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il Vobre 2 016lto - comunitaspiritosanto.it · non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati». Gesù non in - tende sovvertire il corso della giustizia uma

Feb 17, 2019

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Ottobre 2016

il Volto n. 10Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo

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La catechesi di Papa Francesco

Misericordiosicome il Padre

La misericordia si esprime, anzitutto, nel per-dono: «Non giudicate e non sarete giudicati;non condannate e non sarete condannati;perdonate e sarete perdonati». Gesù non in-tende sovvertire il corso della giustizia uma-na, tuttavia ricorda ai discepoli che per avererapporti fraterni bisogna sospendere i giudizie le condanne. È il perdono infatti il pilastroche regge la vita della comunità cristiana. Ilcristiano deve perdonare perché è stato per-donato. Tutti noi che stiamo qui, oggi, siamostati perdonati. Nessuno di noi, nella propriavita, non ha avuto bisogno del perdono diDio. E perché noi siamo stati perdonati, dob-biamo perdonare. Lo recitiamo tutti i giorninel Padre Nostro: “Perdona i nostri peccati;perdona i nostri debiti come noi li perdonia-mo ai nostri debitori”. Se Di ha perdonato me,perché non devo perdonare gli altri? Sonopiù grande di Dio? Questo pilastro del perdo-no ci mostra la gratuità dell’amore di Dio,che ci ha amato per primi. Giudicare e con-dannare il fratello che pecca è sbagliato. Nonperché non si voglia riconoscere il peccato,ma perché condannare il peccatore spezza illegame di fraternità con lui e disprezza lamisericordia di Dio. Non abbiamo il potere dicondannare il nostro fratello che sbaglia,non siamo al di sopra di lui: abbiamo piutto-sto il dovere di recuperarlo alla dignità di fi-glio del Padre e di accompagnarlo nel suocammino di conversione.Gesù indica anche un secondo pilastro: “do-nare”. Perdonare è il primo pilastro; donare èil secondo pilastro. «Date e vi sarà dato […]con la misura con la quale misurate, sarà mi-surato a voi in cambio». Dio dona ben al di làdei nostri meriti, ma sarà ancora più genero-so con quanti qui in terra saranno stati ge-nerosi. L’immagine della “misura” costituisceun ammonimento: con la misura dell’amoreche diamo, siamo noi stessi a decidere comesaremo giudicati, come saremo amati. Seguardiamo bene, c’è una logica coerente:nella misura in cui si riceve da Dio, si dona alfratello, e nella misura in cui si dona al fra-tello, si riceve da Dio!

21 settembre 2016

ORARI DELLE SANTE MESSEPrepositurale - CarateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00Feriale ore 8.30 - 18.30Chiesa di Cristo ReFestivo ore 8.00 - 10.30Feriale ore 7.00 (escluso il sabato)Santuario Madonna di S. BernardoSabato ore 8.00Basilica Santi Pietro e Paolo - AgliateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 11.00Feriale ore 8.30 (escluso il sabato)Chiesa di S. Martino v. - Costa LambroFestivo ore 8.00 - ore 11.00Feriale ore 8.00 (escluso il sabato)Chiesa di S. Giovanni - AlbiateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 -11.00 - 18.00Feriale ore 8.30

TELEFONI UTILISig. PREVOSTO via Caprotti 1 Tel. 0362.900.164Don SANDROvia Cavour 40 Tel. 0362.903.419Don ALESSANDROvia A. Colombo 2 Cell. 389.5157188Don ANTONIOvia Caprotti 3 Tel. 0362.903942Don RENATOAlbiate Tel. 0362.913309Don CESARECosta Lambro Tel. 0362.900138Diac. Emilio CESANA Cell. 3382133432CHIESA DI CRISTO REp.za Mons. Colombo Tel. 0362.901.430CASA DELLE SuOREvia Manzoni Tel. 0362.900.186

In copertinaDuomo di MilanoSanta Maria NascenteNavata centrale e presbiterio

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il Vol

toDa ricordare

Il Volto di CarateRegistrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967al numero 135 del registro dei periodiciDirezione, Redazione, Amministrazionevia Caprotti 1 - 20048 Carate Brianzatelefono e fax 0362.900164Direttore responsabile Don Gianpiero MagniProgetto grafico Valerio BovatiStampa Edizioni GR srl, Besana Brianza

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il Vol

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Fraternamente

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Rivolgendosi Domenica 2 Ottobre ai cat-tolici di Baku in Azerbaijan, Papa France-sco con schiettezza confidava: “La vostraè una piccola Comunità di 700 persone …un comunità di periferia … Ma il Papa, inquesto, imita lo Spirito Santo: anche Lui èsceso dal cielo in una piccola comunità diperiferia chiusa nel Cenacolo”. E subitoaggiungeva: “Soltanto due cose sono ne-cessarie: in quella comunità c’era la Ma-dre - non dimenticare la Madre! -; e inquella comunità c’era la carità, l’amorefraterno che lo Spirito Santo ha riversatoin loro. Coraggio! Avanti!”.In realtà sono parole di incoraggiamentoe di sprone, che il successore di Pietro ri-volge a tutta la Chiesa; anche a noi e alla

nostra Comunità pastorale.In questo mese di Ottobre, “mese del Ro-sario”, siamo aiutati - nelle nostre fami-glie e nella Comunità - a non dimenticarela Madre. E, inoltre, nella preghiera pos-siamo accogliere il dono dello Spirito San-to che continuamente alimenta in noil’amore fraterno.E come fratelli siamo inviati all’umanità diquesto tempo. L’Ottobre “missionario” ri-svegli in noi la consapevolezza di esseretutti chiamati alla Missione di edificareluoghi di speranza e di misericordia.Maria, Regina del Santo Rosario e Madredi Misericordia, ci guidi e ci sostenga.

