-
IL MERCATO DEL LAVORO IN UMBRIA
NEL 2007
Reg
ione
Um
bria
Rap
porto
Annu
ale
Oss
erva
torio
sulM
erca
tode
lLav
oro
Luglio 2008
ILM
ERCA
TOD
ELLA
VOR
OIN
UM
BR
IAN
EL20
07R
egio
neU
mbr
iaR
appo
rtoAn
nual
eO
sser
vato
riosu
lMer
cato
delL
avor
o
Regione UmbriaDIREZIONE REGIONALE SVILUPPO ECONOMICO
E ATTIVITÀ PRODUTTIVE, ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO
Via M. Angeloni, 61 - 06124 PerugiaTelefono 0755045190 - Fax:
07550445110
Stampa a cura:TOZZUOLO FRANCESCO EDITORE06121 Perugia - Via
G.Vailati, 3 - Tel. 075 30573
Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali
-
FRANCESCOTOZZUOLOEDITORE
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007Rapporto annuale a cura
dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro
Regione Umbria
Direzione regionale sviluppo economico e attività produttive,
istruzione, formazione e lavoro
Direttore Ciro Becchetti
Servizio politiche attive del lavoro
Dirigente Emma Bobò ______________________________
Il rapporto è stato coordinato da
Paolo Sereni
che lo ha realizzato insieme a
Miriam Bonsaver Veronica Contili Maryam Fatemi Far Margherita
Spagliccia
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
Autori del testo, coordinato e rivisto da Paolo Sereni,
sono:
Capitolo 1: Paolo Sereni
Capitolo 2: 2.1. Paolo Sereni, 2.2 e 2.3 Veronica Contili;
Capitolo 3: 3.1–3.6, 3.9- 3.11 Paolo Sereni; 3.7, 3.8 Veronica
Contili.
Capitolo 4: 4.1–4.6 Paolo Sereni, 4.7-4.9 Veronica Contili.
Capitolo 5: 5.1 Paolo Sereni; 5.2.1, 5.5, 5.6, 5.7 Miriam
Bonsaver; 5.2.2, 5.2.3, 5.3 Margherita Spagliccia; 5.4 Veronica
Contili.
Analisi grafica contenuta nel testo: Paolo Sereni
Elaborazioni dati ISTAT: Paolo Sereni; si ringrazia Mario Dalle
Molle, dirigente dell’Ufficio Regionale di Statistica, per la
collaborazione nell’elaborazione dei files standard della RCFL
ISTAT.
Elaborazioni dati di fonte Centri per l’impiego: Maryam Fatemi
Far e Paolo Sereni
L’editing e il controllo dati dell’allegato statistico è stato
realizzato da Maryam Fatemi Far.
La copertina del rapporto è stata realizzata da Maryam Fatemi
Far.
Alla revisione editoriale ha partecipato l’intero gruppo di
lavoro.
6
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
INDICE
PREMESSA 9
INTRODUZIONE 11
1. IL CAMMINO VERSO IL 2010. SINTESI DEL RAPPORTO 15
2. LA POPOLAZIONE RESIDENTE E LA SUA PARTECIPAZIONE AL MERCATO
DEL LAVORO 33
2.1. LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE 332.2. LE FORZE DI LAVORO 462.3.
LE NON FORZE DI LAVORO 62
3. L’OCCUPAZIONE 69
3.1. LE DINAMICHE DELL’OCCUPAZIONE 693.2. L’OCCUPAZIONE PER
POSIZIONE 753.3. L’OCCUPAZIONE PER SETTORE 783.4. L’OCCUPAZIONE PER
CLASSE D’ETÀ 853.5. L’OCCUPAZIONE PER TITOLO DI STUDIO 913.6.
L’OCCUPAZIONE PER QUALIFICA 973.7. L’OCCUPAZIONE ITALIANA E
STRANIERA 1003.8. L’OCCUPAZIONE A TEMPO PIENO E A TEMPO PARZIALE
1033.9. L’OCCUPAZIONE TEMPORANEA E L’OCCUPAZIONE PERMANENTE
1073.10. GLI INGRESSI NELL’OCCUPAZIONE 116
3.10.1. Premessa 1163.10.2. Le assunzioni per settore produttivo
1183.10.3. Le assunzioni per età 1213.10.4. Le assunzioni per
titolo di studio 1213.10.5. Avviamenti per macrogruppi
professionali 1233.10.6. La dipendenza esterna 1283.10.7. Le
tipologie contrattuali utilizzate nelle assunzioni 131
3.11. CRESCITA ECONOMICA ED OCCUPAZIONE REGOLARE E NON
1353.11.1. Produzione e investimenti 1353.11.2. Occupazione e
produttività 1363.11.3. L’occupazione irregolare 141
4. LA DISOCCUPAZIONE 147
4.1. LE PERSONE IN CERCA DI LAVORO 1474.2. LA DISOCCUPAZIONE
ITALIANA E STRANIERA 1514.3. LA CONDIZIONE DELLE PERSONE IN CERCA
DI LAVORO 1534.4. L’ETÀ DELLE PERSONE IN CERCA DI LAVORO 1554.5. IL
TITOLO DI STUDIO DELLE PERSONE IN CERCA DI LAVORO 161
7
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
4.6. LA DURATA DELLA RICERCA DI LAVORO 1674.7. LA DISOCCUPAZIONE
ALLARGATA E L’AREA DELLA DISPONIBILITÀ AL LAVORO 1714.8. LA
DISOCCUPAZIONE AMMINISTRATIVA: GLI ISCRITTI AI CENTRI PER L’IMPIEGO
AI SENSI DEL D.LGS. 297/02 1744.9. LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI
186
5. IL MERCATO DEL LAVORO NELLE DUE PROVINCE 189
5.1. INTRODUZIONE 1895.2. LA PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL
LAVORO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE 189
5.2.1. La popolazione residente 1895.2.2. Le forze di lavoro
1925.2.3. Le non forze di lavoro 194
5.3. L’OCCUPAZIONE 1955.4. GLI INGRESSI NELL’OCCUPAZIONE DEL
TERRITORIO 2005.5. LA RICERCA DI LAVORO 2055.6. LA DISOCCUPAZIONE
AMMINISTRATIVA NEL TERRITORIO 2075.7. LA CASSA INTEGRAZIONE
GUADAGNI 212
ALLEGATO STATISTICO: I DATI ISTAT SULLE FORZE DI LAVORO 215
8
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
PREMESSA
Il rapporto sul lavoro in Umbria nel 2007 consegna alla politica
e alla comunità regionale, con l’analisi sostanzialmente positiva
della situazione, non certo il segnale di missione compiuta, quanto
ulteriori urgenti compiti: l’approfondimento dell’analisi sulla
qualità del lavoro e l’impegno al rafforzamento delle politiche per
la buona occupazione, soprattutto con una particolare attenzione a
quella scientifico-intellettuale e femminile.
I dati complessivi segnalano una crescita ulteriore, in linea
con il trend degli ultimi anni, ed è notevole il dato
dell’occupazione femminile che si avvicina notevolmente
all’obiettivo dell’Agenda di Lisbona (e lo supera nei primi dati
trimestrali del 2008).
Una serie di preoccupazioni che si erano manifestate negli
ultimi mesi rispetto al mercato del lavoro umbro ed alle politiche
regionali finalizzate all'occupazione sembrano essere state
eccessive: l’allineamento sempre più deciso dell'Umbria sui valori
del mercato del lavoro che caratterizzano le regioni del nord
Italia rimanda invece ad un tema che solamente adesso sembra
affermarsi con forza nel dibattito regionale, e che è quello della
scarsa produttività, sia in termini assoluti, che in relazione alla
sua crescita. E’ chiaro come questo fattore non possa che incidere
sul mediocre assetto dei livelli salariali e sia correlato alle
difficoltà a generalizzare condizioni di lavoro stabili e coerenti
con il background del lavoratore.
Un nutrito pacchetto di misure a favore della immissione di
giovani laureati presso le imprese, anche passando attraverso
progetti di ricerca che riversino sul mondo della produzione
maggiori strumenti per l’innovazione è operativo, e segna il primo
importante nucleo di azioni legate al POR 2007-2013.
Una particolare attenzione alla partecipazione delle donne,
anche con percentuali riservate, è prevista nei bandi attuativi del
pacchetto, ma non basta. La disponibilità delle donne umbre a
partecipare sempre più attivamente al mercato del lavoro,
dimostrato dal sempre più frequente accesso alle forze del lavoro,
si scontra con il perdurante ostacolo della difficoltà a conciliare
i tempi e la fatica del compito di cura, ancora distribuiti in modo
squilibrato all’interno delle famiglie, con gli impegni lavorativi
e professionali.
Il problema non è ovviamente affrontabile solamente con i
classici strumenti per le politiche attive del lavoro, in molti
casi non riscontrandosi un gap formativo o motivazionale, ma con
più ampi orizzonti delle politiche
9
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
regionali. La maggiore diffusione di strutture educative per la
prima infanzia, conseguente alla legge regionale 30 del 2005 e ad
altre misure (compresi i voucher a parziale rimborso dei costi del
nido per lavoratrici a reddito più basso), hanno contributo e
contribuiranno a costruire un contesto più favorevole alla
partecipazione di chi ha compiti parentali al mercato del
lavoro.
Il progetto caratterizzante per il lavoro intellettuale e
femminile è stato ampiamente condiviso con le parti contraenti il
Patto per lo Sviluppo ed è compito di tutti adesso completarne
l'attuazione: in modo particolare le imprese saranno le
protagoniste delle sperimentazioni previste rispetto ad una
organizzazione del lavoro più family friendly e attenta alle
differenze di genere.
Un fattore su cui le recenti riforme del welfare a livello
nazionale hanno inciso è quello del contenimento del lavoro
parasubordinato atipico, che condiziona, assieme ai diversi profili
di impiego precario e ancor più gravemente con quello irregolare,
la disponibilità dei giovani, ed in particolare delle donne, ad
assumersi responsabilità familiari ed in modo particolare
genitoriali. Coinvolge molto più le donne che gli uomini il
problema della iterazione di percorsi lavorativi frammentati e non
capaci di accumulare esperienze e avanzamenti, connesso al
preoccupante segnale di una fascia di disoccupazione tardiva, non
caratterizzante il mancato accesso al mercato del lavoro, ma
l’interruzione di una giustapposizione di esperienze senza esiti di
stabilizzazione.
La Regione partecipa, assieme alle altre, al processo di
costruzione del nuovo Masterplan dei servizi per l’impiego.
La definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e la
sperimentazione di una integrazione più stretta tra politiche
passive e politiche attive del lavoro devono accompagnare un
rilancio dei servizi per l’impiego in un’ottica di rete che
coinvolga più soggetti rendendoli più efficaci e competitivi.
Maria Prodi Assessore all’istruzione e formazione,
politiche attive del lavoro e pari opportunità della Regione
Umbria
10
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
INTRODUZIONE
Il mercato del lavoro umbro continua a vivere una fase positiva.
L’occupazione anno dopo anno segna nuovi massimi storici e la
disoccupazione nuovi minimi.
