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COLDIRETTI SARDEGNA Il Coltivatore di Sardegna Anno XLVII n. 4 Ottobre 2011 Poste Italiane S.p.A. spedizione A.P. D.L. 24/12/2003, N. 353 conv. in L. 27/02/2004 n. 46 - Cagliari aut. n.45/1953 Mensile Sindacale, Economico e Agricolo della Coldiretti Sardegna n° 4 OTTOBRE 2011 XQ YRUWLFH /(**(
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il coltivatore di sardegna

Apr 08, 2016

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COLDIRETTISARDEGNA

Il Coltivatoredi SardegnaAnno XLVII

n. 4 Ottobre 2011Poste Italiane S.p.A. spedizione A.P. D.L. 24/12/2003, N. 353 conv. in L. 27/02/2004 n. 46 - Cagliari aut. n.45/1953 Mensile Sindacale, Economico e Agricolo della Coldiretti Sardegna n° 4 OTTOBRE 2011

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Agricoltura. La legge 44. Cappellacci: “Salvi i pastori”E’ il titolo apparso sul L’Unione Sarda mercoledì 12 ottobre 2011, a pagina 5. Parto da queste quattro brevi frasi, che per alcuni giorni hanno turbinato nella mia mente, e credo in quella di molti altri imprenditori agricoli, dandomi gioia, ma anche soprattutto indignazione. Indignazione, una espressione per me

bruttissima, diventata ultimamente segno di disagio, di arroganza e di delinquenza.Se davvero, dopo più di 20 anni di lotte, di indecisioni politiche, di interpretazioni non oneste anche a livelli nazionali ed europei, è stata resa un po’ di giustizia a circa 5000 aziende sarde, resta da dire che l’AGRICOLTURA NON E’ SALVA, non ritenuta in degna considerazione.Il sempre decantato settore primario, unico ancora capace di creare posti di lavoro e dare certezze alle genti sulla qualità dei prodotti di vita non è ancora salvo, non gli è ancora resa piena giustizia.Non mi soffermo a parlare della legge 44/88, perché in maniera molto breve abbiamo cercato di farlo dedicandole un excursus storico in questo nostro giornale. Ma provate a chiedere spiegazioni a coloro, e sono tantissimi, che sono abituati da tanti anni a non prendere sonno la notte, perché pesa e incombe sul loro capo la prospettiva dell’azienda messa all’asta. Per i debiti creatisi non per colpa loro, ma per gli interessi maturati e accumalatisi iniquamente.Il contorno di questa legge è tristemente variegato, perché nella sua centralità stanno i pastori e non solo, ma una grossa frangia di imprenditori di economia, di dignità e di identità della Sardegna. Termini questi che si contrappongono alla parola indignazione, ma che non li esenta di portarne in peso.Molti ancora i problemi non solo dei pastori , ma di tutto

Voglia di non indignarmidi Luca Saba

il settore: il prezzo de latte, vergognosamente portato negli ultimi anni a quota di un litro d’acqua minerale, non di origine sarda.Consentitemi di citare e di ricordare a me stesso alcune vertenze sindacali , delle quali a voi interessano le soluzioni , che ci impegneranno a lungo.- Coldiretti ImpresaPesca, uno strumento a servizio del mondo della pesca e dell’acquacoltura in Sardegna, che raccoglie 12.230 imprese dotate di 1.337 imbarcazioni, con una produzione di 7.500 tonnellate di pescato annuo, tra pesci, molluschi e crostacei;- Comparto florivavistico, per valorizzare e creare economia tramite le ricche essenze mediterranee e rarità endemiche sarde;- Regolarizzazione dei titoli di possesso dei terreni: un secolare status di frammentazione e di titoli sulla parola o scritture private non registrate di appezzamenti di terre, che poteva andare bene sino all’ultimo ventennio e non più utile per fruire delle provvidenze nazionali e soprattutto europee;- Poligono di Quirra, ancora senza definita soluzione; la nostra scelta stare sempre con i pastori del territorio;- Filiera del bovino da carne, la cui nostra azione sindacale continua sulla linea della libera movimentazione e sul consolidamento di accordi commerciali con allevatori delle altre regioni italiane ed estere;- Consorzi di Bonifica; un fronte non abbandonato, ritenuto nella giusta misura di strumento di razionalizzazione delle risorse idriche a servizio anche dell’agricoltura;- Filiera cerealicola; abbiamo già aperto accordi di filiera sul territorio, che attualmente coinvolge circa 10 mila aziende sulla produzione di avena, orzo e grano, senza dimenticare la secolare attribuzione, data alla Sardegna dagli antichi Romani, di “granaio di Roma”;- Comparto ovicaprino; ricordo solo che rappresentiamo la più importante produzione nazionale di latte ovicaprino.Come Coldiretti penso a queste attività, che qualificheranno tutti i nostri soci, tutti i nostri funzionari, tutti i miei colleghi direttori, la mia Organizzazione di cui vado fiero; vi assicuro che tutto ciò mi fa passare la voglia di qualsiasi indignazione.

editoriale

Il Coltivatore di SardegnaMensile sindacale, economicoe agricolo dellaColdiretti Sardegna

A cura diCAICS - Centro AssistenzaImprese Coldiretti Sardegna

Anno XLVII n. 4Ottobre 2011

Organizzazione e coordinamento di redazione: Davide Pilloni, Giuseppe Casu

Direttore Responsabile:Luca Saba

Direzione, redazionee amministrazione:via dell’Artigianato, 13/a09122 Cagliaritel. 070 210981 fax 070 21098110

Grafica, stampa e allestimento:Sainas Industrie Grafichevia Agnelli, sn - Zona Ind. PIP09010 Villaspeciosa (Ca)tel. 070 9639006 fax 070 9639244www.sainasig.it

Poste Italiane S.p.A.spedizione A.P. D.L. 24/12/2003, N. 353 conv. in L. 27/02/2004 n. 46

Reg. del Tribunale di Cagliarin. 45 del 15 gennaio 1953

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Cagliari Dal punto di vista di...

