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I Volsci e il loro territorio.

Jan 20, 2023

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QUESTO TESTO È DISPONIBILE ANCHE IN FORMATO DIGITALE

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Grafica di copertina Studio Pigliacelli, Via M.Mastroianni - Frosinone.

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a mio padre Alfonso e a coloro i quali, anche se vinti,

non saranno mai sconfitti.

Particolare dell’opus sectile di Porta Marina, esposta al Museo dell’Alto Medioevo di Roma.

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Questo testo ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Frosinone e della Provincia di Latina

nell’edizione fuori commercio

Edito a Frosinone 12/12/2013 3 edizione Dicembre 2014

Stampa NewPrint snc.-Fossalta di Portogruaro (VE)

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sui diritti d’autore. E’ vietata e sanzionata, in qualsiasi modo sia realizzata, la riproduzione cartacea e/o digitale, la memorizzazione, l’elaborazione tipografica, magnetica, fotostatica, in qualsiasi altra forma ciò avvenga e anche se parziale, senza il consenso scritto dell’autore. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nel limite del 15% di ciascun volume, l’estrazione di brevi

parti della presente in opere scientifiche è consentita se ne è citata correttamente la fonte e l’autore. Le violazioni del Diritto d’Autore saranno perseguite in sede penale e civile.

Un particolare ringraziamento a: Dott. Federica D’Arpino per la revisione e correzione del testo, Riccardo Cataldi della Biblioteca Nazionale dell’Abbazia di Casamari per la revisione bibliografica, Cesare Pigliacelli per la grafica, dott.Francesco Mannino già presidente dell’Istituto di Storia Pa-tria di Latina per i preziosissimi consigli e la revisione, Giuseppe Papi assessore alla cultura del co-mune di Roccasecca dei Volsci per il suo travolgente entusiasmo, prof.Stefano Pagliaroli profes-sore di Filologia della Letteratura Italiana presso l’università di Verona per la sua critica letteraria.

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Massimiliano Mancini _______________________________________________________________________________

I VOLSCI E IL LORO TERRITORIO_______________________________________________________________________________

© 2013 Massimiliano Mancini ISBN 9788898121069

Massimiliano Mancini Editore Piazza Della Libertà n.2, 03100 Frosinone.

_______________________________________________________________________________ www.mancinimassimiliano.it [email protected] TWITTER: @MaxMancini FACEBOOK:/mancinimassimiliano.it

ACADEMIA: http://tinyurl.com/njfwkd2 YOUTUBE:http://tinyurl.com/nsskerg

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PROLOGO

“L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia.”

(A. Manzoni, I Promessi Sposi, introduzione).

La parola” ιστορία” (istoría) in greco antico significa conoscenza acquisita tra-mite indagine e ricerca, ma all’atto pratico la storia è conosciuta dai popoli attraverso le opere degli storiografi e dalla tradizione tramandata oralmente.

La storia dei nemici di Roma è stata scritta e narrata dai vincitori, non ci si può aspettare una narrazione scevra da giudizi e da esigenze politiche, a maggior ragione nel caso dei Volsci, che hanno contrastato così duramente il destino di Roma verso la conquista del Lazio meridionale e quindi dell’intera penisola.

I Volsci sopravvissuti alla sconfitta militare, sono stati annientati culturalmen-te ed etnicamente, attraverso il processo di normalizzazione e assorbimento nella cultura romana, ma il livore dei Romani vincitori verso quel popolo che così strenuamente li aveva combattuti, mettendo a rischio la stessa sopravvi-venza della civiltà romana si è protratto nella denigrazione stereotipata del Volsco, identificato come il prototipo del rozzo.

Tuttavia il popolo dei Volsci, sconfitti militarmente e sottomesso culturalmen-te, è riuscito a sopravvivere sino ai giorni nostri attraverso il mito di Coriolano che ha affascinato W. Shakespeare, che vi ha dedicato una famosa tragedia in cinque atti nel secolo XVII (1607-1608), Heinrich Joseph von Collin, che nel 1802 ha scritto la tragedia “Coriolan”, musicata addirittura da L. van Beetho-ven, che nel 1807 ha composto l’opera 62 “ouverture Coriolano”.

Capire e rivalutare la valenza storica e culturale delle aree della Ciociaria e del-la Pianura Pontina è un modo per rendere un tributo postumo alla memoria di questo popolo italico, così misconosciuto quanto valoroso.

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Riscoprire e riprendere questo studio, oggetto della mia tesi di laurea del 1995, è doppiamente emozionante, sia per il legame alla mia terra e sia per i ricordo di quel primo traguardo culturale, segnato anche dalla figura dei relatori, tutt’altro che mere presenze formali, il prof.Stefano Rodotà, primo garante per la privacy, e il prof.Giuliano Crifò, un uomo d’altri tempi che espri-meva il suo ruolo di educatore prima ancora che quello di formatore.

A lui, scomparso il 26 gennaio 2011 nel compimento della missione professio-nale di una vita un istante dopo aver laureato il suo ultimo studente, rivolgo un commosso pensiero di gratitudine.

Massimiliano Mancini

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CAPITOLO 1 IL TERRITORIO

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INDICE DEL CAPITOLO

L’Italia e il Lazio nel secolo VII a.C.

La geografia delle antiche zone del Lazio.

Profilo geomorfologico del Lazio.

Le valli del Liri e del Sacco.

Il Lazio meridionale nella preistoria.

Rilievo militare ed economico del Latium Adiectum.

Le valli del Sacco e del Liri centro dei collegamenti.

A LATO: particolare della mappa “Latium” del 1595 di Abraham Ortelius (Anversa 1528-1598).

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L’ITALIA E IL LAZIO NEL VII SECOLO a.C.

Agli albori del secolo VII a.C. la penisola italica era immaginata e considerata come una realtà unitaria soltanto dai Greci, che la chiamavano “Esperia”, con il significato di terra d’occidente oppure di estremità delle terre conosciute (Micali 1836) oppure “Ausonia”.

πᾶσαν ὅσην ὁ δάμαλις διῆλθεν Οὐιτουλίαν. μεταπεσεῖν δὲ ἀνὰ χρόνον τὴν ὀνομασίαν εἰς τὸ νῦν σχῆμα οὐδὲν θαυμαστόν, ἐπεὶ καὶ τῶν Ἑλληνικῶν πολλὰ τὸ παραπλήσιον πέπονθεν ὀνομάτων. πλὴν εἴτε ὡς Ἀντίοχός φησιν ἐπ᾽ ἀνδρὸς ἡγεμόνος, ὅπερ ἴσως καὶ πιθανώτερόν ἐστιν, εἴθ᾽ ὡς Ἑλλάνικος οἴεται ἐπὶ τοῦ ταύρου τὴν ὀνομασίαν ταύτην ἔσχεν, ἐκεῖνό γε ἐξ ἀμφοῖν δῆλον, ὅτι κατὰ τὴν Ἡρακλέους ἡλικίαν ἢ μικρῷ πρόσθεν οὕτως ὠνομάσθη. τὰ δὲ πρὸ τούτων Ἕλληνες μὲν Ἑσπερίαν καὶ Αὐσονίαν αὐτὴν ἐκάλουν, οἱ δ᾽ ἐπιχώριοι Σατορνίαν, ὡς εἴρηταί μοι πρότερον.

Dionigi di Alicarnasso (Ρωμαικη αρχαιολογία [Antichità romane] 1, 9, 3):

[Che in tempi successivi il nome, caduto in disuso si sia trasformato in quello attuale, non c’é da meravigliarsi, poiché anche molti termini greci hanno subito simili alterazioni. Insomma che il nome derivi, come riferisce Antioco, da un sovrano - e questa è la versione più persuasiva- sia che da un vitello, come pensa Ellanico, da entrambe le tesi risulta chiaro che la penisola fu chiamata Italia al tempo di Eracle o poco prima; in tempi antecedenti i Greci la chiamavano Esperia e Auso-nia, mentre gli indigeni Saturnia,...] (Traduzione Cantarelli 1994).

Il nome Italia arriverà in seguito, scaturendo dalla religione degli antichi abi-tanti la terra di Calabria, che adoravano un vitello, che nell’antica lingua osca era denominato “Vitelia” o “Itali” (Orlando 1928; Vannucci 1873) oppure dal nome dell’antico re Italo, ipotesi sostenuta anche da Dionigi di Alicarnasso e da Antioco di Siracusa.

Ἰταλία δὲ ἀνὰ χρόνον ὠνομάσθη ἐπ᾽ ἀνδρὸς δυνάστου ὄνομα Ἰταλοῦ. τοῦτον δέ φησιν Ἀντίοχος ὁ Συρακούσιος ἀγαθὸν καὶ σοφὸν γεγενημένον καὶ τῶν πλησιοχώρων τοὺς μὲν λόγοις ἀναπείθοντα, τοὺς δὲ βίᾳ προσαγόμενον, ἅπασαν ὑφ᾽ ἑαυτῷ ποιήσασθαι τὴν γῆν ὅση ἐντὸς ἦν τῶν κόλπων τοῦ τε Ναπητίνου καὶ τοῦ Σκυλλητίνου: ἣν δὴ πρώτην κληθῆναι Ἰταλίαν ἐπὶ τοῦ Ἰταλοῦ. ἐπεὶ δὲ ταύτης καρτερὸς ἐγένετο καὶ ἀνθρώπους πολλοὺς εἶχεν ὑπηκόους αὑτῷ, αὐτίκα τῶν ἐχομένων ἐπορέγεσθαι καὶ πόλεις συνάγεσθαι πολλάς: εἶναι δ᾽ αὐτὸν Οἴνωτρον τὸ γένος.