I dati contenuti nel rapporto di quest’anno, indicano il 2007
come uno degli anni migliori, nel quale l’Umbria si è avvicinata
molto alle regioni del centro nord che tradizionalmente la
precedono. Emblematico il dato della partecipazione attiva
femminile, più volte citato nel passato come criticità. Su di essa
hanno operato le politiche sociali e del lavoro per la
conciliazione dei tempi e l’offerta dei servizi per rimuovere quei
fattori che spesso tengono le donne al di fuori del mercato del
lavoro, in primis la cura dei figli. Ora la partecipazione delle
donne umbre sembra aver raggiunto quella del Nord del Paese.
Molto si è fatto per la loro occupabilità e ora quel 60% fissato
per il 2010 nell’Agenda di Lisbona non appare più così impossibile
da raggiungere; i dati del primo trimestre del 2008 sembrerebbero
darlo già raggiunto. E’ chiaro che il livello attuale
dell’occupazione femminile non è ancora appagante. La
disoccupazione femminile, a differenza di quella maschile, non si è
ancora portata su livelli frizionali, ma anzi risulta per alcuni
target piuttosto sostenuta; di conseguenza c’è ancora molto da fare
per rimuovere le difficoltà occupazionali incontrate dalle
donne.
Fino a qualche anno fa il problema principale riguardava le
laureate. Una domanda del sistema produttivo umbro rivolta
marginalmente a figure scolarizzate, generava una disoccupazione
via via crescente per tali figure. Molto è stato fatto in questo
ambito dalla rete dei servizi all’impiego. Sono state promosse una
serie di azioni volte all’inserimento occupazionale delle più
scolarizzate, altre ne sono previste per il futuro, tra cui le work
experience che si andranno ad attivare a seguito dell’attuazione
del programma annuale della L.R.11/03.
Ora il tasso di disoccupazione dei laureati e delle laureate non
rappresenta più il fenomeno più consistente, né risulta superiore a
quello della ripartizione di appartenenza, come avveniva nel
recente passato. Tuttavia, il livello di occupazione dei più
scolarizzati, ancora contenuto, impone di continuare ad investire
per la loro occupabilità anche nell’ottica di innalzare la
competitività del sistema produttivo umbro, che di certo non
rappresenta un punto di forza. Resta aperto il nodo
produttività–qualità dell’occupazione. L’elasticità
occupazione-prodotto continua ad essere estremamente elevata e se
ciò da un lato sta facilitando l’avvicinarsi all’obiettivo di
Lisbona dell’occupazione al 70%, dall’altro, generando
11
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
occupazione a minor costo non sta nemmeno aiutando le politiche
del lavoro nell’obiettivo di aumentare la qualità
dell’occupazione.
Ad oggi il gruppo più consistente tra i disoccupati è costituito
dai diplomati, ma anno dopo anno il problema della disoccupazione
sembra spostarsi verso i meno scolarizzati ed in particolare verso
le donne con al massimo una licenza media, la cui consistenza è
assai prossima a quella dei diplomati stessi e il cui tasso di
disoccupazione già da qualche anno è il più elevato.
Contemporaneamente l’età media dei disoccupati tende ad
aumentare. Attualmente 1/3 di essi ha un’età compresa tra i 35 e i
44 anni. Rimane la maggior disoccupazione tra i giovani anche se
anno dopo anno la loro presenza nel mercato del lavoro sta
progressivamente diminuendo per il prolungarsi della fase formativa
e per gli effetti del calo delle nascite degli ultimi decenni ed il
conseguente buco demografico.
L’immigrato è la fonte preziosa che ha permesso di colmare
questa carenza grazie a cui una quota sempre più importante della
domanda espressa dalle nostre imprese evita di rimanere
insoddisfatta. I dati dei Centri per l’impiego indicano, infatti,
che ben il 25% delle assunzioni hanno riguardato cittadini
stranieri. La quota degli immigrati nella popolazione in età attiva
risulta seconda solo a quella dell’Emilia Romagna ed è la più
elevata nelle forze di lavoro; in particolare, ciò avviene per le
donne, divenute ancor più numerose a seguito dell’incremento dei
flussi migratori dall’est Europa, resosi particolarmente evidente
dopo l’apertura della UE alla Bulgaria e, soprattutto, alla
Romania.
Mentre però per gli uomini non emergono particolari segnali di
difficoltà nell’inserimento lavorativo - il loro tasso di
occupazione è di ben 12 punti più elevato di quello degli italiani
- non è ancora così per le donne che di conseguenza mostrano una
disoccupazione sostenuta.
Saranno sempre più necessari interventi educativi, formativi,
sociali e culturali che consentano una rapida integrazione sociale
e lavorativa di questa risorsa così indispensabile all’economia
regionale. E’ sulla base anche di questa esigenza che in fase di
programmazione 2007-2013 è stata data ampia rilevanza
all’inclusione sociale, ivi inclusa quella dei migranti. Allo
stesso tempo lo spostamento della disoccupazione verso i meno
scolarizzati e i meno giovani fa supporre che sempre più saranno
necessari interventi su quelli che costituiscono una parte cospicua
delle fasce deboli.
Alla base della conoscenza dei fenomeni in atto e dei target
maggiormente esposti alle problematiche esistenti nel mercato del
lavoro, vi è la possibilità di disporre di informazioni statistiche
e di basi dati attendibili.
Il rapporto di questo anno sconta la meno ricca disponibilità di
informazioni desumibili dagli archivi dei Centri per l’impiego, che
costituisce la principale base dati per l’analisi dei mercati
locali del lavoro.
12
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
Per sopperire a tale carenza nel rapporto si è cercato di
acquisire informazioni aggiuntive dai files standard dell’indagine
sulle forze di lavoro ISTAT che, se da un lato forniscono molte
informazioni sulle caratteristiche del mercato del lavoro
regionale, dall’altro scontano i limiti di una indagine campionaria
in una regione piccola come la nostra. E’ per questo che si è
scelto comunque di analizzare i dati dei Centri per l’impiego
seppure riferiti solo al primo semestre e passibili di future
rettifiche, per le tante novità introdotte nel 2007.
In primo luogo, quelle che hanno fatto seguito all’emanazione
della Legge Finanziaria 2007, che ha esteso l’obbligo di
comunicazione a tipologie di lavoro precedentemente non rientranti
nell’obbligo. Questo ha prodotto un notevole aumento di
comunicazioni pervenute ai Centri per l’impiego, nella maggior
parte dei casi in forma cartacea. Ciò, nonostante lo sforzo profuso
dalla rete pubblica, ed in particolare dalle due Amministrazioni
Provinciali, sconta un ritardo nel caricamento delle stesse, il cui
completo recupero è previsto entro la fine dell’estate. Il ritardo
attualmente riguarda la seconda metà del 2007 e i primi due mesi
del 2008. Dall’entrata in vigore del DI 30/10/2007, infatti, tutte
le comunicazioni obbligatorie vengono inviate telematicamente, ad
eccezione di quelle dei datori di lavoro domestico per le quali è
prevista anche la possibilità di invio cartaceo. Lo sforzo prodotto
dalla Regione e delle due Amministrazioni Provinciali per la
costruzione dell’architettura informatica, che permette
l’assolvimento degli obblighi di legge previsti, è stato notevole;
grazie ad essa ora il tessuto produttivo umbro dispone di un
sistema che consente con un unico invio di assolvere l’obbligo di
comunicazione sia verso i Centri, sia verso INPS ed INAIL.
Ma le novità informatiche non si fermano al sistema di
comunicazioni; riguardano anche il gestionale all’interno del quale
le stesse comunicazioni vengono archiviate.
Nel 2007, infatti, i Centri umbri hanno vissuto il passaggio dal
“vecchio” Prolabor al nuovo SIUL, che più che un mero gestionale
rappresenta un vero strumento di politica attiva a supporto
dell’erogazione dei servizi che la rete degli SPI è in grado di
fornire ai propri utenti. La fase attuale è transitoria. Alcune
funzionalità devono ancora migrare nel nuovo sistema e modello di
monitoraggio appositamente progettato è tuttora in fase di sviluppo
e di test.
Una volta completato il processo di potenziamento del sistema
informativo, la rete dei servizi per l’impiego regionale, e con
essa l’intera comunità, disporrà di strumenti ancora più efficaci
per supportare l’erogazione dei servizi e per l’individuazione
delle caratteristiche del mercato del lavoro umbro, delle sue
criticità, delle politiche attuate e del loro impatto.
13
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
Da questo rapporto, in sintonia con quanto emerso da altre
ricerche prodotte dalla Regione Umbria, compresa la recente
l’indagine sulla produttività del lavoro umbro realizzata dall’Area
della programmazione strategica, si delinea un quadro di luci ed
ombre e di opportunità di crescita significativa, che soltanto una
politica decisa a sostegno dell’innovazione può contribuire a
determinare nel medio e nel lungo periodo.
Ciro Becchetti Direttore regionale allo sviluppo economico e
attività produttive, istruzione, formazione e lavoro
14
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
1. IL CAMMINO VERSO IL 2010. SINTESI DEL RAPPORTO
Nel 2007 la fase positiva che caratterizza il mercato del lavoro
umbro è divenuta ancor più manifesta, tanto che questo può essere
indicato per molti aspetti come l’anno migliore del nuovo
millennio.
Per il quarto anno consecutivo l’occupazione1 ha toccato un
nuovo massimo storico, portandosi a quota 367.000, 12.000 unità in
più del 2006.2La crescita in termini percentuali (3,4%) è stata la
più elevata degli anni 2000 ed è risultata notevolmente superiore a
quella media del Paese (+1%) e del Centro (+2,5%), ripartizione
che, come negli anni precedenti, anche nel 2007 ha continuato a
trainare la crescita del Paese. A livello di singole regioni solo
il Lazio ha fatto registrare una performance migliore (+4,4%).
Il tasso di occupazione3 umbro si è così portato al 64,6%,
segnando la crescita più importante degli ultimi anni (+1,7
punti);4 in un solo anno è aumentato più della metà di quanto nel
complesso sia cresciuto nel settennio 2000-2006. Esso è ora di soli
2 decimi più contenuto di quelli di Toscana e
1 Gli occupati comprendono le persone di 15 anni e più che nella
settimana di riferimento:
hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività
che preveda un corrispettivo monetario o in natura;
hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta
di un familiare nella quale collaborano abitualmente;
sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I
dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se
l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza
continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli
indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti
familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di
assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono
considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi. E' evidente
che qualunque forma di lavoro atipico, con o senza contratto,
costituisce un requisito sufficiente per essere inclusi tra gli
occupati, purché le ore di lavoro prestate abbiano un corrispettivo
monetario o in natura. Alla stregua di quanto avviene negli altri
Paesi, i beneficiari di politiche attive del lavoro (LSU, PIP,
Borse di lavoro, ecc.) sono conteggiati tra gli occupati. Sono,
invece, escluse le persone che usufruiscono di stage non
retribuiti. Per quanto concerne i lavoratori in CIG, essi vengono
inclusi tra gli occupati poiché conservano il proprio rapporto di
lavoro, anche se non hanno svolto nemmeno un’ora di lavoro nella
settimana di riferimento. 2 Si ricorda che i dati ISTAT sulle forze
di lavoro analizzati nel testo e contenuti nelle tavole sono
arrotondati alle migliaia ed in virtù di tale arrotondamento le
somme dei dati parziali possono non coincidere esattamente con i
totali.3 Il tasso di occupazione è dato dal rapporto tra il numero
degli occupati in età lavorativa e la popolazione residente
nell’analoga fascia di età. 4 Solo nel 1999 si è registrata una
crescita superiore di questo indicatore (+2,3 punti), a seguito di
una crescita dell’occupazione del 3,6%.
