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23 MARZO 2012 47 46 IL VENERDI DI REPUBBLICA italia GIÙ AL NORD SULLA NEVE, IN VAL CAMONICA È SBARCATA L’AFRICA (DOPO UNA TAPPA A LAMPEDUSA) LA STORIA DI HENRY E DI UN GRUPPO DI GIOVANI PROFUGHI:ARRIVATI DALLA LIBIA UN ANNO FA, ACCOLTI (E POI SCAPPATI) DA UN COMUNE AD ALTA QUOTA DEL BRESCIANO, ORA SPERANO NELLO STATUS DI RIFUGIATI. E, INTANTO, VANNO A SCUOLA DI ITALIANO... di CINZIA GUBBINI foto di JOAN BARDELETTI H enry, Ibrahim e Happy non avevano mai visto la neve prima d’ora. È la prima vol- ta che la sentono scricchio- lare sotto i piedi. Ridono, si abbracciano. Se adesso so- no sereni, e amano queste montagne, è perché Montecampione – stazione sciisti- ca a 1.800 metri di altezza, in Val Camo- nica, provincia di Brescia – non è più la loro casa-prigione. Sono tornati qui in una specie di pellegrinaggio. Per ricorda- re un passato recente – tutto accadeva solo un anno fa – e tumultuoso. Adesso è ora di mettere le cose in ordine. Perché le cose, finalmente, stanno andando meglio. Henry, Ibrahim e Happy sono tre ni- geriani. Come gli altri ragazzi nelle foto di queste pagine, sono arrivati in Italia tra marzo e giugno dell’anno scorso. Tutti partiti dalla Libia. Tutti originari di paesi dell’Africa subsahariana: Gam- bia, Costa d’Avorio, Nigeria, Mali... Alcu- ni di loro vivevano in Libia da anni, e non avevano nessuna intenzione di andarse- ne. Altri, invece, ci erano appena arrivati con il progetto di trasferirsi in Europa. Poi hanno trovato le rivolte anti-Ghed- dafi, l’odio dei ribelli contro i «neri» ac- cusati di essere usati come mercenari dal regime. E le bombe della Nato. Il passaggio per l’Italia, in molti casi, non lo hanno neanche dovuto cercare. Erano gli stessi militari a costringere i «neri» a infilarsi dentro quelle barche troppo pic- cole e insicure. Anche l’emigra- IL GRUPPO DI AFRICANI ARRIVATI IN VAL CAMONICA DALLA LIBIA. A SINISTRA, TRE DI LORO, IVORIANI, A SCUOLA DI ITALIANO A ESINO SOPRA, UN’ALTRA «LEZIONE» IN VAL CAMONICA: QUI I PROFUGHI RACCONTANO IL LORO VIAGGIO VERSO L’EUROPA
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IL VENERDI / BLACK SNOW

Mar 11, 2016

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JOAN BARDELETTI

Reportage published on my work Black Snow on African migrants trapped in an italian alpine valley
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Page 1: IL VENERDI / BLACK SNOW

2 3 M A R Z O 2 0 1 2 4746 I L V E N E R D I D I R E P U B B L I C A

italiaGIÙ AL NORD

SULLA NEVE, IN VAL CAMONICAÈ SBARCATAL’AFRICA(DOPO UNA TAPPA A LAMPEDUSA)

LA STORIA DI HENRY E DI UN GRUPPO DI GIOVANI PROFUGHI: ARRIVATI DALLA LIBIAUN ANNO FA, ACCOLTI (E POI SCAPPATI) DA UN COMUNE AD ALTA QUOTA DEL BRESCIANO,ORA SPERANO NELLO STATUS DI RIFUGIATI. E, INTANTO, VANNO A SCUOLA DI ITALIANO...di CINZIA GUBBINI foto di JOAN BARDELETTI

Henry, Ibrahim e Happy nonavevano mai visto la neveprima d’ora. È la prima vol-ta che la sentono scricchio-lare sotto i piedi. Ridono, siabbracciano. Se adesso so-

no sereni, e amano queste montagne, èperché Montecampione – stazione sciisti-ca a 1.800 metri di altezza, in Val Camo-nica, provincia di Brescia – non è più laloro casa-prigione. Sono tornati qui inuna specie di pellegrinaggio. Per ricorda-

re un passato recente – tutto accadevasolo un anno fa – e tumultuoso. Adesso èora di mettere le cose in ordine. Perché lecose, finalmente, stanno andando meglio.

