ERGONOMIA ERGONOMIA il lavoro al servizio dell’uomo il lavoro al servizio dell’uomo ing. Domenico Mannelli ing. Domenico Mannelli
ERGONOMIAERGONOMIAil lavoro al servizio dell’uomoil lavoro al servizio dell’uomo
ing. Domenico Mannelliing. Domenico Mannelli
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“Bisogna essere laureati in ingegneria al MIT per farlo funzionare! mi disse una volta un tale, scuotendo la testa perplesso davanti al suo orologio digitale nuovo di zecca. Bene, io la laurea in ingegneria al MIT ce l’ho: datemi qualche ora di tempo e arrivo a capire come funziona l’orologio”. Ma perché mai devono volerci due ore?
(La caffettiera del masochista, Norman 1990)
Tutti ingegneri?“La scienza scopre, l’industria applica, l’uomo si adegua” Motto Fiera mondiale di Chicago del 1933, (Le cose che ci fanno intelligenti, Norman)
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Il termine “Ergonomia” deriva dalle parole greche “ergon” (lavoro) e “nomos” (legge);
Nella progettazione delle postazioni lavorative, il centro dell’interesse ergonomico è l’Uomo.
Coniato da Murrel nel 1949 nell’ambito del primo congresso dello «Human Research Group», il termine ergonomia definisce «un modo nuovo di studiare e risolvere i rapporti tra l’uomo e l’ambiente di lavoro»
Si è imposta da tempo in Europa ed è entrata da pochi anni anche in Italia attraverso il D.Lgs. 626/94 che ne ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza e l’efficacia.
Ergonomia
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Cosa è l’ergonomia?
“L’ergonomia è lo studio del comportamentodell’uomo in relazione alla sua attività e agli spazi in cui essa si applica per adattare l’attività all’uomo”(Grandjean, 1986).” la scienza dei lavoratori"” la scienza che adatta il lavoro ai lavoratoripiuttosto che i lavoratori al lavoro!” quella scienza che studia il raggiungimentodi condizioni ottimali fra lavoratore eambiente di lavoro”“interazione fra le capacità umane, l’ambiente di vita e di lavoro ed i suoi strumenti”
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ERGONOMIA APPLICATA
L'ergonomia ha due rami.
Uno si occupa degli aspetti occupazionali industriali biomeccanici, che si concentra sugli aspetti fisici del lavoro e le capacità umana quali forza, posizione e le ripetizioni dei movimenti
L’altro si rifà ai fattori umani, orienta agli aspetti psicologici del lavoro come il carico mentale e la risoluzione
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ERGONOMIA:obiettiviERGONOMIA:obiettiviFra gli obiettivi generali che ha l'ergonomia sono :
Riduzione professionale delle ferite e delle malattie.
Diminuzione dei costi per le incapacità degli operai.
Aumento della produzione. Miglioramento della qualità del lavoro.Diminuzione dell'assenteismo.
Applicazione delle norme esistenti.Diminuzione di perdita di materia prima.
Per ottenere questi obiettivi è necessario che si tenga conto di:
individuazione dei rischi di lesioni nel lavoro. identificazione e quantificazione delle
condizioni dei rischi nel lavoro.adozione dei controlli amministrativi e tecnici
per diminuire le condizioni del rischio.formazione dei preposti e degli operai circa
gli stati del rischio
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Descrizione del posto di lavoroDescrizione del posto di lavoroDescrizione del posto di lavoro
L'ambiente di lavoro è caratterizzato dall'interazione fra i seguenti elementi:1. L'operaio con le sue caratteristiche fisiche dimensionali (altezza, larghezza), di forza, di capacità dei movimenti, di intelletto, di formazione, delle aspettative e di altre caratteristiche fisiche e mentali. 2. Il posto di lavoro che include il macchinario, gli attrezzi, la mobilia, i pannelli degli indicatori e dei comandi ed altri elementi di lavoro. 3. L‘ambiente di lavoro che include la temperatura, l'umidità, l'illuminazione, il rumore, le vibrazioni ed altre caratteristiche atmosferiche.
•Posizioni. •Forza. •Ripetizioni.• Velocità ed accelerazione. •Durata. •Periodo di recupero.• Vibrazione mano braccia•Caratteristiche ambientali (interazione fra l'operaio e l'atmosfera di lavoro).• Sforzo da calore. •Sforzo da freddo. •Vibrazione corpo intero.• Illuminazione. •Rumore. •Colore
Caratteristiche fisiche dell'operazione (interazione fra l'operaio ed il lavoro).
FATTORI DI RISCHIO DEL LAVORO.
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Spazio di lavoro
“ Seduto / in piedi“ Allungamento orizzontale o verticale“ Altezza dello spazio di lavoro“ Altezza e forma delle gambe“ Postura delle spalle e del tronco
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Posture
“ Inclinarsi, rannichiarsi“ Angolo testa e collo“ Angolo spalla e braccio“ Angolo mano e polso“ Posizione statica
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Controlli
“ Distanza“ Identificazione“ Layout displays“ Aspettativa delle operazioni“ Relazione display /controllo
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Displays
“ Quadrante / design indicatore“ Organizzazione displays“ Definizione segnale“ Simboli, lettere, colori“ Distanza dall’utente
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Movimentazione manuale materiali“ Misura, peso, presa“ Punto di partenza / arrivo“ Rotazione“ Frequenza, durata“ Spostamento, spazio confinato
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Manipolazione
“ Postura del polso“ Uso della forza“ Dimensione del Grip“ Ripetizione operazioni“ Presa statica
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Strumenti manuali“ Misura Grip, impugnatura, design“ Angolo polso“ Peso e bilanciamento“ Pressione e vibrazioni
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Fattori Ambientali
“ Temperatura, umidità“ Abbigliamento“ Illuminazione,abbagliamento, contrasto“ Rumore, vibrazioni
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Organizzazione del lavoro
“ Macchine“ Analisi dei tempi“ Layout dello spazio“ Locazione di materiali
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Costi diretti dei lavoratori per carenza di ergonomia
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Costi indiretti dei lavoratori per carenza di ergonomia
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Benessere dell’uomo non dipende più da aspetti esclusivamente monetizzabili:
“più pago il lavoratore più sarà soddisfatto”
BENESSEREBENESSERE
Natura biologica
Il benessere sul posto di lavoro
Natura relazionale
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Una prospettiva multidisciplinareL’uomo è al centro di innumerevoli interazioni
Approccio multidisciplinare richiesto dallApproccio multidisciplinare richiesto dall’’ergonomiaergonomia
ERGONOMIA
Discipline sociali
Discipline biomediche
Discipline ambientali
Discipline psicologiche Discipline
progettuali
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partecipazione attiva degli interessati
(lavoratori)
adattamento del lavoro all’uomo
globalità interdisciplinarità
Principi fondamentali
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Principi fondamentali
Adattamento del lavoro all’uomo per rendere le condizioni di lavoro più adatte alle esigenze psicofisiche e correggere alcuni errori veri e propri di progettazione che possono rendere difficile e/o pericoloso il lavoro.
Interdisciplinarietà consiste nello studiare una stessa condizione di lavoro e di vita da diversi punti di vista per averne una conoscenza completa.
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Globalità consiste nel considerare globalmente tutte le interazioni fondamentali tra le componenti del sistema (uomo – macchina –ambiente).
Partecipazione dei lavoratori: adattamenti e trasformazioni devono prevedere il contributo dell’esperienza dei datori di lavoro e dei lavoratori. È necessario l’inserimento nel gruppo interdisciplinare di coloro che sono portatori di esigenze e di esperienze, senza le quali il problema non è affrontato correttamente.
Principi fondamentali
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Ambiti di specializzazione
Ergonomia fisicaErgonomia fisica: si occupa di come caratteristiche anatomiche, antropometriche e biomeccaniche si correlano con l’attività fisica. Punti di particolare interesse riguardano le posture di lavoro, i movimenti ripetitivi, la maneggevolezza degli strumenti, disturbi muscolo scheletrici lavoro correlati, salute e sicurezza sul lavoro.
Ergonomia cognitivaErgonomia cognitiva: si occupa dei processi mentali, quali la percezione, la memoria, il ragionamento e la risposta motoria, e il ruolo che tali processi svolgono nell’interazione tra l’uomo e gli altri elementi di un sistema (usabilità).
Ergonomia organizzativaErgonomia organizzativa: si occupa della ottimizzazione dei sistemi sociotecnici, della loro struttura, delle loro dinamiche e processi.
