ANNO SCOLASTICO 2006-2007 ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE COMMERCIALE “Vittorio Emanuele II – Ruffini” Largo Zecca, 4 - 16124 Genova SGE - SIRIO Informatica Gestionale IL XX SECOLO: DAGLI ESORDI STORICI E LETTERARI DELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO FINO ALL’EVOLUZIONE ESPONENZIALE DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA NELLA SECONDA METÀ Dal Sistema Operativo al DBMS, attraverso la contabilità gestionale. Tesina di Maturità di: Christian Chiari Manni
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ANNO SCOLASTICO 2006-2007
ISTITUTO DI ISTRUZIONE
SUPERIORE COMMERCIALE
“Vittorio Emanuele II – Ruffini”
Largo Zecca, 4 - 16124 Genova
SGE - SIRIO Informatica Gestionale
IL XX SECOLO:
DAGLI ESORDI STORICI E LETTERARI DELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO
FINO ALL’EVOLUZIONE ESPONENZIALE DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA
NELLA SECONDA METÀ
Dal Sistema Operativo al DBMS,
attraverso la contabilità gestionale.
Tesina di Maturità di:
Christian Chiari Manni
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Premessa
Una delle motivazioni primarie che mi ha spinto a scrivere la
presente tesina, è data dal fatto che approfondire gli eventi storici
che vanno dagli anni 20 agli anni 90 del secolo appena trascorso
mi inducono a ponderare e criticare più attentamente il momento
storico/sociale in cui vivo oggi, rendendomi partecipe attivo per il
miglioramento necessario della nostra società che attualmente
manda segnali allarmanti di impoverimento e degrado.
Altresì l’avvento di nuove tecnologie fa da motore nel
cambiamento dell’ordinamento sociale, di fatto sono stati stravolti
alcuni cardini, per esempio nel campo lavorativo, ora prendono
forma nuove professioni effimere che, come stelle cadenti, dopo
pochi anni scompaiono e vengono sostituite da nuove figure
professionali; tutto questo rende difficoltoso alle masse europee
riconfigurarsi e credere nel futuro, tali avvenimenti invece sono intrisi
e integrati con successo nel nuovo continente, che rimane per noi
terra di nuove promesse, riponendo, ancora, nell’occidente la
figura di mentore e di libertà.
Questo periodo storico, da me scelto e analizzato, mi da una
visione emblematica delle scelte politiche e delle relative scelte
tecnologiche che le hanno supportate, come ulteriore nota
negativa attualmente vi è un degrado anche nel campo artistico
che non lascia presagire, per i più, i tempi migliori, ma se ricorriamo
alla nostra storia ci accorgiamo che il degrado è come un’onda
marina, ed io spero che il prossimo futuro sia di bonaccia, una
nuova era risorta dalle sue ceneri.
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Capitolo 1
CENNI STORICI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
1.1 Le prime avvisaglie dell’inizio della Seconda
Guerra Mondiale
Le prime motivazioni della Seconda
Grande Guerra da annoverare si
possono identificare nella debolezza
economica e politica della repubblica
di Weimar1, dall’occupazione francese
della Ruhr e la svalutazione dei marchi
tedeschi ai dissanguamenti delle riserve auree, il blocco del
commercio e un’inflazione senza precedenti.
Il cancelliere Gustav Streseman (primo ministro nel 1925
firmatario del trattato di Locarno) e il conio del rentenmark2
portarono ad una difficile e precaria stabilizzazione della
situazione economica e politica che fu però molto breve in
quanto immediatamente compromessa dalla comparsa del
Partito Nazionalsocialista (che fallì nel 1923 un tentativo di
golpe a Monaco) e dall’apparizione, per la prima volta nello
scenario politico tedesco, di Adolf Hitler3.
1 La Repubblica di Weimar prende il nome dalla città di Weimar dove fu redatta la costituzione del primo dopo guerra. 2 Il Rentenmark è stata la valuta emessa il15 novembre 1923 per fermare l’inflazione del 1922-1923 in Germania, sosituì il Papiermark, che era stato completamente svalutato. 3 Adolf Hitler, 20 aprile 1889 Braunau - 30 aprile 1945 Berlino.
La Repubblica di Weimar.
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Un duro colpo fu assestato
dalla crisi del ‘29, l’inflazione
aumentò notevolmente, fu la
caduta del governo Müller4 che
alimentò la fine della coalizione
tra socialisti e cattolici, e nacque
un governo di centro-destra
che, per affrontare la crisi
economica, adottò una politica
deflativa5 e assai impopolare; il
malcontento si manifestò presto con le elezioni politiche con
un cospicuo aumento delle ali estreme dello schieramento,
soprattutto nei nazionalsocialisti di Hitler.
Con l’avvento del Nsdap, (acronimo di National-
sozialistische Deutsche Arbeiterpartei) si intravedevano le linee
guida della nuova politica germanica: l’unificazione di tutte le
popolazioni tedesche, la revisione dei confini stabiliti nel 19196,
il razzismo antisemita, la limitazione delle libertà di stampa e di
espressione per coloro che potevano “contaminare” la
cultura nazionale, l’organizzazione centralizzata e corporativa
dello stato (la stessa ideologia esposta nel libro Mein Kampf7 di
Hitler stesso).
4 Müller in carica dal 1928 al 1930. 5 Deflativa: t.e. diminuzione della moneta circolante. 6 18 gennaio 1919 si apre a Parigi la Conferenza di Pace. 7 “La mia battaglia” testo composto da Hitler nell’anno di reclusione 1924, tutt’oggi nei paesi Bassi ne è vietata la vendita.
Ritratto di Adolf Hitler.
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1.2 L’ascesa al potere di Adolf Hitler
Dopo vari turni elettorali ed il susseguirsi al potere di vari
esponenti, Hindenburg si lasciò convincere da von Papen ad
affidare a Hitler la guida del governo (30 gennaio 1933);
questo fatto dimostrò come in quel momento della storia il
nazismo non era più visto come un concorrente bensì come
una nuova forza capace di agglomerare le varie frange della
destra in funzione anticomunista e antisocialista, e così di
condurre ad una riorganizzazione autoritaria lo stato tedesco.
La prospettiva di una rinascita economica e di un ritorno
della Germania al ruolo di grande potenza non poteva che
essere un ottimo motivo di appoggio al Führer da parte delle
classi industriali e finanziarie.
La Nsdap diventò così celermente un punto di riferimento
capace di saldare i desideri di rivincita nazionale ed
economica della piccola borghesia, si trattava di un’alleanza
tra interessi diversi, talvolta contrastanti, ma che si
riconoscevano nelle parole d'ordine nazionalistiche,
antisemite, e antisocialiste:
«non avremo pace fin quando non sarà distrutto [...]
l'ultimo centro d'istruzione e convertito o sterminato l'ultimo
marxista»8.
Lo avrebbero confermato le parole indirizzate al
Presidente von Hindenburg da membri dell'elite economica
8 Adolf Hitler, Febbraio 1926, Amburgo.
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del paese perchè affidasse alla Nsdap il potere:
«noi riconosciamo nel movimento
nazionale [...] l’inizio promettente di un'era
che crei, mediante il superamento dei
contrasti di classe, le basi indispensabili per
la rinascita dell'economia tedesca. Il
conferimento della direzione responsabile
[...] al Capo (Führer) eliminerà i punti deboli e gli errori che
sono necessariamente impliciti in ogni movimento di massa»9
Appena giunto al potere Hitler ricorse ai suoi più stretti
collaboratori per formare un governo di coalizione che si
dedicasse alla ristrutturazione dell'apparato statale in senso
totalitario.
Fu sciolto il parlamento, numerosi episodi di violenza
furono mossi contro gli oppositori, i deputati comunisti furono
dichiarati decaduti dal loro incarico e la stessa sorte toccò ai
parlamentari socialdemocratici e le sedi sindacali furono
occupate dalle SA (Sturm Abteilungen). Infine il 14 luglio 1933
tutti i partiti al di fuori del Nsdap furono dichiarati fuori legge e,
nelle sedute iniziali della legislatura, Hitler chiese e ottenne i
pieni poteri: furono le basi del “Führerprinzip”10.
Nel Giugno 1934 Hitler ordinò l'epurazione delle SA e del
loro capo Röhm, a lui personalmente legato (la cosiddetta
“notte dei lunghi coltelli”), la posizione dominante venne
9 Thyssen, Krupp, Bosch, industriali tedeschi, 1932. 10 Termine tedesco traducibile in “principio del capo”.
Lo stemma del Nsdap.
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assunta dalle SS (Schutz-Staffen).
Annunciando l'epurazione, Hitler dichiarò: "Se qualcuno
mi rimprovera e mi chiede perché non mi sono rivolto alle
regolari corti di giustizia, allora tutto ciò che posso dire è
questo: in queste ore io sono responsabile del destino del
popolo tedesco, e quindi sono diventato il giudice supremo
(oberster Gerichtsherr) del popolo tedesco"11.