15
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
Marche ed ha ridotto notevolmente la distanza che lo separa
dalla media del Nord del Paese (66,7%) e dalla media comunitaria
(65,4%)5.
In linea con quanto avvenuto nel 2006, l’occupazione aggiuntiva
è stata prodotta soprattutto dal terziario (+11.000, 239.000),
settore a cui si deve la maggior parte della crescita dell’ultimo
decennio e che oggi dà lavoro a ben il 65% degli occupati umbri. Al
suo interno le performance più importanti sono avvenute nei
comparti dell’istruzione e della sanità (+4.000), dei servizi alle
imprese (+3.000) e del commercio (+3.000); di contro, solo nella
Pubblica Amministrazione si è registrata una contrazione
significativa (-3.000).6 Determinante, però, è stata anche
l’industria, il cui numero di addetti è salito a quota 118.000
(+4.000 unità, +3,6%), il massimo raggiunto dal ‘93 ad oggi. La
crescita in questo caso si deve all’industria in senso stretto
(+5.000); l’occupazione delle costruzioni, infatti, dopo i massimi
del 2005 e del 2006, ha fatto registrare una lieve flessione
(-1.000, 32.000 unità). Va, tuttavia, evidenziato che il livello
attuale dell’occupazione dell’industria in senso stretto (86.000),
nonostante la forte crescita, resta inferiore oltre che a quelli
che si registravano prima della crisi degli anni ’90 anche a quello
toccato nel 2002 (89.000). Il settore agricolo, infine, anche nel
2007 ha vissuto una nuova contrazione occupazionale (-2.000) ed il
suo peso è così sceso al di sotto del 3% (11.000 addetti).
Così come nel 2006, la forte crescita occupazionale si è
registrata unicamente nella componente alle dipendenze che è salita
al massimo storico di 274.000 (+16.000, +6,1%), pari al 74,6%
dell’occupazione complessiva; di contro l’occupazione autonoma è
scesa da 97.000 a 93.000 unità.
Insieme all’occupazione, anche le forze di lavoro7 sono
sensibilmente aumentate (385.000, +11.000), sia per la maggior
partecipazione attiva della popolazione autoctona - le non forze di
lavoro in età attiva sono scese da 187.000 a 180.000 - sia per
l’afflusso di forze di lavoro immigrate, come testimoniato anche
dall’aumento della popolazione in età lavorativa (+6.000 unità). Il
tasso di attività8 è così salito al 67,7% (+1,4 punti), un livello
pari a quello di Marche e Toscana;9 il gap verso il Nord del Paese
si è ridotto a 1,4 punti (69,1%) e quello verso la media
comunitaria a meno di 3 punti (70,5%).
5 Rispetto alla media del Centro il vantaggio dell’Umbria è ora
di 2,3 punti. 6 I dati per comparto produttivo sono ottenuti
dall’elaborazione dei file standard avvenuta in collaborazione con
l’Ufficio Regionale di Statistica. 7 Le forze di lavoro comprendono
le persone occupate e quelle disoccupate.8 Il tasso di attività è
dato dal rapporto tra le forze di lavoro in età lavorativa e la
popolazione residente nell’analoga fascia di età.9 Esso è di quasi
due punti superiore alla media del Centro (65,8%).
16
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
Date le dinamiche delle forze di lavoro e dell’occupazione, il
numero delle persone in cerca di lavoro10 è calato di 1.000 unità
attestandosi a quota 18.000; il tasso di disoccupazione11 si è così
ridotto di mezzo punto segnando il nuovo minimo storico al 4,6%, un
valore intermedio tra quello del Centro (5,3%) e quello del Nord
del Paese (3,5%) ed assai prossimo a quello di Marche e
Toscana.12
E’ diminuita anche la disoccupazione secondo la definizione
allargata (28.000 unità, -1.000) ed il relativo indicatore si è
portato dal 7,6% al 7%. E’, invece, leggermente aumentata l’area
della disponibilità al lavoro (43.000 unità, 1.000 in più), a
seguito della sostituzione all’interno delle non forze di
indisponibili (-10.000) con soggetti disponibili al lavoro
(+3.000). Ciò, tuttavia, non ha comportato variazioni
dell’incidenza di questa area sul totale dei disponibili, occupati
e non (10,5%). I valori assunti nella nostra regione da entrambi
questi indicatori risultano più contenuti delle rispettive medie
del Centro (rispettivamente 7,9% e 11,3%); la distanza dal Nord del
Paese,13 sebbene ridottasi rispetto al 2006, risulta però più ampia
di quella che emerge dall’indicatore della disoccupazione
Eurostat.
Infine, risultano intermedi tra quelli del Nord e del Centro
anche i valori assunti in Umbria dai due indicatori che misurano la
gravità della disoccupazione, ossia l’incidenza della lunga durata
(40,5%, +7 decimi) ed il tasso di disoccupazione di lunga durata,
anch’esso al nuovo minimo storico (1,8%, -2 decimi).14
In sintesi, quindi, la forte crescita dell’occupazione e la
riduzione della disoccupazione che ne è derivata, non hanno
modificato il posizionamento della nostra regione nel contesto
italiano: l’Umbria occupa il 10° posto della graduatoria regionale,
precedendo, tra le regioni del Centro Nord, il Lazio e la Liguria.
Tuttavia, grazie alle performance degli ultimi anni, ed in
particolare del 2007, l’Umbria è riuscita ad agganciare le tre
regioni che immediatamente la precedono: Marche, Toscana e
Piemonte. Si
10 Le persone in cerca di occupazione comprendono le persone non
occupate tra 15 e 74 anni che:
hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro
nei trenta giorni che precedono l’intervista e sono disponibili a
lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane
successive all’intervista;
oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data
dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare
un’attività autonoma) entro le due settimane successive
all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del
lavoro. 11 Il tasso di disoccupazione viene calcolato rapportando
il numero dei soggetti in cerca di lavoro alle forze di lavoro.12
La media dell’UE 27 è di un punto più elevata della media italiana
(7,1%). 13 I rispettivi valori nel Nord sono il 4,8% e il 7%. 14 I
corrispondenti valori sono 45,2% e 2,4% nel Centro e 34,7% e 1,2%
nel Nord. Si segnala che i dati umbri risultano altresì più
contenuti della media UE (42,8% e 3%).
17
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
ricorda che solo tre anni fa l’Umbria era più vicina alle
regioni che ancora oggi la seguono che a quelle che ora ha
praticamente raggiunto.
Graf. 1.1 – Regioni per tasso di occupazione in età attiva e
tasso di disoccupazione nel 2007
M EZZOGIORNO
CENTRO
N-E
N-ONORD
ITALIA
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
PugliaCampania
M olise
AbruzzoLazio
M arche
UmbriaToscana
EmiliaRomagna
Liguria
FriuliV.GiuliaVeneto
Trent inoA.A.
LombardiaValle d’Aosta
Piemonte
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63
64 65 66 67 68 69 70 71 72Tasso di Occupazione (15-64)
Tas
so d
i Dis
occ
up
azio
ne
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
RCFL
Se negli anni precedenti era la componente maschile a collocare
l’Umbria tra le regioni del Nord, nel 2007 anche per le donne la
distanza dal Nord del Paese si è notevolmente ridotta. Così come
nel 2006, anno in cui si era interrotta la fase negativa
dell’occupazione femminile, anche nel 2007 sono state le donne a
beneficiare maggiormente della crescita occupazionale, avvenuta per
entrambi i sessi nella componente alle dipendenze15.
L’occupazione femminile, infatti, è aumentata di ben 7.000 unità
(+4,7%), attestandosi a quota 157.000, con conseguente sensibile
incremento (+2,1 punti) del tasso di occupazione che, pari al
55,5%, risulta ora più vicino alla media del Nord (56,8%) che a
quella del Centro (51,8%).16 Anche l’occupazione maschile si è
portata al nuovo massimo storico di 210.000 unità (+5.000 unità,
+2,5%) ed il relativo tasso è salito al 73,7% (+1,4 15
L’occupazione dipendente è aumentata di 7.000 unità per gli uomini
(149.000) e di 10.000 per le donne (125.000) ed il lavoro autonomo
è calato di 2.000 unità per entrambi i sessi (rispettivamente
61.000 e 32.000) incidendo ora rispettivamente per il 29,2% e per
il 20,4% dell’occupazione complessiva. 16 L’Umbria vanta il 7°
tasso di occupazione femminile del Paese.
18
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
punti);17 esso, però, continua ad essere di soli 7 decimi
superiore della media del Centro e ancora distante da quella del
Nord (76,3%).18
A seguito di tali dinamiche è aumentata la presenza femminile
nell’occupazione (42,7%), che ora risulta superiore a quella media
del Nord (41,8%), e si è ridotto il gap di genere (18,2 punti) che
è tra i più contenuti del Paese19.
Anche nel 2007 si è confermato il legame tra occupazione
femminile e sviluppo del terziario. La crescita dell’occupazione
terziaria ha interessato più le donne (+7.000) che gli uomini
(+4.000); la presenza femminile è qui salita al 52,7% e questo
settore ora offre lavoro ad oltre l’80% delle occupate umbre. Di
contro, della crescita dell’industria hanno beneficiato
principalmente gli uomini (+3.000 a fronte di +1.000 delle donne) e
la contrazione dell’occupazione agricola ha riguardato entrambi i
sessi in ugual misura.
All’aumento dell’occupazione è corrisposta una crescita delle
forze di lavoro proporzionale per gli uomini (+5.000, +2,6%) e meno
che proporzionale per le donne (+5.000, +3,2%). Le forze di lavoro
maschili hanno raggiunto le 216.000 unità, cui corrisponde un tasso
del 75,8% (+ 1,5 punti) che risulta ora in linea con la media del
Centro (76%) ma ancora distante da quella del Nord (78,3%). Quelle
femminili si sono portate a quota 168.000 ed il corrispondente
tasso è salito al 59,6% (+1,4 punti), eguagliando la media del Nord
del Paese (59,7%).20
A diminuire, quindi, è stata solo la disoccupazione femminile
che ora ammonta a 12.000 unità, 1.000 in meno del 2006; quella
maschile è rimasta invariata a quota 6.000. Notevole è stata la
flessione del tasso di disoccupazione femminile che dall’8,3% è
sceso al 6,9%, un valore di soli 2 decimi superiore al minimo
storico del 200121 che continua, tuttavia, ad essere sensibilmente
superiore a quello della disoccupazione maschile che si conferma al
2,7% (+1 decimo rispetto il 2006).22
17 Si ricorda che nel 2006 invece la crescita del tasso di
occupazione maschile era stata marginale. 18 In questa graduatoria
l’Umbria occupa il 9° posto. 19 Solo l’Emilia Romagna fa registrare
un gap di genere di 2 decimi più contenuto. 20 Il dato umbro è di
3,8 punti superiore alla media del Centro, occupando il 4° posto
nella graduatoria nazionale.21 Nel 2001 la disoccupazione femminile
aveva segnato il minimo storico di 11.000 unità con un tasso del
6,7%.22 La flessione ha riguardato le donne che erano alla ricerca
da meno tempo, con conseguente aumento dell’incidenza della
disoccupazione di lunga durata salita al 47,6%, oltre 20 punti in
più rispetto agli uomini (26,5%); il tasso specifico, tuttavia, è
diminuito leggermente per entrambi i sessi e resta notevolmente più
contenuto per gli uomini (0,7% a fronte del 3,3%). Per gli uomini
il tasso di disoccupazione di lunga durata è addirittura più
contenuto della
19
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
Graf. 1.2 – Regioni per tasso di occupazione in età attiva e
tasso di disoccupazione nel 2007 per sesso
Maschi
M EZZOGIORNO
CENTRO
N-E
N-ONORD
ITALIA
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
M olise
Abruzzo Lazio
M archeUmbria Toscana
EmiliaRomagna
Liguria
FriuliV.Giulia
VenetoTrent inoA.A.