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La legge 626 e l’ergonomia
Ripresa la definizione di Ergonomia come:
(Odescalchi, 1970)
“Una tecnica di procedure che, avvalendosi di apporti interdisciplinari, studia i rapporti del sistema uomo/macchina/ambiente, al fine di intercorrelarli in termini umani, adattando il lavoro alle esigenze psicofisiche del lavoratore”
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Problemi legati alle condizioni ergonomiche (posto di lavoro con VDT)
Art. 52, comma 1 e 2
Condizioni ergonomiche sfavorevoli (movimentazione manuale dei carichi) da limitare e ridurre
Art. 47, comma 2
Conformità alla esigenze ergonomiche (dispositivi di protezione individuale)
Art. 42, comma 1 e 2
“Rispetto dei principi ergonomici nella concezione di posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature, e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo”
Art. 3, comma 1 lett.1
D.Lgs 626/94Miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro
La legge 626 e l’ergonomia
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Focus di interesse nella legge 626
nella concezione di posti di lavoroposti di lavoro
nella scelta delle attrezzatureattrezzature
nella definizione dei metodi di lavoro e metodi di lavoro e produzioneproduzione, anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo"
Tra le misure generali di tutela si introduce il rispetto dei principi ergonomici:
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Il principale obiettivo della Medicina consiste nel promuovere il benessere e la salute dei lavoratori, attraverso la prevenzione intesa come eliminazione di ogni causa di nocività e pericolo, sia che essa risieda nelle materie prime impiegate nella lavorazione, sia nell’inadeguatezza delle misure di igiene ambientale, sia in una non corretta organizzazione del lavoro.
Ergonomia e Medicina
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Obiettivo dell’impostazione ergonomica:Migliorare l’ambiente di lavoro dell’uomo,
con lo scopo di risolvere operativamente i problemi
AZIONEAZIONE
Esperienza RicercaRilevare i termini dell’interazione dell’uomo con la macchina/ strumento
Trovare il modo di minimizzare gli impatti
negativi dell’interazione con la macchina/strumenti
Intervento su aspetti/dimensioni già esistenti (bassa modificabilità) e progettazione di nuove soluzioni
(alta modificabilità)
Correzione e progettazione ergonomica
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I tre sotto-sistemi di interazione
uomomacchina
ambiente
uomo
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Processo circolare di interazione U/M
L’ergonomia si occupa di studiare la migliore progettazione degli artefatti e delle interfacce nel processo circolare di interazione Uomo/Macchina
uomomacchinaambiente
uomo
INTERFACCIAOrgani di sensoRISPOSTA DECISIONE
ComandiLAVORO E PRODUZIONE
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L’ergonomia cognitiva Con le nuove tecnologie:
Aumentata l’incertezzaincertezza e l’imprevedibilitàimprevedibilità delle attività di lavoroAumentata la distanza spazialedistanza spaziale tra uomo che controlla e monitora il sistema e sistema che compie l’attivitàAumentata la distanza semanticadistanza semantica fra uomo e sistema
Favorire e potenziare la capacità di scelta e Favorire e potenziare la capacità di scelta e di interpretazione dell’uomo verso i sistemi di interpretazione dell’uomo verso i sistemi complessi, con una complessi, con una tecnologia flessibile e tecnologia flessibile e incentrata sull’uomoincentrata sull’uomo
Esigenza di:
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Progettare tecnologie che siano di reale supportoall’attività umana. Ovvero:
Che vadano incontro ai bisogni di determinati utentiper particolari attività svolte in un determinato contesto d’uso.
In altre parole che tengano conto:
Delle abilità e dei limiti fisici e cognitivi dell’uomo
Delle attività che essi devono svolgere attraverso lo strumento progettato
Del contesto in cui lo useranno
L’usabilitàRizzo-Marti-Bagnara (2001)
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Cos’è un artefatto?Cos’è un artefatto?Fatto ad arteFatto ad arte, ovvero costruito per , ovvero costruito per soddisfare gli obiettivi dell’uomo. soddisfare gli obiettivi dell’uomo.
Include le modalità privilegiate di interazione con esso
L’oggetto in sè
L’artefattouomo
macchinaambiente
uomo
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Gli artefatti sono tali in quanto inseriti in (e trasformati da) un’attività umana.
L’attività si caratterizza tramite il soggetto, lo strumento, l’obiettivo e il contesto d’uso.
Soggetto Obiettivo
Artefatto
L’uso degli artefatti
L’ergonomia studia l’interazione tra il sistema cognitivo umano e gli artefatti,al fine di progettare strumenti che sostengano le attività umane in modo appropriato (flessibilità, robustezza, sicurezza, apprendimento, velocità…).
RISORSA E NON LIMITE!
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La valutazione euristica degli artefatti
• Prevedere un dialogo semplice e naturale • Parlare il linguaggio dell’utente • Minimizzare il carico di memoria dell’utente • Essere coerenti • Fornire un feedback costante• Rendere evidenti le vie di uscita• Fornire delle scorciatoie• Aiutare gli utenti a riconoscere, diagnosticare e
recuperare gli errori
(Nielsen e Mach, 1994)
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(Norman, 1988)
I principi di design di Norman
1) Fornire visibilità(rendere visibili le funzioni)
2) Fornire un buon mapping(creare relazioni logico-spaziali evidenti fra i comandi e gli effetti del loro uso)
3) Fornire inviti e vincoli all’uso (usare affordances e constrains per guidare l’interazione)
4) Fornire feedback(dare informazioni di ritorno a seguito di ogni azione)
5) Fornire un buon modello concettuale(fare in modo che l’immagine del sistema fornisca le informazioni essenziali per capire la struttura ed il funzionamento).
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Tutte le parti funzionali devono essere visibili e devono fornire il messaggio corretto su quello che si può fare
Le relazioni tra ciò che vogliamo fare e le parti dell’oggetto su cui agire devono essere evidenti.
Il numero delle funzioni disponibili non deve superare eccessivamente il numero dei comandi utilizzabili
1) Visibilità
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I fornelli
2) Mapping
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Le relazioni logico-spaziali fra i comandi, il loro azionamento e i risultato che ne deriva devono essere il più possibile chiare
Per avere un mapping naturale conviene sfruttare le analogie fisiche e i modelli culturali
regolare il sedile regolare il volume
2) Mapping
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Perché il volumesi alza “abbassando”?
2) Mapping
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Ancora i fornelli…
2) Mapping
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Come si fa a rimettere ogni cosa al suo posto?
3) Inviti e vincoli
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Sono funzioni che vincolano ad un certo uso dello strumento.
Sono proprietà reali e percepite di un oggetto.Invitano ad una certa modalità d’uso dell’oggettorendendola chiaramente percepibile
Le Affordance (inviti):
I Constraint (vincoli o funzioni obbliganti):
Un buon design sfrutta…
3) Inviti e vincoli
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Affordance:Rendere evidente che la porta va
spinta, soprattutto in condizioni di panico
Constrain:Impedire che le persone finiscanoinavvertitamente incantina durante l’evacuazione di un edificio
3) Inviti e vincoli
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Affordance:L'affordance è l'aspetto fisico di un oggetto che permette all'utilizzatore di dedurne le funzionalità o i meccanismi di funzionamento.Un colore diverso per ogni tipo di carburante
Constrain:Non si può mettere il gasolio in una
macchina con serbatoio a benzina(l’erogatore non entra nel serbatoio)
3) Inviti e vincoli
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I vincoli non sono solo fisici:
Fisici: riducono il numero di azioni consentite (incastro dei pezzi)
Semantici: hanno a che fare col significato della situazione. Consentono di controllare l’insieme di azioni possibili (es. il guidatore può stare solo rivolto in avanti)
Culturali: si basano su convenzioni culturali accettate (la luce bianca va davanti)
Logici: escludono ciò che logicamente non si può fare (nel lego tutti i pezzi devono essere usati nel prodotto finale)
3) Inviti e vincoli
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Il telefono sta funzionando?????
4) Feedback
Un buon design fornisce informazioni chiare in risposta all’azione dell’utente:
Ciò che l’utente ha fatto è stato recepito dal sistema?Che risultato ha ottenuto?
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Lo sbrinatore è acceso o spento?
Feedback debole: output non contestuale al luogo di immissione dell’input
4) Feedback
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Il funzionamento di qualsiasi dispositivo si impara prima e con meno problemi se l’utente dispone di un buon modello concettuale.
Un buon modello concettuale ci permette di prevedere gli effetti delle nostre azioni.
5) Modello concettuale
L’L’immagine del sistemaimmagine del sistema deve fornire le informazioni essenziali deve fornire le informazioni essenziali per capire la struttura ed il funzionamentoper capire la struttura ed il funzionamento
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Modello concettuale
Esempio: il frigorifero di Norman
5) Modello concettuale
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Il modello che l’utente si crea sulla base dell’immagine del sistema:
2 scomparti e2 comandi: ogni comando è responsabile della temperatura dello scomparto con quel nome
5) Modello concettuale suggerito all’utente
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Il modello corretto:
1 solo termostato1 sola unità di raffreddamento:uno dei due comandi (a) regola il termostato, l’altro (b) la proporzione relativa di aria fredda inviata ai due scomparti
Ma non si sa dove è alloggiato il termostato e quale dei due scomparti regola ognuno dei due comandi!