Poco prima di morire, Hindenburg accoglieva la richiesta
di riunire le cariche di Cancelliere e quella di Presidente del
Reich in una sola persona. Era nato il Terzo Reich12.
Il potere nazista non si
esprimeva soltanto attraverso la
repressione, di fondamentale
importanza furono la propaganda
e il suo ossimoro, la repressione
della libera espressione contraria
al regime, un’organizzazione
capillare delle società, l'addestramento ad una disciplina
auspicata per il cittadino tedesco ideale, la statalizzazione, le
leggi razziali, queste ultime scatenate dal pretestuoso omicidio
di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo13.
11 Da William L. Shirer, La Nascita e La Caduta del Terzo Reich. 12 Terzo Reich 1933, A. Hitler; Secondo Reich 1871, Bismarck - Primo Reich 962, Sacro Impero Romano-Germanico. 13 Notte dei cristalli: 9-10 novembre 1938. Con “Reichskristallnacht” viene indicato il “pogrom” (termine d’origine russo-zarista, rivolta popolare anti-semita) condotto dai nazisti.
Le vetrate infrante dai nazisti
nei quartieri ebraici durante la
cosiddetta Notte dei Cristalli.
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1.3 L’Anschluss e i primi veri e propri attacchi della
Germania
Successivamente all’ “Anschluss” (annessione) dell'Austria
e dei Sudeti alla Germania, nonostante l'alleanza tra
Cecoslovacchia e Francia, si presagiva il peggio. Così esordì
un noto “cervello” a manifestare le sue perplessità: «non riesco
a capire la passività della risposta di tutto il mondo civile a
questa moderna barbarie. Il mondo non vede che Hitler punta
alla guerra?»14
Di fatti l'obiettivo espansionistico tedesco si concretizzò in
vista dell'occupazione della Polonia, ma non prima di aver
stretto il “patto d'acciaio” con l'Italia, e il “Molotov-
Ribbentrop” con l' Unione Sovietica, che di fatto sanciva un
patto di non aggressione, e segretamente la spartizione della
Polonia.
Inevitabilmente il 1° settembre 1939 i tedeschi varcarono i
confini polacchi, mentre i sovietici li superavano ad oriente. La
strategia tedesca era dominata dal concetto della Blitzkrieg
(guerra lampo), pochi giorni dopo Francia e Gran Bretagna
dichiararono guerra al Reich.
Superato un momento di stallo denominato la “finta
guerra”, le ostilità prussiane ripresero con l'invasione della
Danimarca e della Norvegia nell'aprile del 1940, e l’attacco
contemporaneo del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo,
14 Albert Einstein, 1° ottobre 1933.
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fino a sfondare, infine, le linee francesi presso Sédan15.
Il 10 giugno, quando ormai la Francia pareva sconfitta,
entrava opportunisticamente in guerra anche l'Italia, il 14
giugno 1940 Parigi fu occupata.
Il 1° settembre Hitler diede il via ad un’imponente, ma
vana, operazione aerea con lo scopo di piegare la resistenza
britannica, successivamente il conflitto si spostò nell'Atlantico.
A seguito degli ingenti investimenti finanziari e dei timori di
un’egemonia tedesca in Europa, gli Stati Uniti scesero
definitivamente in guerra.
La Germania, trovatasi a
dover arginare gli insuccessi
italiani, fu costretta ad inviare
parte delle truppe in Africa e
nei Balcani, dove conseguirono
vittorie brillanti.
L'attenzione del Führer si
spostò sull'acerrimo nemico per
antonomasia: l'Unione Sovietica. Il 22 giugno 1941 venne dato
il via alla “Operazione Barbarossa”, cioè l’invasione dell'URSS. I
tedeschi assediarono Leningrado16 e, a metà ottobre,
conquistarono Kiev. Ma a pochi chilometri da Mosca
l'avanzata si arrestò.
15 Città dove fu combattuta la battaglia omonima, nell’ambito della guerra franco-prussiana del 1870. 16 Il nome assunto dal 1924 al 1991 dalla città Russa San Pietroburgo.
L’Operazione Barbarossa.
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1.4 Dicembre 1941: l’entrata nipponica nel conflitto
Agli antipodi del globo, il 7 dicembre 1941 l'aviazione
giapponese attaccò a sorpresa la base militare di Pearl Harbor
nelle isole Hawaii. Nonostante l'espansionismo nipponico, nel
1942 gli USA riuscirono, a caro prezzo, ad impedire la
conquista delle isole Hawaii e della Guinea meridionale.
Alla fine del 1942 i paesi del “Patto Tripartito”17 avevano
raggiunto la massima espansione territoriale: la guerra
europea scoppiata nel 1939, quella cino-nipponica già in
corso dal 1937 e la successiva ascesa nel 1941 delle altre due
grandi potenze, aveva esteso il conflitto all'intero globo.
La battaglia mortale tra inglesi e tedeschi sull'Atlantico fu
senz'altro un nuovo capitolo della storia: l'ammiragliato
britannico perseguiva lo scopo di recuperare un sommergibile
tedesco, “U-boot” per poter ottenere il maggior numero
d'informazioni sul “Codice Enigma” (macchina per cifrare le
comunicazioni tedesche). Raggiunsero infine l'obiettivo di
catturare l’U-Boot 110, e ciò fu di fondamentale importanza
per le battaglie sugli oceani.
1.5 El Alamein e le prime sconfitte
La prima grossa sconfitta su terra ferma fu in Nord Africa
con la Seconda Battaglia di El Alamein (Egitto) nel 1942. Più o
17 Trattato tripartito, il 27 settembre 1940 fu ratificato a Berlino dalla Germania nazista, dall’Italia fascista e dall’Impero Giapponese al fine di riconoscere le loro aree di influenza.
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meno nello stesso periodo si rovesciarono anche le sorti
tedesche in Russia. La sconfitta nella Battaglia di Stalingrado
sconvolse molti membri dell'Alto Comando Tedesco e la
realizzazione che le truppe tedesche non erano più invincibili
cominciò a permeare attraverso le menti della popolazione;
questa fu senza dubbio la prima grande sconfitta della
Wehrmacht18. Si apriva così un anno che avrebbe visto
tedeschi e giapponesi arretrare ovunque; in luglio, mentre sul
fronte italiano gli anglo-americani sbarcavano in Sicilia (9
luglio 1943) e Mussolini veniva fatto arrestare, l'armata rossa
sfondò le linee tedesche.
Dai rapporti fra gli alleati, Roosvelt, Churchill e Stalin, si
intravedevano le problematiche politiche che riaffioravano
con il delinearsi della sconfitta del “Patto Tripartito”.
Il 25 luglio 1943, successivamente alla sfiducia del Duce e
all'annuncio dell'armistizio, i tedeschi procedettero
all'occupazione militare del paese; il 6 giugno del 1944,
esattamente cinque anni dopo l'inizio del conflitto, ci fu lo
sbarco in Normandia (D-Day); in agosto venne raggiunta
Parigi; Berlino fu campo di duri scontri nell'aprile del 1945
quando fu raggiunta dall'armata rossa, contemporanea-
mente i partigiani e il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)
avevano proclamato, per il 25 aprile 1945, l'insurrezione
generale.
18 Le forze armate tedesche hitleriane dal 1935 fino alla fine del conflitto, nate dalle ceneri delle Reichswehr.
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La guerra d'Europa aveva fine, Mussolini venne giustiziato
e Hitler si suicidò.
In Oriente, dopo la distruzione nucleare di Hiroshima prima
e Nagasaki successivamente, il 2 settembre 1945 terminarono i
conflitti anche nel Pacifico con la resa incondizionata del
Giappone imperiale.
Oltre agli altissimi costi in termini di vite umane e ai gravi
danni materiali, la guerra ebbe un forte impatto anche sul
piano psicologico accresciuto soprattutto dall'uso della
bomba atomica.
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Capitolo 2
L’INFLUENZA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE SULLA
LETTERATURA DEL XX SECOLO OSSERVATA ATTRAVERSO LA VITA
PRIVATA E LETTERARIA DI EUGENIO MONTALE.
La guerra poi e il fascismo prima furono devastanti sotto
vari aspetti: economici, psicologici e morali. La continua
oppressione del regime e il doversi configurare alle masse
furono detonatori di nuove scuole di pensiero: sopprimendo il
lato umano si cercava così sfogo nella mente.
2.1 I primi anni di E. Montale nella sua nativa Genova
Furono tanti i “cervelli” perseguitati, durante il regime
fascista, chi poté esiliò, o perlomeno provò a farlo. Genova
diveniva città di emigranti con il suo porto come
un’appendice verso le libertà.
Primo fra molti fu il Montale, nato
proprio qui a Genova nel 1896, sesto
figlio di un imprenditore. Dopo un
primo inserimento nell’impresa di
famiglia non seguì però le orme del
padre, egli preferiva passare le sue
Eugenio Montale.
