Top Banner
Bizantinistica Rivista di Studi Bizantini e Slavi SERIE SECONDA Anno XIV - 2012
49

Inediti di Filagato Kerameus

Jan 19, 2023

Download

Documents

Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Inediti di Filagato Kerameus

BizantinisticaRivista di Studi Bizantini e Slavi

SERIE SECONDA

Anno XIV - 2012

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVOSPOLETO

Page 2: Inediti di Filagato Kerameus

INDICE

ANTONIO CARILE, Il principio della eguaglianza nell’impe-ro romano-orientale ................................................ pag. 1

GÉRARD DÉDÉYAN, Le rôle des Persarméniens dans la re-conquête de l’Italie sur les Goths ............................. » 9

EUGENIO RUSSO, Preliminari sull’opus sectile nell’estrados-so delle arcate delle gallerie a S. Sofia di Costantino-poli ......................................................................... » 45

STEFANO MEDAS - EROS TURCHETTO, Nuovo ritrovamento diun’ancora “bizantina” proveniente dal mare di Vene-zia .......................................................................... » 53

ETTORE A. BIANCHI, Il dominio romano-orientale in Ligu-ria e i Longobardi sul Tirreno ................................. » 59

PABLO A. CAVALLERO, El segundo viaje de Liutprando aConstantinopla: la exaltación de sí mismo ................ » 83

CRISTINA TORRE, Inediti di Filagato Kerameus dall’Ambros.C 100 sup. (Omelie LVI e LVIII Rossi Taibbi) .......... » 105

THIERRY GANCHOU, Nikolaos Notaras, mésengyos tôn Ausonôn,et le mésastikion à Byzance au XVe siècle ................ » 151

Page 3: Inediti di Filagato Kerameus

INDICEVI

RASSEGNE E DISCUSSIONI

PER JONAS NORDHAGEN, The Presence of Greek Artists inRome in the Early Middle Ages. A Puzzle Solved ...... pag. 183

SALVATORE GIACALONE, La pergamena e il sigillo aureo diStefano Dusan dell’Archivio della Basilica di San Ni-cola a Bari ............................................................. » 193

GIORGIO VESPIGNANI, Il romanzo epico di Tirante il Bianco,vincitore del Turco e salvatore di Costantinopoli: no-te sulle relazioni tra il regno Aragonese-Catalano el’impero romano-orientale ....................................... » 201

RECENSIONI

ENRICO RIPARELLI, Il volto del Cristo dualista. Da Marcione ai catari (Andrea Piras), p. 215;Objets et documents inscrits en parsıg, éd. par R. GYSELEN, Groupe pour l’étude de la civili-sation du Moyen Orient (Pierfrancesco Callieri), p. 222; MARGARITA VALLEJO GIRVÉS, Hispa-nia y Bizancio. Una relación desconoscida (Antonio Carile), p. 226; PIERFRANCESCO PORENA,L’insediamento degli Ostrogoti in Italia (Carmen Eguluz Méndez), p. 237; ShoshannatYaakov. Jewish and Iranian Studies in Honor of Yaakov Elman. Edited by SHAI SECUNDA

and STEVEN FINE (Antonio Panaino), p. 239

Page 4: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE

Inediti di Filagato Kerameus dall’Ambros.C 100 sup.

(Omelie LVI e LVIII Rossi Taibbi)

Due omelie inedite del monaco Filagato Kerameus, attivo presso ilmonastero di Santa Maria Nea Hodigitria di Rossano – il Patir – nelXII secolo 1, risultano ad oggi trasmesse unicamente dal codice Am-

1 Sulla “questione” Filagato/Filippo il filosofo si veda, da ultimo, A. ACCONCIA LONGO, La« questione » Filippo il Filosofo, in Nea Rhome, VII (2010), pp. 11-39. Per la bibliografia relati-

va a Filagato Kerameus o “da Cerami” si rinvia a N. BIANCHI, Nuovi frammenti del Contra Gali-laeos di Giuliano (dalle omelie di Filagato da Cerami), in Bollettino dei Classici, III s., XXVII

(2006) [2008], pp. 89-104 e C. TORRE, Un intellettuale greco di epoca normanna: Filagato daCerami e il De mundo di Aristotele, in Miscellanea di Studi Storici, XV (2008) [2010], pp. 63-

141. Ai lavori ivi indicati si aggiungano G. MILES, The representation of reading in “Philip thephilosopher’s” essay on Heliodorus, in Byzantion, LXXIX (2009), pp. 292-305; A. CORCELLA,Note a Filippo il Filosofo (Filagato da Cerami), Commentatio in Charicleam, in Medioevo gre-

co, IX (2009), pp. 45-51; ID., Echi del romanzo e di Procopio di Gaza in Filagato Cerameo, inByzantinische Zeitschrift, CIII (2010), pp. 25-38; BIANCHI, Filagato da Cerami lettore di Eliodoro

(e di Luciano e Alcifrone), in ID., Romanzi greci ritrovati, Modugno-Bari, 2011, pp. 29-46; E.AMATO, Procopio di Gaza modello dell’Ekphrasis di Filagato da Cerami sulla Cappella Palatina

di Palermo, in Byzantion, LXXXII (2012), pp. 1-16, nonché parte dei contibuti del volume Latradizione dei testi greci in Italia meridionale. Filagato da Cerami philosophos e didaskalos. Co-pisti, lettori, eruditi in Puglia tra XII e XVI secolo, a cura di BIANCHI, Bari, 2011 (Biblioteca Tar-

doantica, 5), ossia CORCELLA, Riuso e reimpiego dell’antico in Filagato, pp. 11-19; TORRE, Su al-cune presunte riprese classiche in Filagato da Cerami, pp. 21-37; BIANCHI, Filagato da Cerami

lettore del De domo ovvero Luciano in Italia Meridionale, pp. 39-52; M. DULUS, Philagathos ofCerami and the monastic renewal in the twelfth-century norman Kingdom: preaching and per-

suasion, pp. 53-62; G. ZACCAGNI, Un giullare alla corte di Teodora: narrazione ad incastro nel-l’omelia filagatea Per la festa dell’Ortodossia (XXII Scorso = XLI Rossi Taibbi), pp. 63-69;

BIANCHI, Prospetto e sinossi delle edizioni delle omelie di Filagato da Cerami, pp. 145-148; ZAC-CAGNI, Filagato, hom. XLI. Edizione e traduzione, pp. 149-161.

Page 5: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE106

bros. C 100 sup., realizzato nella prima metà del XIV secolo in Cala-bria, con ogni probabilità nel territorio di Gerace 2. Trattasi delleomelie identificate con i numeri LVI e LVIII da Giuseppe Rossi Taib-bi, scritte, rispettivamente, per la Domenica del paralitico (IV dopoPasqua, Gv 5,1-15) e per la Domenica del cieco nato (VI dopo Pa-squa, Gv 9,1-38) 3.

Prima però di esaminare i testi può essere utile soffermarsi sulcontesto in cui vide la luce il manoscritto ambrosiano, ovvero la dio-cesi di Gerace nel XIV secolo, con particolare riferimento alle condi-zioni della popolazione di lingua greca.

Come è noto, in questo periodo la grecità di Calabria è in pienadecadenza 4. Nel circondario di Gerace tuttavia la popolazione è an-

2 Il manoscritto risulta custodito nel XVI secolo presso il monastero dei SS. Pietro e Paolodi Arena: S. LUCÀ, Una donazione al monastero dei SS. Pietro e Paolo di Arena, in Calabria(1184-1185), in Sit liber gratus, quem servulus est operatus. Studi in onore di Alessandro Pratesiper il suo 90° compleanno, a cura di P. CHERUBINI-G. NICOLAJ, Città del Vaticano, 2012, I, p. 327,n. 81. Per la bibliografia sul codice rinvio a BIANCHI, Frammento omiletico inedito per la Vergi-ne: Filagato da Cerami, Hom. LXXXVI, in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, III s.,VI (2009), pp. 307-308 e nn. Mi si consenta di correggere alcune imprecisioni dell’edizione diquesto frammento [in aggiunta a quanto osservato da F. D’AIUTO in Byzantinische Zeitschrift,CIII (2011), p. 927, n. 2800]: alla l. 1 non occorre espungere il sigma di ’Aparcæv dal momentoche l’unico sigma presente in quella posizione appartiene alla parola che segue, ossia il nomensacrum s(wth)ríav (corretto quindi l’<’A>parcæ di Martini-Bassi); alla l. 3 non occorre integrareomicron in Déspoina poiché il manoscritto reca chiaramente un hypsilon (déspuna) che possiamointerpretare come errore di itacismo in luogo del dittongo oi; l. 4 dell’apparato: il codice hakefálewn, non kefállewn, in quanto il tratto obliquo appartiene ad alpha (cfr. nella medesima pa-gina r. 5 a‘läqeian, a’ll’, r. 10 lalón, r. 11 aºllon, etc.). Avevo già proposto in altra sede (prima divisionare la riproduzione digitale delle pagine del manoscritto) la lettura h‘ panupéragnov in luogodi {u‘}panupéragnov (l. 3): TORRE, Su alcune presunte riprese classiche cit. (nota 1), p. 37, n. 73.Ancora, l. 7: il codice ha, correttamente, tñv gñv, con gamma maiuscolo; alla stessa linea non è se-gnalato in apparato (dove vengono indicate tutte le lezioni con errori di itacismo), in riferimentoad aºspilon, il fatto che il manoscritto abbia áspulon.

3 G. ROSSI TAIBBI , Filagato da Cerami. Omelie per i Vangeli domenicali e le feste di tuttol’anno, I, Omelie per le feste fisse, Palermo, 1969 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoelle-nici – Testi e monumenti. Testi, 11), p. XXI; ID., Sulla tradizione manoscritta dell’omiliario diFilagato da Cerami, Palermo, 1965 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici. Quaderni,1). Per un quadro sinottico delle diverse edizioni delle omelie del Ceramita nonché per le ineditevd. BIANCHI, Prospetto e sinossi cit. (nota 1).

4 « Sembra risultare dalla nostra documentazione che durante il Trecento l’intellighenzia gre-ca bilingue in Calabria fosse nettamente in via di sparizione »: V. VON FALKENHAUSEN, I greci inCalabria fra XIII e XIV secolo, in Petrarca e il mondo greco, I, Atti del Convegno internaziona-le di Studi, Reggio Calabria 26-30 novembre 2001, a cura di M. FEO, V. FERA, P. MEGNA, A.

Page 6: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 107

cora in buona parte di lingua greca e diversi sono i documenti recantisottoscrizioni in greco. Così il giudice ’Amadooû Kuléntav di Castelve-tere (Caulonia) firma nel 1313 e nel 1334 due documenti di Mileto re-datti in latino e nel 1315 un Léwn Gerákhv sottoscrive a Gerace unapergamena latina 5. Altre sottoscrizioni in greco figurano in documen-ti redatti a Grotteria nel 1339 6, a Castelvetere nel 1344 e nel 1389, aGerace nel 1313, nel 1407 7 e ancora nel 1467 8. Agli inizi del XIVsecolo in diocesi di Gerace è attestato un protopapas 9, mentre ricor-diamo nel 1334 la decisa opposizione fatta dalle diocesi di Gerace,Bova e Oppido al divieto di celebrare in rito bizantino a meno di nonricorrere al pane azzimo, divieto trasmesso con una lettera all’arcive-scovo di Reggio Pietro da parte di Raimond de Gramat, abate vescovodi Montecassino e vicario di papa Giovanni XXII 10. Ancora, il 9 otto-bre 1343 a Napoli la regina Giovanna interviene presso il giustizieredi Calabria per una questione che riguarda quidam ... clerici coniugatiGraeci 11.

A queste testimonianze si aggiungano le traduzioni in latino di duediplomi greci, rispettivamente di Ruggero II e di Guglielmo I, per SanFilippo di Gerace, eseguite nel 1356 dagli abati Riccardo Celici, deca-no di Gerace, e Andrea de Bona 12, e le annotazioni contenute nei ma-noscritti. Il Vat. gr. 1842, manufatto calabro degli inizi dell’XI secolo,trasmette alcune annotazioni riferibili al periodo di nostro interesse:Sämwn e’pískopov Ierakov (f. 35), eimhv Nikólaov... episkopov Ierakov(ff. 22v, 23, 35v, 51v) 13. Il primo personaggio viene identificato con

ROLLO, p. 41 [= Quaderni Petrarcheschi, 12-13 (2002-2003)]. Vd. inoltre LUCÀ, Note per la sto-

ria della cultura greca della Calabria medioevale, in Archivio Storico per la Calabria e la Lu-cania, LXX (2007), pp. 60 ss.

5 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace tra manoscritti e marginalia, in Calabria bizantina.Civiltà bizantina nei territori di Gerace e Stilo, Soveria Mannelli (CZ), 1998, p. 295 e n. 285.

6VON FALKENHAUSEN, I Greci in Calabria cit. (nota 4), p. 26 e n.

7 Ibid., p. 25 e nn. 27-28.8 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 295.9

VON FALKENHAUSEN, I Greci in Calabria cit. (nota 4), p. 42.10 S. PARENTI, Il monastero di Grottaferrata nel Medioevo (1004-1462). Segni e percorsi di

una identità, Roma, 2005 (Orientalia Christiana Analecta, 274), pp. 316 s. e nn. 182-184.11 P. DE LEO, Gerace e il suo distretto tra XIII e XIV secolo, in Archivio Storico per la Cala-

bria e la Lucania, LXIV (2007), p. 158, doc. XLV.12

VON FALKENHAUSEN, I greci in Calabria cit. (nota 4), p. 43 e n. 128.13 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 261.

Page 7: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE108

Simone Atumano, vescovo di Gerace dal 23 giugno 1348 al 3 agosto1366, mentre il secondo potrebbe essere o il vescovo Nicola succedutoproprio a Simone e in carica almeno sino al febbraio del 1372 14 op-pure il presule che precedette Barlaam dal 10 luglio all’8 settembredel 1342 15.

Ancora, una mano del secolo XIII/XIV verga sul Vat. gr. 1601delle note relative alla commemorazione di san Nicodemo di Cellaranae san Filippo di Agira, entrambi particolarmente venerati nella diocesidi Gerace 16, certamente nel monastero geracense intitolato proprio asan Filippo di Agira. Il manufatto conserva d’altra parte anche alcunenote obituarie del 1352, 1387, 1398 e 1425 riferibili al suddetto ceno-bio e due testimonianze di donazione, una delle quali « da parte di unaMargherita, moglie del maïstwr Pérrai Boutt(?), all’igumeno Cipria-no († 1387) per le spese che doveva affrontare nella conduzione dellachiesa di S. Luca toû Costínou, una grangia del monastero di S. Filip-po ». Tale Margherita figura anche in alcune note del Vat. gr. 1631 17.

Numerose annotazioni in greco sono poi trasmesse dal tipico-sinas-sario Barb. gr. 500, della prima metà del XII secolo, che « fu in pos-sesso e circolò negli ambienti vescovili geracesi dall’inizio del Trecen-to alla prima metà del Quattrocento » 18. Ne riportiamo alcune: 17maggio 1318, morte di un certo Guglielmo Crhsikóv (ff. 102v e 103);21 gennaio 1341, morte del vescovo Giovannicio (ff. 46v-47); sul f.78 leggiamo che nel 1342/43 Ruggero tøn Béstwn venne ordinato sa-cerdote da Barlaam, mentre nel 1348/49 Simone ordinò Paolo protopa-pas di Castelvetere, e nel 1350/51 Annibaldi, cardinale di Tuscolo, sioccupò, su richiesta di Ruggero tøn Béstwn, di una controversia insortatra il protopapas di Gerace e quello di Castelvetere. Altre note sono adesempio quella del 15 marzo 1377 – morte di Antonio, conte di Ca-tanzaro (f. 108v) – e quella, la più recente presente nel codice, che re-gistra la morte del conte Nicola Ruffo il 27 febbraio 1427 19.

14 E. D’AGOSTINO, Da Locri a Gerace. Storia di una diocesi della Calabria bizantina dalle ori-gini al 1480, Soveria Mannelli (CZ), 2004, pp. 217-219.

15 Giorno della sua morte: ibid., p. 200. Cfr. LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota5), pp. 260 s. e n. 80.

16 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 286.17 Ibid., pp. 286 s. (parole citate da p. 286).18 Ibid., p. 299.19 Ibid., p. 299 e nn. Sul manoscritto vd. A. LUZZI, Il Tipico-Sinassario Vat. Barb. gr. 500 e

Page 8: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 109

Sappiamo inoltre che nella prima metà del XIV secolo Marco, catigu-meno di S. Giorgio di Bovalino, acquistò il codice Barb. gr. 475, un sinas-sario della seconda metà del XII secolo 20, mentre nel 1384/85 il Laur.Plut. 11.9, realizzato a S. Giovanni a Piro agli inizi dell’XI secolo 21, vennecomprato dall’archimandrita di S. Filippo di Gerace, Ambrogio († 1425) 22.

Anche il codice Ambros. C 100 sup. trasmette, ai ff. 165r-v, delle anno-tazioni, vergate da una mano diversa da quella che copia il testo, e che so-no poi gli elementi che soprattutto hanno contribuito alla sua localizzazio-ne. Tali note, che è possibile leggere nella trascrizione diplomatica fatta daSanto Lucà, riferiscono di un attacco saraceno nelle zone di Castelvetere eStignano, datato 28 giugno 1392 o 1398, e dell’incursione del conte di Ge-race nel territorio di Roccella di S. Vittore del 20 agosto 1404 23.

