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1 Il senso del sacro durante il Calcolitico nell’arte rupestre della Valcamonica: pugnali, mappe e oranti a Boscatelle, roccia 8, e a Foppe di Nadro, roccia 60 Umberto Sansoni* 2 011-2013, anni fausti per le scoperte d’arte rupestre calcolitica in Valcamonica: dopo una lun- ga, particolare vicenda torna alla luce una stele integra a Cevo, in Valsaviore (Sansoni 2013), e un’attenta analisi di superfici già segnalate porta a scoprire due speciali composizioni alle Foppe (Gavaldo et Al. 2014) e a Boscatelle di Nadro. Tre reperti di pregio niente affatto usuali, nel senso della ripetitività di posizionamento e tipologie note, che danno specularmente una prospettiva nuova ai due filoni dell’espressione rupestre calcolitica, quella su stele/pareti verticali e quella su affioramen- to naturale. E speculari e opposti sono anche sia per l’ambito simbolico, tutto al femminile a Cevo, prevalentemente al maschile a Boscatelle, misto a Foppe, sia per quello relazionale: pezzo al momento isolato e disperso quel di Cevo, in naturali, precisi contesti istoriativi quelli su superficie affiorante. Alla luce dei nuovi dati l’articolo pone in relazione i caratteri dei due ambiti del Calcolitico rupestre di Valcamonica 1 . Boscatelle roccia 8A La roccia n. 8 è parte del complesso d’area di Boscatelle, nella Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, uno degli ultimi, insieme a Malonno, a essere individuato e rilevato (Capardoni 2009, 2012), l’ultimo, probabilmente, di una certa consistenza, nel quadro dei siti della Valcamonica. Il complesso è ubicato in una ristretta zona in costa, alquanto impervia, posta a monte del sentiero selciato del Parco della Riserva, fra il Castelliere di Nadro e le propaggini meridionali delle Fop- pe di Nadro (Dos Cüi, Riparo 2). La superficie in verrucano lombardo, insieme alla roccia 7, è piuttosto isolata su uno stretto e lungo terrazzino glaciale, aperto a valle su un ripido pendio e chiuso a monte da pareti scoscese, che lo separano da un secondo terrazzino con le prospicienti rocce 1-6 (fig. 1). Ampia, attualmente con almeno un centinaio di metri quadrati in vista, la roccia, piuttosto corrugata e fratturata, presenta tre settori istoriati sulla placca del bordo settentrionale, quella meglio conservata, presumibilmente già in antico, e con inclinazione più dolce. * Direttore Dipartimento Valcamonica e Lombardia, Centro Camuno di Studi Preistorici, via Sommavilla 12, 25050 Niardo (BS), tel. 0364 330439, e-mail: [email protected] 1 Ove non diversamente indicato i rilievi sono eseguiti dal Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici, le foto di U. Sansoni ed E. Savardi. I rilievi relativi alle immagini n. 13 e 14 sono stati eseguiti dal CCSP alla fine degli anni ’70, ad opera del gruppo con R. de Marinis, F. M. Gambari, L. Malnati.
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Il senso del sacro durante il Calcolitico nell'arte rupestre della Valcamonica: pugnali, mappe e oranti a Boscatelle r.8 e a Foppe di Nadro r.60

Feb 28, 2023

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Umberto Sansoni
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Page 1: Il senso del sacro durante il Calcolitico nell'arte rupestre della Valcamonica: pugnali, mappe e oranti a Boscatelle r.8 e a Foppe di Nadro r.60

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Il senso del sacro durante il Calcolitico nell’arte rupestre della Valcamonica:

pugnali, mappe e oranti a Boscatelle, roccia 8, e a Foppe di Nadro, roccia 60

Umberto Sansoni*

2011-2013, anni fausti per le scoperte d’arte rupestre calcolitica in Valcamonica: dopo una lun-ga, particolare vicenda torna alla luce una stele integra a Cevo, in Valsaviore (Sansoni 2013), e un’attenta analisi di superfici già segnalate porta a scoprire due speciali composizioni alle Foppe

(Gavaldo et Al. 2014) e a Boscatelle di Nadro. Tre reperti di pregio niente affatto usuali, nel senso della ripetitività di posizionamento e tipologie note, che danno specularmente una prospettiva nuova ai due filoni dell’espressione rupestre calcolitica, quella su stele/pareti verticali e quella su affioramen-to naturale. E speculari e opposti sono anche sia per l’ambito simbolico, tutto al femminile a Cevo, prevalentemente al maschile a Boscatelle, misto a Foppe, sia per quello relazionale: pezzo al momento isolato e disperso quel di Cevo, in naturali, precisi contesti istoriativi quelli su superficie affiorante. Alla luce dei nuovi dati l’articolo pone in relazione i caratteri dei due ambiti del Calcolitico rupestre di Valcamonica1.

Boscatelle roccia 8A

La roccia n. 8 è parte del complesso d’area di Boscatelle, nella Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, uno degli ultimi, insieme a Malonno, a essere individuato e rilevato (Capardoni 2009, 2012), l’ultimo, probabilmente, di una certa consistenza, nel quadro dei siti della Valcamonica. Il complesso è ubicato in una ristretta zona in costa, alquanto impervia, posta a monte del sentiero selciato del Parco della Riserva, fra il Castelliere di Nadro e le propaggini meridionali delle Fop-pe di Nadro (Dos Cüi, Riparo 2). La superficie in verrucano lombardo, insieme alla roccia 7, è piuttosto isolata su uno stretto e lungo terrazzino glaciale, aperto a valle su un ripido pendio e chiuso a monte da pareti scoscese, che lo separano da un secondo terrazzino con le prospicienti rocce 1-6 (fig. 1).Ampia, attualmente con almeno un centinaio di metri quadrati in vista, la roccia, piuttosto corrugata e fratturata, presenta tre settori istoriati sulla placca del bordo settentrionale, quella meglio conservata, presumibilmente già in antico, e con inclinazione più dolce.

