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INTRODUZIONE L’analisi del paesaggio implica la considerazione dei diversi aspetti strutturali, biologici e antropici che caratterizzano un territorio. Geologia, geomorfologia, clima, suolo, flora, fauna, sono gli elementi fisici e biologici fondanti degli ecosistemi, su cui hanno operato le attività trasformatrici dell’uomo durante l’evolversi delle vicende storiche delle comunità che si sono avvicendate in un determinato luogo. Non sorprende, pertanto, la diversità di accezioni date al paesaggio da studiosi di diversa estrazione naturalistica. TROLL (1950; 2007) lo definisce come l’entità spaziale complessiva dello spazio vissuto dall’uomo, mentre FORMAN e GODRON (1986) lo indicano come un’area terrestre eterogenea composta da un cluster di ecosistemi interagenti e ripetuti con pattern simili in uno spazio geografico. Per NAVEH e LIEBERMAN (1984) i paesaggi riguardano nella totalità entità fisiche, ecologiche e geografiche che integrano e sono integrate dai patterns e dai processi umani e naturali. PIGNATTI (1994) analizza soprattutto il paesaggio vegetale di cui richiama sia gli elementi fisici, sia quelli biologici e il fattore tempo, mettendo in evidenza la sua costante evoluzione. Altre definizioni sono riportate ancora in FINKE (1993) e PIGNATTI (1994) che fa riferimento anche ai geografi BIASUTTI (1962) e SESTINI (1963) i quali hanno trattato in particolare del paesaggio italiano. DUVIGNEAUD (1974) pone in risalto sia la conoscenza della componente naturale sia quella antropica per una corretta gestione del paesaggio, e RACKAM (1986) ripercorre la storia naturale e la storia umana come elementi essenziali per delineare il paesaggio attuale di una regione. I diversi approcci da cui conseguono le diverse definizioni, non fanno altro che risaltare l’importanza attuale del paesaggio come bene naturale e culturale allo Il paesaggio vegetale e rurale del Gennargentu (Sardegna centrale) I. CAMARDA, L. CARTA & A. BRUNU Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Sassari. Via Piandanna, 4, 07100-Sassari. E-mail: [email protected] Abstract – Plant and rural landscape of Gennargentu (C-Sardinia) Based on the habitats, the landscape map of the Gen- nargentu has been realized. This mountainous region is characterized by several geological substrate and geomorphology types, with prevailing pastoral uses. It was analysed the impact due to past uses, including grazing, agriculture and forestry. The number of toponyms related to geology, morphology, rocks, rivers, is very high and there are phytoponyms 100 de- scribing vegetal landscapes. We investigated the role of grazing animals in relationship with the processes of degradation of vegetation and in promoting the spread of many endemic and rare species. The abandon of agricultural activities and chestnut cultivation favored scrubland and forest restoration in many cases. Seventeen types of plant landscape and 11 types of rural landscape in relation to the prevalent use and the presence of resources amenable to exploitation were identified and a map is represented. Key words: plant landscape, rural landscape, Gennargentu, Sardinia. Quad. Bot. Amb. Appl., 25 (2014): 125-138. Pubblicato online il 08.08.2015 stesso tempo. Nelle unità di paesaggio la vegetazione rappresenta sempre un elemento imprescindibile per la sua analisi (BLASI, 2008) ed è uno strumento per la cartografia di base (RAIMONDO, 2000; SCHICCHI & al., 2003; BAZAN & al., 2006) solo per citare alcuni esempi significativi realizzati in Sicilia. A grandi linee il paesaggio si può differenziare in paesaggio naturale, seminaturale e antropico, ma al loro interno queste categorie contengono paesaggi diversi a seconda del punto di vista dell’osservatore e dell’interesse a evidenziare un aspetto rispetto ad altri. Il paesaggio antropico maggiormente caratterizzante è quello dell’insediamento urbano e rurale in senso lato. Nel paesaggio rurale la componente agraria che trasforma radicalmente l’ambiente naturale alle esigenze produttive con le cure colturali (SERENI, 1960) e l’apporto di energia esterna all’ecosistema e la componente pastorale in cui l’uomo opera in modo diretto o indiretto tramite i diversi tipi di animali stanziali, allo stato semibrado o del tutto brado (LE HOUEROU, 1981, PEREVOLOTSKY & SELIGMAN 1998; PILLA & PULINA, 2014). Al pascolo brado non è stato estraneo e spesso vi è strettamente legato, il fenomeno dell’incendio pastorale (NAVEH, 1974; CAMARDA, 2005) , tuttora presente, anche se non frequente come nel recente e lontano passato. Nel Gennargentu, a dispetto della apparente solitudine dei luoghi, la presenza umana è tuttora di grande impatto e il paesaggio è soprattutto naturale e pastorale, in quanto il paesaggio agrario è praticamente scomparso, a seguito della scarsa importanza economica dovuta ai cambiamenti sociali avvenuto negli ultimi decenni. Il paesaggio vegetale è qui inteso come un aspetto del territorio in cui le piante assumono un particolare rilievo nella configurazione più
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Feb 23, 2019

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IntroduzIone

L’analisi del paesaggio implica la considerazione dei diversi aspetti strutturali, biologici e antropici che caratterizzano un territorio. Geologia, geomorfologia, clima, suolo, flora, fauna, sono gli elementi fisici e biologici fondanti degli ecosistemi, su cui hanno operato le attività trasformatrici dell’uomo durante l’evolversi delle vicende storiche delle comunità che si sono avvicendate in un determinato luogo. Non sorprende, pertanto, la diversità di accezioni date al paesaggio da studiosi di diversa estrazione naturalistica. troll (1950; 2007) lo definisce come l’entità spaziale complessiva dello spazio vissuto dall’uomo, mentre Forman e Godron (1986) lo indicano come un’area terrestre eterogenea composta da un cluster di ecosistemi interagenti e ripetuti con pattern simili in uno spazio geografico. Per naveh e lIeberman (1984) i paesaggi riguardano nella totalità entità fisiche, ecologiche e geografiche che integrano e sono integrate dai patterns e dai processi umani e naturali. PIGnattI (1994) analizza soprattutto il paesaggio vegetale di cui richiama sia gli elementi fisici, sia quelli biologici e il fattore tempo, mettendo in evidenza la sua costante evoluzione. Altre definizioni sono riportate ancora in FInke (1993) e PIGnattI (1994) che fa riferimento anche ai geografi bIasuttI (1962) e sestInI (1963) i quali hanno trattato in particolare del paesaggio italiano. duvIGneaud (1974) pone in risalto sia la conoscenza della componente naturale sia quella antropica per una corretta gestione del paesaggio, e rackam (1986) ripercorre la storia naturale e la storia umana come elementi essenziali per delineare il paesaggio attuale di una regione. I diversi approcci da cui conseguono le diverse definizioni, non fanno altro che risaltare l’importanza attuale del paesaggio come bene naturale e culturale allo

Il paesaggio vegetale e rurale del Gennargentu (Sardegna centrale)

I. camarda, l. carta & a. brunuDipartimento di Agraria, Università degli Studi di Sassari. Via Piandanna, 4, 07100-Sassari. E-mail: [email protected]

Abstract – Plant and rural landscape of Gennargentu (C-Sardinia) – Based on the habitats, the landscape map of the Gen-nargentu has been realized. This mountainous region is characterized by several geological substrate and geomorphology types, with prevailing pastoral uses. It was analysed the impact due to past uses, including grazing, agriculture and forestry. The number of toponyms related to geology, morphology, rocks, rivers, is very high and there are phytoponyms 100 de-scribing vegetal landscapes. We investigated the role of grazing animals in relationship with the processes of degradation of vegetation and in promoting the spread of many endemic and rare species. The abandon of agricultural activities and chestnut cultivation favored scrubland and forest restoration in many cases. Seventeen types of plant landscape and 11 types of rural landscape in relation to the prevalent use and the presence of resources amenable to exploitation were identified and a map is represented.

Key words: plant landscape, rural landscape, Gennargentu, Sardinia.

