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I TOTALITARISMI DEL NOVECENTO
FASCISMO, NAZISMO, STALINISMO
Natura del totalitarismo e categorie interpretative: Karl R.
Popper, Sigmund Freud.
Lanalisi teorica di Hannah Arendt.
Ascesa al potere e struttura degli Stati totalitari europei
nella prima met del Novecento.
Liceo Scientifico Statale "Gaspare Aselli"
Storia e Filosofia per le classi quinte
Insegnante: Prof. Marco Paolo Allegri
Questa copia di
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PRIMO FASCICOLO
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NATURA DEL TOTALITARISMO E CATEGORIE INTERPRETATIVE.
a storiografia coglie le affinit tra fascismi e stalinismo, ma
poi distingue nettamente la loro origine sociale (la rispondenza
allesigenza di conservazione imposta da blocchi sociali
industriali-agrari, da parte dei fascismi; la frattura
rivoluzionaria non sorretta da una
crescita democratica nella societ, come premessa del dispotismo
autocratico di Stalin). In realt le affinit sono ben pi consistenti
delle differenze, e riguardano non tanto la genesi quanto la natura
stessa del totalitarismo, il suo funzionamento, la sua logica di
pianificazione - livellamento - oppressione - persecuzione di
societ e di uomini.
I fascismi, storicamente, nascono come risposte autoritarie alla
modernizzazione che, con F industrializzazione e la societ di
massa, porta con s lemancipazione politica delle "classi
subalterne". Esse chiedono il riconoscimento della rappresentanza
sindacale, lintervento pubblico a tutela del lavoro e dei
lavoratori, il suffragio universale, levoluzione democratica dello
Stato liberale. I partiti di massa mettono in crisi i sistemi
liberali tradizionali, chiedono diritti per i salariati agricoli e
industriali.
I fascismi non negano la modernit, promuovono anzi lo Stato
sociale, ma impongono alle masse uno Stato autoritario-totalitario
che impone un rigido controllo corporativo da parte di lites
dominanti vecchie e nuove (capitalismo agrario e industriale). Le
masse vengono coartate alla nazionalizzazione, sottomesse allo
Stato totalitario che impone il dirigismo centralista in economia,
elimina ogni dissenso ideologico-culturale-politico, afferma il
partito unico e il mito/culto del capo (duce, fuehrer, capo del
partito).
Ora, lo stalinismo ha una genesi ed una configurazione diversa.
Esso nasce da una rivoluzione che abbatte il regime zarista e la
vecchia classe proletaria ma incontra una societ diffusamente
arretrata, operai e contadini senza formazione democratica e
civile. Il totalitarismo di Stalin non mira a salvaguardare un ceto
dominante (laristocrazia) ma si impone, dopo la rivoluzione, ad una
debole societ civile, priva di consolidato senso della democrazia e
di partiti operai pluralisti. La societ russa prevalentemente
rurale, le masse contadine sono da poco uscite dalla servit della
gleba, il proletariato di fabbrica ha conosciuto i soviet, ma non
ha una evoluta coscienza civile come quello occidentale. Il
comunismo di guerra e la nuova politica economica di Lenin, prima,
e lautocrazia dispotica di Stalin, poi, non trovano resistenze in
una societ civile troppo debole. Certamente questo spiega | avvento
dello stalinismo come totalitarismo economico e sociale ma non ne
giustifica la natura. I Piani quinquennali staliniani fanno
dellURSS un Paese industrializzato: industrializzazione forzata,
onnipotente burocrazia di Partito, Partito totalitario invasivo e
pervasivo. A quale prezzo? Il nazismo hitleriano voleva fare della
Germania un Reich millenario che avrebbe asservito lEuropa e il
mondo: spazio vitale per il popolo tedesco, schiavit per gli altri
popoli, Partito totalitario. A quale prezzo?
Che differenze vi sono tra lager e gulag? Che differenze vi sono
tra Hitler e Stalin? In nome di quale classe agiva Stalin? Che cosa
giustifica la barbarie? La classe proletaria o il popolo tedesco?
Il bolscevismo contro laccerchiamento capitalistico o la razza
superiore contro il complotto giudaico-capitalista? La nomenklatura
sovietica o il partito nazional-socialista? giusto essere destinati
a morire per consunzione progressiva nel lavoro forzato, per la
modernizzazione stalinista o per lonnipotenza hitleriana?
