I VERBI SECONDA PARTE
I VERBI SECONDA PARTE
IL CONGIUNTIVO Il congiuntivo non presenta le azioni in modo diretto,
nella loro realtà oggettiva, ma guardate con una sfumatura di incertezza, o speranza, o timore
Spero che l’esame serva a qualcosa Il congiuntivo può essere usato in alcune frasi
indipendenti, ma soprattutto è usato in frasi subordinate, cioè frasi che dipendono da altre frasi.
Prego si accomodi!Bisogna intervenire, prima che sia troppo tardi Spesso il congiuntivo è essenzialmente un segnale di
subordinazione: cioè l’uso del congiuntivo non serve tanto per dare un segnale (semantico) di soggettività, incertezza, quanto per dare un segnale (sintattico) del fatto che la frase in questione è subordinata.
Credo che sia utile = Credo che è utile
Il congiuntivo esortativoSe uno vuole che una terza persona
faccia una certa cosa, questo non è propriamente un ordine, non un ordine diretto. In questo caso, si usa un particolare tipo di congiuntivo, il congiuntivo esortativo, che sostituisce l’imperativo, alle III persone che alla I persona plurale
Venga alla lavagna Alice!Alzino la mano quelli che sono contro!Manteniamo la calma!
Il condizionaleSi usa per costruire un periodo
ipoteticoSe potessi verreiPer esprimere desiderio, volontà
o ordineLa pregherei di non interferire più
nei miei affariPer riportare notizie non
confermateSi tratterebbe di un attentato
terroristico
Il condizionale 2Per fare affermazioni non
categoricheDirei che abbiamo avuto un buon
successoPer esprimere giudizi su
situazioni non realiSarebbe bello che tutti fossero
buoniPer esprimere il futuro nel
passatoPensavo che glielo avrebbe detto
ImperativoL’imperativo serve per esprimere ordini.Scendi!Ha solo il tempo presente, perché se uno dà
un ordine, vuole che sia eseguito ora, ovvero nel prossimo futuro, non certo nel passato.
Ha solo la II persona, singolare e plurale, perché se uno dà un ordine lo dà rivolgendosi alla persona o alle persone che lo devono eseguire.
L’imperativo negativo, cioè l’ordine di non fare una cosa, si esprime con non + infinito:
Non mangiare!
L’infinito 1L’infinito è la forma verbale che esprime il
significato del verbo “allo stato puro”, senza tutte le informazioni in più portate dalle varie desinenze.
Infatti si dice il verbo andare, il verbo prendere, e nei dizionari il verbo compare all’infinito: cioè la forma dell’infinito è stata scelta come lemma del verbo.
L’infinito può essere sostantivato, cioè può essere trattato come un nome e assumere nella frase le funzioni di un nome
Studiare stancaL’infinito ha due tempi: presente (mangiare, andare)
e passato (aver mangiato, essere andato).
Infinito 2È il modo usato per dare istruzioni, tipicamente
nei manuali di “istruzioni per l’uso” Introdurre la vite e avvitare con il cacciaviteÈ il modo per dare ordini in modo impersonale,
non rivolgendosi a una o più persone in particolare. Un vigile, per sciogliere un capannello di persone, dirà piuttosto Circolare! che non Circolate!, all’imperativo.
Non + infinito si usa come imperativo negativoNon attraversare la strada In casi particolari, in cui in realtà c’è un verbo
sottintesoChe dire?
Il participioIl participio si chiama così perché “partecipa” della
natura di verbo e di quella di nome ovvero aggettivo. Infatti, nella frase:
Abbiamo assistito a una partita entusiasmante. In entusiasmante c’è un aggettivo, che concorda in
genere e numero col nome partita (al suo posto potrebbe esserci bellissima); e nello stesso tempo c’è un verbo, che significa ‘che ci ha entusiasmato’.
I participi presenti, come tutti gli aggettivi, possono essere sostantivati: l’affluente (= il fiume che affluisce), la sorgente (= la vena d’acqua che scaturisce).
I participi passati servono per formare i tempi composti dei verbi
Il gerundioIl gerundio si trova solo in frase dipendenti,
e costituisce una subordinata implicita: il soggetto, non espresso, è lo stesso della principale.
Sbagliando s’imparaAvendo visto di cosa sei capace, non mi fido
più di teIl gerundio ha il tempo presente
(prendendo) e passato (avendo preso).Il gerundio è molto usato nella perifrasi
progressiva stare + gerundio, e in quella (meno frequente) andare + gerundio
Latino, italiano e inglese In latino esistevano i casi: i nomi e gli aggettivi venivano declinati, cioè
prendevano diverse desinenze a seconda della funzione che avevano nella frase. Così, il lupo si diceva lupus al caso nominativo quando era soggetto, lupi al caso genitivo quando significava ‘del lupo’, lupo al caso dativo quando significava ‘al lupo’, e così via. I casi avevano la stessa funzione che in italiano hanno le preposizioni. E, come in italiano gli infiniti dei verbi possono essere sostantivati e retti da preposizioni (il bere troppo fa male, le virtù terapeutiche del bere, non bisogna concedersi troppo al bere, ecc.), così in latino gli infiniti potevano essere sostantivati e declinati nei vari casi. Quindi ‘amare’ si diceva amare, ma solo nei casi diretti, nominativo e accusativo. Negli altri casi, ‘amare’ si diceva amandi al genitivo (= ‘dell’amare’); e amando all’ablativo (= ‘con l’amare’, ‘per mezzo dell’amare’).Questa è l’origine del gerundio italiano: esso non è altro che l’infinito declinato al caso ablativo, cioè al caso che significava ‘per mezzo di’. Per questo il gerundio ha tanto spesso un significato strumentale (Sbagliando s’impara = ‘Con lo sbagliare s’impara’).Anche in inglese ritroviamo uno stretto legame tra l’infinito e il gerundio, cioè una conferma che l’infinito e il gerundio sono in un certo senso la stessa cosa. Infatti l’infinito sostantivato si rappresenta con la forma del gerundio, la forma in -ing: I like swimming ‘mi piace nuotare’, Walking is more pleasant than driving ‘passeggiare è più piacevole che guidare la macchina’.
