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Noi non ci fermiamo mai ;vi è sempre cosa che incalza cosa ..
.
Dal momentoche noi ci fermassimo,
la nostra Opera comincerebbea deperire
DON BOSCO
15 DICEMBRE 1960ANNO LXXXIV N. 24
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 • VIA MARIA AUSILIATRICE,32 .
TELEFONO 48-41-17
I1 41 calendario " strumento indispensabileLa « Campagna »
pratica di quest'anno è il con-solidamento della P . U. Elemento
base di questaazione è certamente il Consiglio locale . Un
centroCooperatori privo del suo Consiglio è un centrosenza lievito,
senza vitalità, senza un programmaed una direttiva : un centro che,
nella miglioredelle ipotesi, vivacchia mentre potrebbe averevita
vigorosa . Per questo noi siamo certi che inogni Ispettoria, in
ogni Centro si lavora per at-tuare le direttive dell'Ufficio
Centrale in questosenso. Ricordiamo che il Manuale Dirigenti
sug-gerisce preziose norme pratiche per l'imposta-zione del
Consiglio .Dove i Consigli sono già stati impostati (e sonoun bel
numero) i frutti si colgono e sarannosempre più evidenti e copiosi
.Ma l'argomento di questo articolo vuole essereun altro, che è però
strettamente connesso alfunzionamento del Consiglio .A Roma, nel
Convegno Delegati P. U., si èconvenuto da tutti che per un serio e
proficuolavoro ogni Centro deve avere il suo Calendarioannuale
delle attività .Il Calendario non è una pura formalità, tut-t'altro
. Esso suppone anzitutto la presenza diun Consiglio veramente
funzionante . È una ne-cessità imprescindibile per un lavoro serio
e fat-tivo . Esso infatti implica da parte del Consigliolo studio
preventivo e concreto del programma diattività dell'anno e dei modi
e mezzi per attuarlo .
GNO DEL MESE
Il Calendario comincia a fissare i giorni in cuiperiodicamente
si riunisce il Consiglio ; fissa ledate delle attività normali e
periodiche : ritiromensile, conferenze annuali, giornata del
suf-fragio, laboratorio, ecc . (a proposito, si è stabi-lita la
data della prima Conferenza?) ; stabiliscele iniziative speciali
dell'anno : giornata dellastampa, degli apprendisti, delle
vocazioni, pelle-grinaggi, ecc., coordinandole e subordinandole
alleiniziative a raggio ispettoriale o diocesane e par-rocchiali,
in modo da evitare interferenze e disturbi .Ogni Consiglio quindi
uniformerà il proprioCalendario a quello del Delegato
Ispettoriale,che dovrà essere noto al primo inizio
dell'annosociale, affinchè le iniziative locali non interfe-riscano
con quelle ispettoriali .
Il Calendario, elaborato seriamente dal Consiglio,comunicato
all'inizio dell'anno sociale al mag-gior numero possibile di membri
della P . U .(stampandolo anche su di una pagellina o unfoglietto,
esposto in luogo adatto), li metterà incondizione di conoscere e di
partecipare piùfacilmente alle varie attività e sarà un impegnoper
dirigenti e collaboratori ad attuarne i varipunti programmati. Non
si tratta di cosa diffi-cile ; basta cominciare! L'esperienza
positiva ditanti Consigli ci dà ragione .
Il Cardinal Lercaro scriveva su L'OsservatoreRomano: « La
caratteristica dell'apostolato deilaici come lo concepiamo oggi e
come i Papi sono
In ogni Centro P. U. studiare e definire il Calendario
annualedelle attività normali e periodiche e delle iniziative
speciali per il 1961
-
venuti via via fomentando è la organizzazione :è una
caratteristica della vita odierna e rispondeanche a particolari
situazioni del tempo nostro
Vorremmo anche ricordare un'altra realtà chedeve farci pensare.
Le forze del male sono orga-nizzatissime e ce ne danno saggi sempre
piùpreoccupanti . E noi? . . .La costituzione ed il funzionamento
del Consiglio,lo studio e la redazione del Calendario e varie
altre norme che mann mano si suggeriscono rispon-dono solo alla
elementare esigenza di organizza-zione per moltiplicare quel
potenziale di bene cherimane inerte o comunque atrofico appunto
semanca l'organizzazione .
La conclusione pratica è evidente : tutti vogliamouna P. U.
attiva come Don Bosco l'ha sognata,come la Chiesa esige . Ed allora
: ogni Centro, ilsuo Consiglio ; ogni Consiglio, il suo Calendario
.
df te, zdautj,, 1 stampaIl parroco di Taglio Corelli, Alfonsine
(Ravenna) scrive : « Nella mia parrocchia noi dif-fondiamo 20 copie
di Famiglia Cristiana ; i comunisti diffondono 400 copie di
Unità,70 copie di Vie Nuove, 80 copie di Il Pioniere : questa è la
strada maestra per la pene-trazione della " religione comunista "
nelle famiglie » .
Dopo aver letto queste poche righe cariche di desolante verità,
e pensando che non sitratta di un caso isolato, ma di migliaia di
situazioni del genere, invitiamo Zelatorie Zelatrici stampa a
rispondere a queste domande :
1o Qual ; iniziative sono state prese per la campagna
abbo-namenti tra gli stessi Cooperatori? tra conoscenti e
amici?
20 Quali i risultati ottenuti finora?
30 Come si pensa di intensificare la campagna specialmentenei
mesi di dicembre e gennaio, alla luce dell'esperienza?
40 La « Rivendita » allarga la cerchia con nuovi lettori? Si
la-vora col metodo dell'accostamento personale, che è il più
efficace?
50 Come si cerca di superare gli eventuali ostacoli?
Queste domande se le ponga ogni Dirigente, ogni Collaboratore ;
siano studiate in Con-siglio, venendo a conclusioni pratiche, tanto
necessarie specialmente in questo periododella campagna abbonamenti
.
Non basta allarmarsi del progresso del comunismo e della
immoralità ; bisogna fare qual-cosa per arginare l'avanzata del
mostro ; non fermarsi dinanzi a difficoltà : i nemici diDio non si
fermano certamente dinanzi alle difficoltà .
Diffondendo la stampa nostra si contribuisce efficacemente a
rafforzare l'argine contro lamarea del comunismo e dell'immoralità
. Non lamentarsi, ma operare . Non possiamo dor-mire- ci ripete Don
Bosco - mentre il nemico veglia, lavora e avanza per la sua
conquista .
Fede, coraggio, metodo e costanza daranno vita al nostro lavoro
.
-
L'APOSTOLATO DEI LAICINEL SINODO ROMANO
Il Sinodo Diocesano di Roma dedica la«parte quarta»
all'apostolato dei laici. E sitratta di una parte rilevante, che
occupa ilcontesto di ottantadue articoli .
Parecchi cristiani, poco illuminati e poco prov-veduti, credono
pacificamente che l'apostolatosia un obbligo e un privilegio
riservato ai sa-cerdoti. Quanto ai laici, ritengono che
abbianofatto tutto, quando hanno pensato a salvarel'anima propria
.
Quasi a condanna di questo individualismoreligioso, il Sinodo
Romano comincia l'ampiatrattazione sull'apostolato dei laici con
questasolenne affermazione : « L'apostolato, inteso ge-nericamente
come azione per la gloria di Dioe il bene spirituale del prossimo,
è un doverenon soltanto per i sacerdoti e i religiosi, maanche,
sebbene in maniera e misura diverse,per i semplici fedeli » (art.
628) .