L
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Insomma, che cosa rende sostanzialmente differenti i due
totalitarismi? La sostanza del totalitarismo perversione -
abbrutimento - degenerazione - abominio - mortificazione
dellumanit, riduzione dellindividuo a cosa, della massa a strumento
tecnico. Le giustificazioni del totalitarismo non reggono. I
dittatori nobilitano la propria immagine e coltivano il culto della
propria personalit, cui immolano le masse, e giustificano con i
loro "miti" (la razza, la classe) ogni aberrazione. vero che la
razza non esiste, al contrario della classe, ma labominio sta negli
atti e non nelle loro giustificazioni.
Le stesse considerazioni valgono per la seconda met del
Novecento. Socialismo reale dellEuropa dellEst o dittature
anticomuniste latino-americane? La violazione dei pi elementari
diritti umani non ha giustificazioni ideologiche n alcuna
legittimazione. Che cos' dunque il totalitarismo? Totalitari sono,
storicamente, quei regimi autoritari e oppressivi, liberticidi e
sanguinari, inumani e barbari, ma lucidamente razionali,
calcolatori e pianificatori, che si sono affermati nella prima met
del Novecento in Europa, secondo laccezione data al termine da
Hannah Arendt (Origini del totalitarismo, 1951).
Esito non anomalo o collaterale ma strutturale delle societ a
sviluppo capitalistico-industriale, il totalitarismo, secondo
Arendt, il frutto della societ di massa, dellatomizzazione
dellindividuo. La societ democratico-liberale potenzialmente
totalitaria. La massa, erede del popolo nazionale e della classe
proletaria, esposta al totalitarismo. La societ di massa priva di
relazioni autentiche tra individui. Massificazione, omologazione,
uniformit, livellamento, spersonalizzazione, espongono al dominio
dellideologia o del capo carismatico.
Il partito unico o il leader (meglio: luno e laltro) sono la
guida della massa (informe) cui danno senso conferendole obiettivi
e fini che giustificano ogni mezzo: la massa non ha diritti, idee,
volont; essa trova unit in un unico nemico, lebreo o il
capitalista, e pu e deve essere manovrata con la propaganda,
infiammata, schiacciata, diretta, piegata, da una parte, con la
polizia segreta, la tortura, la riduzione dellindividuo a unit
produttiva da sfruttare sino a consunzione ed eliminazione, per poi
sostituirlo con altra unit produttiva; dallaltra con
lidentificazione nel capo e il suo mito-adorazione.1
Karl R. Popper (La societ aperta e i suoi nemici, 1945) oppone
alla societ aperta, disposta a correggersi sulla base
dellesperienza, una societ chiusa, rigida, utopistica, che vuole
imporre un modello perfetto a tutti i costi, a cominciare dallo
Stato ideale assoluto della Repubblica di Platone, passando per
Rousseau (cittadinanza e comunit totalizzanti), Hegel (Stato
etico), Marx (dittatura del proletariato).
Societ chiusa Societ aperta Ideologia dogmatica Ragione critica
Intolleranza, organicismo, totalitarismo Tolleranza e accettazione
delle differenze, dei rilievi
critici, delle diversit Rigidit delle regole sovra individuali
Libert dellindividuo Immutabilit, immobilismo Apertura alle riforme
e al mutamento Purificazione della societ esistente in nome di un
ideale (utopia)
Riforme graduali e loro verifica costante
Paradiso promesso - inferno reale Gradualismo, realismo
1 Jacob Talmon (Origini della democrazia totalitaria, 1952) ha
opposto la democrazia liberale (pronta a ripensarsi e riformarsi in
vista di una migliore convivenza) alla democrazia totalitaria, che
assolutezza un unico progetto sociale-politico, cui asserve P
individuo. Il totalitarismo ha, secondo Talmon, le sue radici nel
Contratto sociale di Rousseau e quello giacobino il primo Stato
totalitario: "volont generale", individuo-cittadino. Terrore; ecco
gli esordi ideologici e storici del totalitarimo.
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Una societ aperta (democratica), al di l di ogni generica
accezione di "democrazia", una societ nella quale autorit e poteri
sono controllabili e revocabili e chi li ottiene non pu opporsi a
riforme e mutamenti pacifici. La mancanza di tali condizioni
produce totalitarismo anche se chi governa ha il sostegno della
maggioranza e non pu esser giustificata da vantaggi economici. Una
societ aperta protegge le minoranze ed educa al cambiamento
pacifico e legale.