5) Modello concettuale reale
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Percepito Reale
5) Due modelli opposti!!!
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Solo attraverso una immagine del sistema progettata accuratamente si può diminuire il più possibile la distanza potenziale tra i due modelli
5) Modello concettuale
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Lo User Centered Design
Abbandonata la filosofia di progettazione Technological Driven
Coinvolgimento degli utenti per intervenire sui tre Coinvolgimento degli utenti per intervenire sui tre sistemi di relazioni e per migliorare sistemi di relazioni e per migliorare
effettivamente l’interazione con l’artefatto effettivamente l’interazione con l’artefatto (sistema/strumento)(sistema/strumento)
Quali attività il sistema deve avere/permettere?
Quali modalità d’uso?
Quale il livello di soddisfazione attuale e a tendere?
uomomacchina
ambienteuomo
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Lo User Centered Design
Che significa?“Un prodotto è usabile quando è facile da apprendere, consente un'efficienza di utilizzo, è facile da ricordare, permette pochi errori di interazione e di bassa gravità, è piacevole da usare”.
Jakob NielsenIl cosiddetto “guru” dell’usabilità del web
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Per garantire la soddisfazionesoddisfazioned’uso agli utenti
EfficaciaEfficacia
• Navigazione• Grafica• Layout• velocità
• Utilità• Adeguatezza agli scopi
Progettare artefatti rispettando i principi di:
Lo User Centered Design
EfficienzaEfficienza
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La cognizione distribuita
L’attività cognitiva umana non è caratterizzata esclusivamente da meccanismi interni all’individuo ma è distribuita fra il cervello e l’ambiente esterno, inclusi gli artefatti che l’uomo utilizza.
Una buona progettazione è quella che riesce a trovare una buona distribuzione fra ricorso a conoscenze esterne e ricorso a conoscenze interne per lo svolgimento dell’attività.
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L’interazione uomo-macchina coinvolge:Uno spazio sociale con artefatti e individui
Presenta alcune dimensioni rilevanti:Interazioni socialiDiversi punti di vista e negoziazioneCoordinamento e divisione del lavoro
Nel tempo cultura e soluzioni pre-computate:L’individuo eredita un “ambiente culturale”
Spiegare e comprendere lo stato presente ricostruendo le dinamiche che lo hanno generato.
L’interazione U/M: gli aspetti sociali
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Il sotto-sistema Uomo/Ambiente
uomomacchina
ambiente
uomo
Insieme di variabili in senso allargato che possono incidere sulla prestazione lavorativa e sul benessere delle persone:
Variabili proprie dell’ambienteVariabili proprie dell’ambiente (micro-clima, illuminazione, rumore, vibrazioni, ecc.)Fattori di rischio tipici dell’attività svoltaFattori di rischio tipici dell’attività svolta (gas, fumi, polveri, radiazioni, ecc.)Condizioni derivanti dall’organizzazione del lavoroCondizioni derivanti dall’organizzazione del lavoro (fatica fisica e mentale, monotonia, noia, ripetitività, postura scorretta, sovraccarico, ecc.)
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Il sotto-sistema Uomo/Uomo
uomomacchina
ambiente
uomoConsiderazione degli aspetti soggettivi dell’attività lavorativa, con particolare riferimento alle relazioni che si instaurano sul posto di lavoro
Clima organizzativoClima organizzativoRelazioni formali ed informaliRelazioni formali ed informaliDinamiche di gruppoDinamiche di gruppoAdesione alla cultura organizzativaAdesione alla cultura organizzativaDinamiche di comunicazioneDinamiche di comunicazione
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Che cos’e una organizzazione?
L’organizzazione e uno strumento, con diversi gradi di efficacia e di efficienza, diretto a coordinare in modo razionale gli sforzi di piu individui in vista del
perseguimento di un FINE.
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Valutazione del lavoro per gli stati del rischio ergonomico
Questa valutazione si presenta a due punti:
1) Identificazione dell'esistenza dei rischi ergonomici.
2) Quantificazione dei gradi del rischio ergonomico.
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Verso l’evoluzione?
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Introduzione
Negli ultimi anni l’utilizzo delle nuove tecnologie in tutte le loro forme è in continuo aumento sia in ambito lavorativo che privato.
Questo ha provocato l’incremento di patologie già esistenti e la nascita di nuove “tecnopatie”
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Tecnopatie
Sono chiamate tecnopatie quei malesseri legati all’uso continuo e scorretto dei nuovi strumenti tecnologici.
In particolare è stato dimostrato che l’uso prolungato del computer è spesso associato a un incremento di vari disturbi
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Cause Principali
Questi disturbi sono indotti da:
movimenti rapidi e ripetitivi delle braccia e delle ditadalla postura seduta protratta e scorrettacampi elettromagneticistress
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Classificazione generale
Disturbi Muscolo ScheletriciDisturbi VisiviCefaleeAltri disturbi
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Disturbi Muscolo-Scheletrici
Principali danni al Rachide:LombalgieCervicaliTensioni muscolari
Questi danni sono per lo più provocati o accentuati da una
scorretta seduta alla postazione di lavoro
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Disturbi Muscolo-Scheletrici
Principali danni arti superiori:Sindrome del tunnel carpaleTendinitiPeriartriteEpicondilite
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Disturbi Muscolo-Scheletrici
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Disturbi visivi
Le conclusioni tratte da uno studio scientifico non dimostrano l’evidenza di una correlazione diretta tra l’uso del video terminale e danni oculari.
Comunque l’uso intensivo di schermi video risulta essere associato con disagi visivi.
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Disturbi Visivi
I principali sono:brucioreridotto battito di palpebrelacrimazionefotosensibilitàcefalea
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Precauzioni(1) distanza dal video di 50 - 70 centimetri (2) mantenere la linea degli occhi leggermente al di sopra del margine
superiore dello schermo(3) sbattere frequentemente le palpebre(4) distogliere occhi dallo schermo fissando oggetti lontani (per 30 secondi
ogni 30 minuti)(5) elevare il contrasto fra lo schermo e il testo visualizzato (6) Posizionare gli oggetti utilizzati in modo da minimizzare il movimento
della testa(7) Evitare l’uso di lenti bifocali o trifocali(8) Usare lenti a contatto rigide piuttosto che morbide (9) Individui inclini alle emicranie possono richiedere lenti polarizzate,
tinte, scure(10) pulire regolarmente lo schermo con un panno antistatico per migliorare
la visibilità
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Non sono ancora completamente note le correlazioni tra uso del computer e mal di testa. È comunque accertato che il mal di testa è uno dei sintomi più diffusi tra gli utenti dei computer.
Situazioni di stress, ambienti di lavoro non ottimali e predisposizioni di genere aggravano questo disturbo.
Cefalee
Anche la paura di nuove tecnologie può causare mal di testa
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Altri disturbi
Compromissione fertilitàAlcuni studi hanno rilevato che l’utilizzo del laptop sulle ginocchia per un tempo prolungato può provocare nel lungo periodo una diminuzione della fertilità maschile causata da ipertermia dello scroto.
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Altri disturbi
Danni alla cute
Ricerche recenti hanno dimostrato la correlazione tra uso prolungato di videoterminali e patologie cutanee
Rosacea acneaEritemaRossorePruritoBruciore
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Campi Elettromagnetici
Una vasta gamma di malattie potrebbe essere imputabile alla presenza di campi elettromagnetici nelle postazioni di lavoro.
Nonostante la provata nocività dei campi magnetici non è stata ancora dimostrata la relazione tra l’uso del computer e danni da ECM
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SoluzioniPostura corretta
1) monitor: posto in modo che la linea orizzontale degli occhi corrisponda all'inizio della pagina di lavoro.
2) schienale: dotato di supporto lombare e dorsale adeguato a mantenere le curve fisiologiche della colonna vertebrale;
3) piano della scrivania: posto all'altezza dei gomiti quando il braccio risulta perpendicolare al terreno;
4) altezza della sedia o poltroncina: tale che le ginocchia formino un angolo di circa 90° tra coscia e gamba. Una leggera inclinazione del piano di appoggio orizzontale in avanti favorisce la posizione eretta del busto;
5) piedi: poggiati al suolo su tutta la pianta. Se necessario utilizzare un poggiapiedi di altezza adeguata.
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Soluzioni
Strumentazione corretta
Tastiere Ergonomiche
Mouse Ergonomico
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Sedie Ergonomiche
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SoluzioniAmbiente di lavoro corretto
Posizionamento delle strumentazioni, illuminazione
1) Gli schermi sono posti a 90° rispetto alle finestre (finestre sul fianco).
2) Le finestre sono schermate con veneziane.
3) Le postazioni VDT distano almeno un metro dalle finestre.
4) L’illuminazione generale è sufficiente ma contenuta.