E donde questo dovere? Poichè è certo cheGesù Cristo la missione
evangelizzatrice l'haaffidata agli Apostoli, non ai semplici fedeli
.A questa domanda il Sinodo risponde con
un articolo, in cui sono sintetizzati i principali« fondamenti
dogmatici » dell'apostolato deilaici . Eccone il testo: « Il dovere
dell'apostolatodei laici deriva specialmente : 1) dal
precettodell'amore verso Dio, il quale vuole che tuttisi salvino;
2) dal precetto dell'amore verso ilprossimo, il cui massimo
interesse è la salvezzaeterna; 3) dall'appartenenza alla Chiesa,
Corpomistico di Cristo, in cui ogni cristiano deve es-sere membro
vivo ed operante » (art . 629) .Davanti a queste affermazioni
categoriche
non pochi laici rimangono come sgomenti, ri-tenendo che il
dovere dell'apostolato sia troppoarduo per le loro forze e per le
loro condizioni .A dissipare anche questa opinione - assai
diffusa, e derivante da un concetto inesattoed esagerato
dell'apostolato - vale il testo diun altro articolo, dove si
afferma che « l'apo-stolato, doveroso per tutti i fedeli, è anche
pos-sibile a tutti, nelle sue varie forme, alcune dellequali
accessibili a ogni membro della Chiesa » :•
si ricorda, a spiegazione, che « non c'è solol'apostolato della
parola e dell'azione, ma anche,• con un'efficacia superiore, quello
della pre-ghiera e della sofferenza, che va perciò maggior-mente
raccomandato e valorizzato » (art . 630) .
Dopo di che il Sinodo - e, dicendo il Sinodo,intendiamo
evidentemente il Legislatore del Si-
1SUSSIDI PER L'APOSTOLATO
nodo, il Vescovo di Roma - può rivolgere aifedeli un caldo
invito come questo : « Si esortanoi fedeli a uscire dal loro
isolamento spirituale,• si invitano a entrare in quelle
associazioni• opere, che la Chiesa ha preparato apposita-mente per
essi, sia per favorire la loro santi-ficazione, sia per facilitare
e rendere più frut-tuoso l'esercizio del dovere apostolico » (art .
631) .
In seguito a questo opportuno e utile pream-bolo - che dovrebbe
essere oggetto di medita-zione e di istruzione ai fedeli - il
Sinodo entranella trattazione delle varie forme dell'aposto-lato
laicale. E comincia con un capitolo sulle« Associazioni Religiose »
(che nel Codice di Di-ritto Canonico vanno sotto il nome di «
Asso-ciazioni dei fedeli ») . Dichiara « degni di lodei fedeli che
si iscrivono a quelle antiche e vene-rande associazioni, le quali
tante benemerenzesi acquistarono in passato e continuano ad
acqui-starsi al presente »; e aggiunge che esse « mi-rano alla
cristiana perfezione degli iscritti, eall'incremento del culto,
all'esercizio delle operedi pietà e carità, e a determinate opere
di apo-stolato, in collaborazione con la Gerarchia ec-clesiastica »
(art . 616) .
Da L'Osservatore Romano del 23 ottobre 1960
DAL
CALENDARIODEI DELEGATI ISPETTORIALI
Convegno Consiglieri locali Ispettoria Centralea Torino : 29
gennaio .
Convegno Delegati a Verona : 4 novembre .Convegno Zelatori e
Zelatrici a Monteortone :4 dicembre .
Convegno Zelatori e Zelatrici a Trento: 11 di-cembre.
Convegno Zelatori, Zelatrici e Maestri a Verona :18
dicembre.
Convegno Delegati a Bologna: 14 novembre .Convegno Delegate a
Parma : 15 novembre.Convegno Zelatori e Zelatrici a Ferrara: 11
gennaio.Convegno Zelatori e Zelatrici a Reggio Emilia :
12 gennaio .Convegno Delegati a Bari: 27 ottobre .Convegno
Delegate a Taranto: 29 dicembre.Convegno Decurioni a Bari : 17
gennaio .Convegno Decurioni a Corigliano d'Otranto :
20 gennaio .Convegno Decurioni a Taranto : 24 gennaio.
3
-
Il Cooperatore salesiano è un
4
i U n cuor solo
« E la massa dei credenti era un cuor soloed un'anima sola », ci
attesta San Luca deiprimi cristiani . Il piccolo numero di circa
120persone, infuocate di Spirito Santo, era diven-tato massa in
brevissimo tempo : l'amore reci-proco da scintilla era divenuto
incendio . IlMaestro lo aveva detto : Sono venuto a portareil fuoco
e desidero incendiarne il mondo .
« Cristiani » li chiamavano gli altri, ma tradi loro si
chiamavano fratelli, perchè realmentesi sentivano tali dopo il
Battesimo . La lorogioia poi era troppo grande, perchè non
fossemanifestata e partecipata a tutti quelli cheincontravano sul
loro cammino : lo SpiritoSanto, ricevuto nella Cresima, li spronava
aparlare e a riversare negli altri la sovrabbon-danza della grazia
che ne inondava il cuore . Eil numero dei fedeli cresceva di giorno
in giorno .
Don Bosco nel fondare le sue tre Famigliepensava proprio
all'apostolato d'amore deiprimi cristiani e al suo effetto
sorprendentesu quella società non meno difficile della nostra .« Un
cuor solo e un'anima sola » è il mottodella carità di Don Bosco ; e
lo si incontra quasislogan tanto nell'introduzione alle Regole
chenel corpo stesso delle Costituzioni salesiane .Anche per i
Cooperatori, subito nelle primerighe dell'Appello all'unione di
tutti i buoni,che precede il Regolamento scritto per loro,dà la
ragione intima del nome di Pia Unione,rifacendosi appunto alla «
unione vicendevolenel fare il bene e tener lontano il male, che
re-gnava tra i cristiani della Chiesa primitiva .Questi, uniti in
un cuor solo ed un'anima sola,si animavano l'un l'altro a star
saldi nella fedee pronti a superare gli incessanti assalti da
cuierano minacciati » .
L'Appello all'unione si conclude con il pres-sante invito
all'unione nella carità : « Dobbiamounirci in questi difficili
tempi per promuoverelo spirito di carità con tutti i mezzi che la
reli-gione somministra» . E lo ribadisce il primo
La riuscita delle Conferenze an-nuali dipende in
grandissimaparte dall'azione dei Dirigenti .Diamo qui alcune norme
pra-tiche che, attuate, ne assicuranol'esito .
Le Conferenze annuali sonoun punto fondamentale del Re-golamento
della Pia Unione.
A~ I Delegati Ispettoriali prendanoi necessari accordi in tempo
utile,
perchè in ogni centro (pressoSalesiani, Figlie di Maria
Ausilia-trice, Decurioni) non manchi maine la prima ne la seconda
Con-ferenza.4- La Conferenza sia tenuta, perquanto è possibile, da
un Sale-siano e si svolga la traccia propostadall'Ufficio Centrale
.fit- Alla Conferenza conviene pre-ceda o segua un po' di
assembleacon informazioni e notizie di fa-
articolo del Regolamento, che termina così :Fine principale : la
vita attiva nell'esercizio
della carità verso il prossimo, specialmente versola gioventù
pericolante » .
Unione e carità : ecco gli elementi costitutividelle Tre
Famiglie di Don Bosco, lanciate all'apo-stolato con lo stesso
entusiasmo di conquistache caratterizzò la massa dei primi
cristiani .
Formare un cuor solo e un'anima sola è dun-que il programma-base
di ogni drappello diapostoli che deve costituire una Casa
Salesiana,una comunità di Figlie di M . Ausiliatrice oun Centro di
Cooperatori . Tre famiglie con lostesso spirito, la stessa messe,
lo stesso pro-gramma di apostolato. Il Signore ne ha susci-tato il
fondatore proprio quando il principedelle tenebre organizzava la
più potente unioneanticristiana, al grido di « Proletari di tuttoil
mondo, unitevi! » . E le masse si unirononell'odio; solo con
l'unione nell'amore si ricon-quisteranno a Dio .
Figlio e soldato
Non c'è soldato più valoroso e completo di chidifende non solo
il confine della patria ma il re-cinto stesso della propria casa,
la vita dei propricari. Allora anche un timido diventa un
leone,anche un bambino si trasforma in un ardito .Nelle eroiche
giornate di Budapest le più
belle pagine furono scritte da soldati-fanciulli,impegnati per
la libertà dei propri genitori edella propria casa: eroi perchè
figli. Ma noipure, quanti siamo cristiani, siamo anzituttoveri
figli di Dio: il Battesimo ci ha resi tali,senza alcuna
restrizione, perchè consacrati alPadre Celeste con il sigillo
stesso dell'Uomo-Dio, col carattere indelebile di fratelli di
Cristo .E San Giovanni nella prima pagina del suoVangelo ce lo
ripete : « A tutti quelli che l'hannoaccettato, Cristo diede il
potere di diventarefigli di Dio » . E in un altro passo insiste :
ab-biamo il nome di figli di Dio e lo siamo!
miglia, sempre tanto gradite aiCooperatori .
