D IPARTIMENTO DI L ETTERE E F ILOSOFIA , G IURISPRUDENZA E S CIENZE AZIENDALI ECONOMICHE E METODI QUANTITATIVI C ORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN D IRITTI DELL ’ UOMO ED ETICA DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE TECNOLOGIE DELLE RISORSE RINNOVABILI IL DIRITTO ALL’ENERGIA LE ENERGIE RINNOVABILI COME PARADIGMA PER LO SVILUPPO IN NIGERIA Anno Accademico 2013 – 2014 Andrea Sem Castelli Matricola 1012877
18
Embed
IL DIRITTO ALL’ENERGIA: Le energie rinnovabili come paradigma per lo sviluppo in Nigeria
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
DIPARTIMENTO DI LETTERE E FILOSOFIA, GIURISPRUDENZA E
SCIENZE AZIENDALI ECONOMICHE E METODI QUANTITATIVI
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN DIRITTI DELL’UOMO ED ETICA DELLA
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
TECNOLOGIE DELLE RISORSE RINNOVABILI
IL DIRITTO ALL’ENERGIA
LE ENERGIE RINNOVABILI COME PARADIGMA PER LO SVILUPPO IN NIGERIA
Anno Accademico 2013 – 2014
Andrea Sem Castelli
Matricola 1012877
2
SOMMARIO
RISORSE, ENERGIA E SVILUPPO 3
Il diritto allo sviluppo passa anche dall’accesso all’energia 4
L’ACCESSO ALL’ENERGIA IN NIGERIA 6
La supremazia del petrolio 7
La nuova frontiera del gas naturale 8
UNA TRANSIZIONE NECESSARIA PER LO SVILUPPO DELLA NIGERIA 9
L’energia da biomassa 9
L’energia idroelettrica 10
L’energia solare 10
CONCLUSIONI 11
3
Gli ostacoli maggiori per un cambiamento energetico effettivo sono di natura mentale.
Hermann Scheer - World Council for Renewable Energy
RISORSE, ENERGIA E SVILUPPO
L’energia accompagna l’evoluzione dell’uomo dalla sua origine. La prima tappa è la scoperta del
fuoco attraverso la selce, per poi passare all’energia ottenuta con l’acqua, con il vento e arrivare al
controllo delle trasformazioni energetiche su larga scala della rivoluzione industriale del XVIII
secolo. L’utilizzo su vasta scala delle macchine nella produzione industriale ha modificato
definitivamente sia i processi di organizzazione del lavoro e il carattere complessivo del sistema
economico e sociale del mondo. In seguito si sono scoperti l’elettricità, i motori a combustione
interna, le automobili, gli aeroplani, le industrie chimiche e metallurgiche. Il petrolio si è infine
imposto come combustibile e come materia prima per l’industria petrolchimica, per i trasporti e per
molto altro. Alla fine del XX secolo la società ha vissuto un’altra rivoluzione, tuttora in corso,
passando dalla società delle materie prime alla società della conoscenza: l’informatica, i calcolatori,
i materiali avanzati, le biotecnologie, l’optoelettronica, tutti settori che richiedono però, sempre e
ancora energia. Lo spreco energetico, componente della richiesta sempre maggiore di energia, è
oggi uno dei più importanti problemi delle società occidentali che con i loro mezzi non sono ancora
riuscite ad assicurarla ai paesi in via di sviluppo. La disponibilità dell’energia in quantità persino
eccessive e a troppo buon mercato ha reso possibile questa espansione economica sfrenata e la sua
produzione è direttamente responsabile del degrado delle condizioni di vita sul pianeta. È oramai
impellente non solo ridurre lo spreco e utilizzare solo energie rinnovabili, ma anche rinunciare a
certi prodotti e servizi di utilità marginale nei paesi sviluppati. Il consumo delle risorse non
rinnovabili, soprattutto da parte dei paesi industrializzati, ha non solo dei limiti imposti dal tempo
ma anche delle gravi ricadute sull’ambiente e la società: distruzione degli ecosistemi, effetti nefasti
sulla salute, conflitti letali. L’utilizzo delle energie fossili e dell’energia nucleare conduce
all’inevitabile accentramento della produzione, della distribuzione e del controllo soprattutto nei
paesi in via di sviluppo. È per questo motivo che ho scelto di analizzare la situazione Nigeriana, in