"La democrazia non pu compiutamente caratterizzarsi solo come
governo della maggioranza, bench listituzione delle elezioni
generali sia della massima importanza. Infatti una maggioranza pu
governare in maniera tirannica... In una democrazia i poteri dei
governanti devono essere limitati ed il criterio di una democrazia
questo: in una democrazia i governanti - cio il governo - possono
essere licenziati dai governati senza spargimento di sangue. Quindi
se gli uomini al potere non salvaguardano quelle istituzioni che
assicurano alla minoranza la possibilit di lavorare per un
cambiamento pacifico, il loro governo una tirannia.
"Dobbiamo distinguere soltanto fra due forme di governo, cio
quello che possiede istituzioni di questo genere e tutti gli altri;
vale a dire fra democrazia e tirannide.
"Una costituzione democratica consistente deve escludere
soltanto un tipo di cambiamento nel sistema legale, cio quel tipo
di cambiamento che pu mettere in pericolo il suo carattere
democratico.
"In una democrazia, lintegrale protezione delle minoranze, non
deve estendersi a coloro che violano la legge e specialmente a
coloro che incitano gli altri al rovesciamento violento della
democrazia.
"Una linea politica volta allinstaurazione di istituzioni intese
alla salvaguardia della democrazia deve sempre operare in base al
presupposto che ci possono essere tendenze antidemocratiche latenti
sia fra i governati che fra i governanti.
"Se la democrazia distrutta, tutti i diritti sono distrutti,
anche se fossero mantenuti certi vantaggi economici, essi lo
sarebbero solo sulla base della rassegnazione" (Karl R. Popper, La
societ aperta e i suoi nemici, Armando, Roma 1974).
Le ideologie totalitarie nascono, comunque, dagli errori dello
storicismo, la cui prospettiva "olistica" - metafisica presume di
conoscere linevitabile finalit oggettiva della storia." N la natura
n la storia possono dirci cosa dobbiamo fare" e lanalisi
epistemologica del marxismo conferma linadeguatezza della sua
pretesa alla scientificit e alla prevedibilit2. Le teorie possono
essere messe in "stato d' assedio" e nessuno pu prevedere gli
sviluppi della storia (e della scienza). La conoscenza e lo studio
dei fatti storici non rivelano nulla circa la loro necessit. Il
metodo distico si illude di conoscere la realt nella sua essenza e
totalit. Da Platone a Hegl a
Marx, i "sacerdoti delle leggi della storia" si ritengono i
detentori della verit,impongono agli
2Secondo le "filosofie oracolari" di Hegel e Marx, "la storia ha
un senso", lessere dei fatti, il corso fattuale della storia rivela
il dover essere, il significato che essa cela. Ma dai fatti non
possono esse dedotte decisioni, dall' essere non pu esser tratto il
dover essere, "...la storia non ha senso ... N la natura n la
storia possono dirci che cosa dobbiamo fare. I fatti, sia quelli
della natura sia quelli della storia, non possono decidere per noi,
non possono determinare i fini che ci proporremo di perseguire.
Siamo noi che introduciamo finalit e significato nella natura e
nella storia. Gli uomini non sono uguali, ma noi possiamo decidere
di batterci per l eguaglianza dei diritti. La storia non ha alcun
fine o senso, ma noi possiamo decidere di conferirle luno e laltro
(La societ aperta e i suoi nemici). Coloro che sostengono la
deducibilit delle norme-decisioni dai fatti, come Platone, Hegel e
Marx, impongono societ chiuse, nelle quali agli individui non
concessa alcuna autonoma decisione critica e responsabile e
dominano i tab e le ideologie totalitarie.
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individui il presunto, inevitabile percorso della storia, di cui
ritengono possedere la chiave. Le loro intolleranti utopie sono
destinate allo scontro - non solo teorico - e producono
violenza.
Platone (utopista) e Marx (realista e storicista) sono solo
apparentemente contrapposti: Marx, in nome del determinismo
storico, rifiuta ogni "ingegneria sociale", ogni "pianificazione
razionale delle istituzioni sociali". In realt, tanto Platone
quanto Marx peccano di "radicalismo" ed "estetismo". Entrambi
vogliono sradicare la societ esistente; intendono andare alla
radice del male sociale e imporre un "miracolo politico", una
societ perfetta. Sono accomunati da un irrazionalismo che ignora la
gradualit dellapprendimento per prove ed errori: "... non
ragionevole presumere che una completa ricostruzione del nostro
mondo sociale debba portare senz' altro a un sistema capace di
funzionare. Al contrario, dobbiamo aspettarci che, data la nostra
mancanza di esperienza, saranno commessi molti errori che possono
essere eliminati solo mediante un lungo e laborioso processo di
piccoli aggiustamenti; in altre parole mediante il metodo razionale
dellingegneria gradualistica della cui applicazione siamo
propugnatori... In ogni campo possiamo imparare soltanto attraverso
tentativi ed errori, facendo sbagli e miglioramenti".