* Direttore Dipartimento Valcamonica e Lombardia, Centro Camuno di Studi Preistorici, via Sommavilla 12, 25050 Niardo (BS), tel. 0364 330439, e-mail: [email protected] Ove non diversamente indicato i rilievi sono eseguiti dal Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici, le foto di U. Sansoni ed E. Savardi. I rilievi relativi alle immagini n. 13 e 14 sono stati eseguiti dal CCSP alla fine degli anni ’70, ad opera del gruppo con R. de Marinis, F. M. Gambari, L. Malnati.

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Le figurazioni più antiche sono tutte sulla parte nord, leggermente sopraelevata (settore A), la più solcata da fratture e prossima alla linea di caduta a precipizio, mentre le più recenti (età del Bronzo e del Ferro) si sviluppano nelle contigue parti più lisce a sud-ovest (settore B) e sopra un lungo gradino roccioso a sud-est (settore C).Stringendo ancora, abbiamo un’ultima suddivisione nel settore A: in alto, a monte, oranti schematici accompagnati da micro-macule, coppelle e lineari (A 1), in basso, verso valle, prossimo a un coren (corno) di roccia sporgente sulla caduta, la composizione di armi calcolitiche e topografici (A 2). Fra le due parti, anche considerando l’isolamento spaziale della R. 8, sembra di poter leggere una relazione dispositiva e simbolica (fig. 2).Riguardo alla posizione, prossima al bordo di brusca caduta, si è già annotata (Sansoni 2007) la ri-

Fig. 1 - a) carta delle aree rupestri della Media Valcamonica con indicazione delle concentrazioni di macule (in grigio), di topografici geometrici arcaici (quadrato e linea) e di oranti (schema). b) posizionamento dell’area di Boscatelle nel contesto della zona di Foppe di Nadro-Dos Cüi-Figna.

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Fig. 2 - Boscatelle, roccia 8: rilievo integrale del settore A.

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correnza in fase calcolitica di tali punti liminari, come a Campanine (R. 8), a Foppe di Nadro (R. 4 con armi, R. 44), a Vite (R. 63), a Naquane (R. 92) e soprattutto al Dos Cüi (con armi, Arcà 2005 e 2007), con un evidente parallelo con quanto mostra il sito cerimoniale di Pat, sviluppato sul bordo di un precipizio, così come quello di Valzel de Undine e di Anvoia, alla base di una lingua di terreno fra pendii, il presumibile sito di Campolungo e la maggioranza dei siti tellini, o, inversamente, i siti di Cemmo, Corni Freschi, Le Bolp e Plas-Capitello dei Due Pini, posti alla base di una parete rocciosa.Il luogo è inoltre alquanto isolato rispetto alle aree con ampi e agevoli affioramenti, e su punto imper-vio2, come la vicina Dos Cüi (a ca. 300 m), la prossimale R. 7 (con topografici a ca. 60 m a nord-ovest) o Plas-Capitello dei Due Pini, le Bosc (Paspardo) e, in tono minore, diversi altri siti calcolitici, al punto di poter dire che sia tipica del periodo tale ricerca di luoghi particolari nel territorio, sino a prediligere il trasporto di massi istoriati in punti eletti là dove non vi è affioramento, creando siti cerimoniali ru-pestri ex novo (Fedele 2011).Un’ultima notazione è sullo speciale legame che gli incisori dell’età del Ferro confermano con le evidenze calcolitiche, con loro implicita rivalutazione; sulla R. 8 due tipici pannelli (settori B e C) si pongono a fianco delle composizioni antiche: presumibilmente collegandovisi, senza sovrapporsi, con quel che si potrebbe definire sacro rispetto, riconoscendone il valore, reinterpretandolo e proseguendolo. Stessa osservazione per la vicina R. 7, con guerrieri istoriati a lato dei topografici (fig. 18). È quanto emerge

2 Tale posizione impervia, comune a tutte le superfici di Boscatelle, abbinata all’abbandono dei coltivi su terrazzo dell’area, ha reso particolarmente ardua la localizzazione della roccia. Merito di Marco Capardoni, il curatore dell’area, l’aver individuato il primo pannello con oranti nel 2008 con una prospezione partita dall’alto (l’area delle rocce 1-6) seguendo uno stretto e ripido canalone. Si è poi verificato l’esser la roccia sul capolinea di un desueto sentiero che, seguendo ex coltivi a vite e imponenti muri a secco, la collega alla menzionata selciata delle Foppe di Nadro. Solo nel 2011 dopo una prima pulizia della superficie, sono state individuate le istoriazioni sui tre settori qui descritti.

Fig. 3 - Boscatelle, roccia 8: rilievo del settore A2.

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nella generalità dei casi con Calcolitico su roccia e che trova puntuale conferma nella continuità appu-rata nei siti cerimoniali di Cemmo, Pat e Teglio (Poggiani Keller 2009), ivi incluso il “sacro rispetto” che non permette aggiunte figurative sugli spazi istoriati dell’età del Rame3.

Armi e mappiformi

Il settore A presenta dunque due distinte parti: quella alta (A1), con un insieme disperso di oranti, coppelle, macule e geometrici, e quella bassa (A2), con un pannello compatto di armi e topografici. Quest’ultimo si sviluppa in uno spazio ristretto (109 x 54 cm) lungo un morbido avvallamento glaciale, relativamente liscio e poco fratturato rispetto alla superficie circostante. Nella parte superiore si dispon-gono 10 pugnali (più una sagoma abbozzata), un’ascia, una “lama”, 9 coppelle, 4 aree martellinate (ma-cule?) e figure lineari (figg. 3 e 4). L’intero blocco, con l’unica eccezione dei pugnali n. 3 e n. 4, è attri-buibile al Rame 2 (stile III A1): la tipologia è variata, presentan-do sul tipo base a lama stretta e triangolare, base rettilinea e po-molo piatto a T o a leggero se-midisco, varianti come la spalla arcuata del n. 2, le punte smus-sate dei nn. 2 e 7 (forse figurato in fodero), il corto manico del n. 8 e quello molto sottile e lun-go del n. 6. Del tutto anomala la base arrotondata e con linea prossimale separata del n. 4, che suggerirebbe o un attacco di lama in selce o un’improbabi-le datazione al Bronzo, e stesso dubbio per la strana sagoma di

3 Sulla roccia si tratta di un fenomeno di relazione spaziale che, generalmente, concerne figurazioni delle fasi centrali del Ferro, ma in più casi anche presenze precedenti (età del Bronzo e Primo Ferro) e successive (Tardo Ferro). Di nuovo puntuali, al riguardo, i paralleli con i siti di Cemmo e Pat (Poggiani Keller 2009). Per la R. 8 va segnalata, nel settore B, una sagoma di ascia a lama espansa attribuibile al tardo Bronzo Antico-inizio Bronzo Medio, al fianco di un’ascia a lama triangolare tipo Nanno, del Primo Ferro.