Punto Campagna Amica Diventa fornitore Oristano Il territorio visto e letto da...

Sassari Annata Agraria 2011-2012

Gallura Quali grappoli e quali vini

in questo numero:

Editoriale di Luca Saba Intervento di Marco Scalas

Dimensione Nazionale Indignati: i primi furono gli allevatori Fame: giornata alimentazione Regionale Legge 44/88 e... non solo! Nazionale In cammino... dove siamo, come siamo, dove andiamo

E finalmente l’Assessore Cherchi, dopo nostre pressanti richieste, ha convocato il tavolo sul prezzo del latte ovino.Tante le riflessioni e le considerazioni che si sono affollate nella mia mente nei giorni prima dell’incontro: volevo mettere sul tavolo numeri, dati, elementi, che rendessero quella riunione un momento di confronto serio con gli industriali.E allora via a raccogliere notizie, informazioni per raggiungere in maniera ancor più consapevole una certezza: o si cambia il meccanismo di definizione del prezzo o il nostro settore ovino muore.Alcuni numeri: il comparto ovino ha perso nell’ultimi due anni cica 120.000.000 di euro!In altri paesi Europei, non sulla luna, il latte ovino ha remunerazioni normali, legate al costo di produzione.Ecco allora le prime domande da fare agli industriali: perché il nostro mercato interno non funziona come quello della Spagna o della Francia?Si pensa davvero che i nostri pastori possano sopravvivere ad un altro anno di sottoremunerazione del prodotto?Ma arriviamo al giorno della riunione: i dati pronti, le domande anche, lo stato d’animo di quelli che sanno di dover rappresentare in maniera razionale il grido di dolore di un comparto che, oggettivamente, non ce la fa più.Un solo problema: gli industriali non ci sono!Una doccia fredda: l’Assessore capisce bene i problemi del comparto e sa bene che una sua estinzione significherebbe

Latte ovino:da schiavi a protagonisti del mercatodi Marco Scalas

intervento

la morte della gran parte dei territori della Sardegna; gli industriali se ne fregano.Seconda riunione di qualche giorno fa: gli industriali ci sono ma continuano a fregarsene. Forse pensano che noi, come muli, continueremo a lavorare e a produrre a qualsiasi costo, forse credono che siamo solo un problema e la soluzione sia farci spegnere lentamente, farci estinguere, prosciugare tutte le nostre forze e le nostre risorse. E invece no!Da questa doccia fredda, da questa ennesima dimostrazione di disinteresse, viene fuori una certezza: se il mercato interno funziona male amplieremo i nostri orizzonti, entreremo nel mercato internazionale, dove il nostro latte potrà essere pagato il giusto.Non solo, aiuteremo le nostre cooperative a riappropriarsi del mercato del Pecorino Romano, chiedendo alla Regione di smettere di investire su scatole vuote, come il Consorzio latte, e di puntare su strutture snelle che si occupino di commercializzazione.Le nostre proposte sono in campo, la sfida è aperta: non vogliamo e non possiamo più essere schiavi del mercato, vogliamo diventarne protagonisti!

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Gli allevatori di maiali della Coldiretti che hanno manifestato pacificamente insieme ai propri animali davanti a piazza affari a Milano lo scorso 26 luglio 2011 sono stati i primi in Italia ad indignarsi e a denunciare i danni provocati dalla speculazione finanziaria internazionale all’economia reale in settori come l’agricoltura e l’alimentazione determinanti per la vita di tutti i cittadini. E’ quanto ha affermato la Coldiretti in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione indetta dalla FAO che

Indignati: i primi furono gli allevatori con maiali a piazza affari

nazionale

segue la manifestazione degli indignati che ci si augura sia responsabile come quella degli allevatori. Gli allevatori lo scorso 26 luglio “occuparono” pacificamente piazza affari e diedero in “adozione” alcuni piccoli maiali con tanto di coccarda tricolore agli operatori della borsa perché non sono piu’ in grado di farli crescere. “La speculazione è servita a tavola””, “ “Meno finanza e piu’ stalle”, “Giu’ le mani dal Made in Italy” sono alcuni degli slogan che erano stati urlati dai manifestanti “armati” di cartelli e colorate bandiere gialle...La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza che ha generato la crisi internazionale ed ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o un frigorifero. Gli effetti drammatici, legittimati sull’altare di un libero mercato senza regole, vanno dalle speculazioni sulle materie prime agricole al furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi piu’ poveri, il cosiddetto land grabbing, fino alle grandi bugie sul potere salvifico degli organismi geneticamente modificati (Ogm), la cui diffusione sotto il pressing delle multinazionali è aumentata - conclude la Coldiretti- insieme al numero degli affamati.

Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate, equamente divisi tra paesi industrializzati (670 milioni di tonnellate) e quelli in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate), soprattutto ortofrutta, radici e tuberi commestibili. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Fao, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione, nel sottolineare l’importanza di intervenire per una piu’ attenta gestione e distribuzione della produzione agricola ed alimentare per combattere la povertà e la fame. Il problema riguarda anche l’Italia dove a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate che - sottolinea la Coldiretti - equivale ad un valore annuale di ben 37 miliardi di euro in grado di garantire l’alimentazione a ben 44 milioni di persone, un numero superiore di cinque volte agli 8,3 milioni i cittadini nazionali che vivono in povertà secondo il Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia della Caritas. Una razionalizzazione della filiera alimentare con un taglio agli sprechi potrebbe contribuire in modo

Fame: giornata alimentazione Coldiretti, nel mondo sprecato 1/3 cibo

determinante a risollevare molte famiglie dalla povertà come dimostrano le numerose iniziative adottate negli ultimi anni. Si stima infatti che almeno quindici milioni di pasti saranno distribuiti gratuitamente nel 2011 dalla chiesa attraverso le diverse iniziative di solidarietà dei fedeli, per contribuire ad affrontare le nuove povertà nell’anno della crisi.