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ore libere in biblioteca, “alla Berio”19, concentrando i suoi sforzi
su ciò che realmente apprezzava, la letteratura. Conseguì il
diploma di ragioniere di cui non andava orgoglioso, e fu molto
legato alla sorella Marianna che, superando l’opposizione
famigliare, si laureò alla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Risale al 1916 “Meriggiare”, che fu poi inserita nella sua
prima raccolta, all’anno successivo risale invece un quaderno
di appunti, una sorta di diario intellettuale, che fu poi
pubblicato postumo nel 1893 (“Quaderno genovese”).
Un inizio incerto sull’evolversi della sua vita, la Prima
Guerra Mondiale lo occupò per qualche anno, inviato alla
Scuola Allievi Ufficiali di Parma, dove conobbe Sergio Solmi, il
critico che lo introdusse nell’ambiente degli intellettuali torinesi.
Con il concludersi della guerra fu inviato in Trentino e
distaccato per alcuni mesi a Torino, per poi far rientro a
Genova. La scrittura di poesie andava via via facendosi
sempre più regolare, nel 1922 comparvero sulla rivista “Primo
Tempo”20 sei componimenti sotto il titolo complessivo di
“Accordi e la poesia Riviere”. Nonostante i continui
ripensamenti sulla via da seguire, la sua recensione del libro di
prose di Camillo Sbarbaro (“Trucioli”), pubblicata su “L’Azione
di Genova”, gli aveva procurato l’amicizia di quel poeta e la
familiarità con l’ambiente erudito genovese.
19 Rinomata biblioteca locale, fondata nella seconda metà del settecento dall’Abate Giuseppe Vespasiano Berio, la cui sede originaria fu in Via del Campo. 20 Rivista torinese diretta da Solmi e Debenedetti.
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Nel 1923 morì il maestro di canto21 del Montale, e con
esso le sue idee di diventare un baritono. Nello stesso anno
l’amicizia con Emilio Cecchi si tramutò presto in
collaborazione, conobbe anche Roberto Bazlen, intellettuale
triestino che gli fece conoscere le opere di Svevo; i suoi articoli
successivi sulla narrativa sveviana, 1925 e 1926, costituirono
l’inizio della fortuna critica e della notorietà di Montale.
Nonostante tutto continua l’indecisione di Montale, incapace
di dare un indirizzo preciso alla propria vita; si sentiva per
questo vicino a quegli “inetti”, protagonisti dell’opera
sveviana, che egli aveva tanto amato. Solo nel 1927 trovò il
primo lavoro fisso: redattore della casa editrice fiorentina
Bemporad. Dovette quindi trasferirsi a Firenze, città che in quel
periodo era senza dubbio il centro culturale più attivo, e qui
cominciò la sua collaborazione con le riviste “Solaria”22 e “La
Fiera Letteraria”, collaborazione che gli permise di ampliare
notevolmente la sua cerchia di conoscenze negli ambienti
letterari.
2.2 Gli anni fiorentini
Furono gli anni delle
“Giubbe rosse”, un Caffé nel
quale con regolarità si radunava
un folto gruppo di intellettuali “i Solariani”: Vittorini, Gabba,
21 Maestro Ernesto Sivori. 22 La rivista “Solaria” fu fondata nel 1926 da Carocci.
Il Caffè fiorentino “Le Giubbe Rosse”.
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Quasidomo, Loria, Piovone e molti altri.
In quel gruppo Montale cominciò
ad essere riconosciuto come un
maestro di vita, l’intellettuale che
riusciva a focalizzare l’attenzione sui
fatti e su quei personaggi che alla
lunga risultavano importanti. In quegli
anni conobbe anche due tra le donne che più influirono sulla
sua vita e sulle sue opere, la prima fu Drusilla Tanzi, mentre la
seconda, la studiosa ebreo-americana Irma Brandeis, dopo
aver letto il suo “Ossi di Seppia” ebbe con lui una relazione,
dal 1933 fino al suo rientro negli USA nel 1939 a causa delle
persecuzioni contro gli ebrei.
La vita di Montale trascorreva priva di avvenimenti
clamorosi, ma tormentata e intristita dal senso di ripulsa e di
estraneità che egli nutriva per il fascismo, vissuto come una
perenne offesa all’intelligenza, alla moralità; l’insofferenza
aumentava man mano che il regime acquisiva potere.
Montale ha dunque coltivato la propria "vena" poetica
nell'atmosfera raccolta e amichevole di un mondo di
intellettuali che il fascismo condannava a un deprimente
silenzio, non tanto con imposizioni violente quanto con la forza
schiacciante di un conformismo di massa che rendeva vano
ogni tentativo di rivolta e invisibile la differenza di chi non vuole
adattarsi.
Irma Brandeis: “Clizia” nelle opere
del Montale.
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Ma si avvicinavano momenti ancora più duri, la situazione
di oppressione poliziesca si andava aggravando e il poeta
ebbe la sensazione (inzio del 1938) che i fascisti di Firenze
stessero per estrometterlo dal suo incarico di direttore della
Biblioteca del “Gabinetto Vieusseux”. Dopo un confronto con
gli amici di “Solaria”, decise quindi di richiedere la tessera del
Partito Nazionale Fascista, indispensabile per mantenere il
lavoro; ma la tessera gli fu negata, anche a causa della sua
amicizia con poeti contrari al regime (Godetti, Rosselli).
Puntuale arrivò il licenziamento nel dicembre del 1938,
cominciò cosi un periodo di grandi difficoltà, fu allora che
anche Montale pensò di emigrare negli Stati Uniti, ma le
complesse formalità per l’ingresso nel paese lo fecero
desistere.
Nel 1939 fu pubblicata da Einaudi la sua seconda grande
raccolta di poesie: “Le occasioni”.
La successiva raccolta del Montale fu “Finisterre” (1943),
scritta segretamente e clandestinamente inviata dall’amico
Gianfranco Contini in Svizzera, dove venne pubblicata; si
dovettero aspettare due anni prima che potesse essere
pubblicata anche in Italia.
La situazione peggiorò con l’occupazione di Firenze da
parte dei tedeschi, Montale ospitò e soccorse amici come
Saba e Levi, costretti a nascondersi dalle persecuzioni razziali.
Dovette attendere fino alla liberazione del paese per essere
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finalmente nominato membro del “Comitato per la Cultura e
l’Arte”; fu quella l’unica parentesi politica del Montale, si
dimise poco tempo dopo.
Curava intanto la critica teatrale sulla “Nazione del
Popolo” e insieme con Bonsanti, Loria e Scaravelli fondò la
rivista “Il Mondo”.
2.3 Il progressivo successo degli anni milanesi
Nel 1948 si trasferì a Milano per far fronte ai nuovi impegni
di lavoro come redattore per il noto quotidiano di Via
Solferino, “Il Corriere della Sera”.
Ma non si conclusero così le sue pubblicazioni poetiche:
nel 1956 fu pubblicata la terza raccolta “La Bufera e Altro” e
anche “La Farfalla di Dinard”, un libro di brevi racconti
comparsi a partire dal 1946 sul Corriere.
Grazie ai numerosi viaggi all’estero come inviato, la sua
fama cominciava a diffondersi anche al di fuori dei confini
italiani. Nel 1961 ricevette la laurea Honoris Causa
dall’Università di Milano, riuscendo sempre a conciliare le due
attività di giornalista e di poeta.
Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi che morì solamente l’anno
successivo; il colloquio con la sua amata però non si
interruppe, nonostante la prematura scomparsa, ma continuò
su carta, dando così origine alle poesie di “Xenia”.
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Nel 1967 fu nominato Senatore a vita dal Presidente della
Repubblica Saragat23; nel 1971 sorprese il mondo letterario,
ormai convinto che si fosse esaurita la sua vena poetica, con
la pubblicazione della raccolta “Satura” che mostrava anche
un profondo rinnovamento stilistico; seguì nel 1973 un’ulteriore
raccolta “Diario del ’71 e del ‘72”. Un anno dopo aver cessato
la sua attività di giornalista ricevette una laurea anche
dall’Università di Roma, e successiva-
mente il Premio Nobel per la Letteratura
(1975) che consacrava la sua
dimensione di poeta internazionale.
Con grande entusiasmo, prima di
spegnersi, Montale fece a tempo a
vedere pubblicata la sua intera
produzione poetica nella raccolta
“L’Opera in Versi” (1980), curata dal
critico e amico Contini e da Bettarini, per l’editore Einaudi.
Morì a Milano nel 1981 dopo una breve malattia, ma fu
sepolto nel cimitero di San Felice a Ema (FI).
2.4 “Ossi di Seppia”
Fa parte della prima raccolta di Montale, del 1925, e, se
da una parte sono poesie dannunziane per lo stile, per
l’aspetto ideologico sono completamente anti-dannunziane:
23 Quinto Presidente della Repubblica Italiana dal dicembre 1964 al dicembre 1971.
Consegna del Premio Nobel per la Letteratura (1975).