Dionigi di Alicarnasso (Ρωμαικη αρχαιολογία [Antichità romane] 1, 9, 1):

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[Nei tempi successivi la penisola fu denominata Italia dal sovrano Italo. Antioco di Siracusa dice che era un uomo buono e saggio e che, persuadendo alcuni dei popoli vicini con le pa-role, altri costringendoli con la forza, assoggettò tutto il territorio compreso tra il golfo nepe-tino e scilletico: tutta questa fascia territoriale fu la prima a prendere il nome di Italia da Italo. Appena questo sovrano divenne padrone dell’Italia e pose sotto la sua autorità molti uomini, nutrì il disegno di ampliare i suoi domini e assoggettò molte città. Egli era di stirpe enotra.] (Traduzione Cantarelli 1994).

Mappa “Latium” del 1595 di Abraham Ortelius (Anversa 1528-1598)

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Probabilmente gli stessi Greci svilupparono il toponimo Italia (Barbagallo 1972), che dapprima identificò solo la parte meridionale e in seguito tutta la penisola.

Tuttavia, nel VII secolo a.C. allorquando inizia la nostra indagine, non vi era alcuna esigenza di denominare la penisola italica in maniera unitaria, poiché essa era sconosciuta geograficamente e politicamente inesistente.

La terra che diventerà l’Italia non aveva una propria dimensione storica nella sua globalità e l’acquisirà solo dopo la sconfitta dei Volsci da parte dei Ro-mani, che si espanderanno quindi su tutta la penisola, che manterrà sempre una propria individualità e indivisibilità sotto il profilo politico, amministrata direttamente dallo stato romano a differenza dei territori esterni considerate province e governate da proconsoli e propretori.

Viceversa alcune altre aree geografiche andavano assumendo un rilievo storico sempre più accentuato, come l’Etruria e la Magna Grecia e, nel cuore dell’Italia centrale, si poneva sempre più in risalto il ruolo assunto da un ter-ritorio corrispondente complessivamente a quello dell’odierno Lazio centro meridionale.

In seguito i Romani lo denominarono Latium, unendolo alla Campania nella Regio I, suddividendolo ulteriormente in:

• Latium Vetus o Antiquum, corrispondente orientativamente al territo-rio dell’attuale provincia di Roma;

• Latium Adiectum o Novum, che coincideva orientativamente con l’at-tuale territorio delle province di Frosinone e Latina.

Il Latium Vetus rappresentò la culla della civiltà Romano-Sabina mentre il La-tium Adiectum lo è stato per le popolazioni safine dei Volsci, degli Ernici, degli e degli Ausoni.

Su tale territorio si sono scontrati gli opposti interessi di questi popoli, ma anche delle altre principali popolazioni italiche antiche, gli Etruschi e i Sanniti, nonché degli stessi Greci, che disputeranno sul suo suolo la gara suprema in cui la popolazione vincitrice dominerà sulle altre e sui destini del mondo antico.

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Latium Vetus e Latium Adiectum

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LA GEOGRAFIA DELLE ANTICHE ZONE DEL LAZIO

La suddivisione fatta dai Romani tra Latium Vetus e Latium Adiectum, deriva dal fatto che, storicamente, sul primo territorio si era sviluppato il ceppo ori-ginario della stirpe latina ed era stato il nucleo primario dello stato romano.

Dal punto di vista geografico il Latium Vetus comprendeva la città di Roma e la campagna circostante, estendendosi per circa 50 miglia dal Tevere al Cir-ceo, i suoi confini erano segnati:

• a nord dai monti Cornicolani; • a sud dalla costa tirrenica compresa tra la foce del Tevere e la città di

Anzio;• a est dai Colli Albani e dalla catena dei monti Tiburtini e Prenestini; • a ovest dal corso naturale del fiume Tevere, che costituiva anche la linea

di demarcazione con la nazione etrusca.

Latium Antiquum a Tiberi Cerceios servatum est m.p. L longitudine: tam tenues primordio imperi fuere radices. Plinio (Naturalis Historia 3, 56).

[Il Lazio antico si è mantenuto nella sua lunghezza di 50 miglia, dal Tevere al Circeo: così umili furono, all’inizio, le radici dell’impero] ] (Traduzione Corso et al. 1988).

Il Latium Adiectum [=aggiunto] era stato, appunto, unito ai domini romani in seguito a una serie di conquiste dei Romani cominciate dal secolo V a.C.

Le lotte su questa terra, con sofferenze e sangue da entrambe le parti, aveva-no portato all’annullamento delle precedenti ingerenze delle altre popolazio-ni insediate, tra le quali gli Etruschi, gli Ernici, gli Ausoni, gli Aurunci.

Ma l’aggiunta di quest’area era stata, soprattutto, la conseguenza della vitto-ria romana sulla nazione dei Volsci e dell’annessione dei loro territori.

I confini geografici del Latium Adiectum, erano segnati:• a nord da quei monti Preappennini che, dal nome dei primi popoli che li

hanno abitati, sono conosciuti ancora oggi come Volsci ed Ernici; • a sud dal tratto di costa tirrenica che si estende dalla città di Anzio alla

foce del Liri-Garigliano, il quale con il suo corso delimitava anche il con-fine ovest;

• ad est dai rilievi dei Colli Albani.

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“Latium” from the Historical Atlas del 1911 di William Robert Shepherd (1871-1934).

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Il Latium Adiectum, a sua volta, era composto da due aree:

• una verso l’entroterra, che includeva i territori circostanti le valli del Liri e del Sacco, quindi sostanzialmente l’odierno territorio della provincia di Frosinone, da cui deriva geograficamente e culturalmente la Ciociaria;

• una verso la costa che si estendeva intorno la Pianura Pontina, corri-spondente sostanzialmente all’odierno territorio della provincia di Lati-na, che oggi rappresenta l’area del territorio della cultura pontina, se si esclude la città capoluogo, fondata dal fascismo con il nome di Littoria nel 1932 a seguito della bonifica delle paludi pontine, con l’insediamen-to di reduci provenienti da zone del nord Italia, soprattutto veneti e friulani.

PROFILO GEOMORFOLOGICO DEL LAZIO

L’importante sviluppo storico cui si è assistito nel territorio del Latium Vetus e del Latium Adiectum, è stato intimamente legato alla particolare confor-mazione di queste zone e all’influenza degli altri territori vicini, compresi in una fascia orizzontale che, estendendosi dalla costa tirrenica del Latium sino all’opposta costa adriatica, divide la parte settentrionale della penisola da quella meridionale.

La geomorfologia di questa fascia ha determinato che l’importanza del La-tium fosse sempre strategica in tutte le epoche storiche per un duplice ordine di motivi.

Da un lato le particolari condizioni climatiche, che hanno favorito un notevole sviluppo dell’ecosistema florofaunistico, dall’altro, il fatto che il territorio del Latium rappresenta da sempre la via obbligata per il collegamento tra il nord e il sud della penisola.

Inoltre su di esso confluisce ancora oggi una importante direttrice tra la costa orientale-adriatica e l’opposta occidentale-tirrenica.

Ad una visione complessiva dunque, il Latium si presentava in un contrasto tra pianure e collina, in un andamento sinuoso.

Le ampie pianure a poche decine di metri sul livello del mare della provincia Pontina, e l’alternanza piano collinare delle valli del Liri e del Sacco.

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Le aspre vette dei Preappennini che, in quest’area laziale-abruzzese, si innal-zano sino a sfiorare i 3.000 metri sul livello del mare (vetta del Gran Sasso 2.912 m).

Questi dislivelli orografici sono da attribuire all’azione erosiva dei corsi fluviali e delle acque alluvionali, in combinazione al violento parossismo vulcanico che, all’epoca della formazione geologica di queste aree, è stato particolar-mente intenso.

Ne sono testimoni i resti dei numerosi crateri spenti che, ancora oggi, sono ben visibili su questo territorio, spesso trasformati in laghi come nel caso di Albano, Nemi e Bracciano.

La formazione eruttivo alluvionale del Latium è confermata anche dalle stes-se vette dei Monti Ernici, che all’analisi stratigrafica rivelano chiaramente la loro origine vulcanica (vulcanismo ernico).

Un’altra conferma, inoltre, si può avere dall’analisi geologica del terreno lazia-le, che generalmente si presenta come una stratificazione di materiali eruttivi ed effusivi, sovrapposti da depositi alluvionali (Angelucci et al. 1974).

Mentre i vulcani e le alluvioni costruivano l’alterno paesaggio piano-collinare del Latium, contemporaneamente i continui movimenti della crosta terrestre (movimenti tettonici), avevano portato all’innalzamento di un’ampia catena montuosa, gli Appennini, che percorrono longitudinalmente tutta la penisola in direttrice nord-sud, dall’attuale regione dell’Emilia Romagna sino alla Cala-bria.

I monti Appennini interessano limitatamente il territorio laziale, attraversan-dolo soltanto nella parte nord-orientale, con la catena dei Preappennini, così chiamati per via del loro carattere più collinare che montagnoso.

Viceversa, alle spalle del Lazio, nel vicino Abruzzo, questa catena rocciosa ol-tre ad interessare quasi completamente tutta la regione arrivando sino alla costa adriatica, raggiunge la più alta elevazione di tutta la penisola.