Quad. Bot. Amb. Appl., 25 (2014): 125-138. Pubblicato online il 08.08.2015

stesso tempo. Nelle unità di paesaggio la vegetazione rappresenta sempre un elemento imprescindibile per la sua analisi (blasI, 2008) ed è uno strumento per la cartografia di base (raImondo, 2000; schIcchI & al., 2003; bazan & al., 2006) solo per citare alcuni esempi significativi realizzati in Sicilia.

A grandi linee il paesaggio si può differenziare in paesaggio naturale, seminaturale e antropico, ma al loro interno queste categorie contengono paesaggi diversi a seconda del punto di vista dell’osservatore e dell’interesse a evidenziare un aspetto rispetto ad altri. Il paesaggio antropico maggiormente caratterizzante è quello dell’insediamento urbano e rurale in senso lato.

Nel paesaggio rurale la componente agraria che trasforma radicalmente l’ambiente naturale alle esigenze produttive con le cure colturali (serenI, 1960) e l’apporto di energia esterna all’ecosistema e la componente pastorale in cui l’uomo opera in modo diretto o indiretto tramite i diversi tipi di animali stanziali, allo stato semibrado o del tutto brado (le houerou, 1981, Perevolotsky & selIGman 1998; PIlla & PulIna, 2014). Al pascolo brado non è stato estraneo e spesso vi è strettamente legato, il fenomeno dell’incendio pastorale (naveh, 1974; camarda, 2005) , tuttora presente, anche se non frequente come nel recente e lontano passato.

Nel Gennargentu, a dispetto della apparente solitudine dei luoghi, la presenza umana è tuttora di grande impatto e il paesaggio è soprattutto naturale e pastorale, in quanto il paesaggio agrario è praticamente scomparso, a seguito della scarsa importanza economica dovuta ai cambiamenti sociali avvenuto negli ultimi decenni. Il paesaggio vegetale è qui inteso come un aspetto del territorio in cui le piante assumono un particolare rilievo nella configurazione più

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complessiva degli ecosistemi e trae la sua origine dagli eventi paleo-geografici e climatici, dai lenti processi genetici della flora, dall’influsso della fauna selvatica e domestica e delle attività umane che hanno interessato una regione (camarda, 2005) e caratterizza il Gennargentu come una dominante della visuale, integrandosi con gli altri elementi fisici dell’ecosistema.

Il paesaggio vegetale rappresenta, quindi, la risultante della molteplicità dei fattori fisici e biologici del suo contesto ambientale, assimilabile a una sorta di super-organismo, che orienta anche l’organizzazione sociale delle comunità umane (odum, 1953; 1983; botkIn, 1995). La storia e il tempo sono componenti immateriali, ma non per questo prive di tracce importanti lasciate sulla terra, sui tronchi dei grandi alberi, sui greti dei fiumi, sulle piane alluvionali, sugli alberi piegati dal vento, sui terrazzamenti, sui residui delle colture agrarie e delle piante coltivate sopravvissute all’abbandono, sugli alberi pluricentenari e talora millenari miracolosamente sopravvissuti alle intemperie del tempo. Tuttavia, nonostante vengano presi in considerazione numerosi fattori oggettivi, anche nel caso del paesaggio vegetale, l’interpretazione individualistica è una componente ineliminabile nella valutazione (neGrI, 1954) ma non per questo aleatoria e opinabile.

La componente estetica del paesaggio vegetale è associata, per lo più, ai colori, variabili in modo più o meno accentuato al variare delle stagioni e in funzione delle diverse specie, oltre che alla fisionomia intesa come elemento di stabilità nel tempo ma esercita soprattutto una serie di funzioni nell’ecosistema (camarda, 2013). Il paesaggio inteso come scenario panoramico è legato, più che altro, alla sensibilità dei singoli ed alla scala di valori della cultura di un popolo in un determinato periodo storico e, in quanto tale, si colloca al di fuori dei processi naturali che lo determinano. Hanno particolare attrattiva le fioriture, i colori delle foglie legati alle stagioni, i grandi alberi, la spettacolarità delle foreste vetuste. La valutazione estetica, legata soprattutto a fattori emozionali, non ha meno valore e importanza rispetto agli aspetti scientifici ed economici insiti nel paesaggio.

Nella predisposizione dei piani paesistici della Sardegna del 1989 e del Piano Paesaggistico Regionale del 2006, il manto vegetale è stato oggetto di analisi (camarda, 1989; 2006) ed è stato alla base della valutazione naturalistica del paesaggio.

l’ImPatto antroPIco sul PaesaGGIo veGetale del GennarGentu

Per gli aspetti generali sulla flora, degli habitat e della vegetazione del Gennargentu vedi arrIGonI & camarda (2015) e camarda & al. (2015). Sulla base della Carta della Natura della Sardegna (carta & al., 2015) è stato approfondito lo stato delle conoscenze sugli habitat e definito il paesaggio vegetale della stessa area presa in considerazione per lo studio della vegetazione. La visione complessiva del paesaggio vegetale, dai boschi di leccio delle pendici passa gradualmente verso l’alto ai boschi misti con roverella, e quindi alle formazioni a roverella, a tasso e agrifoglio. Con la quota le formazioni forestali cedono il passo alle macchie mesofile e ed alle garighe. Linee di

ontano nero si stagliano anche sui versanti, dove persistono affioramenti di sorgenti durature per tutto l’anno.

In concreto, il paesaggio vegetale fa riferimento alla specie prevalente delle tipologie di vegetazione tenendo presente che i boschi, dal punto di vista paesaggistico, offrono un’immagine simile, sebbene possano provenire da processi naturali e/o antropici differenti. Inoltre al gran numero di associazioni delle garighe corrisponde ugualmente una visione paesaggistica unitaria.

Il mosaico vegetazionale è fortemente influenzato dalle utilizzazioni antropiche, sino alla metà del secolo scorso anche con le colture agrarie e le utilizzazioni forestali, ma soprattutto è stato condizionato dal pascolamento di bovini, caprini, ovini e anche suini, vaganti allo stato brado. L’abbondanza di Juniperus sibirica, Astragalus genargenteus, Paeonia morisii, Digitalis purpurea, Euphorbia insularis, Helleborus argutifolius, Tanacetum audibertii, Rosa serafinii, Teucrium massiliense, Vincetoxicum hirundinaria e numerose specie ancora, si deve ora alla spinescenza delle foglie e rami, ora alla presenza di alcaloidi, glucosidi, di sostanze aromatiche repellenti per gli animali, che fanno sì che siano rifiutate consentendo in tal modo una diffusione sempre maggiore a scapito delle specie pabulari più comuni.

Ma le utilizzazioni antropiche vengono ed hanno lasciato tracce materiali e immateriali anche dal lontano passato. Il Gennargentu, nonostante le oggettive difficoltà climatiche e ambientali, sin dalle prime fasi della cultura nuragica, presenta alcuni tra i più significativi monumenti di questa lontana epoca. Le tombe di giganti di Madau e il singolare villaggio di Gremanu in territorio di Fonni, il tempio a megaron di s’Arcu ‘e is Forros di Villagande, il grande villaggio nuragico di Orruinas posto a 1200 m di quota, pare abitato sino al 1.400 della nostra era, il nuraghe di Unturgiadore presso Tedderiè, in territorio di Arzana, il nuraghe di su Calavriga di Desulo, posto a 1429 m di altitudine, testimoniano dell’antica frequentazione umana della montagna. Anche il ponte romano sul Taloro e la presenza dell’insediamento romano, presso Fonni dove era situato il bosco sacro di Sorabile (camarda, 1997; sanGes, 1997) testimoniano dell’intensa presenza umana in queste aree.

Oggi le tipiche capanne degli ovili che conservano una struttura che richiama quelle del lontano passato stanno a indicare come la montagna sia stata sempre oggetto di attenzione da parte delle popolazioni locali. Il Gennargentu, oltre la quota dei 1000 m è stato soprattutto un luogo destinato al pascolo brado primaverile ed estivo, caratterizzato dal fenomeno della transumanza verso la piana del Campidano, la Media valle del Tirso o le bassure dell’Ogliastra.