Fig. 4 - Boscatelle, roccia 8: schema con numerazione progressiva dei pugnali.

Fig. 5 - Boscatelle, roccia 8 settore A2: particolare dell’ascia, della lama n. 9 e dei pugnali n. 10 e 11.

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fattura approssimata del n. 10. Particolare infine il n. 3, con “guardia” semilunata, su un lato (o elemento estraneo?) lar-go pomolo a losanga e lunga, stretta lama semifoliata; un’ar-ma istoriata a martellinatura più rada, senza precisi con-fronti, anche se indiziabile al Bronzo Recente-Finale (vaghi paralleli sulla citata R. 23 di Foppe di Nadro), ma difficil-mente separabile dalle contigue per posizionamento (la distor-sione dell’impugnatura del n. 4 sembra seguire la linea dell’ar-co della “guardia”, che appare quindi preesistente). Anche l’ascia, ben delineata, con pro-

babile lama piatta trapezoidale a immanicatura trasversale su manico corto e diritto, è attribuibile al Rame 2, con paralleli nelle vicine R. 22 e R. 23 (Casini, Fossati 2007) (fig. 7) e nella coeva statuaria calcolitica (esempi sino in area atesina con il tipo Arco 1 e in Lunigiana con il tipo Minucciano). Difficile intendere se si tratti di ascia piatta immanicata longitudinalmente ad incastro, del tipo che de Marinis (1994) vede negli esempi di Ossimo 9 e Caven 1 e 2, oppure di una più improbabile ascia con foro di immanicatura tubolare, tipo Acquafredda, della tipologia che Casini (2001) vede nello stesso caso di Ossimo 9, di Ossimo M3 e di Tirano-Lovero. Nonostante le sagome del settore A2 sia-no meglio curate della media delle armi su affioramento della fase, va comunque considerata, nel più generale problema dell’identificazione tipologica, la sintomatica sommarietà, spesso accentuata, con cui le armi del Rame sono delineate su roccia (ma non su stele) ed il loro presentarsi in un ventaglio di forme nettamente più ampio rispetto a quello registrato nei reperti materiali. Per le asce in parti-colare, l’arma meno raffigurata nell’età del Rame, vale la scarsa corrispondenza con i tipi archeologici noti (de Marinis 1994).Le armi della R. 8 settore A sono tutte geometricamente in parallelo, allineate sulla linea di erosione glaciale (asse nord-sud), in orizzontale sul presumibile piano di lettura indicato dalla pendenza della superficie. Sette pugnali hanno la punta rivolta a sinistra (nord), due (n. 5 e n. 6) in senso contrario, disponendosi punta contro punta con il n. 7 e la lama 9, mentre l’ascia ha il manico in linea con i pugnali e la lama rivolta in basso (ovest).In stretta connessione geometrica le armi si dispongono in due nuclei (sx e dx) con allineamenti oriz-zontali (3+2+3+3+1), cui si aggiungono schemi in verticale (1+1+3+3+4), dando l’impressione gene-rale di una composizione risultante a sagoma di lama triangolare con punta sul lato sx: come punta di freccia o una grande lama di alabarda o pugnale costituita da piccoli pugnali (di dimensione prossima al reale) e da un’ascia come sorta di nervatura sul lato prossimale d’immanico. Tale conformazione a lama sembra riproporsi nel busto della maggioranza delle figure antropomorfe su stele e richiama le stesse conformazioni dei cairn di Sion-Aosta o della piattaforma con tombe di Sovizzo (Bianchin Cit-ton 2013). Le disposizioni di pugnali a coppie (o 3 o più armi) parallele o contrapposte sulle punte o in sequenza sono ben note sulle stele e con qualche esempio anche su superficie come nelle vicine

Fig. 6 - Boscatelle, roccia 8, settore A2: particolare dei pugnali n. 3 e n. 5.

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rocce 3, 4, 22, 23 di Foppe di Nadro (Chiodi, Masnata 2007), con le quali la R. 8 settore B presenta indubbie vicinanze in particolare con i densi gruppi orientati della R. 23 settori B e D (Casini, Fossati 2007). Da annotare che in molti di questi gruppi vi è una precisa prevalenza o esclusività nella tipo-logia del pomolo (globulari sulla R. 23 settore D, a semiluna sulla R. 22 e al Dos Cüi, a T sulla R. 4 e sulla R. 23): più che una variazione cronologica sembra potersi definire una valenza simbolica o una tipicità-status di gruppo istoriante, ben considerando, soprattutto, che la classica formula del pomo a semiluna, esclusiva nelle composizioni monumentali dello stile III A1, quindi plausibilmente la più prestigiosa, è piuttosto rara nelle superfici affioranti4.Fra le armi non si rileva alcuna sovrapposizione, se non uno sfiorarsi della lama dell’ascia con quella sottostante, la n. 8 (probabilmente precedente, al pari della sagoma trapezoidale chiaramente tagliata sulla parte opposta). Ma osservando gli incasellamenti e le leggere distorsioni figurative ci sembra di poter vedere una precedenza del pugnale n. 2 sul n. 4, del n. 3 su tutti i circostanti e del n. 6 sul n. 8.In stretta connessione con le armi, fra i due nuclei vi è un allineamento verticale di tre coppelle equi-distante dai due gruppi, linee a comporre una sorta di quadrangolo, una macula rettangolare, altri lineari, coppelle e aree martellinate. Un angolo del quadrangolo appare sottoposto a una coppella e un allineamento di colpi sovrappone ai pugnali 6 e 8. Infine al centro la vaga, incerta sagoma che rimanda a un pugnale con pomolo semilunato, forse sottoposta a coppella e orientata in senso opposto a quella dell’insieme. L’intero insieme appare precedente o contemporaneo alla figurazione delle armi.Immediatamente sotto il triangolo delle armi, vi è un mappiforme di tipo non elementare: due quadrangoli principali uniti su uno spigolo, un terzo quadrangolo irregolare unito al più alto dei maggiori e una lunga linea arcuata che chiude uno spazio sovrastante, includendo quel che dà l’im-