In questa fascia orizzontale tra il Lazio e l’Abruzzo, si rileva un netto contrasto tra una zona fredda, inospitale e poco accessibile, addirittura invalicabile per larga parte della stagione invernale, in contrasto con la zona temperata delle pianure laziali, con i suoi fertili terreni e le sue pianure.

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Si comprende quindi, come questa particolare conformazione del territorio abbia determinato un duplice ordine di conseguenze.

In primis essa ha favorito gli insediamenti e lo sviluppo delle civiltà umane nel territorio laziale, grazie alle favorevoli condizioni climatiche ed alla fertilità del suo terreno.

Creando inoltre in queste stesse zone delle vie di transito sostanzialmente obbligate tra la parte meridionale e settentrionale della penisola, ha favorito gli scambi commerciali e culturali.

Di contro, però, la stessa conformazione geografica e climatologica ha carat-terizzato le terre laziali per la triste diffusione della malaria.

Infatti le caratteristiche geomorfologiche del territorio, che presenta numero-si avvallamenti e conche con ristagni di acqua, e la sua conformazione strati-grafica, in quanto composta in massima parte di depositi alluvionali leggeri, soprattutto argilla e creta, e da materiali effusivi e metamorfici impermeabili, ostacolavano il deflusso delle acque.

A tutto questo si aggiungeva l’intensa attività alluvionale dei grandi fiumi Te-vere e Liri, e dei loro numerosi affluenti, che determinavano in continuazione allagamenti e favorivano ampi ristagni d’acqua.

Inoltre nei periodi estivi, essi costituivano, in sinergia con il clima temperato-umido, l’habitat ideale per lo sviluppo e la proliferazione della zanzara anofe-le, portatrice dei germi delle mortali febbri malariche.

LE VALLI DEL LIRI E DEL SACCO

All’interno del Latium si possono enucleare delle aree le quali, più di ogni altra zona in tutta l’Italia centrale, hanno assunto un particolare risalto, sia per l’im-portanza delle popolazioni e delle civiltà in esso sviluppatesi, sia per il fatto che queste zone, strategiche sotto il profilo militare ed economico, indussero le più importanti civiltà dell’Italia antica a scontrarsi per il loro controllo.

Nel Latium Vetus, l’antico territorio dei monti Palatino, Esquilino, Quirinale, che ha rappresentato la culla della civiltà di Roma.

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Nel Latium Adiectum, nel corso di tutte le epoche storiche e sino ai tempi moderni, hanno assunto un ruolo strategico due aree:

• La Valle del Sacco, così denominata dal Trerus flumen, che con la sua azione erosiva ed alluvionale ha creato questa vallata.

Il fiume Sacco è uno degli affluenti del fiume Liri, nasce dal versante orientale dei monti Prenestini e scorre verso sud-est per una lunghez-za complessiva di 87 km, attraversando la Valle Latina nella Ciociaria tra i monti Ernici a nord-est e i Lepini a sud-ovest, per confluire da de-stra nel fiume Liri presso Ceprano (FR).

• La Valle del Liri, che prende il nome dal Liris flumen e si estende lungo il suo corso laziale.

Il fiume Liri, ha una lunghezza complessiva di 158 Km e un bacino di 5.020 km², il quale pur nascendo nell’Abruzzo interessa per circa due terzi della sua estensione le zone dell’antico Latium Adiectum.

La cascata del fiume Liri presso Isola del Liri (FR).

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In entrambe le vallate si sono sviluppate civiltà coeve o addirittura precedenti a quella Latina-Sabina di Roma, inoltre queste zone hanno sempre avuto un ruolo strategico sotto il profilo militare ed economico, consentendo di con-trollare i transiti e i traffici tra il nord e il sud della penisola e tra la costa tirre-nica e quella adriatica, per questa ragione le più importanti civiltà dell’Italia antica si sono scontrate duramente per il loro controllo.

Si è già detto che nel Lazio meridionale lo sviluppo storico e la conformazione fisico-naturale del territorio siano stati intimamente legati fra loro, esercitan-do quest’ultimo elemento un notevole condizionamento sul primo.

L’etimologia del nome Latium, dal latino latus [=piano], dovrebbe suggerire un’immagine prevalentemente pianeggiante del territorio (Mommsen 1991; De Rossi 1980), ma questa conformazione morfologica si trova solamente su una parte del Latium Vetus, limitata all’odierna campagna romana.

Nel Latium Adiectum le parti pianeggianti possono essere individuate so-stanzialmente nella media Valle del Liri e nella Valle del Sacco nell’entroterra e nella Pianura Pontina verso la costa.

Le valli del Sacco e del Liri si estendono in un naturale canale pianeggiante, costeggiato da due ampie catene montuose preappenniniche.

Dal versante est s’innalzano i monti Volsci ed Ernici, che con la loro ampia e continua estensione e la notevole altitudine, che sulla maggior parte delle vette si mantiene costante tra 1800 e 2000 m, svolgono una funzione isolante dai freddi venti provenienti dall’Abruzzo e dagli Appennini. In questo modo quindi si determina un clima molto mite e temperato, in netto contrasto con il freddo e inospitale ambiente della vicina regione abruzzese.

I Monti Lepini, Ausoni e Aurunci, che s’innalzano sull’altro lato della vallata del Liri e del Sacco, verso la costa tirrenica, non raggiungendo elevate altitudini e mantenendosi mediamente tra 1000 e 1300 m, non ostacolano le correnti d’aria umida provenienti dal mare, portatrici di quelle precipitazioni piovose che incrementano la già buona fertilità del territorio.

Contemporaneamente, questi stessi monti occidentali evitano che il flusso di aria discendente dagli opposti freddi monti abruzzesi, che crea una ven-tilazione naturale, particolarmente favorevole a impedire la proliferazione di muffe dannose all’agricoltura, possa ridurre in maniera eccessiva il tasso di umidità all’interno della Valle.

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Mappa della Valle del Sacco. Particolare dell’affresco dei Palazzi Vaticani in Roma.

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Questa barriera naturale imprigiona l’umidità all’interno delle valli, dove gra-zie all’evaporazione favorita dall’ampia estensione delle stesse, non potrà mai raggiungere livelli eccessivi.

Per questi fattori si crea un ambiente temperato-umido, particolarmente favorevole sia per le coltivazioni agricole e sia per lo sviluppo di una lussu-reggiante vegetazione naturale, utilissima per la proliferazione di un’abbon-dante selvaggina.

Grazie all’abbondanza di acqua, queste vallate hanno sempre avuto una rigo-gliosa vegetazione naturale, che a sua volta ha favorito lo sviluppo di un’ab-bondante fauna.

Gli agricoltori delle valli del Liri e del Sacco, grazie alla particolare fertilità dei terreni favorita anche dai depositi delle frequenti alluvioni, e all’ampia disponibilità di acqua per l’irrigazione, potevano assicurarsi un’abbondante produzione agricola in maniera sostanzialmente costante, risentendo solo limitatamente delle carestie delle agricolture antiche.

Tuttavia queste caratteristiche, seppure di particolare rilievo, non erano spe-cifiche soltanto di queste valli e potevano essere presenti in qualsiasi altra zona che offrisse un buon apporto di corsi d’acqua esteso su tutto il territorio e con frequenti manifestazioni alluvionali durante il corso dell’anno.

Queste zone, però, avevano, come hanno ancora oggi, degli aspetti certa-mente più rari e peculiari, che influirono in maniera decisiva sul loro sviluppo.

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Infatti la caratteristica conformazione geomorfologica delle valli del Liri e del Sacco ne influenza in maniera particolare e caratteristica il microclima, miti-gando le temperature e incrementando l’apporto di umidità e la circolazione dell’aria, creando così un habitat ancora più favorevole per lo sviluppo della flora e della fauna e particolarmente sano per gli insediamenti umani.

IL LAZIO MERIDIONALE NELLA PREISTORIA

Nella scala dei tempi geologici, il Neogene è il secondo dei tre periodi geolo-gici in cui è suddivisa l’era del Cenozoico: iniziò 23,03 milioni di anni fa (Ma) e terminò 2.588.000 anni fa quando iniziò il Quaternario, l’ultimo periodo geo-logico che arriva sino ai tempi odierni.

Abbondanti reperti documentano che il Lazio meridionale, sin dalle più re-mote epoche preistoriche e precisamente dal periodo del Pliocene, si sia svi-luppata una superba flora e fauna, così come i primi insediamenti umani che allo stato degli attuali reperti sono attestati sin dal periodo del Pleistocene medio (poco dopo il 750.000 a.C.) costituendo una tra le più antiche testimo-nianze di attività umana dell’Italia e dell’Europa (Biddittu, Segre 1976-1977), sia nell’entroterra e in particolare nelle valli del Sacco e del Liri, sia nella parte costiera della Pianura Pontina.

Il sito pliocenico di Coste San Giacomo presso Anagni è uno dei pochi inse-diamenti italiani con una fauna a vertebrati riferibile al Villafranchiano medio (Pliocene Superiore circa 2,1 milioni di anni).

Nel 1993, in occasione della mostra Dives Anagnia, è stato pubblicato un elenco aggiornato delle specie presenti nei siti di Coste San Giacomo e Fon-tana Acetosa, includendo Macaca cf. M. florentinus (bertuccia), Anancus arvernensis (mastodonte), Equus stenonis (equide), Axis lyra (cervide), Eu-cladoceros cf. E. senezensis (grande cervide), Leptobos sp. (bovide), Canis cf. C. etruscus (lupo arcaico), Vulpes cf. V. alopecoides (volpe), Pachycrocuta sp. (iena - coproliti), Hystrix cf. H. refossa (istrice), Mammuthus cf. M. meridionalis (mammuth), Stephanorhinus cf. S. etruscus (rinoceronte), Gazella borbonica (gazzella), Gazellospira torticornis (gazzella dalle corna spiralate).