quanto primo produttore di petrolio in Africa e sesto esportatore mondiale. Nonostante la Nigeria
occupi una posizione rimarchevole da un punto di vista economico e sia uno dei paesi più popolosi
e potenzialmente ricchi del continente africano, il suo indice di sviluppo umano è tra i più bassi del
mondo e la maggior parte della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Come possiamo
vedere dalla tabella fornita dall’UNPD l’indice di sviluppo umano della Nigeria si colloca alla 153a
posizione su 186 Paesi presi in considerazione.1
1 Appendice Tabella 1 - Rapporto dello sviluppo umano 2013: Programma dello sviluppo umano ONU -http://hdr.undp.org/en
4
Jeremy Rifkin, economista americano, ha parlato infatti di “maledizione delle risorse” dei paesi in
via di sviluppo con un grande potenziale di risorse naturali:
Tre degli ingredienti economici di questa maledizione sono ben noti: 1) i paesi ricchi di risorse hanno la
tendenza ad avere forti valute, che ostacolano le esportazioni di altri prodotti; 2) tenuto conto che l'
estrazione delle risorse comporta spesso un' esigua creazione di posti di lavoro, la disoccupazione
aumenta; 3) i prezzi oscillanti delle risorse determinano che anche la crescita diventa instabile; a ciò
contribuisce anche il fatto che le banche internazionali accorrono quando i prezzi delle materie prime
sono alti e se ne allontanano non appena si palesa una recessione. [...] il più delle volte i paesi ricchi di
risorse non perseguono strategie di crescita sostenibili. Non riescono a capire che se non reinvestono le
ricchezze ottenute tramite le loro risorse in investimenti redditizi sul campo, in realtà si impoveriscono
sempre più. Le disfunzioni politiche, infine, esacerbano il problema, proprio come le lotte per l'accesso
alle rendite delle risorse stesse portano a governi corrotti e non democratici. 2
La Nigeria come molti altri paesi africani vengono sfruttati ancora oggi dai paesi occidentali per
ricavare risorse naturali e la politica locale è inabile a reinvestire le ricchezze ottenute, tramite le
loro risorse, in investimenti sulla collettività, impoverendosi sempre di più. Le disfunzioni politiche,
infine, esacerbano il problema, proprio come le lotte per l'accesso alle rendite delle risorse stesse
portano a governi corrotti e non democratici.
Vorrei dunque dimostrare come l’accesso alle risorse rinnovabili sia necessario anche nei paesi in
via di sviluppo, in virtù del significato che esse apportano al processo di sviluppo. Le risorse
rinnovabili abbracciano in toto il concetto di sostenibilità.3
Solo attraverso uno sviluppo sostenibile che comprenda l’ambiente, l’economia, la società si potrà
pensare a uno sviluppo realizzabile, equo e vivibile, evitando una volta per tutte la centralizzazione
e la dipendenza delle risorse delle fonti non rinnovabili, giungendo quindi ad una più completa
responsabilizzazione della collettività4.
IL DIRITTO ALLO SVILUPPO PASSA ANCHE DALL’ACCESSO ALL ’ENERGIA
Siamo ormai tutti abituati da qualche anno a questa parte a sentire la parola “sviluppo” nella nostra
quotidianità mediata dai mass-media e soprattutto da parte della classe dirigente. In molti casi viene
reso sinonimo di crescita, in altri di progresso senza però approfondirne il senso. Se volessimo
associare un significato più preciso a tale lemma scopriremmo che lo sviluppo (development) non
dovrebbe essere confuso con la crescita economica (growth): lo sviluppo è infatti un concetto
qualitativo mentre la crescita un concetto quantitativo. Questa confusione è probabilmente data dal
modello di comportamento che una società possiede: siamo passati da una società produttiva a una
società dei consumi, dal modello fordista a quello post-fordista, modelli questi assunti fino a ieri
come legge generale del funzionamento dei paesi occidentali e unico metro di misura.
