodologie agili, in cui è ben descritto il percorso che ha portato a queste
metodologie, e lì si capisce meglio come dev Emilio LanfranchiThu 7:15pm
EF: grazie del consiglio, a prima occhiata sembra un articolo ben fatto. grazie!
19. GA Qualcuno ha esperienze di introduzione di Agile methodology per SW e per Process
development in grandi multinazionali?
Emiliano Soldi: si ho lavorato in multi-nazionali che hanno introdotto approcci di
sviluppo prodotto lean-agile, qual'è la tua esperienza ?
Luca Sturaro: sì io in ambito TLC, ora medicale.....
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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Giulio Roggero: Si puo dire che negli ultimi anni è più difficile trovare chi non fa Agile nel
SW che viceversa
Luca Suraro: verissimo Giulio!
GS: Occhio, bisogna poi vedere se applica davvero metodologie agili o se fa finta
Giulio Roggero: GS dove sta la "verità" dell'applicare o meno agile? Eviterei di parlare di
vero agile e falso agile. Se si cerca di migliorare i propri processi e prodotti per me è
agile
GS: No Giulio, migliorare i propri processi è... migliorare i propri processi. Già da un po' di
affermazioni che si vedono qui si capisce che si cerca di piegare o interpretare la
metodologia agile con metodologie di project management. Le metodologie agili volevano
dare maggiore importanza alla relazione tra cliente e programmatori con l'obiettivo di
consegnare software funzionante, dando meno enfasi alla documentazione e ai formalismi
FA: GS quali sono i segni che ci dicono che si sta lavorando Agile? come ne possiamo
esserne consapevoli?
Giulio Roggero: GS, Agile per me non è una metodologia ma un cambio culturale,
orientato al continuo miglioramento. Cambio culturale che coinvolge sia i processi ma
anche come i prodotti sono realizzati. Attenzione ai bisogni dell'utente finale
mettendolo al centro del processo di sviluppo, attenzione alla relazioni tra i colleghi e
l'obiettivo di massimizzare il valore di tutto il ciclo e non solo di quello di sviluppo
software. Non semplificherei agile con il solo secondo valore dell'agile manifesto. La
documentazione è importante, è come la documentazione viene fatta che cambia: ad
esempio spostandosi dai documenti di desgin tecnico al clean code
GA noi lo stiamo introducendo in società di TLC (Orange) solo molto recentemente e
stiamo riscontrando molti problemi dal punto di vista "culturale", perchè richiede un
cambio di mentalità "notevole..."
Emiliano Soldi: Avete un approccio alla gestione del cambiamento Change Management
per lavorare su cultura, comunicazione, training e coaching?
GA: si e ci stiamo muovendo sopratutto in questo senso che su grossi progetti veri e propri
avete consigli su quale tipo di training sarebbe consigliabile per chi si approccia a queste
tematiche?
20. RP: Quanto deve essere di dettaglio un Project Plan in Agile? E' possibile determinare il percorso
critico?
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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Luca Sturaro: il critical path è un concetto molto legato al PM tradizionale nel senso che
hai bisogno di una timeline (WBS, GANTT) definita upfront (a priori)....Il convcetto non è
mappabile banalmente in Agile
21. GP: Sono praticamente nuovo all' Agile avresti dei riferimenti da darmi?
Dario Morandotti: vari riferimenti, articoli e libri ampiamente disponibili in internet, tra
cui segnalo “Agile Principles, Agile people - GAMA-Tech.pdf”
22. A: l'Agile Scrum previene lo "Scope creep"? se si, in che modo?
Dario Morandotti: certamente, data la natura iterativa ed di continua redifinizione
dell’approccio. Lo scope in Agile può ineretemente cambiare (all’interno di un’area di
scopo definita) se i Product Onwer ed il Team definiscono che alcune user story (vecchie
o nuove) hanno più valore e quinid maggiore priorità.
23. GP: Esistono metodologie per la stima dei labor costs di un progetto in Agile?
Dario Morandotti: la domanda nasconde diversi aspetti. Se intende la stima dell’effort ci
sono diverse metodologie. Occorre tenere presente che in Agile spesso, o quando
possibile, i costi di sviluppo/test/rilascio sono noti a priori perche’ si tede a lavorare con
team stabili che quindi hanno un costo stabile predicibile nel tempo (es. per mese).
Mentre e’ lo scopo – cioe’ la quantita’ di user story e rilasci che il team riuscira’ a
produrre – che all’inizio non e’ facilmente predicibile ma lo diventa dopo alcune
iterazioni , osservando la velocita’ di sviluppo/rilascio.
Topic PLM/ERP e Sistemi Enterprise! Tutte le domande sull'applicabilità
dell'approccio Agile ai sistemi enterprise
24. VC: Quando i clienti per cui lavoro sono grandi aziende, specialmente se straniere, ormai l'unico
modo per essere operativi anche come PM di servizi/tecnologia è attraverso i loro sistemi ERP.