5) Le luci artificiali sono schermate, in buono stato di manutenzione, adeguatamente collocate, modulabili.
6) Le pareti sono tinteggiate in colore chiaro non bianco e non riflettente.
7) Lo spazio di lavoro al VDT consente all’operatore di alzarsi agevolmente, di transitare lateralmente
8) Il rumore è contenuto e non disturba l’attenzione e la conversazione
9) La temperatura e l’umidità dell’aria sono confortevoli
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e poi… L’ergonomia
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Posizione Strumenti
in base all’uso
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illuminazione
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LEGISLAZIONELEGISLAZIONELEGISLAZIONE
Decreto Legislativo 626/94Miglioramento della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro
art. 3.1 f)concezione dei posti di lavoro
art. 42, 1 e 2dispositivi di protezione individuali
art. 47, 2movimentazione manuale dei carichi
art. 52, 1 e 2posti di lavoro con videoterminali
DPR 459/96Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione e alla costruzione delle macchine e dei componenti
art. 1.2.2.dispositivi di comando
art. 1.2.8.(il software di dialogo)
art. 3.2.1Il posto di guida
art. 3.2.2.Il sedile del conducente
Decreto legislativo 626/94Sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee
art. 5, comma 1, lett. b)
... i posti di lavoro devono essere progettati e costruiti secondo criteri ergonomici ...
Riferimenti impliciti all’intervento ergonomico sono presenti in:D.Lgs. n. 493/96Prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoroD.Lgs. n. 494/96Prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobiliD.Lgs. n. 645/96Sicurezza e salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in allattamento
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Analisi delle posture
regione cervicale, scapolo-omerale, dorsale
regione mano-polso
regione lombare, arti inferiori
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Ergonomia applicata al sistema di trasporto
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Ergonomia èricerca di usabilità
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Lo User Centered Design
Che significa?“Un prodotto è usabile quando è facile da apprendere, consente un'efficienza di utilizzo, è facile da ricordare, permette pochi errori di interazione e di bassa gravità, è piacevole da usare”.
Jakob NielsenIl cosiddetto “guru” dell’usabilità del web
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Guida all'usabilità di un prodotto(ISO/CEN 9241)
UsabilitàIl grado in cui un prodotto può essere usato da utilizzatori specifici per raggiungere obiettivi specifici con efficacia ed efficienza, in uno specifico contesto d'uso
Misurazioni di usabilitàL'usabilità viene misurata in termini di user performance e di soddisfazione. Le misure della prestazione e della soddisfazione degli utilizzatori forniscono una base per il confronto della usabilità relativa di prodotti che presentano cartatteristiche tecniche differenti e che sono usati nello stesso contesto.
EfficaciaL'accuratezza e la completezza con cui gli utilizzatori realizzano obiettivi che sono stati specificati
EfficienzaLe risorse impiegate in relazione all'efficacia (accuratezza e completezza) con cui l'utilizzatore realizza gli obiettivi
SoddisfazioneRimanda alla risposta soggettiva degli utilizzatori all'interazione con il prodotto, in termini di comfort e di accettabilità.
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Chi commette l’errore non è in genere il solo responsabile Molti errori sono indotti da:
FATTORI PROGETTUALI
FATTORI AMBIENTALI
FATTORI MANUTENTIVI
FATTORI DI FORMAZIONE
FATTORI ORGANIZZATIVI
FATTORI RELAZIONALI
Ergonomia è
ricerca di sicurezza e salute
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VISIBILITA’ DEGLI ERRORI
Incidenti gravi
Incidenti
Quasi incidenti
Linea di visibilità
Anomalie
Visibilità Degli Errori
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Errori attiviSono associati alle prestazioni degli operatori di prima linea, i loro effetti sono immediatamente percepiti e, dunque, facilmente individuabili (slips, mistakes e violations).
Errori latentiSono associati ad attività distanti (sia in termini di spazio che di tempo) da luogo dell'incidente, come le attività manageriali, normative e organizzative. Le conseguenze degli errori latenti possono restare silenti nel sistema anche per lungo tempo e diventare evidenti solo quando si combinano con altri fattori in grado di rompere le difese del sistema stesso.
(Reason, 1991)
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Il modello di riferimentoDIFESE
INADEGUATEerrori attivi
ed errori latenti
5
AZIONI CHE VIOLANO LA SICUREZZAerrori attivi
4
CONTESTO LOCALE
errori latenti
3
DECISIONI MANAGERIALIerrori latenti
2
CULTURA DELLA
SICUREZZAerrori latenti
1
INTEGRAZIONI CON GLI ELEMENTI LOCALI
INCIDENTE
FINESTRA DEGLI
INCIDENTI
(Reason, 1990)
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Il modello di riferimento
Fattori Organizzativi
Fattori del posto di lavoro
Atti nonsicuri
(Reason, 1997)
Cause
Investigazione
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Un nuovo concetto diSICUREZZA
La sicurezza non può piùessere considerata unicamente come una proprietà dei sistemi tecnici, una proprietà quindi oggettivabile in artefatti e tecnologie. La sicurezza, è anche sapere-in-azione, conoscenza oggettivata e codificata in saperi disciplinari e pratiche professionali, di cui sono primi depositari gli operatori stessi.
Una diversa formula del rischioK = coefficiente formazione
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ASPETTI LEGISLATIVI
D.Lgs. n. 626/1994 (sicurezza e salute dei lavoratori )D.Lgs. n. 195/2003
ha introdotto il riferimento ad alcuni rischi non esplicitamentedichiarati in precedenza:
«... rischi, anche di natura ergonomica e psicosociale, di organizzazione e gestione delle attività tecnico-amministrative e di tecniche della comunicazione in azienda e di relazioni sindacali»
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ERGONOMIA E PSICOLOGIA SOCIALE
La comprensione del ruolo storico della psicologia - e in particolare della psicologia sociale - nell’ambito dell’ergonomia riferita agli strumenti, sia d’uso quotidiano sia di lavoro, che le persone hanno a disposizione, richiede la distinzione nel pensiero ergonomico di due fasi:
• l’ergonomia di correzione• l’ergonomia di prevenzione
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ERGONOMIA DI CORREZIONE
L’ergonomia di correzione, fortemente caratterizzata dalla divisione tra uomo e strumento e, conseguentemente, tra errore dell’uomo ed errore dello strumento, ha avuto come obiettivo:
l’adattamento dell’uomo alla macchina (fino agli anni ’50) l’adattamento della macchina all’uomo (fino ai primi anni
’70)
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ERGONOMIA DI PREVENZIONE
Più di recente si è compreso come la divisione tra errore umano ed errore dello strumento perda di significato all’interno di una concezione centrata sulla relazione che intercorre tra le persone, l’ambiente circostante e gli artefatti tecnologici, in rapporto con gli altri membri del gruppo di lavoro e con l’intera organizzazione produttiva
Ad una concezione atomistica è andata sostituendosi, quindi, una concezione relazionale del lavoro
Il concetto di interazione ha soppiantato quello di adattamento tra uomo e lavoro
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RISCHIO ERGONOMICO (1)
È dunque possibile identificare due differenti modalità di concepire il rischio ergonomico:
Se si decide di permanere nella prima posizione (correzione), ci si trova necessariamente a pensare agli errori dell’uomo (prima fase), o agli errori della macchina (seconda fase) come principali fonti di rischio da tenere sotto controllo. In entrambi i casi l’attenzione risulta comunque orientata su aspetti parziali
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RISCHIO ERGONOMICO (2)
Tutto muta se invece ci si pone nella prospettiva dell’ergonomia di prevenzione. Principale fonte di rischio diventano gli errori prodotti dal sistema inteso come insieme di relazioni tra soggetti (umani, ma anche eventuali operatori artificiali), compiti operativi, procedure e ambiente di lavoro. Alla voce «rischio ergonomico» andrà rubricato tutto ciò che può intervenire a turbare le relazioni di sistema tra i fattori implicati
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Se per ergonomia intendiamo una componente dell’usabilità di un sistema di lavoro, con l’espressione rischio ergonomico ci riferiamo ad una famiglia di rischi legati al funzionamento del sistema preso nel suo complesso, al di là delle caratteristiche e delle specifiche delle parti che lo compongono
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L’adesione alla prospettiva sistemica richiederà ai protagonisti del sistema di gestione della sicurezza in azienda, sul piano operativo, di considerare unitariamente sia l’aspetto tecnico sia quello del contesto, utilizzando alcune metodologie e strumenti tecnici sviluppati nell’ambito della ricerca psicosociale, variamente declinati a seconda del proprio ruolo specifico
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ISO 9241 (ERGONOMIA POSTAZIONI DI LAVORO)
USABILITA’- GRADO IN CUI UN PRODOTTO PUÒ ESSERE USATO DA SPECIFICI UTENTI PER RAGGIUNGERE SPECIFICI OBIETTIVI CON EFFICACIA, EFFICIENZA E SODDISFAZIONE IN UNO SPECIFICO CONTESTO D’USO
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L’ERGONOMIA COGNITIVA
l’ergonomia cognitiva studia le modalità dell’interazione con gli oggetti relativamente all’aspetto mentale. Come per progettare una sedia è necessario conoscere le dimensioni medie del corpo umana e la loro variabilità, così per
progettare un prodotto il cui utilizzo richieda l’uso delle nostre facoltà mentali è necessario riflettere su quelle che sono le loro potenzialità e limiti.