- I Cooperatori siano avvertiti intempo e con i mezzi più
efficacidella data e dell'ora della Confe-renza e della raccolta
dell'oboloda inviarsi al Rettor Maggiore .
Per il versamento si usi prefe-ribilmente l'apposito modulo
diconti correnti fornito dall'UfficioCentrale ai Delegati
Ispettoriali .
4 Dopo la Conferenza se ne inviila relazione all'Ufficio
Centrale .
-
~apostolo nella società
Che meraviglia se la madre Chiesa per manodel Vescovo ci ha
consacrati soldati di Cristoancor giovanissimi? Un figlio è sempre
il migliordifensore di suo padre e di sua madre . NostroPadre è
Dio, nostra madre è la Chiesa, sposadi Cristo. Il tutto sta vivere
il proprio Batte-simo e vivere la propria Cresima con lealtà
edamore. L'apostolato dei laici si fonda sul ca-rattere che è
impresso nell'anima loro da questidue sacramenti che operano una
vera consa-crazione dell'anima a Dio . Il sacerdote, rice-vendo
anche il carattere di ministro di Dio,resterà totalmente ed
esclusivamente consa-crato a Dio e perciò separato dagli
interessimateriali. Ma guai se non avesse dei co-opera-tori laici,
che operino dove egli non può ope-rare, che arrivino dove egli non
può arrivare!Se in un esercito ci fossero solo ufficiali e
co-mandanti e mancassero i soldati, cosa si com-binerebbe? E si può
allora lasciare la difesadella Chiesa ai soli Vescovi e sacerdoti?
Dovesono i soldati di Cristo, ossia i buoni cristiani?Ecco perchè
Don Bosco per l'arruolamento
dei Cooperatori mette queste sole condizioni :1) essere buoni
cristiani (ossia coerenti e pra-ticanti) ; 2) avere almeno 16 anni
(età richiestadal diritto canonico per far parte di una fa-miglia
religiosa); 3) conoscere il Regolamentoe volerlo attuare, ossia
essere volontari di Dio .
3 Scendere in campoLa lotta tra il bene e il male, tra il
principe
delle tenebre e i figli della luce, non fu maicosì serrata e
così vasta come in questi nostritempi. Non è una frase fatta, ma è
una realtà.Al corpo mistico di Cristo, organizzato visibil-mente e
saldamente nella sua Chiesa, vediamoopporsi l'organizzazione sempre
più spietatadel materialismo e del laicismo, quasi corpomistico di
Satana . Oggi si avvera sotto i nostriocchi la parabola di Gesù : «
Il nemico ha se-minato la zizzania sopra il campo del grano » .Ma
quando? « Mentre gli uomini dormivano! » .
Pio XII nel suo famoso discorso ai Coopera-tori salesiani
l'aveva detto : « Il mondo catto-lico è, come non mai, il bersaglio
di tutte le forzedel male, e la gioventù, cioè il domani delmondo,
è di queste forze coalizzate la posta am-bita, che dà la garanzia
della vittoria . Se nelleangustie del presente è Nostro imperioso
ufficiorinnovare senza posa il grido di risveglio,destare i
dormienti e gli incoscienti, . . . è al-trettanto stretto dovere di
tutti i nostri figli dinon disertare l'arena, ma di far onore coi
fattialla milizia cristiana solennemente profes-sata . . . E voi
che nel nome portate l'insegna « co-operare » voi siete la milizia
leggera, gli atti-
4
visti della causa del bene, che sparsi in tuttele classi ed
esposti a tutte le più varie circostanze,lavorate con la vita, con
la parola, con l'azionea riparare le rovine, a prevenire il male, a
get-tare negli animi il germe della verità » .
Le guerre d'un tempo si risolvevano con unabattaglia campale .
Scendere in campo volevadire appunto schierare tutte le forze per
lalotta decisiva che aveva un solo fronte, spez-zato il quale,
tutto era spezzato. Le guerred'oggi invece possono avere per campo
: terra,cielo e mare, e per fronte : i cinque conti-nenti! Anche
l'apostolato cristiano per le suebattaglie si trova oggi in
analoghe condizioni .Don Bosco ha precorso i tempi pure in questo
:ai suoi « Salesiani esterni », come amava desi-gnare i
Cooperatori, ha prospettato la lottasu cinque fronti, quasi fossero
cinque conti-nenti: l'istruzione religiosa, le vocazioni
sacer-dotali, la stampa, la cristianizzazione dellagioventù
specialmente operaia, la cooperazionespirituale e materiale alle
opere promosse dallaChiesa e dalle due prime famiglie salesiane
.
I cinque fronti
TRACCIAPER LA Is CONFERENZAANNUALE
Il primo fronte di questa campagna, che èessenzialmente
ideologica, è quello dell'istru-zione religiosa, curata e
condensata prima inse stessi e poi fatta esplodere negli altri e
suglialtri con quell'entusiasmo per la catechesi chedistingueva i
primi cristiani e che suol distin-guere ancor oggi i neofiti e i
convertiti . « Quandoper grazia di Dio uscii dall'abisso del
peccatoe dalla disarmonia di servir satana, sentii su-bito il
bisogno di trasmettere agli altri la gioiadella verità che mi
sfavillava dentro e le de-lizie che provavo nella casa di Dio . Fu
allorache nacque in me il problema dell'apostolato.Il bene è
diffusivo, avevo sentito dire. Ora pro-vavo che era effettivamente
così. Non potevopiù resistere: dovevo evangelizzare! » (C.
CAR-RETTO) . E non aveva fatto altrettanto l'inde-moniato di Gerasa
appena risanato e la Sama-ritana che lasciò il pozzo e la secchia e
corsead annunciare il Messia?
Del resto, come la Congregazione Salesianaè nata da una lezione
di catechismo (8 di-cembre 1841), anche la Terza Famiglia di
DonBosco è nata dall'insegnamento della DottrinaCristiana. I
primissimi Cooperatori salesianifurono i primi catechisti (tanto
ecclesiastici chelaici) che aiutarono Don Bosco nelle dome-niche
sui prati di Valdocco e nella chiesetta diS. Francesco di Sales
.Strettamente collegata con la catechizza-
zione dei popoli già cristiani e con l'evangeliz-zazione degli
infedeli è l'apostolato per le
-
Vocazioni ecclesiastiche e religiose, che co-stituisce il
secondo fronte della forza d'urto deiCooperatori Salesiani .E
sconcertante la continua diminuzione di
sacri ministri, proprio quando la messe crescesmisuratamente .
(Vedere nostro opuscolo : DiamoApostoli alla Chiesa) .
Questo però è certo : non sono le vocazioniche mancano, perchè
esse provengono da Dio,il quale è provvidentissimo e commisura
lechiamate al bisogno ; ma è la loro cura che èinadeguata . Spetta
a noi scoprirle, incoraggiarle,indirizzarle, aiutarle anche
materialmente e se-guirle fino al loro coronamento . A questo
ap-punto mira la « campagna per le vocazioni »che continua e non
deve aver tregua per gliiscritti alla Pia Unione, soprattutto se
Inse-gnanti. (Vedere gli Schemi per le conferenzemensili sul
Bollettino Dirigenti 1959-1960) .
Ed ora due domandine a bruciapelo : chi è ilpatrono dei
giornalisti? E il patrono degli edi-tori cattolici? Non sono forse
S . Francesco diSales e Don Bosco, ossia il nostro titolare e
ilnostro fondatore? Ne consegue che il frontedella buona stampa
deve trovare i Coopera-tori più impegnati di qualsiasi altra
associazionecattolica. Il duplice vanto crea una nobile esi-genza:
nobiltà obbliga .