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non hanno nessuna verità o certezza da rivelare, si limitano a
descrivere la profonda angoscia del poeta, la sua disarmonia
col mondo, il cosiddetto «male di vivere». Montale non cerca
di darci nessuna certezza positiva, ma solo «ciò che non
siamo, ciò che non vogliamo».
Gli “Ossi di Seppia”24 danno il titolo alla raccolta e sono le
conchiglie di certi molluschi lasciate dalle onde sulla spiaggia,
sono presenze inaridite e ridotte al minimo, simbolo della
poetica dello scabro ed essenziale, dominante in Montale.
All’oggetto simbolico seguirà quasi sempre la spiegazione
dello stesso, vediamo ad esempio la composizione della lirica
“Spesso il male di vivere ho incontrato”.
Tipico paesaggio in questa raccolta è quello ligure,
marino, assolato, arido e scabro, che assume una parte
importante. Come interlocutore Montale utilizzerà solo il mare
od un generico “tu”.
Il lessico è esatto, preciso, anche tecnico in certi casi, ma
da D’Annunzio, anche aulico e dialettale. Montale immette un
lessico aulico in una situazione realistica e quotidiana, ma è
uno stile, caratteristico di D’Annunzio appunto, che usa solo
negli “Ossi di Seppia”.
Il “leopardiano” «mal di vivere» si ritrova soprattutto in
celebri metafore, quali il camminare su un muro «che ha in
24 “Ossi di Seppia” comprende 58 liriche, raccolte in sette sezioni, a cui fanno da cornice un’introduzione (“I Limoni”) e una conclusione (“Riviere”).
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cima cocci aguzzi di bottiglia»25, essere imprigionati da una
rete, essere legati da una catena. Talvolta però si intravede
una possibilità di salvezza, una «maglia rotta nella rete», che
permette la fuga dal dolore e dalle insensatezze della vita. È
quindi possibile trovare «l’anello che non tiene / il filo da
disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità»
(“I Limoni”). È una possibilità vaga, dai contorni indefiniti, e
quando assume una forma più precisa si rivela solo uno
scacco.
Fra la poesia d’apertura (“I Limoni”) e quella di chiusura
(“Riviere”) trovano spazio quattro sezioni intitolate “Movimenti”
(13), “Ossi di Seppia” (22), “Mediterraneo” (9), “Meriggi e
Ombre” (15).
Il linguaggio, come abbiamo detto, riprende molto quello
dannunziano, la metrica non è rivoluzionaria, i metri tradizionali
sono ben riconoscibili.
2.5 “I Limoni”
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
5 fossi dove in pozzanghere 25 Versi tratti da “Meriggiare” il poeta allude ai muretti tipici genovesi, ancora presenti in Albaro.
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mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
10 e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
15 e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
20 qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
25 talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
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il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
30 Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
35 in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
40 La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
45 ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
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le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
[tratto da “Ossi di seppia”, 1925]
Costituisce il manifesto poetico degli Ossi: una poetica
antieloquente, che contrappone al solenne e all’artificioso
una più umile adesione alla realtà quotidiana (di cui l’odore
dei limoni ne è simbolo).
L’autore fornisce un elenco di temi prescelti per le sue
poesie, il paesaggio ligure e la stagione soleggiata, estiva. Il
paesaggio estivo permette al poeta una sorta di rapporto tra
la natura e se stesso.
Metro: quattro strofe di 10, 11, 13 e 15 versi di lunghezza
variabile, comunque più frequenti sono endecasillabi e
settenari. È presente quindi una regolarità di fondo, i versi
lunghi sono quasi sempre doppi settenari.
Venti su quarantanove versi sono implicati in una rima
perfetta, sono presenti poi altre rime imperfette o interne.
Analisi: è composta da due nuclei tematici, uno con la
descrizione dei poeti ‘laureati’, tra cui primeggia D’Annunzio,
in contrasto con la sua scelta di poetica più umile e ‘vera’; nel
secondo, la concezione dolorosa dell’esistenza come catena,
sequenza di atti per noi senza senso, ma illuminata dalla
speranza di trovare il filo della matassa in grado di svolgere il
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tutto, il vero significato della vita. Notiamo come Montale
attraversi D’Annunzio, con i suoi limoni anziché bossi, ligustri e
acanti, però in questa poesia troviamo molti preziosismi
lessicali: si tratta quindi di un’opposizione di ideali, ma gli
aulicismi verranno utilizzati anch’essi per trovare la perfezione
e la nitidezza sintattica.
Significato: v. 1: “ascoltami” è un termine dedicato ad un
interlocutore indeterminato, ma ha un tono famigliare, diverso
da D’Annunzio;
vv. 25-29: ci si aspetta di trovare un anello rotto nella
catena esistenziale che ci lega, e di uscire dalla disarmonia e
dall’angoscia immutabile della vita, speranza di disbrogliare la
matassa e di giungere al senso vero della vita;
vv. 47-49: il giallo dei limoni si contrappone alla tristezza e
al grigiore dell’inverno, ricordano con il loro colore la
luminosità del sole e dell’estate.
La poesia “I Limoni” dichiara l’attenzione per le cose
comuni e modeste, semplici e concrete come i limoni,
rappresentano emozioni vive, danno l’impressione di poter
svelare da un momento all’altro il segreto del mondo e della
vita.
- 28 –
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Capitolo 3
IL BOOM INFORMATICO NELLA SECONDA METÀ DEL XX
SECOLO, STORIA E DETTAGLI TECNICI
3.1 La nascita del primo PC e la sua rapidissima
evoluzione
La Seconda Guerra Mondiale non fu solo madre di morte
e distruzione, come abbiamo potuto leggere nelle pagine
precedenti, ma fu anche ispiratrice di nuove correnti, e nel suo
male portò alla nascita di nuove visioni e nuove scoperte. Una
tra le più importanti e diffuse può essere individuata in quello
che sarà poi uno degli strumenti che più saranno utilizzati
quotidianamente negli ambienti di lavoro e nell’ambito
privato e casalingo e sul quale non ci si sofferma mai per
riflettere sulla storia che ha portato alla sua nascita: il suo
nome primordiale è Colossus.
Il Colossus è stato il primo computer in grado di forzare i
codici sviluppati dalla macchina Enigma, fu ideata da Arthur
Scherbius e che, come abbiamo raccontato prima, veniva
usata dai tedeschi per cifrare i messaggi della fanteria prima e
della marina dopo durante tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Fu il primo computer prodotto dagli Inglesi, costruito in segreto
per la Royal Navy26, e uno dei primi totalmente elettronici.
26 Marina Militare delle Forze Armate Britanniche dal 1612.
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Infatti, fu il primo ad usare le valvole termoioniche (allora usate
solo dagli amplificatori) al posto dei relé, aumentando quindi
notevolmente la potenza di calcolo. Si stima che era
composto da circa 1500 valvole.
Il suo ideatore fu
Tommy Flowers che, nel Post
Office Research Station a
Dollis Hill, realizzò il prototipo
Colossus Mark I, che venne
poi assemblato a Bletchley
Park27 nel febbraio del 1944.
Il migliorato Colossus Mark II venne installato nel giugno del
1944, e dieci altri Colossus vennero costruiti prima della fine
della guerra. Si crede che il Colossus abbia fortemente
cambiato le sorti del conflitto. Ci vollero parecchi anni prima
che i suoi successori facessero comparsa nelle nostre
abitazioni.
Il 12 agosto 1981 veniva presentato ufficialmente alla
stampa specializzata il personal computer di IBM, una
macchina dalle dimensioni ridotte e
con prestazioni piuttosto modeste,
indicata più genericamente come
microcomputer. Il personal era il “IBM
5150”, basato sul processore 8088 a
27 Nota anche come “Stazione X”, è un paese a 75 Km a Nord-Ovest di Londra.
Colossus Mark II - 1944.
IBM 5150 – 1981.
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4,77 MHz. Era dotato di memoria RAM da 64 Kb, un lettore
floppy da 5,25 pollici, tastiera, monitor monocromatico a 12
pollici. Utilizzava il sistema operativo PC-DOS 1.0 (acquistato su
licenza dalla Microsoft). Costava tremila dollari in versione
base, mentre la configurazione più ricca con monitor a colori
raggiungeva i seimila dollari.
La storia del microcomputer inizia molti anni prima del
lancio ufficiale di IBM. Queste macchine venivano costruite da
hobbisti appassionati di informatica che, non avendo accesso
alle risorse dei grandi centri di elaborazione, riuscivano a
crearne una versione ridotta nel proprio garage.
La logica intrapresa da IBM di acquistare i componenti
dell'elaboratore invece di progettarli e costruirli in casa,
l’aveva portata a dover scegliere un sistema operativo,
ovvero il software per la gestione della macchina. Infatti,
sviluppare un proprio sistema operativo avrebbe richiesto un
consumo di risorse eccessivo: non sarebbero bastati due anni
di lavoro di decine e decine di specialisti. Così, per evitare
un'operazione considerata rischiosa, IBM cercò un possibile
fornitore di sistemi operativi adatti al PC e, nel 1980, la scelta
cadde proprio sulla Microsoft28, una piccola società di Seattle,
che gli fornì appunto il sistema operativo PC-DOS 1.0.