Nella località di Valle Catenaccio presso Anagni sono stati rinvenuti resti di numerose specie di animali preistorici, tra i quali risaltano Mammuthus, Equus stenonis, Eucladoceros sp., Gazella borbonica, Pachycrocuta sp., Castor fiber, Testudo sp. e Emys sp.

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Il Lazio meridionale nella preistoria era popolato da specie che oggi, se non sono estinte, sono completamente scomparse nel continente Europeo e si trovano solo nell’area Asiatica ed Africana, tra questi i proboscidati, i cui resti sono stati rinvenuti diffusamente sia nell’attuale Ciociaria e sia nella Pianura Pontina.

Questi mastodontici animali erbivori testimoniano la presenza di una lussu-reggiante vegetazione per assicurare la sopravvivenza.

Zanne fossili di Elephas Antiquus da Pofi (FR)

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Tra 800.000 e 120.000 anni fa esistevano in Europa due distinti gruppi di ele-fanti: il Mammuthus, che raggiungeva l’altezza di circa 3 metri, aveva il cor-po interamente ricoperto di peli e viveva in un ambiente freddo e steppico, l’Elephas antiquus, che raggiungeva i 4 metri di altezza, aveva delle grandi zanne diritte ed il corpo glabro e popolava le zone a clima temperato.

A Pignataro Interamna (FR), è stato rinvenuto un cranio completo di Elephas antiquus del Paleolitico inferiore, a Casamari, frazione del comune di Veroli (FR) è stata rinvenuta una zanna di Elefante preistorico (Elephas) lunga 2,30 metri e larga 20 centimetri di diametro nel punto più largo.

I geologi hanno appurato che nel periodo compreso tra un milione e 100.000 anni fa nelle Valli del Sacco e del Liri si formarono ampi bacini lacustri, si ve-rificarono manifestazioni del vulcanismo ernico (Pofi, Ceccano, Giuliano di Roma, Tecchiena), si susseguirono movimenti tettonici e si accentuarono le variazioni climatiche in senso freddo o temperato.

Un molare di Leptobos sp., un animale simile a una gros-sa antilope, è stato rinvenuto presso Giuliano di Roma (FR), sotto dei prodotti piroclastici dell’antico Vulcano di Giulia-no, datati 750000 a.C. (Biddit-tu, Segre 1976-1977).

All’interno del sito di Grotta Guattari, presso Monte Circeo sulla costa pontina, risalen-te al periodo del Paleolitico medio e superiore, sono stati ritrovati oltre 600 reperti faunistici tra i quali Ippopotamo (Hippopotamus amphibius), la stessa specie sopravvissuti sino ai nostri tempi, cinghiale (Sus scrofa), la specie di rinoceronte preistorico oggi estinta (Rhinoceros merckii), Leopardo (Panthera pardus).

Anche la presenza umana è registrata precocemente nel Lazio meridionale.

Nel 1994, nelle campagne di Ceprano in località Campogrande, il paleontolo-go Italo Biddittu ha scoperto i resti umani più antichi sinora rinvenuti nell’in-tera area europea.

Cranio rinvenuto al Circeo (LT)

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Una calotta cranica umana, datata inizial-mente al Paleolitico (antica età della pietra 800.000-900.000 anni fa), e recentemente ri-collocata a 430.000 anni fa, appartenente ad uno dei più antichi ominidi denominato “uomo di Campogrande di Cepra-no”, o più semplicemen-te “uomo di Ceprano”.

È stato soprannominato “Argil” dal suo scopritore, perché ritrovato in uno

strato d’argilla <http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2011/08/09/news/le_et_di_argil-455768>.

I resti sono stati attribuiti alla specie dell’Homo antecessor, ominide estinto databile tra 1,2 milioni e 800.000 anni fa.

Quindi uno dei primi ominidi europei, considerato una fase intermedia tra l’Homo georgicus e l’Homo heidelbergensis, vissuto tra 600.000 e 250.000 anni fa (Pleistocene), caratterizzato anche dal fatto di praticare il cannibali-smo.

Anche nella Grotta Guattari sono stati rinvenuti resti di Homo neanderthalen-sis, un ominide strettamente affine all’Homo sapiens, che visse nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 40 000 anni fa.

L’uomo di Neanderthal fu molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato, questi ominidi con-vissero nell’ultimo periodo della loro esistenza con l’Homo sapiens e la sua scomparsa in un tempo relativamente breve è un enigma scientifico ancora oggi irrisolto.

A Pofi, sotto una colata lavica datata 400.000 anni fa, si sono rinvenuti un frammento di ulna, uno di tibia e due frammenti di cranio di Homo erectus del paleolitico.

Cranio di Argil rinvenuto a Ceprano (FR)

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Nei pressi dell’abbazia di Ca-samari nel 1927, durante la-vori per l’impianto di una vi-gna, in contrada Malanome, che attualmente è in comune di Monte San Giovanni Cam-pano (FR), furono rinvenute alcune tombe dell’Età del rame (III millennio a.C.).

Una delle calotte craniche rinvenute presentava dei se-gni di trapanazione cranica, che costituiscono il primo caso in Italia.

In vari punti del cranio sono infatti visibili le tracce di ben quattro trapanazioni esegui-te con uno strumento litico quando l’individuo era an-cora in vita, questa pratica antica, effettuata già prima del Neolitico, aveva sicuramente una funzione magica-rituale e medico-curativa, poiché scienza e magia erano praticamente indistinguibili.

A giudicare dai risultati, compresi quelli dell’esemplare di Casamari, si devono trarre giudizi positivi sulle conoscenze anatomiche e sull’abilità dei medici preistorici, stando all’alta percentuale dei casi in cui le trapanazioni perforanti si sono perfettamente cicatrizzate (Picuti 2008).

RILIEVO MILITARE ED ECONOMICO

DEL LATIUM ADIECTUM

La geomorfologia del territorio delle valli del Sacco e del Liri, anche in con-seguenza della conformazione territoriale dell’Italia centrale, ha determinato da sempre, e in modo particolare nel periodo antico oggetto della nostra indagine, un importante rilievo di queste vallate, soprattutto sotto il profilo strategico militare ed economico.

Cranio di Casamari primo caso italiano di trapanazione cranica

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Si può notare che nella parte dell’Italia centrale, compresa tra le attuali regio-ni dell’Abruzzo e del Lazio, la penisola italica si assottiglia notevolmente, essa raggiunge la minima estensione in ampiezza in una fascia che può essere localizzata nella congiungente tra le città di Anzio-Torre Astura e le foci del Volturno sulla costa tirrenica, e tra le città di Pescara e Termoli sull’opposta costa adriatica.

Tra la città di Scauri (LT) sulla costa tirrenica e quella di Vasto (CH) sulla costa adriatica, all’interno della fascia sopraindicata, la terra è larga soltanto 125 Km circa, mentre tra Civitavecchia (RM) e Civitanova Marche (MC) la penisola si estende per più di 206 Km.

Più sopra ancora, in quella che era la regione etrusca, tra l’Argentario e l’oppo-sta costa adriatica, l’estensione della penisola è di circa 240 Km.

L’area delle valli del Sacco e del Liri sono quindi nel punto in cui l’Italia è più stretta in assoluto, ma come se non bastasse, in questa stessa fascia la dorsale appenninica raggiunge la più alta elevazione e una tra le più ampie estensio-ni di tutta la catena.

Di conseguenza i transiti attraverso l’attuale regione dell’Abruzzo erano mol-to difficoltosi e, nella stagione invernale, quasi del tutto impossibili.

Le valli del Sacco e del Liri rappresentano, ancora oggi, il passaggio obbligato tra il nord e il sud della penisola e tra la costa adriatica e quella tirrenica nell’a-rea centrale.

Nella storia antica come in quella contemporanea, il controllo di queste zone ha rappresentato un obiettivo strategico primario per il controllo degli scam-bi economici e, soprattutto, per le implicazioni strategiche e militari.

Si pensi, per ultimo in ordine temporale, al valore strategico del fronte di Cas-sino (FR), la linea Gustav durante la seconda Guerra mondiale, approntata nel tardo autunno del 1943 e durò sino al maggio del 1944, dividendo in due la penisola italiana, dalla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campa-nia, fino a Ortona, comune costiero in provincia di Chieti.

La Valle del Liri in particolare rappresentò il punto nevralgico di tutto il fronte, e in queste zone si è combattuta una delle battaglie decisive per le sorti del conflitto tra le truppe dell’asse e quelle degli alleati.

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L’estensione della penisola in corrispondenza della Valle del Sacco e del Liri

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Per i danni subiti e le vittime che ci sono state anche tra la popolazione civi-le, la città di Cassino è stata insignita della medaglia d’oro al valor militare e ospita ancora oggi molti cimiteri militari dei soldati di numerose nazioni che presero parte a questa cruentissima battaglia.

Agli albori dell’epoca storica, le valli del Sacco e del Liri erano già abitate dalle più antiche popolazioni italiche come i Siculi e gli Etruschi, e le zone costiere del Lazio meridionale, nell’attuale Pianura Pontina, erano colonizzate o co-munque interessate dalla presenza dei Greci, Fenici e Cartaginesi, che grazie alla loro più avanzata civiltà, già nel corso del secolo VII/VI a.C. avevano rag-giunto una dimensione commerciale e un’influenza militare che si estendeva su una larga parte di tutta la penisola.