Il succedersi dei Convegni di Zelatori e Ze-latrici della stampa
a raggio Ispettoriale ozonale è l'indice più sicuro che il problema
èsentito e che la sua urgenza diviene semprepiù palese . Il
panorama della stampa quotidianae periodica e il rapporto tra
quella buona equella deteriore è deprimente solo per chi nonha un
cuore d'apostolo ; per un Cooperatoresalesiano la visione
realistica di questo frontesconcertante deve produrre l'effetto
opposto,quello di gettarsi nella lotta per «opporre lastampa buona
a quella cattiva » . L'espressioneè di Don Bosco ed è volutamente
battagliera .Il Card. Feltin non ha esitato a scrivere che« non c'è
opera più necessaria e importante perla salvezza delle anime e del
paese, dell'operadella buona stampa » .
Ma tutti i fronti d'apostolato assegnati aiCooperatori hanno un
angolo di visuale bendefinito ed essenzialmente « salesiano » :
sal-vare la gioventù, che è quanto dire assicurarela continuità,
l'inereménto e il trionfo dellaChiesa cattolica nel mondo. Tutti i
problemiinerenti alla gioventù di tutti i continenti,specialmente
alla più bisognosa e operaia, sonodunque i problemi più intimamente
nostri .
Don Bosco osò parlare di milioni di Coopera-tori Salesiani . . .
Guai all'avvenire della società senon ci fosse e non crescesse
questo esercito dipaladini dei diritti morali e civili della
poveragioventù odierna! L'egoismo degli uomini d'oggisi rivela
infatti nella costante preoccupazionedi proteggere e di rendere
sempre più conforte-vole e duratura la vita degli adulti: ci si
inte-ressa molto di più dell'assistenza ai vecchi chedella moralità
dei giovani, molto di più dellastabilità della moneta che della
stabilità della
6
famiglia. Il fronte della salvezza della gioventùè dunque non
meno angosciosamente impegna-tivo di qualsiasi altro. Occorre che
si avverinole parole profetiche di Don Bosco e queste nonmeno
consolanti dell'angelico Pio IX : « I Coo-peratori Salesiani sono
destinati a fare del granbene alla Chiesa e alla società civile .
L'opera lorosarà così apprezzata che gia mi pare di vederepaesi e
città intere farsi Cooperatori Salesiani » .
Il quinto ed ultimo fronte dell'apostolatodei Cooperatori
Salesiani è quello dell'aiutomateriale alle opere promosse
dall'Associa-zione . Qui trionfa la logica del Vangelo che èun
paradosso per il mondo, abituato com'è aconcepire l'aiuto e la
collaborazione anzituttoa base di cifre seguite da zeri .
Invece . . . quinto ed ultimo fronte questo,benchè sia non meno
necessario degli altri :il cedimento di esso infatti può causare il
ri-piegamento di un'opera su tutti gli altri fronti .
Questa però è l'idea-luce che stava a cuorea Don Bosco e che
volle inculcarci : i Coope-ratori sono nostri confratelli, sia pure
esterni,• non solo dei semplici benefattori . Essi assaipiù che
degli amici di casa devono considerarsied essere considerati veri
membri di famiglia .
5 Il ponte aereo
Una città assediata può ancora resistere evincere se rifornita
regolarmente dall'alto, pervia aerea . Delle Tre Famiglie di Don
Boscoquella dei Cooperatori è certamente la piùesposta al completo
accerchiamento da partedel mondo. I Cooperatori infatti sono
troppevolte dei combattenti isolati, e in certi ambientisono dei
veri eroi paracadutati . Alcuni lo di-cono: in quella fabbrica . .
. in quell'ufficio . . . sonocascato in un inferno! È allora che il
ponteaereo deve funzionare in pieno, perchè il frontenon ceda. La
metafora è trasparente : l'unionecon Dio mediante la preghiera e i
Sacramentisono il ponte aereo che assicura efficacia e fe-condità
al loro apostolato .Ma per tutti i Cooperatori, anche per
quelli
che esplicano il loro apostolato in condizioninormali, l'aiuto
dall'alto è la prima preoccupa-zione. Essi sono memori degli
avvertimentidivini : « Senza di me non potete far nulla » ;« Se il
Signore non salva lui la città, faticanoinvano quelli che la
costruiscono » ; « Vale nongià chi pianta o chi irriga, ma Colui
che fa cre-scere, Dio » . L'anima umana (mente, cuore•
soprattutto volontà) chi la può pervadere•
conquistare se non la grazia? E la graziaè più frutto di
preghiera e di sacrificio che nondi fatiche e di rischi pur eroici,
ma poggiatisu risorse umane. Il Card . Borromeo, uomod'azione
quant'altri mai, soleva proclamarlo :« Le anime si conquistano con
le ginocchia » .
Ecco perchè il Regolamento si preoccupa so-prattutto
d'assicurare ai Cooperatori le fontidivine dell'energia della
carità, che essi deb-bono diffondere . Don Bosco per il successo
dei
-
suoi apostoli di prima linea ha stanziato untriplice fondo che
ha tutte le garanzie : gliEsercizi Spirituali, l'Esercizio della
Buona Mortee le due Conferenze annuali . Chi si riforniscea queste
tre « centrali » dell'energia della ca-rità non teme nè assedio nè
isolamento, maprocede all'apostolato con l'audacia gioiosadei primi
cristiani, usciti dal Cenacolo la mat-tina di Pentecoste .Pio XII
nel citato Discorso ai Cooperatori
Salesiani insiste a lungo su questo tema : «Lapietà è essa
stessa il primo, il grande apostolatonella Chiesa di Cristo . . .,
è la chiave del felicesuccesso della vostra attività di validi
fiancheg-giatori della Gerarchia cattolica . . . Pensate per-tanto,
diletti figli, come l'urgenza stessa del vo-stro molteplice lavoro,
oggi angosciosamente ri-chiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più
gelosacura della vostra Cita interiore» .
,4l cento per cento6
Sul letto di morte le parole sillabate da unsanto diventano
sintesi della sua vita e testa-mento della sua Famiglia . Don Bosco
morente,vedendosi accanto Mons . Giovanni Cagliero,scandì queste
parole : « Dirai al Santo Padreche i Salesiani hanno per issopo
speciale di so-stenere l'autorità della S . Sede dovunque si
tro-vino, dovunque lavorino . . . » .
La stessa dichiarazione fece all'Arcivescovodi Torino Card.
Alimonda, accorso al suocapezzale : « L'autorità del Papa! . . .
L'ho dettoqui a Mons. Cagliero che lo dica al S . Padre :i
Salesiani sono per la difesa dell'autorità delPapa dovunque
lavorino, dovunque si trovino »(Mem . Biogr., XVIII, 491) . Gli
stava troppo acuore la cattolicità della sua opera, perchè erala
più sicura garanzia della universalità del suoapostolato . Negli
anni del massimo anticleri-calismo egli ha provvisto più di 2000
sacerdotia diverse Diocesi d'Italia e ha educato all'amore
I Un cuor solo e un'animasola : come i primi Cristiani .Slogan
della carità apostolica diDon Bosco : unione nella carità
.Solidali, compatti, fedeli alle di-rettive . Persino i nemici di
Dioci dànno esempio di unione ; laloro è unione nell'interesse e
nel-l'odio, la nostra deve essere unionenella carità più
disinteressata :«Son venuto a portare il fuoco » .2 Figli e soldati
: vivere coe-rentemente e intensamente il pro-prio Battesimo e la
propria Cre-sima, i due sacramenti che im-primono il carattere
indelebile difigli di Dio e di soldati di Cristoe quindi operano
una vera con-sacrazione all'apostolato. Urgenzadell'apostolato dei
laici . Il cristia-nesimo è vita, non solo dottrina ;quindi si
insegna più con l'esempioche con le parole .