Il nome del sistema operativo era costituito con le iniziali
delle parole che ne descrivevano le funzionalità, ovvero: DOS,
da Disk Operating System. 28 I fondatori sono stati Paul Allen e Bill Gates, 1975.
- 31 –
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Ma qual’è l’importanza del sistema operativo? Un
computer diventa molto più utile se dotato di una memoria di
massa, per gestirla serve un “gestore di file system”, ovvero un
insieme di funzioni che permetta di organizzare i dati sulla
superficie, dei mezzi di memorizzazione secondo una struttura
ben precisa. I sistemi operativi che risiedono su disco
(inizialmente floppy poi hard disk e altre più evolute unità di
massa) capaci di gestire un file system sono detti
genericamente Disk Operating Systems, cioè DOS appunto.
L'esemplare più famoso è senz'altro proprio il MS-DOS della
Microsoft. Ne esiste anche una versione libera, denominata
FreeDOS.
L'introduzione del PC comportò una vera e propria
rivoluzione nel modo di lavorare: l'informatica personale era
sconosciuta nel mondo delle piccole e medie aziende. Pochi
utenti selezionati avevano accesso a qualche archivio
meccanizzato e, sotto il controllo di mainframe, lanciavano
programmi di lettura selettiva dei dati.
Queste operazioni erano svolte attraverso i cosiddetti
“terminali stupidi”, ovvero macchine formate da un enorme
video monocromatico e da una tastiera, asservite ad un
mainframe dal quale ricevevano i dati ed al quale si
potevano solo inviare messaggi, raramente istruzioni o
comandi.
- 32 –
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I PC erano nettamente meglio dei “terminali stupidi” in
quanto dotati ciascuno di una propria CPU29 che li rendeva
dei veri e propri centri di elaborazione autonomi. Si diffusero
abbastanza rapidamente nel mondo aziendale, anche
perché non rappresentavano un cambiamento
particolarmente profondo dell'informatica tradizionale. In
pratica, i microcomputer erano mainframe in miniatura.
Agli occhi di qualcuno, però, apparivano come una
forma di riduzione a banale strumento di lavoro di una mitica
idea che era nata diversa, più libertaria. I mini (predecessori
dei PC) erano legati alla generazione dei figli dei fiori e degli
hippy. Il computer veramente rappresentativo di questo filone
non fu il PC IBM ma il Macintosh della Apple.
Nei Macintosh tutto era
diverso: i comandi erano impartiti
tramite il mouse e non tramite la
tastiera e si poteva scegliere tra
menu di tutti i tipi che
spuntavano fuori ovunque si cliccasse sullo schermo; era nata
una nuova era.
3.2 L’avvento del S.O.
Il sistema operativo (abbreviato in S.O. oppure dall'inglese
in O.S. - Operating System) è il programma responsabile del 29 Central Processing Unit – Unità centrale di elaborazione dei computer, è costituita da un sottile cristallo di silicio.
Evoluzione del logo Apple
- 33 –
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diretto controllo e della gestione dell'hardware di un computer
e delle sue operazioni di base. Si occupa dei processi che
vengono eseguiti e della gestione degli accessi degli utenti.
Compito del sistema operativo è inoltre quello di virtualizzare le
risorse hardware30 e software31 nei confronti dei programmi
applicativi.
Un generico sistema operativo moderno si compone di
alcune parti ben definite:
- un gestore di “file system” che si occupa di esaudire le
richieste di accesso alle memorie di massa;
- un gestore di “memoria virtuale” che alloca pagine di
memoria a richiesta e si assicura che questa sia presente nella
memoria fisica al momento giusto;
- uno “scheduler” che assicura ai vari processi in
esecuzione una ben definita quantità di tempo di
elaborazione;
- uno “spooler” che accumula i dati da stampare e li
stampa in successione;
- una “interfaccia utente” (shell o GUI) che permette agli
utenti di interagire con la macchina;
- un “kernel”, fulcro del sistema, che gestisce il tutto.
30 Costituisce la parte fisica dell’elaboratore. 31 Indica un programma o un insieme di programmi in grado di funzionare su un elaboratore.
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3.2.1 – Il Kernel
Il kernel è il cuore di un sistema operativo. Si tratta di un
software che ha il compito di fornire ai moduli che
compongono il sistema operativo e ai programmi in
esecuzione sul computer le funzioni fondamentali ed un
accesso controllato all'hardware, sollevandoli dai dettagli
della sua gestione.
Quali funzioni sia opportuno che il kernel debba fornire e
quali possano essere demandate a moduli esterni è oggetto di
opinioni divergenti: se il kernel di un sistema operativo
implementa soltanto un numero molto ristretto di funzioni,
delegando il resto ad altre parti, si parla di microkernel. Il
vantaggio di un sistema operativo microkernel è la semplicità
del suo kernel; lo svantaggio è l'interazione più complessa fra il
kernel e le altre componenti del S.O. stesso, che rallenta il
sistema. Di solito il kernel di un sistema operativo microkernel è
molto piccolo e fornisce solo poche funzioni di base per
l'astrazione dall'hardware e la comunicazione fra i vari moduli,
che sono esterni ad esso.
Schema di Microkernel
Kernel
Servers Software
IPC
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Un kernel tradizionale, monolitico, integra invece dentro di sé
la gestione della memoria virtuale, lo scheduler e i gestori di
file system, nonché i driver necessari per il controllo di tutte le
periferiche collegate. Questo tipo di kernel è più complesso
da progettare, mantenere ed aggiornare, ma è anche più
veloce ed efficiente. Una sua evoluzione è costituita dai kernel
"modulari", che mantengono al loro interno lo scheduler e i
gestori di file system e memoria virtuale ma separano alcune
funzioni non essenziali in moduli a sé stanti, da caricare in
memoria solo in caso di effettivo uso della funzione o
periferica di loro competenza.
Sulla distinzione fra microkernel e kernel monolitico di
notevole interesse è il famigerato dibattito fra Torvalds e
Tanembaum "LINUX is obsolete"32.
32 Scritto da Torvalds, l’autore del S.O. Minix, sul newsgroup del suo sito, ed immediatamente replicato da Tanenbaum, 29 Gennaio 1992.
Schema di kernel monolitico.
Kernel
Software
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3.2.2 – Il File System
Il file system è il modo in cui i files sono immagazzinati e
organizzati su un dispositivo di archiviazione, come un hard
disk o un CD-ROM. Esistono molti tipi di file system, creati per
diversi sistemi operativi, per diverse unità di memorizzazione e
per diversi usi. Si possono identificare due grandi classi di file
system: quelli per unità locali, destinate ad organizzare
fisicamente i dati su un disco, ed i file system distribuiti, nati per
condividere i dati fra più computer collegati attraverso una
rete, superando le differenze fra sistemi operativi e file system
locali delle varie macchine.
3.2.3 – Il Sistema multitask
Alcuni programmi non hanno sempre realmente bisogno
della CPU: a volte, invece di eseguire istruzioni, aspettano che
arrivino dei dati da un file, o che l'utente prema un tasto della
tastiera. Quindi, in linea di principio, si possono usare questi
“tempi morti" per far girare un altro programma. Questa idea,
sorta fin dai primi anni cinquanta, si concretizzò nei sistemi
operativi multitasking, cioè dotati di uno scheduler che manda
in esecuzione più processi (esecuzioni di programmi),
assegnando a turno la CPU ad ognuno e sospendendo
l'esecuzione dei programmi in attesa di un evento esterno
(lettura sulla/dalla memoria di massa, stampa, input utente
ecc.) finché questo non si verifica.
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Dovendo ospitare in memoria centrale più programmi
nello stesso tempo, i sistemi multitask hanno bisogno di più
memoria rispetto a quelli monotask: perciò questo tipo di
sistema operativo è quasi sempre dotato di un gestore di
memoria virtuale.
3.3 La rivoluzione nei sistemi di “raccolta dati”
apportata dalla nascita dei DBMS
In informatica, un Database Management System
(abbreviato in DBMS) è un sistema software progettato per
consentire la creazione e una manipolazione efficiente di
database (ovvero “collezioni di dati strutturati”) solitamente
da parte di più utenti. I DBMS svolgono un ruolo fondamentale
in numerose applicazioni informatiche, dalla contabilità, la
gestione delle risorse umane e la finanza fino a contesti tecnici
come la gestione di rete o la telefonia.
Se in passato i DBMS erano diffusi principalmente presso le
grandi aziende e le istituzioni (che potevano permettersi
l'impegno economico derivante dall'acquisto delle grandi
infrastrutture hardware necessarie per realizzare un sistema di
database efficiente), oggi il loro utilizzo è diffuso praticamente
in ogni contesto. La teoria dei database, e conseguente-
mente dei DBMS, rappresenta da sempre uno dei filoni più
solidi e importanti dell'informatica.