4 Tale esclusività si estende a tutti gli altri gruppi con stele della regione alpina: Lunigiana, Valais-Aosta, Trentino-Alto Adige e Vestignè, sino al Montation, ma anche ai casi su parete (Alta Valle dell’Ubaye come Plas-Capitello dei due Pini), praticamente a tutte le composizioni di Rame 2 in visione verticale. All’opposto tale tipologia è assente sugli affioramenti del monte Bego (de Lumley 1996) e sulla roccia del Le Crou Champrotard (Banfo, Fossati 2007). In Valcamonica, forse non a caso, i pochi pugnali del tipo, su affioramento, sono istoriati prevalentemente ove compaiono scene d’aratura (Foppe di Nadro r. 22, Dos Cüi: Chiodi, Masnata 2007, Casini, Fossati 2007, Arcà 2005 e 2007a) riproponendo un’abbinata costante sulle stele/massi camuni. Il pomolo ha indubbiamente un valore indicativo speciale se si tiene conto che è l’unico elemento dell’arma infoderata che rimane ben in vista. La semiluna o il semidisco schiacciato delle tipologie alpine, considerati i noti raffronti dai corredi funerari, deve aver avuto una specifica alta valenza simbolica: se con richiamo alla falce lunare e/o alla tipica volta è, al momento, puramente ipotetico.

Fig. 7 - Foppe di Nadro, roccia 23: insieme di pugnali, macule e mappiformi a nuclei di coppelle; rilievo e foto di particolare (Archivio CCSP).

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pressione di essere un’altra sagoma di pugnale/coltello con un improbabile attacco del manico discentrato5 (figg. 3 e 8). L’insieme suggerisce la rappresentazione di edifici e/o piccoli appez-zamenti collegati a una contigua area recintata. La sua relazione scenica con la composizione di coppelle, linee, micro macule fra i nuclei dei pu-gnali appare forte, sia sul piano geometrico-spa-ziale, sia per le piccole linee che paiono collegar-le; sul valore del collegamento è particolarmente indicativo il confronto con l’insieme dei pugna-li-macule di Foppe di Nadro-Dos Cüi, soprat-tutto con l’esempio più stringente: la composi-zione della R. 3, altrettanto isolata, con nucleo di macule affiancato da due coppie di pugnali remedelliani con punta rivolta verso l’alto in di-sposizione ordinata e un quinto elemento im-mediatamente sopra e in posizione orizzontale (fig. 9). Sul piano cronologico le sovrapposizio-ni menzionate danno una plausibile posteriorità delle armi: l’intera sequenza di linee, coppelle, aree martellinate e probabili macule della parte centrale e destra (sottoposta all’ascia) è facilmen-te riconoscibile come più antica. Come leggere

5 Nel rilievo la sagoma è evidenziata in colore più chiaro, pur avendo tutta la parte mediana come probabile prolunga del quadrangolo basso (sovrapposizione dubbia). L’immagine è, forse volutamente, ambigua (parallela e nella stessa direzionalità dei pugnali alti), ma propendiamo a vedervi prioritariamente una parte del mappiforme.

Fig. 8 - Boscatelle, roccia 8 settore A2: particolare dell’elemento topografico.

Fig. 9 - Foppe di Nadro, roccia 3: composizione con pugnali e macule in disposizione comparabile con quella di Boscatelle roccia 8, settore A2.

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dunque l’integralità della scena? L’impianto complessivo porta a ritenere unitaria, dello stesso dise-gno concettuale, l’intera scena figurativa per cui si può ipotizzare o una sostanziale contemporaneità o un minimo scarto temporale fra le fasi o, comunque, la ricerca di un preciso accordo figurativo delle armi con il più remoto insieme topografico. In ogni caso si ripete quell’abbinamento armi (soprattutto pugnali) ed elementi topografici o di lavoro sul terreno caratteristica di tutte le vicine aree menzionate e che trova un riscontro nella manifestazione su masso mobile (pugnali + topogra-fici, anche nella versione sublimata dei rettangoli frangiati e/o delle scene o dei solchi d’aratura). Normalmente su superfici affioranti sono i pugnali a sovrapporsi ai mappiformi, con qualche ecce-zione (Fossati, Casini 2007, Arcà 2005 e 2007a), al punto di poter supporre una prima fase di soli topografici elementari, le cosiddette macule (Arcà 2007b), e una seconda di contemporaneità so-stanziale delle armi di Rame 2 (Fase III A1) con i topografici più elaborati, tendenzialmente geome-trici (Sansoni 2014). L’insieme di Boscatelle 8 settore A2 potrebbe confermare tali ipotesi, legando spazialmente le armi alla composizione complessa. Resta da intendere se le macule, le coppelle e le aree martellinate dello stesso spazio siano effettivamente collegate o precedenti al mappiforme e di quanto, se siano cioè elementi di IV millennio, del Neolitico Finale o Rame 1 (Fase 0: Fedele 2011, Arcà 2007b; Fase I di Campanine: Sansoni, Gavaldo 2009).