L’interesse al controllo di queste aree, è cresciuto esponenzialmente con lo sviluppo delle più importanti civiltà dell’Italia antica, quei popoli Safini come i Latini, i Sabini, gli Ernici, i Volsci, che si confrontarono con Roma per la su-premazia sull’Italia, che passava necessariamente per il controllo di quell’area strategica delle valli del Sacco e del Liri e della Pianura Pontina, che in seguito i vincitori romani chiamarono Latium Adiectum.

LE VALLI DEL SACCO E DEL LIRI CENTRO DEI COLLEGAMENTI

Le peculiari caratteristiche geomorfologiche e climatiche sono la ragione del ruolo strategico delle valli del Sacco e del Liri nel sistema dei collegamenti viari antichi e attuali della penisola italica, anche in considerazione dell’im-praticabilità delle aree circostanti, poiché l’Abruzzo presenta impervi rilievi orografici e la Pianura Pontina, sempre a causa delle caratteristiche geomor-fologiche e climatiche, sino all’età contemporanea era spesso e in larga parte impraticabile, a causa delle continue e ampie alluvioni e delle paludi, favorite dal territorio impermeabile e depresso.

(4) Anxur fuit, quae nunc Tarracinae sunt, urbs prona in paludes.

Tito Livio, (Ab Urbe Condita Libri 4,59).

[Anxur, l’attuale Terracina, era una città distesa in pendio verso le paludi] (Traduzione Perelli 1979).

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Il ruolo strategico delle valli del Sacco e del Liri fu tale che in quest’area i Ro-mani costruirono la prima arteria viaria, la via Latina, che a differenza della maggior parte delle strade romane non porta il nome del console che l’ha fatta realizzare, come nel caso delle vie Appia e Aurelia.

La via Latina fu tracciata definitivamente tra i secoli IV e III a.C., ma era già percorsa in età preistorica e gli Etruschi la utilizzarono per colonizzare la Cam-pania tra i secoli VIII e VI a.C., seguiva la valle del Trerus [Sacco], costeggiando le città collinari degli Ernici e dei Volsci come Anagnia, Ferentinum, Fruscino-Frusino-Frusna.

Sul suo percorso si snoda oggi la più importante direttrice viaria tra il nord e il sud dell’Italia, l’autostrada A1 che è anche la più lunga autostradale italiana, collega Milano a Napoli passando per Bologna, Firenze, Roma e Frosinone, per una lunghezza complessiva di 761,3 km.

La media Valle del Liri ha un’importanza strategica anche per lo sviluppo viario in senso trasversale, tra la parte orientale e quella occidentale della penisola.

Viabilità delle valli del Sacco e del Liri

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I Monti Ernici e i Monti Volsci, che si elevano lungo i naturali confini della re-gione con un’alta struttura rocciosa, s’interrompono solamente in un punto dove si apre una naturale via di collegamento, che è stata scavata durante i millenni preistorici dal corso del fiume Liri, il quale, originatosi sui monti Simbruini nell’aspra regione abruzzese, s’infiltra nel Lazio proprio attraverso questi monti.

Inoltre nella media Valle del Liri, attraverso Sora (FR), si snoda la viabilità che, ancora oggi, collega l’Abruzzo al Lazio meridionale, essendo il principale col-legamento tra le due coste tirrenica ed adriatica.

Questa naturale porta con l’Abruzzo si trova nei pressi della città di Sora, of-frendo l’unico agevole collegamento con la Valle di Roveto e la piana del Fuci-no e quindi con le zone abruzzesi e appenniniche in generale, raccordandole con le principali direttrici nord-sud. Ancora oggi questa via è sfruttata come collegamento tra la costa adriatica e quella tirrenica.

Il valico in prossimità di Sora era importantissimo anche per i transiti alla pa-storizia, in occasione della transumanza che periodicamente convogliava le mandrie da est, soprattutto dalla valle del Fucino e di Roveto, verso la fascia costiera e viceversa.

Si vedrà in seguito come proprio attraverso la città di Sora, allo sbocco di questo passo naturale, siano penetrati nella Valle del Liri, e da qui in tutto il Lazio, i Volsci e in seguito i Sanniti, e tutte le vicende e le aspre battaglie che si susseguiranno per assicurarsi il controllo di questa città di frontiera.

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CRONOLOGIA E BIBLIOGRAFIA

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A LATO: arco detto a “Sesto Volsco”, con la particolare forma attribuita all’architettura dei Voslci, realizzato nelle Mura Poligonali di Arpino (FR) risalenti al XIII secolo a.C.

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CRONOLOGIA

VIII secolo a.C., fondazione di Roma tradizionalmente al 21 aprile 753 a.C.

VII secolo a.C., discesa degli Ernici nella Valle del Sacco e del Liri.

672 a.C., alleanza degli Ernici con i Romani nella guerra combattuta contro Veio, al tempo del re Tullo Ostilio.

VI secolo a.C., espansione dei Volsci nella Valle del Liri a seguito del declino degli Etruschi e del loro controllo della Valle del Liri.

540-535 a.C., battaglia navale di Alalia, nelle acque della Corsica antistanti la colonia greca di Alalia, i Greci sconfiggono la coalizione etrusco-cartaginese, ma riportano delle perdite talmente gravi che, pur avendo vinto, decidono di lasciare la Corsica per dirigersi verso l’Italia meridionale

534 a.C., salita al trono di Roma dell’ultimo monarca, Lucio Tarquinio detto Superbo, che appena salito al trono stringe alleanza con ben quarantasette città per estendere la potenza di Roma nel Lazio, sedici erniche e trentuno latine.

524 a.C., battaglia di Cuma, gli Etruschi di Capua formano una lega con al-tre popolazioni per conquistare Cuma ed espandersi sia territorialmente che commercialmente, ma sono sconfitti dal contrattacco dei Greci Cumani, co-alizzati con gli Umbri e i Dauni, grazie all’abilità strategica del tiranno Aristo-demo.

509 a.C., fine della monarchia in Roma e cacciata dei Tarquini, fine della domi-nazione etrusca su Roma ma gli Etruschi attaccano i Romani per restaurare la monarchia sino alla battaglia di Aricia nella quale furono sconfitti.

508-506 a.C., sconfitta degli Etrusci nella battaglia di Aricia. Le armate di Lars Porsenna, lucumone etrusco della città di Chiusi, intervenute in supporto del re Tarquinio il Superbo estromesso dal potere dalla proclamazione della repubblica in Roma, dopo aver cercato invano di riconquistare Roma, si rivol-gono contro la città di Aricia, ma grazie all’aiuto dei Greci di Cuma, le armate Etrusche sono sterminate.

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499 a.C., Battaglia del Lago Regillo i Romani alla riconquista del loro primato sulle città laziali combattono contro la Lega Latina che dispone di un esercito formato da ben 30 città, tra le quali Aricia, che era la capitale, Tuscolo, Lanu-vio, Laurento, Cora ed Ardea, tutte riunite assieme in difesa dell’indipendenza dei propri membri dall’egemonia romana.

499 a.C. circa, alleanza volsco-ernica questo consentiva agli Ernici di fermare gli attacchi dei Volsci che avevano conquistato larga parte dei loro territori e ai Volsci di essere più forti nella loro guerra contro Roma.

497 a.C., il territorio romano è più volte invaso e devastato dagli Ernici; il se-nato di Roma invia ambasciatori agli Ernici per chiedere il rispetto dell’antica alleanza che essi avevano con Tarquinio il Superbo ma gli Ernici ritengono l’alleanza terminata con la morte dell’ex monarca.

494 a.C., prima secessione della plebe e inizio della guerra degli ordini tra patrizi e plebei, quest’ultimi forti del loro ruolo nella cacciata della monarchia sono gli unici che hanno accesso alle cariche pubbliche, inoltre sono favoriti dalle leggi sul debito che consentono di ridurre i debitori alla schiavitù,. Da questa rivolta la plebe ottiene l’istituzione dei Tribuni della Plebe e l’appello al popolo dei condannati a morte.

493 a.C., il Foedus Cassianum pone fine alle ostilità tra Roma e le città latine, legandole in una comune alleanza difensiva.

493 a.C., il console romano Postumio Cominio invade il territorio dei Volsci Anziati e Corioli è conquistata dopo un breve assedio, grazie al valore militare del giovane patrizio Gneo Marcio, che proprio a seguito di questa impresa fu soprannominato Coriolano.

492 a.C., Corioli è nuovamente riconquistata dai Volsci, insieme con Satrico, Longula, Polusca e Mugilla.

492 a.C., Coriolano si oppone fortemente alla riduzione del prezzo del grano alla plebe e, in conflitto con i Tribuni della Plebe, viene condannato all’esilio.

491 a.C., assedio di Roma da parte dei Volsci guidati da Coriolano che poi si ritira senza combattere.

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490-489 a.C., la storiografia non fornisce una datazione certa delle vicende di questo periodo, tuttavia l’evento storico principale è concordemente in-dicato nel gravissimo contrasto politico e sociale tra i patrizi e i plebei, che comprende anche la vicenda della defezione di Coriolano, che dopo aver la-sciato Roma è accolto da Azio Tullio, capo delle truppe dei Volsci e degli Equi, accomunati dal comune odio contro Roma.