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I DBMS si appoggiano a kernel che supportano
nativamente il multitasking e il collegamento in rete. Una tipica
applicazione per la gestione dei database non includerebbe,
infatti, tali funzionalità, ma si appoggerebbe al sistema
operativo per consentire all'utente di fruirne dei vantaggi.
Definizione di DBMS (Database Management System):
Un DBMS è un sistema software per la gestione di dati;
esso si occupa dell’aggiornamento, della manutenzione e
della consultazione di un insieme di registrazioni contenute in
un supporto di memoria di massa.
Il DBMS, pertanto, è un insieme di programmi rivolti alla
gestione di dati memorizzati in archivi. Ovviamente, tra
Database e DBMS esiste una forte iterazione (loop) per cui
spesso si tende a confonderli, ma sono comunque due cose
ben diverse e distinte.
Faccio un esempio per chiarire meglio la differenza: si
pensi ad un ragazzo che sta disponendo su un tavolo delle
carte da gioco in un certo ordine al fine di iniziare un solitario,
le carte (entità che vengono manipolate) rappresentano il
database, il ragazzo (colui che opera) rappresenta il DBMS.
Largo successo ottenuto, nel corso degli ultimi quindici
anni, dai sistemi di gestione delle basi di dati lascia intendere
che i vantaggi legati al loro utilizzo siano numerosi. I DBMS sono
sistemi di utilità che si occupano di una vasta gamma di
operazioni relative alla gestione dei dati non volatili del sistema
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di elaborazione; in particolare si tratta di operazioni che:
Sostituiscono il programmatore: in questo caso, i
vantaggi sono legati al fatto che il sistema esegue
funzioni che in precedenza erano a carico dei
programmatori. Si pensi alla possibilità di consultare la
base di dati senza necessità di redigere un apposito
programma, ma attraverso un semplice comando di
interrogazione, utilizzando il query language; in questo
caso l’accesso ai dati è realizzato tramite routine del
DBMS.
Arricchiscono la gestione precedente, ovvero
permettono l’esecuzione di nuove funzioni in basi di dati
già esistenti, aumentandone quindi il potenziale
informativo senza che sia necessario aumentare la
quantità di dati raccolti e memorizzati.
In una gestione tradizionale è conveniente scrivere un
programma d’interrogazione solo quando questa esigenza
interessa più utenti e si verifica con una certa frequenza. Con i
database invece ciascun utente può ottenere informazioni di
grande valore semplicemente manipolando i dati secondo i
criteri che desidera.
In sostanza, con il DBMS si realizza una gestione
centralizzata e controllata della base dati i cui vantaggi
principali possono essere così sintetizzati:
i. Riduzione della ridondanza dei dati, dove con ridondanza
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s’intende la possibilità che i dati si presentino
ripetutamente nella base.
ii. Eliminazione dell’incongruenza.
iii. Condivisione dei dati da parte di tutte le applicazioni che
ne facciano richiesta.
iv. Sicurezza e riservatezza delle informazioni, per ridurre il
rischio di distruzione di dati e di accessi non autorizzati.
v. Ottimizzazione della struttura della base dati, che ne
facilita l’accesso e la manutenzione e ne garantisce una
crescita ordinata.
vi. Indipendenza dei dati dalle applicazioni.
3.3.1 – I Modelli di DBMS
Uno degli scopi del DBMS è il mantenimento di un modello
astratto dei dati in grado di rappresentare la realtà cui questi
dati si riferiscono e di mantenere l’indipendenza tra l’aspetto
formale della base dati e la sua effettiva implementazione
fisica33.
Vediamo ora di comprendere più a fondo cosa significa
modello e quali sono gli elementi che ne fanno parte.
Per definizione un modello DBMS è una rappresentazione
della realtà, descritta mediante un apposito formalismo.
33 Creare un database è un po’ come creare un universo, solo più complicato - M.J. Hernandez.
- 41 –
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Una volta che si è avuta percezione della realtà, si
procede alla sua descrizione, omettendo quei particolari che
non interessano al fine del modello stesso e utilizzando invece
quelle strutture che il modello mette a disposizione.
I vari tipi di modelli servono per semplificare la
“progettazione” del data base, vediamo quali sono e quando
si usano nelle varie fasi:
Requisiti della base di dati
Progettazione concettuale
Progettazione logica
Progettazione fisica
Sono tutte le informazioni della realtà che dovrà essere rappresentata con la base dei dati.
Si utilizza il modello: Entità - Relazione.
La scelta dipenderà dal tipo di data base che andremo ad utilizzare. Modello: gerarchico reticolare relazionale
Lo schema logico viene completato. Dipende dallo specifico DBMS che utilizziamo.
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A) Progettazione concettuale - Modello Entità-Relazione (E-R)
Il modello entità-relazione (E-R) è un modello concettuale
di dati e fornisce una serie di strutture, dette costrutti, atte a
descrivere la realtà d’interesse in una maniera facile da
comprendere e che prescinde dai criteri di organizzazione dei
dati negli elaboratori.
Nello specifico la progettazione concettuale si avvale dei
seguenti elementi e principi:
Entità: È un oggetto esistente nel mondo reale che si
vuole rappresentare nel modello concettuale.
Relazioni: Rappresentano legami logici, significativi per
l’applicazione, tra due o più entità. Un esempio di relazione
può essere l’Assegnazione di un Incarico ad un Impiegato,
ovvero ciò che lega/relazione le due entità:
Attributo: Descrivono proprietà elementari di entità o
relazioni di interesse ai fini dell’applicazione. Per esempio,
Cognome, Stipendio, Età sono possibili attributi dell’entità
Impiegato. Un attributo può associare, a ciascuna occorrenza
di entità o di relazione, anche un valore appartenente ad un
IMPIEGATO INCARICO ASSEGNATO
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nsieme, detto dominio dell’attributo. Per esempio, l’attributo
Età dell’entità Impiegato può avere un dominio di interi
compreso tra 18 e 65.
Cardinalità delle relazioni: Vengono specificate per
ciascuna entità che partecipa a una relazione e descrivono il
numero minimo e massimo di occorrenze di relazione a cui le
occorrenze delle entità coinvolte possono partecipare.
Identificatori delle entità: Permettono di identificare in
maniera univoca le occorrenze delle entità. In molti casi, uno
o più attributi di entità sono sufficienti a individuare un
identificatore: si parla in questo caso di un identificatore
interno (detto anche chiave). Per esempio, un identificatore
interno per l’entità Automobile con attributi Modello, Targa e
colore è l’attributo Targa. Alla stessa maniera, un identificatore
interno per l’entità Persona con attributi Nome, Cognome,
Indirizzo e data di Nascita può essere l’insieme degli attributi
Nome, Cognome e Data di Nascita, avendo assunto che nella
nostra applicazione non esistono due persone aventi,
IMPIEGATO
ETÁ
NOME
COGNOME
STIPENDIO
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contemporaneamente, lo stesso nome, lo stesso cognome e
la stessa data di nascita. Per Identificatore esterno invece, si
intende l’identificazione di un’entità ottenuta utilizzando altre
entità:
È il caso in cui, ad esempio, l’entità Dipartimento utilizza
come identificativo, oltre al suo attributo Nome, anche
l’attributo Città dell’entità Sede. Difatti, considerando che per
ogni città può esistere un solo dipartimento, ma che un
dipartimento può far capo a più sedi, allora possono esistere
dipartimenti con nomi uguali.
Abbiamo visto come il modello E-R sia il modello
concettuale per eccellenza: ciò significa che attraverso il
simbolismo che gli è proprio, è possibile rappresentare la
struttura di qualunque base di dati espressa sotto forma di
entità, relazioni e attributi. Tutto ciò lo rende adatto a
descrivere la realtà, indipendentemente dall’ambiente in cui il
database verrà poi effettivamente realizzato.
Dipartimento Sede Composizione
Nome Telefono
(1,1) (1,N)
Città CAP
Numero civico
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B) Progettazione logica:
Il modello logico discende dal modello concettuale e
disegna un’architettura che tiene conto delle strutture proprie
di quel particolare tipo di database. Ciò significa che è
possibile realizzare diversi tipi di database a partire da uno
stesso modello concettuale.
Nel corso degli anni si sono sviluppati vari tipi di modelli
logici, ciascuno di essi può essere ricondotto a tre categorie
principali: modello gerarchico, modello reticolare e modella
relazionale.
1- Modello Gerarchico:
Un database gerarchico è un insieme di archivi. Gli archivi
sono composti da record chiamati segmenti. I segmenti sono
in rapporto gerarchico tra loro attraverso legami di tipo padre-
figlio. Questa architettura mal si adatta ad una gestione
moderna e dinamica delle basi di dati.