2 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/08/12/le-risorse-benedette.html?ref=search 3 Appendice Figura 1 4 Cfr. ADER, L’energia al futuro, Bfs, Pisa, 2000, pp. 22, 229
5
Nel corso degli anni il concetto di sviluppo è cambiato in base alle esigenze della società, ma è
negli anni Ottanta che per la prima volta le Nazioni Unite, attraverso la dichiarazione del “Diritto
allo sviluppo”, riconoscono la complessità e la multidimensionalità di questo concetto: lo sviluppo è
un processo globale, economico, sociale, culturale e politico che mira a migliorare il benessere
dell’insieme della popolazione e di tutte le persone.5
1) Il diritto allo sviluppo è un diritto inalienabile dell’uomo in virtù del quale ogni persona e tutti i
popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire a uno sviluppo economico, sociale, culturale e
politico nel quale tutti i diritti dell’uomo e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente
realizzate.
2) Il diritto umano allo sviluppo implica anche la piena realizzazione del diritto dei popoli
all'autodeterminazione che comprende, sulla base delle previsioni di ambedue i Patti internazionali
sui diritti umani, l'esercizio del loro inalienabile diritto alla piena sovranità su tutte le loro ricchezze e
risorse naturali.6
Lo sviluppo è pertanto inteso come un processo che interessa la globalità delle espressioni della
persona umana e la piena realizzazione di ogni singolo uomo e singola donna. Per la prima volta
questo concetto di sviluppo tiene conto sia dell’individualità sia della dimensione collettiva che esso
ricopre. Il diritto allo sviluppo non è solo un diritto ad avere qualcosa o ad accedere a qualche
servizio, ma è un diritto-libertà a partecipare e a vivere una relazione nella misura in cui favorisce le
libertà umane e accresce le capacità di ogni persona.
L’accesso all’energia è una delle condizioni necessarie per raggiungere il compimento di questo
diritto dato che tutti i servizi comunitari degli Stati hanno bisogno di energia. Essa migliora la
qualità dei servizi esistenti, apre la strada per nuovi servizi e ciò fa in modo che siano accessibili per
le persone più povere. L’energia è indispensabile per aumentare l’efficacia e la qualità dei servizi
sanitari, delle scuole e dei centri di formazione, delle istituzioni governative, degli acquedotti, degli
impianti di depurazione, dell’illuminazione e delle singole abitazioni dei cittadini per il
riscaldamento o la cottura dei cibi. Si stima che nell'Africa sub-sahariana oltre il 30 per cento delle
strutture sanitarie, che servono all’incirca 255 milioni persone, sono senza elettricità .7
Nel settembre 2011 le Nazioni Unite hanno promosso il progetto “Sustainable Energy for All” 8 con
l’obiettivo di garantire l’accesso universale ai servizi energetici moderni, raddoppiare il tasso
globale di miglioramento dell’efficienza energetica e di raddoppiare la quota di energie rinnovabili
nel mix energetico globale entro il 2030. In questo prezioso documento viene esposta l’importanza
dell’accesso all’energia:
5 Cfr. S. GANDOLFI, F. RIZZI, Diritti dell'uomo e cooperazione internazionale. L'etica della reciprocità, Sestante edizioni, Bergamo, 2013 6 ONU, Dichiarazione sul diritto allo sviluppo, Art.1, comma 1 e 2 http://www.un.org/documents/ga/res/41/a41r128.htm 7 Cfr. Practical action - http://practicalaction.org/videos-energy 8 Cfr. http://www.se4all.org/
6
L'energia è il filo d'oro che collega la crescita economica, maggiore equità sociale e un ambiente che