SOMMARIO DELLA CONFERENZA3 1 cinque fronti - Gesù di-stingue
sempre gli uomini in« suoi » e in « quelli del mondo »c'è la Chiesa
e il mondo . Il campoè quindi grande come il mondo,il fronte è
multiplo . I Coopera-tori hanno gli avamposti su cinquefronti di
capitale importanza peril trionfo della Chiesa : l'istru-zione
religiosa ; la cura delle vo-cazioni ; la stampa ; la cura
deigiovani più bisognosi, special-mente dei futuri operai ;
l'aiutospirituale e materiale alle operedella Congregazione e della
Chiesa .4 Il ponte aereo - I Coope-ratori, quali «salesiani sparsi
nelinondo» impegnati a « diffonderel'energia della carità» negli
am-bienti più disparati e troppevolte nei feudi stessi dei
nemicidella Chiesa, han bisogno di con-tinuo rifornimento dall'alto
. L'u-
del Papa due generazioni di giovanetti (spe-cialmente con gli
Oratori e con le scuole pro-fessionali) .Col plauso dei Vescovi e
del clero pensò
pure al popolo cristiano, insidiato dall'eresia esobillato dal
laicismo fondando e dirigendo conattività insonne le Letture
Cattoliche . Nel 1875Don Bosco, pur pressato da richieste di
nuovefondazioni in Italia e in Europa, volse lo sguardoe il cuore
oltre gli Oceani, iniziando quellaserie di spedizioni missionarie
che ha dato allaChiesa nuove province e innumerevoli figli .Ma il
sigillo più luminoso della cattolicità del-l'opera salesiana Don
Bosco lo riservò al 1876,con la fondazione della sua Terza Famiglia
:la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Li hachiamati « Salesiani
» solo per indicarne lospirito e il campo d'azione, non per
convo-gliarne l'aiuto. Li avrebbe chiamati più volen-tieri l'Opera
del Papa, ma sarebbe stato frain-teso compromettendo il grande
piano . La suailluminata prudenza gli suggerì anzi di metterecome
sottotitolo l'espressione « ossia modopratico per giovare al buon
costume e alla so-cietà civile » . Ma il 15 luglio 1886 rivela
l'es-senza intima della Pia Unione con queste pre-cisazioni: «
L'Opera dei Cooperatori, l'Operadel Papa, è fatta per scuotere dal
languoretanti cristiani e per diffondere l'energia dellacarità. I
Cooperatori saranno quelli che aiu-teranno a diffondere lo spirito
cattolico . Ma giànel 1884 aveva precisato il suo pensiero
suiCooperatori a Don Lemoyne, lo storico dellaCongregazione : « Il
loro vero scopo diretto nonè quello di coadiuvare i Salesiani, ma
di pre-stare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci,sotto l'alta
direzione dei Salesiani . .. Essi sonostrumenti nelle mani dei
Vescovi . . . ».Tutte queste affermazioni di Don Bosco ci
assicurano che egli ha voluto fondare un eser-cito di apostoli,
cattolici al cento per cento, fatti asua immagine e somiglianza,
ossia : col Papa eper il Papa, con la Chiesa e per la Chiesa .
nione con Dio e la preghiera sonoil ponte aereo che santifica
illavoro e lo rende efficace e fe-condo. I rifornimenti aerei
hannotre magazzini generali : gli EserciziSpirituali, l'Esercizio
della Buonamorte e le due Conferenze annuali .5 Al cento per cento
- « L'O-pera dei Cooperatori, l'Opera delPapa: il loro vero scopo
direttoè quello di prestare aiuto allaChiesa, ai Vescovi, ai
Parroci,sotto l'alta direzione dei Sale-siani . . . Essi sono
strumenti nellemani dei Vescovi . . . I Cooperatorisaranno quelli
che aiuteranno adiffondere lo spirito cattolico » .Tutte queste
affermazioni categori-che di Don Bosco ci assicurano cheegli ha
voluto fondare un esercitodi apostoli, ma cattolici al cento
percento, ossia col Papa e per il Papacon la Chiesa e per la Chiesa
.
7
-
Introduzione - Nella conferenza del mesescorso abbiamo parlato
del Cooperatore apo-stolo, perchè cristiano . Questa la ragione
prima,essenziale, dell'impegno apostolico del Coopera-tore, perchè
nasce dalla sua stessa condizionedi cristiano. Tanto da diventare,
possiamo bendire, la pietra di paragone del cristiano vero .«Non
chi dice Signore, Signore, entrerà nelRegno dei cieli ; ma chi fa
la volontà del Padremio che è nei cieli» (MATT ., 7, 21) . E
l'apostolatoè appunto un fare, e non un dire . È appuntovoler fare
- e fare effettivamente - la vo-lontà del Padre . «Padre nostro che
sei nei cieli,sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno,sia
fatta la tua volontà . . .*. È la preghiera pereccellenza del
cristiano, ma del cristiano apostolo,che s'impegna a fare la
volontà del Padre, perchèvenga il suo Regno . Esser battezzati e
cresimati,appartenere cioè al Regno di Dio ed esserne sol-dati,
senza lavorare e combattere per esso fino allamorte, non avrebbe
senso . Il rapporto tra cri-stiano ed apostolo è talmente intimo,
da risolversiin una stessa cosa. È per questo che si suol
dire,specialmente parlando del cristiano di oggi: oapostolo, o
apostata . Il cristiano infatti che nonvive l'impegno apostolico,
abdica alla parte mi-gliore di sè e cade in una specie di
apostasiapratica .
I - IL FATTO
8
II Cooperatore è apostolo per vocazione
Don Bosco era piena-mente cosciente di tuttociò, e nel suo
inesauri-bile zelo apostolico e per
una missione dall'alto, nell'istituire i Cooperatoriha mirato
precisamente a questo : ridare la co-scienza apostolica ai
cristiani, se fosse possibilea tutti i cristiani di oggi .
L'origine prima delCooperatore salesiano, la quintessenza della
suanatura, e la ragione profonda di tante cose- detti e fatti,
responsabilità e prospettive -che lo riguardano, è qui .Continuando
le nostre riflessioni sul tema
propostoci - il Cooperatore come apostolo -domandiamoci quindi
ancora una volta perchèil Cooperatore è e deve essere apostolo. E
rispon-diamo senz'altro : il Cooperatore è apostolo proprioperchè
Cooperatore e come Cooperatore . Ecco laseconda ragione del
Cooperatore apostolo . Laprima, perchè Cristiano ; la seconda
perchè Coo-peratore, nè più nè meno . Si tratta di vedere orail
significato e la portata di questa seconda ra-gione, perchè qui
sta, evidentemente, la chiavedella maggior comprensione del
pensiero e cor-rispondenza alla volontà di Don Bosco .
Cominciamo dal fatto : dal semplice fatto delCooperatore
apostolo come Cooperatore . Checosa Don Bosco ha inteso fare del
Cooperatore?Un cristiano pio? Un benefattore della sua opera?Un
apostolo, nel senso più moderno della parola?La risposta a questa
domanda è inequivoca, sì
Pensieriper laCon[erenzamensile
da non ammettere alcun dubbio: Don Bosco, delCooperatore
salesiano ha voluto fare un apo-stolo ; un apostolo organizzato ;
un apostolo di avan-guardia . La documentazione al riguardo è
stataresa evidente attraverso la storia della Pia Unionedei
Cooperatori, è stata sancita dalla parolaautorevole di Sommi
Pontefici, e rivive nell'at-tuale slancio organizzativo e operativo
dei Coo-peratori, che è un ritorno sempre più cosciente eimpegnato
alla freschezza delle origini .
Provare questa evidenza è superfluo. Faremoqualche semplice
richiamo (1) . Don Bosco, daPio XII è stato definito il Santo
dell'azione (2) .Azione, non comunque, ma azione apostolica,
s'in-tende. E azione da mobilitare e organizzare . Azionetalmente
vasta (catechismi, educazione, stampa,missioni, vita cristiana,
difesa della Chiesa . . .),da esigere un numero sterminato di
apostoli . Diqui il problema dei suoi «collaboratori» natocon la
sua stessa Opera, e il suo tradursi nelproblema dei suoi
«Cooperatori», per gl'impegnistessi e la vastità della sua azione
apostolica .Dimodochè, una concezione non apostolica
delCooperatore, da parte di Don Bosco non eranemmeno pensabile .