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Modello cognitivo
L’EC considera la mente umana come una black box
Studia le reazioni mentali in determinati contesti,indipendentemente da fattori meccanici, biochimici,
psicologici
Per fare questo si serve di un MODELLO
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MODELLO
Processo mentaleStimoloInconscio cognitivoCoscienza cognitivaLocus dell’attenzioneMemoria a breve termineMemoria a lungo termine
Inconscio cognitivo = Insieme dei processi mentali di cui non si è coscienti nel momento in cui sono attivi
Stimolo -> causa del passaggio da inconscio cognitivo a coscienza cognitiva
Locus dell’attenzioneE’ ciò a cui in un determinato momento stiamo pensando attivamente
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COSCIENZA-INCONSCIO
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Il locus dell’attenzione
• E’ unico (esiste un solo locus dell’attenzione)• Può risiedere nell’inconscio cognitivo o nella
coscienza cognitiva• Non è sotto il totale controllo della volontà• Può essere volontariamente portato dallo stato
inconscio allo stato conscio, ma non viceversa.• Torna allo stato inconscio involontariamente.• E’ molto meno ampio della nostra attuale percezione
(“ce l’avevo sotto gli occhi ma non l’ho visto…”
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memoria a breve termine
Determinati eventi possono portare oggetti, idee, sensazioni di cui un attimo prima non eravamo consci nel nostro locus dell’attenzione. Una volta che un’informazione raggiunge la nostra percezione, la sua vita può essere molto breve, dell’ordine di pochi secondi: passa nella memoria a breve termine (STM) dopodiché – se non diviene locus dell’attenzione - decade, senza necessariamente passare nella memoria a lungo termine.
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Short-term memory (STM)
La memoria a breve termine (short-term memory, STM) descrive il comportamento della memoria rispetto ad uno stimolo appena percepito.
Se al contenuto della STM non si sovrappone quello della memoria a lungo termine, o se l’oggetto della percezione non diviene il locus dell’attenzione, la STM scompare in un intervallo compreso fra i 10 e i 20 secondi (che possono diventare meno in presenza di nuovi eventi).
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Perché tutto questo è importante?
Perché ci insegna che le persone sono diverse, ma esistono delle caratteristiche percettive comuni di cui è necessario tenere conto
Perché ci insegna a non dare niente per scontato, a tener conto delle abitudini, e del fatto che “se è possibile commettere un errore, qualcuno lo commetterà” (legge di Murphy)
Perché è una base per l’individuazione di CRITERI per la progettazione di interfacce
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Progettare i comandi
Che differenza c’è tra questi tasti?Che tipo di conoscenze presuppongono?
Che tipo di informazione danno?
I SISTEMIL’interazione umana può essere considerata come un
sistema e la teoria generale dei sistemi ci permette di comprendere la natura e le proprietà dei sistemi interattivi umani.
La Teoria Generale dei Sistemi, elaborata dal biologo L.Von Bertalanffy intorno agli anni ’30, ma che si impose all’attenzione degli studiosi delle scienze umane solo negli anni ’50, nacque dalla crisi del modello meccanicistico delle scienze classiche come la fisica e la chimica.
La crisi di tale modello originava dall’incapacità di spiegare i fenomeni vitali soltanto attraverso la ricerca di rapporti di causalità lineare(ovvero causa-effetto) tra le parti costitutive della materia vivente, e si rivelava, quindi , inadeguato ad interpretare la complessità delle loro interrelazioni. Si sviluppò,a tal punto, l’esigenza di rinunciare al rigido modello causa-effetto, che procede attraverso l’analisi delle componenti costitutive degli oggetti, singolarmente osservate , a favore di un modello di causalità circolare che sia in grado di chiarire e di giustificare le connessioni reciproche tra le parti e di occuparsi,non più di fenomeni isolati, ma di “totalità”, di “organizzazione”, di “ordine”, di “finalismo”, ovvero di concetti che erano stati banditi dalla scienza classica come “metafisici” e che , invece , secondo L.Von Bertalanffy (1950) devono essere “seriamente considerati come problemi legittimamente scientifici”.
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Differenze tra insiemi e sistemi
Insieme:CalciatoriMusicistiAnimali
Sistema:SquadraOrchestraMandrie, sciami, branchi
Cio’ che differenzia un sistema da un semplice insieme e’ il fatto che in un sistema il tutto e’ diverso dalla somma delle parti; il comportamento di un elemento influenza il comportamento dell’altro. Sono quindi le interazioni tra elementi a determinare il comportamento collettivo del sistema
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Teoria dei sistemi
Definizione: sistema concreto è una concentrazione non casuale di materia-energia in una regione dello spazio-tempo fisico, organizzata in sottosistemi o componenti, interagenti e interdipendenti
Il processo di interazione tra le parti è definito come “organizzazione” (Von Bertalanffy)
A.D. Hall & R.F. Fagen (1956) definiscono il sistema come “un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi”,in cui gli oggetti sono le componenti o parti del sistema, gli attributi sono le proprietà degli oggetti, e le relazioni <tengono insieme il sistema>.“Sistemi” sono le particelle nucleari, il cosmo, gli atomi, gli organismi vegetali ed animali, i gruppi, le organizzazioni, gli stati (Bertalanffy, 1956)
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Teoria Generale dei SistemiI sistemi sono classificati in chiusi e aperti. I sistemi chiusi sono quelli che non consentono alcun tipo di scambio di energia con l’ambiente, in nessuna delle sue forme, quali informazione, calore, sostanze fisiche, ecc., e quindi nessun cambiamento dei suoi componenti. Si tratta, in altri termini , di sistemi artificialmente “schermati”, come quelli utilizzati nei laboratori scientifici in condizioni sperimentali (per esempio una reazione chimica in una provetta ermeticamente chiusa). I sistemi aperti sono, invece, quelli che
permettono una continua immissione ed emissione di materiali, energie ed informazioni con l’ambiente circostante. I sistemi viventi ( organici ) , ovvero tutti gli organismi biologici , sono dei sistemi aperti poiché sono caratterizzati da un continuo rapporto di interscambio con l’ambiente. Il sistema aperto, se considerato nelle sue relazioni con l’ambiente esterno, viene detto “allargato”. L’azienda è un sistema allargato.
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Fanno parte dei sistemi “aperti”, come si è detto poc’anzi, tutti i sistemi costituiti da organismi viventi, e ne fanno parte, quindi , anche i sistemi interattiviumani.
In base alla definizione di sistema di A.D. Hall & R.F.Fagen (1956), si può affermare che i sistemi interattivi umani sono sistemi in cui gli “oggetti” sono individui, gli “attributi” che servono ad identificarli sono i loro comportamenti interattivi o comunicativi(per cui gli individui sono, in particolare, persone-che-comunicano-con-altre-persone), e le “relazioni” tra di loro sono quelle significative per definire il loro rapporto interpersonale.
Teoria Generale dei Sistemi
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Le proprietà dei sistemi interattivi sono : 1) totalità ; 2) equifinalità ; 3) retroazione . Strettamente collegato alla retroazione, troviamo il concetto di omeostasi ,la condizione di stabilità interna .
Teoria Generale dei Sistemi
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TOTALITA’
Ogni singola parte di un sistema aperto è in un rapporto tale con le altre parti che lo compongono, che qualunque modificazione in una parte determina una modificazione in tutte le parti e nell’intero sistema. In altri termini , un sistema aperto si comporta coerentemente come un tutto inscindibile, e non come un semplice”agglomerato” di elementi indipendenti.Il comportamento di ogni individuo all’interno di un sistema
interattivo ( classicamente la famiglia ) è in rapporto con il comportamento di tutti gli altri membri (o in dipendenza da esso). In base a questa proprietà dei sistemi interattivi umani, ogni comportamento è comunicazione e quindi influenza gli altri e ne è influenzato.
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EQUIFINALITA’
E’ il principio secondo il quale in un sistema aperto i “risultati” (intendendosi con questi le variazioni dello stato dopo un certoperiodo di tempo) non sono causati tanto dalle condizioni iniziali quanto dalla natura del processo o dai parametri del sistema, cioè dalla natura della sua organizzazione. In termini più semplici si può dire che , per il principio di equifinalità , gli stessi risultati possono avere origini diverse. A differenza dei sistemi chiusi, in cui lo stato finale è totalmente condizionato dalle condizioni di partenza , i sistemi aperti , tra cui i sistemi interattivi umani , possono raggiungere lo stesso stato finale partendo da condizionidiverse, con risorse diverse e percorrendo sentieri diversi (Non esiste One Best Way!)