permette il mondo di prosperare. L'accesso all'energia è un presupposto necessario per raggiungere molti
obiettivi di sviluppo che si estendono ben al di là della povertà sradicare settore energetico, aumentare la
produzione alimentare, la fornitura di acqua pulita, migliorando pubblica salute, migliorando l'istruzione,
la creazione di opportunità economiche, e l'emancipazione delle donne. La transizione verso sistemi
energetici sostenibili presenta anche una delle più grandi opportunità di investimento del XXI secolo. Lo
sviluppo non è possibile senza energia e lo sviluppo sostenibile non è possibile senza energia da fonti
rinnovabili. 9
Inoltre:
Una rivoluzione rinnovabile non è solo un’ampia ondata d’innovazione potenzialmente accompagnata da
effetti di welfare. Ha a che fare con i conflitti tipici dell’innovazione. Settori economici che hanno
definito lo sfruttamento delle risorse come base commerciale, vedono la propria esistenza a rischio.10
L’ACCESSO ALL’ENERGIA IN NIGERIA
Per la mia ricerca ho scelto lo Stato della Nigeria in quanto caso emblematico del continente
africano. La Nigeria, ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria, è un Paese dell'Africa
occidentale, confina con il Benin a ovest, il Ciad e il Camerun a est, il Niger a nord e a sud si
affaccia sull'Oceano Atlantico nel Golfo di Guinea. Settimo Stato al mondo per popolazione e il più
popoloso del continente, possiede anche una forte eterogeneità etnica con ben 248 gruppi etnici
diversi tra loro ed è diviso in due tra nord islamico e il sud cristiano.
La Nigeria è stato un paese martoriato dal punto di vista politico: inizialmente dominato dagli
inglesi, ottenne l’indipendenza negli anni Sessanta per finire in mano a governi militari o a dittature
sanguinarie ricordate per l’alto grado di corruzione.
Solo nel 1999 ci fu una transizione faticosa alla democrazia con la nomina di un ex militare alla
carica di presidente della Repubblica.
Con il processo di democratizzazione avviato dal presidente Obasanjo, libere elezioni e un
sottosuolo particolarmente ricco di risorse energetiche, la Nigeria avrebbe avuto tutte le possibilità
di diventare lo stato più ricco e avanzato dell’Africa, invece, possiede ancora una situazione
problematica con un debito estero di 18 miliardi di dollari11 e l’indice di sviluppo umano tra i più
bassi del mondo come abbiamo visto precedentemente nel grafico. I dati della Banca Mondiale per
il 2010 indicano che i tassi di elettrificazione per la Nigeria sono stati del 50% per l'intero paese -
lasciando circa 80 milioni di persone senza accesso all'elettricità. Come vedremo nei prossimi
capitoli i cittadini nigeriani non possiedono le risorse del loro sottosuolo e sono costretti a vivere in
condizioni di povertà, inquinamento e scarsa possibilità di sostentamento. È per questi motivi che
9 Appendice Figura 2 10 M. JAENICKE, K. JACOB, A Third Industrial Revolution? Solution to the crisis of resurce-intensive growth in S. CASERTANO, La Guerra del Clima, Francesco Brioschi Editore, Milano, 2011, p.21 11 Ibidem
7
da molti anni, soprattutto nella regione del Delta del fiume Niger si esercitano violente proteste in
molti casi soffocate nel sangue.
LA SUPREMAZIA DEL PETROLIO
La Nigeria è uno dei maggiori produttori di petrolio di facile raffinazione (il Bonny Light) e fin da
quando è stato scoperto, lo Stato nigeriano ha asservito il suo capitale umano e non al servizio dello
sfruttamento di queste risorse, lasciando che il profitto di pochi mettesse in ombra il bene collettivo.