Apostolo il Salesiano chegli collaborava al fianco ; e apostolo il
Coopera-tore, suo collaboratore nella vastità di un pianomondiale
.
Di qui la logica inserzione, nella prima stesuradelle
Costituzioni della Società Salesiana, delcapo XVI, che inquadrava i
Cooperatori nelloschieramento apostolico voluto da Don Bosco,nella
libertà di Salesiani esterni senza voti . Diqui soprattutto la
essenziale natura apostolicadella Pia Unione, come risulta dal
Regolamentoe da innumerevoli dichiarazioni del Santo Fon-datore in
merito .
Ci limitiamo a due citazioni, una dal Regola-mento : «Noi
cristiani dobbiamo unirci in questidifficili tempi, per promuovere
lo spirito di pre-ghiera, di carità, con tutti i mezzi che la
religionesomministra e così rimuovere o almeno mitigarequei mali,
che mettono a repentaglio il buon co-stume della crescente
gioventù, nelle cui mani stannoi destini della civile società» (Reg
. I) . E un'altradalla parola di Don Bosco . Già nel primo
Capi-tolo Generale precisava che «diconsi Coopera-tori salesiani
coloro che desiderano occuparsi diopere caritatevoli non in
generale, ma in specie,d'accordo e secondo lo spirito della
Congregazionedi San Francesco di Sales» ; e intendeva farne« non
una confraternita, ma una unione di benefat-tori dell'umanità,
pronti a dedicare non promessema fatti, sollecitudini,' disturbi e
sacrifici per gio-vare al nostro simile » .
(1) Per la documentazione completa cfr. Ceria, Auffray,Favini,
Regolamento, Da mihi animas, eco.
(2) Discorso del 12 settembre 1952 .
-
Il fatto del Coopera-tore apostolo come Coo-peratore rimane
dunqueinequivoco . Per volontà
di Don Bosco il Cooperatore è apostolo, perchèCooperatore .
Questa la ragione del nome e sopra-tutto della cosa. Ma in che modo
il Cooperatoreè apostolo? In altre parole, l'essere apostolocome
Cooperatore, che cosa aggiunge all'essereapostolo come cristiano? .
. . Rispondiamo : trecose. Un'organizzazione ; uno spirito e un
pro-gramma; un particolar modo di servire la Chiesa .
1) L'organizzazione deve garantire all'apo-stolato l'unità
d'azione nel bene, in contrapposi-zione all'unità d'azione nel
male. Ecco quellache fu per Don Bosco una specie di ossessione
:l'unità d'azione nel bene . Per questo ha organizzatoi
Cooperatori. Riascoltiamolo : «In ogni tempo sigiudicò necessaria
l'unione tra i buoni per gio-varsi vicendevolmente nel fare il bene
e tener lon-tano il male . . . Dovranno forse i figliuoli della
luceesser meno prudenti dei figliuoli delle tenebre?No certamente,
noi cristiani dobbiamo unirci inquesti difficili tempi . . . »
(Reg. I) .
2) Uno spirito e un programma . Coo-peratore, dunque apostolo
organizzato ; coopera-tore salesiano, dunque secondo «lo spirito
dellaCongregazione di San Francesco di Sales», comeabbiam sentito
dichiarare dallo stesso Don Boscoin una citazione antecedente . E
con uno speci-fico programma ispiratore . Don Bosco riserva
aiCooperatori la « stessa messe » dei Salesiani, laquale, come ben
sappiamo, s'impernia sui gio-vani. Questa non è una restrizione di
programma,bensì, specie per i Cooperatori, una sua quali-fica .
Programma apostolico, quello dei Coopera-tori, vasto quanto il
mondo, ma un mondo vistosalesianamente attraverso i giovani .
3) Un particolar modo di servire laChiesa . L'apostolato è di
stretta competenzadella Chiesa Gerarchica. Essa lo esercisce
inproprio, o per mezzo dei religiosi e dei laici checon essa
cooperano . Cooperare all'apostolato ge-rarchico, nello spirito
salesiano e secondo il pro-gramma di Don Bosco : ecco per i
Cooperatoriil particolar modo di servire la Chiesa . Ed è quila
giusta interpretazione della stessa parola Coo-peratore :
Cooperatore salesiano, perchè salesia-namente coopera
all'apostolato gerarchico . « Hostudiato molto sul modo di fondare
i Cooperatorisalesiani - diceva Don Bosco nel 1884 . -- Illoro vero
scopo diretto non è quello di coadiuvarei Salesiani, ma di prestare
aiuto alla Chiesa, aiVescovi, ai Parroci, sotto l'alta direzione
dei Sale-siani . . . E vero che ad essi si farà appello
nelleurgenze nostre, ma essi sono strumento nelle manidel Vescovo»
(Mem . Biogr. XVII, 25) .
Conclusione -- Il Cooperatore apostolocome Cooperatore, oltre a
darci il significatovero del Cooperatore, ci pone in grado di
valutarela portata del Cooperatore salesiano e della PiaUnione
quale è uscita dalla mente e dal cuore diDon Bosco . Terz'Ordine
apostolico: anticipazione
II - IL MODOdell'Azione Cattolica; preludio agli Istituti
secolaridi perfezione . Sono tutte qualifiche della PiaUnione che,
cogliendo un aspetto particolare, neaccentuano la portata storica e
la perenne at-tualità .
A noi importa rilevare tre cose :1) l'impegno religioso della
Pia Unione e
soprattutto il suo sbocco nell'impegno apostolico .È qui ov'essa
si differenzia dai Terz'Ordini tra-dizionali traducendosi in un
moderno Terz'Or-dine apostolico .
2) Quest'impegno apostolico stesso, che èpropriamente ciò che
Don Bosco ha voluto or-ganizzare e la Pia Unione organizza .
Organiz-zare l'impegno apostolico dei cristiani, imponendouno
spirito e uno stile, ma senza imporre unlimite nè di zelo, nè di
azione, nè di quadri or-ganizzati. Ne deriva il tipo di apostolo di
avan-guardia, sempre disponibile, alla portata di ognicristiano,
che Don Bosco sognava . . .
3) E per ciò stesso, il carattere della PiaUnione come
organizzazione apostolica (ci si per-metta l'espressione) di massa
. Commentiamoriportando le parole pronunciate da Don Bosconel 1886:
«L'Opera dei Cooperatori, l'Opera delPapa, è fatta per scuotere dal
languore, nel qualegiacciono tanti cristiani, e diffondere
l'energia dellacarità . Si dilaterà in tutti i paesi, si
diffonderàin tutta la cristianità. Verrà un tempo in cuiil nome di
Cooperatore vorrà dire vero cristiano .I Cooperatori saranno quelli
che aiuteranno a,diffondere lo spirito cattolico . Sarà una mia
utopiama io la tengo., Più la Santa Sede sarà bersa-gliata, più dai
Cooperatori sarà esaltata; più lamiscredenza in ogni lato va
crescendo, più i Coo-peratori alzeranno luminosa la fiaccola della
lorofede operativa» (Mem . Biogr. XVIII, 160-61) .
Vero cristiano, Cooperatore, apostolo, nellamente e nel cuore di
Don Bosco si traduconodunque in una stretta identità, la cui
portataschiude davvero delle responsabilità e delleprospettive
immense .
~~\\\\\\\\~~\\\~~\\' \\\\\\\\\\\\\N~~
\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
CONSIGLIAMO QUESTO LIBRO
ai Dirigenti, agli Zelatori e Matrici
e per la bibliotechina dei Centri P .U .
MONS . L. G. SUENENS
La CI,icstt il# stato di III ssioils'Prefaz . del Card. Montini,
Coletti Ed ., Milano, 1956, pp . 213 .
È una visione ampia ed integrale, profonda ed organica,che il
Vescovo Ausiliare del Cardinale Van Roey ci presentadell'apostolato
. Per la formazione della « mentalità » edell'« impegno »
apostolico - specialmente diretto, qualè quello a cui per lo più
sono chiamati i Cooperatori - èun libro indicatissimo . Da leggere,
rileggere e meditare . Perpoche idee-madri che se ne assimilino,
esse saranno assaiefficaci nella pratica .