Un esempio:
Corsi
Edificio Classi
Aula Studenti Professori
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2- Modello Reticolare:
Il modello reticolare può essere visto come un’estensione
del modello gerarchico al quale sono apportati importanti
miglioramenti. In una struttura gerarchica un segmento figlio
può avere solo un segmento padre; non è così nel modello
reticolare: ogni record può avere un numero qualsiasi di
record subordinati e di record precedenti e le correlazioni
sono espresse attraverso record particolari, chiamati record di
collegamento (member), che formano delle catene tra le
varie parti del sistema.
Un esempio:
STUDENTI
MATRICOLA COGNOME NOME DATA di NASCITA
ESAMI
VOTO
(OWNER)
STUDENTI-ESAMI (SET)
(MEMBER)
CORSI-ESAMI (SET)
STUDENTI
CODICE TITOLO DOCENTE (OWNER)
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3- Modello Relazionale:
Il modello relazionale fu proposto per la prima volta nel
1970. Fin da allora ha avuto un crescente successo, dovuto
principalmente alla sua semplicità e alla sua flessibilità. Il
modello relazionale si basa su due concetti: relazione e
tabella. La nozione di relazione proviene dalla teoria degli
insiemi, mentre il concetto di tabella è semplice ed intuitivo.
Nella seguente immagine possiamo visionare un esempio
di DBMS organizzato su modello relazionale, all’interno del
database Access34:
E’ proprio sulla base del modello relazionale, che ci sono
stati i maggiori sviluppi: si pensi com’è divenuto di rapida
consultazione e gestione un magazzino per la fornitura di
34 Microsoft Access: è il software più diffuso per la creazione di database.
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qualsiasi materiale. Dai tempi della gestione manuale e
cartacea ci si è evoluti, in poco tempo, fino alla creazione di
DBMS elettronici che, tramite le Query35, permettono diversi tipi
di controlli in pochi minuti.
C) Progettazione fisica:
Quest’ultima tipologia di progettazione viene utilizzata per
motivazioni strettamente dipendenti dallo specifico DBMS
utilizzato. Ad esempio, lo stesso schema logico può essere
fisicamente rappresentato in modo diverso con Access, con
DB236 oppure con Oracle37. Il risultato è lo schema fisico che
descrive le strutture di memorizzazione e di accesso ai dati, le
analisi delle transazioni, la scelta dell’organizzazione dei file, la
scelta degli indici e infine la stima delle richieste di spazio su
disco.
Si completa così la nostra panoramica sul mondo dei
DBMS: dalla progettazione fisica pragmatica di un progetto e
la conseguente ottimizzazione delle sue prestazioni, alla
dimostrazione di congruità tra le tre fasi principali di
progettazione.
35 Brevi stringhe di caratteri di testo che compongono istruzioni SQL. 36 Un DBMS presentato dalla IBM nel 1983. 37 Un altro software di DBMS tra i più famosi, prodotto dalla Oracle Corporation.
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Capitolo 4
LE MODIFICHE NEI SISTEMI DI GESTIONE AZIENDALE DOPO
L’INTRODUZIONE DEI DBMS
4.1 L’Informazione e la Contabilità Direzionale
Nel capitolo precedente abbiamo visto come i DBMS
hanno semplificato notevolmente la gestione di stoccaggio di
qualsiasi genere di magazzino, ma non è solo in questo settore
che i DBMS hanno fatto la loro comparsa: anagrafica clienti,
gestione operai, fatturazione, storico delle vendite, ecc.
Qualsiasi altro tipo d’informazione che si ripete può essere
gestita ed organizzata da un DBMS.
Le stesse imprese industriali utilizzano un DBMS per gestire
e coordinare i vari reparti produttivi, è diventato uno
strumento indispensabile per un’oculata gestione aziendale.
La competitività e la globalizzazione di ogni settore lavorativo
impongono che il processo decisionale aziendale si fondi su
informazioni sempre più ampie e razionali; l’informazione
assume quindi il ruolo di protagonista.
Nell’ambito di un sistema informativo aziendale si colloca
anche il sistema informativo direzionale (o sistema di
programmazione e controllo): esso ha il compito di supportare
i processi decisionali degli organi direzionali ed è composto
dall’insieme dei processi, delle tecniche e degli strumenti con
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cui si raccolgono, rappresentano, analizzano i dati e si
interpretano le informazioni derivanti dalla loro elaborazione.
Dal sistema informativo direzionale nasce la “Contabilità
Direzionale”, che si avvale dei seguenti strumenti:
i. Il budget: strumento di programmazione dell’attività;
ii. La contabilità gestionale: strumento di controllo della
gestione nell’aspetto economico;
iii. La contabilità generale: strumento di controllo
consuntivo dei risultati globali di gestione;
iv. Il reporting: strumento di comunicazione interna.
4.2 La contabilità gestionale
Abbiamo visto che la contabilità gestionale è uno degli
strumenti utilizzati nella “Contabilità Direzionale”, nello
specifico è quella parte del sistema informativo contabile che
consente di controllare la gestione nell’aspetto economico,
attraverso la misurazione, la rilevazione, la destinazione e
l’analisi di costi e di ricavi; è anche chiamata contabilità
industriale ed ha per oggetto i fatti interni di gestione. Per
semplificarne il concetto si può dire che si occupa delle varie
fasi del processo produttivo all’interno di un’azienda.
La contabilità gestionale misura i costi di prodotto, ne
individua la struttura e calcola i risultati economici parziali. Per
gestire i costi bisogna conoscere quali fattori li originano e
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quali relazioni li legano agli output dell’impresa, pertanto è
anzitutto necessario procedere alla definizione degli oggetti di
misurazione (oppure oggetti di calcolo), ovvero le entità di cui
si vuole conoscere il costo e, ove possibile, il ricavo e il risultato
economico. Successivamente bisognerà eseguire una
classificazione dei costi.
4.2.1 – Oggetti di calcolo
In una contabilità gestionale, riferita ad un’attività
generica, le principali entità di cui è necessario conoscere i
costi ed eventualmente il risultato economico finale, sono:
- costo di un fattore produttivo impiegato (ovvero il
valore attribuito al consumo di un fattore produttivo
utilizzato per ottenere una fase produttiva, un
prodotto, una commessa);
- costo del prodotto (il valore attribuito all’output del
processo di trasformazione fisico-tecnica; è dato
dalla somma dei costi che la sua produzione ha
assorbito).
4.2.2 Classificazione dei costi
I costi si distinguono in:
1) Costi effettivi: si determinano da una specifica
produzione effettuata (consuntivi) o futura (previsti);
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2) Costi standard: rappresentano i costi che l’impresa
sosterrebbe nelle condizioni ipotizzate;
3) Costi specifici: sono i costi dei fattori produttivi e
delle attività impiegate specificamente per ottenere un
determinato oggetto;
4) Costi comuni: riguardano i fattori e le attività
impiegate per svolgere più produzioni nello stesso tempo e
spazio;
5) Costi generali: sono quei costi sostenuti per
l’impresa nel suo complesso, possono riguardare l’attività
produttiva, commerciale o amministrativa;
6) Costi diretti: sono quei costi specifici che vengono
riferiti a un dato oggetto, in modo immediato;
7) Costi indiretti: vengono suddivisi tra vari oggetti di
calcolo in base a criteri soggettivi di ripartizione.
Quando si osserva la relazione esistente tra il livello dei
costi e i volumi di produzione, i costi si distinguono in: variabili,
fissi, semivariabili e semifissi.
Poiché al crescere della produzione i costi fissi vengono
spalmati su una maggiore quantità di prodotti, incrementando
i volumi di produzione si realizzano le cosiddette economie di
scala. Ciò comporta lo sfruttamento al massimo della
capacità produttiva, che può però causare un accumulo di
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scorte; tale inconveniente può essere eliminato adottando la
logica del “just-in-time” sulla base della quale è la domanda a
guidare la produzione, così da eliminare accumuli di scorte.
4.3 Il Diagramma di Redditività (Break Even Analysis)
Terminato il processo di classificazione dei costi, l’impresa
può ricorrere alla “Break Even Analysis” per ottenere valide
informazioni a supporto delle decisioni gestionali, tale
strumento poggia sulla rappresentazione grafica delle funzioni
di costo e di ricavo.
Il “Break Even Analysis” (diagramma di redditività) è una
rappresentazione grafica in cui si riportano, su un piano
cartesiano, le curve relative ai costi fissi, variabili e totali,
nonché la curva relativa ai ricavi.
Lo scopo è quello di determinare, graficamente ed
algebricamente, le seguenti grandezze:
punto di equilibrio: ovvero la quantità da produrre e
vendere per non avere né utili né perdite;
punto di guadagno: ovvero quanto bisogna produrre e
vendere per conseguire un determinato guadagno che
abbiamo stabilito di voler raggiungere;
prezzo di vendita: ovvero a quanto dobbiamo vendere i
prodotti aziendali per poter raggiungere il punto di equilibrio o
superarlo di un valore definito da noi a priori.
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È uno strumento di particolare importanza nella gestione
aziendale, anche perché permette all'imprenditore di vedere
quali sono le variazioni che subiscono le diverse grandezze al
variare di una di esse, ma in particolare al variare della
quantità prodotta e venduta.