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regionale

La legge 44/88 e... non solo!

La StoriaAlla fine del 1988 il Consiglio Regionale approvò la Legge 44. La Norma consentiva l’abbattimento dei tassi di interesse, per i mutui sino a 15 anni, per gli imprenditori agricoli che si trovavano in difficoltà economiche per circostanze avverse. La Regione Sardegna non notificò la legge di aiuto all’Unione Europea, come previsto dal Trattato CE. Solo nel 1992, maldestramente, la Regione notificò la legge con la quale si rifinanziava tale intervento.Nel 1994, dopo alcuni accertamenti, la Commissione Europea aprì una procedura di indagine formale sull’aiuto non notificato, concedendo peraltro dei termini affinchè la Regione potesse motivare la compatibilità delle provvidenze concesse rispetto alla normativa comunitaria sulla concorrenza.La Regione rispose in modo frammentario e tardivo e così, nel 1997, la Commissione Europea espresse parere negativo sull’aiuto in oggetto, imponendo il recupero di quanto erogato in conto interessi.La Regione tenne “nei cassetti” il dispositivo della decisione, limitandosi – “silenziosamente” – a non erogare più il contributo in conto interessi a suo tempo concesso e, così facendo, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5% a quello del 13-18%.Solo nel 2001 la Regione notificava il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, richiedendo la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi ai circa 5.000 beneficiari dell’intervento.Lo Stato Italiano con la Legge Nazionale n. 244 del 24.12.2007 (l’art.. 2, com. 126) aveva previsto che “Ai fini della ristrutturazione dei debiti degli imprenditori agricoli della regione Sardegna verso gli istituti finanziari che, ai sensi della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44, hanno concesso agli imprenditori medesimi finanziamenti su cui sono stati autorizzati i concorsi negli interessi dichiarati illegittimi ai sensi della decisione 97/612/CE della Commissione, del 16 aprile 1997, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è istituita una commissione di tre esperti, di cui uno designato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, uno

dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed uno dalla Regione Sardegna. La commissione presenta al Presidente del Consiglio dei ministri le proposte per la ristrutturazione dei predetti debiti entro il 31 luglio 2009[1] nel rispetto delle disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato […]”. La Commissione per la valutazione dei danni subiti dal comparto non ha mai portato a termine il lavoro!

Lo stato dell’ArteA tutta questa situazione si è aggiunga l’azione posta in essere dalla Regione Sardegna che, in ragione di un freddo meccanismo burocratico finalizzato ad evitare la prescrizione dei provvedimenti di recupero delle somme erogate, ha notificato un sollecito di pagamento alle imprese agricole ai quali sono pervenute richieste dai contenuti perentori e senza alcuna proposta di rateizzazione a differimento degli importi.Andando a verificare la congruità dei calcoli fatti dalla Regione Sardegna nei confronti dei produttori ai fini della restituzione dei denari concessi con la Legge in questione, emerge una discrasia tra l’importo erogato e quello chiesto a rimborso.

Le nostre richieste• Immediato annullamento, in autotutela, del provvedimento di recupero credito per le aziende alle quali è stato notificato il sollecito di pagamento;• Immediata verifica analitica di tutte le 5.000 posizioni interessate dai provvedimenti di revoca, con l’obiettivo di dare certezza ai produttori agricoli sull’origine e sull’entità del debito ascrittogli;• Immediata attivazione di una strategia che affronti in maniera strutturale il problema dell’indebitamento delle imprese agricole sarde.

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regionale

Il Protocollo d’IntesaIl 5 agosto 2011 presso la sede della Giunta Regionale la Regione Sardegna e le OO.PP.AA. hanno firmato un protocollo di intesa che ha accolto per intero le nostre richieste.Nel dettaglio la Regione Autonoma della Sardegna si impegna:1. ad avviare immediatamente ogni iniziativa utile a consentire una sospensione dei procedimenti degli incassi degli interessi regionali sui mutui erogati a valere sulla L.R. n. 44/88 fino alla verifica della reale entità degli importi effettivamente dovuti dagli agricoltori, fermi i necessari atti interruttivi della prescrizione.2. a promuovere una verifica puntuale dell’esatta posizione debitoria dei agricoltori direttamente coinvolti anche presso gli istituti di credito erogatori dei mutui ed in loro presenza.3. a verificare in raccordo con la Commissione europea l’esistenza dei presupposti per non procedere al recupero delle somme richieste a titolo di interessi sugli aiuti erogati.4. ad aprire una trattativa con le banche, in primo luogo con il Banco di Sardegna, al fine di individuare soluzioni più vantaggiose in favore degli agricoltori interessati dai provvedimenti di recupero di cui alla citata decisione della Commissione europea.5. a promuovere la costituzione di un Tavolo di confronto con il Governo nazionale al fine di individuare le soluzioni più idonee ad assicurare il superamento del contenzioso attualmente in atto con la Commissione europea relativamente al recupero delle somme di cui al Decisione n° 97/612 del 16 aprile 1997.6. a ricercare, sollecitando anche l’intervento del governo nazionale alla luce dei due ordini del giorno a suo tempo approvati dai due rami del Parlamento, soluzioni politiche condivisibili dall’Unione Europea per una definitiva soluzione delle problematiche legate ai debiti in agricoltura.