Fraternamente don Gianpiero

Ottobre, mese della missione

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Siamo venuti ad Assisi come pellegrini incerca di pace. Portiamo in noi e mettiamodavanti a Dio le attese e le angosce ditanti popoli e persone. Abbiamo sete dipace, abbiamo il desiderio di testimoniarela pace, abbiamo soprattutto bisogno dipregare per la pace, perché la pace è donodi Dio e a noi spetta invocarla, accoglierlae costruirla ogni giorno con il suo aiuto.«Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Moltidi voi hanno percorso un lungo camminoper raggiungere questo luogo benedetto.uscire, mettersi in cammino, trovarsi in-sieme, adoperarsi per la pace: non sonosolo movimenti fisici, ma soprattuttodell’animo, sono risposte spirituali con-crete per superare le chiusure aprendosi aDio e ai fratelli. Dio ce lo chiede, esortan-doci ad affrontare la grande malattia delnostro tempo: l’indifferenza. È un virusche paralizza, rende inerti e insensibili, unmorbo che intacca il centro stesso dellareligiosità, ingenerando un nuovo tristis-simo paganesimo: il paganesimo dell’in-differenza.Non possiamo restare indifferenti. Oggi ilmondo ha un’ardente sete di pace. In mol-ti Paesi si soffre per guerre, spesso dimen-ticate, ma sempre causa di sofferenza epovertà. A Lesbo, con il caro Patriarca ecu-menico Bartolomeo, abbiamo visto negliocchi dei rifugiati il dolore della guerra,l’angoscia di popoli assetati di pace. Pensoa famiglie, la cui vita è stata sconvolta; aibambini, che non hanno conosciuto nellavita altro che violenza; ad anziani, costret-ti a lasciare le loro terre: tutti loro hannouna grande sete di pace. Non vogliamoche queste tragedie cadano nell’oblio. Noidesideriamo dar voce insieme a quantisoffrono, a quanti sono senza voce e senzaascolto. Essi sanno bene, spesso meglio deipotenti, che non c’è nessun domani nellaguerra e che la violenza delle armi distrug-

ge la gioia della vita.Noi non abbiamo armi. Crediamo perònella forza mite e umile della preghiera. Inquesta giornata, la sete di pace si è fattainvocazione a Dio, perché cessino guerre,terrorismo e violenze. La pace che da As-sisi invochiamo non è una semplice pro-testa contro la guerra, nemmeno «è il ri-sultato di negoziati, di compromessi poli-tici o di mercanteggiamenti economici.Ma il risultato della preghiera» (GiovanniPaolo II, 27 ottobre 1986).Cerchiamo in Dio, sorgente della comunio-ne, l’acqua limpida della pace, di cui l’uma-nità è assetata: essa non può scaturire daideserti dell’orgoglio e degli interessi di par-te, dalle terre aride del guadagno a ognicosto e del commercio delle armi.Diverse sono le nostre tradizioni religiose.Ma la differenza non è motivo di conflit-to, di polemica o di freddo distacco. Ogginon abbiamo pregato gli uni contro gli al-tri, come talvolta è purtroppo accadutonella storia. Senza sincretismi e senza re-lativismi, abbiamo invece pregato gli uniaccanto agli altri, gli uni per gli altri. SanGiovanni Paolo II in questo stesso luogodisse: «Forse mai come ora nella storiadell’umanità è divenuto a tutti evidente illegame intrinseco tra un atteggiamentoautenticamente religioso e il grande benedella pace» (27 ottobre 1986). Continuando il cammino iniziato tren-t’anni fa ad Assisi, dove è viva la memoriadi quell’uomo di Dio e di pace che fu SanFrancesco, «ancora una volta noi, insiemequi riuniti, affermiamo che chi utilizza lareligione per fomentare la violenza necontraddice l’ispirazione più autentica eprofonda» (Giovanni Paolo II 24 gennaio2002), che ogni forma di violenza nonrappresenta «la vera natura della religio-ne. È invece il suo travisamento e contri-buisce alla sua distruzione» (Benedetto

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il Vol

toDal Vaticano

Sete di pace. Religioni e Culture in dialogoPapa Francesco ad Assisi per la giornata mondiale di preghiera per la pace

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Dal Vaticano

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XVI, Assisi, 27 ottobre 2011). Non ci stanchiamo di ripetere che mai ilnome di Dio può giustificare la violenza.Solo la pace è santa. Solo la pace è santa,non la guerra!Oggi abbiamo implorato il santo donodella pace. Abbiamo pregato perché le co-scienze si mobilitino a difendere la sacra-lità della vita umana, a promuovere la pa-ce tra i popoli e a custodire il creato, no-stra casa comune. La preghiera e la colla-borazione concreta aiutano a non rima-nere imprigionati nelle logiche del con-flitto e a rifiutare gli atteggiamenti ribellidi chi sa soltanto protestare e arrabbiarsi.La preghiera e la volontà di collaborareimpegnano a una pace vera, non illusoria:non la quiete di chi schiva le difficoltà e sivolta dall’altra parte, se i suoi interessinon sono toccati; non il cinismo di chi silava le mani di problemi non suoi; nonl’approccio virtuale di chi giudica tutto etutti sulla tastiera di un computer, senzaaprire gli occhi alle necessità dei fratelli esporcarsi le mani per chi ha bisogno. Lanostra strada è quella di immergerci nellesituazioni e dare il primo posto a chi sof-fre; di assumere i conflitti e sanarli dal didentro; di percorrere con coerenza vie dibene, respingendo le scorciatoie del male;di intraprendere pazientemente, conl’aiuto di Dio e con la buona volontà, pro-cessi di pace.Pace, un filo di speranza che collega laterra al cielo, una parola tanto semplice edifficile al tempo stesso. Pace vuoldire Perdono che, frutto della conversionee della preghiera, nasce dal di dentro e, in

nome di Dio, rende possibile sanare le fe-rite del passato. Pace significa Accoglien-za, disponibilità al dialogo, superamentodelle chiusure, che non sono strategie disicurezza, ma ponti sul vuoto. Pace vuoldire Collaborazione, scambio vivo e con-creto con l’altro, che costituisce un donoe non un problema, un fratello con cuiprovare a costruire un mondo migliore.Pace significa Educazione: una chiamataad imparare ogni giorno la difficile artedella comunione, ad acquisire la culturadell’incontro, purificando la coscienza daogni tentazione di violenza e di irrigidi-mento, contrarie al nome di Dio e alla di-gnità dell’uomo.Noi qui, insieme e in pace, crediamo esperiamo in un mondo fraterno. Deside-riamo che uomini e donne di religioni dif-ferenti, ovunque si riuniscano e creinoconcordia, specie dove ci sono conflitti. Ilnostro futuro è vivere insieme. Per questosiamo chiamati a liberarci dai pesanti far-delli della diffidenza, dei fondamentalismie dell’odio. I credenti siano  artigiani dipace nell’invocazione a Dio e nell’azioneper l’uomo! E noi, come Capi religiosi, sia-mo tenuti a essere solidi ponti di dialogo,mediatori creativi di pace. Ci rivolgiamoanche a chi ha la responsabilità più altanel servizio dei Popoli, ai Leader delle Na-zioni, perché non si stanchino di cercare epromuovere vie di pace, guardando al dilà degli interessi di parte e del momento:non rimangano inascoltati l’appello di Dioalle coscienze, il grido di pace dei poveri ele buone attese delle giovani generazioni.Qui, trent’anni fa San Giovanni Paolo IIdisse: «La pace è un cantiere aperto a tut-ti, non solo agli specialisti, ai sapienti eagli strateghi. La pace è una responsabili-tà universale» (Discorso, Piazza inferioredella Basilica di San Francesco, 27 ottobre1986:  l.c., 1269). Sorelle e fratelli, assu-miamo questa responsabilità, riaffermia-mo oggi il nostro sì ad essere, insieme, co-struttori della pace che Dio vuole e di cuil’umanità è assetata.