LombardiaValle
d’Aosta
Piemonte
58
60
62
64
66
68
70
72
74
76
78
80
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12Tasso di Disoccupazione
Tas
so d
i Occ
up
azio
ne
(15
-64)
Femmine
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
TrentinoA.A.
Veneto
FriuliV.GiuliaLiguria
EmiliaRomagna
ToscanaUmbria
M arche
Lazio
Abruzzo
M olise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
NORD N-O
N-E
CENTRO
M EZZOGIORNO
26
28
30
32
34
36
38
40
42
44
46
48
50
52
54
56
58
60
62
64
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
Tasso di Disoccupazione
Tas
so d
i Occ
up
azio
ne
(15
-64)
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
RCFL
Da evidenziare, inoltre, che per le donne è diminuita sia la
disoccupazione allargata (da 21.000 a 19.000) sia l’area della
disponibilità (da 31.000 a 30.000) con conseguente importante
contrazione dei rispettivi indicatori.23 Per gli uomini, invece,
anche il tasso di disoccupazione allargata è rimasto immutato
(3,8%) mentre - dato che l’aumento della disponibilità al lavoro
all’interno delle non forze ha riguardato quasi esclusivamente gli
uomini - è leggermente aumentata l’incidenza della disponibilità al
lavoro (dal 5,3% al 5,7%).
Nonostante la riduzione, il gap di genere presente in Umbria
nella disoccupazione, Eurostat e non,24 continua ad essere il più
elevato del Centro Nord, così come l’incidenza della componente
femminile nella
media del Nord; per le donne è in linea con quella del Centro a
solo mezzo punto dalla media nazionale (3,8%). 23 Il tasso di
disoccupazione allargata è sceso dal 12,4% al 10,9%; l’incidenza
dei disponibili al lavoro è passata dal 17,1% al 16,3%.24 Esso è di
4,2 punti nella disoccupazione Eurostat (5,6 nel 2006), di 7,1
punti in quella allargata (8,6 nel 2006) e di 10,6 punti nell’area
della disponibilità al lavoro (11,8 nel 2006).
20
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
disoccupazione, nelle sue diverse definizioni, sebbene
ridotta,25 continua ad essere la più elevata del Paese.26
Il confronto territoriale evidenzia, altresì, che per le donne
umbre a fronte di una partecipazione in linea con quella del Nord
del Paese, vi è un’occupazione elevata, ma non ancora da Nord del
Paese, ed un livello di disoccupazione di soli 3 decimi più
contenuto di quello medio del Centro e ben lontano da quello del
Nord (4,7%).27
Per gli uomini, invece, il livello di disoccupazione frizionale,
in linea (+1 decimo) con quello del Nord,28 si ha in presenza di
un’occupazione di poco superiore a quella media del Centro e di una
partecipazione attiva solo in linea con essa, ed entrambe ancora
distanti da quelle del Nord del Paese. Si tratta di un fenomeno che
ha tra le sue determinanti la maggiore età media della popolazione
residente umbra ma anche la più contenuta partecipazione attiva dei
meno giovani. Infatti, se per le donne la maggior distanza verso il
Nord si registra tra le 25-44enni, per gli uomini si ha nel caso
degli over 44.
Anche in questo ambito, tuttavia, il 2007 ha segnato un
importante passo in avanti; i 3/4 della crescita occupazionale
complessiva, infatti, hanno riguardato persone con più di 44 anni.
In particolare, il tasso di occupazione dei 55-64enni29 è aumentato
di circa 5 punti ed ora risulta persino superiore alla media del
Nord del Paese30; tuttavia, il divario ancora esistente verso
l’obiettivo del 50% posto a Lisbona per il 2010 resta ancora
estremamente ampio e difficilmente colmabile in così breve
tempo.
Ad aumentare non è solo l’età media degli occupati ma anche
quella dei disoccupati. Sebbene le maggiori difficoltà siano ancora
incontrate dai 25 Essa è scesa dal 70,8% al 66,2% nella
disoccupazione secondo la definizione Eurostat, dal 72,4% al 69,6%
in quella allargata e dal 72,8% al 70,6% nell’area della
disponibilità. 26 Si ricorda che nella media UE27 la disoccupazione
è composta principalmente da uomini (50,6%) e il gap di genere nel
tasso di disoccupazione si limita a 1,3 decimi di punto non perché
sia contenuto il tasso femminile – che è in linea con quello
italiano (7,8%) – quanto perché molto più elevato di quello
italiano è il tasso maschile (6,5%).27 Nella graduatoria nazionale
tra le regioni del Centro Nord solo il Lazio registra un tasso di
disoccupazione superiore. Anche il tasso di disoccupazione
allargato è ora più contenuto di 2 decimi di quello del Centro
(11,1%) e l’incidenza dell’area della disponibilità al lavoro
risulta in linea con quella della ripartizione (16,3%).28 L’Umbria
occupa il 7° posto nella graduatoria nazionale di questo indicatore
a soli 8 decimi dal valore più contenuto espresso dal Trentino
A.A.. Si noti che anche il tasso di disoccupazione allargata è in
linea (+2 decimi) con la media del Nord così come l’incidenza della
disponibilità al lavoro continua ad essere più vicina a quella del
Nord (4,5%) che a quella del Centro (7,4%). 29 Il livello
occupazionale dei 55-64enni è aumentato di circa 6.000 unità.30 Ciò
si deve esclusivamente alla componente femminile il cui tasso è
aumentato di ben 4,4 punti e risulta di 3 punti superiore a quello
del Nord. Nel caso degli uomini, l’aumento dell’indicatore è stato
ancor più consistente (ben 6,4 punti); si è quindi ridotto
notevolmente il gap verso il Nord (ora di un punto) e verso il
Centro, che tuttavia rimane ancora ampio (5,8 punti).
21
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
più giovani, la loro consistenza nella disoccupazione anno dopo
anno tende a diminuire per la progressiva contrazione della
popolazione giovanile, per il protrarsi dei percorsi scolastico
formativi - che innalzano l’età media d’ingresso nella fase
lavorativa della vita - e per il turnover presente
nell’occupazione, che fa sì che i ritorni nello stato di
disoccupazione avvengano in età via via sempre più elevata. In
altri termini il modello italiano dell’occupazione che faceva
identificare il disoccupato nel giovane alla ricerca di primo
impiego ormai è quasi un ricordo tramontato, o per lo meno il
concetto di giovane è profondamente cambiato. Ad oggi, la classe
modale della disoccupazione è la stessa dell’occupazione: 1/3 degli
uomini e delle donne in cerca di lavoro ha, infatti, tra i 35 e i
44 anni, un fenomeno presente solo in altre due regioni (Trentino
A.A. e Valle d’Aosta); nelle altre aree del Paese, infatti, la
classe più rappresentata nella disoccupazione continua ad essere la
25-34, come è stato anche in Umbria fino al 2006.31
Anche l’essere alla ricerca di un primo impiego, da anni nella
nostra regione non è più una caratteristica dominante della
disoccupazione. Sebbene nel 2007 la contrazione ha riguardato chi
era alla ricerca di un primo impiego, i disoccupati con esperienze
lavorative continuano a rappresentare oltre i ¾ dei disoccupati
umbri, in linea con quanto avviene nel Nord del Paese.
Il progressivo prolungarsi della fase scolastico formativa fa sì
che ad oggi l’83,1% dei giovani umbri con meno di 25 anni abbia
almeno un diploma superiore, il dato più elevato del Paese a meno
di 2 punti dall’obiettivo fissato per il 2010.32 Il crescente
livello di scolarità della popolazione residente si scontra con un
sistema produttivo che – come evidenziato dalle previsioni
Excelsior e dalle assunzioni registrate dai Centri per l’impiego –
è poco rivolto a figure per le quali è richiesto un diploma e ancor
meno una laurea con l’ovvia conseguenza di una disoccupazione
sempre più scolarizzata. Se questa è la regola di fondo, negli
ultimi anni però qualcosa è cambiato. Da qualche anno il tasso di
disoccupazione dei laureati (3,8%), sia maschile che femminile, non
è più il più elevato tra i tassi specifici della regione e al tempo
stesso non supera più la media del Paese e della ripartizione.
Anche il tasso di disoccupazione dei diplomati (4,6%) si è ridotto
ed è anch’esso inferiore alla media nazionale e ripartizionale per
31 Tale singolarità dipende non solo dal contrarsi della
disoccupazione nelle altre classi ma anche da un contenuto aumento
della disoccupazione in questa età. Il numero dei 35-44enni
disoccupati è aumentato di 1.000 unità portandosi a quota 6.000 ed
il rispettivo tasso è salito al 4,8% (+4 decimi). 32 Va evidenziato
che anche il livello di scolarità della popolazione adulta è
elevato, nonostante l’età media. Tra gli over 24 solo il 40% ha al
massimo la licenza media, un dato superiore solo a quello del
Lazio. Il livello complessivo di scolarità della popolazione
residente ora vede l’incidenza dei laureati (11,3% della
popolazione di 15 anni ed oltre) e dei diplomati (29,6%) superiore
alla media nazionale.
22
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
entrambi i sessi. Tuttavia, i diplomati continuano ad essere il
target più rappresentato nella disoccupazione umbra (43,6%),33 in
particolare in quella femminile.
Ora sono i meno scolarizzati, uomini e donne, ad incontrare le
maggiori difficoltà d’inserimento lavorativo. Il tasso di
disoccupazione delle persone in possesso della sola licenza media è
il più elevato nel territorio regionale (5,6%). In particolare, il
tasso della componente femminile già da qualche anno è il più
elevato dei tassi specifici regionali e superiore a quello del
Centro. Nel 2007 sebbene si sia leggermente ridotto (9,9%),
continua ad essere più vicino alla media nazionale (10,4%) che a
quella della ripartizione di appartenenza (8,8%).34
E’ quindi possibile che il progressivo ridursi del fenomeno
della disoccupazione meglio evidenzi quello che di essa costituisce
lo zoccolo duro, i soggetti più deboli che incontrano le maggiori
difficoltà, quelli che vi rimangono più a lungo o che vi ritornano
dopo brevi periodi di lavoro, soggetti non più giovanissimi, poco
scolarizzati, spesso appartenenti all’area dello svantaggio
sociale.