Insieme alle testimonianze scritte si considerino poi i numerosi mona-steri greci ancora presenti sul territorio: S. Nicodemo di Cellarana (Mam-mola), S. Nicola di Soumpesa, S. Anna, S. Epifanio, S. Filippo, S. Para-sceve (o S. Veneranda 24), SS. Apostoli, S. Kerikos d’Amousa (Caulonia),S. Giorgio di Bovalino, S. Nicola di Butramo, S. Maria di Tridetti (Staiti),S. Maria di Polsi, S. Maria di Pugliano, S. Pantaleone 25, S. Giovanni Cri-sostomo 26, S. Croce 27, Santa Domenica (?) 28, S. Michele de Playia 29, S.

una notizia agiografica marginale per S. Filippo di Agira, in Analecta Bollandiana, CXI (1993),

pp. 291-299, rist. con qualche modifica in ID., Studi sul Sinassario di Costantinopoli, Roma,

1995 (Testi e Studi Bizantino-Neoellenici, VIII), pp. 91-102.20 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), pp. 262, n.84; 298.21 Sul manoscritto vd. D. BALDI, Florilegio agiografico, ascetico e crisostomico. Firenze, Bibliote-

ca Medicea Laurenziana Plut. 11.9, in San Nilo di Rossano e l’Abbazia greca di Grottaferrata. Storia

e immagini, a cura di F. BURGARELLA, Roma, 2009, pp. 123-128 (con riproduzioni dei ff. 200v e 282r).

Descrizione dei codici Barb. gr. 475 e Barb. gr. 500 in L. PIERALLI, Synaxarium Ecclesiae Constanti-

nopolitanae: la famiglia C*, in Orientalia Christiana Periodica, LX (1994), pp. 403-414.22 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 298 e n. 304.23 LUCÀ, L’apporto dell’Italia meridionale alla costituzione del fondo greco del’Ambrosiana,

in Nuove ricerche sui manoscritti greci dell’Ambrosiana, Atti del Convegno (Milano, 5-6 giugno

2003), a cura di C.M. MAZZUCCHI, C. PASINI, Milano, 2004, pp. 208-211.24 V. NAYMO, Chiese e monasteri di Gerace dall’XI al XVI secolo, in Calabria bizantina. Ci-

viltà bizantina nei territori di Gerace e Stilo cit. (nota 5), pp. 236 s.25 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), pp. 254 s.; 289, n. 248.26 Monastero femminile menzionato nel Messan gr. 124: ibid., p. 296, e n. 292.27 NAYMO, Chiese e monasteri di Gerace cit. (nota 24), pp. 181 s.28 Ibid., p. 184, con qualche dubbio circa l’ubicazione in Gerace del monastero.29 Monastero femminile: ibid., p. 214.

Page 9: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE110

Nicola de Claria 30. Senza dimenticare che anche il clero secolare apparepermeato di elementi greci 31, tanto che originari di Gerace saranno unvescovo di Oppido, Gregorio (eletto il 1° marzo 1339) e uno di Bova, Ni-cola (nominato il 6 maggio 1341) 32.

Nella maggior parte dei casi tuttavia si tratta di una presenza chetestimonia il persistere di una tradizione di culto piuttosto che di unacultura greca vera e propria. Gli stessi ambienti monastici non sonopiù in grado di curare l’insegnamento del greco 33, e nel secolo suc-cessivo soltanto i monaci di S. Maria di Polsi sembrano possedere unaconoscenza adeguata della lingua, tanto che Atanasio Calceopulo con-sigliò all’archimandrita di S. Maria di Pugliano di recarvisi, diremmonoi, per un “soggiorno di studio” 34.

Risulta a questo punto abbastanza chiaro come l’elemento grecosia ancora tenacemente radicato nel territorio di Gerace nel XIV seco-lo. E tuttavia il livello culturale espresso dalla popolazione ellenofona,qui come in altre parti della Calabria, come hanno ampiamente evi-denziato diversi studi, è decisamente basso 35.

Un panorama differente si profila invece se spostiamo l’attenzionesull’alto clero, nella fattispecie su alcuni personaggi – ben noti – che oc-cuparono nel corso del Trecento il seggio vescovile di Gerace: Ioannikios(1312/13-1341), Barlaam di Seminara (1342-1348), Simone Atumano(1348-1366). Insieme a questi è poi opportuno ricordare – sebbene nonabbia ricoperto cariche ecclesiastiche – Leonzio Pilato († 1365), il qualefu a Gerace dopo il febbraio del 1343 e prima dell’agosto del 1346 36.

30 Ibid., p. 218.31 D’AGOSTINO, Da Locri a Gerace cit. (nota 14), pp. 202 s.32 Ibid., p. 208, n. 135.33 LUCÀ, Teodoro sacerdote, copista del Reg. gr. Pii II 35. Appunti su scribi e committenti di

manoscritti greci, in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, LV (2001), p. 133.34 LUCÀ, Sul monastero di S. Maria di Polsi, in Monaci e monasteri italo-greci nel territorio

di S. Luca, Atti del Convegno, San Luca, 24 Gennaio 1999, Reggio Calabria, 2011, p. 102.35

VON FALKENHAUSEN, I Greci in Calabria cit. (nota 4), pp. 41, 45 s.; LUCÀ, Il libro greco nella Cala-bria del sec. XV, in I luoghi dello scrivere da Francesco Petrarca agli albori dell’età moderna, Atti delConvegno internazionale di studio dell’Associazione Italiana dei Paleografi e Diplomatisti, Arezzo (8-11 settembre 2003), a cura di C. TRISTANO, M. CALLERI, L. MAGIONAMI, Spoleto, 2006, pp. 334 ss.

36 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), pp. 303 s. Su Leonzio Pilato vd. A. FYRI-GOS, Leonzo Pilato e il fondamento bizantino del preumanesimo italiano, in Manuele Crisolora e il ri-torno del greco in Occidente. Atti del Convegno Internazionale (Napoli, 26-29 giugno 1997), a curadi R. MAISANO e A. ROLLO, Napoli 2002, pp. 19-29; ipotizza una sua origine greca, nello specifico sa-lonicense, ROLLO, Leonzio lettore dell’Ecuba nella Firenze di Boccaccio, in Petrarca e il mondo gre-

Page 10: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 111

Ci troviamo chiaramente su di un piano diverso, dal momento chesi tratta di personaggi di origine orientale (Simone), o di formazionecostantinopolitana (Barlaam), sicuramente non calabrese (Leonzio), lacui attività, circoscritta agli ambienti cui essi appartenevano, non pote-va comportare lo sviluppo della cultura locale 37. Ma la loro presenzacontribuisce forse a promuovere una qualche forma di produzione e/ocircolazione libraria che, pur assai limitata, ha il proprio fulcro nelladiocesi di Gerace e si affianca alla circolazione libraria attestata per isecoli XIV-XVI in Calabria « tra le classi professionali, specie notari-li » 38. Così, Ioannikios commissiona l’eucologio Messan. gr. 124,contenente, tra l’altro, una traduzione in greco di parte del Pontificaleromano, nonché uno scritto dello stesso presule, intitolato eºkqesivsustatikoû ei’v monacón, relativo al conferimento del sacerdozio ai mo-naci 39. Mentre al nome di Simone Atumano sono legati i codici Mo-nac. gr. 238 e Vindob. phil. gr. 56. Il primo, latore dell’Introductioarithmetica di Nicomaco di Gerasa, è vergato da « Boemondo deftere-von, canonico e didaskalos della chiesa cattedrale »: Grafèn par’e’moûtou boh‘moúndou tou deutereúontov ïeranikoû kanonikoû kaì didaskaloutò parøn bhblíon parà tou sebasmiou patrov kuroû Símonovepiskópou tou ïérakov 40. Il secondo è un testimone dell’Odissea, ver-gato da mani salentine e annotato dal medesimo Atumano 41.

Nel XIV secolo troviamo dunque alla guida della diocesi di Gera-ce delle personalità di grande rilievo, protagoniste, in modi diversi,delle vicende storico-politiche e religiose della Calabria del tempo. Laserie si apre con Ioannikios (1312/13-1341), già egumeno del mona-stero di S. Filippo di Agira 42, in questa sede già ricordato a proposito

co cit. (nota 4), II, pp. 7-21; D. HARLFINGER, M. RASHED, Leonzio Pilato fra aristotelismo bizantino escolastica latina. Due nuovi testimoni postillati, in Petrarca e il mondo greco cit. (nota 4), I, pp. 277-293; F.M. PONTANI, L’Odissea di Petrarca e gli scoli di Leonzio, ibid., pp. 295-328.

37 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 303.38 LUCÀ, Il libro greco cit. (nota 4), p. 355.39 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 296 e nn.40 Ibid., p. 297, n. 295.41 F. PONTANI, Sguardi su Ulisse. La tradizione esegetica greca all’Odissea, Roma, 2005 (Sus-

sidi Eruditi, 63), pp. 230-242, praesertim 239. Su Simone Atumano vd. da ultimo, G. FEDALTO,Simone Atumano, un umanista poco conosciuto, in Der Beitrag der Byzantinischen Gelehrten zurAbendländischen Renaissance des 14. und 15. Jahrhunderts, a cura di E. KONSTANTINOU, Frankfurtam Main, 2006, pp. 57-66.

42 D’AGOSTINO, Da Locri a Gerace cit. (nota 14), pp. 201 s.

Page 11: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE112

dell’opposizione fatta, insieme ai vescovi di Bova e Oppido, al divietodi celebrare il rito bizantino se non con gli azzimi, nonché come auto-re di un testo inerente il conferimento del sacerdozio ai monaci 43.

Per quanto riguarda Barlaam, vescovo di Gerace dal 1342 al 1348, lasua presenza effettiva nella sede assegnata è circoscritta nella realtà a po-chi mesi (metà febbraio 1343-metà aprile 1344; settembre-ottobre 1345;agosto 1346) alternati a lunghi periodi di lontananza 44. Tuttavia, in queibrevi soggiorni egli intervenne concretamente nella vita della diocesi 45,giungendo a scontrarsi con il metropolita di Reggio Calabria, sino ad ot-tenere dal papa, nel maggio 1344, l’esenzione personale dalla giurisdizio-ne metropolitana, un privilegio che dopo di lui sarà assegnato solo a Si-mone Atumano, Atanasio Calceopulo e Bandinello Sauli 46.

Anche il successore di Barlaam, Simone Atumano (1348-1366) fueffettivamente presente a Gerace solo per pochi anni 47. Dotato di am-pi interessi culturali, fu possessore dei già ricordati Nicomaco di Gera-sa Monac. 238 e dell’Odissea Vindob. phil. gr. 56, ma anche del Laur.32.2 contenente Eschilo e i tragici nonché il Platone, in parte vergatoda Massimo Planude, Vindob. phil. gr. 21 48. Senza dimenticare la suatraduzione dall’ebraico in greco della Bibbia, testimoniata dal Marc.gr. VII 49 e la traduzione latina del De cohibenda ira di Plutarco 50.

Ma, come abbiamo già rilevato, stiamo parlando degli interessi perso-nali di figure la cui cultura, nata e sviluppatasi al di fuori della Calabria,non ebbe su questa alcuna ricaduta in termini di promozione e sviluppo.Né d’altra parte qualcosa del genere sarebbe stato possibile, in assenza diuna humus culturale capace di recepire determinati stimoli 51.

43 Vd. supra, p. 107.44 Ibid., p. 210. Su Barlaam si veda la bibliografia indicata in LUCÀ, Il libro greco cit. (nota

4), pp. 370 s., n. 127, nonché S. IMPELLIZZERI, Barlaam Calabro, in Dizionario Biografico degliItaliani, 6, Roma, 1964, pp. 392-397.

45 D’AGOSTINO, Da Locri a Gerace cit. (nota 14), pp. 208 ss.46 Ibid., pp. 210 s. e n. 143.47 Ibid., p. 215.48 FEDALTO, Simone Atumano cit., p. 65.49 Ibid., pp. 61 ss. Vd. G. MERCATI, Se la versione dall’ebraico del codice Veneto Greco VII

sia di Simone Atumano, arcivescovo di Tebe, Roma, 1916 (Studi e Testi, 30).50 FEDALTO, Simone Atumano cit. (nota 41), p. 65.51 Sebbene da riferire alla diocesi di Oppido, vale la pena ricordare, per fornire un ulteriore

tassello circa la produzione di manoscritti greci nella Calabria del Trecento, il Vat. gr. 1134, ver-gato ad Oppido appunto nel 1377/8. Nel volume si distingue una prima parte, il cui contenuto è

Page 12: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 113

Così, in questo quadro, anche la stesura dell’Ambros. C 100 sup. èda ricondurre, come evidenziato da Santo Lucà, all’interesse di qual-che uomo di chiesa: « Le rare e occasionali trascrizioni di codici omi-letici, patristici o agiografici – quali, per es., l’Ambr. C 100 sup., ilNeap. II AA 26, il Paris. Suppl. gr. 1325 – sono sintomo, a mio pare-re, dell’esigenza dei vescovi, desiderosi di rinfrescare la loro dottrinaal fine di approntare con decoro le orazioni domenicali... » 52, orazionidomenicali per le quali un valido modello era certo rappresentato, an-cora nel XIV secolo, dall’opera di Filagato Kerameus.

CRITERI DI EDIZIONE53

La scorrettezza ortografica del copista dell’Ambros. C 100 sup. era

indicato sul foglio di guardia: Liber Alchimiae, Porphyrii quinque voces. Il contenuto della se-

conda parte, Porhpyrii et Aristotelis quaedam è scritto da altra mano su f. 1v: Les Alchemistes

grecs, X, L’Anonyme de Zuretti ou L’art sacré et divin de la chrysopée par un anomyme, texte

établi et traduit par A. COLINET, Paris, 2000, p. XXVIII. Vd. LUCÀ, Note per la storia della cultu-

ra greca cit. (nota 4), pp. 75 s.52 LUCÀ, Le diocesi di Gerace e Squillace cit. (nota 5), p. 304.53 Circa le problematiche di natura ecdotica e per quelle inerenti la punteggiatura e l’ortografia

sono stati tenuti in considerazione in modo particolare i seguenti lavori: E. V. MALTESE, Ortografia

d’autore e regole dell’editore: gli autografi bizantini, in Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici, N.S.,

XXXII (1995), pp. 91-121; MAZZUCCHI, Per una punteggiatura non anacronistica e più efficace dei te-

sti greci, in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, LI (1997), pp. 129-143; J. NORET, Quand

donc rendrons-nous à quantité d’indéfinis, prétendument enclitiques, l’accent qui leur revient?, in

Byzantion, LVII (1987), pp. 191-195; ID., Faut-il écrire ouºk ei’sin ou ou’k ei’sín?, in Byzantion, LIX

(1989), pp. 277-280; ID., Notes de ponctuation et d’accentuation byzantines, in Byzantion, LXV

(1995), pp. 69-88; ID., L’accentuation de te en grec byzantin, in Byzantion, LXVIII (1998), pp. 516-

518; J. NORET, C. DE VOCHT, Une orthographe insolite et nuancée, celle de Nicéphore Blemmyde, ou

à propos du dé enclitique, in Byzantion, LV (1985); L. PERRIA, L’interpunzione nei manoscritti della

“collezione filosofica”, in Paleografia e codicologia greca. Atti del II Colloquio Internazionale (Ber-

lino-Wolfenbüttel, 17-21 ottobre 1983, a cura di D. HARLFINGER, G. PRATO, Alessandria, 1991, I, pp.

199-209. Per quanto riguarda i lessici sono stati utilizzati i seguenti testi: D. DIMITRAKOS, Méga lexikòn

o√lhv tñv ‘Ellhnikñv glåsshv, I-IX, Athinai, 1949-1950; E. KRIARAS, Lexikòn tñv mesaiwnikñv ‘Ellhnikñv

dhmådouv grammateíav 1100-1669, I-, Thessaloniki, 1969-; G. W. H. LAMPE, A Patristic Greek Lexicon,

Oxford, 1961; H. G. LIDDEL-R. SCOTT and Others, A Greek-English Lexicon Oxford, 1968 (qui LSJ);

E. A. SOPHOCLES, Greek Lexicon of the Roman and Byzantine Periods (from B. C. 146 to A. D. 1100),

I-II, Cambridge, Mass., 1887 (rist. 1972); E. TRAPP et alii, Lexikon zur Byzantinischen Gräzität, be-

sondres des 9.-12. Jahrhunderts, 1-, Wien, 2001- (qui LBG).

Page 13: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE114

già stata sottolineata a suo tempo da Giuseppe Rossi Taibbi 54. Perrenderne un’idea può essere utile offrire degli stralci di trascrizionediplomatica:

Hom. LVI, f. 166r, ll. 7-13:

Probatikñ e‘légeto h‘ púlh tñv póleov. h‘ katà a‘natolàv ouƒ /sa dihƒv ei‘särcontwtà zåa. tà ei‘v ton naòn i‘erourgoúmena./ h¡nde e‘keíse kolumbúqra u√dora‘eírruton e√cousa. e‘n ø tà e‘n/dósqia tøn quo‘ménwn zåwn a‘péplunon. a√nwqendè, pén/tai stoaì w‘ kodómintw tñn kolumbúqran perikalúptou/sai. kaqékastondè kerón. a√ggelov tø u√dor e‘keíno e‘táratte/ toûtésti. tetrási keroîv toûe‘niautoû. te‘ssarev gàr oi‘ keroî toû

Hom. LVIII, f. 168v, ll. 14-20:

Tínov e‘neken ou‘ rämati mónw. h‘ ceiróv e‘pafñ. tòn tuflôn/ o‘mma/toí. w√ sper e’ntoiv álloiv e‘píhse. toûv mèn gàr dúo tufloûv/ a‘nébleyen a‘yámenov au‘tøn. tòndè bartimaíon i‘ásato ei‘/pón mónon a‘nábleyon. e‘ntaûqa dè pulôn plásave‘péqhken/ éstin e‘ntaûqa diaporäsai. diatí mí lógw móno kaì o‘rmí toûqe/lämatov. w‘ v proéfhmen. e‘peidæ. e‘n ekeínoiv äsan mèn tøn e‘sqh/thríwn tàórgana. mónon dè tw føv e√lupen. o√per dia tou lógou

Nel complesso risaltano con maggiore evidenza l’uso quasi esclu-sivo dello spirito aspro, la confusione tra accento acuto, grave e cir-conflesso, la assenza di iota sia ascritto sia sottoscritto, la frequenteomissione dell’accento in articoli e particelle, la sostituzione o/w, glierrori di itacismo.