Assisi, Martedì 20 settembre 2016

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In occasione della festa patronale delDuomo, 8 settembre, l’omelia dell’Arcive-scovo ha suggerito alcune indicazioni.“Durante l’Anno pastorale che oggi ri-prende, vi chiedo di approfondire ulterior-mente la Lettera pastorale Educarsi alpensiero di Cristo consegnatavi lo scorsoanno. Continuiamo a seguire l’itinerario diPietro e degli apostoli alla sequela di Ge-sù. Lo Spirito del Risorto condurrà in talmodo la nostra Chiesa a conoscere sem-pre meglio il mistero di Cristo pensando«secondo Lui e pensando Lui attraversotutte le cose» (Massimo Confessore).Come avevo promesso non vi invierò que-st’anno un’altra Lettera pastorale, ma hocreduto utile offrirvi delle brevi indicazio-ni pratiche, ispirate all’educazione al pen-siero di Cristo, in appoggio al calendariodiocesano. Queste indicazioni sono già daoggi a vostra disposizione”.“Maria, speranza e aurora di salvezza delmondo intero” è il titolo delle indicazionidel cardinale Angelo Scola per il nuovoanno pastorale. Il testo guida rimane laLettera pastorale «Educarsi al pensiero diCristo» che l’Arcivescovo ha proposto inquesti due anni alla Diocesi. un camminoche prosegue e che vede alcune attenzio-ni pastorali per i prossimi mesi. Citiamo alcuni passi delle indicazionidell’Arcivescovo.Educarsi al pensiero di CristoLa fase storica che stiamo attraversandoha fatto emergere, con ancora maggiorforza, l’urgenza di educarsi al modo dipensare di Cristo. Senza crescere nella di-mensione culturale della fede rischiamodi non rispondere all’appello che la Prov-videnza ci rivolge oggi attraverso la realtà.San Giovanni Paolo II ci ha insegnato che“una fede che non diventa cultura è unafede non pienamente accolta, non intera-

mente pensata, non fedelmente vissuta” .E, a sua volta, Benedetto XVI, ancora car-dinale, ha rilevato con particolare acumeun prezioso dato di fatto: “Quando la fededice all’uomo chi egli è e come deve inco-minciare ad essere uomo, la fede creacultura. La fede è essa stessa cultura” . Che cosa se non la testimonianza, chegiunge fino alla conoscenza della realtà ealla comunicazione della verità che neconsegue, può convincere, anzitutto noistessi, del dono carico di conveniente fa-scino della fede in Cristo Risorto?Per questa ragione, durante l’Anno Pasto-rale che oggi inizia, desidero che si conti-nui ad approfondire la Lettera Pastoraleconsegnata lo scorso anno. Riprendiamol’itinerario di Pietro e degli apostoli, chenon termina con l’ascensione del Signoreal cielo. Il dono dello Spirito Santo conti-nua a condurre la Chiesa alla scoperta delmistero della sua singolare Persona ed

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Dalla Diocesiil V

olto Il nuovo Anno Pastorale

Le indicazioni del Cardinale Arcivescovo

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esistenza, pensando “secondo Lui e pen-sando Lui attraverso tutte le cose”. Inquesto modo le nuove sfide diventanoopportunità inedite per conoscere sempredi più chi sia Cristo stesso.L’educazione al pensiero (mentalità) e aisentimenti di Cristo, come cardine dellavita delle nostre comunità, chiede anzi-tutto di essere radicati nei fondamentidella fede. A questo scopo, fin dall’iniziodel mio ministero di pastore nella Chiesaambrosiana ho voluto riprendere con voi ipilastri della vita cristiana, evocati negliAtti degli Apostoli (2,42-47). Come po-tremmo, infatti, affrontare in modo co-struttivo la situazione del tutto ineditanella quale ci troviamo immersi, se nonsiamo “perseveranti nell’insegnamentodegli apostoli”? Come offrire una presen-za significativa e aperta a 360° nella so-cietà plurale se non siamo radicati nellacomunione tra noi come “tensione a con-dividere con tutti i fratelli la propria esi-stenza perché abbiamo in comune Cristostesso”? E come sarà possibile la comu-nione tra noi se non siamo assidui “nellospezzare il pane e nelle preghiere”, nel-l’Eucaristia, illuminata dalla Parola di Dio?Da tutto ciò scaturisce la passione missio-naria tesa a condividere la propria esi-stenza con tutti. L’emergenza educativache caratterizza il nostro tempo ha co-minciato ad esser affrontata dalla nostracomunità ecclesiale a partire da alcuneattenzioni che voglio ancora una voltasottolineare.Comunità educanti Abbiamo fatto passi significativi a propo-sito dell’Iniziazione Cristiana, ma dobbia-mo ancora affrontare in modo adeguatola sfida dei preadolescenti e dei giovani fi-no all’età degli studi universitari e oltre.Nella scarsa presenza del mondo giovani-le alla vita ecclesiale si attesta in mododrammatico la separazione tra fede e vita.La partecipazione entusiasta, tra il milionedi giovani a Cracovia, di circa seimila ra-gazze e ragazzi provenienti dalla nostra

diocesi è un segno incoraggiante cui dob-biamo dare continuità. Come ha ricordatoloro il Papa, la Giornata Mondiale dellaGioventù “comincia oggi e continua do-mani, a casa, perché è li che Gesù vuoleincontrarti d’ora in poi” . Il quotidiano è illuogo della verifica della fede.Per questo è importante approfondire laproposta della comunità educante nonsolo in riferimento all’Iniziazione Cristia-na, ma estendendola, con le necessarieintegrazioni, a tutte le età e le realtàespressive della vita della Chiesa. I nostriragazzi e giovani sono sottoposti conti-nuamente al rischio della dispersione, sol-lecitati nei vari ambiti della loro esistenzada prospettive parziali e frammentate.Sono necessarie comunità educanti. Que-ste, tuttavia, non vanno intese come nuo-ve strutture, ma come relazioni e scambitra coloro che si occupano della stessa re-altà giovanile, in oratorio, a scuola, inuniversità eccetera.Le comunità educanti sono realtà infor-mali e vivono rapporti simili a quelli fami-liari. “Non si risponde alla frammentazio-ne delegando l’educazione dei ragazzi aspecialisti. C’è bisogno di una comunitàin cui l’incontro con Gesù venga vissuto epraticato effettivamente come principiod’unità dell’io e della realtà”.La difficoltà a realizzare tali comunità di-pende dalla fragilità della comunione tranoi.Nelle indicazioni per l’anno 2016-2017L’Arcivescovo ha toccato anche il temadella “Pluriformità nell’unità” (“È necessa-rio che ogni fedele possa sperimentareuna piena ed effettiva appartenenza allaChiesa in tutti gli ambiti in cui si attua lasua esistenza”, parrocchia e aggregazionidi fedeli che sostengono la persona nellasua vocazione e missione), la Famiglia co-me soggetto di evangelizzazione, la Rifor-ma del clero e della vita consacrata, lagrazia della visita pastorale “feriale”, ilcampo che è il mondo con cui siamochiamati a paragonarci.