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RETROAZIONE E OMEOSTASI
Finchè la scienza , nella osservazione dei fenomeni ,si è interessata allo studio dei rapporti lineari di causa-effetto, sono stati di fatto esclusi alcuni concetti di estrema importanza come quelli affini di crescita e cambiamento. Nel tentativo di includere i fenomeni che hanno il loro denominatore comune in tali concetti, per molti secoli la scienza ha dovuto far ricorso al “principio teleologico”, secondo il quale esiste un fine che determina il corso degli eventi e che il risultato finale “in qualche modo” condiziona le mosse che ci conducono gradatamente a questo fine. L’avvento della cibernetica ha determinato un cambiamento epistemologico e ha dimostrato che i concetti di crescita e cambiamento possono unificarsi in una struttura più esauriente.Lascoperta della retroazione (o feedback) ha reso possibile un cambiamento nella osservazione dei fenomeni. Una catena in cui l’evento a produce l’evento b , e poi b produce c , e c a sua volta determina d , ecc., può sembrare che abbia le caratteristiche di un sistema causale “lineare”. Ma se d riconduce ad a , il sistema è circolare e funziona in un modo totalmente diverso. I sistemi a retroazione si differenziano, infatti , dagli altri fenomeni che rientrano nel dominio della meccanica classica, non solo per un grado di complessità quantitativamente più elevato, ma anche per aspetti qualitativamente diversi .
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La retroazione
Retroazione positiva . L’effetto B retroagisce sulla “causa” A sostenendone e amplificandone l’intensità
Esempio: l’aumento della CO2 causa un aumento della temperatura terrestre che modifica il clima e che fa aumentare il numero dei condizionatori che aumentano la CO2. Si ha una escalation
+A B
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La retroazione
Retroazione negativa . L’effetto B retroagisce sulla “causa” A diminuendone l’intensità
Esempio: se troppe volpi mangiano molte lepri queste diminuiranno fino a far morire di fame molte volpi consentendo a molte lepri di riprodursi che consentiranno alle volpi di riprendersi e di mangiare molte lepri. Per successive approssimazioni si ha una stabilizzazione intorno ad un certo valore.
-A B
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+
B
A
C
+
+
Il numero di relazioni con segno negativo è pari a zero. Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza all’escalation
2007 mannelli 134/162
+
B
A
C
-
-
Il numero di relazioni con segno negativo è pari . Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza all’escalation
2007 mannelli 135/162
+
B
A
C
+
-
Il numero di relazioni con segno negativo è dispari. Il sistema rappresentato da questo anello nel suo insieme ha una tendenza alla stabilità
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Esempio di WeickNumero di persone
in una città
modernizzazione
Migrazionein una città
Attrezzatureigienico-sanitaria
Numero di malattie
Batteri per area
Quantità di immondizia per area
+
+
+
+
+
+
+-
-
-
Solo un anello ha un numero dispari di relazioni negative. Il sistema tenderà a posizionarsi in uno stato di equilibrio dinamico
Non è stata presa in considerazione il grado di cultura dei residenti rispetto al trattamento dei rifiuti
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Relazione tra comunicazione, consapevolezza e comportamenti
Consapevolezzasu sicurezza
Comportamentipositivi
Comunicazioneefficace su sicurezza
+
La comunicazione dovrebbe sostente lo sviluppo di una consapevolezza dei rischi, che a sua volta dovrebbe comportare l’adozione di comportamenti positivi tra cui una comunicazione efficace. In realtà non sempre è caso perché:
1) La comunicazione non è efficace;
2) La strategia di comunicazione adottata non è coerente con il grado di autorevolezza tecnica e/o organizzativa riconosciuta dagli interlocutori
3) Non vi è un equilibrio nell’enfasi sui rischi e sulle mkisure di prevenzione
4) Vi è un altro aspetto sistemico da controllare
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Effetto stabilizzante della comunicazione organizzativa
Consapevolezzasu sicurezza
ComportamentipositiviComunicazione
efficace su sicurezza
Comunicazioneaziendale
+ -ritardo
La comunicazione su salute e sicurezza produce degli effetti sulla più generale comunicazione aziendale con un certo ritardo, la quale, non adeguandosi tempestivamente, produce degli effetti di retroazione negativa
Inoltre la comunicazione aziendale potrebbe avere un diverso obiettivo implicito.
Insistere senza tenere conto di queste cause non farà crescere il sistema
Obiettivoimplicito
2007 mannelli 139/162
Governabilità dei Sistemi
Un sistema si dice cibernetico se è in grado di regolarsi, tramite un meccanismo di retroazione (feed-back).
IL sistema infatti è esposto a diverse perturbazioni ed ha a disposizione un certo numero di risposte.
Se il sistema perde la governabilità, oltre un certo limite, i meccanismi di controllo non sono più in grado di garantirne la stabilità del percorso: siamo in presenza di catastrofi.
2007 mannelli 140/162
Il sistema organizzativo aziendale
L’azienda può vedersi come sistema socio-tecnico, cibernetico, in parte deterministico, in parte stocastico, aperto, ultracomplesso, dinamico, discreto o per eventi, parzialmente esplorato (Amaduzzi)
2007 mannelli 141/162
Il modello gerarchico aziendale
Il modello interpretativo più semplice è quello gerarchico (non nel senso autoritario, ma inclusivo delle parti)
I sistemi gerarchici, costituiti da sottosistemi, hanno maggiore probabilità di affermarsi, in quanto richiedono una minore quantità di informazioni tra le parti per il proprio funzionamento
2007 mannelli 142/162
Organizzazione burocratica
Nell’analisi di Weber i quattro caratteri distintivi dell’organizzazione burocratica sono
1) Divisione stabile dei compiti sostenuta da un corpus organico di regole formali
2) Una struttura gerarchica3) Posizioni assegnate in base alle competenze4) Remunerazione monetaria delle prestazioni svolte
2007 mannelli 143/162
ruolo dei professionisti nelle organizzazioni...
Una delle critiche all’organizzazione burocratica è la discrepanza tra la competenza tecnica dei
sottosposti e dei loro superiori� Non è raro infatti che un dirigente sia meno
competente tecnicamente dei suoi sottoposti� Il caso più lampante è quando un’organizzazione
impiega al suo interno dei professionisti: chi dirige dei professionisti molto semplicemente non può essere competente quanto loro
2007 mannelli 144/162