Nell’edizione del testo ho corretto tacitamente i seguenti elementi:– sostituzione o/w;– -eb- in luogo del dittongo eu seguito da vocale (ad es. hom. LVI

5,1 qerapebwménwn; 6,1 cwlébousin; 9,7 kelébwn, etc.);– lo scempiamento di consonanti doppie: hom. LVI 6,2 e‘klhsiøn;

11,7 e‘klhsían. E, viceversa, il raddoppiamento delle semplici: hom.LVI 7,5 paralelumménov; 7,7 e 8,2 paralelumménon; 10,10e‘pisumbénnousi; 11,8 amártanne; hom. LVIII 2,2 gennhtñv; 4,5a‘martánnousa; 12,1 e‘llégcetai.

– iota sottoscritto, sempre omesso.– spiriti (si è detto che il copista utilizza quasi esclusivamente lo

spirito aspro);

54 ROSSI TAIBBI, Sulla tradizione manoscritta cit. (nota 3), p. 61.

Page 14: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 115

– scambi tra accento acuto, grave e circonflesso (incluso l’accentograve talvolta posto su ossitone seguite da segno di interpunzione, co-me in hom. LVI 7,7 u‘perbàv., ovvero ossitone con accento acuto nongiustificato, come in hom. LVI 10,3-4 rhtón toûto);

– articoli, particelle, preposizioni privi di accento.

Tacitamente sono stati corretti anche gli errori di itacismo. Si è da-to conto in apparato solo dei casi riguardanti forme verbali la cui gra-fia ne avrebbe pregiudicato la comprensione.

Ancora, sono state segnalate le parole con doppia accentazione (ad es.hom. LVI 5,6 kàteleûkenen) o con uso particolare dei segni diacritici (ades. hom. LVI 2,6 te‘ssarev; 11,12 a‘eiƒ; hom. LVIII 6,9 e‘nt’auºqa, etc.).

Per quanto riguarda ny efelcistico, nella maggioranza dei casi l’usodel manoscritto corrisponde alla pratica moderna. Ho tuttavia mante-nuto le occasionali forme discordanti, ovvero: hom. LVI 4,4 dietáraxe;5,6 kàteleûkenen; 7,7 h√lqen; 9,5 fhsí; 11,15 dákrusi; hom. LVIII 2,2ämarten; 6,1 e‘pthsen.

Per ciò che concerne il trattamento delle enclitiche si evidenzial’uso corretto della forma enclitica dei pronomi personali come anchedell’accentazione delle parole che li precedono. Presentano infatti cor-rettamente l’accento di enclisi sia hom. LVI 8,4 u‘póyucrón moi, siahom. LVIII 5,1: pémyantóv me.

Ho mantenuto l’accentazione del manoscritto per ei’mí e fhmí salvoovviamente correggere, per quanto riguarda ei’mí, spirito, accento e ita-cismo: e√sti, e‘stîn, ésti, esmèn, h‘mí, etc. (tutte le forme sono comun-que segnalate in apparato). Non ho aggiunto quindi l’accento di enclisinelle parole properispomene seguite da enclitica bisillabica, ovvero inhom. LVI 10,12 ceíron ésti, quindi ceîron e’stí, e 11,4 sóma e‘stí quin-di søma e’stí 55 (nel primo caso ho però modificato la posizione dell’ac-cento nel verbo adeguandola al secondo e quindi all’uso moderno).

Si registrano quattro casi in cui dé è privo di accento, ossia hom.LVI 2,2 hª n de (ovvero h¥n de); 5,1 trittä de; 6,5 e hom. LVIII 7,1diatí de. Ho corretto solo il primo, ritenendolo un errore sulla base

55 Vd. La Vita di san Bartolomeo di Grottaferrata (BHG e Novum Auctarium BHG 233), ed.E. PAROLI, Roma, 2008, p. 99. L’accento di enclisi in parola properispomena seguita da encliticabisillabica sembra tuttavia essere attestata nella tradizione manoscritta di Phil. Cer. hom. XLIRossi Taibbi, 6.6, ed. ZACCAGNI in BIANCHI, La tradizione dei testi greci cit. (nota 1), p. 154, chetuttavia nel testo elimina l’accento di enclisi: oi¥à tina MVBN (tutti del sec. XIII).

Page 15: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE116

del confronto con hom. LVI 7,1 hª n dè (h¥n dè). Ho conservato invecegli altri in virtù dell’accento acuto posto sulle parole che li precedonoe che a mio parere segnala la natura enclitica dei de in questione.

Ho corretto in hom. LVIII 10,7 a‘ll’o’ potè in a’ll’o√ pote.In riferimento alle proclitiche si evidenzia il ricorso ad una forma

accentata ouƒk (quindi ouºk) nei casi in cui essa introduce una secondanegazione: hom. LVI 5,10 (ouƒ ); 8,2; 8,5.

Sempre a proposito di ou’k occorre segnalare in hom. LVIII dei ca-si in cui la particella è seguita da segno di elisione, ou’k’/ou’c’:ou‘c’h√marten (4,2); ou‘k’a‘poqanätai (4,4) ou‘k’e’rwtimatikøv (11,3-4);ou‘k’aªn (11,5). Se per ou’c’ possiamo pensare ad elisione della formaou’cí, difficile è invece capire cosa sia stato eliso nel caso di ou’k’. Ilfenomeno non è isolato: Christian Boudignon segnala ad esempio, nel-la sua edizione della Mystagogia di Massimo Confessore, in relazioneal codice P, le forme ou’k’aºllhn e e’x’aºllhv 56. Anche qui non è statopossibile proporre una spiegazione a siffatta grafia.

Per quanto riguarda elisione e divisione delle parole, qualche pro-blema doveva creare al copista (o al suo modello) la particella diá.Appaiono graficamente corretti (dal punto di vista della particella inquestione): hom. LVI 2,8 dienäceto; 3,3 di’au’tñv; 6,5 diatí; 7,4 diémine;7,6 diatoúto; 10,5 diatoúto; hom. LVIII 6,7 diaporäsa; 6,10diaplásai; 13,3 diaperánai. La forma diatoûto è scritta però anchedia‘toûtw e dia‘toûto rispettivamente in hom. LVIII 3,5 e 7,6. Come pre-fisso verbale lo troviamo con le seguenti grafie: hom. LVI 4,4die‘táraxe; 6,4 dia‘prattómenoi; hom. LVIII 2,4 die‘rcómenov; 8,2die‘pláttontw. Il sostantivo diaforá viene scritto due volte, hom. LVI5,1 e 5,2, dia‘forâ. Troviamo questa grafia anche quando diá è seguitoda articolo: hom. LVIII 4,3 diátav. Manca il segno di elisione in hom.LVI 1,3 dio¡ ; 2,2 dihƒv; 4,3 diwƒ n; 5,10 diúdatov. È priva di accento inhom. LVI 3,1 dia toûtwn; 5,7 dia tñv; hom. LVIII 4,4 dia ‘Iezekihl; 6,9dia tou.

56 Maximi Confessoris Mystagogia, ed. CH. BOUDIGNON, Turnhout, 2011 (CCG, 69), p. CL-XXXII e n. Ho rilevato la forma elisa ou’c’ in una pergamena rinvenuta di recente come foglio diguardia in un volume del XVII/XVIII secolo conservato nel seminario di Gerace, nello specifico

nella prima colonna della metà inferiore del f.A, ll. 13-14: ou’c’w‘ v a’porøn. La pergamena, oggettodi studio del prof. Giacomo Oliva, Bibliotecario direttore coordinatore Soprintendenza per i BeniCulturali della Calabria, contenente forse un commento all’orazione 44 di Gregorio di Nazianzo,

pare sia databile al XII secolo (ringrazio vivamente il prof. Oliva per avermi consentito di visio-nare il frammento).

Page 16: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 117

Per il resto l’elisione viene correttamente indicata, fatta eccezioneper hom. LVI 2,5 kaqékaston e hom. LVIII 6,13 aparcñv per a’p’a’rcñv,forse intese come forme unitarie, al contrario di hom. LVI 2,7meq’o√poron in luogo di meqópwron; hom. LVIII 6,9 e‘nt’auºqa al postodi e’ntaûqa.

Errori nella divisione delle parole si evidenziano nei termini conun prefisso pros-: hom. LVI 5,8 prôv o‘dón; 6,5 prôv ágwntev; 8,3 prôvménonta; 8,4 prôv a‘gágeiv; 10,13 prôv kérou; 11,7 prôv meínwmen; hom.LVIII 10,2 prôv kunäsai; e forse in quelli composti con kata-: hom.LVI 5,5 katà krumnäzwntai; 9,4 katà díkhv e 9,7 katà lúsai, sebbenein tutti questi casi non sia possibile a mio avviso stabilire se non sitratti piuttosto di parole con doppia accentazione, magari indicativa diuna particolare intonazione per la lettura a voce alta.

Del resto anche la punteggiatura, piuttosto abbondante e caratteriz-zata dall’uso quasi esclusivo del punto in alto, sembrerebbe funzionalead una lettura a voce alta dei nostri testi. Si è cercato quindi di com-prenderne il senso e di rispettare la fraseologia originaria entro i limiticonsentiti dalla « incompatibilità funzionale tra l’interpunzione medie-vale e la nostra » 57.

Raramente si incontra il punto e virgola, che tuttavia non sembrasvolgere – perlomeno non sempre – la funzione di punto interrogativo.Esso viene ad esempio utilizzato come i nostri due punti in hom. LVI7,3 (légei autw; 58) e 7,9 (o‘ dè;). Indica interrogazione in hom. LVIII2,3. Ove necessario ho integrato io l’interpunzione delle interrogative.

Nonostante prevalga la grafia attica con doppio tau, -tt-, si incontranooccasionalmente forme con doppio sigma, -ss-, che ho mantenuto, ad ec-cezione dei casi in cui compare il medesimo termine, ma con il doppiotau (la lezione del codice è comunque segnalata in apparato).

Laddove in apparato compare l’indicazione ipsa manus correxit,mi riferisco agli interventi di un correttore, forse lo stesso copista, re-lativi quasi sempre all’accentazione.

57 MALTESE, Ortografia d’autore cit. (nota 53), p. 110.58 Dove l’elemento inferiore potrebbe anche rappresentare lo iota sottoscritto del pronome.

Tuttavia, in considerazione del fatto che lo iota, sia ascritto sia sottoscritto, non figura altrove, ri-tengo che il tratto faccia parte del punto e virgola.

Page 17: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE118

OMILIA EIS PARALUTON 59

(LVI Rossi Taibbi)

f. 166r (1) ’Agaphtoí, prókeitai h‘mîn sämeron kaqáper pneumatikæpandaisía h‘ toû qerapeuqéntov e’n tñı probatikñı kolumbäqraı didaskalía,diò tæn perì au’toû u‘póqesin aºnwqen pròv tæn u‘metéran a’gáphne’pítrocon dihghsåmeqa. «Tøı kairøı e’keínwı a’nébh o‘ ’Ihsoûv ei’v

5 ‘Ierosóluma. ¢Esti dè e’n toîv ‘Ierosolúmoiv e’pì tñı Probatikñıkolumbäqra h‘ legoménh ‘Ebraïstì Bhqesdá».

(2) Probatikæ e’légeto h‘ púlh tñv pólewv h‘ katà a’natolàv ou¥sadi’hƒv ei’särconto tà zøıa tà ei’v tòn naòn i‘erourgoúmena. ®Hn dè e’keîsekolumbäqra u√dwr a’eírruton eºcousa, e’n wƒ ı tà e’ndósqia tøn quoménwnzåıwn a’péplunon. aºnwqen dé, pénte stoaì w’ ıkodómhnto tæn kolumbäqran

5 perikalúptousai. Kaq’e√kaston dè kairón, aºggelov tò u√dwr e’keînoe’táratte, toutésti tétrasi kairoîv toû e’niautoû (téssarev gàr oi‘kairoî toû e’niautoû. eºar, qérov, meqópwron kaì ceimån). Eiº tiv ou¥nsunecómenov nóswı tinì prøtov e’n tøı u√dati metà tæn taracæn dienäceto,eu’qùv toû nosämatov a’phllátteto.

(3) ’Allà taûta mèn h¥san i‘storikøv, h‘meîv dè tà dià toútwndhloúmena safhníswmen. ‘H Probatikæ púlh túpov h¥n toû Cristoû toûei’póntov. «e’gœ ei’mí h‘ qúra». próbata dè tà ei’sercómena di’au’tñv oi‘pisteúontev au’tøı perì wƒ n fhsí. «tà próbata tà e’mà tñv fwnñv mou

5 a’koúei». h‘ kolumbäqra dè tæn toû baptísmatov kolumbäqran ei’kónizene’n hƒ ı o‘ r‘úpov tøn a‘martiøn a’poplúnetai.

(4) Tív dè o‘ aºggelov o‘ tò u√dwr taráttwn; Tò Pneûma tò çAgion,tò a‘giázon tò u√dwr tò toû baptísmatov. oi‘ téssarev dè kairoì tøn

1.4-6 Joan. 5,1-2 3.3 Joan. 10,7 3.4-5 Joan. 10,27

1.3 dio¡ cod. 1.6 bhdêsdà cod. 2.2 hªn de cod. 2.3 quo‘ménwn cod. 2.5 kaqékaston cod.2.6 toûtésti cod.tetrási cod. 2.7 meq’o√poron cod.eiƒ thv cod. 2.8 die‘näceto cod. 3.1diatoûtwn cod. 3.3 e‘gø h‘mí cod. 3.4 peri wª n fhsí cod. 4.1 tñv dè cod.tarásson cod.

59 Ff. 166r-167v. In margine superiore f. 166r titulus: toû autou o‘milía ei’v ton parálutonkefálewn kata Iwannhn lh’; in margine inferiore: lógov mb’.

Page 18: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 119

tessárwn eu’aggelíwn h¥san dhlwtikoí, di’wƒ n tæn oi’kouménhn tòkärugma dietáraxe. ai‘ dè pénte stoaì tàv pénte ai’sqäseiv h’níttonto

5a¡v kaqaírei tò báptisma.(5) Trittä de h¥n h‘ diaforà tøn qerapeuoménwn, tufløn, cwløn kaì

xhrøn, e’peidæ kaì trittæ h‘ diaforà tøn nosoúntwn katà yucän. Oi‘ mèngàr perì tæn pístin mónhn tuflåttousan w‘ v a’ómmatoi oºntev kaìa’näkooi kaì tñı tuflåsei tñv a’gnwsíav e’n toîv krhmnoîv kaì baráqroiv

5katakrhmnízontai. kaì w√ sper tò u√dwr e’keîno toùv lepidoûntavo’fqalmoùv kateleúkainen kaì o‘dopoieî e’n gñı eu’qeíaı tòn aºnqrwpon,ou√twv tò u√dwr tò toû baptísmatov dià tñv cáritov toû ‘AgíouPneúmatov tàv e’ktuflwttoúsav yucàv o’mmatízei, o‘dopoiòn prósodontæn swtärion, kaqà fhsì Cristòv e’n eu’aggelíwı. «o√stiv ou’ mæ

10a’nagennhqñı di’u√datov kaì pneúmatov, ou’ mæ ei’sélqhı ei’v tæn basileíantoû Qeoû».

(6) Oi‘ dè pistoì o’nomazómenoi perì tà kalà eºrga cwleúousin,o’knízontev kaì a’meloûntev [tàv] tøn e’kklhsiøn sunáxewn, skopoúmenoitæn eu’hmerían toû såmatov. Xhroì dè ei’sìn oi‘ mäte o’rqøv pisteúontev,mäte tà tñv a’retñv eºrga diaprattómenoi, kaì a’kínhtoi pròv tæn

5praktikæn a’retæn diólou proságontev. Diatí de eiƒv e’qerapeúetomónov, o‘ prøtov ei’siœn ei’v tò u√dwr metà tæn taracän; ’Epeidæ e√nbáptisma e’stì kaì ou’ pleíona ei’v aºfesin a‘martiøn.

(7) ’All’iºdwmen kaì tà tñv i‘storíav a’kólouqa. « ®Hn dè e’keîaºnqrwpov triákonta kaì o’ktœ eºth eºcwn e’n tñı a’sqeneíaı. Toûton i’dœn o‘’Ihsoûv katakeímenon, légei au’tøı. qéleiv u‘giæv genésqai;». Skópei moia’gaphtè tæn toû a’nqråpou u‘pomonän, pósouv crónouv diémeine karterøn,

5kaì <e’n>taûqa paraleluménov, kaì ou’k eºcwn tinà u‘pourgoúnta kaìtæn nóson koufízonta. Diatoûto kaì o‘ Swtär, pántav toùv aºllouvu‘perbáv, e’p’e’keînon h¥lqen tòn paraleluménon kaì a’prostáteuton.

f. 167rKaì prøton mèn dókimon au’toû poieîtai tñv u‘pomonñv, kaì fhsí. «Qéleivu‘giæv genésqai;», o‘ dé. «Kúrie, aºnqrwpon ou’k eºcw i√na o√tan taracqñı

10tò u√dwr bálhı me ei’v tæn kolumbäqran».

5.9-11 cfr. Joan. 3,5 7.1-3 cfr. Joan. 5,5-6 7.9-10 Joan. 5,7

4.4 die‘táraxe cod.stòaì cod. 5.2 kàtà cod. 5.3 peri tñn cod.wƒ v cod.oºntav cod. 5.5 katàkrumnäzwntai cod.øspér cod.lèpidoúsav cod. 5.6 kàteleûkenen cod. 5.7 dia tñv cod. 5.8 prôvo‘dón cod. 5.9 kaqa fhsí cod. 5.10 a‘nagennhqeî cod.diúdatov cod.ouƒ cod.ei‘sélqei cod.6.1 peri tà cod. 6.2 tàv delevi [cfr. PG 132,1073]skòpoúmenoi cod. 6.3 dè ei‘sín cod. 6.4dia‘prattómenoi cod.prôv tñn cod. 6.5 prôv ágwntev cod. 6.6 mètà tñn tàracñn cod. 6.7bápthsma e√sti cod. 7.2 trìákonta cod. 7.5 kaì taûta cod. 7.6 diatoúto cod. 7.8 poiei√taicod. 7.10 bálei cod.