A cura di P. Viganò

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Dalla Diocesi

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toDal Mondo

un’agenda, quella dell’estate appena tra-scorsa, non piacevole da sfogliare. Atten-tati sanguinari, episodi di violenza, barco-ni che continuano a rovesciare in mare illoro carico di vite umane, da ultimo il ter-remoto. Questo il tema di oggi, dettato da quel-l’immagine forte che è entrata in tutte lecase, a raccontare ciò che è accaduto nel-la notte tra il 23 e il 24 agosto: il campa-nile della torre civica di Amatrice che se-gna le 3,36. “L’ora più subdola - scrive Marina Corradi- quando anche gli ultimi insonni si sonoormai addormentati ed è ancora troppopresto perché si alzi chi all’alba deve lavo-rare”. Quel minuto è stato per molte vitti-me l’ultimo minuto, un minuto che saràricordato nella storia del nostro Paese an-cora una volta piagato, ferito nella suacarne. I morti, le rovine, i funerali, la coincidenzaimpressionante delle circostanze, le pole-miche, i progetti di ricostruzione, l’assi-stenza: tutto è stato ormai vissuto dallevittime del terremoto avvenuto in Abruz-zo, in umbria, nel Lazio, in quella fasciadell’Appennino già messa più volte allaprova.La tragedia ha sollevato numerose do-mande: di chi è la colpa di tutto questo?Quanto avvenuto si poteva evitare? È no-stro nemico il terremoto, sono nostri ne-mici i vulcani, gli abissi che d’improvvisosi spalancano sotto i nostri piedi?Domande legittime, sorte spontaneamen-te tra la gente che ha sofferto e sta sof-frendo questo trauma, come legittima è ladomanda di sempre, la grande angosciosadomanda che nasce dal profondo delcuore dell’uomo e che anche in questaoccasione non è mancata: dov’era Dio?

Perché Dio ha permesso che tutto questoaccadesse? Perché Dio ha sete di dolore innocente? Risposte puntuali e precise sono venute dauomini di Chiesa, una Chiesa che haespresso vicinanza e solidarietà alle comu-nità così duramente colpite e che subito siè dichiarata pronta a far la sua parte.Il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pom-pili, in occasione delle esequie delle vitti-me del sisma, è partito dal brano delle La-mentazioni che descrive la distruzione diGerusalemme, che ben si presta ad evoca-re la devastazione avvenuta. “Sembra di risentire il grido dei sopravvis-suti: un rumore assordante, pietre cheprecipitano come pioggia, una mareaasfissiante di polvere. Poi le urla. Quindi ilbuio”.“La domanda - dov’è Dio? - ha spiegato ilVescovo davanti al Presidente della Re-pubblica Mattarella, non va posta dopo,ma va posta prima e comunque sempreper interpretare la vita e la morte”. Poi, capovolgendo il problema, ha affer-mato pubblicamente che “il terremoto ha

Gli inquietanti interrogativiposti in essere dal terremotoPapa Francesco: “Consolando quanti soffronosaremo in grado di costruire un mondo migliore”

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altrove la sua genesi! I terremoti esistonoda quando esiste la terra e l’uomo non eraneppure un agglomerato di cellule. Il ter-remoto non uccide. uccidono gli uominicon le loro opere imperfette e il loro ma-laffare!”Papa Francesco ha parlato ancor più chia-ramente: “Invitiamo tutti ad un esame dicoscienza al fine di confessare i nostri pec-cati contro il Creatore, contro il Creato,contro i nostri fratelli e le nostre sorelle,perché quando maltrattiamo la naturamaltrattiamo anche gli esseri umani e inparticolare i più indifesi che sono i poveri”.Rimane il cuore della domanda: PerchéDio non interviene? Perché non impedisceeventi che causano sofferenze e morte? “Sono domande antiche come il mondo ebrutalmente nuove di fronte ad ogni ca-tastrofe”, spiega il priore di Bose, EnzoBianchi, nell’efficace editoriale apparsosull’Avvenire del 27 agosto. “Soprattuttosono domande che ciascuno sente sgor-gare all’improvviso, dopo che tante volteaveva potuto illudersi che riguardasserosolo gli altri, mentre basta l’evocazione diun luogo conosciuto, la somiglianza di unvolto familiare, il ricordo di un’amicizialontana, per rendere la disgrazia vicina,nostra”. “Dio dove sei? È l’interrogativo che scuotela nostra fede nel Dio narrato da suo figlioGesù: un Padre che non castiga né puni-sce, ma che perdona e resta misericordio-so”. “È l’antica domanda rilanciata da Vol-taire dopo il terremoto di Lisbona del 1755:

O Dio è onnipotente, e allora è cattivo,oppure Dio è impotente e allora non è ilDio in cui gli uomini credono”. Eppure - spiega Bianchi - “tutta la tradi-zione spirituale ebraica e cristiana ci diceche Dio non è lontano, è con le vittime,accanto a loro, in qualche misura parteci-pa alle sofferenze umane e accompagnasilenziosamente ciascuna di loro per ab-bracciarla al di là della morte e darle quel-la vita promessa che è stata contraddettae negata dalla storia”. Allora la domanda da porsi è “Dov’è l’uo-mo?” “Già Rousseau rispondeva in questi termi-ni all’interrogativo di Voltaire. Sì, dov’èl’uomo con le sue responsabilità nellamancata prevenzione, nella cattiva ge-stione del territorio, nel prevalere dell’in-teresse personale su quello comune?”“Questi tragici eventi ci rivelano un dupli-ce volto dell’essere umano: quello assen-te, irresponsabile, cinico che purtroppoben conosciamo. Ma anche quello radi-calmente umano, quello della compassio-ne, della dedizione spontanea, volontaria,del lanciarsi in soccorso di sconosciuti,dell’umanissimo piangere con gli altri, delritrovare - proprio scavando tra le mace-rie del dolore - l’appartenenza all’unicafamiglia umana che era andata smarrita.Ecco dov’è l’uomo, l’essere umano nellasua verità più profonda: lì a mani nude ea cuore aperto, accanto al fratello nelladisgrazia”. “L’ultima parola - conclude Bianchi - spet-terà a Dio, nella Pasqua eterna, quandoasciugherà le lacrime dai nostri occhi, di-struggerà la morte, trasfigurerà questa ter-ra in terra nuova, dimora del suo Regno”. Ora è il momento di ricostruire. Per rico-struire non basteranno giorni, ci vorrannoanni. “Soprattutto - spiegava il vescovo diRieti nell’omelia - è richiesta una qualitàdi cui Gesù si fa interprete: la mitezza.Che è una ‘forza’ distante sia dalla mu-scolare ingenuità di chi promette tuttoall’istante, sia dall’inerzia rassegnata dichi già si volge altrove”.