Transitivi e intransitivi I verbi transitivi sono quelli che possono reggere un
complemento oggetto (cantare, guardare, prendere, togliere, ecc.).
I verbi intransitivi sono quelli che non possono reggere un complemento oggetto (andare, dormire, scendere, volare, ecc.).
Alcuni verbi intransitivi possono reggere un complemento oggetto
Alice gridò tutta la sua disperazione Alcuni verbi transitivi si usano anche senza il complemento
oggetto Alice canta Fiorin fiorelloAlice canta Alcuni verbi transitivi richiedono che il complemento oggetto
sia espressoIl papà ha preso la macchinaIl papà ha preso*
Diatesi (=disposizione) attiva
La donna chiama un uomoLuci rossastre chiazzano i muriLa Juventus ha vinto la partita
La disposizione delle parole è la seguente:
soggetto, verbo , complemento oggetto
Diatesi passivaIl complemento oggetto della frase attiva
diventa il soggetto della frase passiva Il verbo viene trasformato dalla forma
attiva alla forma passivaIl soggetto della frase attiva diventa un
complemento, introdotto dalla preposizione da
Un uomo è chiamato da una donnaI muri sono chiazzati da luci rossastre
La partita è stata vinta dalla Juve
Gli ausiliari della diatesi passivaLa diatesi passiva si costruisce normalmente
con l’ausiliare essereLa porta è chiusaOppure con l’ausiliare venire, che dà alla
forma passiva un significato più dinamico e attuale, significa che l’azione si sta svolgendo
La porta viene chiusal’ausiliare andare, che significa che l’azione
deve essere fattaLa porta va chiusaIl verbo avere non ha il passivoE’ stato avuto un bambino dalla mamma di Ugo*
Si passivanteIl passivo si forma anche con il
pronome clitico « si » premesso alla forma verbale (solo nei tempi semplici)
Il terreno si vende a 1000 euro al metro quadro
Si accettano carte di credito
Diatesi riflessivaNelle frasi riflessive l’azione “si
riflette” sul soggetto che la compie. Il complemento oggetto (o il complemento di termine) coincide col soggetto, ed è espresso da un pronome riflessivo
Ivo si rade ogni mattinaE’ bene lavarsi i denti una volta
al giorno
Verbi pronominali (intransitivi)Azioni come accorgersi, arrabbiarsi,
arrangiarsi, congratularsi, ingegnarsi, pentirsi, vergognarsi non sono riflessive
questi verbi non hanno la forma attiva, e sono in realtà dei verbi intransitivi che denotano un processo interiore al soggetto.
Si chiamano quindi intransitivi pronominali o riflessivi intransitivi. La loro coniugazione è uguale a quella riflessiva.
Verbi pronominali intensiviÈ frequente nell’italiano di oggi
l’uso di verbi transitivi con l’aggiunta di un riflessivo clitico, a significare partecipazione emotiva all’azione da parte del soggetto, o espressività da parte di chi enuncia la frase
Stasera mi guardo un bel filmGiulia si è fatta una passeggiata
Beviamoci un tè
Verbi impersonaliI verbi impersonali sono i verbi che non hanno
persona grammaticale, perché si coniugano esclusivamente nei modi indefiniti o alla III persona singolare
Comprendono i verbi che indicano fenomeni atmosferici: piove, pioviggina, diluvia, nevica, nevischia, grandina, tuona, lampeggia, albeggia, annotta
−succede, càpita, accade, avviene, tocca−bisogna, occorre, conviene, sembra, pare−è vero, è giusto, è necessario, è bene, è
meglio, è proibito, è obbligatorio, è consigliato, è un peccato, è una fortuna, ecc.
Verbi modaliI verbi modali sono i verbi potere,
dovere, volere e sapere quando sono uniti a un altro verbo all’infinito: poter dire, dover obbedire, voler andare, saper fare, ecc.
Non tutti i verbi che reggono un infinito sono modali, ma solo potere, dovere, volere e sapere che hanno un rapporto molto stretto col verbo con cui si uniscono, tanto da costituire con esso un unico predicato
Verbi fraseologici I verbi fraseologici, uniti a un verbo all’infinito,
contribuiscono a formare della particolari costruzioni, delle perifrasi (cioè delle espressioni costituite da più parole), che definiscono l’aspetto del verbo a cui si accompagnano:
stare per, essere sul punto di, essere lì lì per, accingersi a: introducono un’azione che sta per iniziare
cominciare a, iniziare a: introducono un’azione che inizia
stare + gerundio, andare + gerundio, venire + gerundio (sto leggendo, la febbre va diminuendo, il disavanzo si viene riducendo sempre più): esprimono lo svolgimento di un’azione (perifrasi progressive)
continuare a, insistere a, ostinarsi a: esprimono la continuazione di un’azione;finire di, cessare di, smettere di, terminare di: esprimono la conclusione di un’azione