Page 19: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE120

(8) ¢Akouson a‘ploïkoû hºqouv fwnän. Ou’k e’duscérane pròv tæne’råthsin, ou’k ei¥pe. «Tí légeiv aºnqrwpe; o‘râıv me paraleluménontriákonta o’ktœ eºth e’nqáde prosménonta, kaì w√ sper e’peggeløn tænu‘póyucrón moi taúthn prosagághıv e’råthsin. Qéleiv u‘giæv genésqai;».

5 ou’dèn toioûton ei¥pen aºnqrwpov. «Ei’ gàr <ou’k> aªn e’boulómhn, ou’kaªn h’rcómhn e’ntaûqa». ’All’o‘ Kúriov a’nexikákwv kaì práwv e’perwtâıkaì ouƒtov e’n tapeinóthti kaì a’qumíaı pròv tæn peûsin a’pokrínetai.

«Kúrie, aºnqrwpon ou’k eºcw i√na o√tan taracqñı tò u√dwr bálhı me ei’vtæn kolumbäqran».

(9) ‘O Kúriov ou¥n i’dœn au’toû tæn praóthta peritémnei au’toû tòncrónon tñv kolásewv. ¢Emelle gàr tessarákonta eºth kolasqñnai (kaìgàr kaì o‘ nómov tessarákonta plhgaîv e’kólaze tòn a‘martánonta),a’ll’o‘ Kúriov despóthv wª n toû nómou a’polúei tñv katadíkhv tòn

5 aºnqrwpon, kaì fhsí. « ®Aron tòn krábattón sou kaì peripátei».Pálin e’ntaûqa skópei tò toû paralútou u‘päkoon. ou’k ei¥pe. «Tív e’stìnouƒ tov o‘ keleúwn me genésqai paránomon kaì katalûsai tò sábbaton,kaì bástagma a¥ rai, o√per o‘ nómov e’kålusen;», a’llà qarräsav eu’qùv tñıdunámei toû e’pitáxantov, a’naphdäsav aiºrei tòn krábatton, kaì

10 a’nempodístwv e’bádize. Kaì a’neplhroûto ei’v au’tòn tò profhtikón.

«tóte a‘leîtai w‘ v eºlafov o‘ cwlóv».(10) <...> e’peidæ dè h’gnóei tòn tæn u‘geían au’tøı carisámenon.

«Eu‘rískei au’tòn e’n tøı i‘erøı kaì légei au’tøı. iºde u‘giæv gégonav, mhkétia‘mártane, i√na mä ti ceîron ei’v sè génhtai». Tinèv dè kakøv tò r‘htòntoûto noäsantev, fasì gàr w‘ v ouƒ tov h¥n o‘ parálutov o‘ r‘apísav tòn

f. 167v 5 Kúrion, o√te parístato tøı a’rciereî krinómenov, kaì diatoûto ei¥pen au’tøımhkéti a‘mártane. ¢Esti dè yeudæv o‘ lógov ouƒtov kaì kakoplástoudianoíav e’feúrema. ‘O gàr tóte r‘apísav tòn Kúrion, Málcov h¥n,ouƒ tò w’ tíon o‘ Pétrov a’pékoyen. ouƒtov dè eu’gnåmwn h¥n kaì pistóv.’Allà tò mæ a‘mártane deîxiv e’stìn w‘ v e’k tøn a‘martiøn h‘møn pollákiv

10 e’pisumbaínousi tà nosämata. deiknúei dè a’lhqñ ei¥nai kaì tænméllousan géennan. Légei ou¥n mhkéti a‘mártane i√na mæ tñı melloúshıkolásei paradoqñıv, o√per ceîron e’stì tñv proskaírou taúthvkolásewv.

9.2-3 cfr. Deut. 25,3 9.5 Joan. 5,8 9.11 Isa. 35,6 10.2-3 Joan. 5,14 10.4-5 cfr. Joan.18,22 10.7-8 cfr. Joan. 18,10

8.1 a‘plofikoû cod. 8.2 ouƒk cod. 8.3 prôv ménonta cod. 8.4 prôv a‘gágeiv cod.h‘gihv cod. 8.5 toiouƒtoncod.eiƒ gàr aªn cod.ouƒk cod. 8.6 e‘nqaûqa. cod. 8.8 taracqeî cod.bálei cod. 9.3 tessárakonta ipsamanus corr. cod.èkólaze cod. 9.4 dèspóthv cod.katà díkhv cod. 9.5 sou ton krábatton cod. 9.6u‘píkouon cod.tñv e‘stín cod. 9.7 katàlúsai cod. 10.1 lacunam statui 10.2 mækéti cod. 10.3 i√na mh ticod. 10.5 diatoúto cod. 10.9 deíxhv e‘stîn cod. 10.12 ceíron ésti cod.prôv kérou cod.

Page 20: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 121

(11) Kaì h‘meîv ou¥n a’delfoí, ei’ tñı kolumbäqraı tøn dakrúwn tñvmetanoíav e’gkarteräsomen, kaºn parálutoi e’smèn tàv dunámeiv tàvyucikàv, e’pistäsetai h‘mîn o‘ toû Qeoû lógov kaì keleúsei a¥ rai tònkrábatton (krábattov dè tñv yucñv tò søma e’stí) kaì peripateîn tøn

5a’retøn tæn o‘dón, kaºn sábbaton kaì a’rgían eºcwsin e√teroi. ’All’h‘meîvou’k a’rgäsomen toû tà kalà eºrga poieîn. metà dè tò a’nastñnai tøn paqønprosmeínwmen kaì h‘meîv e’n tøı i‘erøı, hºgoun tæn e’kklhsían. hºn, e’reî kaìpròv h‘mâv o‘ Kúriov mhkéti a‘mártane, a’ll’e’rgázou tà qeáresta eºrga,a’gáphn eºce pròv tòn plhsíon, e’lehmosúnhn pròv toùv deoménouv,

10sumpáqeian pròv toùv ptaíontav, tapeínwsin pròv pántav, timænpròv toùv u‘perécontav. prò pántwn dè tòn toû Qeoû fóbon, kaì tòmemnñsqai a’eì tò foberòn logoqésion, e’n wƒ ı e’tasqäsontai tà eºrgah‘møn.

Ei’ gàr kaløv e’ntaûqa e’speíromen, met’eu’frosúnhv e’keî qerísomen.

15oi‘ gàr speírontev e’n dákrusi, e’n a’galliásei a’roûsi tà drágmata tñvbasileíav tøn ou’ranøn, hƒv a’polaúsaimen a√pantev e’n Cristøı ’Ihsoû, wƒ ıdóxa kaì krátov ei’v toùv ai’ønav tøn ai’ånwn a’mñn.

11.1 eiƒ th cod.dàkrúwn cod. .2 e‘gkarteräswmen cod.esmèn cod. 11.4 sóma e‘stí cod. 11.7prôv meínwmen cod.e‘klhsían: cod. 11.8 qèáresta cod. 11.9 e‘leh‘mosúnhn cod.daíoménouv cod.11.10 sùmpáqeian cod.tàpeínwsin cod. 11.12 a‘eiƒ cod.etàsqeíswntai cod.

Page 21: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE122

OMELIA PER LA DOMENICA DEL PARALITICO

(1) Carissimi, oggi ci viene proposto, come magnifico banchettoper lo spirito, l’insegnamento di colui che fu guarito nella Piscina del-le Pecore. Per amore vostro ripercorriamo dunque rapidamente la suastoria dall’inizio: « In quel tempo Gesù andò a Gerusalemme. Qui esi-ste, presso la Porta delle Pecore, una piscina chiamata in ebraicoBethesdà ».

(2) “Porta delle Pecore” veniva chiamata la porta della città postaad Oriente dalla quale entravano le bestie destinate ai sacrifici nelTempio. Lì si trovava una piscina dove scorreva continuamente acqua,nella quale lavavano le viscere degli animali sacrificati. Inoltre, eranostati costruiti al disopra cinque portici, a copertura della piscina. Ognistagione un angelo ne agitava le acque, vale a dire, nelle quattro sta-gioni dell’anno. Quattro, infatti, sono le stagioni dell’anno: primavera,estate, autunno e inverno. Se dunque qualcuno, affetto da una qualchemalattia, vi nuotava per primo dopo che l’acqua era stata agitata, subi-to veniva guarito.

(3) Ma questo è il senso letterale. Chiariamo invece ciò che attra-verso queste parole ci viene detto. La Porta delle Pecore rappresentaCristo, il quale ha detto « io sono la porta »; il gregge che la attraver-sa sono coloro che credono in Lui, riguardo cui Egli dice: « le mie pe-core ascoltano la mia voce »; la piscina è poi immagine del fonte bat-tesimale in cui viene lavata la macchia dei peccati.

(4) Ma cosa rappresenta l’angelo che agita l’acqua? Lo SpiritoSanto, colui che santifica l’acqua battesimale. Le quattro stagioni stan-no invece ad indicare i quattro Vangeli, tramite i quali l’Annuncio hascosso l’Universo; i cinque portici alludono ai cinque sensi che vengo-no purificati dal battesimo.

(5) Ad essere guariti erano tre diversi tipi di malati: ciechi, zoppi eparalitici, poiché tre sono i mali che affliggono l’anima. I primi infatti,per il fatto di nutrire una fede cieca sono ciechi e ignoranti, e per lacecità dell’ignoranza cadono nei precipizi e nei baratri. E come quel-l’acqua puliva occhi che erano coperti di squame e guidava l’uomo in

Page 22: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 123

terra piana, così l’acqua del battesimo, per la Grazia dello Spirito San-to restituisce la vista alle anime cieche ed apre la via della salvezza,secondo quanto dice Cristo nel Vangelo: « chi non sarà rigeneratonell’acqua e nello Spirito neppure entrerà nel regno di Dio ».

(6) Invece i sedicenti uomini di fede zoppicano quanto a buoneopere, sono indolenti e trascurano le adunanze religiose, occupandosidel benessere fisico. Mentre i paralitici sono coloro i quali né possie-dono una fede retta né compiono azioni virtuose, e trascorrono l’interaesistenza senza accostarsi alla virtù pratica. Ma perché solamente unootteneva la guarigione, colui che per primo si immergeva nell’acquadopo che essa era stata agitata? Poiché uno solo è il battesimo, e nondi più, per la remissione dei peccati.

(7) Ma consideriamo il prosieguo del racconto: « Si trovava là unuomo che da trentotto anni era malato. Vedendolo disteso Gesù gli di-ce: vuoi guarire? ». Considera, carissimo, la sua pazienza, quanti anniera stato perseverante, colà paralizzato, senza nessuno che lo aiutassee desse sollievo alla malattia. Anche per questo il Salvatore, oltrepas-sati tutti gli altri, andò da lui che era paralizzato e senza un protettore.E per prima cosa mette alla prova la sua pazienza e dice: « Vuoi gua-rire? », e quello: « Signore, io non ho nessuno che mi immerga nellapiscina quando l’acqua si agita ».

(8) Ascolta la voce di un carattere semplice. Non si è infastiditodinanzi alla domanda, né ha detto: « Che dici, amico, non vedi che datrentotto anni sono paralizzato e sto qui ad aspettare e quasi a prender-ti gioco di me mi rivolgi a freddo questa domanda: Vuoi guarire? »,né quel tale ha detto qualcosa del tipo: « Se non avessi voluto, non sa-rei venuto qui ». Ma il Signore aveva rivolto la sua domanda in ma-niera pacata e gentile ed egli, abbattuto e scoraggiato, aveva risposto:« Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quandol’acqua si agita ».

(9) Il Signore dunque, vedendo la sua mitezza, riduce la duratadella sua pena, che era in effetti prossima ai quaranta anni. Difatti lalegge punisce il colpevole con quaranta frustate. Ma il Signore, che èil padrone della legge, libera l’uomo dalla condanna, e gli dice:« prendi il tuo giaciglio e va’ ». Considera qui, di nuovo, l’obbedienzadel paralitico. Non ha detto: « Chi è costui che mi dice di andare con-tro la legge ed infrangere il Sabato sollevando un peso, cosa che lalegge proibisce? », ma, fidatosi immediatamente dell’autorità di Coluiche gli aveva dato l’ordine, balzato in piedi solleva il lettuccio e pren-

Page 23: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE124

de a camminare senza alcuna difficoltà. Così si compivano in lui leparole del profeta: « allora lo zoppo salterà come un cervo ».

(10) <...> Ma egli ignorava chi fosse colui che gli aveva donato lasalute. « Lo trova [Gesù] nel Tempio e gli dice: ecco, sei guarito. Nonpeccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio ». Alcuni però,interpretando male queste parole, dicono che costui era il paraliticoche aveva schiaffeggiato il Signore quando venne interrogato al co-spetto del sommo sacerdote, e perciò gli avrebbe detto « non peccarepiù ». Questo discorso tuttavia è falso ed è invenzione di una mentedistorta. Infatti colui che schiaffeggiò il Signore era il Malco a cuiPietro aveva tagliato l’orecchio. Questi invece era buono ed era cre-dente. Le parole « non peccare » indicano invece che spesso le ma-lattie derivano dai nostri peccati e mostrano che è vera anche la futuraGeenna. Dice dunque « non peccare più » affinché tu non sia conse-gnato alla punizione futura, che è peggio di questa temporanea puni-zione.

(11) Così anche noi fratelli, se saremo perseveranti nella piscinadelle lacrime del pentimento, anche se siamo paralizzati nelle forzedello spirito, la Parola di Dio si leverà su di noi e ci ordinerà di solle-vare il letto – il letto dell’anima è il corpo – e di incamminarci per lastrada delle virtù, anche se è sabato e gli altri oziano. Noi invece nontardiamo a fare del bene, ma dopo esserci risollevati dalla sofferenza,aspettiamo anche noi nel Tempio, vale a dire in chiesa: ecco, anche anoi il Signore dirà « non peccare più », ma compi opere gradite aDio, ama il tuo prossimo, fai l’elemosina ai bisognosi, abbi compas-sione per coloro che sbagliano, sii umile con tutti, rispetta i superiori.Prima di tutto però sii timorato di Dio e ricorda sempre il temibilegiudizio in cui verranno esaminate le nostre azioni. Se infatti in questavita abbiamo seminato bene, con gioia mieteremo nell’altra. Coloro in-fatti che seminano nelle lacrime, nella gioia leveranno i covoni delRegno dei Cieli, del quale possiamo tutti noi godere in Cristo Gesù, aLui la gloria e la forza nei secoli dei secoli, amen.

Page 24: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 125

OMILIA EIS TON TUFLON 60

(LVIII Rossi Taibbi)

f. 168r(1) Tekmaíromai tæn katà Qeòn u‘møn prokopän, w¥ qeofiléstatesúlloge, e’k toû proqúmwv u‘mâv sunelqeîn ei’v tæn súnaxin. çWsper gàrgewrgòv eu’qalñ blépwn tæn aºrouran, crhstaîv e’lpísin e’ktréfetai,ou√twv e’gœ tñı kat’a’retæn u‘møn prokopñı e’peufraínomai, kaì pròv tæn

5didaskalían proqumóterov gínomai. Toigaroûn tàv eu’aggelikàv fwnàvei’v méson proqémenoi, tò qaûma toû e’k genetñv tufloû e’xetáswmen.

(2) «Tøı kairøı e’keínwı parágwn o‘ ’Ihsoûv, ei¥den aºnqrwpon tuflòne’k genetñv. kaì h’råthsan au’tøı oi‘ maqhtaí. r‘abbí, tív h√marten;».Filopeustäswmen toîv i‘eroîv e’xetastaîv. póqen parágwn o‘ ’Ihsoûv; ’Ektoû i‘eroû e’xercómenov kaì tàv r‘úmav tñv pólewv diercómenov, kaì tòn

5tuflòn w‘ v e’n paródwı qeåmenov. ¢Ekqamboi dè oi‘ maqhtaì gegónasin,e’peidæ ouºte toùv túpouv ei¥ce tøn o’fqalmøn, ouºte o‘lkoúv, ouºtebléfara. a’ll’w√ sper métwpon h¥n aºcri tøn muktärwn tò próswpon.

(3) ’Ephråthsan ou¥n tòn Kúrion. «didáskale, tív h√marten, ouƒtovhª oi‘ goneîv au’toû i√na tuflòv gennhqñı;». Dokeî dè h‘ e’råthsiv aºtopov. pøvgàr mäpw gennhqeìv h√marten; ’Allà h‘ eºnnoia toû r‘htoû toútoutoioútwv eºstai. aºra ouƒtov eºmelle genésqai a‘martwlòv kaì kákistov,

5kaì diatoûto proeidœv o‘ Qeòv parecårhsen tuflòn gennhqñnai au’tón, hªtøn gonéwn a‘marthsántwn o‘ paîv tetimårhtai, w‘ v tò «patérev fágwsitoùv o’mfákouv kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn mwdiáswsi».

(4) Tí ou¥n o‘ Swtær a’pekrínato; «Ouºte ouƒtov h√marten ouºte oi‘goneîv au’toû», i√na tuflòv gennhqñı. Ouƒtov mèn ou’c h√marten. ou’ gàr h¥n

2.1-2 Joan. 9,1-2 3.1-2 Joan. 9,2 3.6-7 cfr. Jerem. 31,29; Ezech. 18,2 4.1-2 Joan. 9,3

1.3 gew‘ rgôv cod. 1.4 pròkopñ cod. 1.5 didàskalían cod.tí gàr ou¥n cod. 1.6 gennhtñv cod.2.1 tùflôn cod. 2.2 gennhtñv cod.ràbbä cod. 2.4 die‘rcómenov cod. 2.6 o√lkouv cod. 3.1 tñvcod. 3.2 døkeî cod.atopov] áprepov supra lineam 3.3 toûtou ipsa manus corr. 3.4 toì ou√twvcod. 3.5 dia‘toûtw proi‘døv cod. 3.7 a√mfakouv cod. 4.1 ou√tôv cod. 4.2 ou‘c’h√marten

60 Ff. 168r-169v. F. 167v titulus: toû au‘toû o‘milia eiv ton tuflôn euaggelion kata ‘Iwánnhnkefallewn pq’. F. 168r in margine superiore: + lógov mg’.