Franco Rizzi

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il Vol

toVita della Comunità

Foto saluto a don Massimo...

Foto di Luca Salvadego

Foto di Luca Salvadego

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Vita della Comunità

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ed accoglienza di don Alessandro

Foto di Luca Salvadego

Foto di Luca Salvadego

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toPrima di partire per la Polonia Don Gian-piero ci esortava a cogliere la differenzatra un viaggio e un pellegrinaggio, perchéquest’ultimo è come una profezia, cioè ri-velazione del significato profondo deiluoghi e delle persone che si incontrano.Ed è proprio questa l’esperienza che ab-biamo vissuto. Infatti per conoscersi nonbasta la globalizzazione, andare di qua edi là, ma, come amava dire il patriarcaAthenagoras, “il vero incontro si fa guar-dandosi negli occhi con l’altro e appro-fondendo la propria tradizione”.Così, oltre ai luoghi simbolo, siamo entratianche nell’animo della popolazione po-lacca.A Cracovia, la più bella città della Polonia,abbiamo potuto vedere un pezzo autenti-co di vecchia Europa, la collina del Wawelcon il Castello reale e la Cattedrale, poi laPiazza del mercato, una delle più grandipiazze di tutta l’Europa medioevale.A Czestochowa abbiamo visitato il San-tuario di Jasna Gora, con il quadro mira-coloso della Madonna Nera,, tra una mol-titudine di pellegrini.Ad Auschwitz-Birkenau abbiamo visitatoil grande campo di concentramento co-struito dai nazisti durante la SecondaGuerra mondiale; qui perirono quasi 1,5milioni di internati. La visita non è stataun’esperienza piacevole, ma profonda-mente istruttiva sull’importanza di cono-scere la storia e trasmettere la memoriaalle future generazioni. Qui ci è stata pre-sentata la testimonianza di MassimilianoKolbe, che ha offerto la sua vita al postodi un povero padre di famiglia, e quella diTeresa Benedetta della Croce – EdithStein, ebrea convertita al cristianesimo,carmelitana deportata e lì uccisa.Di fronte a questa tragedia si fatica acomprendere ciò che Dostoevskij scrive:

“La bellezza salverà il mondo”. Don Gian-piero ci ha suggerito che questa bellezzaè la carità che condivide il dolore.A Wadowice, dove è nato e ha trascorso glianni della sua giovinezza Papa GiovanniPaolo II, abbiamo respirato l’aria della pre-senza del grande Papa polacco, che ha pre-parato e gettato i semi che hanno cambia-to la storia dell’Europa e del mondo.Tanti altri luoghi significativi ci hannomostrato la loro bellezza: Il castello diMalbork, Danzica sede dei cantieri in cuinacque l’esperienza di Solidarnosc, la fa-mosa cattedrale di Oliwa, Torun (o Thorn)città natale dell’astronomo Nicolò Coper-nico qui nato nel 1473. A Varsavia oltre alfamoso ghetto abbiamo visitato i suoimonumenti e abbiamo percepito l’ecodella esperienza del movimento Solidar-

Vita della Comunità

Pellegrinaggio in PoloniaUn incontro con persone, luoghi e fatti della storia

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nosc, sindacato libero che si costituì nellaPolonia comunista nel 1980 e che Gio-vanni Paolo II descrisse così: “una granderealtà che appartiene alle risorse del pa-

trimonio nazionale polacco. I successivicambiamenti avvenuti nei paesi dell’Euro-pa centrale e orientale hanno mostratoche essa non è soltanto un valore nazio-nale, ma un appannaggio universale”.Durante i trasferimenti in pullman pote-vamo lasciarci catturare dalle incantevolie sconfinate distese delle campagne colti-vate, con le piccole case dei contadinisparse qua e là. I nostri pensieri andavanoad altre figure che ci sono state ricordate:Padre Giorgio Popieluszko, giovane preteimpegnato nella pastorale dei lavoratori eche accompagnò nel suo cammino il mo-vimento di Solidarnosc, ucciso barbara-mente il 19 ottobre 1984; Suor FaustinaKowalska, che è diventata la messaggeradella misericordia di Dio nel bel mezzo delsecolo dei genocidi.Alla fine siamo tornati stanchi e affaticati,ma soddisfatti e arricchiti dalla consape-volezza e dalla necessità di uscire dai no-stri gusci per aprirci al dialogo e alla soli-darietà tra noi e con tutti.

Romano Bai

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Quest’anno, a seguito di una scelta matu-rata già lo scorso anno, ho deciso di fareun’esperienza estiva diversa dalle altre. Asettembre scorso ho iniziato a frequenta-re un percorso di due anni chiamato “Gio-vani e Missione” proposto dal PIME (Pon-tificio Istituto Missioni Estere) di Milano.Sono incontri mensili che impegnano unweekend, durante i quali ci sono testimo-nianze di preti, suore, laici che hanno fat-to una o più esperienze missionarie.Oltre a questo, ci sono anche momenti disvago che riprendono i temi affrontati,momenti di riflessione e condivisione ingruppi. Siamo una quarantina di giovanitra i 20 e 30 anni  che vengono da tuttala diocesi di Milano.Lo scopo di questa formazione è di prepa-rarci a vivere un periodo di circa un mesenelle diverse missioni sparse nel mondo.Verso la fine di questo anno di prepara-zione, gli animatori ci hanno annunciatola destinazione e i compagni di missione.Il secondo anno (che inizierà a ottobre)servirà per rielaborare l’esperienza fattadurante l’estate da ognuno di noi.Io sono stata destinata in India a Mumbaicon altre tre ragazze: Chiara, Elena e Sira.Siamo partite il 1 e tornate il 27 agosto.Il luogo in cui siamo state assegnate sichiama Swarga Dwar (che significa “leporte del cielo”) ed è un centro di riabili-tazione per ex lebbrosi e un centro di ac-coglienza per ragazzi tra i 9 e 18 anni or-fani o poveri.Il centro, attualmente coordinato da unpadre del Pime e due suore tutti e tre in-diani, è stato fondato anni fa da padreCarlo Torriani anch’egli del Pime.Nella nostra esperienza abbiamo condivi-so ogni momento e ogni spazio con loro.La loro giornata tipo, che poi è diventata

in parte anche la nostra, é: messa alle 7.00del mattino, seguito dal lavoro, colazionealle 9.30, lavoro per i lebbrosi in riabilita-zione, scuola per i ragazzi, pranzo alle12.00 e riposo fino alle 14.00; ripresa dellavoro fino alle 17.30, preghiera tutti in-sieme alle 19.00 e di seguito cena.Noi quattro giovani abbiamo fatto espe-rienza maggiormente con i ragazzi facen-doli giocare al mattino prima della cola-zione, alla sera dopo cena e accompa-gnandoli a scuola.I primi giorni sono serviti ad ambientarcie abituarci a parlare e capire il loro parti-colare inglese.Abbiamo avuto la possibilità di visitaretutto il centro in cui alloggiavamo, costi-tuito da un immenso parco in cui eranoubicati diversi edifici per diverse iniziative.Infatti oltre al lebbrosario e la casa dei ra-