Lirrazionalismo di chi vorrebbe "realizzare il cielo in terra", si
traduce in inferno per chi vive in terra.
Lesplicazione e la comprensione pi credibili dei meccanismi
individuali e collettivi profondi che possono aiutare a comprendere
il totalitarismo, sono costituite dalla psicologia collettiva -
sociale di Sigmund Freud (Psicologia delle masse e analisi dellio,
1921)3. Un' entit collettiva cui appartiene lindividuo pu essere
stato, chiesa, trib, classe, partito politico... ed ha una sua
organizzazione - gerarchia interna, oppure una folla amorfa e
occasionale.
Freud concepisce la folla come un organismo unico in cui gli
individui, perdendo la loro identit, si dissolvono e uniscono.
Lanima della folla affine alla vita psichica dei primitivi e dei
bambini e le sue espressioni sono analoghe a quelle oniriche. Le
istanze di rimozione - repressione dellindividuo saltano quando
faccia parte della folla, che scarsamente critica, esposta alle
suggestioni delle immagini, semplice e forte nei sentimenti, volta
all appagamento immediato degli impulsi4. Contraddittoria, priva di
senso della realt, intollerante, chiusa alle novit, capace dei
massimi sacrifici come della pi bestiale brutalit, la "folla
disorganizzata" contraddistinta dal contagio mentale (rapida
riproduzione, da parte di tutta la folla, di un sentimento o atto:
lindividuo si appropria indiscriminatamente di convinzioni e
sentimenti che altrimenti considererebbe in modo critico).
determinante in questo la suggestione, e il rapporto della folla
con il capo lo stesso che si instaura tra lipnotizzato e
lipnotizzatore5.
Un esempio di "folla organizzata" coesa e permanente sono gli
eserciti, nei quali il capo, pur non essendo necessariamente
conosciuto personalmente dagli uomini, il loro padre e la loro
guida.
Essenziale per la folla il sentirsi amata, al punto tale che
lesercito pu disgregarsi (come nel caso dellesercito tedesco nel
corso della prima guerra mondiale: il militarismo degli ufficiali
Junker imped loro di comprendere questa esigenza dei soldati).
Nelle formazioni collettive, comunque, invece del capo, pu
esservi un' idea, non necessariamente positiva: lodio per una
classe, una "razza".
3 Lo scritto Psicologia delle masse e analisi dellIo tradotto
nel non volume delle opere di Freud, pubblicate da Boringhieri. Mi
sono attenuto, per questo paragrafo, oltre che alla suddetta opera
di Freud, a Lindividuo e i gruppi sociali, in Cesare L. Musatti,
Trattato di psicoanalisi, Boringhieri, Torino 1977. 4Soggetto di
vita psichica pur sempre Iindividuo, ma lindividuo non isolato e la
psicoanalisi studia la vita affettiva nei rapporti dellindividuo
con lambiente familiare e sociale. 5Loperatore (o il capo) si
sostituisce parzialmente al Super io dellindividuo.
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In ogni caso, il rapporto con il capo si costituisce, nel
gregario, come sostituzione in lui dellautorit del capo stesso al
Super io6 (ideale dellio): il capo come modello. (Lidentificazione
- introiezione pu esser parziale e permanente come nel caso della
classe e del partito politico).
Il capo colui che appare come pi indipendente affettivamente,
che non ha bisogno di soddisfare il narcisismo legato allio e
investito su di esso prima della formazione del Super io. La
sottomissione al capo una regressione allo stato dellorda
primitiva, in cui solo il capo era libero e indipendente, mentre i
gregari, cui imponeva lobbedienza con la forza, non avevano
iniziativa individuale e agivano solo in base agli impulsi
collettivi. La psicologia della folla e quella del capo
differiscono in questo: che il capo non ha bisogno di amare
nessuno, mentre i gregari hanno bisogno di essere amati. In questo
implicito un duplice ordine di legami: quelli tra il capo e i
gregari e quello tra i gregari. I secondi spiegano luniformit di
comportamento della folla. Lambivalenza dei rapporti umani
(amore/narcisismo, accettazione/ostilit, donazione/odio) tale che,
comunque, dove vi rapporto positivo vi anche aggressivit7.