Page 25: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE126

prò toû gennhqñnai, ouºte dià tàv a‘martíav tøn gennhtórwn e’técqha’ómmatov (fhsì gàr o‘ Qeòv dià ’Iezekiäl. ou’k’a’poqaneîtai ui‘òv e√neken

5 patróv, a’llà yucæ h‘ a‘martánousa, au√th a’poqanoûsa), «a’ll’i√naf. 168v fanerwqñı tà eºrga toû Qeoû e’n au’tøı». w‘ risménon gàr h¥n i√na doxasqñı o‘

ui‘òv toû Qeoû e’k toû a’nabléyai au’tón, kaì fanerà génhtai pâsa h‘toútou a’ätthtov dúnamiv.

(5) «’Emè deî e’rgázesqai tà eºrga toû pémyantóv me, e√wv h‘mérae’stín. eºrcetai nùx o√te ou’deìv dúnatai e’rgázesqai». ‘Hméran o’nomázeitòn parónta kairón, núkta dè tòn méllonta. çWsper gàr h‘ mènh‘méra e’rgasíav e’stín, h‘ dè nùx e’rgasíav kaì h‘sucíav, ou√twv h‘

5 paroûsa zwæ e’rgasíav e’stìn a’retñv hª kakíav. o‘ dè méllwn ai’ån,aºpraktov kakíav hª a’retñv. Tína dé e’sti tà toû Cristoû eºrga kaì toûpémyantov au’tón; Tufloì o’mmatoúmenoi, parálutoi a‘rmozómenoi,nekroì e’geirómenoi, daímonev e’launómenoi, leproì kaqairómenoi,nósoi fugadeuómenoi. taûta tà eºrga tñv qeíav dunámewv.

(6) «Kaì toûto ei’pœn eºptusen camaì kaì e’poíhse phlòn kaìe’pécrisen au’toû toùv o’fqalmoúv. kaì ei¥pen. u√page níyai ei’v tònSilwám». Tínov e√neken ou’ r‘ämati mónwı, hª ceiròv e’pafñı, tòn tuflòno’mmatoî, w√ sper e’n toîv aºlloiv e’poíhse; Toùv mèn gàr dúo tufloùv

5 a’nébleyen a‘yámenov au’tøn, tòn dè Bartimaîon i’ásato ei’pœn mónona’nábleyon. e’ntaûqa dè phlòn plásav e’péqhken. ¢Estin e’ntaûqadiaporñsai. diatí mä lógwı mónwı kaì o‘rmñı toû qelämatov, w‘ v proéfhmen;’Epeidæ e’n e’keínoiv h¥san mèn tøn ai’sqhthríwn tà oºrgana, mónon dètò føv eºlipen. o√per dià toû lógou kaì tñv a‘fñv e’carísato. ’Entaûqa dè

10 creía h¥n próteron diaplásai tà tøn oºyewn ai’sqhtäria. toùv citønav,tà u‘grá, toùv o‘lkoúv, tñn eºswqen kórhn, tà o’ptikà neûra, tàbléfara, tàv o’frúav. Taûta ou¥n pánta pláttei phlourgøn e’k tñv gñvkaì toû ptúsmatov. plæn dè deiknúwn o√ti au’tòv e’stìn o‘ a’p’a’rcñv e’kgñv plastourgäsav tòn aºnqrwpon.

f. 169r (7) Diatí de ou’k eu’qùv au’tòn e’qerápeusen a’ll’ei’v tònSilwàm níyasqai e’xapésteilen; çIna gumnáshı tæn pístin au’toû, kaìi√na polloì a’kolouqäsantev kaì o‘røntev, márturev toû qaúmatoveºsontai, kaì kat’aºllon dè lógon. i√na mätiv nomíshı w‘ v h‘ fúsiv

4.5 Ezech. 18,4; cfr. Phil. Cer. II 7 4.5-6 Joan. 9,3 5.1-2 Joan. 9,4 6.1-3 cfr. Joan. 9,6-7 6.4-5cfr. Mat. 9,27-31 6.5-6 cfr. Mar. 10,46-52 6.13-14 cfr. Gen. 2,7

4.3 dia‘tàv cod. 4.4 a‘o√mmatov cod.ou‘k’a‘poqanätai cod. 4.5 a’poqaneîtai Ezech. 4.8 aei√tthtov cod.5.2 e‘stñn cod 5.4 a‘rgasíav ... a‘rgasíav cod. 5.8 nèkroî cod.lèproî cod. 6.6 éstin cod. 6.9 dia toucod.e‘nt’auºqa cod. 6.13 ptúmatov cod.aparcñv cod. 7.2 gumnásoi cod. 7.4 míthv cod.nomísei cod.

Page 26: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 127

5e’keínhv tñv gñv e’x hƒv e’poíhse tòn phlòn toiaúthn ei¥ce tæn dúnamin.

diatoûto keleúei tòn phlòn a’poplûnai tøı u√dati.(8) ¢Apeisi goûn o‘ tuflóv, kaì tòn coûn a’peníyato, kaì eu’qúv, wº

toû qaúmatov, o’fqalmoì eu’eideîv diepláttonto, eºswqen tøn blefarídwntøı kállei e’napostílbontev, aºnwqen dè h‘ o’frùv kukloterøv tàvmarmarugàv tøn o’fqalmøn periéskepe, kaì o‘ prìn tñı bakthríaı 61 tàv

5o‘doùv yhlaføn, u‘péstrefe caírwn kaì blépwn kaì doxázwn tònau’tòn o’mmatåsanta.

(9) ’All’oi‘ tuflåttontev toû fqónou farisaîoi kaì grammateîv,a’koúsantev tò qaûma kaì au’tòn i’dóntev tòn a’nabléyanta, kaì toùvgoneîv au’toû e’rwtäsantev kaì plhroforhqéntev ou’ mónon ou’ke’písteusan ou’dè e’qaúmasan, a’llà kaì pròv loidoríav tàv miaràv

5au’tøn glåssav h’kónhsan. e’peidæ gàr sábbaton h¥n o√te tò shmeîone’poíhsen, eºlegon. «ouƒtov o‘ aºnqrwpov ou’k eºstin parà Qeoû, o√ti tòsábbaton ou’ threî».

(10) Ei¥dev baskanían kaì parafrosúnhn. déon e’kplagñnai kaìproskunñsai kaì Qeòn o‘mologñsai tòn toioûton qaûma teratourgäsanta.’All’ou’k eiºwqen o‘ fqónov o‘mologeîn tæn a’läqeian. toigártoi o‘ mèni’aqeìv e’kärutte tò gegonóv, kaì profäthn w‘ mológei tòn Kúrion, oi‘ dè

5sunecøv e’púqonto pøv a’néwıxe toùv o’fqalmoùv toû tufloû,sunelaúnontev au’tòn e’v tò aºlla kaì aºlla ei’peîn a’lläloiv a’súmfwna,w‘ v aªn e’k toútou w‘ v yeudèv tò qaûma e’pikalúywsin. ’All’o√ pote

f. 169vtuflòv tà au’tà metà parrhsíav e’fqéggeto, e√wv u‘pò tñv baskaníava’gcómenoi e’xébalon au’tòn eºxw.

(11) Ei¥den ou¥n au’tòn o‘ ’Ihsoûv kaì ei¥pen au’tøı. «sù pisteúeiv ei’vtòn ui‘òn toû Qeoû». çOte hºkousen o‘ Swtär o√ti a’ntésth toîvfarisaíoiv kaì w‘ mológhse tæn a’läqeian, tóte a’pefänato. ou’ke’rwthmatikøv, a’ll’a’pofantikøv, ou√twv ei’pån. oºntov sù pisteúeiv ei’v

5tòn ui‘òn toû Qeoû. ei’ mæ gàr e’písteuev ou’k aªn e’martúrhsav. ‘O dè w‘ v

9.4-5 cfr. Ps. 63,4 9.6-7 Joan. 9,16 11.1-2 Joan. 9,35 11.4-5 Joan. 9,36

7.5 tæ auºthn cod. 7.6 dia‘toûto cod.kèlébei cod. 8.2 die‘pláttontw cod. 8.3 e‘napostîlbwntacod. 8.4 màrmarugàv cod.perie√skepte cod. 9.4 mia‘ràv cod. 9.6 ou‘k ésthn cod. 10.1bàskanían cod. 10.2 prôv kunäsai cod.tiou√ton cod. 10.3 toîgártoi cod. 10.4 i‘aqeíov cod.10.5 e’púqonto] e‘kúritte ipsa manus erasit et e‘púqonto scripsit 10.7 epìkalúywsin cod.a‘ll’o’

potè cod. 11.3 ou‘k’ cod. 11.5 ou‘k’ cod.

61 Supra tæ bakthría crux: in mg. a√po koún bal(øn) alia manus scripsit.

Page 27: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE128

dediyhkœv i’deîn au’tòn a’pekrínato. «kaì tív e’sti Kúrie;». Tóte ou¥nau’tòv e‘autòn faneroî kaì fhsí. «kaì e‘årakav au’tòn kaì o‘ laløn metàsoû eºstin».

(12) ’Enteûqen e’légcetai o‘ katáratov Nestóriov, aºllon ei’pœn tònui‘òn toû Qeoû kaì aºllon tòn ui‘òn tñv Maríav. Ei’pœn gàr o‘ Swtär.

pisteúeiv ei’v tòn ui‘òn toû Qeoû, e’piférei o√ti e‘årakav au’tón. çWste o¡ne‘åra tóte o‘ tuflòv aºnqrwpon, o‘ au’tòv h¥n kaì ui‘òv toû Qeoû.

(13) Génoito dè kaì h‘mâv qerapeuqñnai toùv o’fqalmoùv tñv yucñvkaì fwtisqñnai fwtismòn gnåsewv, w√ ste kaqarøv o‘rân kaì bhmatízein tænaºmwmon o‘dòn toû Cristoû, kaì diaperânai pâsan h‘møn tæn zwæn e’n písteikaì a’gáphı kaì e’lehmosúnhı kaì toîv loipoîv a’gaqoîv eºrgoiv e’n oiƒv

5 caírei Cristòv o‘ Qeòv h‘møn wƒ ı prépei dóxa, timä kaì krátov ei’v toùvai’ønav a’män.

11.7-8 Joan. 9,37

11.6 tñv e‘sti cod. 11.7 meta cod. 11.8 e‘stín ipsa manus corr. 12.3 e‘w√ rakav cod. 13.2fwtñsqúnai cod.fwtismòn] -qúnai ipsa manus erasit et -môn scripsit 13.4 e‘leh‘mosúnh cod. 13.5caíroi cod.

Page 28: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 129

OMELIA PER LA DOMENICA DEL CIECO NATO

(1) Riconosco i vostri progressi nella fede, assemblea a Dio assaicara, dalla sollecitudine con cui siete convenuti alla celebrazione. Co-me infatti il contadino nutre nel cuore buone speranze nel vedere icampi in fiore, così io mi rallegro per i vostri progressi nella virtù, emi dispongo con sollecitudine all’ammaestramento. Perciò, poniamo alcentro della nostra attenzione le parole del Vangelo ed esaminiamo ilmiracolo del cieco nato.

(2) « In quel tempo Gesù, passando, vide un uomo che era ciecodalla nascita. Lo interrogarono allora i discepoli: Rabbì, chi ha pec-cato? ». Moriamo dalla voglia di chiedere a coloro che indagano leSacre Scritture: da dove veniva Gesù? Veniva dal Tempio e percorre-va le vie della città, e vide il cieco mentre era per strada. I discepolidal canto loro rimasero attoniti poiché quello non aveva né la formadegli occhi, né le orbite, né le palpebre, ma il suo volto era come se lafronte arrivasse sino alle narici.

(3) Interrogarono dunque il Signore: « Maestro, chi ha peccato,costui oppure i suoi genitori, perché nascesse cieco? ». La domandapuò sembrare assurda: infatti, come avrebbe potuto peccare se non eraancora nato? Ma il senso di queste parole è qualcosa del tipo: costuisarebbe divenuto un malvagio peccatore e per questo motivo Dio, inprevisione di ciò, ha lasciato che nascesse cieco; ovvero il figlio è sta-to punito per le colpe dei genitori, secondo il detto i padri hannomangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati.

(4) Che cosa, dunque, ha risposto il Salvatore? « Né questi ha pec-cato, né i suoi genitori, perché nascesse cieco » – questi non ha pec-cato: non era possibile, difatti, prima che nascesse; né è nato cieco acausa dei peccati dei genitori (dice infatti Dio per bocca di Ezechiele:non morirà il figlio a causa del padre, ma « l’anima che ha peccato,quella morirà ») – « ma affinché si manifestassero in lui le opere diDio ». Così infatti era stato stabilito affinché venisse glorificato il Fi-

Page 29: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE130

glio di Dio per il fatto che quello aveva riacquistato la vista e divenis-se manifesta tutta la sua invincibile potenza.

(5) « Io devo compiere le opere di Colui che mi ha mandato fin-ché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare ».Chiama giorno il presente, notte invece il futuro. Come infatti il gior-no è delle opere, mentre la notte delle opere e del riposo, così la vitapresente è la possibilità di fare il bene o il male, mentre il futuro èl’impossibilità di compiere del male o del bene. Quali sono le opere diCristo e di Colui che lo ha mandato? Ciechi che recuperano la vista,paralitici risanati, morti resuscitati, spiriti maligni scacciati, lebbrosipurificati, malattie eliminate: queste sono le opere della potenzadivina.

(6) « E detto questo sputò per terra e fece del fango e lo spalmòsugli occhi di quello e disse: va’ a lavarti nella piscina di Siloe ». Perquale motivo ridiede la vista al cieco senza ricorrere alla sola parola otoccandolo con la mano, come aveva fatto con altri? A due ciechi in-fatti donò la vista toccandoli, mentre guarì Bartimeo semplicementedicendo: « che tu veda ». In questo caso invece dopo aver plasmatodel fango glielo pose sugli occhi. Si presenta qui un problema: perchénon con la sola parola e per impulso della volontà, come abbiamo giàdetto? Perché quelli possedevano gli organi sensoriali, mentre manca-va loro la sola luce, ragion per cui Egli compì la grazia attraverso laparola e il tocco. Qui invece era necessario prima di tutto plasmare gliorgani sensoriali della vista: le membrane, i liquidi, le orbite, la pupil-la, i nervi ottici, le palpebre, le ciglia. Plasma dunque tutto ciò impa-stando una fanghiglia fatta di terra e saliva, dimostrando inoltre di es-sere stato Lui, all’origine, a plasmare dalla terra l’uomo.

(7) Ma perché non lo ha guarito subito, ma lo ha invece mandatoa lavarsi alla piscina di Siloe? Per esercitare la sua fede, perché molti,seguendolo e vedendolo, fossero testimoni del miracolo e per un altromotivo: perché nessuno credesse che si trattasse di una proprietà natu-rale di quella terra con la quale aveva realizzato tale fanghiglia. Perquesto motivo gli ordina di lavarsi via il fango con l’acqua.

(8) Il cieco dunque va a lavarsi via la terra e subito – miracolo! –presero forma dei begli occhi, che dalle palpebre luccicavano di bel-lezza, mentre sopra, le ciglia, tutt’attorno, ammiravano lo scintillio de-gli occhi. E quello, che prima andava a tentoni per strada con un ba-stone, se ne tornò che gioiva, vedeva e glorificava colui che gli avevadonato la vista.

Page 30: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 131

(9) Ma i farisei e gli scribi, accecati dall’invidia, dopo avere uditodel miracolo, aver constatato che quello vedeva, avere interrogato isuoi genitori ed avere preso ogni informazione, non solo non credette-ro né provarono meraviglia, ma anzi affilarono le loro empie lingue albiasimo. Poiché infatti era sabato quando compì il miracolo dicevano:« Quest’uomo non viene da Dio poiché non osserva il sabato ».

(10) Considera la malignità e la stoltezza. Si deve essere presi da ti-more, prostrarsi e riconoscere che Dio ha compiuto un simile miracolo,ma l’invidia non è solita ammettere la verità. Perciò, mentre l’uno, guari-to, gridava in giro quanto accaduto e testimoniava che il Signore era unprofeta, gli altri continuavano a chiedere come avesse fatto ad aprire gliocchi al cieco e spingevano quello a dire una cosa e poi un’altra, in con-traddizione tra loro, per potere in questo modo nascondere, come falso, ilmiracolo. Ma colui che prima era cieco proclamava con franchezza lestesse cose fino a quando quelli, pieni di livore, lo cacciarono via.

(11) Lo vide allora Gesù e gli disse: « Tu credi nel Figlio di Dio ».Quando il Salvatore venne a sapere che aveva resistito dinanzi ai farisei eaveva testimoniato la verità, allora gli si manifestò dicendogli, con un to-no non interrogativo, ma assertivo: davvero credi tu nel Figlio di Dio. Seinfatti non avessi creduto non avresti dato testimonianza. E quello, asseta-to di vederlo, rispose: « e chi è, Signore? ». Egli allora si rivela e dice:« tu lo hai veduto, ed è colui che parla con te ».

(12) Queste parole confutano l’esecrabile Nestorio, il quale diceche uno è il Figlio di Dio, un altro il figlio di Maria. Dopo avere dettoinfatti « Tu credi nel Figlio di Dio », il Salvatore aggiunge « Tu lohai visto ». Sicché, l’uomo che il cieco aveva allora veduto, questiera anche il Figlio di Dio.