Henry, Ibrahim e Happy sono tre ni-geriani. Come gli altri ragazzi nelle fotodi queste pagine, sono arrivati in Italiatra marzo e giugno dell’anno scorso.Tutti partiti dalla Libia. Tutti originaridi paesi dell’Africa subsahariana: Gam-bia, Costa d’Avorio, Nigeria, Mali... Alcu-ni di loro vivevano in Libia da anni, e non

avevano nessuna intenzione di andarse-ne. Altri, invece, ci erano appena arrivaticon il progetto di trasferirsi in Europa.Poi hanno trovato le rivolte anti-Ghed-dafi, l’odio dei ribelli contro i «neri» ac-cusati di essere usati come mercenaridal regime. E le bombe della Nato. Ilpassaggio per l’Italia, in molti casi, nonlo hanno neanche dovuto cercare. Eranogli stessi militari a costringere i «neri» ainfilarsi dentro quelle barche troppo pic-cole e insicure. Anche l’emigra-

IL GRUPPO DI AFRICANI ARRIVATI IN VAL CAMONICA DALLA LIBIA.A SINISTRA, TRE DI LORO, IVORIANI, A SCUOLA DI ITALIANO A ESINO

SOPRA, UN’ALTRA «LEZIONE» IN VAL CAMONICA: QUI I PROFUGHI RACCONTANO IL LORO VIAGGIO VERSO L’EUROPA

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A rifornirli di abiti più adeguati sarà la re-te del volontariato. Non c’è alcun servizio:né legale né di assistenza psicologica. Og-gi Henry e gli altri ricordano quei quattromesi come un inferno. Racconta Saidi, ri-chiedente asilo nato in Gambia: «Siamostati lassù quattro mesi, e non potevamofare niente. Eravamo sempre stanchi e fa-ceva così freddo... Qualche volta giocavosolo a pallone con i miei amici».

A ottobre, finalmente la svolta. La si-tuazione precipita e in quaranta decidonodi andarsene dall’hotel e di marciare ver-so valle. Vengono intercettati dalla coope-rativa K-Pax e dalla Cgil. Parte una tratta-tiva con la prefettura di Brescia. Sonoquelli di K-Pax, insieme alla Comunitàmontana locale, a studiare un piano di ac-coglienza radicalmente diverso: la micro-

zione forzata, di massa, era un’armacontro i Paesi europei dell’operazioneOdissea all’alba, come l’Italia.

La paura, il precipitare degli eventi lidescrive Henry, nel suo block notes dibordo: «Quando scoppiò la guerra, il miocapo mi disse: te ne devi andare perchéGheddafi sta usando i neri per uccidere.Dopo un po’, portò sul posto di lavoro unuomo che indossava la divisa militare».Così Henry si ritrova di colpo su unabarca senza sapere dove sta andando.Per fortuna lui e gli altri sono intercetta-ti dalla Marina e tratti in salvo.

Ma per i profughi non è finita. Perchénel frattempo l’Italia è in pieno caos. Gliarrivi prima dalla Tunisia, poi dalla Libia,sembrano mandare letteralmente in tilt ilViminale di Roberto Maroni. A coordina-re l’accoglienza viene chiamata la Prote-zione civile, che intavola trattative (nonsempre facili) con gli enti locali. La primascelta è di approntare campi, come quellodi Manduria in Puglia, o di trasferiregruppi di profughi in alberghi. Uno di que-sti hotel è a Montecampione. È giugno,bassa stagione per la stazione sciistica. Gliimmigrati arrivano scaglionati, alla finesaranno 114. Lo Stato paga all’hotel 42 eu-ro giornalieri a persona per l’ospitalità.Una manna per i proprietari. Che nonhanno particolari obblighi, se non quellodi offrire un letto. I ragazzi arrivano in al-ta montagna in ciabatte e pantaloni corti.

ospitalità. I profughi sono così divisi inpiccoli gruppi e distribuiti nei vari paesidella Val Camonica. È una soluzione chepermette di creare situazioni «non impat-tanti» per gli abitanti del posto. E allostesso tempo apre ai ragazzi africani leporte dell’inserimento in percorsi di realeintegrazione. Oggi, Henry e gli altri stu-diano l’italiano, hanno accesso alle curemediche e ai servizi legali. Grazie ai corsidi formazione hanno imparato il giardi-naggio e a lavorare il legno. Appena pos-sono, aiutano a pulire i giardini dei paesi,o a organizzare le feste locali. Vanno an-che a parlare con gli studenti: raccontanoil loro viaggio e li aiutano con l’inglese.

Ora, però, per loro come per gli altriventotto mila africani arrivati dalla Libiastanno fioccando i dinieghi della Commis-sione asilo: in moltissimi rischiano di di-ventare clandestini. Per questo è scesa incampo anche l’Onu, chiedendo al governodi trovare una soluzione, visto che in Libianon possono tornare. «Quando in Val Ca-monica hanno avuto la possibilità di speri-mentare l’accoglienza, sono nate dinami-che bellissime. Non abbiamo mai avuto unproblema, neanche uno» dice adesso, conorgoglio, Carlo Cominelli, della cooperati-va K-Pax. E pensare che la Val Camonicaè una roccaforte leghista. Ma, si sa, la gen-te è spesso molto più avanti dei proprirappresentanti politici...

CINZIA GUBBINIIN CHIESA, DURANTE LA MESSA

IMMIGRATI AL SUPERMERCATO A MONTECAMPIONE. NEL COMUNE DELLA STAZIONE SCIISTICA, HANNO ALLOGGIATO IN HOTEL PRIMA DELLA «FUGA»