Lambivalenza scompare nella solidariet della folla, il narcisismo
individuale diventa narcisismo collettivo: tutti si sentono
ugualmente amati dal capo. Neilorda primitiva tutti gli individui
si sentivano ugualmente minacciati dal capo; il capo (forte e
potente) il padre che sta al di sopra di tutti, il garante
delluguaglianza di tutti, la condizione per controllare il
narcisismo individuale. In sostanza, il bisogno di eguaglianza
esige il bisogno di essere asserviti.
Vi per, in questo, un' implicanza: con lidentificazione nel
capo, il narcisismo individuale diventa narcisismo di gruppo. I
legami affettivi che si stabiliscono nel gruppo folla proiettano
laggressivit fuori del gruppo stesso. Ecco lintolleranza, limpulso
aggressivo distruttivo rivolto allesterno. Questo meccanismo spiega
la guerra e le varie manifestazioni di odio etnico - razziale -
nazionalistico... La distruttivit accresce la coesione interna.
6 Il Super io di Freud il frutto dellintroiezione e traslazione
dellautorit parentale e di quelle successive.
7Narcisismo - senso di onnipotenza - genericamente amore di s.
Narcisismo primario: precedente lamore per gli altri. Non
spregiativamente: investimento di energia (libido) sul s, come
stadio dello sviluppo. Da non confondersi con la sopravvalutazione
dellio (egocentrismo, solipsismo). La metapsicologia freudiana
concepisce la storia dellapparato psichico come
sviluppo/emergenza/differenziazione di un Io strutturato da un Es
indifferenziato LEs segue il principio del piacere, lIo il
principio di realt. LEs segue i principi primari, indifferenti alle
contraddizioni, alle differenze, allo spazio, al tempo. I processi
secondari caratterizzano lIo e sono analitici, seguono il principio
di contraddizione, lo spazio e il tempo. Il Super-Io la parte
dellIo in cui sono fissati gli introietti dei genitori.
Linternalizzazione dei genitori produce auto-osservazione,
autocritica, ingiunzioni, inibizioni. Talvolta la psicoanalisi
intesa come modificazione del Super-lo verso maggior tolleranza e
realismo. Il Super-lo non va inteso come semplice ripetizione delle
figure parentali introiettate: la severit del Super-Io legata alla
forza dei sentimenti infantili del soggetto, giacch
linternalizzazione avvenuta nei primi anni di vita. Nel concetto di
Super-lo confluiscono gli introietti infantili e lautocoscienza
riflessiva.
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IL TOTALITARISMO: L'ANALISI TEORICA DI HANNAH ARENDT
Hannah Arendt, ebrea tedesca (1906/1975), formazione con
Heidegger (Marburgo) e Jaspers (Heidelberg), esule in Francia, poi
negli Stati Uniti (dal 1940). Le origini del totalitarismo (1951);
condizioni del totalitarismo: la societ di massa e la democrazia
plebiscitaria, in cui scompare la partecipazione consapevole e
autonoma dellindividuo alla vita politica. Aspetti comuni (e
sostanziali) al nazismo e allo stalinismo: la sinistra non accetta.
La banalit del male (1963): il processo a Eichmann (Gerusalemme);
banalit delleccidio, quotidianit, la prassi subordina la
responsabilit morale. Stavolta le critiche I vengono dal mondo
ebraico. Vita activa (1958): opera poco valorizzata per lisolamento
e lindifferenza seguiti alle polemiche. La vita della mente
(postuma, 1975). Da ricordare: Sulla rivoluzione (1965), Sulla
violenza (1970), Politica e menzogna (1972).
Vita activa: il fondamento delletica la prassi, non la
riflessione teoretica che pure si imposta con Platone nel pensiero
occidentale. La vita activa esprime le attivit umane:
Attivit lavorativa (labor) volta alla conservazione biologica e
al soddisfacimento dei bisogni primari.
Loperare (work) volto alla costruzione di cose "artificiali",
strumenti d' uso.
Lazione (action) politica - pubblica, in cui la dimensione
individuale, caratterizzante le precedenti forme di attivit, viene
superata da quella personale. Il lavoro e loperare sono
impersonali. Con lazione luomo diventa soggetto morale.