Tale avarizia non ha solo escluso la popolazione dal processo di policymaking, ma ha dato origine a
una profonda frustrazione degenerata in violenza. Già durante la colonizzazione britannica
l’interessamento agli idrocarburi nigeriani ha spinto gli inglesi ad agire in modo egoistico, e a
soprassedere su questioni come l’inquinamento e la salvaguardia delle popolazioni locali, pur di
accontentare le bramosie della multinazionale petrolifera Shell.
La dipendenza dal petrolio dell’economia nigeriana ha inasprito, fin dall’indipendenza del 1960, le
lotte interne per il potere in seno allo Stato federale (28 anni di regime militare tra il 1966 e il 1999)
lasciando spazio a forme di clientelarismo e di corruzione. In assenza di promozione da parte dei
regimi di risorse alternative quali l’agricoltura e i servizi che rappresentano rispettivamente il 24% e
il 20% del PIL, lo Stato federale si affida alle rendite petrolifere per mantenere l’unità del paese,
senza dipendere dal gettito fiscale proveniente dalla popolazione, diffondendo enormemente
l’instabilità sociale e inquinamento.
A mezzo secolo dalle prime trivellazioni, i giacimenti petroliferi sono gestiti ufficialmente dal
NNPC (Nigerian National Petroleum Corporation) demandati però a enti privati esteri come Shell,
Chevron, Texaco, Agip ed Elf.
Lo stato federale in cambio dello sfruttamento dei giacimenti esige royalties12 più che corpose (60%
dei profitti) senza però garantire un’amministrazione efficiente sul territorio. Da un lato le
compagnie occidentali hanno in queste regioni un’autorità maggiore di quella statale ed è a esse che
gli abitanti del luogo si rivolgono per avere generatori di corrente, posti di lavoro, scuole o
ambulatori. Dall’altro queste multinazionali devono subire azioni di contrabbando e pirateria con
cui la popolazione cerca di ottenere profitti dal petrolio.13
Dipendenza totale dell’esportazione di petrolio14, forme clientelari politiche endemiche, mancanza
di controlli finanziari, indisciplina dell’economia pubblica, privatizzazione dei fondi pubblici hanno
così determinato le condizioni di arretratezza energetica, sociale e democratica della Nigeria:
Lo sviluppo del settore petrolifero e del gas non ha rappresentato il volano della crescita del paese, anzi è
stato all’origine dell’impoverimento, la causa del degrado ambientale e sociale in cui versa la
popolazione, in particolar modo quella degli stati del Delta del Niger.15
12 Il valore di una quota percentuale del greggio o gas estratto dovuto allo Stato dove viene praticata l’estrazione 13 R. CHINYELU AMECHI, Nigeria, Pendragon, Bologna, 2000, pp. 37, 40, 41 14 Appendice Figura 3
8
LA NUOVA FRONTIERA DEL GAS NATURALE
Lo sviluppo effettivo del settore gassifero risale invece alla fine degli anni Novanta quando il
governo e le multinazionali straniere hanno preso coscienza della profittabilità di questa risorsa,
sprecata per più di cinquant’anni attraverso il gas flaring16 per i costi troppo alti di estrazione. Dal
punto di vista ambientale questa pratica ha compromesso gravemente la fertilità dei campi, la
foresta di mangrovie del Delta del Niger annullando, di fatto, la biodiversità di questa regione
attraverso anche le piogge acide. Oggi, nonostante la produzione di gas stia lentamente entrando
pienamente a regime, si continua a bruciare il 40% del gas scoperto17.