La fitoponomastica e iL paesaggio

Il paesaggio, nella sua configurazione complessiva, consente di individuare i caratteri più salienti in cui la toponomastica fornisce un’illuminante chiave di lettura di rilievo per la comprensione della storia naturale e umana dei luoghi (PaulIs, 1987). Nel territorio strade, sentieri, edifici, siti archeologici, luoghi di culto, recinzioni e manufatti vari e i segni delle colture forestali e agrarie costituiscono il primo indizio della presenza umana e del possibile impatto sulla vegetazione naturale. Nel Gennargentu attualmente, se si eccettua una minima area di orti ad uso familiare, non

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esistono colture agrarie ed è solamente il pascolo esercitato allo stato brado con ovini, bovini, caprini e suini che prevale su tutta l’area. La presenza degli animali domestici è legata alle condizioni climatiche e si esercita in modo diverso rispetto al passato in quanto il fenomeno della lunga transumanza è praticamente scomparso e le aziende pastorali sono legate più stabilmente al territorio.

La toponomastica rivela in modo puntuale lo stato delle conoscenze di lunga durata da parte delle comunità locali delle caratteristiche geomorfologiche (accu, adde, bacu, bruncu, cuccuru, riu, sciusciu, sulada), faunistiche (abile, crobu), botaniche e rurali in senso lato, conservandone la memoria nel tempo. Le cime e le creste, le rocce, gli avvallamenti, i corsi d’acqua, hanno nomi appropriati che distinguono ogni area allorché si presenta un minimo di diversità ambientale.

Dei 71 toponimi di ovili che si evidenziano dalla cartografia IGM, (argiola, coile, cuile, cuili) collocati tra i 900 e i 1400 m di quota solamente alcuni oggi sono stabilmente utilizzati, mentre la maggior parte di essi è in totale abbandono e spesso ridotto ai segni del circolo delle pietre che costituivano la base delle capanne dalle tipiche coperture di tronchi di ginepro o di roverella per il ricovero

di uomini (pinnettas) e di animali (mandras, arulas). Gli ovili sono distribuiti in modo che potremo definire omogeneo e consentivano un controllo totale sul territorio, che oggi si attua in modo diverso grazie alla presenza di strade percorribili, pur non sempre in modo agevole.

Nella toponomastica le piante occupano un ruolo di rilievo in tutta la Sardegna; nel Gennargentu sono ben 97 toponimi quelli che si riferiscono espressamente a piante (es. Alinu solu=ontano nero, Oggia Lada=genziana) o formazioni vegetali (es. Orruargiu=roveto, Pirastredu=perastreto, Lionera=arbuteto, Olostrargiu=bosco di agrifoglio), 3 di essi si riferiscono genericamente a formazioni vegetali. Dai fitotoponimi si apprende la presenza del noce, del ciliegio, del tasso, dell’agrifoglio, della roverella, del pero, del melo, del salice atrocinereo, del corbezzolo e di tante altre (vedi oltre). Altri 9 fitonimi sono legati a idronimi o ad altri aspetti (attività agrarie) che si riferiscono a specie diverse. Di seguito si riporta la sequenza dei fitotoponimi dell’area di studio e la loro corrispondenza con le specie. La traduzione è letterale. Di norma non esistono nel territorio di uno stesso paese toponimi uguali e nel nostro caso uno stesso toponimo è riferito al territorio di paesi diversi dell’area interessata all’indagine floristica.

1. Accu ‘e su Semmucu Rio del sambuco Sambucus nigra2. Accu de s’Orrues Rio dei rovi Rubus ulmifolius3. Accu is Ceresias Rio dei ciliegi Prunus avium4. Accu s’Isterzu Rio della clematide Clematis vitalba5. Accu s’Orrulariu Rio del roveto Rubus ulmifolius6. Alinu Solu Ontano solitario Alnus glutinosa7. Alzi Frucca Ontano nero frucca (?) Alnus glutinosa8. Arcu ‘e Tzippiri (1097m) Arco del rosmarino Rosmarinus officinalis9. Arcu s’Ilixinu Arco il felceto Pteridiun aquilinum?10. Arcu su Filige Arco della felce aquilina Pteridium aquilinum11. Arcu su Lione Arco del corbezzolo Arbutus unedo12. Arcu is Orroali Arco delle roverelle Quercus pubescens13. Argiolas Schisa Aie Schisa Aia (attività agricola)14. Baccu sa Mela Rio il melo Malus dasyphylla (?)15. Baccu sa Mela Rio il melo Malus dasyphylla (?)16. Baccu sa Sarpa Rio il salice atricinereo Salix atrocinerea17. Bau Alasi Rio dell’agrifoglio Ilex aquifolium18. Bau s’Orroele Rio della roverella Quercus pubescens19. Bau s’Orroele Rio della roverella Quercus pubescens20. Bruncu ‘e s’Era Cima dell’edera Hedera helix21. Bruncu Allasu Cima dell’agrifoglio Ilex aquifolium22. Bruncu Alluineogu Cima dell’elicriso Helichrysum microphyllum23. Bruncu Pubusa Cima della ioseride Hyoseris radiata24. Bruncu sa Menta Cima della menta Mentha insularis (?)25. Bruncu sa Mura Gessa Gima del moro gelso Morus alba26. Bruncu Spina a Cima della spina Genista corsica (?)27. Bruncu Spina b Cima della spina Genista corsica (?)28. Bruncu su Frenegu Cima finocchio selvatico Foeniculum vulgare (?)29. Bruncu su Pirastru Cima il perastro Pyrus spinosa/pyraster30. Bruncu su Pirastu Cima il perastro Pyrus spinosa/pyraster31. Bruncu su Sterzu Cima la clematide Clenatis vitalba32. Bruncu su Tzippiri (1100) Cima il rosmarino Rosmarinus officinalis33. Bruncu Truiscus (998 m) Cima la dafne Daphne gnidium34. Costa de Surzula Versante di clematide Clematis vitalba35. Cuccuru ‘e s’Elighe Acrocoro del leccio Quercus ilex36. Cuccuru ‘e s’Elighe Acrocoro del leccio Quercus ilex37. Diga di Bau Mela Diga di fiume Melo Malus dasyphylla (?)38. Foraa Calafrigheddu Forra pic. biancospino Crataegus monogyna