Gli oranti schematici speculari (fig. 10-14)

Vi è una massiccia presenza di oranti schematici nella parte sovrastante del settore (A1): 11 oranti e 2 busti (forse un bucranio) accompagnati da grandi coppelle, coppelle, brevi segni lineari, enigmatica composizione con cerchio e linee curve (a 60 cm dal pannello A2), aree martellinate e macule, soggetti “dispersi” in cinque diversi nuclei.Escludendo la figurazione enigmatica, per ora indatabile, l’insieme presenta gli elementi tipici di quel set iconografico a nostro avviso imputabile al Neolitico finale-primo Calcolitico (dal IV agli inizi del III millennio), includente i soggetti indicati, più moduli di coppelle, bucrani, dischi puntati e proba-bilmente le prime scene di aratura (Sansoni, Gavaldo 2009)6.

Oltre la condivisione spaziale nel settore (accuratamente evitata nell’età del Ferro, le cui figure si di-spongono nei settori adiacenti B, C e D), l’elemento che più avvicina l’area A1 all’A2 è la compresenza di coppelle, lineari e soprattutto quelle che definirei micro macule rettangolari, numerose soprattutto in una scena con coppia di oranti e, in due casi, nello spazio intermedio fra le armi e sotto l’ascia. Ne deriva o la recenziorità di tutto il blocco di oranti-macule o una sua possibile vicinanza, se non con-temporaneità, con le armi. È d’altronde, di nuovo, quel che può osservarsi nell’intero insieme menzio-nato di Foppe di Nadro-Dos Cüi, con casi di sovrapposizione di oranti su mappiformi e viceversa, ma sempre con una simile relazione spaziale con topografici e armi. L’indicazione sembra quella di un protrarsi della declinante raffigurazione dell’orante schematico in pieno Rame 2, come d’altro canto può attestare la stessa presenza di oranti, in sottoposizione, su alcune stele di Pat7, modulo presto sostituito su parete o blocco verticale dal tipico antropomorfo con braccia a croce o aperte e gambe a V (Rame 2 e 3); da questo sembra originarsi lo stilema caratteristico del Bronzo con gambe a V (dal BA 2-BM 1 al Ferro iniziale), anche se appare sempre più confermabile che

6 È la Fase I, la più antica di Campanine, sito in cui sono assenti le istoriazioni di armi come di qualsiasi sicuro elemento di piena fase calcolitica (Rame 2 e 3), eccettuata la mappa complessa della R. 38 (istoriata su una parete in forte pendenza). Tale fase è in corrispondenza con la citata fase 0 di Fedele 2011.7 Comunicazione verbale di R. Poggiani Keller.

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Figg. 10-14 - Boscatelle, roccia 8: particolari degli oranti schematici del settore A1 (rilievi e foto).

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in questa fase proseguano e trovano epilogo ancora moduli di oranti con arti a U speculari o a squadra (o misti) con proporzioni diverse e varianti tipologiche8. Ulteriore novità al riguardo ci viene ora dalle superfici di Boscatelle Alta con abbinamento di oranti, macule rettangolari, mappiformi del tipo a nu-clei di coppelle e moduli a otto (R. 4), abbinamenti che, vista la ricorrenza, non possono considerarsi di carattere diacronico (fig. 15).

La Roccia 60 di Foppe di Na-dro e altri nuovi dati

Recenti indagini9 confermano il ruolo congiunto delle macule, degli oranti e di altri soggetti nella fase ini-ziale dell’espressione rupestre camu-na; tale espressione focalizza nell’am-bito meridionale del medio versante orientale, sotto la profonda forra del torrente Re, fra le aree di Cimber-go, Capo di Ponte e Nadro, sino alla punta estrema della nostra area di Boscatelle. Nuove evidenze, inedite,

8 Talune sovrapposizioni a mappiformi e la presenza di diversi oranti speculari con armi impugnate ha portato A. Arcà a ipotizzare che l’intera serie degli oranti schematici appartenga a fasi avanzate del Bronzo-prima età del Ferro (Arcà 2007b). L’indagine è ancora lungi dal concludersi, ma non si comprende per quale motivo una sovrapposizione, un semplice, parziale ante quem, debba indicare uno scarto d’epoca così netto. Le novità essenziali sono nella citata scoperta di oranti con arti a U nelle stele di Pat (nell’unico caso mostrato in sovrapposizione ad una volta a U rovesciata di Rame 2), quindi nell’abbinata ricorrente oranti-macule (e gli altri soggetti indicati, Sansoni-Gavaldo 2009), le quali ultime, concordemente con Arcà (2007b) e Fedele 2011, possono essere attribuite al IV millennio. Gli oranti di tale fase (in buona parte lo stile I e II di Anati 1978), che paiono spingersi fino al III millennio, mostrano nei casi noti caratteri tipologici particolari, come l’accentuata simmetricità degli arti (a U o a squadro), la fattura a colpi regolari senza ispessimento delle linee, una certa regolarità nelle dimensioni e semplicità di tratto; di contro i casi più evidenti di formule stilistiche attribuibili al Bronzo mostrano silhouettes molto allungate o di tratto spesso, o scarsamente simmetriche, con braccia accorciate, o distorte, piedi nella stessa direzione, indicazione sommaria delle mani e presenza di armi e oggetti impugnati.9 Il tema oranti schematici-mappiformi è stato ultimamente analizzato in dettaglio nel Convegno “Mappe di Pietra. Archeologia, arte rupestre e concezione del paesaggio” (Capo di Ponte, 14-16 giugno 2012), Atti in corso di pubblicazione a cura di Marretta, Martinotti: qui è pubblicata dallo scrivente la serie aggiornata dei casi di stretta relazione fra oranti e mappiformi, in particolare le tipologie a macula.

Fig. 16 - Boscatelle, roccia 7: rilievo integrale con due diverse tipologie di topografici che si affiancano a coppie di guerrieri dell’età del Ferro (ril. M. Capardoni, Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP).

Fig. 15 - Boscatelle, roccia 4, settore E: particolare dell’orante schematico al fianco di insiemi topografici a coppelle e linee, di una macula quadrangolare e di un “modulo otto” (ril. M. Capardoni, Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP).