Le decisioni dei Sindacati AgricoliDopo il blocco del tavolo con gli industriali che hanno ribadito ieri (19 ottobre 2001, nota redazionale) “il prezzo del latte lo fa il mercato” e una sostanziale indisponibilità ad individuare una strategia per addivenire ad un metodo di calcolo per il prezzo condiviso, Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri lanciano una sfida per aprire il mercato.Individuati gli strumenti economici che spezzino l’oligarchia degli industriali del latte.Ecco le proposte da attuare con l’aiuto fattivo della Regione.Realizzare un’asta pubblica che inviti cooperative e trasformatori nazionali ed internazionali interessati all’acquisto del latte ovino sardo e aggregare la produzione di pecorino romano (oggi il 67% della produzione totale) attraverso la costituzione di un consorzio di secondo grado da realizzarsi con il sostegno della Sfirs che punti su un manager esperto capace di commercializzare e

valorizzare la produzione del formaggio nei mercati.“E’ necessario aprire nuove strategie economiche - ha affermato Luca Saba direttore Coldiretti Sardegna in una recente conferenza stampa- grande ruolo deve avere la cooperazione. Dobbiamo riuscire a remunerare adeguatamente le nostre imprese valorizzando la produzione di formaggi, garantendo reddito agli allevatori”.“Gli industriali non vogliono trattare - ha sottolineato GiGi Picciau presidente di Confagricoltura Sardegna - quindi la Regione gli tolga l’ossigeno e premi chi ha volontà di costruire percorsi virtuosi. Siamo pronti per migliorare la cooperazione e la commercializzazione”.“In questo periodo di sofferenza del settore caseario, gli industriali si assumano le proprie responsabilità - ha detto Martino Scanu presidente di Cia Sardegna - e decidano di risolvere con i produttori del latte queste emergenze”.“L’art.6 dell’accoro siglato nel 2005 e disdettato dagli industriali - ha ricordato Pietro Tandeddu coordinatore regionale Copagri - non è un’aberrazione”.

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regionale

La cittadina di Calagonone ha ospitato per due giorni i funzionari della Coldiretti sarda, che operano sul territorio,dando ai soci consulenza, assistenza, informazione e supporto concreto per una burocrazia sempre più complessa e difficile.Il Direttore Luca Saba, aprendo i lavori non ha lesinato di sottolineare che “L’agricoltura Sarda vive una condizione di enorme difficoltà: non ci sembra di esagerare se diciamo che il nostro settore primario è al collasso.Non solo, ma l’aspetto che preoccupa maggiormente gli operatori del settore, ed in particolare le imprese, è il fondato timore che nè a livello regionale, nè tantomeno a livello nazionale, si abbiano i mezzi necessari in grado di invertire questa linea di tendenza, che vede ridursi giorno dopo giorno una sempre più drastica contrazione della massa critica del settore agricolo isolano.Basta verificare l’andamento del numero degli occupati, passato dalle 38.000 unità del 2008 alle 34.000 unità nel 2009; dato tendenziale, quest’ultimo, non modificato in maniera sensibile nemmeno dai nuovi insediamenti favoriti dagli aiuti comunitari.Tale dato è riscontrabile anche nel tasso di crescita delle Imprese agricole iscritte alla CCIAA, che registra un valore negativo del 2,9 % (dati 2009 su 2008), con una contrazione

del Valore Aggiunto prodotto, che passa dal 4% al 3 % ed una riduzione dell’export dei prodotti agricoli della pesca di oltre il 17% (Fonte: Regione Sardegna - Relazione annuale di esecuzione PSR 2007/2013). Il dato assume una connotazione ancor più pesante se si analizza il trend che il numero delle imprese agricole ha subito nell’ultimo decennio: dalle oltre 91.000 aziende censite nel 2000, si passa alle attuali 60.000 (Fonte INEA su elaborazione dati ISTAT).” Le tematiche trattate hanno avuto ampio respiro; i punti portati alla riflessione son andati in ordine crescente, partendo dall’attuale Comparto Oviacaprino per raggiungere un altrettanto attuale comparto dell’Acquacoltura.Interessante la didattica adottata, con aspetti focali sull’ Azione sindacale e sull’Azione economica. Le numerosissime slide proiettate sapientemente secondo gli argomenti hanno reso piacevoli le lezioni. Tra le premesse gli scopi, che riportiamo ancora come inciso: “Già quest’anno siamo riusciti ad imprimere un importante cambio di passo, e abbiamo potuto farlo solo perché siamo stati capaci, in virtù di tale vicinanza, di leggere con precisione il nostro territorio.”Leggere il territorio ha il significato di essere a contatto con la gente che vi opera, di comprenderne le aspettative, di

In cammino... dove siamo, come siamo, dove andiamoCalagonone, 6 - 7 ottobre 2011

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regionale

cogliere le esigenze e di trovare, in collaborazione con loro, le soluzioni individuali. Tanto da aggiungere come corollario che“La nostra forza e la nostra credibilità, a tutti i livelli, partono da quanto riusciremo a stare vicini alla base e ad interpretare i loro disagi”Così si è espresso uno dei relatori, sottolineando l’importanza comune e diffusa di disagio globale. Ma anche delineando un nuovo scenario ed un programma che ognuno può arricchire e completare con singolare dignità.Come esempio sull’Azione sindacale ed economica, riportiamo:

La Filiera CerealicolaLe produzioni cerealicole in Sardegna interessano circa 10 mila aziende che coltivano principalmente grano duro, avena, orzo ed in alcuni areali specializzati, riso. La cerealicoltura, che arriva a rappresentare circa il 18 % delle coltivazione erbacee della Sardegna, è praticata principalmente da aziende con dimensione fondiaria oltre i 20 ettari.

L’Azione SindacaleRiconoscimento delle Denominazioni d’Origine (DOP e IGP) per le nostre tipicità agroalimentari cerealicole (Pane Carasau, Pistoccu etc.);Chiedere alla politica uno sforzo programmatorio perché le iniziative di valorizzazione poste in campo dalle forze sociali, dal “Compra Sardo” di Identità e Futuro, alla nostra “Campagna Amica”, possano trovare un concreto appoggio e sostegno.Orientare le risorse regionali solo verso chi “scommette” sul sistema Sardegna attraverso la sottoscrizione di Accordi di Filiera: art. 13 legge 15 etc.