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39. Funtana s’Orroele Fontana la roverella Quercus pubescens40. Funtana ‘e Fenarbu Fontana del fieno bianco Fieno bianco (?)41. Funtana ‘e Piraonne Fontana di pero di Fonni Pyrus communis42. Funtana ‘e s’Iscova Fontana dell’er. scoparia Erica scoparia43. Funtana ‘e Sammucu a Fontana del sambuco Sambucus nigra44. Funtana ‘e su Sammucu b Fontana del sambuco Sambucus nigra45. Funtana ‘e Tzippiri Fontana del rosmarino Rosmarinus officinalis46. Funtana de sa Pagia Fontana della paglia Aia (attività agricola)47. Funtana Oggia lada Fontana della genziana Gentiana lutea48. Funtana sa Figalba Fontana del fico bianco Ficus carica49. Funtana sa Murta (1000 m) Fontana del mirto Myrtus communis50. Funtana sa Sarpa Fontana del salice Salix atrocinerea51. Funtana su Creccu Fontana la roverella Quercus pubescens52. Genna sa Nuxe Valico del noce Juglans regia53. Genna sa Pira a Valico il pero Pyrus communus54. Genna sa Pira b Valico il pero Pyrus communis55. Margine Alasi Margine dell’agrifoglio Ilex aquifolium56. Margine ceresia Margine del ciliegio Prunus avium57. Monte sa Nuxe Monte il noce Juglans regia58. Monte Tuvera a Monte l’erica Erica scoparia59. Monte Tuvera b (1571 m) Monte l’erica Erica scoparia60. Orruidorgiu Roveto Rubus ulmifolius61. Padente (Adente) Bosco Bosco62. Pira Era Pero selvatico Pyrus pyraster63. Pira Lobada Pero innestato Pyrus communis64. Pirastredu Perastreto Pyrus spinosa65. Ponte s’Iscra sa Canna Ponte l’orto della canna Arundo donax66. Pranu de Illionis Piano dei corbezzoli Arbutus unedo67. Punta Aspridda Cima del timo Thymus catharinae68. Punta Erba Irdes Cima erba verde Erba verde69. Punta Lionitzos Cima corbezzoleti Arbutus unedo70. Punta Ninnieri Punta rosa canina Rosa canina71. Punta su Luargiu Cima del euforbieto Euphorbia characias72. Rio is Luas Rio le euforbie Euphorbia semiperfoliata (?)73. Rio su Calavrige Rio il biancospino Crataegus monogyna74. Rio su Fruscu Rio il pungitopo Ruscus aculeatus75. Riu Illione Rio corbezzolo Arbutus unedo76. Riu Olostrargiu Rio iliceto Ilex aquifloium77. Riu sa Pruna Rio il susino Prunus insititia (?)78. S’Orroali La roverella Quercus pubescens79. S’Orroargiu Il roveto Rubus ulmifolius80. S’Orroli La roverella Quercus pubescens81. S’Orruargiu Il roveto Rubus ulmifolius82. Sa Lionera (1013 m) L’arbuteto Arbutus unedo83. Sa Menta La menta Mentha insularis84. Sa Nuxi Torta Il noce storto Juglans regia85. Sa Oggia Lada La genziana Gentiana lutea86. A Pira Era Il perastro Pyrus pyraster87. Sa Scova Era L’erica terminale Erica terminalis88. Sedda ‘e su Maruppiu Sella del marrubio Marrubium vulgare89. Sedda is Ispinas Sella le spine Genista corsica (?)90. Sedda sa Pruna Sella il susino Prunus insititia (?)91. Sedda de s’Orroaleddu S. della piccola roverella Quercus pubescens92. Serra ‘e Lione (1000 m) Serra del corbezzolo Arbutus unedo93. Serra ‘e Spina Serra di spina Genista corsica (?)94. Serra Enna ‘e Lua Serra valico di euforbia Euphorbia characias95. Su Calavrige Il biancospino Crataegus monigyna96. Su Filigosu Il pteridieto Pteridium aquilinum97. Su Lidone (1100 m) Il corbezzolo Arbutus unedo98. Su Pirastru Il perastro Pyrus spinosa99. Su Sterzu La vitalba Clematis vitalba100. Trattacasu Alacasu Stachys glutinosa

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Una nota particolare meritano i toponimi relativi al rosmarino, al gelso e al mirto. Il gelso si riferisce senza dubbio a piante coltivate, e mentre per il rosmarino si può pensare ad una sua presenza allo stato spontaneo in aree particolarmente caldo-aride, il riferimento al mirto induce a ritenere che si possa trattare di una pianta coltivata, e proprio perché unica in grado di segnalare in modo specifico il luogo. La vicinanza all’antroponimo Cuili Demurtas suggerisce questa interpretazione, trattandosi di una pianta che non sopporta allo stato spontaneo la rigidità dell’inverno montano. In alcuni casi la corrispondenza dei nomi resta dubbia e in tal caso si segnala con un punto di domanda.

i grandi aLberi

La lunga attività pastorale esercitata da millenni ha contribuito in modo fondamentale a ridurre le formazioni forestali a favore delle garighe e dei pascoli montani, ma l’interesse a mantenere i grandi alberi per la produzione delle ghiande ha fatto in modo di salvaguardarne la presenza. Tuttavia, nel recente passato la riduzione dei grandi alberi è progressiva con la perdita nell’arco di 20 anni dal 1977 al 1997, nelle aree campione oltre l’isoipsa di 1200 m, dell’80% dei grandi alberi di roverella (cItterIo et al., 2007). Il processo di perdita dei grandi alberi continua tuttora ed è un fenomeno in crescita, considerando anche la progressiva età degli alberi e la debolezza intrinseca degli stessi alberi vetusti di fronte all’erosione dei suoli che mettono a nudo e indeboliscono la resistenza dell’apparato radicale di fronte agli eventi climatici estremi. La presenza del bestiame al pascolo brado, nonostante l’evidente diminuzione del carico, impedisce la possibilità della crescita delle plantule che pure germinano numerose dalla banca semi rappresentata dai grandi alberi. Roverella, agrifoglio, tasso, acero minore, sambuco, biancospino, prugnolo, le stesse eriche sono sistematicamente brucate da pecore, capre, cavalli e bovini dando origine alle tipiche forme compatte ed espanse a terra e via via restringentesi a cono verso l’alto. Solo laddove sono stati realizzati recinti per precludere il pascolo la ripresa del bosco di roverella è evidente, ma la situazione resta pur sempre molto precaria. I grandi alberi di agrifoglio e di roverella nel passato venivano sistematicamente sramati per alimentare il bestiame (assidonzu nelle parlate locali) e, sebbene questo non accada più, i grandi alberi conservano tuttora in gran parte il portamento e la struttura dovuta a questa pratica.

La viabiLità

I sentieri della rete degli ovili, nel passato larghi tutt’al più per consentire il passaggio dei carri a buoi, oggi sono divenuti sterrate. Una strada asfaltata porta dalla provinciale Fonni-Desulo alla base di Bruncu Spina e da Tascusì nella Vallata di Rio Aratu verso Arcu Artilai fermandosi al rifugio di S’Arena. Nel versante sud-orientale dalle aree basali, numerose sterrate convergono verso Punta Lamarmora. Strade che meriterebbero una più sistematica manutenzione per evitare fenomeni erosivi che costeggiano gli sbancamenti e i riporti laterali di bordo strada. Le sterrate, soprattutto quelle di più recente realizzazione, sono spesso abbandonate a se stesse divenendo impraticabili in breve tempo, Gli slarghi per le piste da sci che si trovano sia sul versante

del Bruncu Spina verso Fonni, sia sul versante destro del Rio Aratu in territorio di Desulo, risalgono a pochi decenni orsono e restano ferite insanabili sui fianchi della montagna.

Le coLture

Nell’area del Gennargentu considerata, se si eccettua qualche lembo di colture agrarie limitato a poche centinaia di m², si può dire che oggi l’agricoltura è del tutto scomparsa. In territorio di Desulo, alla base degli sciuscius si ricordano i toponimi di Ortu Is Aragnos, dove si coltivava l’orto estivo, e di Is Pucius dove si coltivavano le patate e dove era attiva una neviera per la conservazione del ghiaccio per il periodo estivo. Attorno agli ovili, dove talora si coltivavano ortaggi resta solo qualche albero da frutto, come ciliegio, castagno o pero, ma ormai in pressoché totale abbandono.

L’attività mineraria

Nell’area di Correboi la presenza di filoni di minerali a galena argentifera ha dato luogo a partire dal 1854 all’estrazione del minerale, di cui si osserva l’imbocco delle miniere principali e diverse aree di saggio. L’attività si è protratta sino al 1950, ed oggi restano gli edifici in stato di deplorevole degrado ed abbandono. La stessa area è servita come cava di prestito di inerti per la strada di recente realizzazione che sbocca dal tunnel sotto il valico di Correboi e costeggia il corso superiore del Flumendosa che da qui si diparte con il ramo principale.

Il PaesaGGIo veGetale

Qualsiasi tipo di paesaggio è soggetto ad utilizzazioni che orientano sia il mantenimento della sua struttura, sia i processi di trasformazione, contenendoli o favorendoli in vario modo. Il paesaggio oltre ai valori intrinseci fisici e biologici ha un evidente interesse economico e a seconda della utilizzazione delle risorse che in esso sono presenti si possono attribuire a diversi tipi di paesaggio. Sono riportati in modo sintetico per ogni paesaggio i principali tipi di risorse spesso inutilizzate o non riconosciute come tali.