(13) Avvenga anche a noi di essere guariti negli occhi dell’animae di essere illuminati della luce della conoscenza, così che possiamovedere chiaramente e procedere lungo la perfetta strada di Cristo e tra-scorrere tutta la nostra vita nella fede, nell’amore, nella carità e in tut-te le altre buone opere nelle quali si rallegra Cristo nostro Dio cui siaddicono la gloria, l’onore e la forza nei secoli dei secoli, amen.

OSSERVAZIONI

Nel quadro della complessiva produzione di Filagato da Cerami leomelie di cui in questa sede si è proposta la editio princeps appaiono

Page 31: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE132

tra i testi più semplici, prive come sono di riferimenti personali, alluogo e alla occasione in cui furono pronunciate, di digressioni. Essesi caratterizzano per uno stacco abbastanza netto fra proemio, esegesied epilogo, una costante, questa, della scrittura del nostro Autore 62.

L’omelia LVI è preceduta nel codice Ambrosiano dalla inscriptio– toû autou o‘milía ei’v ton paráluton kefálewn kata Iwannhn lh’ –ma è priva di rubrica topografica.

Il testo si caratterizza per un proemio essenziale (§1), che introdu-ce in pochissime parole la pericope del giorno. L’esegesi evangelica sisviluppa quindi nei capitoli successivi (§§2-10), mentre nell’epilogo(§11) vengono rivolte delle esortazioni all’assemblea dei fedeli.

L’esame del Vangelo di Giovanni, che occupa la porzione centralee più ampia dell’omelia, si sviluppa in maniera abbastanza rapida edessenziale procedendo – come di consueto nel Nostro – dal senso let-terale a quello anagogico. Così la pericope Gv 5,1-2 è oggetto dellaargomentazione nei §§2-6, con la precisazione che nel §2 la spiegazio-ne è incentrata sulla i‘storía, mentre nei capitoli successivi l’Omiletachiarisce il significato allegorico del passo.

Nel prosieguo del discorso (§§7-9), a proposito di Gv 5,5-8 Filaga-to mira ad evidenziare in particolar modo due virtù del paralitico, ov-vero la pazienza (§§7-8), u‘pomonä, e l’obbedienza (§9), u‘päkoon. L’at-tenzione dell’assemblea viene focalizzata su di esse tramite l’espres-sione skópei moi (7,3), skópei (9,6). Tipica dello stile di Filagatoquando vuole attirare l’attenzione dell’uditorio su di un passaggio im-portante del discorso 63, essa appare in effetti retaggio della più altatradizione omiletica 64.

62 ROSSI TAIBBI, Filagato da Cerami cit. (nota 3), pp. XLIV s.; S. CARUSO, Le tre omilie inedi-te “Per la domenica delle Palme” di Filagato da Cerami (LI, LII, LIII Rossi-Taibbi), in’Epethrìv ‘Etaireíav Buzantinøn Spoudøn, XLI (1974), p. 111.

63 ZACCAGNI, Un giullare alla corte di Teodora cit. (nota 1), p. 68 e n. 13.64 Vd., solo a titolo di esempio, Basilio di Cesarea: Homiliae super Psalmos, P.G., XXIX,

col. 413 [CPG 2836]; In Quadraginta martyres Sebastenses, P.G., XXXI, col. 516 [CPG 2863-2864], etc.; Gregorio di Nazianzo: Greg. Naz., Or. 16,19; 25,12; 26,12; 28,28 etc. [CPG 3010];Giovanni Crisostomo: Jean Chrysostome, Sur l’incompréhensibilité de Dieu, I, (Homélies I-V),Introduction par J. DANIÉLOU, texte critique et notes par A.-M. MALINGREY, traduction par R. FLA-CELIÈRE, Paris, 1970 (SC 28bis) [CPG 4318], 1,110; 4,376; 5,147; Jean Chrysostome, Sur l’égalitédu Père et du Fils. Contre les Anoméens homélies VII-XII, Introduction, texte critique, traductionet notes par A.-M. MALINGREY, Paris, 1994 (SC 396) [CPG 4320], VII 348; Adv. Iudaeos, P.G.,XLVIII, col. 846 [CPG 4327], etc.

Page 32: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 133

Più semplice nella argomentazione, l’omelia LVI di Filagato daCerami potrebbe trarre a mio avviso ispirazione particolare dal com-mento di Teofilatto di Acrida al passo in questione del Vangelo diGiovanni 65. Certo, non si incontrano riprese letterali o immediatamen-te evidenti, eppure credo che si possano scorgere dei punti di contatto.

Così, il concetto del “muoversi” o meno rispetto alla pratica delbene, espresso dal Ceramita nel §6 per spiegare la figura del paralitico– Xhroì dè ei’sìn oi‘ mäte o’rqøv pisteúontev, mäte tà tñv a’retñv eºrgadiaprattómenoi, kaì a’kínhtoi pròv tæn praktikæn a’retæn diólouproságontev – torna diverse volte nel discorso dell’arcivescovo: [...] o√e’sti kineîsqai pròv tæn toû a’gaqoû e’rgasían 66, « quantunque zoppo, im-mobile rispetto al fare del bene »; [...] o√ e’sti kineîsqai pròv tæn toûa’gaqoû e’rgasían 67, « vale a dire muoversi per compiere del bene »;[...] kaì pròv pân eºrgon a’gaqòn a’kinhtoûntav 68, « immobili rispetto aqualunque buona azione ».

Ancora, la domanda rivolta da Gesù al paralitico « Vuoi guarire? »trova in Teofilatto – che, dal canto suo, ha probabilmente presente leomelie di Giovanni Crisostomo relative al passo evangelico in questio-ne 69 – la sua spiegazione nel fatto che il Signore volesse evidenziarela kartería, la « forza d’animo » del malato (come nel Crisostomo).Questi da parte sua Ou’dèn blásfhmon a’pekrínato... a’llà práwv kaìduswphtikøv poieîtai tæn a’pókrisin 70. Anche il Ceramita, come si èdetto, pur utilizzando un sostantivo diverso, u‘pomonä, mette qui in rilie-vo la pazienza del paralitico, il quale risponde poi e’n tapeinóthti kaìa’qumíaı (§8), permettendo così al Signore di riconoscere la suapraóthta (§9). Non escluderei tuttavia che Filagato avesse in questocaso presenti altri modelli, altre fonti di ispirazione, una delle qualipotrebbe forse essere l’omelia XII di Giovanni Crisostomo Sull’ugua-glianza del Padre e del Figlio 71. Qui difatti leggiamo ad un certopunto: «qéleiv u‘giæv genésqai;» Tí ou’n a’pokrísewv e’mbalån. Ou’ke’duscéranen, ou’k h’ganákthsen, ou’k ei¥pe pròv tòn e’rwtäsanta. ’Orâıv

65 P.G., CXXIII, coll. 1257-1265.66 Ibid., col. 1260.67 Ibid., col. 1265.68 Ibid.69 In Iohannem homiliae, P.G., LIX, coll. 203-220 [CPG 4425].70 P.G., CXXIII, col. 1260.71 Jean Chrysostome, Sur l’égalité cit. (nota 64), hom. XII.

Page 33: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE134

me paraleluménon, tòn crónon eºgnwv tòn makròn tñv e’mñv a’rrwstíavkaì e’rwtâıv ei’ boúlomai genésqai u‘giäv; 72 e così via. Ecco, quell’ou’ke’duscéranen è il medesimo che ritroviamo in Filagato, in un contestodel tutto analogo. È chiaro quindi che abbiamo a che fare, come spes-so accade, con una tradizione esegetica nella quale l’argomentazioneviene sviluppata secondo schemi che tendono a riproporsi tali e qualinei secoli, lasciando agli autori un certo margine di intervento perso-nale nella scelta delle immagini e delle espressioni 73.

Tornando adesso all’omelia LVI di Filagato, nel §10 viene correttoun errore di interpretazione relativo a Gv 5,14, ossia il passo in cuiGesù, incontrato il paralitico nel tempio dopo la guarigione, lo ammo-nisce perché non pecchi più. L’Omileta specifica che non è corretta laspiegazione data da alcuni – non è precisato da chi – secondo i qualile parole del Signore alluderebbero al fatto che quello lo avrebbe infuturo schiaffeggiato dinanzi al sommo sacerdote.

Anche l’arcivescovo di Bulgaria, a proposito della medesima peri-cope evangelica, aveva effettuato una precisazione, sebbene differentenel contenuto: Tinèv dè a’pò toû ei’peîn tòn Kúrion, «Mhkétia‘mártane,» stocazómenoi a’pofaínontai, o√ ti toûton tòn parálutonhº ıdei o‘ Kúriov méllonta u‘podeîxai au’tòn, kaì katamhnûsai toîv’Ioudaíoiv, meq’o¡ euƒren au’tòn e’n tøı, kaì dià toûtó fhsi. «Mhkétia‘mártane» 74, « Ma alcuni, in base alle parole del Signore Non peccarepiù, ipotizzano che il Signore sapesse che questo paralitico lo avrebbedenunciato e accusato dinanzi ai Giudei dopo averlo trovato nel tem-pio, e per questo motivo gli dice Non peccare più ».

Ancora nel §10, le parole di Filagato ’Allà tò mæ a‘mártane deîxive’stìn w‘ v e’k tøn a‘martiøn h‘møn pollákiv e’pisumbaínousi tà nosämata.

72 Ibid., XII, 146-150.73 Interessante, a proposito del problema dell’originalità nelle omelie di carattere esegetico, il

saggio di M. B. CUNNINGHAM, Innovation or Mimesis in Byzantine Sermons?, in Originality inByzantine Literature, Art and Music. A Collection of Essays, ed. by A. R. LITTLEWOOD, Oxford,1995, pp. 67-80. In particolare, sulla base del confronto tra due omelie di Esichio di Gerusalem-me e Basilio di Seleucia, la studiosa osserva che (ibid., p. 71) « The original features found inthese two homilies suggests that considerable room for manoeuvre did exist within an outwardlyconventional literary genre. [...] A basic rhetorical structure for these homilies did exist, but thisprovided only a framework for such inventive writers as Hesychios and Basil », fermo restandoche « the modern world sets much more value on the concept of originality than did the Byzanti-nes » (ibid., p. 77).

74 P.G., CXXIII, col. 1264.

Page 34: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 135

deiknúei dè a’lhqñ ei¥nai kaì méllousan géennan richiamano a mio av-viso le parole di Teofilatto ’Ek toû fánai tòn Kúrion tøı paralútwı,« ¢Ide, u‘giæv gégonav. mhkéti a‘mártane», manqánomen prøton mèn, o√ tie’x a‘martiøn e’técqh tøı a’nqråpwı tò nóshma. deúteron dè, o√ ti a’lhqæv o‘perì tñv geénnhv lógov [...] 75, « Le parole rivolte dal Signore al paraliti-co Ecco, sei guarito, non peccare più ci insegnano innanzitutto che dalpeccato ha avuto origine la malattia del paralitico; in secondo luogo che èvero ciò che si dice della Geenna ». E la malattia è ancora collegata alpeccato da Teofilatto poco più avanti: Pánta tà nosämata e’xa‘marthmátwn; Ou’ pánta mèn, a’llà tà pleíona 76, « Tutte le malattie so-no generate dal peccato? Certo, non tutte, ma la maggior parte ».

Nelle esortazioni all’assemblea che chiudono l’omelia (§11) Fila-gato fa poi riferimento alla « piscina delle lacrime del pentimento »:Kaì h‘meîv ou¥n a’delfoí, ei’ tñı kolumbäqraı tøn dakrúwn tñv metanoíave’gkarteräsomen [...]. Anche questa immagine è presente in Teofilatto diAcrida: Eiºh dè kaì h‘mâv e’pituceîn tñv u‘gieíav [...] mæ eºcontav dèaº nqrwpon, toutéstin, a’nqråpinon logismòn [...], i√na bállhı h‘mâv ei’v tæntøn dakrúwn tñv metanoíav kolumbäqran [...] 77, « Sia concesso anche anoi di guarire [...] a noi che non abbiamo qualcuno, vale a dire l’uma-no raziocinio, che ci getti nella piscina delle lacrime del pentimen-to... ».

Un’ultima espressione che ritroviamo in entrambi gli autori è il ri-chiamo alle « forze spirituali » dell’uomo: kaº n parálutoi e’smèn tàvdunámeiv tàv yucikàv dice Filagato, mentre così leggiamo in Teofilat-to: ‘H toínun a’nqrwpính fúsiv, oiƒá tiv parálutov, pásav tàvyucikàv dunámeiv pareqeîsa, katékeito triákonta kaì o’ktœ eºthnosoûsa 78, « La natura umana dunque, come un paralitico, debilitata intutte le forze dell’anima, giaceva malata da trentotto anni ».

Conosciamo di Filagato omelie ben più complesse e articolate, ep-pure, come si è visto, nella sua essenzialità questo testo riesce a con-servare chiarezza e soprattutto originalità rispetto alla tradizione omi-letica che lo precede.

75 Ibid., col. 1261.76 Ibid., col. 1264.77 Ibid., col. 1265.78 Ibid., col. 1264.

Page 35: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE136

Per quanto concerne invece gli interventi sul testo, essi hanno ri-guardato i casi seguenti:

– §5,5: lepidoúsav cod., lepidoûntav scripsi. Il tràdito lepidoúsav èun participio femminile che presuppone una – non altrimenti attestata– forma attiva lepidów in luogo di lepidóomai. Essendo riferito al so-stantivo maschile o’fqalmoúv, è stato corretto nel modo indicato.

– §6,2: a’meloûntev [tàv] tøn e’kklhsiøn sunáxewn. Ho espunto tàvsulla base della costruzione del verbo, che richiede il genitivo, e del-l’espressione analoga in Phil. Cer., hom. LXII Scorso (De siccitate) 79:a’meloûntev tøn e’n tñı e’kklhsíaı sunáxewn. In alternativa si dovrebbemantenere táv, ma contro la costruzione del verbo e ipotizzando quin-di una lacuna nel testo: a’meloûntev tàv tøn e’kklhsiøn sunáxewn <...>,ovvero a’meloûntev tàv <...> tøn e’kklhsiøn sunáxewn.

– §8,5: Ei’ gàr <ou’k> aª n e’boulómhn. Si è già detto, a proposito delleproclitiche, come sia presente nel testo una forma accentata ouƒk (quindiouº k) nei casi in cui essa introduce una seconda negazione 80. In base alsenso, e a queste occorrenze, ho quindi integrato ou’k in hom. LVI 8,5. Iltesto che leggiamo nel manoscritto (f. 167r, ll. 7-8) – eiƒ gàr aª ne‘boulómin. ouƒk aªn h‘rcómhn e‘nqaûqa. – non sembra in effetti avere senso.Filagato immagina qui una possibile risposta sarcastica del paralitico alladomanda di Gesù: « Vuoi guarire? », dandole la forma di un periodo ipo-tetico della irrealtà. È chiaro quindi che una risposta del tipo: « Se voles-si... [ma non voglio] » da parte del paralitico non appare appropriata. Ac-canto a questo si consideri l’uso della forma accentata ouƒk – quindi ouº k –la quale, piuttosto che un errore, va a mio parere interpretata come spiadella presenza di una negazione nella frase che precede, che pertanto èstata così integrata: Ei’ gàr <ou’k> aª n e’boulómhn, ouº k aª n h’rcómhne’ntaûqa, « Se non avessi voluto [ma lo voglio!], non sarei venuto qui ».

§10,1: ho segnalato all’inizio di questo paragrafo la presenza diuna lacuna. La ragione di tale scelta risiede principalmente nella man-canza, credo, di connessione logica tra la frase e’peidæ dè h’gnóei tòn tænu‘geían au’tøı carisámenon, con cui si apre il paragrafo, sia con ciò chela precede, sia con la successiva citazione evangelica Eu’rískei au’tòne’n tøı i‘erøı kaì légei au’tøı. iºde u‘giæv gégonav, mhkéti a‘mártane, i√na mä ticeîron ei’v sè génhtai. In effetti nel Vangelo di Giovanni l’episodiodella guarigione del paralitico (5,9) è seguito dal racconto dell’incon-tro di questo con i Giudei che lo interrogano a proposito di quanto ac-

79 P.G., CXXXII, col. 1073.80 Vd. supra, p. 116.

Page 36: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 137

caduto e circa l’identità del suo guaritore (5,10-13). La frase e’peidæ dèh’gnóei tòn tæn u‘geían au’tøı carisámenon va quindi a mio avviso ricolle-gata alle parole del Vangelo o‘ dè i’aqeîv ou’k hº ıdei tív e’stin e al con-fronto tra il guarito e i Giudei. La presenza stessa della particella dé(e’peidæ dè h’gnóei...) potrebbe essere indicativa di una correlazione conuna precedente riflessione che tuttavia nel nostro testo manca.

Aldilà dei problemi testuali, si noti l’anacoluto con il passaggiodel soggetto da « noi » a « la Parola di Dio »: Kaì h‘meîv ou¥n a’delfoí... e’pistäsetai h‘mîn o‘ toû Qeoû lógov (§11,1-3).

Segnalo infine, su f. 167v, al termine di quello che qui è stato in-dicato come §10, l’annotazione hq(i)k(on), vale a dire « morale »: essaindica il passaggio alla esortazione finale, quindi, appunto, alla “mora-le” dell’omelia.

Anche l’omelia LVIII presenta la inscriptio – toû au‘toû o‘milia eivton tuflôn euaggelion kata ‘Iwánnhn kefallewn pq’ – ed è priva dirubrica topografica.

Il discorso di Filagato si articola nuovamente in tre momenti: proe-mio essenziale (§1); esegesi (§§2-12); epilogo (§13).