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Fig. 17 - Dos del Pater, roccia 5: rilievo del settore centrale. Sottoposti alle coppelle figurano oranti e ampi tratti di aree martellinate con consunti elementi lineari: in questi, come nella R 11, sono sospettabili formule topografiche.

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emergono soprattutto nelle aree di Zurla (R. 4), Dos del Pater (R. 5 e 9) (fig. 17) e Pagherina (R. 1, 2, 4 e 11) (figg. 18 e 19); se ne propone al fianco una se-lezione limitandoci, in questa sede, ad appuntare la più recen-te scoperta, la più pertinente al nostro soggetto, sulla R. 60 di Foppe di Nadro (Gavaldo, Fa-panni, Sansoni 2014). Circa 60 m a Ovest del sito R. 30 il settore A rivela, in sintesi, un pannello con orante femmini-le (?) con mani evidenziate (tre dita) e in posizione centrale fra, in alto, una coppia di pugnali tipo Remedello (di cui l’infe-riore probabilmente in fodero) e in basso e al fianco, una cop-pia di probabili suidi, un busto incompleto con un braccio in

Fig. 18 - Pagherina, roccia 2: particolare del settore A con macula quadrangolare, moduli a otto e, in alto, orante con arti a U contiguo a macula ovoidale a nuvola di radi colpi.

Fig. 19 - Pagherina, roccia 1: pannello con oranti grandi mani, moduli di coppelle e macule, cui si aggiungono figurazioni tarde (fra cui un piccolo carro a 4 ruote).

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Fig. 20 - Foppe di Nadro, roccia 60 A: rilievo.

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orizzontale (il secondo forse sul muso di suide superiore), un canide, un piccolo quadrangolo a linea di contorno (elemento topografico?), un secondo campito collegato a linee di colpi, due coppelle, figure lineari probabilmente incomple-te, grumi (micro macule?) e una volta di linee a U rovesciata, con anomale chiusure intermedie sul lato destro a conformarla come labirintoide (figg. 20 e 21). Quest’ultima, sul lato basso, aperto, parzialmente alterato da scagliature, termina esat-tamente sul salto di pendenza prospiciente una canaletta glaciale ben levigata. Nella parte inferio-re del settore poche usuali figurazioni dell’età del Ferro. Le sovrapposizioni danno il suide superiore sopra la volta (e l’inferiore interrotto a ridosso del margine della stessa) e un lineare a T rovesciata sopra il pugnale inferiore. L’orante, in apparente stretto rapporto con il canide, tocca appena il quadrangolo a linea di contorno, ma per posizione e per la par-ticolare angolatura del braccio del busto sotto il suo piede destro sembra precedente l’insieme; la linea a T rovesciata potrebbe a sua volta connettersi con l’antropomorfo (pur di martellinatura più sottile) e in questo caso risulterebbe una sua posteriorità rispetto ai pugnali. L’insieme, alquanto isolato, appare comunque di concezione unitaria con un preciso incasellamento dei componenti; più che di fasi sem-bra di poter parlare di momenti ravvicinati di composizione, e ciò significherebbe un collocamento nel Rame 2 (III A1) cui corrispondono tutti i soggetti: sospendendo il giudizio sull’orante essi hanno noti, precisi confronti sia su stele-masso che su affioramento. Da annotare che una coppia di suidi, un an-tropomorfo con braccia a croce e una volta a U rovesciata sono istoriati nella vicinissima composizione monumentale della R. 30 con cui il pannello della R. 60 andrebbe quindi senz’altro messo in stretta relazione10. Come per Boscatelle R. 8 A anche la R. 60 A presenta un anomalo ordine compositivo per un insieme su affiorante dello stile III A: per soggetti, cura esecutiva e geometria si avvicina ai moduli riscontrabili su masso/stele: sul piano tematico a tipo quelli con presenza di coppie o gruppi di cin-ghiali e pugnali (Cemmo 1 e 3, Ossimo 7 e 8, la citata vicina Foppe di Nadro R. 30) o con volta a U rovesciata e coppia di pugnali (Bagnolo 2) o con file sovrapposte di pugnali e suidi (Cemmo 2) o con volte, pugnali e antropomorfi con braccia a croce leggermente abbassate (Plas), quelle cioè che in fase III A1 propongono segni di valenza sia maschile che femminile; sul piano geometrico l’unidirezionalità dei pugnali, in linea con la coppia di suidi e il busto e la posizione bassa della volta, appare quale perno dell’intera figurazione. Questa, un unicum nel suo aspetto ibrido di volta-labirintoide, è in significativa commistione con la canaletta trasversale e pare comporre un alludente simbolo ctonio nel senso accen-nato di possibile ventre-utero generatore. Se si eccettuano i casi dubitativamente calcolitici, sulla Rupe

10 In visione più consona le due superfici andrebbero considerate parte del complesso anomalo del sito cerimoniale calcolitico di Foppe di Nadro, l’unico a presentare in uno stesso unitario contesto spaziale tipiche composizioni in verticale e pannelli su affiorante. L’insieme delle superfici istoriate della fase sviluppa lungo la medesima placca rocciosa, al fianco settentrionale dell’unico ruscello dell’area (la cui polla è esattamente sotto il blocco della R. 30) e comprende la R. 60 e 24B (discosta), le R. 23, 22, 21, 20, 4 e 3 (con “periferia” di altre attorno). Ricordo che lungo lo sterrato fra il Riparo 2 (con probabile sepoltura secondaria collettiva calcolitica, sito sconvolto in pessimi interventi degli anni ’70) ed il roccione del Dos Cüi (con la menzionata densa espressione calcolitica) è stato rinvenuto un frammento di stele con figurati due pugnali (Marretta 2007, Sansoni 2007), indice di un probabile gruppo di massi istoriati dell’epoca, indiziati poco a nord del Riparo 1. Si ripete in certo modo la situazione spaziale osservabile nell’altopiano di Ossimo Superiore con la dislocazione sul breve raggio dei siti di Pat, Anvoia, Passagrop e Bagnolo-Cerasolo, anch’essi con tracce di fase istoriativa Neolitico Finale-Rame 1 e con tracce di deposizioni secondarie (Fedele 2011). Particolarissima quindi è qui la conferma di un sito cerimoniale e non di una “semplice” area di superfici istoriate, come già intuito da Fedele (cit.) per la porzione attorno alla R. 30. L’anomalia è nel ruolo preponderante dell’espressione affiorante e nell’altrettanto forte presenza di fase del IV millennio. Boscatelle sembra configurarsi come piccola area satellite di tale contesto.