Il paesaggio del leccio - ForestaleIl paesaggio del leccio, nell’area delimitata, è legato alle

aree più basse del versante settentrionale che dal bivio per Monte Spada, lungo la strada statale 128-Centrale sarda, porta verso il passo di Tascusì. Il rio Ispanu separa l’area granitica da quella che via via diviene decisamente scistosa; sugli aridi affioramenti di granito la lecceta acquista vigore e si eleva sin oltre i 1200 m s.l.m. in formazioni pure o associate ad esemplari di acero minore con rari alberi di roverella e di agrifoglio. Sui calcari mesozoici di Girgini e Genna ‘e Ragas il paesaggio del leccio acquista caratteri nettamente distinti. La roverella si fa estremamente rara, seppure con qualche grande albero, il suolo è più arido e il tutto richiama il paesaggio delle leccete del Supramonte anche nella composizione floristica molto più povera e con specie decisamente xerofile tra cui il ginepro ossicedro. Il leccio raggiunge la quota massima di circa 1.450 m sul versante roccioso esposto a SW di Monte Bruttu nel passo Correboi, dove si osserva in modo chiaro l’influenza diretta

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del fattore esposizione in quanto nel settore NE, alle stesse quote è la roverella a prevalere del tutto. In generale oltre i 1.200 m inizia a farsi meno frequente e quindi, salendo sempre più di quota il bosco di leccio evolve in bosco misto a roverella la quale diviene quindi dominante, per divenire poi sempre più rada con alberi isolati di grandi dimensioni.

Le aree dei tonneri di Girgini e Genna ‘e Ragas, caratterizzate dai calcari mesozoici, offrono un paesaggio del tutto diverso dalle aree silicee. L’aridità determinata dalla maggiore permeabilità dei suoli e dalla fessurazione delle rocce porta all’affermazione della lecceta con aspetti di alta naturalità che, tuttavia non nascondono le utilizzazioni pregresse. Non mancano infatti le carbonaie e le tracce di una rete diffusa delle vecchie carrarecce per l’esbosco.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; pascolo suino, bovino e caprino; alberi e foreste monumentali; legna da ardere, conservazione della biodiversità endemica; fauna selvatica. Valore estetico. Potenziale valore economico per la raccolta dei funghi

Il paesaggio della roverella - ForestaleI boschi di roverella contornano gran parte del

Gennargentu e rappresentano dai 1.000 m di quota le formazioni più estese ed importanti del paesaggio forestale. Tutto il versante che da Fonni porta a Passo Caravai e quindi a Correboi è caratterizzato dalla presenza di boschi giovani e nel versante sinistro del Flumendosa grandi esemplari isolati testimoniano delle passate formazioni forestali. Nelle aree sino a 1.500 m i grandi esemplari di roverella si elevano sulle macchie ad erica e sulle garighe. In tutti i versanti delle grandi vallate di Aratu, Duio, Seardu, Artilai, i grandi alberi sono sparsi ovunque e portano i segni delle avversità atmosferiche, con sbrancamenti dovuti al carico nevoso e con i segni dei fulmini che ne percorrono tutto il tronco. Il portamento presenta anche i segni delle capitozzature da parte dell’uomo che nel passato li ha sramati per dare un alimento complementare al bestiame. Le formazioni boschive vere e proprie, in genere, sono con sottobosco luminoso, arricchito spesso dall’acero minore che nel periodo primaverile si staglia nel paesaggio per la sua precoce colorazione giallognola della abbondante fioritura, mentre nel periodo autunnale si caratterizza per il suo fogliame prima giallastro poi rosseggiante.

Nelle aree indagate, il castagno, il ciliegio, il noce sono rari ma di grande interesse in quanto rappresentano forme selvatiche. Sicuramente nativo è il ciliegio, mentre è di certa antica data l’introduzione del castagno e del noce. Sono estremamene rare altre specie forestali come il sorbo montano (Sorbus aria) e il sorbo degli uccellatori (Sorbus praemorsa) di cui sono stati reperiti sinora solamente tre esemplari. Tra le specie coltivate non manca in prossimità di vecchi ovili qualche albero da frutto soprattutto il pero con la cultivar denominata localmente “mamoi”, caratteristica di quest’area. Nel paesaggio della roverella sono incluse le formazioni miste con castagno, esistenti nell’area esposta a NE che da Ponte del Rio Aratu va sin verso Funtana Sammucu in direzione di Tascusì.

Utilizzazioni e interesse: pascolo ovino, bovini, suini; boschi climatogeni; alberi monumentali; legna da ardere, legname da opera. Alto valore estetico; potenziale valore economico per la raccolta dei funghi.

Il paesaggio dell’agrifoglio e del tasso - ForestaleLa roverella si accompagna, specie nel versante destro

della vallata di Rio Aratu, all’agrifoglio con il quale costituisce formazioni chiuse, dove, in relazione alla quota, quest’ultima specie prevale nettamente, dando luogo alle formazioni ad agrifoglio tra le più estese dell’Isola. L’agrifoglio a quote più alte, sotto Monte Iscudu in regione is Pucius presenta la maggiore concentrazione di esemplari monumentali di tutta l’Isola. Ma piante di dimensioni eccezionali si ritrovano anche nelle vallate del Rio Aratu, di Duio, di Seardu e di is Sciuscius.

Le foreste di tasso e agrifoglio, considerate residui delle antiche formazioni terziarie ben più estese rispetto alle attuali, come tali presentano una pur modesta estensione sugli sciuscius di Ortu is Aragnos (brunu, 2011) conservando aspetti di piena naturalità grazie anche alla difficoltà di accesso agli animali al pascolo brado. Tassi e agrifogli isolati con esemplari di dimensioni eccezionali si trovano sparsi nelle aree meno accessibili confusi nelle foreste a galleria di ontano nero lungo i corsi d’acqua o si elevano dalla bassa vegetazione camefitica dei versanti.

Utilizzazioni e interesse: Pascolo brado; alberi monumentali; boschi climatogeni; importanza per l’avifauna. Alto valore botanico e fitogeografico.

Il paesaggio del pioppo tremolo - ForestaleSebbene rappresenti una minima parte dei boschi del

Gennargentu, per la sua rarità e unicità nell’ambito isolano, il paesaggio del pioppo tremolo assume una rilevanza scientifica notevole al pari del paesaggio del tasso e dell’agrifoglio. Sono formazioni edafo-igrofile con alberi di altezza sino a 15-18 m seppure di diametro modesto con un sottobosco di biancospino, prugnolo, rovo e numerose specie erbacee.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; conservazione della biodiversità forestale. Unicità a livello regionale.

Il paesaggio del ginepro ossicedro - ForestaleIl ginepro ossicedro, che compare sporadico in gran

parte dell’area, trova la sua maggiore espressione con alberi monumentali nel versante orientale nell’area di Tedderie, dove costituisce formazioni forestali pure e stabili piuttosto estese che possono essere considerate climaciche. Il ginepro ossicedro nel settore orientale si insedia nelle aree incendiate su suoli poveri e degradati come specie dominante delle garighe di post-incendio degli ericeti a erica arborea.

Utilizzazioni e interesse: alberi monumentali; processi evolutivi della ricostituzione boschiva; boschi climatogeni; fauna selvatica. Alto valore botanico.

Il paesaggio dell’ontano nero - ForestaleIl paesaggio forestale si arricchisce ancora delle formazioni

lineari dei boschi ripari di ontano nero, laddove l’acqua scorre in permanenza. Gli ontaneti caratterizzano sia i corsi d’acqua, sia i rigagnoli che si originano dall’affioramento di sorgenti sin dove gli stessi non si inforrano dando origine ad aste di verde che nel periodo estivo si stagliano nettamente dalle assolate garighe circostanti. Queste formazioni, particolarmente ricche di specie igrofile e di endemiche, tra cui il raro Rhamnus persicifolia, accolgono numerosi alberi

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monumentali che solo percorrendone il corso accidentato si possono incontrare.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; fonti; alberi monumentali; conservazione della biodiversità endemica; boschi a galleria stabili azonali; fauna selvatica. Elevato valore botanico. Risorsa idrica.

Il paesaggio delle macchie

Il paesaggio delle macchie e garighe mesofile silicicole - Pastorale

Tra le specie arbustive il corbezzolo e l’erica arborea caratterizzano la macchia sino a circa 1200 m di quota sui substrati silicei nel settore sud-orientale. Si tratta di formazioni preforestali che accolgono leccio e roverella, ma che non riescono ad evolvere verso situazioni più mature a causa degli incendi. Via via che il corbezzolo tende a rarefarsi, è l’erica arborea, fino a 1500 m di quota, a caratterizzare il paesaggio nei substrati più aridi, con rari esemplari di biancospino (Crataegus monogyna) e il perastro (Pyrus spinosa). Nella vallata di Seardu l’Erico-Arbutetum è arricchito dalla presenza della rara ginestra dell’Etna (Genista aetnensis) che qui dà origine ad una rara formazione forestale. Nelle aree più esposte a settentrione sui suoli più freschi l’Erica arborea e l’Erica scoparia danno origine ad estese macchie miste o, in condizioni particolari di igrofilia, macchie pure di Erica scoparia. Gli ericeti sono spesso intervallati da garighe e formazioni erbacee che denotano la presenza degli incendi pregressi.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; pascolo caprino e bovino; processi evolutivi della ricostituzione boschiva; fauna selvatica. Potenziale valore economico per la radica e per l’apicoltura.