Il proemio, che a differenza dell’hom. LVI è abbellito da una simi-litudine – çWsper gàr gewrgòv eu’qalñ blépwn tæn aº rouran, crhstaîve’lpísin e’ktréfetai, ou√ twv e’gœ tñı kat’a’retæn u‘møn prokopñıe’peufraínomai – si apre con un’espressione (§1,1) che si incontra al-trove nell’omiliario: Tekmaíromai tæn katà Qeòn u‘møn prokopän. Così,in hom. II 1,5-6 Rossi Taibbi leggiamo: Ou√ twv e’gœ tæn katà Qeòn u‘mønprokopæn tekmaíromai. Come in questo caso poi, anche in hom. XXX1,5-8 Rossi Taibbi il Nostro si rallegra per la sollecitudine con la qua-le i fedeli sono convenuti in chiesa: ‘Orøn gàr tòn e’mòn laón, tòqeofilèv poímnion, ou√ tw spoudaíwv pròv tòn i‘eròn shkònei’sdramón, e’n wƒ ı tò a’ceiróteukton i√drutai tñv panuperágnouDespoínhv h‘møn a’peikónisma, eu’fraínomai kaì caírw [...], « Mi ralle-gro e rendo grazie nel vedere il mio popolo, il gregge caro a Dio, ac-correre con tale sollecitudine al tempio sacro in cui dimora l’immagi-ne non prodotta da mano umana della nostra santissima Signora [...] »,passo in cui leggiamo un’importante allusione al celebre ritratto dellaVergine “achiropiita” tutt’oggi custodito nella cattedrale di Rossano 81.

Per quanto riguarda l’esegesi evangelica, non credo si possa parla-

81 Su questa icona vd. G. ROMA, La Madonna e l’Angelo, Soveria Mannelli (CZ), 2001.

Page 37: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE138

re in questo caso di una qualche dipendenza da Teofilatto di Bulga-ria 82. Entrambi gli autori definiscono « senza senso », « assurda » –a’nóhtov (Teofilatto) 83, aº topov vel aº prepov (Filagato, §3,2) – la do-manda dei discepoli didáskale, tív h√ marten, ouƒtov hª oi‘ goneîv au’toûi√na tuflòv gennhqñı; Teofilatto però sviluppa il suo discorso in manieramolto più ampia e articolata, traendo spunto in particolar modo, conriprese anche letterali, da Giovanni Crisostomo 84, mentre più scarnaappare l’argomentazione nel Ceramita. Questi recupera un elementoproprio della tradizione esegetica relativa all’episodio in questione delVangelo, ovvero la ripresa da Ezechiele 18,2: « i padri mangiano uvaacerba e i denti dei figli si allegano ».

Il detto ebraico figura, nell’Antico Testamento e in questi termini, inGeremia 38,29-30: oi‘ patérev eºfagon oº mfaka, kaì oi‘ o’dóntev tøntéknwn h‘ ımwdíasan. Ma esso ricorre più volte nella letteratura patristica ebizantina, ad esempio in Origene 85, Eusebio di Cesarea 86, Giovanni Cri-sostomo 87, Cirillo di Alessandria 88, Teodoreto 89, nella Cronaca diGiorgio Monaco 90, come anche in Teofilatto di Acrida 91.

Nel nostro caso Filagato non dichiara immediatamente la propriafonte, ma essa può essere desunta dal prosieguo del discorso, dove

82 P.G., CXXIV, coll. 40-48.83 Ibid., col. 41.84 In Iohannem homiliae cit. (nota 69), P.G., LIX, coll. 305-326.85 Origène, Contre Celse, t. IV (livres VII et VIII), Introduction, texte critique, traduction et

notes par M. BORRET, S. J., Paris, 1969 (SC 150) [CPG 1476], VIII 40,18-19: oi‘ patérev eºfagon

o√ mfaka, kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn h‘ ımwdíasan. Vd. Biblia Patristica: Index des citations et allu-

sions bibliques dans la littérature patristique, 3, Origène, par J. ALLENBACH, A. BENOÎT, D. A.

BERTRAND et alii, Paris, 1980. È invece perduta la sezione che a noi interessa del commento di

Origene a Giovanni.86 De vitis prophetarum, P.G., XXII, col. 1269 [CPG 3505]: oi‘ patérev eºfagon oº mfaka kaì

oi‘ o’dóntev tøn téknwn e’mwdíasan.87 In cap. IX Genes. Hom. XXIX, P.G., LIII, col. 269 [CPG 4409]: Toû fagóntov tòn oº mfaka

oi‘ o’dóntev ai’mwdiásousi; In Iohannem homiliae cit. (nota 69), P.G., LIX, col. 306: oi‘ patérev

eºfagon oº mfaka, kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn w’ modíasan, etc.88 Commentarii in Iohannem, P.G., LXXIII, col. 941 [CPG 5208]: oi‘ patérev eºfagon

o√ mfaka, kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn e’gomfíasan.89 Interpretatio in Jeremiam, P.G., LXXXI, col. 665 [CPG 6205]: oi‘ patérev eºfagon o√ mfaka,

kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn h‘ ımwdíasan.90 Georgii Monachi Chronicon, ed. C. DE BOOR, Stutgardiae, 1971, 219,24: oi‘ patérev eºfagon

o√ mfakav kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn e’mwdíasan.91 P.G., CXXIV, col. 41: oi‘ patérev eºfagon o√ mfaka, kaì oi‘ o’dóntev tøn téknwn h‘ ımwdíasan.

Page 38: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 139

viene esplicitamente nominato Ezechiele (§4), nonché dalla già men-zionata tradizione di esegesi evangelica cui l’Omileta forse attinge.

Anche per quanto riguarda Gv 9,4 (§5) la lettura di Filagato è deltutto differente rispetto a quella di Teofilatto di Acrida in cui, ancorasulla falsariga dell’esegesi crisostomica 92, l’opposizione giorno/notteviene interpretata alla luce del concetto di Fede: il giorno è la vitapresente e come durante il giorno l’uomo può operare, così nel corsodella propria vita può credere, facoltà, questa, che invece non è con-cessa nella vita futura, rappresentata dalla notte. ’Ergasía qui equivaledunque a pístiv, e’rgázesqai a pisteúein 93. In Filagato, invece, tale op-posizione si traduce più semplicemente nella possibilità, da una parte,di fare del bene o del male nella vita presente (il giorno), laddove inquella futura (la notte) non sussisterà più tale opportunità di scelta.

Nel §6 sembra riaffiorare l’interesse del Nostro per aspetti nonstrettamente connessi all’esegesi evangelica nella enumerazione delleparti dell’occhio che era necessario venissero plasmate nel cieco: toùvcitønav, tà u‘grá, toùv o‘lkoúv, tæn eºswqen kórhn, tà o’ptikà neûra, tàbléfara, tàv o’frúav. Tale dovizia di particolari trascende, a mio av-viso, l’istanza interpretativa, lasciando intravedere la peculiare curiosi-tas dell’Autore.

La sezione esegetica dell’omelia si chiude con un richiamo allaeresia nestoriana (§12), un particolare che incontriamo anche in Teofi-latto di Acrida 94, riferito alla medesima pericope evangelica (Gv 9,35-37): Ou’ gàr aº llov o‘ Ui‘òv toû Qeoû, kaì aº llov o‘ e’k Maríav (toûtogàr Nestoríou tò a’sébhma), a’ll’eiƒv kaì o‘ au’tòv Ui‘òv Qeoû kaìa’nqråpou. çOra gàr pøv o‘ Kúriov, ei’póntov toû pote tufloû, «Kaì tíve’stin» o‘ Ui‘òv toû Qeoû, «i√na pisteúw ei’v au’tón;» – «Kaì e‘årakav,fhsín, au’tón, kaì o‘ laløn metà soû, e’keînóv e’stin». Tív ou¥n h¥n o‘laløn; ®H pántwv o‘ e’k Maríav gennhqeív; o‘ au’tòv dè kaì Ui‘òv Qeoû,ou’k aº llov aº ra kaì aº llov, « Il Figlio di Dio e quello di Maria nonsono l’uno diverso dall’altro (questa è l’empia dottrina di Nestorio),ma uno solo è il Figlio di Dio e dell’uomo. Considera infatti come ilSignore, alla domanda di quello che prima era cieco E chi è – il Fi-glio di Dio – perché io creda in Lui?, abbia risposto Tu lo hai veduto,

92 P.G., LIX, coll. 308-310.93 P.G., CXXIV, col. 45.94 Ibid., col. 64.

Page 39: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE140

ed è colui che parla con te. Chi era dunque colui che parla? Forse as-solutamente colui che è stato generato da Maria? Ma lo stesso è ancheil Figlio di Dio, certamente non sono uno una cosa, uno un’altra ».

In considerazione della generale differenza di contenuto, non credoquindi si possa parlare, almeno in questo caso, di una dipendenza daTeofilatto dell’omelia di Filagato. Questi potrebbe essersi ispirato piut-tosto ad una diversa tradizione che tuttavia non riusciamo, ad oggi, adidentificare.

Meritano a questo punto attenzione due note – la prima soprattutto– apposte, nel manoscritto Ambrosiano, al testo dell’omelia LVIII,scritte sul margine esterno della pagina 95.

La prima, verosimilmente riferibile alla medesima mano che vergail testo principale, si trova su f. 168r, in corrispondenza del nostro§3,5: sopra gennhqñnai (gennhqúnai cod.) è tracciata una croce, la qualerinvia appunto ad una nota apposta nel margine esterno: tí e√stingennhsiv/ tò e‘k tñv ou‘síav toû/ gennåntov prôsa√ ges/qai tò gennómenon/o’miwn katousían.

Queste parole sono di Giovanni Damasceno 96: Génnhsiv mèn gáre’sti tò e’k tñv ou’síav toû gennøntov proágesqai tò gennåmenon o√ moionkat’ou’sían, ktísiv dè kaì poíhsiv tò eºxwqen kaì ou’k e’k tñv ou’síavtoû ktízontov kaì poioûntov gínesqai tò ktizómenon kaì poioúmenona’nómoion panteløv.

Ora, l’opera del Damasceno ebbe grandissima diffusione nell’Italiameridionale grecofona – bizantina e postbizantina 97 – per cui la cita-zione potrebbe essere stata ricavata da qualsiasi altro contesto, daun’altra annotazione o anche da un lessico. Sarebbe quindi incauto af-fermare che l’autore della nostra breve nota conoscesse o avesse sottomano una copia della Phgæ gnåsewv o anche solo di una sua parte. L’i-potesi appare tuttavia affascinante, specie ove si consideri che l’operacircolò in àmbito calabrese proprio negli stessi anni in cui l’Ambrosia-

95 Di qualche altra annotazione contenuta nel manoscritto Ambrosiano offre notizia StefanoCaruso in CARUSO, Le tre omilie inedite cit. (nota 62), p. 110, n. 2.

96 Jean Damascène, La foi ortodoxe, 1-44, Texte critique de l’édition B. KOTTER (PTS 12), in-troduction, traduction et notes par P. LEDRUX, avec la collaboration de V. KONTOUMA-CONTICELLO et†G.-M. DE DURAND, Paris, 2010 (SC 535) [CPG 8043], 8,68-72.

97 A titolo di esempio si possono menzionare gli Ambrosiani E 18 sup. e S 61 sup., entrambirealizzati in Calabria nel XII secolo: LUCÀ, L’apporto dell’Italia meridionale cit. (nota 23), pp.224, 226.

Page 40: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 141

no venne prodotto e annotato. Come rilevato da Santo Lucà, un codicedel Damasceno trascritto in Calabria nel 1123/24, il Paris. gr. 1116,contenente in particolare la Expositio fidei ai ff. 28v-114, passò per lemani di un attento lettore della Calabria del XIV secolo 98 che non so-lo vi appose « postille, integrazioni ed emendazioni interlineari o mar-ginali, ma si premurò anche di aggiungere alcuni testi mancanti » 99.Lo stesso codice accolse successivamente – alla fine del XIV secolo onella prima metà del XV – le amare considerazioni di uno studentecalabrese 100. Mentre nel 1495 un certo Nicola Pelekanos, forse discen-dente di un omonimo notaio attivo tra Reggio e Oppido nella secondametà del XIV secolo, si preoccupò di integrare il testo della Dialecticanello Scor. R.III.1, ascrivibile alla Calabria della prima metà del XIIsecolo 101.

Se è vero che la realizzazione dell’Ambros. C 100 sup. potrebberispondere alle esigenze di qualche alto prelato, allora può anche darsiche a questa stessa persona premesse altresì chiarire o approfondire lesue letture con il supporto di altri testi, fossero essi di natura strumen-tale, come i lessici, oppure delle opere più complesse, come i trattatidel Damasceno.

Passando invece alla seconda nota apposta all’omelia LVIII di Fi-lagato da Cerami, come dicevamo, sul f. 169r dell’Ambros. C 100sup., troviamo sopra tñı bakthríaı (§8,4) una piccola croce, la quale rin-via ad una breve glossa marginale, scritta da una mano diversa – eforse più recente – rispetto a quella che verga il testo principale e checredo si debba leggere a√ po koún bal(øn) e, quindi, ma trattasi di unamera ipotesi, a’pò coûn baløn, da intendere nel significato di « piantan-dolo sul suolo » oppure « gettandolo avanti, a terra ». L’interpretazio-ne non è del tutto sicura (soprattutto perché presuppone l’errore discrittura k in luogo di c), ma nasce dall’esigenza di connettere la glos-sa con il termine « bastone » e con il contesto in cui esso compare(§8): « E quello, che prima andava a tentoni per strada con un bastone[...] ». Ora, il procedere a tentoni con un bastone comporta che questo

98 LUCÀ, Il libro greco cit. (nota 4), p. 359.99 Ibid., pp. 361 s.100 Ibid., p. 362.101 Ibid., pp. 352-356. Vd. anche ID., Il libro bizantino e postbizantino nell’Italia meridionale

in Scrittura e libro nel mondo greco-bizantino, a cura di C. CASETTI BRACH, Appendice a Territoridella cultura, X (2012), pp. 37 s.

Page 41: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE142

venga utilizzato battendolo a terra, in avanti, sul percorso che si staeffettuando. Da queste considerazioni è scaturita quindi la nostra lettu-ra che, ripeto, si presenta come un’ipotesi certamente suscettibile dicorrezioni.

Concludo con alcune osservazioni testuali:– §3,7: mwdiáswsi. Presuppone una forma mwdiáw da ai‘mwdiáw 102.– §6,13: ptúsmatov. Ho corretto il tràdito ptúmatov, del quale non

si ha traccia nei lessici. La lezione potrebbe essere quindi un sempliceerrore di trascrizione. Non escluderei tuttavia che si possa trattare diuna forma alternativa.

– §7,2-4: gumnáshı... nomíshı. Si susseguono in queste righe tre pro-posizioni finali introdotte da i√na. Il copista scrive gumnásoi nella pri-ma, nomísei nell’ultima, mentre la seconda presenta il futuro eºsontai.Ho normalizzato nomísei e gumnásoi ritenendoli errori di itacismo e ba-sandomi sulla norma che richiede il congiuntivo in proposizioni finalidipendenti da tempi storici. Tuttavia potrebbe anche darsi che la formacorretta sia, in entrambi i casi, l’indicativo futuro (quindi gumnásei enomísei), come sembrerebbe suggerito dalla seconda proposizione, i√naeºsontai. Per quanto si tratti di un costrutto altrimenti attestato 103, nonpare però che vi siano riscontri nelle omelie edite di Filagato, il che rap-presenta un ulteriore elemento a supporto della scelta qui effettuata.

102 LBG, s.v. mwdiáw (ove viene segnalata una forma mwdiásousin).103 F. BLASS, A. DEBRUNNER, Grammatica del greco del Nuovo Testamento, Nuova edizione a

cura di F. REHKOPF, Edizione italiana a cura di G. PISI, Brescia, 1982, pp. 369-370.

Page 42: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 143

Index graecitatis*

a’gallíasiv LVI 11,15a’gáph LVI 1,3. 11,9. LVIII 13,4a’gaphtóv LVI 1,1. 7,4aºggelov LVI 2,5. 4,1a‘giázw LVI 4,2¢Agion Pneûma LVI 4,1. 5,7-8a’gnoéw LVI 10,1a’gnwsía LVI 5,4aºgcw LVIII 10,9a’delfóv LVI 11,1a’eírrutov LVI 2,3a’ätthtov LVIII 4,8a’qumía LVI 8,7ai’níttomai LVI 4,4aiºrw LVI 9,5; 8; 9. 11,3; 15aiºsqhsiv LVI 4,4ai’sqhtärion LVIII 6,8; 10ai’ån LVI 11,17. LVIII 5,5. 13,6a’kínhtov LVI 6,4a’kolouqéw LVIII 7,3a’kólouqov LVI 7,1a’koúw LVI 3,5. 8,1. LVIII 9,2. 11,2a’läqeia LVIII 10,3. 11,3a’lhqäv LVI 10,10a√llomai LVI 9,11

a‘martánw LVI 9,3. 10,3; 6; 9; 11.11,8. LVIII 2,2. 3,1; 3; 6. 4,1; 2;5

a‘martía LVI 3,6. 6,7. 10,9. LVIII 4,3a‘martwlóv LVIII 3,4a’meléw LVI 6,2aºmwmov LVIII 13,3a’nabaínw LVI 1,4a’nablépw LVIII 4,7. 6,5; 6. 9,2a’nagennáw LVI 5,10a’naphdáw LVI 9,9a’naplhrów LVI 9,10a’natolä LVI 2,1a’nempodístwv LVI 9,10a’nexikákwv LVI 8,6a’näkoov LVI 5,4a’nqísthmi LVIII 11,2a’nísthmi LVI 11,6a’noígw LVIII 10,5a’ómmatov LVI 5,3. LVIII 4,4a’palláttw LVI 2,9aºpeimi LVIII 8,1a’ploïkóv LVI 8,1a’poqnäskw LVIII 4,4; 5a’pokóptw LVI 10,8

* Vengono segnalati, nell’ordine, il numero dell’omelia, del paragrafo (in grassetto), della li-nea del testo.