Le riserve sono concentrate negli Stati che compongono il Delta del Niger, gli stessi che detengono
anche quelle petrolifere. Secondo l’ex ministro delle risorse petrolifere nigeriano ha affermato che
la Nigeria possiede tre volte più riserve di gas che di petrolio e che è probabile che in futuro sia
annoverata maggiormente come produttore gassifero piuttosto che petrolifero quando il settore
funzionerà a pieno regime. La maggior parte del gas si trova nella forma associata, lo si rinviene al
momento dell’estrazione del greggio, con maggiori costi rispetto al gas non associato. I costi per
trasformare questa forma di gas in Gnl (gas naturale liquefatto), sono stimati essere dieci volte
superiori a quelli per il gas non associato, il quale non richiede compressione o ripressurizzazione
per essere trasportato. Il gas come materia prima non può essere commercializzato
immediatamente: per raggiungere le destinazioni di vendita ha bisogno di un robusto impianto
infrastrutturale, sia da parte del paese esportatore sia dell’importatore. Una volta estratto e lavorato,
il gas può essere trasportato attraverso i gasdotti che possono essere interrati o in superficie o nella
forma liquefatta attraverso le metaniere. Il trasporto del gas in forma Gnl ha in vantaggio
economico rilevante legato sia alla riduzione di volume sia il gas subisce con la liquefazione
(rendendo così il Gnl un vettore energetico conveniente data l’elevata energia contenuta per unità di
volume) sia alla possibilità di raggiungere lunghe distanze.18
Nonostante i progetti di liquefazione risalgano dagli anni Settanta è solo nei primi anni del Novanta
e dopo essere parzialmente uscito dalla sua incapacità politica di risolvere i problemi sociali delle
varie aree del paese (ma non dalla mancanza di liquidità monetaria dovuta alla corruzione), il
governo nigeriano, in joint venture con Shell, Agip ed Elf, diede il via a uno dei progetti di
liquefazione più importanti a livello mondiale e sicuramente il più grande realizzato in Africa: il
Bonny LNG. Bisogna però attendere il 1999 con il governo di Obasanjo per l’implementazione di
15 A. GUGLIOTTA, Nigeria, risorse di chi? Petrolio e gas nel delta del Niger, Odoya Editore, Bologna, 2008, p.20 16 Il gas flaring (in italiano: combustione di gas) è una pratica degli impianti industriali petroliferi, chimici e di gas naturale, nonché nei siti di produzione di petrolio o di gas che hanno pozzi di petrolio, pozzi di gas, impianti di perforazione offshore consistente nella combustione del gas (senza recupero energetico) che genera una fiamma sopra le torri petrolifere. Il gas in eccesso estratto insieme al petrolio, viene quindi bruciato perché risulterebbe troppo costoso costruire infrastrutture adeguate per trasportarlo nei luoghi di consumo. 17 Cfr. K. OMEJE, High Stakes and Stakesholders: Oil Conflict and Security in Nigeria, Ashgate Pub Co, Farnham 2006 18 A. GUGLIOTTA, Nigeria, risorse di chi? Petrolio e gas nel delta del Niger, Odoya Editore, Bologna, 2008, p. 125
9
una nuova politica energetica che tenesse conto del gas liquefatto. Molti studiosi ed economisti
hanno individuato il settore gassifero della Nigeria come settore chiave per incoraggiare la
diversificazione della attività industriali. Inoltre investire nel gas significa evitare il gas flaring e
quindi i danni ambientali, recuperare una risorsa in precedenza bruciata e infine promuovere un
circolo virtuoso basato sulla competizione, aumento dell’efficienza, riduzione della speculazione e
della dipendenza nigeriana dell’industria petrolifera.
Oggi il settore è cresciuto moltissimo19, tuttavia l’ambiente sociale ed economico non è ancora
scevro dalle solite forme di corruzione e dalle violenze. I prossimi governi dovranno sapervi porre
rimedio con una giusta dose di liberalismo e nazionalismo, per non farsi ricattare più dal capitale
straniero come nel caso del petrolio.
UNA TRANSIZIONE NECESSARIA PER LO SVILUPPO DELLA
NIGERIA
Il settore energetico convenzionale, in particolare quello dell’energia elettrica, si caratterizza per
l’inaffidabilità delle forniture, bassi livelli di accesso all’energia, limitata capacità di utilizzo, scarsa
manutenzione e forti perdite durante la trasmissione e la distribuzione, un’insufficiente disponibilità
di forza lavoro specializzata e un ambiente sociale non coeso e frustrato dall’incapacità della
politica di risolvere i problemi.