L’azione EconomicaPromuovere la nascita di accordi di Filiera che consentano un rapporto proficuo tra mondo della produzione primaria e mondo della trasformazione.Approfondimenti hanno riguardato: Comparto Ovicaprino, Filiera cerealicola, Consorzi di Bonifica, Filiera del bovino da carne, Quirra, Comparto florovivaistico e ColdirettiImpresaPesca.Numerosi gli interventi dei partecipanti, le verifiche, i confronti e lo scambio di esperienze territoriali, che hanno dato la sensazione di una lettura complessa e completa delle realtà territoriali. C’è stato il tanto per attualizzare le domande iniziali: dove siamo, chi siamo, dove andiamo. Valevole per tutti i momenti della vita.

La Filiera del bovino da carneLa produzione attuale di carne bovina registra una sensibile flessione rispetto al 2000, prima della crisi sanitaria determinatasi a seguito della emergenza della BSE e soprattutto prima dell’insorgenza della Blue-tongue, non soltanto a causa dei danni “diretti” arrecati da questa malattia anche agli allevamenti bovini, ma soprattutto per i danni “indiretti”che col trascorrere degli anni, si sono rivelati ancora più nefasti di quelli precedenti, che stanno portando al tracollo un comparto di fondamentale importanza per l’economia di vaste aree interne della nostra regione, rappresentato da alcune migliaia di aziende.Gli effetti negativi prodotti dall’applicazione delle rigide norme sanitarie, adottate dalle autorità per fronteggiare la blue-tongue e in particolare di quelle legate al blocco della movimentazione, che hanno determinato la perdita di un importante sbocco commerciale, rappresentato dai centri d’ingrasso della penisola.

L’azione Sindacale Si è lavorato per garantire la movimentazione dei bovini, lavorando di concerto con l’Assessorato alla Sanità della regione Sardegna, cosi come con il Ministero della Salute.

L’azione economicaAbbiamo lavorato per riaprire i canali commerciali con altri allevatori della penisola che hanno centri di ingrasso, ricostruendo dei percorsi virtuosi di valorizzazione delle carni. Stiamo facendo dialogare allevatori della nostra Regione con allevatori di altre regioni.I primi risultati anche in questo caso sono stati il rilancio della filiera con un immediato aumento delle quotazioni di mercato.

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Cagliari

Cooperazione, innovazione, territorializzazione: tre elementi dai quali realizzare un progetto di crescita del settore vitivinicolo. Ne è convinto Giuseppe Farci, quarantacinque anni, da meno di uno presidente della Cantina di Quartu S.Elena: una realtà che conta una novantina di soci ed una produzione di centocinquanta mila bottiglie fra vini rossi e bianchi. La cantina, nata nel 1926 con Regio Decreto del Re Vittorio Emanuele, rappresenta un’importante realtà nel panorama imprenditoriale del territorio.

Presidente, perché la cooperazione?Perché è l’unico sistema in grado di dare garanzie ai produttori e creare un vero equilibrio al mercato. La cooperativa si impegna a raccogliere le uve di tutti i soci, imponendo qualità, cercando allo stesso tempo di indirizzare le produzioni in funzione delle esigenze del mercato. E’ però necessario superare l’individualismo che contraddistingue troppo spesso le nostre imprese ed unirci in un progetto che ci veda protagonisti all’interno di un mercato sempre più concorrenziale ed esigente. Ma per fare questo, ne sono convinto, è indispensabile camminare in un’unica direzione e questo lo si può fare solo attraverso il sistema delle cooperative.

Ha parlato di un mercato fortemente competitivo, come lo si affronta ? Lo si affronta attraverso l’innovazione. Oggi dobbiamo essere competitivi, innanzi tutto il ruolo dei soci è fondamentale e al centro delle nostre strategie vi è il riconoscimento del vero valore alla produzione, partendo da un prezzo di mercato che sia in grado di reggere la concorrenza. Questo aspetto pone l’esigenza di adeguarci ai cambiamenti attraverso nuove tecnologie che siano in grado di abbattere i costi del lavoro e aumentare il livello qualitativo. Come cantina di Quartu, ad esempio, partendo dalla qualità delle nostre uve, abbiamo avviato tutta una serie di investimenti mirati a migliorare i sistemi di lavorazione, ciò ci permette di ottimizzare la vinificazione raggiungendo altissimi livelli qualitativi sui nostri vini.

A quale mercato vi rivolgete?Attualmente i nostri vini sono commercializzati all’interno della grande distribuzione. Il settore rappresenta da tempo quella fetta di mercato che ci permette di fare grandi numeri, ma viceversa non realizzare grandi guadagni. Per questo oggi vorremmo indirizzare le nostre vendite su settori diversi come quelli della ristorazione o delle enoteche, cioè rivolgendoci verso un mercato di nicchia che esalti maggiormente la qualità dei nostri vini. Le aziende dei nostri soci si trovano ad un passo dal mare, quelle più distanti si trovano si e no ad un quindicina di chilometri, passando dai piedi della catena del Serpedì sino al litorale di Flumini di Quartu Sant’Elena. Una posizione geografica, insomma, ottimale in grado di esaltare qualità come il Nuragus, la Monica o il Nasco che da quest’annata presenteremo in una versione diversa, migliore, rispetto al passato.

..ha parlato di territorializzazione..La Sardegna grazie ai suoi vini esibisce un’immagine elegante nel mondo. Ma paradossalmente di questo se ne pregia più la classe politica che il produttore. Sono convinto che di pari passo sia necessario dare alle nostre aziende una maggiore assistenza pianificando attraverso gli enti Regionali una vera e propria zonizzazione delle colture viticole evitando interventi scomposti da parte dei singoli produttori. Sono certo che un progetto di questo genere oltre ad aumentare la qualità dei nostri prodotti preverrebbe anche a un controllo più puntuale sulla diffusione di fitopatie.