Fig. 21 - Foppe di Nadro, roccia 60 A, foto a luce radente.

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Magna di Grosio (Arcà et al. 1995), non vi sono altri esempi di volte su roccia affiorante, così come, se si eccettua un caso problematico a Vite (Fossati 1994), non ve ne sono altri di figure umane con braccia a croce, né di sicuri suidi III A1 né in realtà di sicuri altri zoomorfi selvatici di fase (III A 1-2).Composizione molto anomala quindi che pare rispettare le sole tipiche assenze su affiorante, come il disco raggiato con il suo corredo di asce/alabarde.

Originalità e conferme

Una grande variabilità di schema e abbinate, su un limitato novero di soggetti, caratterizza la manife-stazione calcolitica, ma con macro-moduli ben distinti su roccia e su parete verticale. La nostra com-posizione si pone come la più prossima alle stele/pareti verticali del primo gruppo: il tratto originale è nell’annotato ordine compatto, geometrico, orientato delle armi, normalmente in disposizione disper-sa, scarsamente accordata sulle superfici affioranti. Questo è un carattere tipico, peculiare delle com-posizioni su stele, masso mobile e parete verticale, cui quindi la R. 8 settore A2 (e la vicina R. 3 Foppe di Nadro) si avvicina formalmente. Un’anomala vicinanza ribadita dalla relativa cura d’esecuzione e dalla presenza dell’ascia, soggetto alquanto raro e qui accordato all’insieme in posizione semidiscosta (sempre in alto nelle stele).Mancano altri tipici elementi delle stele. Il disco solare raggiato, sempre assente su roccia (forse sostitu-ito dai rari dischi puntati o concentrici), le alabarde, sovente a corredo del disco raggiato e molto rare

su roccia, le figure animali, dubbie e rarissime su roccia, le scene di aratura, presenti in entrambi i contesti e qui probabilmente sostituite, simboli-camente, dai mappiformi. Tutti gli altri elementi, inclusa la vicinanza a oranti schematici, coppel-le, lineari e macule, come annotato, sono invece caratteristici dell’espressione su roccia (Foppe di Nadro, Dos Cüi).

Boscatelle, area rupestre relativamente piccola e periferica, all’estremo meridione del macrogrup-po del versante orientale, sembra così fissare un preciso carattere di zona: indubbiamente com-plementare a quello di riferimento primario, più completo e articolato del Dos Cüi e di Foppe di Nadro, ben diverso da quelli di Campanine (sen-za armi, con arature, bucrani, macule e oranti), di Luine (armi e dubbi mappiformi, Anati 1982), di Pià d’Ort, Redondo-Dos Mirichì, Teglio in Val-tellina e Vite (con soli topografici), ma simile per l’abbinata mappe-pugnali ai casi isolati, all’epoca periferici, di Naquane R. 21, di Seradina III R. 27 e Vite R. 36 (con pugnali di Rame 1, Arcà 2007b), infine del Masso Borno 1 (lato B) con pugnali, aratura e alabarda sovrapposti a macule e mappiformi geometrici (parimenti attribuibili al

Fig. 24 - Tabella di proposizione cronologica relativa ai principali soggetti, su superficie affiorante, trattati nel testo: a – macule; b – topografici geometrici arcaici/scene di aratura; c – oranti schematici; d – armi.

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Neolitico finale-Rame 1, Fedele 2011, Frontini 1994)11. Si ribadisce, pertanto, se non l’inizio, il primo evidente fenomeno di caratterizzazione d’area con una scelta di soggetti istoriati: per Boscatelle armi e mappe di Rame 2 innestati su un set di formula precedente (oranti, macule, coppelle e moduli di coppelle) che sembra proseguire in parallelo, comunque in connessione, sino a oltre quest’epoca. È lo stesso fenomeno che, con moduli diversi, è visibile nelle aree cerimoniali, dove stele e massi istoriati, trasposti in luoghi eletti, presentano, sito per sito, particolari insiemi tematici. Viste le marcate diffe-renze fra le due coeve manifestazioni, su roccia e su masso, è anzi questa la primaria differenziazione nei caratteri d’area del Rame 2 e 3: da un unico impianto ideologico derivano due moduli espressivi, uno su roccia, che prosegue e integra sugli stessi luoghi una manifestazione più antica, evidentemente omologabile, e una nuova, su sito scelto, costruito, basato su una visione verticale (Fedele cit., Sansoni cit.); certamente più completo simbolicamente, più curato formalmente e rigidamente impostato sul piano sintattico e dispositivo. È quindi il più continentale, quello che meglio risponde e più collega alla grande onda cultuale del tempo, mentre su roccia sembra potersi osservare una disposizione sincretista su moduli più antichi e localmente radicati, più parziali, più indirizzati nella simbologia ctonio-agra-ria, meno esplicitamente cosmologici, cioè meno ortodossi alla visione uranica, ascendente-verticale che la stele/masso esprime. Ed ogni sito dei due insiemi risponde a specifiche esigenze funzionali, è individualizzato in una gamma che sembra andare dalla prossimità alla completezza (Pat, Cemmo da un lato e Foppe di Nadro-Dos Cüi dall’altro), all’estrema monotematica (Corni Freschi per il primo e Vite, Boscatelle per il secondo), quasi in un sistema cattedrali-chiese dedicate-cappelle-edicole in cui si risponde alle variate esigenze rituali collettive, delle singole comunità, forsanche del singolo gruppo o individuo.Su questa linea, partendo sulla roccia dai tanti casi tipo Boscatelle-Vite di Rame 1 e 2, dai siti con casi accentuati di singoli monumenti monotematici, tipo Corni Freschi e Cemmo 3, sembra procedere la tipica manifestazione del Bronzo (specie da BA 2-BM 1). Dopo sporadici innesti figurativi (Borno 5,