Il libro, come deve servire ai « formatori di apostoli »- i
nostri Dirigenti - così può servire ai volenterosi - iCooperatori -
per predisporli a maggiore dedizione, abnegazione e solidarietà di
azione .
9
-
Primo incontrodelle Zelatrici dei Laboratori d'Italia a
TorinoEbbe luogo nella Casa Madre
dall'ii al 13 novembre in occa-sione della festa onomastica
delRettor Maggiore e riuscì denso disoavi emozioni per tutte le
inter-venute, molte delle quali per laprima volta visitavano la
terra be-nedetta di Valdocco e la casettanatia del Santo Fondatore
. Noi quinon intendiamo presentare unacronaca delle giornate
torinesi, mauna sintesi delle idee scambiatenel convegno del iz
novembre,che fu onorato dallo stesso nostrovenerato Rettor Maggiore
.
Il convegno fu aperto dal Di-rettore generale della P . U .,
rev.moDon Luigi Ricceri, che fece alRettor Maggiore la
presentazionedelle convenute e gli rese omaggioin loro nome .
Vengono - disse - da tuttal'Italia, da Pordenone alla Sicilia
.Sono una élite di Cooperatrici, madietro di loro Lei vede tante
etante Cooperatrici animate dallostesso zelo . Due settimane fa
eroa Madrid : anche là lo stesso fer-vore, vorrei dire la stessa
febbredi lavoro salesiano .
Ed ecco il significato della loropresenza nella Casa del Padre
:sono qui per dirLe la loro devo-zione e presentarLe i loro
auguri,ma auguri concreti : esse voglionoessere vere co-operatrici,
che mi-rano ai fatti . Sono venute a To-rino per temprarsi in
questa volontàdi azione e ispirarsi agli esempidella Mamma di Don
Bosco, dellaMamma di Don Rua e di tantealtre Cooperatrici della
prima ora.Esse oggi continuano ad aiutareDon Bosco, che venerano
nel suoSuccessore, nel quale vedono in-carnato l'ideale del Padre .
E vo-gliono lavorare non solo per DonBosco, ma con Don Bosco :
essequi accumuleranno energie che ser-viranno per loro e per le
loro col-laboratrici . . . » .
Prese quindi la parola la signoraDompè, che porse alle
conve-nute il saluto delle Zelatrici diTorino . Le parve di vedere
in cia-scuna delle presenti come altret-tanti video di tanti
televisori chepresentavano i 128 Laboratorid'Italia operanti per
Don Bosco :visione stupenda, incoraggiante,di una porzione eletta
del CorpoMistico di Cristo e della FamigliaSalesiana . L'incontro
che stava persvolgersi sarebbe servito per uno
10
scambio di idee, utile per la parteorganizzativa, ma più utile
per laloro formazione salesiana . Oveavrebbero potuto accendere
lafiamma del loro zelo meglio che aValdocco, dove brillava ai
loroocchi soprattutto l'esempio lumi-noso di Mamma Margherita,
chepuò dirsi la vera fondatrice dei La-boratori di Cooperatrici
Salesiane ?
A questo punto, ascoltato con in-teresse e devozione, parlò il
RettorMaggiore, che si compiacque contutti i gruppi di Zelatrici
operantiin Italia e in tutto il mondo sa-lesiano .
Il sig. Don Ziggiotti presentavaquindi a tutte le Cooperatrici
deiLaboratori un modello mirabile inMamma Margherita:
modestissima,semplice, laboriosa, piena di fede .E perchè la
potessero imitare davaloro questo bel motto-programma :La ?nano al
lavoro, il cuore a Dio .Far di tutto perchè si moltiplichinoi
Laboratori e le loro attività, masoprattutto svilupparne
l'attivitàspirituale, esercitandosi a lavoraresulla stoffa delle
anime. La nostrafede è un tesoro troppo grande pertenerlo nascosto
e inattivo. Oggiin Italia occorre prendere posi-zione netta e
scegliere : o conquistaper Dio o conquista per il nemico.Voi che
avete scelto, siate missio-narie . Esserlo tra i Bororos e
iXavantes è meno difficile, perchèpopoli primitivi, semplici e
buoni ;il nostro povero popolo invece,
avvelenato dalla propaganda atea,è tanto difficile da
riconquistare.Mentre lavorate d'ago, giungetecol filo d'oro del
vostro zelo atante anime . Lavoro, preghiera,apostolato : ecco il
trinomio chedeve distinguere ogni Laboratoriodi Cooperatrici .
Ringraziato e ossequiato il RettorMaggiore, il sig. Don Ricceri
diedeinizio al convegno di lavoro : « Vo-gliamo, disse, che
partiate di quicon dei concetti concreti, con delleidee da
realizzare» .
Anzitutto il Delegato Ispetto-riale della Ispettoria
SubalpinaDon Boffa tenne una esaurienterelazione sui Laboratori di
Coo-peratrici, mettendo in bella lucelo spirito che deve animarli,
illoro funzionamento, i mezzi perrenderli efficienti, i fini da
perse-guire. Non mancò di ricordarel'Indulgenza del lavoro
santificato,quanto mai utile perchè l'attivitàdei Laboratori
raggiunga il fineprimario, che è la santificazionedelle
Cooperatrici che vi consa-crano le loro fatiche .Dopo aver udito le
esperienze
del Delegato Ispettoriale, il sig .Don Ricceri invitò le
convenute acomunicare le proprie esperienze .Ne seguì una serie
d'interventivari e interessanti che intreccia-rono e fusero in un
armonico in-sieme le iniziative e le esperienzedegli estremi
opposti della Penisola .Ne raccogliamo un mazzetto chepuò tornare
utile ai nostri lettori .
E Per la santificazione personale delle Cooperatrici :i) In
qualche Centro si abbina
al Laboratorio un corso d'istru-zione religiosa, aperto però
anchealle altre Cooperatrici del Centro .
2) Altrove si ebbe la felice ideadi spiegare alle lavoratrici il
Cate-chismo Liturgico della Messa e ilsignificato dei sacri
paramenti, ot-tenendo un duplice scopo : far com-prendere e gustare
meglio il santoSacrificio e infervorare alla confe-
® Uer infervorare le Cooperatrici al lavoro :i) Assai efficaci
sono le visite a
orfanotrofi, noviziati, seminari ecase di formazione, dove
vedono ifrutti delle loro fatiche .
2) Stimolo potente per tutte èl'arte di santificare le ore del
labo-
zione di quei sacri indumenti il cuisignificato è tanto sublime
.
3) Alcuni Laboratori hanno or-mai preso la fisionomia di veri
ce-nacoli, dove si lavora pregando esi prega lavorando ; dove la
paroladel Delegato, le buone letture ele sante conversazioni
sollevanol'animo delle Cooperatrici in unaatmosfera tale da far
loro desiderarequelle ore di lavoro settimanale .
ratorio con i mezzi sopra indicati .Bella in proposito
l'affermazionedi una Zelatrice : «Per noi quelleore di lavoro sono
un riposo! ».
3) Ci sono esempi edificanti diCooperatrici che, non avendo
tro-
-
vato ambienti disponibili presso leCase salesiane, hanno messo a
di-sposizione delle consorelle la pro-pria casa, destinando una
stanzaper loro . Qualcuna l'ha pure at-trezzata di macchinario a
propriespese .
® Per raccogliere i mezzi :I) Alcuni Laboratori tengono
nella sede stessa una cassettina incui ogni Cooperatrice mette
l'of-ferta consentita dalle sue possibi-lità. Altri Laboratori
l'hanno postaall'altare di Don Bosco con lascritta : t~ Pro
Laboratorio LiturgicoSan Giovanni Bosco » . In qualcheLaboratorio
si approfitta dellaMessa dei Cooperatori per racco-gliere offerte
pro Laboratorio allaporta della chiesa . Ci sono anchedelle
Zelatrici insegnanti che ten-gono una cassettina per le
offertenella loro classe, mentre il maritone tiene un'altra in
ufficio .