Page 43: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE144

a’pokrínw LVI 8,7. LVIII 4,1; 11,6a’polaúw LVI 11,16a’polúw LVI 9,4a’ponízw LVIII 8,1a’poplúnw LVI 2,4. 3,6. LVIII 7,6a’pofaínw LVIII 11,3a’pofantikøv LVIII 11,4a’praktov LVIII 5,6a’prostáteutov LVI 7,7a√ptw LVIII 6,5a’rgéw LVI 11,6a’rgía LVI 11,5a’retä LVI 6,4; 5. 11,5. LVIII 1,4. 5,5;

6a‘rmózw LVIII 5,7aºroura LVIII 1,3a’rcä LVIII 6,13a’rciereúv LVI 10,5a’sqéneia LVI 7,2a’súmfwnov LVIII 10,6aºtopov LVIII 3,2aºfesiv LVI 6,7a‘fä LVIII 6,9

badízw LVI 9,10bakthría LVIII 8,4bállw LVI 7,10. 8,8báptisma LVI 3,5. 4,2; 5. 5,7. 6,7báraqron LVI 5,4Bartimaîov LVIII 6,5basileía LVI 5,10. 11,16baskanía LVIII 10,1; 8bástagma LVI 9,8Bhqesdá LVI 1,6bhmatízw LVIII 13,2blépw LVIII 1,3. 8,5blefarív LVIII 8,2bléfaron LVIII 2,7. 6,12boúlomai LVI 8,5

géenna LVI 10,11genetä LVIII 1,6. 2,2

gennáw LVIII 3,2; 3; 5. 4,2; 3gennätwr LVIII 4,3gewrgóv LVIII 1,3gñ LVI 5,6. LVIII 6,12; 14. 7,5gígnomai LVI 7,3; 9. 8,4. 9,7. 10,3.

LVIII 2,5. 3,4. 4,7. 10,4. 13,1gínomai LVIII 1,5.gløssa LVIII 9,5gnøsiv LVIII 13,2goneúv LVIII 3,2; 6. 4,2. 9,3grammateúv LVIII 9,1gumnázw LVIII 7,2

daímwn LVIII 5,8dákru LVI 11,1; 15deiknúwn LVI 10,10. LVIII 6,13deîxiv LVI 10,9déon LVIII 10,1despóthv LVI 9,4déw LVI 11,9. LVIII 5,1dhlów LVI 3,2dhlwtikóv LVI 4,3diaménw LVI 7,4diánoia LVI 10,7diaperáw LVIII 13,3diapláttw LVIII 6,10. 8,2diaporéw LVIII 6,7diapráttw LVI 6,4diatarássw LVI 4,4diatí LVI 6,5. LVIII 6,7. 7,1diatoûto LVI 7,6. 10,5. LVIII 7,6diaférw LVI 2,8diaforá LVI 5,1; 2didaskalía LVI 1,2didáskalov LVIII 3,1diércomai LVIII 2,4dihgéomai LVI 1,4diólou LVI 6,5diyáw LVIII 11,6dokéw LVIII 3,2dókimov LVI 7,8dóxa LVI 11,17. LVIII 13,5

Page 44: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 145

doxázw LVIII 4,7. 8,5drágma LVI 11,15dúnamiv LVI 9,9. 11,2. LVIII 4,8.

5,9. 7,5dusceraínw LVI 8,1

eºar LVI 2,7e‘braïstí LVI 1,6e’geírw LVIII 5,8e’gkarteréw LVI 11,2eºqw LVIII 10,3ei¥don LVI 7,1; 2. 9,1. LVIII 2,1. 9,2.

10,1. 11,1; 6ei’konízw LVI 3,5. LVIII 9,5ei’mí LVI 1,5. 2,1; 2. 3,1; 2; 3. 4,3.

5,1; 3. 6,3; 7. 7,1. 9,4; 6. 10,4; 6;8; 9; 10; 12. 11,2; 4. LVIII 2,7;3,4. 4,2; 6. 5,2; 4; 5; 6. 6,6; 8;10; 13. 7,4. 9 6. 11,6; 8. 12,4

ei¥pon LVI 3,3. 8,2; 5. 9,6. 10,5.LVIII 6,1; 2; 5. 10,6. 11,1; 4.12,2

eiºrw LVI 11,7ei’sércomai LVI 2,2. 3,3. 5,10eiºseimi LVI 6,6e√kastov LVI 2,5e’kbállw LVIII 10,9eºkqambov LVIII 2,5e’kklhsía LVI 6,2. 11,7e’kplättw LVIII 10,1e’ktréfw LVIII 1,3e’ktuflåttw LVI 5,8e’laúnw LVIII 5,8eºlafov LVI 9,11e’légcw LVIII 12,1e’lehmosúnh LVI 11,9. LVIII 13,4e’lpív LVIII 1,3e’napostílbw LVIII 8,3e’ndósqia LVI 2,3e’niautóv LVI 2,6; 7eºnnoia LVIII 3,3e’xapostéllw LVIII 7,2

e’xércomai LVIII 2,4e’xetázw LVIII 1,6e’xetastäv LVIII 2,3e’pafä LVIII 6,3e’peggeláw LVI 8,3e’perwtáw LVI 8,6. LVIII 3,1e’peufraínomai LVIII 1,4e’pikalúptw LVIII 10,7e’pístamai LVI 11,3e’pisumbaíwn LVI 10,10e’pitáttw LVI 9,9e’pitíqhmi LVIII 6,6e’pítrocov LVI 1,4e’piférw LVIII 12,3e’picríw LVIII 6,2e’rgázomai LVI 11,8. LVIII 5,1e’rgasía LVIII 5,4eºrgon LVI 6,1; 4. 11,6; 8; 12. LVIII

4,6; 5,1; 6; 9. 13,4eºrcomai LVI 7,7. 8,6. LVIII 5,2e’rwtáw LVIII 2,2. 9,3e’rwthmatikøv LVIII 11,4e’råthsiv LVI 8,2; 4. LVIII 3,2e’tázw LVI 11,12e√terov LVI 11,5eºtov LVI 7,2. 8,3. 9,2eu’aggelikóv LVIII 1,5eu’aggélion LVI 4,3. 5,9eu’gnåmwn LVI 10,8eu’eidäv LVIII 8,2eu’hmería LVI 6,3eu’qaläv LVIII 1,3eu‘rískw LVI 10,2eu’frosúnh LVI 11,14e’feúrema LVI 10,7eºcw LVI 2,3. 7,2; 5; 9. 8,8. 11,5; 9.

LVIII 2,6. 7,5

zwä LVIII 5,5. 13,3zøıon LVI 2,2; 4

h¥qov LVI 8,1

Page 45: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE146

h‘méra LVIII 5,1; 2; 4hºn LVI 11,7h‘sucía LVIII 5,4

qarréw LVI 9,8qaûma LVIII 1,6. 7,3. 8,2. 9,2. 10,2; 7qaumázw LVIII 9,4qeáomai LVIII 2,5qeárestov LVI 11,8qeîov LVIII 5,9qélhma LVIII 6,7qélw LVI 7,3; 9. 8,4qerapeúw LVI 1,2. 5,1. 6,5. LVIII

7,1. 13,1qerízw LVI 11,14qérov LVI 2,7Qeóv LVI 5,11. 11,3; 11. LVIII 1,1.

3,5. 4,4; 6; 7. 9,6. 10,2. 11,2; 5.12,2; 3; 4: 13,5

qeofiläv LVIII 1,1qúra LVI 3,3qúw LVI 2,3

i’áomai LVIII 6,5. 10,4’Iezekiäl LVIII 4,4i‘erón (tó) LVI 10,2. 11,7. LVIII 2,4i‘eróv LVIII 2,3‘Ierosóluma LVI 1,5i‘erourgéw LVI 2,2’Ihsoûv LVI 1,4. 7,3. 11,16. LVIII

2,1; 3. 11,1i‘storía LVI 7,1i‘storikøv LVI 3,1

kaqaírw LVI 4,5. LVIII 5,8kaqáper LVI 1,1kaqarøv LVIII 13,2kairóv LVI 1,4. 2,5; 6; 7. 4,2. LVIII

2,1. 5,3kakía LVIII 5,5; 6kakóplastov LVI 10,7kakóv LVIII 3,4

kakøv LVI 10,3kállov LVIII 8,3kalóv LVI 6,1. 11,6kaløv LVI 11,14karteréw LVI 7,4katadíkh LVI 9,4katákeimai LVI 7,3katakrhmnízw LVI 5,5kataleukaínw LVI 5,6katalúw LVI 9,7katáratov LVIII 12,1keleúw LVI 9,7. 11,3. LVIII 7,6kärugma LVI 4,4khrúttw LVIII 10,4kolázw LVI 9,3kólasiv LVI 9,2. 10,12; 13kolumbäqra LVI 1,2. 2,3; 4. 3,5; 7,10.

8,9. 11,1kórh LVIII 6,11koufízw LVI 7,6krábattov LVI 9,5; 9. 11,4krátov LVI 11,17. LVIII 13,5krhmnóv LVI 5,4krínw LVI 10,5kukloterøv LVIII 8,3Kúriov LVI 7,9. 8,6; 8. 9,1; 4. 10,5;

7. 11,8. LVIII 3,1. 10,4. 11,6kwlúw LVI 9,8

laléw LVIII 11,7légw LVI 1,6. 2,1. 7,3. 8,2. 10,2; 11.

LVIII 9,6leípw LVIII 6,9lepidów LVI 5,5lepróv LVIII 5,8logoqésion LVI 11,12lógov LVI 10,6. 11,3. LVIII 6,7; 9.

7,4loidoría LVIII 9,4loipóv LVIII 13,4

maqhtäv LVIII 2,2; 5

Page 46: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 147

Málcov LVI 10,8María LVIII 12,2marmarugä LVIII 8,4marturéw LVIII 11,5mártuv LVIII 7,3meqópwron LVI 2,7méllw LVI 9,2. 10,11. LVIII 3,4. 5,3;

5mésov LVIII 1,6metánoia LVI 11,2métwpon LVIII 2,7mätiv LVIII 7,4miaróv LVIII 9,4mimnäskw LVI 11,12mónon (adv.) LVIII 6,5. 9,3mónov LVI 5,3. 6,6. LVIII 6,3; 7; 8muktär LVIII 2,7mwdiáw LVIII 3,7

naóv LVI 2,2nekróv LVIII 5,8Nestóriov LVIII 12,1neûron LVIII 6,11nízw LVIII 6,2. 7,2noéw LVI 10,4nomízw LVIII 7,4nómov LVI 9,3; 4; 8noséw LVI 5,2nóshma LVI 2,9. 10,10nósov LVI 2,8. 7,6. LVIII 5,9núx LVIII 5,2; 3; 4

xhróv LVI 5,2. 6,3

o‘dopoiéw LVI 5,6; 8o’doúv LVIII 3,7o‘dóv LVI 11,5. LVIII 8,5. 13,3oi’kodoméw LVI 2,4oi’kouménh LVI 4,3o’knízw LVI 6,2o‘lkóv LVIII 2,6. 6,11o’mmatízw LVI 5,8

o’mmatów LVIII 5,7; 6,4. 8,6o‘mologéw LVIII 10,2; 3; 4. 11,3oºmfakov LVIII 3,7o’nomázw LVI 6,1. LVIII 5,2o’ptikóv LVIII 6,11o‘ráw LVI 8,2. LVIII 7,3. 11,7. 12,3;

4. 13,2oºrganon LVIII 6,8o’rqøv LVI 6,3o‘rízw LVIII 4,6o‘rmä LVIII 6,7o√stiv LVI 5,9ou’ranóv LVI 11,16o’fqalmóv LVI 5,6. LVIII 2,6; 6,2.

8,2; 4. 10,5. 13,1o’frúv LVIII 6,12. 8,3oºyiv LVIII 6,10

páqov LVI 11,6paîv LVIII 3,6pandaisía LVI 1,2parágw LVIII 2,1; 3paradídwmi LVI 10,12parálutov LVI 9,6. 10,4. 11,2. LVIII

5,7paralúw LVI 7,5; 7. 8,2paránomov LVI 9,7parafrosúnh LVIII 10,1paracwréw LVIII 3,5páreimi LVIII 5,3; 5parísthmi LVI 10,5párodov LVIII 2,5parrhsía LVIII 10,8pâv LVI 7,6. 11,11. LVIII 4,8. 6,12patär LVIII 3,6. 4,5pémpw LVIII 5,1; 7pénte LVI 2,4; 4,4perikalúptw LVI 2,5peripatéw LVI 9,5. 11,4perisképw LVIII 8,4peritémnw LVI 9,1Pétrov LVI 10,8

Page 47: Inediti di Filagato Kerameus

CRISTINA TORRE148

peûsiv LVI 8,7phlóv LVIII 6,1; 6. 7,5; 6phlourgéw LVIII 6,12pisteúw LVI 3,4. 6,3. LVIII 9,4.

11,1; 4; 5. 12,3pístiv LVI 5,3. LVIII 7,2. 13,3pistóv LVI 6,1. 10,9plastourgéw LVIII 6,14pláttw LVIII 6,6; 12pleíwn LVI 6,7plhgä LVI 9,3plhroforéw LVIII 9,3plhsíov LVI 11,9pneûma LVI 5,10pneumatikä LVI 1,1poiéw LVI 7,8; 11,6. LVIII 6,1; 4.

7,5. 9,6póliv LVI 2,1. LVIII 2,4polúv LVIII 7,3pósov LVI 7,4praktikóv LVI 6,5praóthv LVI 9,1práwv LVI 8,6prépw LVIII 13,5probatikóv LVI 1,2; 5. 2,1. 3,2próbaton LVI 3,3; 4proeîdon LVIII 3,5próqumov LVIII 1,5proqúmwv LVIII 1,2prókeimai LVI 1,1prokopä LVIII 1,1; 4proságw LVI 6,5. 8,4próskairov LVI 10,12proskunéw LVIII 10,2prosménw LVI 8,3. 11,7prósodov LVI 5,8próswpon LVIII 2,7protíqhmi LVIII 1,6prófhmi LVIII 6,7profäthv LVIII 10,4profhtikóv LVI 9,10prøtov LVI 2,8. 6,6. 7,8

ptaíw LVI 11,10ptúsma LVIII 6,13ptúw LVIII 6,1púlh LVI 2,1; 3,2punqánomai LVIII 10,5

r‘abbí LVIII 2,2r‘apízw LVI 10,4; 7r‘ñma LVIII 6,3r‘htón (tó) LVI 10,3. LVIII 3,3r‘úmh LVIII 2,4r‘úpov LVI 3,6

sábbaton LVI 9,7. 11,5. LVIII 9,5safhnízw LVI 3,2shmeîon LVIII 9,5sämeron LVI 1,1Silwám LVIII 6,3. 7,2skopéw LVI 6,2. 7,3. 9,6speírw LVI 11,14; 15stoá LVI 2,4. 4,4súllogov LVIII 1,2sumpáqeia LVI 11,10súnaxiv LVI 6,2. LVIII 1,2sunelaúnw LVIII 10,6sunércomai LVIII 1,2sunécw LVI 2,8søma LVI 6,3. 11,4Swtär LVI 7,6. LVIII 4,1. 11,2. 12,2swtäriov LVI 5,9

tapeinóthv LVI 8,7tapeínwsiv LVI 11,10taráttw LVI 2,6. 4,1. 7,10. 8,8taracä LVI 2,8. 6,6tekmaíromai LVIII 1,1téknov LVIII 3,7teratourgéw LVIII 10,2téssarev LVI 2,6 4,2; 3thréw LVIII 9,7tíktw LVIII 4,3timä LVI 11,10. LVIII 13,5

Page 48: Inediti di Filagato Kerameus

INEDITI DI FILAGATO KERAMEUS 149

timwréw LVIII 3,6tiv LVI 2,7. 7,5. 10,3tív LVI 4,1. 8,2. 9,6. LVIII 2,2. 5,6.

6,3. 11,6trittóv LVI 5,1; 2túpov LVI 3,2. LVIII 2,6tuflóv LVI 5,1. LVIII 1,6. 2,1; 5.

3,2; 5. 4,2. 5,7. 6,3; 4. 8,1. 10,5;8. 12,4

túflwsiv LVI 5,4tuflåttw LVI 5,3. LVIII 9,1

u‘giäv LVI 7,3; 9. 8,4. 10,2u‘rgón [tó] LVIII 6,11u√dwr LVI 2,3; 5; 8. 4,1; 2. 5,5; 7;

10. 6,6. 7,10. 8,8. LVIII 7,6ui‘óv LVIII 4,4; 7. 11,2; 5. 12,2; 3; 4u‘méterov LVI 1,3u‘págw LVIII 6,2u‘perbaínw LVI 7,7u‘perécw LVI 11,11u‘päkoov LVI 9,6u‘póqesiv LVI 1,3u‘pomonä LVI 7,4; 8u‘postréfw LVIII 8,5u‘pourgéw LVI 7,5u‘póyucrov LVI 8,4

fagéw LVIII 3,6faneróv LVIII 4,7fanerów LVIII 4,6. 11,7farisaîov LVIII 9,1. 11,3fhmí LVI 3,4. 5,9. 7,8. 9,5. 10,4.

LVIII 4,4. 11,7fqéggomai LVIII 10,8

fqónov LVIII 9,1. 10,3filopeustéw LVIII 2,3foberóv LVI 11,12fóbov LVI 11,11fugadeúw LVIII 5,9fúsiv LVIII 7,4fwnä LVI 3,4. 8,1. LVIII 1,5føv LVIII 6,9fwtízw LVIII 13,2fwtismóv LVIII 13,2

caírw LVIII 8,5. 13,5camaí LVIII 6,1carízomai LVI 10,1. LVIII 6,9cáriv LVI 5,7ceimån LVI 2,7ceír LVIII 6,3ceírwn LVI 10,3; 12citån LVIII 6,10coûv LVIII 8,1creía LVIII 6,10crhstóv LVIII 1,3Cristóv LVI 5,9. 11,16. LVIII 5,6.

13,3; 5crónov LVI 7,4. 9,2cwleúw LVI 6,1cwlóv LVI 5,1. 9,11

yeudäv LVI 10,6. LVIII 10,7yhlafáw LVIII 8,5yucä LVI 5,2; 8. 11,4. LVIII 4,5. 13,1yucikóv LVI 11,3

w’ tíon LVI 10,8

Page 49: Inediti di Filagato Kerameus