E’, tuttavia, presto per dire che il problema della
disoccupazione scolarizzata sia superato e che parlare di elevata
scolarità della disoccupazione come di una sua caratterizzazione
sia ormai fuori luogo. Non va sottovalutato, infatti, che della
crescita occupazionale, al contrario del 2006, non hanno
beneficiato i laureati, ma solo i diplomati e i soggetti con la
sola licenza media. Di conseguenza, la quota di occupazione
laureata è leggermente diminuita (16,1%) e risulta solo in linea
con la media nazionale; il relativo tasso (68,9%) è calato di 2,6
punti ed è ora inferiore alla media nazionale ed il più contenuto
del Centro-Nord. Oltre a ciò, indicatori quali la maggior
esposizione a forme contrattuali flessibili, la contenuta quota di
domanda loro rivolta e la possibilità di sottoutilizzo,
suggeriscono che l’occupazione dei più scolarizzati resta un
fenomeno da tenere sotto osservazione.
E’ però importante evidenziare che la quota dei più scolarizzati
nella domanda, pur continuando ad essere contenuta, è aumentata
rispetto al passato ed il loro grado di sottoutilizzo si è
notevolmente ridotto. Oltre 1/4 delle assunzioni registrate dai
Centri per l’impiego nei primi sei mesi del 2007, riguarda soggetti
con almeno un diploma35, incidenza che sale al 47% se si
considerano solo le assunzioni di cui è noto il titolo di studio
dell’assunto (il 35,5% ha un diploma e l’11,5% è laureato). Anche
il livello 33 L’incidenza dei diplomati nella disoccupazione umbra
risulta superiore alla media nazionale e ripartizionale sia per gli
uomini sia per le donne. 34 Il tasso maschile è del 3,1%, il più
elevato a livello regionale ma risulta pari alla media del Nord ed
inferiore a quella del Centro di 1,4 punti. 35 Il 6,5% soggetti
laureati e il 20% diplomati.
23
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
di qualificazione della domanda è aumentato; il peso dei primi
tre macrogruppi professionali36 è infatti salito dal 11,3% al
18,8%. Esso resta, tuttavia, inferiore a quello delle persone
avviate e di conseguenza il sottoutilizzo, sebbene sensibilmente
ridotto, rimane ancora consistente (46,8%). Nel caso dei laureati
circa 1/3 ha trovato lavoro in professioni classificabili nei
macrogruppi IV-VIII per le quali non è necessaria una laurea e
oltre la metà in quelle del III che non sempre la richiedono. Le
donne, che sono maggiormente scolarizzate degli uomini, sono state
avviate in lavori più qualificati; il loro livello di sottoutilizzo
medio (47,9%) è notevolmente calato rispetto al passato ma resta
più elevato di quello degli uomini (45,2%).
E’ probabile che il maggior spazio nella domanda di lavoro per i
più scolarizzati derivi da una crescita qualitativa del sistema
produttivo umbro e dalle policy messe in campo dalla Regione e
dalla rete dei servizi per l’impiego, finalizzate ad aumentare
l’occupabilità dei più scolarizzati e la competitività del
sistema.
Tuttavia, parte di questo fenomeno potrebbe anche derivare dalle
novità introdotte con la Finanziaria 2007 in tema di comunicazioni
obbligatorie, estese ad esperienze lavorative e forme contrattuali
che prima del 2007 solo occasionalmente venivano comunicate, tra
cui le collaborazioni a progetto e le co.co.co., che riguardano
principalmente lavoratori a più elevata scolarità.
Per le novità introdotte da questa norma, il numero delle
comunicazione di assunzione, cessazione, proroga e trasformazione
trasmesse ai Centri è notevolmente aumentato rispetto al passato.
Poiché solo dall’inizio di marzo 2008 è divenuto obbligatorio
l’invio telematico, è pervenuta ai Centri un’ingente quantità di
comunicazioni cartacee che a sua volta ha prodotto ritardi
nell’informatizzazione delle stesse. A tal proposito, è corretto
sottolineare l’impegno profuso della Regione e dalle due
Amministrazioni Provinciali per il caricamento dei dati e per la
messa a disposizione delle imprese umbre di un’architettura
informatica (S.A.Re., Nodo Regionale e Porta di Dominio) che, nel
rispetto della nuova normativa in merito alla comunicazione
telematica, consente con un unico invio di assolvere l’obbligo di
comunicazione sia verso i Centri, sia verso INPS ed INAIL.
E’ per questo motivo che nel volume sono state analizzate le
assunzioni relative alla prima metà del 2007 e non all’intero anno.
La parziale disponibilità di dati dipende però anche da
un’ulteriore novità che ha interessato i Centri Umbri. Essi,
infatti, hanno vissuto - ed in parte ancora
36 Si tratta delle professioni dirigenziali (I), di quelle
intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (II) e
delle professioni tecniche (III).
24
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
stanno vivendo37 - il passaggio dal vecchio Prolabor al nuovo
sistema informativo denominato SIUL che rappresenta, più che un
gestionale, un vero strumento di politica attiva a supporto
dell’erogazione dei servizi che Centri per l’impiego umbri sono in
grado di offrire ai propri utenti.
Con l’occasione si sta provvedendo anche a ridefinire un nuovo
modello di monitoraggio - attività che vede impegnato in prima fila
anche l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro –
nell’obiettivo di mettere a disposizione degli addetti ai lavori,
nonché dell’intera comunità, informazioni sempre più puntuali sulle
caratteristiche dell’occupazione e della disoccupazione regionale e
sub regionale, sugli strumenti di policy utilizzati e sul loro
impatto sul mercato del lavoro. Il nuovo modulo è ancora parziale e
in fase di sperimentazione. Per tutti questi motivi i dati dei
Centri contenuti in questo rapporto potranno essere oggetto di
successive rettifiche; tuttavia, l’importanza che questa fonte ha
per l’analisi dei mercati locali del lavoro ha fatto optare per il
loro utilizzo, tenuto anche conto che essi risultano coerenti con
quelli del passato e con quelli di altre fonti.38
In sintonia con quanto emerge dai dati ISTAT, anche i dati dei
Centri mostrano che l’età media della disoccupazione, anno dopo
anno, tende ad aumentare ed individuano nei meno scolarizzati i
soggetti in essa più rappresentati. Inoltre, sempre in linea con i
dati ISTAT, essi evidenziano l’ulteriore crescita del ruolo
dell’immigrazione nel mercato del lavoro regionale.
Come più volte ricordato, la dipendenza dall’immigrazione del
mercato del lavoro umbro è un fenomeno ormai strutturale e da oltre
tre decenni la popolazione residente aumenta solo per effetto dei
saldi migratori. La contrazione delle nascite, che ha
caratterizzato gli ultimi decenni del secolo scorso, ha prodotto
coorti in ingresso nel mercato del lavoro che non sono sufficienti
neanche a sostituire quelle in uscita, nonostante la loro
partecipazione attiva nettamente superiore, in particolare nel caso
delle donne. E tanto meno sono in grado di far fronte alla
crescente domanda di lavoro espressa dall’economia regionale. In
questo scenario l’immigrazione è andata a coprire il buco
generazionale e - data anche la maggior disponibilità a ricoprire
le qualifiche non possedute o non appetite dall’offerta autoctona –
ha permesso all’economia regionale una crescita altrimenti
impossibile. Tra l’altro la loro natalità, tripla rispetto a
quella
37 Si è ancora in una fase transitoria ed alcune funzioni e
servizi continuano ad essere gestiti con il vecchio sistema
informativo (L.68/99 e Mobilità); il passaggio completo al nuovo
SIUL di tutte le attività è previsto per l’autunno dell’anno in
corso. 38 La parzialità dei dati relativi al solo primo semestre
dell’anno e la “gioventù” del gestionale e del modulo statistico
hanno fatto optare per una non diffusione della consueta appendice
statistica relativa a questa fonte.
25
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
autoctona, sta contribuendo a riportare progressivamente verso
l’equilibrio il saldo naturale, negativo da più di trenta anni.
Ad oggi è straniero l’8,9% della popolazione residente in età da
lavoro, un dato che a livello nazionale è superato solo dall’Emilia
Romagna;39 l’incidenza sale addirittura al 9,7% - la più elevata
del Paese - considerando solo chi fa parte delle forze di lavoro.
Da diversi anni circa il 20% dei flussi in ingresso
nell’occupazione riguarda lavoratori stranieri; nel primo semestre
del 2007 questa quota è addirittura salita al 25%, con punte del
90% nelle attività svolte presso famiglie e convivenze, del 43,8%
nelle costruzioni e del 35,7% in agricoltura,40 incidenze che
risultano in alcuni casi solo di poco superiori a quelle che si
registrano già nello stock rilevato dall’ISTAT41 e mostrano quanto
oramai sia forte la presenza straniera in alcuni comparti
dell’occupazione regionale.
E’ prevedibile che per il futuro, salvo il sopraggiungere di non
auspicati cicli economici recessivi, il fabbisogno di manodopera
esterna continuerà ad aumentare. Diviene, quindi, prioritario
adottare da un lato politiche che favoriscano un’immigrazione
quantitativamente e qualitativamente coerente con il reale
fabbisogno – utilizzando anche modelli econometrici in grado di
prevederlo - e dall’altro politiche educative, formative, sociali e
culturali che consentano una rapida integrazione sociale e
lavorativa di questa risorsa così preziosa per l’economia
regionale.
In tutto ciò, tuttavia, occorre tener conto delle dinamiche e
dei cambiamenti in atto. L’annessione di Bulgaria e Romania
all’Unione Europea sta, infatti, producendo un cambiamento
rilevante dei flussi migratori: è rumeno il 37% degli stranieri
assunti nel primo semestre, incidenza che nel caso delle donne è
addirittura del 42%. L’incremento della presenza di cittadini
dell’Europa dell’est nell’immigrazione sta progressivamente
aumentando il suo tasso di femminilizzazione (52,3%); ne deriva che
la componente straniera incide, a differenza del passato, più per
la popolazione femminile (7,4%) che per quella maschile (7,2%), in
particolare per la fascia in età attiva (9,4% a fronte dell’8,3%).
Questo ha già provocato un cambiamento nelle forze di lavoro, dove
ora l’incidenza straniera è superiore per le donne (9,9%) che per
gli uomini (9,6%). Nell’occupazione, 39 Considerando l’intera
popolazione residente, l’incidenza degli stranieri è del 7,3%, un
valore superato a livello nazionale solo dalla Lombardia (7,6%) e
dall’Emilia Romagna (7,5%) e che risulta più elevata per le donne
(7,4%) che per gli uomini (7,2%). 40 Oltre la metà di queste
opportunità lavorative provengono dal terziario (51,1%) ed in
particolare dalle attività svolte da famiglie e convivenze (15,4%)
e dal ricettivo-ristorativo (13,4%); quasi il 20% sono offerte
dall’edilizia, il 15% dall’agricoltura e il 14,1% dall’industria
manifatturiera (4,8% dal comparto metallifero che risulta il più
rappresentato). 41 Anche i dati ISTAT concordano con queste
graduatorie: 27,1% negli altri servizi pubblici, sociali e alle
persone, 25,7% nelle costruzioni 17,7% nel comparto ricettivo e
della ristorazione e 9,8% nel settore agricolo 9,8%.
26
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
invece, sono ancora gli uomini ad avere il peso più rilevante
(20.000, il 9,3% del totale degli occupati a fronte di 14.000
lavoratrici, l’8,7%). Il forte aumento della presenza straniera nei
flussi in ingresso nell’occupazione femminile, tuttavia, fa
ipotizzare possibile futuro cambiamento.42
Per il momento, però, ad una partecipazione attiva elevata delle
donne straniere corrisponde, in linea con quanto avviene anche nel
Nord del Paese, un’occupazione ancora contenuta e, di conseguenza,
una disoccupazione piuttosto pronunciata.