Per lavorare sul progetto in corso presso un importante operatore telefonico tedesco, mi hanno
dato un computer (con tastiera tedesca!) con gli applicativi integrati nei loro sistemi. L'approccio
non è Agile in senso stretto, ma piuttosto basato su workflows predefiniti, dipendentemente dal
tipo di attività
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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25. La domanda è se altri PM di aziende che forniscono servizi/tecnologia hanno la stessa esperienza
di dover essere parte integrante (e integrata!) dei loro sistemi ERP.
Dario Morandotti: la domanda non e’ del tutto chiara.
Topic User Story!
26. MF: per le user story si segue uno schema formalizzato?
Dario Morandotti: Questo e' un costrutto classico su cui si possono fare variazioni
As a ... Role
I want ... Function
So that ... Value
Acceptance ... Criteria
27. MF: Qual è il livello di dettaglio o altro criterio con cui puoi giudicare una user story ben
formalizzata?
Dario Morandotti: Si Massimo, ci sono dei criteri usabili. Alla fine e' il Team che
risponde se la user story e' completa e chiara
Emiliano Soldi: le user story hanno livelli di dettagli diversi a seconda del momento in
cui sono raccolte, introdotte nel backlog e vengono "masticate" in corso d'opera con
apoproccio iterativo e incrementale.
Una story deve essere INVEST. Link per dettagli su INVEST www.ideato.it/technical-
articles/user-stories-una-guida-pratica
Indipendente dalle altre, negoziabile in termini di fattibilità tecnica, valuable che abbia
valore, estimable (stimabile), Size properly sufficientemente piccola per essere
introdotta in uno sprint e testable
Infine una user story deve essere "specchiata", accompagnata da criteri di accettazione
che permettano al team di sapere come svilupparla e come quella storia verrà poi
testata e approvata dal PO
Dario Morandotti: Fondamentale la "specchiatura" cioe' la definizione dei criteri di
accettazione - spesso chiariscono alcuni dettagli stessi della user story
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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28. PL: Qual'e' la relazione e la differenza tra User Story e Scenario?
Emiliano Soldi: Intendi Scenari di Test ?
PL: Ciao Emiliano, forse ricordo male, ma oltre alle user stories vengono sviluppati anche
degli Scenari che raccontano casi reali, non da una prospettiva di ruolo. Almeno questa era
la mia interpretazione.
Emiliano Soldi: Esistono diverse tecniche che aiutano ad approfondire la journey che gli
utenti dovranno sviluppare nell'uso del prodotto. Vengono create le personas che
rappresentano le tipologie di utenti che approcceranno al sistema, con le personas
applica una tecnica chiamata user Story mapping che permette di verificare quali attività
e task l'utente dovrà eseguire quando utilizza l'applicazione
PL: Forse è solo un problema di termini (mapping). Ho cercato adeso in rete e ho trovato
questo con delle indicazioni:
https://softwareengineering.stackexchange.com/questions/113381/whats-the-difference-
between-use-case-user-story-and-usage-scenario/113384 . Probabilmente mi manca
qualche elemento per capire le entità e la relazione tra di loro. La sento ancora fumosa
Giulio Roggero: Hai visto DDD e Event Storming ?
PL: Francamente non mi ricordano nulla. Grazie per il suggerimento
29. AM: The user stories also can be used while creating test scenarios?
Emiliano Soldi: Usually the user storY and its acceptance criteria guide the creation of
test scenario
AM: thank you for the answer, then with the user stories, every sprint have acceptance
criterias and test scenarios.
Emiliano soldi: Exactly every user story is mirrored by acceptance critera which guide
the development itself and also the development of the test scenarios and the test
automation too
30. CT come avviene il backlog refinement, chi lo scrive e lo aggiorna?
Dario Morandotti: Come noto il backlog iniziale, cioè le user story ben definite (vd.
“costrutto” citato qualche domanda sopra sopra) e messe in ordine di priorità, è compito
del Product Owner. Può avvalersi per costruirlo di Business Analyst, esperti, rappresentanti
del business e degli utenti. Tuttavia le user story vanno presentate discusse con il Team (dis
viluppo, test, rilascio) e raffinate per le parti che non sono chiare, che non hanno valore ben
definite, che non hanno criteri di approvazione, o che hanno impatti tecnici che il team vede
JAMCHAT AGILE 20 Aprile 2017 – Questions & Answers
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(caso comune) ma non il PO, ecc.
Il refinement è quindi fatto sia del PO sia del Team.
Alla fine però le user story sono sempre nella mani del Product Owner che ne è il
responsabile – perchè sono dei very requirement s e descivono come deve essere il
prodotto finale. Certamente il PO può avvalersi anche del Team per scriverle, e può dare
anche ampia delega, ma la responsabiità è del PO. Da cui la difficoltà del ruolo.