Prima di iniziare l'analisi nei particolari, ricordiamo che:
p * q = CF + cv * q
e cioè che il prezzo di vendita (p) per la quantità prodotta (q)
è sempre uguale alla somma dei costi fissi (CF) e dei costi
variabili (ottenibili dal prodotto tra il costo variabile unitario e la
quantità prodotta: cv * q).
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Partendo da questa equazione, comprendiamo
facilmente che per trovare la quantità di equilibrio sarà
sufficiente riscrivere l'equazione stessa considerando la
quantità prodotta e venduta come incognita e inserendo gli
effettivi valori del prezzo di vendita, del costo variabile unitario
e dei costi fissi totali (valori che devono ovviamente essere tutti
conosciuti, altrimenti non possiamo trovare il punto di
equilibrio).
q = CF / p - cv
4.3.1 – Vantaggi e svantaggi del diagramma
Svantaggi:
non sempre i costi e i ricavi crescono in misura
costante con l'aumentare della quantità prodotta e
venduta, quindi per rappresentare correttamente la
situazione non ci vorrebbero le rette bensì le curve;
è un diagramma statico, quindi deve essere rifatto
ogni volta che il prezzo di vendita, i costi fissi o i costi
variabili subiscono delle variazioni;
vicino agli estremi, quindi vicino a quantità prodotte
uguali a zero e o a quantità particolarmente grandi, il
diagramma non rappresenta la situazione in modo
veritiero in quanto, per quantità troppo basse è molto
probabile che non ci sia interesse per l'imprenditore a
produrre e vendere, mentre per quantità
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particolarmente alte è probabile che l'imprenditore
possa decidere di abbassare i prezzi per conquistare
nuove aree di mercato oppure che possa ottenere
degli sconti dai fornitori per la grande quantità di
materie prime acquistata. L'area all'interno della quale
il diagramma rappresenta in modo piuttosto veritiero
la situazione, quella cioè compresa tra i due estremi, è
detta “area di significatività”.
Vantaggi:
rappresenta, in modo chiaro ed immediato, le
relazioni esistenti tra volumi di produzione, costi di
produzione, ricavi di vendita e utili;
è uno strumento importante per la direzione aziendale
perché permette di valutare le conseguenze delle
variazioni che potrebbero intervenire sulle varie
grandezze e consente anche di fare delle previsioni
per il futuro.
4.4 Metodologie di analisi dei costi
La contabilità gestionale può analizzare i costi di un
prodotto tramite due metodologie:
1 - a costi diretti (direct costing)
2 - a costi pieni (full costing)
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La contabilità gestionale “a costi diretti” attribuisce
all’oggetto di costo sia i costi variabili che i costi fissi specifici.
Con questa metodologia vengono calcolati due margini
di contribuzione:
- margine contributivo di primo livello
- margine contributivo di secondo livello
La contabilità gestionale “a costi pieni” (full costing),
invece, attribuisce all’oggetto di calcolo sia i costi variabili che
i costi fissi generali, per cui imputa all’oggetto di calcolo
anche quote di costi comuni generali consentendo di
pervenire a differenti configurazioni di costo.
Da quanto sopra esposto si evince più chiaramente
quanto dichiarato in precedenza, ovvero come l’informazione
assuma un ruolo centrale nel processo produttivo e nel
processo di conservazione del vantaggio competitivo. Con la
Margine di Contribuzione di
1° livello
Ricavo Netto
Di Vendita
Costo Variabile Diretto
Margine di Contribuzione di
2° livello
Margine di Contribuzione di
1° livello
Costi Fissi
Specifici
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diffusione di internet, i tradizionali sistemi informativi si
trasformano in “network informativi”. Il sistema di informazione
interno dell’azienda è ora collegato con quelli dei soggetti
esterni con cui l’impresa ha deciso di cooperare, ciò consente
di accrescere notevolmente i flussi informativi, riducendo al
contempo i costi, le distanze e i tempi di comunicazione, ciò
grazie e soprattutto ad internet.
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Capitolo 5
THE NETWORKS AND THE WEB – DISCUSSION IN ENGLISH
Internet is formed by the WWW (World Wide Web), which
is the part of internet that contains websites and web pages, it
is a system of interlinked hypertext documents that run over
the internet.
5.1 The birth of Internet
Internet was invented in 1989 by Tim Berners-Lee at CERN
(the European Organization for Nuclear
Research), Geneva. He was born in
London on the 08th of June 1955 and
graduated at Oxford University where he
built up his first computer. In 1980 he spent
six months at CERN, as consultant of
software engineering, and during this
period he realised, for private use, the first program able to
store information using random connections. That program
(called Enquire) constituted the conceptual basement for the
forthcoming development of the world wide web.
After his collaboration with CERN he worked at John
Poole’s Image Computer System Ltd., but returned back to
CERN in 1984, with a bursary, in order to work on the real-time
Tim Berners-Lee
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distribution systems to acquire scientific data and control
systems.
In October 1990, Berners-Lee invented the name of “World
Wide Web” and wrote the first “web server” (the “NeXT Cube”)
and the first client program ("I just
had to take the hypertext idea
and connect it to the TCP and
DNS ideas and — ta-da! — the
World Wide Web"38).
Sir Berners-Lee created a new
language called HTML, the web
pages are written in HyperText Markup Language. The WEB
gives users access to a wide range of documents that are
connected each other through hypermedia links, and they use
the network to exchange information.
5.2 Network Topologies
With the word “network” we do not refer only to the
“global” one (WWW), there are other kinds of network. In fact
we have a “network” already when two or more computers
are connected for communicating data electronically.
38 Berners-Lee Tim, http://www.w3.org/People/Berners-Lee/Kids.html – Answers for Young People – World Wide Web Consortium.
The NeXT Cube used by Berners-
Lee at CERN which became the
first Web server.
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Therefore we can call “Network topology” the study of the
arrangement or mapping of the elements (links, nodes, etc.) of
a network, especially the physical (real) and logical (virtual)
interconnections between nodes.
Examples of two basic networks, that are also the most
known, are LANs (Local Area Network) and WANs.
The LANs network connects computers and peripheral
devices in a limited physical area, such as a business office, a
laboratory, or college campus, through permanent links which
transmit data rapidly. The WANs network connects two or more
LANs networks; this kind of network permits companies to
share, at a global level, information with their own
collaborators and to exchange, in real time, data among
branches situated even all over the world.
Let’s have a look on how the computers and other units
can be “physically” connected each other, there are three
main kinds of “networks”:
- Bus Network;
- Star Topology;
- Ring Topology.
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5.2.1 – Bus Network
Each device shares a single cable, and information can
be transmitted to either direction from any PC to any other PC.
The advantages of a bus system are that it is easy and
inexpensive to be installed and that it requires a little amount
of cables, the disadvantage is that a cable failure is difficult to
be isolated.
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5.2.2 – Star Topology
Each computer/unit is connected with a cable to a
central location (called “hub”) with a point-to-point link; all
data transmitted from a computer in the network is transmitted
to this central node, which is usually some type of device, that
then retransmits the data to some or all of the other nodes in
the network.
The main advantage of a star network is that, if one cable
fails no other station is affected; the main disadvantage is that
it may be expensive, due to the length and number of cables
required.
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5.2.3 – Ring Topology
This kind of network topology connects each unit to two
other ones in the network, and with the first and last unit being
connected to each other, forming a ring – all data that is
transmitted between units travels in a circular manner and the
data generally flows in a single direction only.
There is no central controlling computer and, as we can
see from the picture, every computer can communicate with
each other computer in the ring.
The advantage is that there is no dependence on a
central computer or file server, the disadvantage is that if one
unit in the ring breaks down, the transmission between any of
the devices in the ring is disrupted.
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Bibliografia:
ASTOLFI, BARALE, RICCI. 2006. Entriamo in azienda. Milano,
Tramontana Editore.
BERTONE, Giorgio e SURDICH, Luigi. 1990. La letteratura italiana.
Bergamo, Editori Elemond.
CALLEGARIN, Giuseppe. 1996. Nuovo corso di informatica. Limena,
Editori Cedam.
FERRERO, Marco. 2005. Database funzionali con access. Milano,
Feltrinelli.
GUGLIELMINO, Salvatore. 1971. Guida al novecento. Milano,
Principato editore.
HERNANDEZ, Michael J. 2003. Progettare database. Milano,
Mondadori informatica.
PETRAZZINI, Barbara. 2006. Codice Civile. Milano, Editori Edumond Le
Monnier.
VEGEZZI, Augusto e PARENTI, Roberto. 1978. Lineamenti di storia.
Bologna, Zanichelli.
Sitografia:
< http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale> Wikipedia
<http://www.italialibri.net/autori/montalee.html> La vita del Montale
< http://www.letteratura.it/eugeniomontale> La poesia del Montale
<http://www.di.unito.it> Università di Torino: i DBMS