Nel 2007 è straniero il 23,3% dei disoccupati umbri43 ed il
relativo tasso di disoccupazione, sebbene ridottosi rispetto al
200644, resta notevolmente superiore a quello degli italiani
(10,9%, a fronte del 3,9%) nonché, al pari della quota nella
disoccupazione, tra i più elevati del Paese.45
Ciò si deve quasi esclusivamente alle donne che rappresentano il
26,1% della disoccupazione femminile e che fanno registrare un
tasso del 18,2%, un dato che, nonostante si sia ridotto (nel 2006
era il 22,6%), continua ad essere tra i più elevati del Paese e più
che triplo rispetto a quello delle italiane (5,7%).46 Anche il
tasso di disoccupazione maschile, data l’elevatissima
partecipazione attiva,47 risulta doppio rispetto a quello degli
italiani (5,1% a fronte del 2,5%) ma allo stesso tempo esso è in
linea con quello medio del Nord del Paese. Per gli uomini stranieri
non si può parlare di svantaggio, tanto più che il loro tasso di
occupazione (84,9%) è di ben 12 punti superiore a quello degli
italiani, nonché tra i più elevati del Paese. Al contrario, per le
donne l’occupazione solo in linea con la media nazionale48 e di
quasi 6 punti più contenuta di quella delle italiane, conferma
l’esistenza di difficoltà superiori alla media nel trovare e
mantenere un’occupazione, che
42 Sebbene l’incidenza degli stranieri si mantenga superiore
negli ingressi maschili (27,2%) che femminili (22,9%), rispetto al
2006 l’aumento è stato più rilevante per le donne (+4,1 a fronte di
+3,4 punti) e la presenza femminile nelle assunzioni di cittadini
stranieri (45,1%), già risulta maggioritaria considerando la
componente comunitaria (53,2%). 43 L’incidenza sugli iscritti ai
Centri per l’impiego è anch’essa salita al 15%. 44 Nel 2006 era del
12,8% e gli stranieri rappresentavano il 21,8% della disoccupazione
regionale.45 Il tasso degli italiani risulta più vicino alla media
del Nord (3%) che a quella del Centro (5%) mentre quello degli
stranieri supera la madia nazionale (8,3%) 46 I dati sugli iscritti
ai Centri – dove gli stranieri rappresentano il 15%, indicano che
nella disoccupazione femminile le più rappresentate sono le rumene
(15,2% delle straniere iscritte) che precedono le albanesi (14%),
le marocchine (9,7%), le ucraine (7,8%) e le equadoregne (7,7%). La
graduatoria generale continua, invece, ad essere guidata dagli
albanesi (15,1%), seguiti da marocchini (14,1%) e rumeni (12,9%).
47 Il tasso di attività degli stranieri è dell’89,5% a fronte del
74,6% degli italiani. 48 Il loro tasso di attività delle straniere
è del 62,1% e risulta di 2,7 punti superiore a quello delle
italiane; di contro sono le italiane ad essere maggiormente
occupate (56% a fronte del 50,6%) .
27
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
provocano più diffusi e più lunghi periodi di disoccupazione49 e
possibili periodi di lavoro sommerso, celati al momento
dell’intervista realizzata dall’ISTAT.
E’ probabile, quindi, che effetti positivi sulla condizione
occupazionale delle donne straniere si possano ottenere anche dalla
lotta al sommerso. Il sensibile aumento delle assunzioni registrato
nel 2007, ed in particolare di quelle relative a cittadini e
cittadine straniere, fa ipotizzare che le misure intraprese per
l’emersione, e tra esse l’obbligo di comunicazione almeno 24 ore
prima dell’inizio dell’attività, stiano producendo l’effetto
voluto. Di fatto, in Umbria il sommerso, stando alla nuova serie
storica pubblicata dall’ISTAT, dopo la flessione dei primi anni del
nuovo millennio, dal 2004 è tornato a crescere. Nel 2005 – ultimo
anno di cui si dispone di un dato a livello regionale – le ULA
irregolari erano 45.800, il 12,3% di quelle complessive, un dato
superiore alla media del Paese (12,1%). E’ in agricoltura che
l’incidenza risulta più rilevante (20,2%), ma è nel terziario che
si concentra ben il 77,7% delle ULA irregolari umbre, pari al 14,4%
di quelle complessive del settore, il dato più elevato del Centro
Nord. In altre parole, il settore che traina la crescita
dell’occupazione è lo stesso che ne nasconde di più.
Dall’emersione, senza dubbio, può venire un contributo rilevante al
raggiungimento dell’obiettivo occupazionale del 70% e non è da
escludere che parte della forte crescita del 2007 dipenda da questo
fenomeno.
L’occupazione sia in termini di teste che di ULA continua a
crescere a livelli a volte addirittura superiori a quelli della
produzione, con conseguente progressiva contrazione della
produttività. I dati del 2006 – ultimo anno disponibile – in linea
con i precedenti indicano un’elasticità occupazione-prodotto
prossima a 1: alla crescita rilevante del valore aggiunto (2,2%) ne
è corrisposta una quasi analoga delle ULA (2,1%) e una quasi
impercettibile della produttività (+0,1%). Produttività che nella
nostra regione continua ad essere inferiore alla già contenuta
media del Paese; in particolare per il diverso peso dei settori
produttivi nella produzione della ricchezza e nell’occupazione,
nella nostra regione la produttività è più contenuta della media
nazionale in tutti quei comparti a maggior produttività (industria
in senso stretto, servizi ed in particolare l’intermediazione) ed è
superiore in quelli dove la produttività è di norma più bassa
(agricoltura e costruzioni).
Una contenuta produttività implica una progressiva perdita di
competitività del sistema e una crescita occupazionale, di certo,
di qualità 49 L’incidenza della disoccupazione di lunga durata per
le straniere è pari al 52,4% a fronte del 46% che si ha per le
italiane. Per gli uomini stranieri, invece, la disoccupazione è più
contenuta e soprattutto di breve durata (la lunga durata riguarda
solo l’11% dei disoccupati stranieri a fronte del 29,6% di quelli
italiani).
28
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
non elevata, a più basso costo, ossia flessibile. Tra le diverse
problematiche del nostro mercato del lavoro anche questo anno
quella dell’elevata presenza di lavoro a termine è l’unica a non
aver dato concreti segnali di miglioramento.
L’importante crescita del 2007 ha riguardato per i 3/4
l’occupazione stabile che ha raggiunto il massimo storico di
231.000 unità (+12.000). Tuttavia, la crescita registrata
dall’occupazione temporanea (da 39.000 a 43.000 unità) in termini
percentuali è stata superiore (9,6% a fronte del 5,5%); la sua
incidenza sull’occupazione alle dipendenze è pertanto aumentata di
mezzo punto portandosi al 15,7%, mantenendosi la più elevata del
Centro-Nord.
Anche da questa problematica sono le donne ad essere più
colpite. Sebbene, i dati rilevati dai Centri per l’impiego mostrino
un aumento dell’utilizzo del tempo indeterminato solo nelle
assunzioni femminili (+2,6 punti) - che comunque resta inferiore a
quello delle assunzioni maschili (24% a fronte del 25,8%) – che fa
ben sperare per il futuro, l’ISTAT rileva che nel 2007 la crescita
dell’occupazione temporanea, al contrario di quella stabile,50 è
stata più rilevante per le donne (da 20.000 a 23.000) che per gli
uomini (da 19.000 a 20.000). Di conseguenza l’incidenza di queste
forme contrattuali per le donne è salita di quasi un punto al
18,6%, mentre per gli uomini è rimasta sostanzialmente invariata al
13,3%. Per entrambi i sessi, comunque, la diffusione del lavoro a
termine in Umbria continua ad essere superiore alla media del
Centro-Nord e del Paese.
Come negli anni precedenti a farne il maggior utilizzo è il
settore agricolo (44%), seguito dalle costruzioni (18%). Il dato
dell’industria in senso stretto (15,6%) risulta in linea con quello
medio regionale mentre leggermente inferiore ad esso risulta quello
del terziario (15%), settore che però al suo interno mostra una
notevole varianza (si va dal 29,6% della ristorazione all’1% dei
trasporti e telecomunicazioni). Si noti che rispetto alla media
ripartizionale il lavoro a termine risulta più diffuso in tutti i
settori e rispetto a quella nazionale solo nel settore agricolo
risulta meno elevato.
Oltre che per settore l’incidenza del lavoro a termine varia
anche in base alle caratteristiche dei lavori e al titolo di studio
del soggetto che li svolge. Essa risulta massima nel caso dei meno
scolarizzati (18,5%), un fenomeno legato al loro maggior utilizzo
stagionale e temporaneo, ed in particolare della componente
straniera, che in generale risulta più colpita dal fenomeno (22%)
rispetto a quella italiana (15%).51 Valori sopra la media, 50
L’occupazione maschile di tipo permanente è passata da 124.000 a
129.000 unità; quella femminile da 95.000 a 101.000. 51 I dati
rilevati dai Centri sugli ingressi nell’occupazione, invece,
indicano un maggior utilizzo del tempo indeterminato, fenomeno su
cui forte è l’incidenza delle badanti assunte nei primi mesi del
2007.
29
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
tuttavia, si hanno anche per l’occupazione dei diplomati (16%) e
dei laureati (16,2%) sia uomini che donne. Ma la situazione dei più
scolarizzati peggiora considerando anche le forme flessibili
presenti nell’occupazione autonoma.52
I dati sulle collaborazioni evidenziano una contenuta
sostituzione di lavoro precario autonomo con lavoro precario alle
dipendenze. Il numero di collaboratori è sceso a quota 9.000 (8.000
coordinati e continuativi e 1.000 occasionali) pari al 2,6%
dell’occupazione regionale.53 Anche questa forma di precariato
risulta più diffusa tra le donne (3,5%) che tra gli uomini (1,9%)54
nonostante la flessione abbia interessato unicamente le
donne.55
Includendo anche le forme autonome il numero dei “precari” umbri
raggiunge quota 52.000, 2.000 unità in più che nel 2006; la sua
incidenza sull’occupazione regionale si è portata al 14,3% (+2
decimi) e risulta la più elevata del Centro Nord nonché superiore
alla media nazionale (11,9%) e comunitaria (12%) per entrambi i
sessi.56 Le donne sono maggioritarie (29.000, il 54,7%) e
nell’occupazione femminile questa area incide per il 18,3%, un dato
che, sebbene sia leggermente diminuito (-4 decimi), resta di 7
punti superiore a quello degli uomini.
Occorre poi precisare che il dato ISTAT misura il numero di
lavoratori anno; pertanto il numero di persone che nel corso
dell’anno sperimentano la condizione di precario è ben superiore
alle 52.000 unità sopra riportate.