In uno scenario come quello descritto sopra, le energie rinnovabili possono giocare un ruolo
cruciale nel favorire lo sviluppo in Africa, in termini di creazione di nuovi posti di lavoro,
produzione di energia attraverso piccoli impianti distribuiti nei contesti rurali decentralizzati e
destinati a soddisfare le esigenze locali e nella fornitura di servizi energetici che rispettino
l’ambiente. La produzione energetica da fonti rinnovabili (idroelettrica, eolica, solare, geotermica)
è, infatti, conciliabile con le necessità di basso impatto ambientale proprie del mondo agricolo.
Se osserviamo il grafico20 fornito dal ministero federale dell’energia nigeriano le stime 2011 delle
risorse naturali, notiamo come la Nigeria possieda grandi potenzialità nel settore delle biomasse
idroelettrico, eolico, fotovoltaico, e anche dell’energia mareomotrice e geotermica. Nei prossimi
paragrafi esporrò qualche esempio di queste soluzioni energetiche alternative.
L’ENERGIA DA BIOMASSA
L’energia da biomassa usata in Africa deriva primariamente da legna da ardere, segatura, carbone,
residui agricoli e colture energetiche. Soprattutto nella regione sub-sahariana come in Nigeria e in
particolar modo nelle aree rurali, la biomassa è utilizzata come combustibile per la cottura dei cibi e
per il riscaldamento. I vantaggi di questa risorsa sono la sua disponibilità in grandi quantità21, la
19 Appendice Figura 4 20 Appendice Tabella 2 21 Appendice Figura 5
10
produzione e la conservazione in loco, i relativi bassi costi di reperibilità e nella maggior parte dei
casi la pronta fruibilità. Tuttavia gli svantaggi sono ugualmente numerosi. L’impiego del legname
come combustibile rappresenta la prima causa di deforestazione nella maggior parte dei paesi
africani, con conseguenti gravi implicazioni per il cambiamento climatico. Infatti, l’Africa sub-
sahariana è sede della seconda più grande foresta pluviale del mondo e costituisce uno dei più
importanti bacini assorbitori di anidride carbonica. La combustione del legno come del carbone
comporta l’inquinamento dell’aria che provoca in numerosi casi l’insorgere di gravi malattie
respiratorie che colpiscono soprattutto donne e bambini. Inoltre si è appurato di come la produzione
di biocombustibili non sia assolutamente una soluzione da tenere in conto in quanto responsabile
del land grabbing22 e della volatilità dei prezzi alimentari23.
Le tecnologie per la produzione di biogas attraverso la decomposizione dei rifiuti biologici
convertendoli in energia, sono una buona pratica per migliorare la gestione dei rifiuti solidi
organici, riducono le emissioni dei gas serra, limitano la domanda di legname e carbone per
cucinare e forniscono fertilizzanti di alta qualità.