488 a.C., Gneo Marcio Coriolano, alla testa dell’esercito dei Volsci, sconfigge i Romani e i Latini conquistando le importanti città di Circei, Satrico, Longula, Polusca, Corioli, Lavinio, Labico, Pedum e altri centri minori.

488 a.C., mentre i consoli Spurio Nauzio e Sesto Furio, organizzano le difese della città per difendersi disperatamente dalla conquista pressoché inevita-bile dei Volsci, alle porte dell’Urbe al IV miglio della Via Latina, Coriolano è convinto a desistere dal proprio proposito di distruggere Roma dalle implora-zioni della madre Veturia e della moglie Volumnia, accorsa con i due figlioletti in braccio.

486 a.C., defezione degli Ernici, il console Spurio Cassio Vicellino, lo stesso che aveva sottoscritto con i Latini il Foedus Cassianum, sconfigge gli Ernici e assieme con il console Proculo Verginio sottoscrivono un patto di alleanza con gli Ernici che tradiscono la precedente alleanza con i Volsci.

485-475 a.C., la guerra tra i Volsci e i Romani entra in una fase di stallo, proba-bilmente a causa della sostanziale omogeneità delle forze in campo.

482-474 a.C., prima guerra tra Roma e Veio.

474 a.C., battaglia navale di Cuma, la potenza marittima etrusca, col supporto della flotta cartaginese, si scontra con la flotta siciliota siracusana guidata da Ierone I di Siracusa, soccombendo rovinosamente e perdendo definitivamen-te il predominio sul mare.

469 a.C., i Romani infliggono una pesante sconfitta agli Anziati.

468 a.C., Anzio, la capitale dei Volsci Anziati, si arrende alle legioni Romane.

467 a.C., nell’ex capitale volsca di Anzio i Romani fondano una colonia mista di Romani e contadini volsci.

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464 a.C., gli Ernici avvisano i Romani che i Volsci Ecetrani, rinnovata l’alleanza con i fedeli Equi, si stanno preparando alla guerra e che i Volsci all’interno della colonia di Anzio stanno congiurando per scatenare una ribellione.

451-449 a.C., istituzione in Roma dei decemviri e promulgazione della lex Duodecem Tabularum (legge delle XII Tavole prima legge scritta Romana).

438-425 a.C., seconda guerra tra Roma e Veio.

416 a.C., i Romani conquistano la città latina di Labico, che si era alleata con i Volsci, e dopo averla sottomessa vi fondano una colonia di mille e cinquecen-to Romani a presidio del territorio conquistato.

415 a.C., battaglia di Siracusa, gli Etruschi appoggiano la fallimentare spedi-zione siciliana degli ateniesi contro Siracusa e questa sconfitta segnerà la loro fine.

413 a.C., i Romani conquistano Ferentino ai Volsci e la donano agli Ernici.

408 a.C., i Volsci organizzano la rivolta della colonia romana di Anzio che si ribella ai Romani.

406 a.C., i Romani attaccano la rivoltosa Anzio e in contemporanea conqui-starono e saccheggiarono la ricca e opulenta città di Terracina.

406 a.C., i Romani attaccano la città di Ecetra, nella Valle del Sacco, capitale dei Volsci Ecetrani.

404 a.C., i Romani espugnano e distruggono la città volsca di Artena nell’agro Romano (ai confini del Latium Vetus) e si spingono a combattere i Volsci nella Valle del Sacco, nel territorio compreso tra Ferentino ed Ecetra.

404 a.C., i Volsci riconquistano Terracina a causa della disattenzione dei Roma-ni che, concentrati nella nuova guerra contro i Veienti, la lasciano sguarnita.

399 a.C., i Romani espugnano Terracina con un lungo assedio, sia per la va-lorosa resistenza dei Volsci ma anche per la posizione della città di Terracina, fortificata e arroccata sul Monte Giove.

396 a.C., i Romani conquistano la città di Veio agli Etruschi.

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390 a.C., primo Sacco di Roma, i Galli Senoni, l’ultima orda di Celti che aveva varcato le Alpi alla ricerca di bottino più che di terre, guidatati dal famoso condottiero Brenno, si dirigono con 30.000 uomini verso Roma, scontrandosi con l’esercito romano che sbaragliarono presso il fiume Alia. Roma è saccheg-giata e distrutta, per ritornarvi i Romani devono pagare un umiliante tributo in oro.

385 a.C., i coloni romani delle città di Velletri e Circei, si uniscono alla coali-zione dei Volsci e degli Ernici che avevano ripreso la guerra contro i Romani nell’agro Pontino.

379 a.C., i Prenestini assieme con i Volsci riconquistano Satrico ai Romani.

377 a.C., i Volsci si arrendono ai Romani, nonostante l’opposizione dei loro al-leati latini, i quali dopo questo gesto che essi considerano vile, per ritorsione distruggono la loro città di Satrico, bruciandola completamente e risparmian-do soltanto il tempio di Mater Matuta.

366 a.C., la Lega Ernica si ribella ai Romani riavvicinandosi ai Volsci.

361 a.C., i Romani portano la guerra contro i loro ex alleati della Lega Ernica e conquistano la città di Ferentino all’interno della Valle del Sacco, città che in precedenza era stata presa ai Volsci dai Romani e donata agli stessi Ernici.

358 a.C., fine della guerra tra i Romani e i Latini che erano insorti con l’occasio-ne del Sacco di Roma, con la rinnovata pace si rinnova il Foedus Cassianum.

348 a.C., gli Anziati che avevano ricostruito la città di Satrico distrutta dai Lati-ni e vi avevano fondato una colonia, sono attaccati dalle legioni Romane che riportano un importante successo, la città è razziata e nuovamente distrutta con la sola eccezione del tempio di Madre Matuta.

345 a.C., i Romani conquistano Sora ai Volsci, passaggio obbligato di qualsiasi transito tra il Lazio e gli Abruzzi.

343-341 a.C., prima guerra sannitica.

340 a.C., la Lega Latina scende nuovamente in campo contro Roma, guidata da due pretori provenienti dalla Pianura Pontina, Lucio Annio di Setia (Sezze) e Lucio Numisio di Circei (San Felice Circeo).

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338 a.C., i Latini sono interamente sottomessi a Roma e puniti con il divieto di connubium, commercium e di adunanza, fine del Foedus Cassianum con lo scioglimento della Lega Latina da parte di Roma.

326 a.C., seconda guerra sannitica.

321 a.C., le forche caudine.

298-291 a.C., terza guerra sannitica che si conclude con la sottomissione de-finitiva del Sannio.

60 a.C., nasce Dionigi di Alicarnasso.

59 a.C., nasce Tito Livio.

17 a.C., muore Tito Livio.

7 d.C., muore Dionigi di Alicarnasso.

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220

INDICE ANALITICO

A

Abruzzo ; 23 ,40 ,215 ,216 ,218

Accetta Miniaturistica di Satricum ; 81 ,185

Accetta Miniaturistica in Piombo ; 185

Acqua Acetosa ; 153

Affida ; 138

Affile Roiate ; 138

Agro Pontino ; 176 ,210

Agro Romano ; 171 ,209

Alalia ; 94 ,107 ,108 ,110 ,206

Alatri ; 130 ,135 ,136 ,138 ,213

Alba Longa ; 100

Aletrium ; 130 ,138

Alia

fiume ; 173 ,210

Alvito ; 102

Amaseno

città ; 82 ,83

fiume ; 82

Anagni ; 29 ,212 ,213

Anagnia ; 29

Anco Marcio ; 97 ,133

Annibale ; 76 ,153 ,214

Antemnae ; 153

Antenna ; 102

Anzio ; 20 ,208 ,209

Appennini ; 23

Ardea ; 72 ,102 ,153 ,207

Argil ; 32

Aricia ; ,94 ,115 ,122 ,127 ,129 ,153 ,157 ,206 ,207

Page 58: I Volsci e il loro territorio.

221

Aristodemo ; 111 ,115 ,206

Arpino ; 6 ,130 ,135 ,204 ,219

Artena ; 74 ,75 ,133 ,171 ,209 ,218

Arunte ; 84

Astura

fiume ; 179

Atina ; 102 ,217

Atio Tullio ; 165

Aulo Postumio

dittatore romano ; 157 ,158 ,166

Aurunci

popolo italico ; 20 ,26

Ausoni

popolo italico ; 18 ,20 ,26

B

Babento ; 153

Bantia ; 201 ,202

Basilicata ; 55 ,103

Battaglia del Lago Regillo ; 143 ,155 ,156 ,158 ,159 ,161 ,162 ,166 ,179 ,207 ,236

Battaglia Navale di Alalia ; 107 ,26

Battaglia Navale di Cuma ; 94 ,107 ,208

Battaglia Terrestre di Ariccia ; 107

Battaglia Terrestre di Cuma ; 94 ,107

Beethoven ; 11 ,92

Bellegra ; 138

Borgo Le Ferriere ; 148 ,154 ,182 ,212 ,216

Boviano ; 78

Bovianum ; 73

Bovillae ; 138 ,153

Boville Ernica ; 138 ,215

Bracciano ; 23

Brenno ; 173 ,174 ,210

Page 59: I Volsci e il loro territorio.