I professionisti che entrano in un’organizzazione scoprono in fretta che la via verso ricchezza, potere e prestigio passa attraverso l’uscita da posizioni tecniche e l’entrata nel management
� Se il professionista che assume incarichi manageriali perderà inevitabilmente parte delle sue competenze tecniche, d’altra parte acquisirà competenze manageriali
� La visione del contrasto tra professionismo e organizzazione burocratica trascura il fatto che dirigere e gestire presuppongono una forma specifica di competenze e attitudini
� Il fatto che i dirigenti, occupandosi prevalentemente della gestione strategica e/o ordinaria, vedano le proprie competenze tecniche arruginirsi è nell’ordine delle cose
� Derivare da questo fatto l’ipotesi dell’incompetenza di chi dirige e quindi l’incompatibilità tra professionismo e organizzazione burocratica è invece un pregiudizio
2007 mannelli 145/162
Evoluzione teoria organizzativaIl paradigma classico concepiva l’organizzazione come Sistema
Razionale ChiusoObiettivi specifici e non ambigui
Struttura formalizzata e rigorosamente applicataFunzionamento interno impermeabile alle pressioni ambientali
Successivamente si sono sviluppati almeno tre paradigmi alternativiOrganizzazione come Sistema Naturale ChiusoOrganizzazione come Sistema Razionale ApertoOrganizzazione come Ordine Negoziato
Sostanzialmente questi paradigmi alternativi teorizzano che non esiste una forma organizzativa ideale ma piuttosto che le caratteristiche strutturali di una organizzazione dipendono da:Le sue dimensioni
Il tipo di attività e di tecnologia utilizzata (intesa in senso lato)Le caratteristiche del suo ambiente di riferimento
2007 mannelli 146/162
L’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
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ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
* L’ANALISI DELLE SITUAZIONI ORGANIZZATIVE E’ IL PRESUPPOSTODI OGNI AZIONE, INTERVENTO O RICERCA
* I MODELLI DI RIFERIMENTO PER L’ANALISI ORGANIZZATIVA SI TRAGGONO DALLE TEORIE ORGANIZZATIVE
* L’ANALISI ORGANIZZATIVA PUO’ ESSERE:
- GENERALE (CHECK UP ORGANIZZATIVO DELL’INTERA AZIENDA)- SU ASPETTI E PROBLEMI PARTICOLARI (FUNZIONALITA’ DI UNA
PROCEDURA, VALIDITA’ DI UNA DIVISIONE DI COMPITI)- CON ORIENTAMENTO ALLA CONOSCENZA OPPURE ALL’INTERVENTO
* LA SCELTA DEL MODELLO DI RIFERIMENTO E’ LA PRIMA, RILEVANTE SCELTA CHE ORIENTA SELEZIONI DELLE INFORMAZIONI E DEFINIZIONEDEGLI INTERROGATIVI DELL’ANALISTA, MOTIVATA IN GENERE DALTIPO DI PROBLEMA E DALLE SPECIFICITA’ CONOSCIUTE DELLA REALTA’
2007 mannelli 148/162
ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
* AI FINI DELLA COMPRENSIONE DELL’ANALISI ORGANIZZATIVA E’
UTILE FARE RIFERIMENTO AD UN MODELLO:
- DI TIPO SISTEMICO, CARATTERIZZATO DA FORTE FLESSIBILITA’ E ADATTABILITA’ DI IMPIEGO (ANALISI GENERALE OPPURE DI UN REPARTO O UFFICIO)
- DERIVATO DA UN APPROCCIO CONTINGENTE, NON ORIENTATO A PRIORI VERSO UNA LOGICA DI TIPO MECCANICO O ORGANICO
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ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
UNA VISIONE SISTEMICA DEI FENOMENI ORGANIZZATIVI IMPLICA CHE SI INDIVIDUI UN COMPLESSO UNITARIO, FORMATO DA UNA
PLURALITA’ DI ELEMENTI INTERRELATI, CHE ASSUMONO UN SIGNIFICATO AUTONOMO, DIVERSO E SUPERIORE RISPETTO ALLA SOMMA DELLE PARTI, DAL PUNTO DI VISTA DI UN OSSERVATORE
ESTERNO
- IL SISTEMA NON E’ UN OGGETTO REALE, MA UNO STRUMENTO DI INDAGINEDELLA REALTA’
- E’ DEFINITO DA UN OSSERVATORE CHE ATTRIBUISCE SIGNIFICATO ALLEINTERAZIONI TRA ELEMENTI DELLA REALTA’
- ORIENTA L’ATTENZIONE ALL’EFFETTO SINERGICO, FENOMENO PER IL QUALE GLI ELEMENTI CHE COMPONGONO UN SISTEMA PRODUCONO, ATTRAVERSO INTERAZIONI E INTERDIPENDENZE, UN RISULTATO GLOBALE DIVERSO, GENERALMENTE PIU’ SIGNIFICATIVO
- UN SISTEMA E’ INDIVUATO ATTRAVERSO LA SPECIFICAZIONE DEI CONFINI, DEFINENDO GLI ELEMENTI CHE NE FANNO PARTE (LA SUA STRUTTURA) E CIO’ CHE NON NE FA PARTE (L’AMBIENETE ESTERNO)
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ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
IL SISTEMA E LE VARIABILI ORGANIZZATIVE
VARIABILIRISULTANTI
- EFFICIENZA- QUALITA’- FLESSIBILITA’- SODDISFAZIONE- APPRENDI-
MENTO
CONTRIBUTOAL SUCCESSOAZIENDALE
(ECONOMICO,COMPETITIVO,SOCIALE E DI
SVILUPPO)
VARIABILI
AMBIENTALI
ASSETTO ISTITUZIONALE(SOGGETTI, CONTRIBUTI, RICOMPENSE,
STRUTTURE E MECCANISMI ISTITUZIONALI)
SCELTEORGANIZZATIVE
- FORMA- SCHEMA- RUOLI E
COMPITI- SISTEMI
GESTIONE- STILE
LEADERSCHIP
VARIABILITECNO
LOGICHE
VARIABILIINDIVIDUALI
VARIABILISTRATEGICHE
VARIABILISOCIALI
SISTEMA ORGANIZZATIVO
2007 mannelli 151/162
ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
UN MODELLO DI RIFERIMENTO PER L’ANALISI DEL SISTEMA ORGANZZATIVO
- LE FONTI PRINCIPALI CHE ALIMENTANO IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA
ORGANIZZATIVO, CHE ADEGUATE SCELTE ORGANIZZATIVE POSSONO
ORIENTARE AL CONSEGUIMENTO DEGLI SCOPI AZIENDALI, SONO:
1. L’ASSETTO ISTITUZIONALE
2. LE VARIABILI STRATEGICHE
3. LE VARIABILI TECNOLOGICHE
4. LE VARIABILI INDIVIDUALI
5. LE VARIABILI SOCIALI
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ELEMENTI DI ANALISI ORGANIZZATIVA
a cura di Rita Besson - Organizzazione Aziendale - Anno Accademico 2002/2003
- 1. L’ASSETTO ISTITUZIONALE
* INTERVIENE SULL’ORGANIZZAZIONE E SULLE ALTRE VARIABILI DEL CONTESTO
IN QUANTO STRUTTURA POTERI E PREROGATIVE DI ORGANI E RUOLI
* STABILISCE REGOLE CHE IMPRONTANO LA VITA DELL’AZIENDA, FAVORISCONO
(O LIMITANO) SOLUZIONI ORGANIZZATIVE
* ESISTONO ASSETTI ISTITUZIONALI EFFICACI, CHE FAVORISCONO PERMANENZA
E PROGRESSO DELLE AZIENDE, E INEFFICACI, CHE PORTANO LE AZIENDE AL
DECLINO
* LA CAPACITA’ DEI SOGGETTI CHE PARTECIPANO ALL’AZIENDA DI ELABORARE
ANALISI, PROGETTI E SOLUZIONI ORGANIZZATIVE, CHIARI E DEFINITI,
FAVORISCE L’IMPOSTAZIONE DI ASSETTI ISTITUZIONALI PIU’ EFFICACI
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- 2. LE VARIABILI STRATEGICHE
* SONO DESTINATE A GENERARE UNA TENSIONE FISIOLOGICA NEGLI ASSETTI
AZIENDALI
* PORTANO A SINTESI LE ESIGENZE DI ADEGUAMENTO E INNOVAZIONE
RISPETTO ALLE DINAMICHE DI DERIVAZIONE AMBIENTALE, RICHIEDENDO
ADATTAMENTO E FLESSIBILITA’
* NELL’AMBITO DEI NESSI TRA STRATEGIA E STRUTTURA, UN CONTESTO
ORGANIZZATIVO FONDATO SULL’INIZIATIVA DIFFUSA, LA COOPERAZIONE,
LA FIDUCIA TRA LE PERSONE, CAPACE DI GENERARE APPRENDIMENTO
ORGANIZZATIVO, PUO’ COSTITUIRE CONDIZIONE IMPORTANTE E FONTE
DEL CAMBIAMENTO STRATEGICO
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- 3. LE VARIABILI TECNOLOGICHE
* SONO DETERMINANTE FONDAMENTALE DELLE SCELTE ORGANIZZATIVE,SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA IL NUCLEO OPERATIVO E LE MODALITA’ DI UTILIZZO DEL LAVORO ESECUTIVO