Un numero così elevato di persone che alternano periodi di
occupazione a periodi di disoccupazione richiama sempre più
l’attenzione delle politiche del lavoro. Tuttavia, se le crescite
occupazionali continueranno a non essere accompagnate da crescite
economiche ancora più rilevanti – e le previsioni in tal senso non
sono confortanti - è facilmente ipotizzabile che la problematica
del lavoro a termine continuerà a non dare segnali di
miglioramento. Si ritiene quindi essenziale che le politiche
del
52 Le collaborazioni incidono per il 4,8% dell’occupazione
laureata. Ciò fa sì che includendo queste forme contrattuali circa
il 17% degli occupati laureati (10.000) lavora con contratti
flessibili. 53 Nel 2006 erano 11.000 (9.000 co.co.pro.-co.co.co. e
2.000 occasionali) e la loro incidenza era del 3%.54 L’incidenza
del parasubordinato è più elevata per le donne (3,1%
dell’occupazione femminile) che per gli uomini (1,6%) dato esse ne
rappresentano il 58% (circa 5.000); l’incidenza delle
collaborazioni occasionali, invece, è dello 0,4% nell’occupazione
femminile e dello 0,2% nell’occupazione maschile). 55 Rispetto al
2006 è calato il numero delle collaboratrici a progetto di sesso
femminile (-2.000) e di conseguenza l’incidenza (-1,3 punti) mentre
è aumentato il numero dei collaboratori (+1.000) e l’incidenza (+
0,5).56 L’incidenza dell’area della precarietà nell’occupazione
femminile umbra è di 1,5 punti più elevata della media delle
regioni centrali; per gli uomini il dato umbro risulta di 2,1 punti
superiore alla media del Centro.
30
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
lavoro siano accompagnate sia a livello locale che nazionale da
politiche di sviluppo volte ad incrementare la produttività e la
competitività del sistema.
L’elasticità occupazione-prodotto così elevata sta favorendo il
rapido avvicinarsi degli obiettivi occupazionali posti a Lisbona
per il 2010. Il contributo che il 2007 ha portato in tal senso è
stato significativo; se nei restanti anni si dovessero ripetere
crescite della stessa entità essi potrebbero essere notevolmente
avvicinati dalla nostra regione, mentre è assai difficile che ciò
possa accadere per l’intero Paese. In particolare, l’obiettivo
posto per l’occupazione femminile (60%) ora, per l’Umbria non
appare più così distante (i dati del primo trimestre 2008 lo
darebbero già per raggiunto).
Tav. 1.1. Principali indicatori del mercato del lavoro nel
2007
Umbria Centro Nord Italia UE 15 UE 27Target Lisbona
2010Tasso di attività (pop. 15-64 anni) 67,7 65,8 69,1 62,5 72,0
70,5 -
maschile 75,8 76,0 78,3 74,4 79,3 77,6 -femminile 59,6 55,8 59,7
50,7 64,8 63,3 -
Tasso di occupazione (pop. 15-64 anni) 64,6 62,3 66,7 58,7 66,9
65,4 70maschile 73,7 73,0 76,3 70,7 74,2 72,5 -
femminile 55,5 51,8 56,8 46,6 59,7 58,3 60Tasso di occupazione
giovanile (pop. 15-24) 31,6 25,3 32,5 24,7 40,8 37,2 -
maschile 36,8 29,5 37,3 29,6 43,5 40,2 -femminile 26,2 21,0 27,5
19,5 38,0 34,2 -
Tasso di occupazione (pop. 55-64) 35,8 36,8 32,5 33,8 46,6 44,7
50maschile 41,2 47,0 42,2 45,1 55,3 53,9 -
femminile 30,7 27,3 23,1 23,0 38,1 36,0 -Tasso di disoccupazione
4,6 5,3 3,5 6,1 7,0 7,1 -
maschile 2,7 3,9 2,6 4,9 6,3 6,5 -femminile 6,9 7,2 4,7 7,9 7,8
7,8 -
Tasso di disoccupazione giovanile (pop. 15-24) 12,7 20,3 12,1
17,9 14,9 15,5 -maschile 8,7 15,3 10,5 18,2 14,6 15,2 -
femminile 18,0 21,4 14,3 23,3 15,2 15,8 -Incidenza femminile
nella disoccupazione 66,2 57,5 57,1 52,0 49,9 49,4 -
Incidenza della disoccupazione di lunga durata 40,5 45,2 34,7
46,8 40,2 42,8 -maschile 26,5 41,8 31,8 44,8 40,6 43,1 -
femminile 47,6 47,7 36,8 48,6 39,9 42,5 -Tasso di disoccupazione
di lunga durata 1,8 2,4 1,2 2,8 2,8 3,0 -
maschile 0,7 1,6 0,8 2,2 2,6 2,8 -femminile 3,3 3,4 1,7 3,8 3,1
3,3 -
Incidenza precari (dip. e indip.) su occupazione totale 14,3
12,4 10,2 11,9 12,4 12,0 -maschile 11,3 9,2 7,9 9,4 11,3 11,1 -
femminile 18,3 16,8 13,3 15,7 13,8 13,2 -Incidenza occupazione a
part time 13,7 14,5 14,3 13,6 20,8 18,1 -
maschile 5,4 5,6 4,3 5,0 8,3 7,7 -femminile 24,8 27,0 28,2 26,9
36,7 31,2 -
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT – RCFL e
EUROSTAT
E’ soprattutto dalla crescita dell’occupazione femminile che
l’Umbria – ma lo stesso vale anche per l’intero Paese - trarrà il
maggior beneficio. Se per gli uomini si è vicini alla piene
occupazione, come dimostrato dal tasso di disoccupazione da anni
frizionale, per le donne c’è ancora una quantità non trascurabile
di offerta autoctona disponibile al lavoro, disoccupata o
potenzialmente tale. A conferma di ciò, il confronto con la media
europea evidenzia che mentre il tasso di occupazione maschile umbro
è già superiore ad essa, quello femminile risulta ancora di quasi
3
31
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
punti più contenuto (58,3%). Dai dati comunitari emerge anche
che parte del vantaggio degli altri Paesi nei confronti dell’Italia
e della nostra regione dipende da un più ampio uso del part time,
in particolare nell’occupazione femminile (24,8% in Umbria a fronte
del 31,1% dell’UE27).57 Una maggiore diffusione di questa modalità
di lavoro consentirebbe da un lato un aumento della partecipazione
attiva, dando la possibilità di cercare un lavoro a persone ora non
impossibilitate a conciliare i tempi di lavoro e di non lavoro;
dall’altro si creerebbero spazi occupazionali anche a parità di
ULA. Sull’incentivazione del part time, come più volte detto, le
opinioni sono contrastanti per il rischio che questa modalità di
lavoro possa rappresentare una ulteriore forma di precarietà ed un
ostacolo alle carriere. Pertanto, la sua incentivazione deve essere
legata all’effettiva volontà da parte dei lavoratori e delle
lavoratrici. Per questo motivo è necessario che le istituzioni
provvedano ad offrire tutti quei servizi che consentano
all’individuo di scegliere se partecipare o no al mercato del
lavoro e con quale modalità.
L’occupazione femminile è da tempo al centro dell’attenzione
delle politiche regionali. Con l’attuazione della LR.11/03, della
L.R.30/05 e del POR 2000-2006 sono state intraprese importanti
azioni volte a favorire la partecipazione attiva - ad esempio
ampliando il numero e la tipologia dei servizi all’infanzia ed
offrendo alle donne strumenti per l’acquisto di tali servizi - ed
aumentare la spendibilità sul mercato del lavoro delle donne,
orientando le loro scelte verso quei percorsi scolastici, formativi
e professionali che più facilmente portano ad una occupazione, nel
tentativo di ridurre il differenziale di genere ancora esistente,
aumentando le loro competenze, favorendo il loro inserimento
all’interno delle imprese. E gli effetti ottenuti, stando anche ai
dati contenuti in questo rapporto – oltre a quelli raccolti nelle
indagini di placement e nei monitoraggi delle policy attuate – di
certo possono considerasi positivi.
Nella nuova programmazione 2007-2013 altre importanti azioni
sono preventivate, alcune delle quali già in fase di attuazione da
parte della rete dei servizi per l’impiego regionale, tra cui
quelle dedicate all’inserimento lavorativo dei giovani e delle
giovani laureate.
Fino ad oggi la priorità d’intervento è stata data ai più
scolarizzati. I dati del 2007 indicano che la loro occupazione
costituisce ancora una problematicità da non considerare risolta;
tuttavia, suggeriscono di porre sempre più l’attenzione sui meno
scolarizzati, in particolare donne, non più giovanissime, anche
straniere, presumibilmente appartenenti all’area dell’inclusione
sociale, la stessa verso la quale la nuova programmazione regionale
ha saggiamente deciso di destinare una quota rilevante di
risorse.
57 Si continua a ritenere che le ULA rappresentino il metro più
corretto per i confronti internazionali.
32
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
2. LA POPOLAZIONE RESIDENTE E LA SUA PARTECIPAZIONE AL MERCATO
DEL LAVORO
2.1. LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE
Sono ormai 30 anni che la popolazione umbra continua a crescere
seppure in presenza di saldi naturali costantemente negativi. Anche
nel 2007 questa tendenza si è manifestata chiaramente.
Graf. 2.1. Umbria – Popolazione residente a fine anno e saldi
naturali e migratori
-10.000
-8.000
-6.000
-4.000
-2.000
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
16.000
18.000
20.000
1963
1964
1965
1966
1967
1968
1969
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Sald
i
730.000
740.000
750.000
760.000
770.000
780.000
790.000
800.000
810.000
820.000
830.000
840.000
850.000
860.000
870.000
880.000
890.000
Pop
olaz
ione
al 3
1/12
POP RES 31/12 Saldo Naturale Saldo Migratorio
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
Anagrafi comunali
La popolazione residente è aumentata di 11.483 unità (+13,1 per
mille) toccando a fine anno quota 884.450, come risultato di un
saldo naturale negativo (-1.671 unità, -1,9 per mille) e di un
saldo migratorio positivo (+13.154 unità) dovuto per quasi il 90%
all’interscambio con l’estero (11.746). Va sottolineato che la
crescita della popolazione del 2007 è stata in linea con quelle del
periodo 2003-2005 e nettamente superiore a quella del 2006 (nel
2006 +5,8 per mille). E’, infatti, tornato ad aumentare il numero
di iscritti (31.183) e di conseguenza il saldo migratorio (+15 per
mille a fronte del +7,8 per mille del 2006) che risulta secondo
solo a quello del 2003. Ne è seguito – diversamente da quanto
avvenuto nel 2006 ed in linea con gli anni precedenti – che la
crescita della popolazione residente è
33
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
risultata superiore a quella dell’intero Paese (+8,2 per mille).
A livello nazionale, infatti, seppure in presenza di un tasso
naturale quasi nullo (-0,1 per mille), con il numero delle nascite
che ha quasi eguagliato quello delle morti (563.933 a fronte di
570.801), si è registrato un tasso migratorio nettamente più
contenuto (8,3 per mille).
Anche in Umbria il saldo naturale è risultato meno negativo che
in passato. A partire dal 1996, infatti, la natalità ha ripreso a
crescere tanto che il numero dei nati nel 2007 è tornato a superare
quota 8.000 (8.028 unità, 206 in più dell’anno precedente), con un
tasso di natalità ora pari al 9,1 per mille (nel 1996 era del 7,6).
Di contro le morti sono state 9.699 (nel 2006 erano state 9.518) ed
il tasso di mortalità si è confermato all’11 per mille.