Quale futuro per il settore vitivinicolo?La Sardegna, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie e alla presenza di tecnici preparati, sta facendo quello che hanno realizzato altre regioni come Piemonte e Toscana. Alle nostre uve e ai nostri vini vanno riconosciuti però qualità e tipicità davvero uniche, apprezzate come è noto in tutto il mondo. Dobbiamo, tuttavia, recuperare alcuni ritardi. Per anni siamo rimasti legati al “bottiglione” producendo i vini con la tinozza di legno senza guardare al mercato dell’imbottigliato. La lavorazione delle uve e la sua commercializzazione sono una disciplina che va seguita con attenzione, solo in questo modo si possono ottenere dei buoni risultati. E la Sardegna, da questo punto di vista, ha le potenzialità che possono dare un grande valore aggiunto alla nostra Isola. Ai sardi e ai giovani in particolare, rivolgo infine, un invito ad avvicinarsi al mondo del vino cogliendo anche l’aspetto culturale di un prodotto che oggi può tranquillamente proporsi, con le sue innovate caratteristiche, quale prodotto giovane, fresco, gradevole al palato dei “ più”.

Dal punto di vista di Giuseppe Farci

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Cagliari

L’enologoLucien Angei è il consulente della Cantina di Quartu S.Elena. Madre Francese, papà di San Gavino, è laureato in enologia. Prima di approdare in Sardegna ha vissuto diverse esperienze lavorative all’estero fra le quali Francia e Australia. A lui è affidato il compito di valutare la qualità dei rossi come Cannonau, Monica, Merlot, Cabernet, Syrah o dei bianchi come Vermentino, Nuraghus, o il Nasco di Quartu. Per il dottor Angei l’annata che si presenta alle porte sarà davvero speciale. <<Il duemilaundici sarà un’annata con un livello qualitativo particolarmente elevato. Ci sono insomma tutte le premesse perché la qualità dei vini sia davvero importante. Tutto sta nell’assenza di problemi fitosanitari, ed una estate particolarmente calda, caratterizzata dalla mancanza di pioggia, che ha permesso alle uve di ottenere una maturazione costante e serena. A questo possiamo aggiungere la totale assenza di peronospora che rispetto allo scorso anno permetterà di aumentare la resa sui rossi di almeno un quindici / venti per cento. Stiamo, insomma, assistendo alla presenza di uve sane che preludono alla produzione di vini, ben strutturati, con delle belle note fruttate>>.

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punto di vista climatico”, continua, “il mese di agosto 2011 è stato clemente”: lo scorso anno infatti proprio in questo mese si erano avute nottate con temperature scese al di sotto dei 15° che non avevano favorito l’allegagione ottimale del riso. Altro elemento di costo che continua a crescere ed ad incide-re sempre più sul reddito netto, è quello dei trasporti passato a 3,90 a quintale con un aumento di ulteriori 20 centesimi rispetto all’anno precedente. La auspicata “continuità terri-toriale delle merci” rimane una chimera e noi produttori di riso sardo scontiamo pesantemente questo ulteriore aggravio rispetto ai nostri colleghi “continentali” che sostengono un costo pari ad un terzo del nostro nonostante la qualità rag-giunta per un prodotto che viene apprezzato in tutta Italia. In sostanza, non avendo la possibilità di valorizzare nella nostra Regione il nostro prodotto da un lato perdiamo il “valore ag-giunto” derivante dalla vendita del prodotto finito, e dall’al-tro subiamo una decurtazione sul prodotto per il doverlo trasferire nella penisola. Ancora problemi infine con la fauna selvatica, anatre e fenicotteri in particolare, il cui costante aumento provoca un esponenziale aumento del numero dei danneggiamenti provocati sulle risaie. Da un lato aumentano i danni e dall’altro diminuiscono i risarcimenti che, quando si riesce ad ottenerli, sono legati non ad una determinazione del valore del danno subito dalla produzione ma ad una semplice ripartizione delle poche risorse finanziarie a disposizione tra i richiedenti aventi diritto.Come altri prodotti, anche il riso sardo e italiano, subisce la concorrenza di altri paesi (Egitto e Spagna per fare alcuni esempi) senza giustificazione se non quella legata alla con-correnzialità del prezzo che, se basso, favorisce la sola com-petizione industriale senza preoccuparsi di dare “valore ag-giunto” al prodotto italiano.

Oristano

Virgilio Scintu o r i s t anese di 55 anni, è titolare di una azien-da agricola che produce riso, grano, carciofi ed olio. E’ un produttore di riso dal 1978. A lui c h i ed i amo di esprimere, s i n t e t i c a -mente quali

siano le maggiori problematiche vissute quest’anno dal set-tore risicolo.“Alla base del contesto 2011 c’è sicuramente il continuo e costante aumento dei costi di produzione, ci dice Virgilio che è il Presidente della Sezione Coldiretti della Città di Orista-no. Nello specifico il costo dei carburanti, il costo dei con-cimi ed il costo dei diserbanti: tutti elementi indispensabili per la coltivazione e soprattutto per il raggiungimento di un buon risultato in termini qualitativi. A queste si aggiunge un “vecchio”problema legato alla indeterminatezza del costo dell’acqua: in questi ultimi anni abbiamo dovuto subire pas-sivamente il costo ad ettaro del servizio irriguo garantito dal Consorzio di Bonifica, che ha provveduto a tale calcolo sem-pre a colture già impiantate impedendo di fatto una scelta imprenditoriale fatta sulla valutazione costi/benefici.” Da un