2) Si preparano lotterie e tom-bole il cui incasso va a
beneficiodel Laboratorio.
3) Si organizza una serata proLaboratorio con un'operetta,
unfilm, un concerto : questo special-mente dove il Laboratorio
lavora
4 Rilievi e direttive del signor Don Ricceri :Utilissimi
intermezzi nella lunga
serie degli interventi furono i ri-lievi, i commenti e le
direttive delsignor Don Ricceri, che qui sin-tetizziamo :
I) Sarebbe un errore fare caritàad occhi chiusi . Non facciamo
di-stinzione nè di persone nè di idee,ma alla carità materiale
associamosempre la carità spirituale delleidee sane, se non
vogliamo allevaredei serpenti . Si è dato il caso diindividui che
mentre si facevanoaiutare da Opere nostre, prestavanoman forte ai
nemici di Dio per com-battere la Chiesa . Di qui la portataenorme
dell'apostolato della stam-pa, che arriva alle intelligenze
etrasforma i cuori .
2) Alcuni Laboratori stanno giàraggiungendo in pieno il loro
scopoprimario, che è la formazione delpersonale che vi lavora con
la pre-ghiera, la lettura spirituale in co-mune, ecc . A questo
fine il signorDon Ricceri invita a fare un altropasso, quello della
lettura formativa
per i giovani poveri dell'Oratorioo dell'Istituto .
4) Qualche Laboratorio ha orga-nizzato una Peregrinatio
Mariaecol duplice scopo di fare del benee di raccogliere offerte
per il La-boratorio .
5) Ci sono dei Laboratori che sialimentano con le donazioni
otte-nute bussando alla porta di nego-zianti e industriali per
avere scam-poli o altro materiale .
6) Ad alcuni Laboratori chiprovvede il necessario è il
DelegatoIspettoriale o locale ; ad altri pensail Parroco .
7) In alcuni Centri la stoffa el'altro materiale per la
lavorazionepensano a provvederlo alcune ze-lanti Cooperatrici che,
non potendocondividere il lavoro delle Conso-relle, vogliono
tuttavia condivi-derne i meriti provvedendo la ma-teria per la
confezione di paramentiper chiese o di abiti per ragazzipoveri .8)
In un Centro dove le Coo-
peratrici hanno organizzato laGiornata delle Apprendiste,
leCooperatrici del Laboratorio hannoinvitato le apprendiste a
man-dare dai loro Laboratori ma-teriale di vario genere, che
tornòutilissimo .
personale . Il Bollettino Dirigentiogni mese presenta qualche
libroche può servire allo scopo .3) Ammirevoli le industrie di
molti Laboratori per raccogliere imezzi necessari per la
confezionedi paramenti e di indumenti ; maconviene anche
interessare unalarga cerchia di persone a collabo-rare per motivi
apostolici . C'è giàqualche Laboratorio che irradiauna attività
spirituale molteplicecon frutti consolantissimi .
4) La carità è industriosa ed èinesauribile nel trovare nuove
ini-ziative di bene . Qui il sig . DonRicceri cita l'esempio dei
Coope-ratori di Montevideo che, per rac-cogliere i fondi necessari
per lacostruzione di una Scuola profes-sionale per la gioventù
abbando-nata della periferia, hanno creatoun immenso ed originale
bazàr,dove sistemano il materiale piùvario che quattro camion
raccol-gono ogni giorno girando per lacapitale e che poi mettono in
ven-dita per l'erigenda Scuola .
5) Per la destinazione dei lavorieseguiti nei Laboratori delle
Coo-peratrici il sig . Don Ricceri dàqueste direttive: aprire gli
oriz-zonti, tenendo presenti i bisognilocali, i bisogni delle
Missioni (manon aiutare sempre e solo lo stessomissionario), i
bisogni degli Ora-tori, dei fanciulli poveri, dellechiese povere,
salesiane e non sa-lesiane, del Rettor Maggiore e delleCase di
formazione .
6) A proposito di industrie perraccogliere i fondi per il
Labora-torio il sig . Don Ricceri dà un con-siglio utile per tutti
: evitare il pe-ricolo che si crei una psicologiaantipatica, che
cioè il pensiero del-l'intervento alle riunioni mensilisi associ a
quest'altro : mi chiedonosoldi! Nelle riunioni dei Consiglilocali
si potrà trattare del modo difinanziare il Laboratorio escogi-tando
mille iniziative, ma si evitiil gesto poco simpatico di
chiedereogni mese in occasione del ritiromensile del denaro per
questo oper altri scopi .
7) A conclusione il Superioreraccomandò :
a) di incrementare l'attivitàdei Laboratori già esistenti :
fareche siano attivi e in continuo svi-luppo ;
b) di incrementare il numerodei Laboratori nell'Ispettoria :
nonpretendere le cose perfette ; peròfare sì che il Laboratorio
sorgacon una sua fisionomia ben chiara,Laboratorio di Cooperatrici
Sale-siane, immesso quindi e parteviva della grande nostra
organiz-zazione ;
c) di trasformare ogni Labora-torio in una Centrale di
apostolatonelle sue varie forme proposte daDon Bosco ai Cooperatori
.
Il Convegno fu chiuso dal signorDon Ricceri, che invitò le
Zela-trici a ringraziare il Signore e rin-novò il suo grazie a
tutte le inter-venute, al rev.mo Ispettore DonViolante, presente,
alle Coopera-trici torinesi che, con un bel gestodi fraternità
salesiana, avevanoospitato le loro Consorelle ; e, permezzo delle
Zelatrici presenti, aiDelegati Ispettoriali e locali e
alleZelatrici dei loro Centri . Al rin-graziamento aggiunse
l'augurio chequelle ore fossero veramente fe-conde di frutti per la
nostra PiaUnione .
AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI TORINO IN DATA I6-2-I949,N
.403.- CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICADIRETTORE RESPONSABILE :
SACERDOTE DOTI . PIETRO ZERBINO, VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 -
TORINO (712) . OFFICINE GRAFICHE S .E .I .
1 1
-
CORSO
NOVITÀi/
MARIA WINOWSKA51
•
L1 !%1 OSICATA DI DIOs Racconti.i/
TRADUZIONE DI G BARRAii
PAGG.XII-20U, LEGA'CUIfA IN LINSON, SOYRACOPERTA A COLORI
PLASTIFICATALIRE 900
• Il nostro tempo cerca dei testimoni più che degli apologeti
.Convinta di questa esigenza la Winowska, una delle scrit-trici più
valide del nostro tempo, ha girato a lungo per ipaesi dietro la «
cortina di ferro » per cogliervi alcune testi-monianzemonianze di
fede e di fedeltà a Cristo .Dal suo libro risulta chiaro che
l'imboscata di Dio, in un
•
certo senso, è fallita . Dio non è morto, in quei cuori . Non
veper ordinazioni
•
l'hanno potuto rubare.rivolgersi alla
••
Un volume coraggioso e commovente, vivo di una realtàSOCIETA
quotidiana .evi i n F
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iiiiiiiii,~rrsriirrirrrirri~/~riir.-i/iirrsiirrrrrriirri~rrrrrrrrrrrriiri.`rfirrrrrrrroTORINO
REGINA MARGHERITA 1/6C. C . P . 2/171
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BOLLETTINO SALESIANOPERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E
MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Direzione : via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono
48-41-17Al l° del mese: per i Cooperatori e le Cooperatrici
SalesianeAl 15 del mese: per i Dirigenti della Pia UnioneSi invia
gratuitamente . Spedizione in abbonamento postale . Gruppo 2"
*
Facciamo noto ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite
Cooperatriciche le Opere Salesiane hanno il Conto Corrente Postale
con il numero 2-1355 (Torino)sotto la denominazione: Direzione
Generale Opere di Don Bosco - Torino 712Ognuno può valersene con
risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte,ricorrendo
all'ufficio postale locale per il modulo relativo
IMPORTANTE - Per correzioni d'indirizzo si prega d'inviare anche
l'indirizzo vecchio .Si ringraziano i Sig. Agenti postali che
respingono, con le notificazioni d'uso, i Bollettini nevi
recapitati .
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