Il tasso di natalità regionale è tuttavia rimasto leggermente
inferiore a quello ripartizionale (9,2 per mille) e nazionale (9,5
per mille), mentre quello di mortalità continua ad essere superiore
(10 per mille quello ripartizionale e 9,6 per mille il
nazionale).
Tav. 2.1. Popolazione residente, nati, morti, iscritti e
cancellati nel 2007; tassi (per mille) di natalità, mortalità,
iscrizione, cancellazione e di crescita naturale
e migratoria
Totale Di cui dall'estero Totale Di cui per
l'estero Saldo
migratorio Di cui saldo
estero
UMBRIA 872.967 8.028 9.699 -1.671 31.183 12.667 18.029 921
13.154 11.746 11.483 884.450CENTRO 11.540.584 106.795 116.607
-9.812 409.639 142.268 264.833 12.150 144.806 130.118 134.994
11.675.578ITALIA 59.131.287 563.933 570.801 -6.868 2.062.210
558.019 1.567.339 65.196 494.871 492.823 488.003 59.619.290
UMBRIA 9,1 11,0 -1,9 35,5 14,4 20,5 1,0 15,0 13,4 13,1CENTRO 9,2
10,0 -0,8 35,3 12,3 22,8 1,0 12,5 11,2 11,6ITALIA 9,5 9,6 -0,1 34,7
9,4 26,4 1,1 8,3 8,3 8,2
Cencellati Saldo Migratorio
Saldo Totale Popolazioneal 31.12.2007
Tasso migratorio
Tasso migratorio
con l'estero
Tasso di variazione
totale
Tasso di iscrizione
Tasso di iscrizione dall'estero
Tasso di cancellazio
ne
Tasso di cancellazio
ne per l'estero
Tasso di natalità
Tasso di mortalità
Tasso di variazione naturale
Popolazioneal 1.01.2007 Nati vivi Morti
Saldo Naturale
Iscritti
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
Anagrafi comunali
I residenti che hanno lasciato il territorio regionale sono
stati 18.029 con un tasso di cancellazione del 20,5 per mille,
leggermente superiore rispetto al 2006 (19,6 per mille). L’aumento
più importante, tuttavia, si è registrato per gli iscritti (31.183
come già anticipato, a fronte dei 23.845 del 2006); di conseguenza
il tasso di iscrizione è salito dal 27,4 per mille del 2006 al 35,5
per mille.
La quasi totalità dei cancellati si è spostata in altri
comuni;58 sono state invece 12.667 le persone che si sono
trasferite in Umbria dall’estero, con un tasso di iscrizione
dall’estero del 14,4 per mille, quasi 0,9 punti percentuali in più
del 2006 ( 5,9 per mille, 5.121 iscritti).
58 Il dato include anche coloro che si sono spostati per altri
motivi; solo 921 soggetti sono emigrati in altri Paesi.
34
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
Queste dinamiche stanno quindi provocando un continuo aumento
della popolazione straniera e un progressivo invecchiamento della
popolazione residente.
All’inizio del 2007 in Umbria il numero dei residenti stranieri
ha raggiunto le 63.861 unità, 4.583 in più del 2006; la loro
incidenza è così salita al 7,3% (era il 6,8%), un valore superato a
livello nazionale solo dalla Lombardia (7,6%) e dall’Emilia Romagna
(7,5%). La presenza femminile tra gli stranieri è del 52,3%
(33.337) e risulta più elevata che tra gli italiani (51,6%); ne
segue che l’incidenza degli stranieri è maggiore tra le donne
(7,4%) che tra gli uomini (7,2%). Si noti che solo Lombardia
(8,2%), Emilia Romagna (8%) e Veneto (7,9%) fanno registrare una
presenza superiore a quella umbra nella componente maschile mentre
in quella femminile è proprio l’Umbria la regione ad avere tale
primato.
I cittadini stranieri residenti nella nostra regione attualmente
provengono da ben 150 Paesi, a testimonianza del livello di
globalizzazione raggiunto. Tuttavia, forte è la concentrazione:
oltre 1/5, infatti, proviene dall’Albania (20,9%) e le prime 4
nazionalità - nell’ordine, oltre all’Albania, Romania (12,6%),
Marocco (12,3%) e Macedonia (6,7%) - da sole superano il 50% e le
prime 15 addirittura l’85%.
Tav. 2.2. Umbria – Popolazione residente straniera per
nazionalità e sesso al 01/01/2007
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine TotaleAlbania 7409 5958
13367 24,3 17,9 20,9Romania 3619 4416 8035 11,9 13,2 12,6Marocco
4715 3150 7865 15,4 9,4 12,3Macedonia 2602 1707 4309 8,5 5,1
6,7Ucraina 517 2660 3177 1,7 8,0 5,0Ecuador 1074 1722 2796 3,5 5,2
4,4Polonia 676 1507 2183 2,2 4,5 3,4Moldova 522 921 1443 1,7 2,8
2,3Peru' 589 836 1425 1,9 2,5 2,2Tunisia 949 426 1375 3,1 1,3
2,2Regno Unito 563 602 1165 1,8 1,8 1,8Filippine 446 647 1093 1,5
1,9 1,7Germania 399 677 1076 1,3 2,0 1,7Algeria 700 361 1061 2,3
1,1 1,7Cina Rep. Popolare 530 475 1005 1,7 1,4 1,6India 515 310 825
1,7 0,9 1,3Nigeria 358 452 810 1,2 1,4 1,3Costa d'Avorio 366 340
706 1,2 1,0 1,1Stati Uniti 259 310 569 0,8 0,9 0,9Russia
Federazione 72 482 554 0,2 1,4 0,9Altri paesi 3644 5378 9022 11,9
16,1 14,1Totale 30524 33337 63861 100 100 100
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
Anagrafi comunali
35
-
Regione Umbria – Osservatorio sul mercato del lavoro
Le graduatorie non cambiano sensibilmente per i due sessi: ai
primi tre posti si trovano le stesse nazionalità, dal quarto in poi
superiore per le donne è il peso dei Paesi dell’est.
Tav. 2.3. Umbria – Popolazione residente totale e straniera per
grandi classi d’età e sesso al 01/01/2007
64 Tot. 64 Tot. 64 Tot.Totale 56.620 279.391 86.194 422.205
53.091 279.882 117.789 450.762 109.711 559.273 203.983
872.967Italiani 50.046 256.205 85.430 391.681 47.123 253.511
116.791 417.425 97.169 509.716 202.221 809.106Stranieri 6.574
23.186 764 30.524 5.968 26.371 998 33.337 12.542 49.557 1.762
63.861
Totale 13,4 66,2 20,4 100 11,8 62,1 26,1 100 12,6 64,1 23,4
100Italiani 12,8 65,4 21,8 100 11,3 60,7 28,0 100 12,0 63,0 25,0
100Stranieri 21,5 76,0 2,5 100 17,9 79,1 3,0 100 19,6 77,6 2,8
100
11,6 8,3 0,9 7,2 11,2 9,4 0,8 7,4 11,4 8,9 0,9 7,3
Distribuzione percentuale
Incidenza stranieri
Maschi Femmine Totale
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
Anagrafi comunali
L’età media degli stranieri continua ad essere notevolmente più
contenuta a quella degli italiani residenti in Umbria, che come si
dirà meglio in seguito, è tra le più elevate del Paese. Nella
popolazione straniera, infatti, gli over 64 rappresentano il 2,8% a
fronte del 25% che la stessa classe ha nella popolazione italiana
(il dato medio umbro è il 23,4%); di contro i giovani in età pre
lavorativa incidono il 19,6% tra gli stranieri e il 12% tra gli
italiani (il dato medio è il 12,6%).
Tav. 2.4. Incidenza della popolazione residente straniera per
regione, grandi classi d’età e sesso al 01/01/2007
M F T M F T M F T M F TPiemonte 5,9 5,7 5,8 9,3 9,4 9,4 6,8 7,1
7,0 0,5 0,5 0,5Valle D'Aosta 4,3 4,6 4,4 6,6 6,3 6,5 4,7 5,7 5,2
0,7 0,6 0,6Lombardia 8,2 7,1 7,6 11,8 11,6 11,7 9,3 8,5 8,9 0,6 0,6
0,6Trentino Alto Adige 6,3 6,1 6,2 7,9 7,7 7,8 7,1 7,3 7,2 1,2 1,0
1,1Veneto 7,9 6,8 7,3 11,4 11,2 11,3 8,9 8,1 8,5 0,5 0,5 0,5Friuli
Venezia Giulia 6,3 5,6 6,0 8,9 8,9 8,9 7,4 7,2 7,3 0,8 0,7
0,7Liguria 5,0 5,0 5,0 8,0 7,8 7,9 6,0 6,8 6,4 0,7 0,6 0,6Emilia
Romagna 8,0 7,1 7,5 12,5 12,3 12,4 9,2 8,8 9,0 0,5 0,6 0,6Toscana
6,6 6,3 6,4 9,8 9,7 9,8 7,8 8,0 7,9 0,8 0,7 0,7Umbria 7,2 7,4 7,3
11,6 11,2 11,4 8,3 9,4 8,9 0,9 0,8 0,9Marche 6,7 6,3 6,5 10,5 10,1
10,3 7,6 7,8 7,7 0,7 0,7 0,7Lazio 5,7 6,3 6,0 7,6 7,4 7,5 6,6 7,8
7,2 0,7 0,9 0,8Abruzzo 3,5 3,8 3,7 4,9 5,0 4,9 4,1 4,8 4,4 0,5 0,5
0,5Molise 1,3 1,7 1,5 1,7 1,8 1,8 1,6 2,2 1,9 0,2 0,2 0,2Campania
1,5 1,9 1,7 1,3 1,3 1,3 1,7 2,5 2,1 0,2 0,2 0,2Puglia 1,3 1,2 1,3
1,5 1,5 1,5 1,5 1,4 1,5 0,3 0,2 0,2Basilicata 1,1 1,2 1,1 1,3 1,2
1,3 1,3 1,5 1,4 0,1 0,1 0,1Calabria 1,6 1,9 1,8 1,7 1,8 1,8 1,9 2,4
2,2 0,3 0,2 0,3Sicilia 1,6 1,5 1,6 1,8 1,8 1,8 1,9 1,8 1,9 0,3 0,2
0,2Sardegna 1,1 1,2 1,2 1,3 1,3 1,3 1,3 1,5 1,4 0,3 0,2
0,3Nord-ovest 7,2 6,5 6,8 10,8 10,7 10,7 8,2 7,9 8,1 0,6 0,6
0,6Nord-Est 7,6 6,7 7,2 11,2 11,0 11,1 8,7 8,2 8,4 0,6 0,6
0,6Centro 6,3 6,3 6,3 8,9 8,7 8,8 7,2 8,0 7,6 0,7 0,8
0,8Mezzogiorno 1,6 1,7 1,6 1,7 1,7 1,7 1,9 2,1 2,0 0,3 0,2
0,3Italia 5,1 4,8 5,0 7,0 6,9 6,9 5,9 5,9 5,9 0,5 0,5 0,5
Totale 15-64Totale Minore 15 64 ed oltre
Fonte: Elaborazioni Regione Umbria - OML su dati ISTAT –
Anagrafi comunali
36
-
Il mercato del lavoro in Umbria nel 2007
La popolazione straniera in età da lavoro (49.557) è aumentata
rispetto all’anno pr