Il territorio visto e letto da: Virgilio Scintu

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Oristano

Dire Arborea è dire latte di Sardegna, abbiamo intervistato l’allevatore Carletto Lasi che dal 1970 , subentrato al padre Valerio in società con i tre fratelli, alleva oggi 570 bovini di razza frisona. A lui, Presidente della Sezione Coldiretti di Arborea, chiediamo di evidenziare le più rilevanti tematiche cui ha riposto e ripone le sue attenzioni in questo periodo:“Se partiamo dal conto economico aziendale, a fronte di una seppur leggera ripresa del prezzo pagato per il litro latte, l’ulteriore innalzamento dei costi dei fattori di pro-duzione ha intaccato ulteriormente il già esiguo margine di redditività dell’azienda”- in particolare Lasi ci evidenzia lo spropositato aumento del costo del mais e della soia e ben comprendiamo allora, quando sui mass media si parla di speculazioni internazionali sul costo delle materie prime, l’influenza che queste possono avere anche da noi. Identi-co problema per i concimi i cui costanti rincari modificano continuamente, innalzandolo, il budget preventivato: e chia-ramente, visti i costi da sostenere, questa spesa aggiuntiva non preventivabile in tale situazione continua a ridurre il margine redditività dell’azienda. Tutti questi aumenti infatti incidono in maniera sostanziale sul risultato finale essendo direttamente legati al buon mantenimento ed alimentazione degli animali. “L’orga-nizzazione che le nostre aziende si sono date ci permette di contenere, per quanto possibile, le oscillazioni dei prezzi di tale “materie prime”, pur tuttavia anche noi non riusciamo ad an-nullare tali aumenti dei costi che incidono pe-santemente sul bilancio dell’annata agraria”.“ Non possiamo dimen-ticare inoltre” continua Carletto Lasi, “le vicen-de delle “bollette pazze inviateci dal Consorzio di Bonifica”: si rimane in attesa, dopo la so-spensione delle richieste di pagamento, del con-seguente ricalcolo degli importi che dovrebbero finalmente equipararsi alla redditività delle col-tivazioni, e in tal modo contribuire alla neces-saria stabilizzazione del costo.

Obiettivo puntato su Arborea

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Sassari

Gasolio, mangimi e concimi, affitto terreni, ora anche l’Iva. L’annata agraria 2011-2012 che le imprese agricole della provincia di Sassari si apprestano ad iniziare, non poteva co-minciare in modo peggiore. Per le aziende sono costi aggiun-tivi in quanto, ad esempio, le irrigazioni costano sempre di più anche a causa dell’utilizzo del gasolio dei generatori che ha raggiunto prezzi esorbitanti. «L’agricoltura del nord ovest Sardegna – sottolineano Battista Cualbu e Pietro Greco, pre-sidente e direttore di Coldiretti Sassari – non è certo immune dalla crisi che stanno vivendo tutti i settori e per questo oc-corrono interventi mirati ed incisivi che favoriscano anche il ritorno nelle campagne con politiche infrastrutturali che facili-tano la rinascita agricola soprattutto delle aree interne. Risulta pertanto indispensabile avviare politiche di promozione delle eccellenze locali che stanno conquistando i consumatori con-tro l’arrivo indiscriminato di prodotti da tutto il mondo». Un esempio di questa drammatica situazione è la realtà dei terre-ni della Nurra, tra Sassari, Porto Torres ed Alghero, un tempo per la gran parte seminati a grano ed oggi per lo più lasciati incolti. Se è vero che la causa principale è che il grano viene quotato a prezzi che sono oggi inferiori del 35 per cento rispetto a quelli raggiunti con il record storico due anni fa, nel marzo 2008, non pos-siamo far finta di non vedere quanto costa acquistare un quinta-le di grano certificato piuttosto che irrigare un ettaro di terra o utilizzare macchine agricole che vanno a gasolio.Proprio per questo occorre investire tutti i fondi europei a di-sposizione sia per la promozione sia per gli investimenti prima che scadano e tornino nelle casse europee a vantaggio degli altri Paesi.«Occorre ad esempio vigilare – proseguono poi - affinché l’au-mento dell’Iva non sia l’occasione per spe-culare con aumenti di prezzo ingiustificati su

beni indispensabili per i cittadini e le imprese, dalla benzina ad alcuni tipi di alimenti e bevande». Basta vedere gli effetti dell’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto su molti beni a partire dalla benzina che è cresciuta di 1,4 centesimi, in misura superiore ad ogni previsione. L’insostenibile aumento della benzina ri-schia di essere un ulteriore elemento di ostacolo alla ripresa dell’economia aggravando i costi delle imprese locali che si devono confrontare sul mercato. La maggioranza degli alimenti sono esclusi dall’aumento dell’Iva che però colpisce alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino per il quale la Coldi-retti ha stimato un introito aggiuntivo per lo Stato di 35 – 40 milioni di euro. Per una bottiglia di tre euro il giusto aumen-to è pari ad appena 3 centesimi e bisogna dunque evitare che i ritocchi di pochi centesimi necessari per l’adeguamento dell’Iva diventino l’occasione per rincari ingiustificati al detta-glio in un momento di difficile crisi economica.

Annata Agraria 2011-2012

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Produzione in calo ma con un’ottima qualità delle uve. È quanto prevede l’Assoenologi, per quanto riguarda la vendemmia 2011 nello stivale. La Gallura, al contrario, pur mantenendo inalterata la qualità delle uve, in particolare del Vermentino DOGC, conferma un incremento di produzione di circa il 10 per cento. Proprio per questo, l’Italia perde il primato mondiale nella produzione di vino per effetto del caldo torrido di fine estate e la prolungata assenza di pioggia che hanno tagliato drasticamente le stime per la vendemmia 2011 al minimo storico di 42 milioni di ettolitri, oltre il 10 per cento in meno rispetto allo scorso anno. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ismea nel sottolineare che per effetto dell’andamento meteorologico si è peraltro praticamente

Quali grappoli e quali vini

Gallura

già conclusa la vendemmia per le uve bianche destinate agli spumanti che nel passato si iniziavano a vendemmiare proprio in questo periodo. La produzione di vino nel 2011 sembra dunque destinata - sottolinea la Coldiretti - a raggiungere il livello più basso di sempre, addirittura inferiore ai 42,5 milioni di ettolitri del 2007. La produzione è in calo in tutte le regioni con punte del 20 per cento in Sicilia e Basilicata mentre sembra aumentare solo in Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna.«Nei vigneti di Gallura - spiegano Fausto Sanna e Pietro Greco, presidente e direttore di Coldiretti Gallura - la vendemmia è già cominciata da alcuni giorni e verosimilmente terminerà a metà ottobre, seguendo il livello di maturazione delle diverse specie presenti. Le uve moscato, in primis, molto aromatiche e con un vino di livello e ormai molto conosciuto.