* NON DEVONO IMPORRE SOLUZIONI ORGANIZZATIV: IN PARTICOLARE, L’IMPATTO DELLE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E COMUNICAZIONEEVIDENZIA L’APERTURA DI NUOVE OPPORTUNITA’, NON PREVEDIBILI, DA ESPLORARE ATTRAVERSO RICERCA E PROGETTAZIONE CONGIUNTA , TECNOLOGICA E ORGANIZZATIVA
* LE MODALITA’ ORGANIZZATIVE NON DISCENDONO DIRETTAMENTE DALLE TECNOLOGIE; SONO FILTRATE DA UN AMBITO DECISIONALE SPECIFICO E DALL’INFLUENZA DEGLI ALTRI FATTORI DEL CONTESTO
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- 4. LE VARIABILI INDIVIDUALI
* RIGUARDANO LE CARATTERISTICHE DELLE PERSONE CHE AGISCONO NEL SISTEMA ORGANIZZATIVO
* NEL FUNZIONAMENTO DELL’AZIENDA, HANNO PESO RILEVANTE LA PERSONALITA’E LE CARATTERISTICHE INDIVIDUALI, IN PARTICOLARE DEGLI ATTORI CHIAVE:CONOSCENZE, SPECIALIZZAZIONI, ESPERIENZE, MA ANCHE ABITUDINI DI COMPORTAMENTO, MOTIVAZIONI, BISOGNI ED ESIGENZE, ASPETTATIVE, VALORI,MODI DI CONCEPIRE IL LAVORO, L’AZIENDA, LE RELAZIONI SOCIALI
* PER L’ORGANIZZAZIONE HANNO PARTICOLARE RILIEVO LA QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE, LE CONOSCENZE TECNICHE, LE ABILITA’ LAVORATIVE, GLI ATTEGIAMENTI E LE MOTIVAZIONI RIGUARDO AL LAVORO, LE ATTITUDINIRELAZIONALI, LA CAPACITA’ COLLABORATIVA
* LA VARIABILE UMANA INTERAGISCE CON GLI ALTRI ELEMENTI DEL CONTESTO:IL TIPO DI PERSONE INSERITO IN UNA AZIENDA E’ IN UNA CERTA MISURACONDIZIONATO DALL’ASSETTO ISTITUZIONALE STRATEGICO, DALLE TECNOLOGIE,DALLE SCELTE ORGANIZZATIVE; CONTANO IN QUESTO IL TIPO DI LAVORO E IL LIVELLO RETRIBUTIVO OFFERTO, LE CONOSCENZE TECNICHE RICHIESTE, LE MODALITA’ DI SELEZIONE ADOTTATE
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- 5. LE VARIABILI SOCIALI
* RIGUARDANO LE RELAZIONI INTERPERSONALI NELL’AMBITO DEL SISTEMAORGANIZZATIVO
* LE AGGREGAZIONI DI GRUPPO , CHE SI INTERPONGONO TRA INDIVIDUI EORGANIZZAZIONE, DETERMINANDO O INFLENZANDO I COMPORTAMENTI:
° LE PERSONE NON OPERANO COME INDIVIDUI ISOLATI
° SONO INFLUENZATE DA IDEE, CONCEZIONI E NORME, CHE SI STABILISCONONELLE RELAZIONI SOCIALI DI GRUPPI E SOTTOGRUPPI DI APPARTENENZA, CHE POSSONO DISCOSTARSI DA REGOLE E OBIETTIVI FORMALMENTE RICONOSCIUTINEL SISTEMA ORGANIZZATIVO
° IN SISTEMI SOCIALI ABBASTANZA AMPI SI CONSTATA LA PRESENZA DI GRUPPI, IDENTIFICABILI SECONDO COLLEGAMENTI RELAZIONALI DI DIVERSO ORDINE: AFFINITA’ DI TIPO PROFESSIONALE, ATTINENTI AL TEMPO LIBERO, AGLI INTERESSI CULTURALI, ALL’IMPEGNO SOCIO-POLITICO, ALL’ORIGINE TERRITORIALE
* LA COMPONENTE SOCIALE PRESENTE NELLE AZIENDE CREA UN ORGANIZZAZIONE INFORMALE ACCANTO ALL’ORGANIZZAZIONE FORMALE
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* L’ORGANIZZAZIONE FORMALE RISULTA DALL’IDENTIFICAZIONE DI ASPETTI COME ORGANI, UNITA’, REGOLE, POSIZIONI ORGANIZZATIVE, COMPITI E MANSIONI
* LORGANIZZAZIONE INFORMALE RISULTA DA ASPETTI COME:
° IL RUOLO, INTESO IN SENSO SOCIOLOGICO COME MODELLO DI COMPORTAMENTO DEFINITO DALLE ESIGENZE E ASPETTATIVE DEL GRUPPODI INSERIMENTO DELL’INDIVIDUO
° LO STATUS, INTESO COME GRADO RELATIVO DI STIMA E PRESTIGIO DI UN INDIVIDUO NELL’AMBITO DI UN GRUPPO
° L’INFLUENZA, INTESA COME CAPACITA’ DI UN SOGGETO DI MODIFICARE UN COMPORTAMENTO ALTRUI, IN BASE ALLE CAPACITA’ PERSONALI E L’ABILITA’,ATTRAVERSO L’AUTORITA’ PERSONALE, LA PERSUASIONE, L’EMULAZIONE, LA MANIPOLAZIONE, ANCHE UTILIZZANDO IL POTERE FORMALE
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- LE VARIABILI (O SCELTE) ORGANIZZATIVE TENGONO CONTO DEL
CONTESTO DERIVANTE DALL’INSIEME DELLE VARIABILI ESAMINATE, CHE
COSTITUISCONO LA RISORSA PRIMA PER DECIDERLE
- LE SCELTE ORGANIZZATIVE SONO FRUTTO DI UNA PROGETTAZIONE
CONSAPEVOLE, OPPURE FRUTTO INCONSAPEVOLE EMERGENTE NEL
TEMPO DA COMPORTAMENTI PRATICATI PER DIVERSE MOTIVAZIONI;
SPESSO SONO FRUTTO DI UN MIX DI ESPLICITA PROGETTAZIONE E
ASSESTAMENTO DI FATTO
- IN OGNI CASO, LO STATO DELLE FONDAMENTALI VARIABILI
DELL’ORGANIZZAZIONE E’ SEMPRE RICONOSCIBILE DA UN OSSERVATORE
ESTERNO
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- LE FONDAMENTALI VARIABILI ORGANIZZATIVE DA CONSIDERARE SONO:
* LA FORMA ORGANIZZATIVA ASSUNTA, CHE RAPPRESENTA LA SCELTA DELLA LOGICA DI FONDO DELL’ASSETTO ORGANIZZATIVO
* LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA ADOTTATA, CHE CONSISTE NELLE MODALITA’PER LA DIVISIONE DEL LAVORO E IL COORDINAMENTO DELLE DIVERSERESPONSABILITA’, IDENTIFICANDO ORGANI, RUOLI E COMPITI E RISPETTIVERESPONSABILITA’
* I MECCANISMI OPERATIVI (O SISTEMI DI GESTIONE), CHE SONO GLI STIMOLIDINAMICI POSTI SISTEMATICAMENTE IN ATTO PER CONSENTIREL’ADATTAMENTO DELL’OPERATO DI ORGANI E RUOLI ALLE ESIGENZE DELLA SITUAZIONE; DI PARTICOLARE RILIEVO SONO I SISTEMI O LE PRATICHE DI GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
* LO STILE DI DIREZIONE O DI LEADERSHIP, CHE RAPPRESENTA IL MODELLO DI RIFERIMENTO ADOTTATO DAI CAPI O RESPONSABILI DI RANGO PIU’ ELEVATOPER RAPPORTARSI CON I SUBORDINATI, E, QUINDI, PER GESTIRE IL POTEREORGANIZZATIVO E ORIENTARE L’ORGANIZZAZIONE
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- LE VARIABILI RISULTANTI RAPPRESENTANO L’EFFETTO DELL’INTERAZIONE TRATUTTE LE ALTRE VARIABILI CONSIDERATE (AMBIENTALI, ISTITUZIONALI, DEL CONTESTO INTERNO DEL SISTEMA ORGANIZZATIVO
- IN TALE AMBITO, LE SCELTE ORGANIZZATIVE SI ORIENTANO A DETERMINARE IL LORO CONTRIBUTO AL SUCCESSO STRATEGICO DELL’AZIENDA, NEI TERMINI CLASSICI DEI RISULTATI ECONOMICI E FINANZIARI, COMPETITIVI, SOCIALI E DISVILUPPO
- RISULTATI SPECIFICI DELLE SCELTE ORGANIZZATIVE, PER VALUTARE L’EFFICACIA O LA VALIDITA’ DELL’ASSETTO ORGANIZZATIVO, SONO RIFERIBILI A:
* EFFICIENZA
* QUALITA’
* FLESSIBILITA’
* SODDISFAZIONE
* APPRENDIMENTO
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* EFFICIENZA, ATTITUDINE DEL SISTEMA ORGANIZZATIVO A REALIZZARE ALTI RENDIMENTI DELLE RISORSE IMPIEGATE, SOPRATTUTTO NELLE ATTIVITA’ DELNUCLEO OPERATIVO
* QUALITA’, CAPACITA’ DI ATTIVARE UN CONTESTO INTERNO ALL’AZIENDA CHE LIBERA LE ENERGIE REALIZZATIVE DELLE PERSONE, INDUCENDOLE A DARE ILMEGLIO DI SE’ E A CONTEMPERARE L’INIZIATIVA INDIVIDUALE DIFFUSA E LACOLLABORAZIONE/COMUNICAZIONE
* FLESSIBILITA’, REATTIVITA’ ALLE TENZIONI E ALLE SFIDE DELL’AMBIENTE O DELLE STRATEGIE AZIENDALI, ATTRAVERSO IL RAPIDO E INDOLORE ADATTAMENTO DI VOLUMI DI ATTIVITA’, QUALITA’ DEGLI INTERVENTI E DELLE MODALITA’ OPERATIVE
* SODDISFAZIONE, RISPOSTA ALLE ATTESE, INTERESSI, BISOGNI, DEI DIVERSI SOGGETTI CHE CONCORRONO AL FUNZIONAMENTO DELL’AZIENDA
* APPRENDIMENTO, IDONEITA’ A GENERARE NUOVE IDEE, CONOSCENZE, VALORI, UTILI AL RINNOVAMENTO DELL’AZIENDA E ALLA SUA CAPACITA’ DI INNOVAZIONE
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