L’ENERGIA IDROELETTRICA
L’energia idroelettrica è una tecnologia pulita e a emissioni zero e quindi costituisce un’opzione
energetica a favore dell’ambiente, adeguata a contrastare il cambiamento climatico e di grande
fruibilità in tutta l’Africa. Nonostante ciò, i progetti idroelettrici nel continente africano richiedono
alti investimenti iniziali che, a loro volta, portano a elevati prestiti e fanno innalzare i livelli del
debito estero. I Fondi d’investimento per il clima possono essere una valida soluzione per sostenere
politiche e attività volte a promuovere fonti energetiche alternative e il trasferimento tecnologico.24
L’ENERGIA SOLARE
Oggigiorno le principali tecnologie per la produzione di energia solare disponibile in Africa sono i
pannelli fotovoltaici, che convertono l’energia del sole in elettricità, e gli impianti solari termici
che, invece, consentono di utilizzare l’energia solare direttamente per riscaldarsi e cucinare. Questo
tipo di tecnologie ha una funzione determinante nel favorire l’elettrificazione decentrata e
sostenibile. La Nigeria ha un alto potenziale derivante dall’irradiazione solare, soprattutto nel nord
del Paese.25 Nonostante queste grosse opportunità e i numerosi progetti in fase di avviamento, il
governo nigeriano non ha ancora provveduto all’approvvigionamento energetico proveniente da
queste fonti.26
22 Land grabbing (traducibile in italiano come accaparramento della terra/dei terreni) è una controversa questione economica e geopolitica che riguarda gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante acquisto o affitto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati. 23 Cfr. http://unctad.org/en/docs/2011_G20_FoodPriceVolatility_en.pdf 24 Cfr. https://www.climateinvestmentfunds.org 25 Appendice Figura 6 26 Appendice Tabella 3 e 4
11
CONCLUSIONI
Come abbiamo visto la presenza d’ingenti risorse energetiche nel territorio nigeriano non ha
comportato ricchezza e benessere della popolazione locale anzi ne ha paradossalmente
compromesso lo sviluppo. L’inquinamento provocato dall’estrazione del petrolio e del gas ha
flagellato le comunità, l’agricoltura non è più in grado di soddisfare il fabbisogno della popolazione
ed è messa in ginocchio per le piogge acide, conseguenti al gas flaring, la pesca è più difficile da
praticare per l’avvelenamento delle acque e le multinazionali contribuiscono ad accrescere la
sperequazione sociale e la corruzione nell’apparato politico e istituzionale del Paese.
L’élite politica federale pur di mantenere i propri privilegi e il controllo delle risorse ha diviso il
Paese e ha negato ogni possibile forma di redistribuzione. L’ultimo governo indubbiamente ha fatto
progressi in ambito di anticorruzione e di un minore asservimento del capitale privato nella gestione
del settore petrolifero. Affinché in Nigeria ci sia un vero processo di democratizzazione è necessaria
una nuova classe politica meno legata ai retaggi del passato e più informata di principi democratici.
Inoltre è necessaria una vera politica di diversificazione della gestione energetica in modo da
attrarre anche attori non legati al petrolio nel tentativo di equilibrare gli interessi del paese e
generare concorrenza per investire in efficacia, perfezionamento, acquisizione di nuove tecnologie,
diffusione capillare di nuovi fondi per lo sviluppo di sistemi energetici decentrati.
Infine un’altra questione irrisolta, che riguarda il rapporto tra democrazia e sfruttamento delle
risorse naturali in Africa, dovrà entrare nelle agende di tutti gli Stati occidentali per evitare gli errori
del passato. Essi hanno, infatti, promosso una concentrazione delle risorse nelle mani di una ristretta
élite politico-economica all’interno dei paesi africani, finendo per indebolire il sostegno popolare
alle istituzioni democratiche. Le cause del fallimento dei programmi liberali di riforma sono da
cercare nel fatto che la conciliazione tra democrazia e crescita economica (inclusa la gestione degli
introiti petroliferi) non può essere delegata ai meccanismi di mercato o a misure-tampone di
riduzione della povertà, ma richiede un’attiva rivalutazione dei diritti sociali27.
27 Cfr. Appendice Figura 7 e 8
12
BIBLIOGRAFIA
ASSOCIATION POUR LE DÉVELOPPEMENT DES ÉNERGIES RENOUVABLES (ADER),
L'energia al futuro: il sole e le altre fonti rinnovabili: un'alternativa di sviluppo sostenibile per il
XXI secolo, BFS Edizioni, Pisa, 2000
CASERTANO Stefano, La guerra del clima: geopolitica delle energie rinnovabili, Brioschi
Editore, Milano, 2011
ROWELL Andy, Il prossimo golfo. Il conflitto per il petrolio in Nigeria, Terre di Mezzo Editore,
Milano, 2007
GANDOLFI Stefania, RIZZI Felice, Diritti dell'uomo e cooperazione internazionale. L'etica della