Il paesaggio delle macchie e garighe calcicole - PastoraleNei terrazzi che si formano seguendo le linee di deposito

il degrado delle formazioni forestali porta alle garighe a Teucrium marum e Euphorbia spinosa. Il ginepro ossicedro isolato o in piccoli gruppi è ben rappresentato ed è da segnalare la caratteristica formazione sui suoli idromorfi di tipo aploxeralf la macchia a Erica terminalis con la tipica e abbondane fioritura rosea del periodo estivo. Le pareti ospitano la flora endemica tipica dei calcari mesozoici, anche con loci classici, come quello dei rari Limonium morisianum e Taraxacum irginianum

Utilizzazioni e interesse: Pascolo caprino; specie aromatiche; conservazione della biodiversità endemica. Alto valore botanico.

Il paesaggio del ginepro nano e delle garighe montane del Gennargentu - Pastorale

Il mosaico forestale e preforestale è stato fortemente influenzato e/o determinato dalle attività pascolive, che nel passato erano molto più intense di quanto siano oggi. Il pascolo ha condizionato anche la dinamica evolutiva della vegetazione spontanea, sia con la progressiva riduzione dei boschi, sia con gli incendi ripetuti e il pascolamento successivo ha favorito l’affermarsi di una variegata componente di garighe, in cui substrato, esposizione, quota, modalità di pascolo, giocano un ruolo fondamentale.

Il ginepro nano (Juniperus sibirica), la rosa di Serafino (Rosa serafini), la ginestra di Corsica (Genista corsica), il

timo (Thymus catharinae), la santolina (Santolina insularis), la ginestra di Pichi-Sermolli (Genista pichisermolliana), l’astragalo del Gennargentu (Astragalus genargenteus) costituiscono un mosaico che si compone e si scompone in relazione agli impatti dell’incendio e del pascolo. Le garighe sono le formazioni più ricche di specie ed è qui che è maggiormente rappresentato il contingente endemico. La presenza del pascolo, oltre all’utilizzo delle piante forestali come razione supplementare nel periodo invernale (sia l’agrifoglio, che la roverella e il leccio) ha favorito la diffusione di specie tossiche rifiutate dagli animali come la peonia (Paeonia morisii), la felce aquilina (Pteridium aquilinum), il Vincetoxicum hirundinaria, la digitale (Digitalis purpurea) o specie rifiutate per il loro odore come Teucrium massiliense. È indubbio che il pascolo e l’incendio, se da un lato contribuiscono alla riduzione delle formazioni forestali, dall’altro favoriscono una maggiore diffusione dei suffrutici e delle specie erbacee eliofile che danno una connotazione paesaggistica e di biodiversità per tutta l’area.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; pascolo ovino, caprino e bovino; conservazione della biodiversità endemica; fauna selvatica. Elevato valore botanico; importanza potenziale per l’apicoltura.

Il paesaggio delle garighe degli sciuscius - RupestreIl Gennargentu si caratterizza anche per la presenza

di pareti rocciose, a volte aride, a volte umide e ricche di stillicidio dove trovano habitat ideale anche i berberideti, sia per le condizioni ecologiche, sia per sfuggire al morso degli animali al pascolo brado. Numerose entità endemiche o rare come Saxifraga cervicornis, Robertia taraxacoides, Allium parciflorum Epilobium angustifolium, Valeriana montana vivono tra gli anfratti dei grandi massi, mentre gli arbusti Berberis aethnensis, Ribes sandalioticum, Rhamnus alpina, e i rari alberi Sorbus praemorsa e Juglans regia si elevano sulle grandiose colate di massi granitici porfidici, apparentemente inospitali per le piante, dando origine a un singolare connubio tra rocce e vegetali. La presenza delle formazioni a tasso e agrifoglio degli sciuscius sono trattati a parte. Alla base degli sciuscius sgorgano importanti sorgenti perenni captate per alimentare l’acquedotto di Desulo.

Utilizzazioni e interesse: Conservazione della biodiversità endemica; fauna selvatica; entomofauna. Elevato valore scenografico. Risorsa idrica.

Paesaggio delle rupi montane - RupestreLe aree di cresta del sistema montuoso del Gennargentu

subisce in modo marcato gli estremi climatici, ventosità, precipitazioni intense, dilavamento ed erosione del suolo caratterizzano il paesaggio delle creste montane, con vegetazione sparsa di garighe pulviniformi. Il paesaggio è caratterizzato altresì dalle pareti rocciose con habitat tipicamente rupestri In tutti i casi è particolarmente elevata la componente endemica sia sulle aree silicee che calcaree.

Utilizzazioni e interesse: Conservazione della biodiversità endemica; entomofauna. Elevato valore scenografico.

Il paesaggio dei torrenti mediterranei - FluvialeMentre i principali corsi interni sono praticamente

incassati e caratterizzati dalla presenza di formazioni forestali igrofile a galleria dominate dall’ontano nero, sull’ampio letto nel corso alto del Flumendosa si sviluppa

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una tipica vegetazione erbacea di greto, spesso caratterizzata anche da garighe dei substrati arenosi-ciottolosi.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; conservazione della biodiversità endemica; fauna selvatica. Risorsa idrica.

Il paesaggio delle formazioni prative - PastoraleLa componente erbacea, che numericamente sovrasta

tutte le altre forme di crescita della flora locale, si accompagna generalmente alle garighe e alle macchie mesofile di erica arborea. La mancanza di un limite della vegetazione arborea e quindi la presenza di prati di altitudine permanenti, fà si che il paesaggio delle formazioni prative sia costantemente soggetto alla colonizzazione dei piccoli arbusti, suffrutici e specie arboree. Pertanto, la loro presenza è legata sostanzialmente alle utilizzazioni antropiche ed alle attività connesse al pascolo brado. Gli incendi della macchia ad erica e dei ginepreti non sono un fatto raro ed è soprattutto allora che si sviluppano con continuità formazioni prative dominate dalle specie perenni. Nelle aree sino ai 1400-1500 m di quota la specie dominante è Brachypodium rupestre con una serie di altre graminacee dei generi Bromus, Anthoxanthum, Poa, Alopecurus, Phleum, nonché numerose leguminose e composite e soprattutto Pteridium aquilinum, con vere e proprie praterie che nel periodo estivo danno la configurazione al paesaggio.

Le aree del Gennargentu oltre i 1.500 m di quota accolgono, accanto a Brachypodium rupestre, diverse graminacee endemiche come Poa balbisii, Festuca morisiana, Trisetaria gracilis che caratterizzano floristicamente le aree aperte e le garighe alto-montane, mentre Carlina corymbosa è vicariata da Carlina macrocephala. In queste aree le specie tossiche, quali Vincetoxivcum hirundinaria, Digitalis purpurea ed Euphorbia insularis, sono rifiutate dal bestiame al pascolo brado e contribuiscono a caratterizzare ulteriormente queste formazioni. Tra i prati permanenti sono da segnalare le formazioni a Gentiana lutea di Monte Novu. In tutti i casi le formazioni prative sono frammentate e relegate all’interno delle garighe delle macchie degradate, delle quali costituiscono un naturale connettivo. In prossimità degli ovili l’apporto di sostanza organica origina pratelli ricchi delle più comuni specie nitrofile, ma si tratta sempre di superfici di modesta estensione.

Utilizzazioni e interesse: Pascolo ovino, caprino e bovino, conservazione della biodiversità, fauna selvatica. Elevato valore paesaggistico per le fioriture scalari.