Indubbiamente, l’uva regina anche di questa vendemmia 2011, sarà il Vermentino, che ha trovato in Gallura terreni estremamente favorevoli alla produzione di questa pregiato qualità. Il “Vermentino di Gallura” è l’unico vitigno isolano che si può fregiare della denominazione d’origine non solo controllata ma anche garantita, DOCG. Ma come si presenta l’annata? «Come sempre essa è determinata dall’andamento stagionale», spiega Fausto Sanna che aggiunge: «Quest’anno non ha potuto non incidere, qui come altrove, l’eccessivo riscaldamento determinato dalle forti folate di scirocco che hanno causato una disidratazione delle uve annullando i risultati di un andamento stagionale molto positivo e promettente». L’effetto maggiore si è determinato sulle uve di prima maturazione: il moscato, ad esempio, la cui produzione, data in aumento, subirà un calo, seppure contenuto entro il 10 per cento rispetto all’annata passata. Identica situazione si era verificata nell’estate 2003. Degli effetti del riscaldamento non potranno non risentire, seppure in minima parte, anche le uve di più tarda maturazione, a partire dai vermentini fino a quelle a bacca rossa. «In ogni caso – conclude il presidente di Coldiretti Gallura - se la stagione dovesse procedere senza altri intoppi, la qualità non potrà che risultare alta».

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news ATTENZIONE PER MACCHINE IRRORATRICIL’Assessorato dell’Agricoltura e Riforma agropastorale ricorda che le aziende agricole che aderiscono alle misure 214 del Programma di Sviluppo Rurale e che utilizzano fitofarmaci hanno l’obbligo di effettuare un controllo funzionale delle macchine distributrici dei fitofarmaci, durante il periodo di impegno. Il controllo funzionale delle macchine irroratrici è il requisito minimo relativo all’uso di prodotti fitosanitari definito nel PSR Sardegna al cap. 5.3.2 Asse 2 Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale e nel decreto ministeriale n. 30125 del 22 dicembre 2009 (come modificato dal DM 10346 del 13 maggio 2011, relativo alla “Disciplina del regime di condizionalità ai sensi del regolamento (CE) n. 73/2009 e delle riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale”.In particolare il decreto stabilisce, per le imprese che hanno aderito ai Psr nel 2008 , l’obbligo di effettuare il controllo funzionale delle macchine entro il 30 giugno 2011. Per le imprese che hanno aderito in anni successivi al 2009 l’obbligo del controllo è spostato invece entro la data del 31 dicembre dell’anno successivo all’adesione. Chi ha aderito alla misura 214 nel 2010 ( domanda iniziale) ha l’obbligo di effettuare il controllo delle macchine distributrici entro il 31 dicembre 2011.I beneficiari dei pagamenti agroambientali del PSR, che non effettuano il controllo funzionale entro i termini, avranno una decurtazione dei premi spettanti su tutte le misure dell’Asse 2 per le quali è stata fatta domanda. Quindi se oltre alla 214 il beneficiario aderisce anche all’indennità compensativa e alla misura 215 la decurtazione sarà effettuata da AGEA anche sui premi erogati su queste misure.Il controllo funzionale è un obbligo per i beneficiari 214 del PSR. In ogni caso vi sono obiettivi vantaggi nell’utilizzare una macchina distributrice che funziona bene: a parità di efficacia dei trattamenti è minore la quantità di fitofarmaci utilizzata e ciò si traduce in minori costi per l’acquisto dei principi attivi e in un minore impatto ambientale.L’Agenzia LAORE sta organizzando i controlli per le aziende che hanno aderito alla misura 214 nel 2010. Per rispettare il termine del 31 dicembre 2011 è necessario che i beneficiari facciamo la richiesta al SUT LAORE entro il 20 ottobre 2011.Alle richieste pervenute dopo tale termine non è garantito il controllo funzionale delle macchine, entro il termine.Ulteriori informazioni presso i nostri Uffici zonali o sul sito “Sardegna agricoltura” e presso lo Sportello Unico Territoriale ( SUT) di competenza e il Servizio colture arboree e ortofrutticole dell’Agenzia Laore.

LEGGE 44, CAPPELLACCI: “SOSPESE LE PROCEDURE DI RESTITUZIONE, ESAMINIAMO POSSIBILI IPOTESI SOLUTORIE DA PROPORRE IN SEDE EUROPEA”COMUNICATO STAMPABruxelles, 11 Ottobre 2011 “In attuazione del protocollo di intesa stipulato con le organizzazioni agricole lo scorso 5 agosto e in collaborazione con la rappresentanza italiana presso l’ Unione Europea, abbiamo individuato i possibili percorsi per proporre alle competenti DG Concorrenza e Agricoltura ipotesi solutorie, fondate su una più articolata impostazione della vertenza a seguito di una attenta disamina del quadro normativo europeo”. Così il presidente Cappellacci ha comunicato gli importanti passi in avanti sulla situazione delle imprese agricole coinvolte nella procedura di infrazione di cui alla legge 44, compiuti oggi a seguito di una serie di interlocuzioni con i competenti uffici della Commissione europea.“Nelle more di questo nuovo percorso - ricorda il presidente - la Giunta regionale lo scorso 23 settembre ha deliberato la sospensione delle procedure di restituzione degli aiuti da parte degli operatori agricoli per consentire la puntuale ricognizione delle situazioni debitorie ed avviare le opportune interlocuzioni con le banche”.In attuazione di tale delibera nella giornata di oggi l’Assessorato competente ha adottato il provvedimento formale di sospensione delle richieste di restituzione. Continuano, inoltre, gli incontri tecnici con il Ministero competente per la definizione delle procedure riguardanti la ristrutturazione del debito delle imprese agricole e la conseguente interruzione delle procedure di messa all’asta delle aziende anche sulla base delle recenti disposizioni legislative contenute nel decreto legge 98/2011 che estende al settore agricolo la sospensione delle procedure concorsuali per evitare le vendite all’asta delle aziende. (RED)