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toGente di Carate

Esperienza missionaria in IndiaUna occasione per conoscere persone, realtà e culture diverse dalle nostre

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gazzi vi erano la casa delle suore, l’ufficiodel coordinatore, la fattoria con capre,bufali, galli e galline, una casa con altriragazzi seguiti da un’altra associazione,una struttura con donne malate di HIV eAIDS, seguite da altre due suore: con tuttequeste persone abbiamo condiviso escambiato esperienze in maniera moltosignificativa.un giorno abbiamo persino provato apiantare il riso con gli ex lebbrosi nelle ri-saie. Nelle restanti tre settimane abbiamovisitato altri luoghi nella zona di Mumbaie dintorni: un lebbrosario, asili e scuole,altri centri per persone disabili, ospedaliseguiti da suore, la parrocchia del Pime,un centro Sik, una scuola musulmana eun giorno gita turistica per il centro diMumbai.Ci sono stati giorni di festa, che abbiamopassato al centro, come il giorno dell’indi-pendenza nazionale, la festa dei fratelli odell’amicizia e una festa hindi.Il tutto è stata un’esperienza profonda eindimenticabile perché il contatto con lagente, le persone del centro, i ragazzi  rie-sce a far capire la loro cultura, mentalitàe calandosi nella loro realtà si riesce a

comprendere meglio il loro modo di agire,di comportarsi, senza pregiudizi.Abbiamo avuto la possibilità di usufruiredi momenti di tranquillità che sembrava-no momenti sprecati e inutili: ci siamo ac-corte invece che sono state pause di ri-flessione molto significative e prezioseche ci hanno permesso di condividere leesperienze appena vissute.Io e le mie compagne prima della parten-za ci conoscevamo poco. un mese di con-divisione con persone che in qualche mo-do ti capiscono perché stanno facendo iltuo stesso percorso (anche se arrivando epercorrendo strade diverse) unisce vera-mente tanto.Di certo in queste poche righe non riescoa descrivere la realtà così diversa dalla no-stra: in particolare la povertà, le malattie,l’indigenza e persino la mancanza d’igieneper vivere decentemente secondo i nostriparametri.Posso però dire che ogni persona incon-trata,  ogni paesaggio, luogo visto, ognicibo assaggiato, ogni semplice gesto fattoè stato un arricchimento che non mi la-scerà mai.

Anna Colombo

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toMadonne della Misericordia

In questo mese scegliamo due rappresen-tazioni della Madonna della misericordiain cui i devoti che cercano protezione nel-la Vergine non sono gente del popolo oricchi committenti, ma religiosi o membridi confraternita.La prima immagine è di Francisco deZurbarán (1598 - 1664) pittore spagnolotra i maggiori del secolo XVII.Fu apprendista a Siviglia nella bottega diun pittore di immagini devozionali rima-sto sconosciuto. Molto attivo nei primianni del 1600, intorno al 1650 inizia il suodeclino perché i committenti preferisconorivolgersi al giovane Murillo e Zurbaráninizia a produrre soprattutto dipinti desti-nati alle colonie  spagnole in America, so-prattutto in Messico.

I grandi cicli conventuali rappresentanola parte più caratteristica della sua opera,ma non vanno dimenticate le opere de-vozionali (Maria Immacolata, San France-sco, San Tommaso d’Aquino) e le  naturemorte.La sua opera fu caratterizzata da profon-da spiritualità. Si attestano tre cicli mona-stici: quelli del Convento de San Pablo,Porta Coeli e La Certosa di Santa María delas Cuevas.Zurbarán interpreta magistralmente iprincipi spirituali che governano la vitadei certosini: il silenzio, la devozione allaVergine Maria e la mortificazione per il di-giuno. Il quadro della Vergine delle grottesi rifà ad un’iconografia di tipo medievalein cui i frati appaiono pronti a ricevere la

Maria protettrice degli ordini religiosiDue esempi in Spagna e a Venezia

Francisco De Zubaran, Vergine delle grotte, 1655 - Museo di Belle Arti, Siviglia

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Madonne della Misericordia

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protezione della Vergine, sono accolti sot-to il suo mantello in due gruppi in ginoc-chio su ogni lato.L’opera è di grande semplicità compositi-va, le figure statiche sono disposte sim-metricamente, ma ha grande forza plasti-ca che permette di identificare i volti deifratelli che costituiscono una vera e pro-pria galleria di ritratti.La Vergine benedice soprattutto i primidue monaci che potrebbero essere coloroche svolsero un importante ruolo nelladiffusione del Rosario simboleggiato darose sparse sul pavimento.

La seconda opera è di Bartolomeo Bon (oBono) scultore e architetto veneziano (XVsecolo).La sua attività di scultore e architetto èdiscretamente documentata: negli anni1422-30 appare a fianco del padre, di cuifu certo scolaro e aiuto, per i lavori di co-struzione della Ca’ d’Oro, successivamenteè impegnato nei lavori di costruzione ecompletamento della facciata del PalazzoDucale verso la piazzetta, che si conclu-dono con l’arco Foscari, e la porta dellaCarta. La costruzione si protrae per lungotempo e termina dopo la morte di Gio-vanni, cosicché sull’architrave figura sol-

tanto il nome di Bartolomeo.Il nostro artista risulta iscritto alla Scuolavecchia della Misericordia, per la quale giàlavorava nel 1424 e alla quale nel 1458donava danaro per il nuovo soffitto; erasuo il portale ora smembrato: sono per-dute le tre statue di sante - Cristina, Do-rotea e Callista -  mentre la grande lunet-ta, che raffigura la Madonna della mise-ricordia, si trova oggi nel Victoria and Al-bert Museum di Londra. I membri della confraternita (chiamati“battuti”) trovano riparo sotto il mantellodella Vergine. Intorno alla Vergine vi sonoprofeti seduti sull’albero di Jesse. Tengonoin mano pergamene che annunciano lavenuta di Cristo, che viene mostrato comeun bambino sul seno della Vergine. Qui lamandorla, in cui è inserito il Bambino Ge-sù, forma quasi una spilla per chiudere ilmanto della Vergine.La Scuola Grande di Santa Maria della Mi-sericordia  (o di Santa Maria di Valverde)era una confraternita dei Battuti di Vene-zia attiva dal 1308 al 1806. La sua storia ècollegata a quella della Chiesa dell’Abba-zia della Misericordia, nei pressi della qua-le eresse nel tempo due sedi tuttora con-servate e note come  Scuola vecchia diSanta Maria della Misericordia  e  Scuolanuova di Santa Maria della Misericordia.