Paesaggio dei pascoli arborati - PastoraleIl pascolo arborato con la specie arborea sempre

prevalente della roverella si ritrova nelle aree basali su aree più o meno pianeggianti o con poca pendenza e derivano da aperiodiche arature per favorire soprattutto il pascolo ovino. I pascoli arborati specie prevalenti sono soprattutto graminacee dei generi Bromus, Anthoxanthum, Poa, Alopecurus, Phleum e costituiscono uno dei paesaggi pastorali tipici delle aree montane. I pascoli arborati sono indicati nella legenda CORINE Biotopes con il termine spagnolo di dehesa che corrisponde a quello portoghese di montado. In Sardegna, piLLa e puLina (2014) hanno proposto per questo tipo di paesaggio il termine di meriagos, che qui si richiama in via provvisoria.

Utilizzazioni e interesse: Pascolo ovino e bovino, conservazione della biodiversità.

Il paesaggio antropico

Il paesaggio dei rimboschimenti - ForestaleNegli ultimi decenni anche il Gennargentu è stato

interessato ad opere di rimboschimento con specie esotiche in modo particolare con pino nero (Pinus nigra) nell’area di Tascusì e, di recente, con pino nero (Pinus poiretiana) e pino marittimo (Pinus pinaster ssp. pinaster) in località Separadorgiu. Tali boschi si identificano facilmente in quanto sono tutti a struttura coetanea, privi della componente della flora legnosa nativa e con assenza totale di sottobosco. Il cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), nel versante occidentale di Monte Discudu è stato inserito nella macchia a erica arborea dando luogo ad una formazione con uno strato arbustivo abbastanza compatto dove si sviluppano altre specie come la roverella, il corbezzolo e il biancospino.

Sono del tutto diverse le modalità di intervento attuale dell’Ente Foreste che gestisce diverse aree del territorio, con l’introduzione di roverella e leccio ma anche ciliegio, castagno e noce con il fine di dare anche un indirizzo produttivo. Nell’azione di ricomposizione del manto forestale, risultano tuttavia di maggiore efficacia la chiusura al pascolo in quelle aree dove permangono alberi di roverella o leccio che fungono da banca semi naturale.

Utilizzazioni e interesse: Regimazione idrogeologica; legna da ardere, legname da opera.

Paesaggio dei sistemi agricoli e complessi - AgrarioL’attività agricola che nel passato ha interessato diverse

aree montane (Ortu is Aragnos, Is Pucius, Pira era), ma attualmente è pressoché scomparsa. Le attività agricole sono puntiformi con la coltivazione di orti estivi di stretta pertinenza familiare e colture periurbane ai limiti dell’area di indagine.

Utilizzazioni e interesse: Mantenimento agro-biodiversità locale.

Il paesaggio delle miniere e delle cave - MinerarioL’attività mineraria nel Gennargentu data dalla fine

dell’Ottocento, oggi in totale abbandono, nell’area di Correboi è evidenziata dai saggi minerari con le relative discariche di inerti di piombo argentifero e, di edifici legati all’attività estrattiva. Contigua alla stessa area è stata creata una cava di prestito per la costruzione della strada che perfora il passo di Correboi e costeggia il corso superiore del Flumendosa, fonte di continua erosione verso il letto del vicino fiume.

Utilizzazioni e interesse: Archeologia mineraria, dissesto idrogeologico. Interesse mineralogico.

Paesaggio dei siti archeologici - ArcheologicoIl Gennargentu, nell’area presa in considerazione,

conserva tuttora importanti siti archeologici, di cui il villaggio nuragico di Orruinas (4 ettari), di Sa Calavriga e di Tedderie sono tra i più significativi. Elevato interesse archeologico e storico.

Paesaggio dei centri abitati rurali – Insediativo, Pastorale, Agrario.

Il territorio in esame è solo marginalmente e in modo puntiforme interessato dalla presenza di abitazioni e sono limitati a rifugi montani, agriturismi, case cantoniere, edifici

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minerari e soprattutto ovili che costituiscono una nota caratteristica dell’insediamento e del paesaggio pastorale.

Di seguito sono riportate le categorie di paesaggio vegetale indicandone le rispettive superfici e i valori percentuali che evidenziano la dominanza del paesaggio degli arbusti nani prostrati e dei querceti a roverella e delle macchie e garighe silicicole (Tabella 1).

iL paesaggio ruraLe

In riferimento alla ruralità il paesaggio del Gennargentu mostra un carattere eminentemente pastorale. Gli animali che insistono sul territorio sono soprattutto pecore, capre, bovini e suini; sono pur presenti cavalli e asini ma in numero poco consistente. Agli animali domestici si aggiungono i mufloni

con la popolazione in aumento e, principalmente nelle parti basali, i cinghiali, anch’essi in aumento nonostante la caccia. La transumanza un tempo pratica costante, attualmente è piuttosto rara e riflette la notevole trasformazione avvenuta negli ultimi decenni in tutta le regione. Il bestiame è soggetto ad un tipo di conduzione esclusivamente allo stato brado con gli animali vaganti, che in genere coesistono, e si alimentano ai diversi livelli trofici della vegetazione naturale. La pratica della sramatura dei grandi alberi di roverella e di agrifoglio per un complemento alimentare, una volta condizione normale, attualmente è in totale disuso, ma restano evidenti nel portamento dei grandi alberi.

Al di fuori delle grandi pietraie degli sciuscius, delle rupi scoscese e delle pareti calcaree, il 53% della superficie del territorio è occupata dalle garighe e dai prati naturali stabili

Tabella 1 – Categorie di paesaggio vegetale (valori percentuali e superfici). Per il paesaggio di pioppo tremolo e di agrifoglio e di tasso la percentuale è approssimativa.

Tipi di paesaggio vegetale % Area (ha)

Paesaggio degli arbusti nani prostrati 32,6 9050

Paesaggio della roverella 20,3 5629

Paesaggio delle macchie e delle garighe silicicole 16,6 4602

Paesaggio del leccio 11,9 3302

Paesaggio dei rimboschimenti 4,7 1310

Paesaggio del ginepro ossicedro 4,0 1112

Paesaggio dell’ontano nero 3,0 823

Paesaggio dei prati di altitudine 2,6 733

Paesaggio dei torrenti mediterranei 1,0 276

Paesaggio delle rupi montane 1,0 275

Paesaggio delle macchie e delle garighe calcicole 0,8 225

Paesaggio dei pascoli arborati 0,6 172

Paesaggio dei sistemi agricoli complessi 0,3 85

Paesaggio degli Sciuscius 0,2 66

Paesaggio antropico (cave, miniere, piste da sci) 0,2 55

Paesaggio del pioppo tremolo < 0,02 5

Paesaggio dell’agrifoglio e del tasso < 0,02 3

Tabella 2 – Categorie di paesaggio rurale (valori percentuali e superfici). Tipologie di Paesaggio rurale % HaPaesaggio pastorale delle macchie e delle garighe 50,0 13879

Paesaggio forestale delle caducifoglie 23,3 6455

Paesaggio forestale delle sempreverdi 15,9 4421

Paesaggio forestale dei rimboschimenti 4,7 1310

Paesaggio pastorale dei prati 2,6 734

Paesaggio rupestre 1,2 342

Paesaggio dei torrenti 1,0 276

Paesaggio pastorale dei meriagos 0,6 172

Paesaggio agrario 0,3 86

Paesaggio antropico 0,1 32

Paesaggio minerario 0,1 24

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Figura 1 – Carta del paesaggio vegetale del Gennargentu

Legenda Carta del paesaggio vegetale

Area del GennargentuPaesaggio

Paesaggio antropico

Paesaggio degli Sciuscius

Paesaggio degli arbusti nani prostrati

Paesaggio dei pascoli arborati

Paesaggio dei prati di altitudine

Paesaggio dei rimboschimenti

Paesaggio dei sistemi agricoli complessi

Paesaggio dei torrenti mediterranei

Paesaggio del ginepro ossicedro

Paesaggio del leccio

Paesaggio del pioppo tremolo

Paesaggio dell'agrifoglio e del tasso

Paesaggio dell'ontano nero

Paesaggio della roverella

Paesaggio delle macchie e delle garighe calcicole

Paesaggio delle macchie e delle garighe silicicole

Paesaggio delle rupi montane

Figura 1 – Carta del paesaggio vegetale del Gennargentu.