11 Su Borno 1B fra lineari e “recinti” con coppelle compaiono 20 figure rettangolari campite, alcune di piccola dimensione, che potrebbero essere messe in parallelo con le “micro macule” di Boscatelle A2 (precedenti ai pugnali e all’ascia) e A1 (con oranti e schematici). Stessa osservazione per Capitello dei Due Pini B (con micro macule tondeggianti al fianco di antropomorfi con braccia a croce e zoomorfi) e per molti pannelli su roccia affiorante come nel citato insieme di Foppe di Nadro-Dos Cüi, settori di Vite 6, 63, 64 (Arcà 2007a, 2007b), Dos dell’Arca 10C (Sluga 1969), Dos Costapeta 1 (con oranti di varie fasi, busti e palette), Pià d’Ort 18, 39C e 40 (Sansoni, Gavaldo 1995) e diverse altre del versante occidentale (inedite); tutte attribuibili al segmento Neolitico finale-Rame 1 con probabili innesti di Rame 2 (Sansoni 2014 in pubblicazione).

Fig. 23 - Boscatelle R. 8: rilievo integrale del settore B con figurazioni di più fasi del II-I millennio. Si notino, nella fascia alta, le 5 asce: a sinistra una sagoma dell’età del Bronzo (BA2-BM1) al fianco di una del Tardo Ferro e a destra le tre sagome del Ferro Antico. Considerando il vicino antecedente del Rame 2, abbiamo sulla roccia l’intero campionario delle asce raffigurate nella protostoria camuna.

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linee, antropomorfi?), i siti cerimoniali sono abbandonati per proseguire, in tendenziale monotemati-ca, solo su roccia, in alcuni dei vecchi siti (Foppe di Nadro, Luine, Campanine, Dos Costapeta) o in nuovi ad ampio raggio alpino (Sonico, Tresivio, Castione, Le Griselle, Castelletto, Sils, La Barme; a questo proposito si vedano Sansoni- Gavaldo-Gastaldi 1999).La stessa Boscatelle 8 settore B (fig. 23) presenta una nitida sagoma di ascia del tardo Bronzo Antico eccezionalmente affiancata da una seconda con lama quadrangolare del Primo Ferro: un raro esempio di continuità di un simbolo, su uno stesso spazio, lungo tutto l’arco protostorico. E su quest’ultimo punto tocchiamo appena il problema di fondo, quello dei significati: le tre asce, dei tre ultimi millenni a.C., hanno probabilmente lo stesso significato basilare, quello che vedremo testimoniato, molto alto, sulla sfera divina e sacerdotale, come esplicito nel mondo etrusco, romano e germanico come in quello complessivo d’ascendenza indoeuropea (Sansoni-Gavaldo-Gastaldi 1999). Simile valutazione per il pugnale, con valori poi trasposti nella spada, che ritroveremo più vicini al mondo umano e naturale, più individuale, in senso animico ed eroico. È sufficiente una sola ascia al fianco di tanti pugnali nel pannello di Boscatelle, come generalmente coppie di asce e/o alabarde in alto, accanto al disco solare, nelle stele/pareti verticali, con la stessa maggiore abbondanza in basso di pugnali in orizzontale. Così come l’associazione ai topografici, o alle scene di aratura che connettono fortemente al mondo agrario, alla sua ciclicità e ritualità, declinabile in una serie profonda di dimensionalità concettuali (Sansoni 2004): si pensi alle arature preparatorie, fondative, di Saint-Martin de Corléans, a quelle sottostanti i tumuli funerari del Nord Europa, agli stessi solchi delimitanti il sito di Cemmo (Poggiani 2009) o l’andamento a solchi del paleosuolo di Anvoia (Fedele 2006). Si torni quindi a considerare la costanza dell’abbinata pugnale/mappa/aratura/solchi nel Calcolitico rupestre di Valcamonica e Monte Bego (Arcà 2009). Il pugnale, forsanche in veste sacrificale, assume un ruolo sostanziale nel rito agrario, probabilmente in omologia al fallo-vomere, all’intera azione aratoria, cioè al principio fecondatore maschile (uranico) agente sul terreno, il principio fertile femminile (ctonio). Nei termini di M. Eliade (1976) è un corollario del “modello primordiale della ierogamia cosmica fra Cielo e Terra.” In tal senso esprimerà la ritualità agraria nell’intero quadro storico indoeuropeo (Sansoni 2006)12 . Tutto lascia supporre che le radici di tale concezione siano qui, nella simbologia di inizio III millennio, con facile derivazione da elaborazioni del IV.L’annotata attenzione per i punti con forte scarto di livello spaziale appare già sintomatica nella predile-zione della visione verticale in stele, massi, pareti, presupponendo una rottura in senso frontale e ascen-sionale sull’orizzontalità della superficie affiorante (Fedele cit., Sansoni cit.). In valori simbolici tale attenzione sulla dimensionalità ascendente è da mettere in relazione con l’iconica focale del sole-disco raggiato, delle asce-alabarde che l’affiancano, degli antropomorfi con aureola solare così come della ritualità del fuoco negli stessi contesti cerimoniali, e specie funerari (Barfield 1984, Fedele 2006). Tutti indizi del primo affermarsi della visione uranica, rigidamente ordinatrice, eroico-guerriera, che diverrà manifesta nel corso del Bronzo, sino agli espliciti delle tradizioni omeriche, esiodee e vedico-avestiche.

12 La fenomenologia del culto agrario offre interessanti paralleli nel particolare, talora oscuro, legame fra divinità bellicose (con armi emblema) e mondo agricolo. Soprattutto Mars latino e Quirino sabino, Thor e Odino germanici (Sansoni 2004 e rim.).

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