A cura di Primo ViganòBartolomeo Bon, Vergine della Misericordia1445-50 ca. Victoria and Albert Museum, Londra

Scuola vecchia e chiesa di S. Mariadella Misericordia, Venezia

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toDai nostri missionari

... mentre stavo ritornando, con grandeentusiasmo, a Nyala tu mi stavi preparan-do una amara sorpresa.II viaggio è andato benissimo senza pro-blemi, sono arrivato alle 3.30 del mattinoa Khartoum e ad aspettarmi c’erano trepadri; ho lasciato Carate che faceva fre-schetto, alle 9.30 a Khartoum faceva già46 gradi e dopo pranzo erano già 49 gra-di, dopo due giorni c’erano 51 gradi e lì hocominciato a sentire i primi sintomi dimancanza di equilibrio e, tramite il nostrodottore, ho fatto gli esami del sangue etorace ed ho cominciato la cura. La causaprincipale è il cuore; siccome ho un cuoreingrossato ho perso elasticità quindi nonriuscivo ad irrorare la parte superiore, nelsangue è stata riscontrata una anemia ecosì ho fatto sette flebo con ferro ed altremedicine fino al giorno in cui il dottore hadetto che lui non poteva far più niente equindi di ritornare in Italia.Per alcuni giorni sono rimasto nel mio si-lenzio per capire cosa tu volessi da me etu mi hai fatto capire che fino ad allorasono stato nel tuo utero cercando di cre-scere nel tuo amore, nel servizio ai fratelliche mi chiedevano un aiuto; e tu Io saiche tutta la mia vita, con l’aiuto della tuagrazia, è sempre stata un “sì” e mi sbaglia-vo perché eri tu che mi facevi crescere ematurare e oggi tu hai tagliato il cordoneombelicale che mi ha messo sulle tuebraccia accarezzandomi, baciandomi, te-nendomi stretto a te e mi facevi sentire iltuo odore e calore e mi sono chiesto: o Si-gnore che cosa vuoi ora da me?Mi sembrava di sentire la tua risposta: de-vi cambiare il tuo modo di amarmi e di la-sciarti amare, ti mostrerò pian piano lastrada da percorrere, che in te non ci siaaltro da fare che lasciarti andare e amareda me.O Signore tu prendimi come sono, tu sai

che sono unanullità, unabisso dimiseria, tuconosci lamia debo-lezza, la miafragilità e chesarà difficilequesto nuovo per-corso, ma io confido nel tuo aiuto, chenon mi mancherà la Madre tua, che è an-che Madre mia, e so che non sono all’al-tezza di questo nuovo percorso (cono-scendo me stesso) tu sei quello che io nonsono, io sono un nulla, un abisso di mise-ria ma confido nella tua grazia e cercheròdi non deluderti.O Signore sii tu la mia forza, il mio desi-derio ardente di amarti e saprò di esserecapace di lasciarmi amare da te; ti ringra-zio per tutto quello che hai fatto nellamia vita, mi hai dato la capacità di amarti,nel donarmi interamente al servizio deifratelli; riconosco che tutta la mia vita èstata un dono gratuito nonostante chenon meritassi niente, ma tu hai avutocompassione conoscendo la mia iniquitàe mi hai dato di più di quello che merita-vo, il tuo amore ha lavato tutte le mie col-pe nella tua misericordia, aiutami a di-menticare me stesso nel fare la tua volon-tà, accettami o Signore e fa di me quelloche vuoi e sia sempre docile nel fare la tuavolontà, aiutami ad essere sempre fedelenonostante la mia nullità e povertà, con-fido solo in te, che io sia sempre quelloche tu vuoi che io sia.Vergine Maria, madre mia, dammi unamano e guidami tu, sii la mia forza e vi-gore, accoglimi sotto il tuo manto pernon deludere il Figlio tuo e lasciarmi ama-re e guidare dal tuo amore di madre.

Fratel Abele

Testimonianza di Fratel Abelerientrato definitivamente dal SudanMotivi di salute lo hanno costretto a ritornare

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A chi dà, sarà datoGenerosità e gratitudine

Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoOfferte varieLe famiglie di via Mons. Valtorta in memoria di Giuseppe Villa € 70 - Pellegrini “Polonia” € 700NN a ricordo del figlio € 50 - NN contributo auto don Massimo € 100NN per il Seminario € 300 - NN per i terremotati € 30 - Pro Terremotati da Costa Lambro € 150NN pro terremotati € 20 - Chiesa del Pozzone pro terremotati € 286Amatriciana festa Agorà pro terremotati € 105 - per Don Massimo, buste varie € 115Giovani 18/19 per don Massimo € 950 - Rosario Madonna Addolorata dei Vignoli € 120Messa per i defunti del Rione Loghetto € 50 - Gli abitanti del Loghetto per la parrocchia € 150Gli Amici del seminario (dal mercatino ) € 1.900Offerte per i FuneraliMarino Corbetta € 100 - Giuliana Corneo € 50 - Giulio Cesana € 50 - Tiziano Fumagalli € 50Offerte per i MatrimoniClaudia e Paolo € 1000Offerte per S. BernardoNN € 100 - NN € 50 - NN € 100 - NN € 100 - NN € 100 - NN € 70 - NN € 100Offerte per UnitalsiNN € 20 - NN € 50 - NN € 10 - NN € 400 - NN € 120 - NN € 800 - NN € 200 - NN € 200NN € 360 - NN € 500 - NN € 150 - NN € 135 - NN € 400Offerte per S. VincenzoNN € 50 -  NN € 120 - MARCIACARATESI  in occasione della camminata di luna piena € 1000Offerte per “Adotta una famiglia”Buste Varie Albiate € 300 - Buste Varie Carate € 320 - € 50 - € 130 - € 175

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, AgliateOfferte variePer il tetto Basilica € 90 - per riparazione organo NN € 50Offerte per i MatrimoniFederico e Martina € 200Offerte per i FuneraliFamiglia Taddia € 100 - Mauri Alessandra € 100