222

C

Caio Aquilio Tusco

console romano ; 166

Caio Menio ; 179

Caio Silio Italico ; 172

Calabria ; 16 ,23 ,55 ,56 ,103 ,105

Calvi Risorta ; 101

Camilla ; 68 ,82 ,83 ,84 ,85 ,214

Campani ; 180

Campania ; ,18 ,151

Campi d’Annibale ; 153

Campogrande

sito archeologico ; 31 ,32

Campoli Appennino ; 102

Capitolum Hernicum ; 138

Capo Farina ; 150

Capua ; 54 ,55 ,65 ,101 ,206

Cartaginesi ;

Carventum ; 154

Casamari ; 6 ,31 ,33 ,58 ,213 ,214

Casmilla ; 82

Cassino ; ,215

Castro dei Volsci ; 82

Ceccano ; 31 ,131

Ceprano ; 25

Chieti ; ,40

Ciclopi ; 135

Ciociaria ; 11 ,22 ,25 ,216

Circei ; 208 ,210

Circeo

monte ; 31

Civita d’Antino ; 102 ,200 ,216

Civitanova Marche ;

Page 60: I Volsci e il loro territorio.

223

Civitavecchia ;

Clades Gallica ; 173

Colli Albani ; 20 ,217

Colonna ; 154 ,214

Conflitto degli Ordini ; 123

Cora ; 74 ,154 ,207

Corbium ; 154

Corcolle ; 154

Cori ; 143 ,154

Coriolano ; 11 ,68 ,92 ,163 ,164 ,165 ,207 ,208

Corioli ; 133 ,153 ,207 ,208 ,217

Cornicolani

monti ; 20

Coste San Giacomo

sito archeologico ; 29

Crotone ; 105

Crustumeri ; 102

Cuma ; 63 ,65 ,94 ,107 ,101 ,105 ,107 ,110 ,206 ,208 ,110 ,111 ,115 ,117 ,206

Curiazi ; 112

D

Dante ; 85

Dauni

popolo italico ; 111 ,206

Dionigi di Alicarnasso ; 16 ,17 ,60 ,63 ,80 ,96 ,97 ,133 ,154 ,211

Dioscuri ; 158

Divina Commedia ; 85

E

Ecetra ; 68 ,71 ,72 ,74 ,75 ,209

Ecetrani ; 68 ,71 ,72 ,73 ,74 ,75 ,209

Enea ; 83 ,84 ,154

Eneide ; 59 ,82 ,84 ,102 ,130 ,134 ,136 ,176

Page 61: I Volsci e il loro territorio.

224

Equi

popolo italico ; 62 ,78 ,81 ,208 ,209

Ernici

monti ; 23

popolo italico ; 120 ,148 ,206 ,206 ,207 ,208 ,209 ,210 ,212 ,214

Erodoto ; 108 ,110

Esperia ; 16238

Etoli ; 134

Etruria ; 18 ,151

Etruschi ; 18 ,20 ,94 ,151 ,206 ,209 ,212 ,214

Eubea ; 105

F

Fabrateria Vetus ; 131

Fenici ;

Ferentino ; 65 ,75 ,209 ,210

Ferentinum ;

Fidenae ; 154

Fidene ; 65 ,154

Foedus Cassianum ; 142 ,158 ,159 ,161 ,162 ,167 ,178 ,207 ,208 ,210 ,211

Fonte Ostiense ; 153

Formia ; 80

Fortinea ; 153

Frattocchie ; 153

Frosinone

provincia ; 22 ,213

Frusino ;

Fucino ; 38 ,38 ,79 ,216 ,79 ,136 ,137 ,216

Furio Camillo ; 174 ,176

G

Gabii ; 154

Galli ; 123 ,173 ,178 ,210

Page 62: I Volsci e il loro territorio.

225

Gallicano nel Lazio ; 154

Galli Celti ; 123

Galli Senoni ; 173 ,210

Garigliano

fiume ; 20

Genzano di Roma ; 133 ,153

Giove Laziale ; 153 ,165

Giuliano di Roma ; 31

Giulio Igino ; 135

Giunone Regina ; 156

Gneo Marcio Coriolano ; 163 ,165 ,208

Gran Sasso ; 23

Greci ; 16 ,206 ,18 ,206

Gregorovius ; 135 ,138 ,143 ,216

Grotta Guattari

sito archeologico ; 31 ,32 ,58

Guerra Latina ; 158

Guerriero di Capestrano ; 40 ,191 ,192

H

Histonium ; 201

I

Irpini ; 73 ,78

Ischia ; 105 ,110

Isidoro ; 80

Isola del Liri ; 79 ,130 ,218 ,219

Itali

antico nome dell’Italia ; 16

Italia ; ,16 ,18 ,22 ,24 ,26 ,206 ,218 ,219

Iuppiter Latialis ; 153 ,165

J

Page 63: I Volsci e il loro territorio.

226

Jus commercii ; 159

Jus connubi ; 159

Jus hospitalitatis ; 159

Jus reciperationis ; 159

K

keenstur ; 25

Kenzstur ; 201

Kroton ; 105

kvaisstur ; 202

L

Labici ; 154

Labico ; 208 ,209

Lago del Cratere di Castiglione ; 154

Lanuvium ; 137 ,154

Larisse ; 135

Latina

provincia ; 22 ,154

Latini

popolo italico ; 36 ,62 ,63 ,72 ,132 ,133 ,148 ,151 ,153 ,208 ,210 ,211 ,214

Latium ; 36 ,40 ,57 ,58 ,60 ,61 ,62 ,206 ,65 ,80 ,81 ,112 ,120 ,123 ,132 ,148 ,155 ,202 ,209 ,213 ,218 ,219 ,63

Latium Adiectum ; 14 ,18 ,20 ,22 ,25 ,120

Latium Vetus ; 18 ,20 ,22 ,24 ,120 ,132 ,209 ,218

Laurento ; 142 ,207

Lavinio ; 142 ,208

Lavinium ; 133 ,154

Lazio ; ,11 ,14 ,18 ,23 ,26 ,29 ,30 ,31 ,40 ,59 ,132 ,151 ,154 ,206 ,210 ,212 ,213 ,214 ,215 ,217 ,218 ,219

Lazio Meridionale ; 11 ,14 ,26 ,29 ,30 ,31 ,36 ,38 ,55 ,62 ,126 ,151 ,212 ,213 ,214 ,215 ,217 ,219

Lega Ernica ; 120 ,137 ,138 ,210

Liri-Garigliano

fiume ; 20

Locri Epizefiri ; 105

Page 64: I Volsci e il loro territorio.

227

Longula ; 133 ,207 ,208

Lucio Giunio Bruto ; 112 ,123

console romano ; 22

Lucrezia ; 22

M

Macrobio ; 135

Magna Grecia ; 18 ,94

Mainarde

monti ; 129

Marco Orazio Pulvillo ; 112

Marco Terenzio Varrone ; 156

Marco Tullio Cicerone ; 159

Marino ; 153

Marrucini ; 98

Marsi

popolo italico ; 62 ,73 ,81 ,98 ,216

Marsicani

popolo italico ; 79

Mater Matuta ; 177 ,178 ,210 ,214

Medddix Tuticus ; 196

Meddices ; 188 ,197 ,199 ,200 ,201

Meddix ; 196 ,198

Media Valle del Liri ; 99

Melfa

fiume ; 102

Mentana ; 154

Messina ; 105

Meta

monte ; 101 ,129

Metabo ; 82

Milano ; 37 ,173 ,212 ,213 ,215 ,217 ,218 ,219

Monarchia ; 98 ,111 ,122 ,123 ,127 ,132 ,133 ,140 ,182 ,190 ,193 ,206 ,207

Page 65: I Volsci e il loro territorio.

228

Mons Albanus

monte ; 165

Monte Aventino ; 164

Monte Cavo ; 165

Montecompatri ; 154

Monte di San Cassio e Casto ; 99

Monte Giove ; 133 ,146 ,170 ,209

Monteporzio Catone ; 154 ,156

Morolo ; 75

Mugilla ; 207

Muzio Cordo ; 112

Muzio Scevola ; 112

N

Napoli ; 37 ,101 ,120 ,213

Neapolis ; 63 ,101

Nemi ; 23

Norba ; 74 ,154

Norma ; 154 ,164

O

Ocres ; 136

Olevano Romano ; 138

Olibanum ; 138

Oppidum Fregellanum ; 130

Oracolo di Delfi ; 103

Orazi ; 112

Orazio Coclite ; 94 ,112

Ottavio Mamilio

dittatore romano ; 156

P

Pagi ; 195 ,199

Page 66: I Volsci e il loro territorio.

229

Palestrina ; 154

Patrizi ; 164

Pedum ; 133 ,154 ,165 ,208

Pelasgi ; 135

Peligni

popolo italico ; 62 ,79

Pescara ;

Pianura Pontina ; 11 ,22 ,26 ,210

Piceni

popolo italico ; 40 ,78

Picinisco ; 102

Pietrabbondante ; 201

Piglio ; 138

Pignataro Interamna ; 31

Plebei ; 164

Plinio ; 74 ,154

Plutarco ;

Po

fiume ; 52 ,56 ,63 ,126

Polibio ; 124

Polusca ; 133 ,207 ,208

Pomezia ; 74 ,75 ,154

Ponza ; 145

Porsenna ; 112 ,114 ,115 ,122 ,206

Praeneste ; 101 ,134 ,154

Pratica di Mare ; 154

Preappennini

monti ; 20 ,23 ,62 ,98 ,102 ,129

Prenestini

monti ; 20 ,25 ,210

Prima Secessione Plebea ; 164

Priverno ; 82

Proculo Verginio

Page 67: I Volsci e il loro territorio.