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e rappresenta un tipico paesaggio pastorale. Gli animali allo stato brado pascolano anche all’interno delle formazioni forestali, soprattutto, sui boschi di roverella (23,3%) e, nonostante la povertà della componente erbacea, anche di leccio e altre sempreverdi (15,9%), Sono precluse al pascolo, almeno teoricamente, le aree sottoposte a rimboschimento. L’incendio pastorale per il contenimento delle eriche, del

ginepro e delle ginestre spinose, sono tuttora presenti seppure in modo meno frequente rispetto al passato. Pertanto, oltre il 95% risulta soggetto all’influenza degli animali, che ne condizionano l’evoluzione naturale mantenendo uno stato di climax/para-climax in cui non è sempre semplice individuare le situazioni di piena naturalità.

 

Figura 2 – Carta del paesaggio rurale del Gennargentu  

Legenda Carta del paesaggio rurale

Area del GennargentuPaes_RURAL

Paesaggio agrario

Paesaggio antropico

Paesaggio delle formazioni igrofile

Paesaggio forestale dei rimboschimenti

Paesaggio forestale delle caducifoglie

Paesaggio forestale delle sempreverdi

Paesaggio minerario

Paesaggio pastorale delle macchie e delle garighe

Paesaggio pastorale dei meriagos

Paesaggio pastorale dei prati

Paesaggio rupestre

Figura 2 – Carta del paesaggio rurale del Gennargentu

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concLusioni

La carta del paesaggio mostra una buona corrispondenza con la carta degli habitat e della vegetazione, mentre appare molto più differenziata rispetto alla carta dell’uso del suolo. Il paesaggio vegetale del Gennargentu è un paesaggio montano caratterizzato nelle aree che vanno dai 900 ai 1200 m s.l.m. da leccete supra-mediterranee (11,9%) strettamente legate al substrato granitico e comunque alle aree rocciose esposte a meridione come a Monte Bruttu e ai substrati calcarei dei Tonneri. L’affermazione del paesaggio delle quercete (20,3%) è progressiva in tutti gli altri settori con formazioni che vanno ormai a riconquistare superfici sempre più estese, anche laddove sino agli anni cinquanta del secolo scorso a prevalere era il castagneto. In effetti, il castagno, non più curato come bosco produttivo per i frutti, è presente soprattutto nel settore che dal Rio Aratu porta ad Arcu Tascusì.

La roverella si inserisce negli ericeti ad erica arborea costituendo tipiche formazioni con piante di diverse classi di età e infine elevandosi dalle garighe degli arbusti spinosi emisferici con esemplari di grandi dimensioni che si fanno sempre più radi sino a scomparire del tutto verso le aree di cresta. Questi due aspetti sono raccordati dal paesaggio delle macchie silicicole ad eriche e parzialmente miste a corbezzolo (16,6%) sino a 1500 m di quota nelle aree silicee, mentre sono molto più ridotte (0,8%) le garighe e le macchie calcicole.

Il paesaggio forestale del Gennargentu si arricchisce delle formazioni igrofile delle foreste a galleria di ontano nero (3,2%) lungo tutta la rete idrografica e delle micro-formazioni di salice atrocinereo nei fontanili. Il paesaggio dei boschi igrofili con la netta prevalenza dell’ontano nero rappresenta un elemento caratterizzante di tutta la rete idrografica che si evidenzia via via dalle aree culminali verso le vallate, ora incassate, ora più ampie che accolgono alberi monumentali di tasso, agrifoglio e acero minore. Il paesaggio forestale è ancora caratterizzato dalle formazioni minori di tasso e agrifoglio, di pioppo tremolo (statisticamente ininfluente), nonché di ginepro ossicedro (4,0%) in diverse fasi evolutive, che costituiscono anche una delle specificità forestali del Gennargentu. I pascoli arborati a roverella, tipicamente pastorali, sono relegati alle aree basali, soprattutto in territorio di Fonni, mentre le garighe arborate sono diffuse in tutta l’area.

Il paesaggio della macchia, tipicamente degli ericeti mesofili, si eleva sino a 1500 m di quota, e lascia quindi il posto all’affermazione del ginepro nano e degli arbusti nani prostrati o pulviniformi (32,6%) in cui il ginepro nano, Astragalus gennargenteus, le ginestre spinose, la rosa di Serafino e, in parte, Berberis aetnensis costituiscono l’ossatura del paesaggio vegetale tipicamente oro-mediterraneo. È del tutto peculiare il paesaggio degli sciuscius e quello delle rupi montane (1%), in cui la componente endemica costituisce un elemento saliente e caratterizzante rispetto a tutto il sistema montano della Sardegna.

Il paesaggio dei prati di altitudine (2,6%), oltre a costituire una sorta di connettivo tra le garighe e i pascoli arborati ha una autonoma individualità rappresentata dalle specie dominanti del Brachipodium rupestre e da parte e dalla felce aquilina. Si tratta di due paesaggi pastorali molto differenti dal punto di vista floristico e pabulare.

I rimboschimenti maturi (4,7%) con la prevalenza di

specie esotiche (pino nero e cedro dell’Atlante) occupano una superficie di 1310 ettari. Solamente una minima parte (0,3%) è attribuibile ai sistemi agricoli complessi, che oltretutto risultano in progressivo abbandono, e ai pascoli arborati a roverella (0,6%).

Grande rilevanza ha il paesaggio archeologico con villaggi (in particolare quello di Orruinas), templi a megaron, nuraghi, sia all’interno dell’area presa in considerazione, sia in quelle immediatamente contigue, seppure qui attribuiti cartograficamente ad altre categorie.

Nel paesaggio rurale, eccezion fatta per quelli antropici e colturali, si esercitano in modo diverso le attività del pascolo brado e nell’insieme è possibile distinguere un paesaggio decisamente pastorale, un paesaggio a prevalente destinazione forestale e un irrilevante paesaggio agrario.

I centri abitati e gli interventi antropici diretti (agriturismi, piste da sci, aree di parcheggio) sono limitati ma di forte impatto e richiedono interventi di ricostituzione ambientale per evitare ulteriori forme di degrado irreversibile.

Paesaggio e utilizzazioni antropiche, un tempo appannaggio della pastorizia e delle attività forestali legate al castagno, sia per i frutti, sia per il legname, e anche da un’attività agraria non trascurabile, ma oggi praticamente scomparsa, sono fortemente correlate, come dimostra la toponomastica legata, oltre che alle piante spontanee a quelle coltivate, agli ovili, ai luoghi di raccolta e di trebbiatura dei cereali. Un paesaggio oggi da un lato in evoluzione verso forme di maggiore naturalità da un lato e di maggiore degrado dall’altro, seppure in aree poco estese o puntuali. Un paesaggio tuttavia che nei suoi vari aspetti e specificità ambientali rappresenta l’emblema più significativo delle montagne della Sardegna ed è proprio l’aspetto scenografico che costituisce una attrazione si trasforma in nuove forme di economia legate al turismo nel momento in cui le attività tradizionali stentano a mantenere una sostenibilità nel mercato globale.

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RIASSUNTO – Sulla base della carta degli habitat è stata realizzata la carta del paesaggio vegetale della montagna del Gennargentu, caratterizzata da un substrato geologico e geomorfologia molto vari con prevalente utilizzazione pastorale. E’ stato analizzato l’impatto dovuto alle utilizzazioni pregresse, anche in relazione ai nomi di luogo legati alle attività agricole, pastorali ed alle piante, di cui si contano 100 toponimi. E’ stato messo in evidenza il ruolo degli animali domestici nei processi di degradazione della vegetazione e allo stesso tempo nel favorire la diffusione di molte specie endemiche e rare. L’abbandono delle attività agricole e della castanicoltura ha determinato l’espansione delle macchie e delle garighe, che rappresentano il paesaggio maggiormente diffuso. Sono stati identificati e rappresentati cartograficamente 17 tipi di paesaggio vegetale e 11 tipi di paesaggio rurale in relazione all’utilizzo prevalente e alla presenza delle risorse suscettibili di utilizzazione economica.

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