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to Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza113 Antonio Rignanese di anni 87114 Annita Scortegagna di anni 94117 Giulio Cesana di anni 90118 Tiziano Fumagalli di anni 63119 Mariangela Mattavelli di anni 86120 Salvatore Sorrentino di anni 70121 Maria Zeliani di anni 84

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate115 Pier Luigi Taddia di anni 87116 Alessandra Mauri di anni 87

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 59 Brenna Alice60 Brenna Bianca61 Guerini Davide62 Rizzi Jacopo63 Somma Thomas64 Sapienza Mattia65 Tudor Carmela

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate66 Cossa Rachele Maria

Parrocchia San Martino, Costa Lambro67 Viganò Camilla

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 17 Dell’Ovo Marco e Rodriguez Gonzalez Gabriela18 Cassago Roberto e Fini Silvia

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate19 Castelli Federico e Mazzoleni Martina20 Privitello Luigi e uccheddu Patrizia21 Cesana Andrea e Sassone Marianna Carolina22 Vismara Stefano e Meringolo Veronica 23 Milan Manolo e Galbiati Alessandra24 Giovenzana Nicolas e Redaelli Valentina

RIGENERATI NELLO SPIRITO

RITORNATI AL PADRE

UNITI IN CRISTO

Il libro della Vita

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Casa Parrocchiale di Carate, via Caprotti 1Con il seguente orarioda LUNEDÌ a VENERDÌdalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.00SABATOdalle 9.00 alle [email protected] 0362.900164è sempre in funzione la Segreteria telefo-nica o il ricevimento fax.È sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti

Pastorale Giovanile OratoriSi può fare fa riferimento a don Massimo Cellulare 339.7479771o ai collaboratori presso L’Agorà.

È possibile seguire tutta l’attivitàprogrammata sul sito www.lagora.net

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Comunità Pastorale Spirito Santo

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Segreteria Pastoraledella Comunità Pastorale Spirito Santo

Celebrazione del BattesimoDomenica 6 novembre ore 15.30Domenica 4 dicembre ore 15.30in Santi Ambrogio e Simpliciano

Venerdì 4 novembre ore 21.00Venerdì 2 dicembre ore 21.00nella Prepositurale Santi Ambrogio e Simpliciano,incontro pre genitori e padrini

Albiate presso CampanileLunedì dalle ore 10.30 alle ore 11.30

Carate via Manzoni 12Martedì dalle ore 21.00 alle ore 22.30

solo su appuntamentoMercoledì dalle ore 9.30 alle ore 11.30Giovedì dalle ore 16.30 alle ore 18.30

Telefono 0362 900.384centrodiascolto@comunitàspiritosanto.it

www.bcccarate.it

Ti consigliamo meglio.

Ti conosciamo bene.

Lunedì dalle 9.00 alle 11.30da mercoledì a sabato dalle 16.00 alle 19.00

La Domenica dalle 8.00 alle 12.30

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Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoCarate Brianza

Casa MARIA IMMACOLATAOffre ospitalità a donne maggiorenni fino a 70 anni,con requisiti per una convivenza autonoma.Ospitalità massima 12 mesiL’ospitalità ha inizio dopo un colloquio con la direzioneServizio accoglienzaMartedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 12.00

Per informazioni [email protected]

Buona StampaCarate Brianza - Via Caprotti 2 Telefono 380.6923561

AVVENIRE - FAMIGLIA CRISTIANA - GIORNALINO - MADRE - FAMIGLIA OGGI - JESUS

Orario di apertura Lunedì 9.30 -11.30 / da Mercoledì a Sabato 16.00 - 19.00 / Domenica 8.00 - 12.00

Prenota il libro, lo consegnamo entro 7 giorni direttamente in Libreria, per telefono o via mail:[email protected] indicando Autore, Titolo, Editore, meglio integrare con codice ISBN

Il libro del meseBenedetto XVI - Seewald Peter

Ultime conversazioniEditrice Garzanti, pagine 240, € 12,90

È uscito in tutto il mondo il volume intitolato “Benedetto XVI. Ultimeconversazioni”,  il nuovo libro intervista del giornalista tedesco PeterSeewald con il Papa emerito che tocca le tappe più importanti della suavita: dall’infanzia sotto il regime nazista, la scoperta della vocazione, glianni difficili della guerra, poi il servizio in Vaticano e il forte legame conGiovanni Paolo II, fino all’elezione al soglio pontificio e alla decisionedella rinuncia al Pontificato.Benedetto XVI parla anche di Francesco, esprimendo la sua sorpresa epoi la sua gioia per questa elezione che dimostra come la Chiesa sia vi-va, dinamica e non congelata in schemi. una delle perle più preziose contenute nel libro è la commovente testi-monianza dell’esperienza spirituale dell’anziano pontefice emerito “incammino per giungere al cospetto di Dio”.Benedetto XVI parla serenamente di come sta vivendo nel raccoglimen-to e nell’orazione l’ultima tappa della sua vita.Benedetto XVI ci dà la testimonianza dell’uomo di Dio anziano, che siprepara alla morte. Lo fa con toni umili e umani, riconoscendo che ladebolezza fisica gli rende difficile di restare sempre, come vorrebbe, nel-le “regioni alte dello spirito”. 

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Appuntamenti diOttobre

OttobreSabato 8Inaugurazione sede “La Nostra Famiglia” - Carate

Domenica 9 - SESTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIOInizio dei Cammini di introduzione alla vita cristiana a CarateRaccolta per le opere parrocchiali

15.30 Amministrazione del Santo Battesimo in chiesa parrocchiale ad AlbiateOpera S. Vincenzo: iniziativa “Pan Tranvai” a CarateGiornata Parrocchiale di Azione Cattolica

Domenica 16 - DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANOInizio dei Cammini di introduzione alla vita cristiana ad Albiate

Giovedì 2021.00 Introduzione alla Lectio divina a Monza, S. Giuseppe

Sabato 2220.00 Veglia Missionaria diocesana a Milano

Domenica 23 - PRIMA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONEGiornata Missionaria Mondiale

14.30 Canti e Rosario alla Cappella Maria Regina della Pace, via XXV Aprile a Carate

Domenica 30 - SECONDA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

Lunedì 31Vigilia di tutti i Santi

NovembreMartedì 1 - SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

15.30 Processione al Cimitero

Mercoledì 2 - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTIVenerdì 4 - S. CARLO BORROMEOPrimo Venerdì del mese

Domenica 6 - NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSOGiornata Diocesana CaritasCammini di introduzione alla vita cristiana a Carate

15.30 Amministrazione del Santo Battesimo nella Prepositurale di Carate

Domenica 13 - PRIMA DOMENICA AVVENTO AMBROSIANO