230

console romano ; 167 ,208

Prumeddix ; 202

Publio Virgilio Marone ; 102

Puglia ; 55 ,56 ,103

Q

Querquetulum ; 154

R

Raki ; 192 ,193

Reggio ; 52 ,105

Rex Volsco ; 191

Rhegion ; 105

Rocca d’Arce ; 130

Rocca di Papa ; 153 ,165

Rocca Massima ; 154

Rocca Priora ; 154

Romani ; 11 ,18 ,20 ,92 ,132 ,148 ,206 ,207 ,208 ,209 ,210 ,212 ,214 ,215 ,217

Rutuli

popolo italico ; 83 ,84

S

Sabini

monti ; 62 ,98

popolo italico ;

Sacco

fiume ; ,14 ,22 ,25 ,29 ,31 ,94 ,206 ,209 ,210 ,214

Sacco di Roma ; 173 ,174 ,178 ,210

Safina Tùta ; 188

Safini

popolazioni safine ; 18

San Donato Val Comino ; 102

Sanniti

Page 68: I Volsci e il loro territorio.

231

popolo italico ; 18 ,219

Sanniti Pentri ; 73 ,78

Satrico ; 207 ,208 ,210

Satricum ; 79 ,81 ,133 ,148 ,154 ,182 ,212 ,214 ,215 ,216

Scaptia ; 153

Segni ; 140

Senigallia ; 173

Servio ; 136

Sesto Tarquinio ; 155

Setia ; 154 ,179 ,210

Settefrati ; 102

Sezze ; 74 ,154 ,210

Shakespeare ; 11 ,92

Sibari ; 105

Sicilia ; 51 ,59 ,164

Siculi

popolo italico ; 36 ,40 ,59 ,80

Silio Italico ; 172 ,191

Sora ; ,210 ,212 ,213 ,214

Spurio Cassio

console romano ; 143 ,158 ,163 ,166 ,167 ,208

Suessa Pomezia ; 75

Supino ; 75

Sybaris ; 105

T

Tabula Veliterna ; 81 ,120 ,185 ,187 ,189 ,194 ,197 ,198 ,199 ,200

Taranto ; 105

Taras ; 105

Tarquinio il Superbo ; ,66 ,97 ,111 ,132 ,133 ,206 ,207

Tarquinio Prisco ; 66 ,100 ,111 ,154

Tellenae ; 153

Termoli ;

Page 69: I Volsci e il loro territorio.

232

Terracina ; 36 ,59 ,65 ,142 ,145 ,146 ,209 ,212

Tevere

fiume ; 20 ,24 ,151

Theodor Mommsen ; 100 ,115

Tibur ; 154

Tiburtini

monti ; 20

Tirreni ; 101 ,104 ,111 ,117

Tito Livio ; ,72 ,75 ,76 ,80 ,92 ,96 ,97 ,111 ,112 ,115 ,132 ,133 ,199 ,200 ,211 ,219

Tito Tazio ; 155

Tivoli ; 102 ,154

Tolerium ; 133 ,154

Torvaianica ; 154

Toticu Couehriu ; 188 ,195

Trattato Romano-Cartaginese ; 124 ,126 ,140 ,142

Trerus ; 25

Tullo Ostilio ; 153 ,165 ,206

Turno ; 83 ,84 ,85

Tuscolo ; 157 ,207

U

Umbri

popolo italico ; 62 ,111 ,206

Uomo di Ceprano ; 32

V

Valle Catenaccio

sito archeologico ; 29

Valle del Fucino ;

Valle dell’Aniene ; 163

Valle del Liri ; 25 ,26 ,206 ,213 ,214 ,216 ,219

Valle del Sacco ; 25 ,26 ,75 ,206 ,209 ,210

Valle del Ticino ; 173

Page 70: I Volsci e il loro territorio.

233

Valle di Comino ; 65 ,101 ,128

Valle di Roveto ;

Valli del Liri e del Sacco ; 14 ,22

Valmontone ; 154

Vasto ;

Veio ; 65 ,165 ,167 ,168 ,173 ,206 ,208 ,209

Velletri ; 65 ,120 ,133 ,154 ,163 ,164 ,176 ,179 ,201 ,210

Veroli ; 31 ,135 ,136 ,138

Ver sacrum ; 76 ,78

Verulae ; 138

Veturia ; 208

Via Appia ;

Via Aurelia ;

Via del Volturno ; 128

Via Latina ;

Via Laurentina ; 153

Via Prenestina antica ; 154

Vicalvi ; 130

Virgilio ; 82 ,84 ,85

Vitelia

antico nome dell’Italia ; 16

Volsci

monti ;

popolo italico ; 68 ,92 ,98 ,120 ,132 ,133 ,209 ,210 ,212 ,214 ,215 ,216 ,217 ,218 ,219 ,133 ,206 ,207 ,208 ,209

Volsci Anziati ; 68 ,71 ,72 ,73 ,74 ,75 ,207 ,208

Volsci Ecetrani ; 68 ,71 ,72 ,73 ,74 ,75 ,209

Volumnia ; 208

Vulturi

popolo italico ; 78

Z

Zancle ; 105

Page 71: I Volsci e il loro territorio.

INDICE

L’ITALIA E IL LAZIO NEL VII SECOLO a.C. –16

LA GEOGRAFIA DELLE ANTICHE ZONE DEL LAZIO  –20

PROFILO GEOMORFOLOGICO DEL LAZIO –22

LE VALLI DEL LIRI E DEL SACCO –24

IL LAZIO MERIDIONALE NELLA PREISTORIA –29

RILIEVO MILITARE ED ECONOMICO DEL LATIUM ADIECTUM –33

LE VALLI DEL SACCO E DEL LIRI CENTRO DEI COLLEGAMENTI –36

L’EVOLUZIONE UMANA –42

SISTEMI ECONOMICI E SOCIALI NELLE CIVILTA’ UMANE –43

ORIENTE E OCCIDENTE AGLI ALBORI DELLA CIVILTA’ –46

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN OCCIDENTE –49

LA PENISOLA ITALICA NELLA PROTOSTORIA –51

LE PRINCIPALI CULTURE ITALICHE –52

LA CULTURA APPENNINICA –56

LO SVILUPPO DELLE PRIME POPOLAZIONI NEL LAZIO –57

I SICULI NEL LATIUM ADIECTUM –59

IL LAZIO AGLI ALBORI DELL’ETA’ STORICA –61

IL LATIUM DAL SECOLO VIII A.C. AL SECOLO VI A.C. –63

INQUADRAMENTO POLITICO-CULTURALE DEI VOLSCI –70

Page 72: I Volsci e il loro territorio.

I VOLSCI ANZIATI E VOLSCI ECETRANI –71

ECETRA LA CAPITALE SCOMPARSA –74

IL RITO DEL VER SACRUM –76

TRADIZIONI SAFINICHE –79

LE ORIGINI DEI VOLSCI –80

LA VERGINE CAMILLA –82

LA VICENDA DI CORIOLANO –86

LA MEMORIA DEI VOLSCI NELLE ARTI –92

PREMESSA STORIOGRAFICA –96

I PRIMI INSEDIAMENTI LAZIALI –98

GLI ETRUSCHI NELLE VALLI DEL SACCO E DEL LIRI –100

LA MAGNA GRECIA –103

IL DECLINO DELLA POTENZA ETRUSCA –105

LA BATTAGLIA DI ALALIA –107

LA PRIMA BATTAGLIA TERRESTRE DI CUMA –110

LA PERDITA DI ROMA –111

LA BATTAGLIA DI ARICIA –115

LA BATTAGLIA NAVALE DI CUMA –116

L’INDEBOLIMENTO DEL POTERE ROMANO –122

IL TRATTATO ROMANO-CARTAGINESE –123

L’AFFERMAZIONE DEI VOLSCI (FINE SECOLO VI A.C.)  –126

Page 73: I Volsci e il loro territorio.

I VOLSCI NEL LATIUM ADIECTUM (SECOLI VI/V a.c.) –129

I VOLSCI NEL LATIUM VETUS –132

L’ORIGINE DEGLI ERNICI –134

LA LEGA ERNICA –138

L’ESPANSIONE VERSO LA COSTA (INIZI DEL SECOLO V A.C.) –140

IL CONTESTO POLITICO DEL LATIUM NEL SECOLO V A.C. –150

LA LEGA LATINA –151

LA BATTAGLIA DEL LAGO REGILLO –155

LA PACE E L’ALLEANZA CON I LATINI –158

IL CONFLITTO CON I ROMANI –162

LA DEFEZIONE DEGLI ERNICI –165

LA RESISTENZA VOLSCA –167

LE VITTORIE ROMANE DEL SECOLO V A.C. –171

LE BATTAGLIE DEL SECOLO IV A.C. –173

LA FINE DELLA GUERRA VOLSCO-ROMANA –177

LE RAGIONI DELLA VITTORIA ROMANA –179

PREMESSA GIURIDICA –184

TESTIMONIANZE DEL PATRIMONIO GIURIDICO VOLSCO –185

LO STATO VOLSCO –188

LE PRIME FORME DI ORGANIZZAZIONE POLITICA –189

LA MONARCHIA –190

Page 74: I Volsci e il loro territorio.

LA REPUBBLICA –194

IL MEDDIX NELLA REPUBBLICA VOLSCO-SAFINA –196

LE ASSEMBLEE POPOLARI DEI VOLSCI –198

GLI ALTRI MAGISTRATI SAFINI –199

CRONOLOGIA –206

BIBLIOGRAFIA –212

INDICE ANALITICO –220

Page 75: I Volsci e il loro territorio.