"Con il termine vita activa propongo di designare tre
fondamentali attivit umane: lattivit lavorativa, loperare e
l'agire; esse sono fondamentali perch ognuna corrisponde a una
delle condizioni di base in cui la vita sulla terra stata data
alluomo. "Lattivit lavorativa corrisponde allo sviluppo biologico
del corpo umano, il cui accrescimento spontaneo metabolismo e
decadimento finale sono legati alle necessit prodotte e alimentate
nel processo vitale dalla stessa attivit lavorativa. La condizione
umana di quest' ultima la vita stessa.
"Loperare lattivit che corrisponde alla dimensione non-naturale
dellesistenza umana, che non assorbita nel ciclo vitale sempre
ricorrente della specie e che, se si dissolve, non compensata da
esso. Il fatto dell'operare un mondo "artificiale" di cose,
nettamente distinto dallambiente naturale. Entro questo mondo
compresa ogni vita individuale, mentre il significato stesso
delloperare sta nel superare e trascendere tali limiti. La
condizione umana delloperare lessere-nel-mondo.
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"Lazione, la sola attivit che metta in rapporto diretto gli
uomini senza la mediazione di cose materiali, corrisponde alla
condizione umana della pluralit, al fatto che gli uomini, e non
lUomo, vivono sulla terra e abitano il mondo. Anche se tutti gli
aspetti della nostra esistenza sono in qualche modo connessi alla
politica, questa pluralit specificamente la condizione - non solo
la conditio sine qua non, ma la conditio per quam - di ogni vita
politica. Cos il linguaggio dei romani, forse il popolo pi dedito
allattivit politica che sia mai apparso, impiegava le parole
"vivere" ed "essere tra gli uomini" (inter homines esse) e
rispettivamente "morire" e "cessare di essere tra gli uomini"
(inter homines esse desinere) come sinonimi...
"Tutte e tre le attivit e le loro corrispondenti condizioni sono
intimamente connesse con le condizioni pi generali dellesistenza
umana: nascita e morte, natalit e mortalit. Lattivit lavorativa
assicura non solo la sopravvivenza individuale, a anche la vita
della specie. Loperare e il suo prodotto, l"artificio" umano,
conferiscono un elemento di permanenza e continuit alla limitatezza
della vita mortale e alla labilit del tempo umano. Lazione, in
quanto fonda e conserva gli organismi politici, crea la condizione
per il ricordo, cio la storia.
"Lavoro, opera e azione sono anche radicati nella natalit in
quanto hanno il compito di fornire e preservare il mondo per i
nuovi venuti, che vengono al mondo come stranieri, e di prevederne
e valutarne il costante afflusso. Tuttavia, delle tre attivit,
lazione che n pi stretto rapporto con la condizione umana della
natalit; il cominciamento inerente alla nascita pu farsi
riconoscere nel mondo solo perch il nuovo venuto possiede la
capacit di dar luogo a qualcosa di nuovo, cio di agire" (Vita
activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1989).
Alle tre attivit umane corrispondono tre "mondi":
Attivit lavorativa Mondo biologico della conservazione.
Dimensione naturale. Operare Mondo artificiale degli oggetti
costruiti, essere-nel-mondo (esserci di Heidegger).
Persistenza - permanenza dellazione umana, che supera lindividuo
ed attestata dagli oggetti costruiti dalluomo.
Azione Mondo delle istituzioni (storia). La citt umana.
"La vita activa, la vita umana in quanto attivamente impegnata
in qualcosa, sempre radicata in un mondo di uomini e di cose fatte
dall'uomo che non abbandona mai o non trascende mai del tutto. Cose
e uomini costituiscono lambiente di ogni attivit umana che sarebbe
priva di significato senza tale collocazione; tuttavia questo
ambiente, il mondo in cui siamo nati, non esisterebbe senza
lattivit umana che lo produce, con la fabbricazione delle cose; che
se ne prende cura, con la coltivazione della terra; che lo
organizza, mediante listituzione di un corpo politico. Non potrebbe
esistere vita umana, nemmeno quella degli eremiti nelle solitudini,
senza un mondo che, direttamente o indirettamente, attesti la
presenza di altri esseri umani. Tutte le attivit umane sono
condizionate dal fatto che gli uomini vivono insieme, ma solo
lazione non pu essere nemmeno immaginata fuori della societ degli
uomini. Lattivit lavorativa non richiede necessariamente la
presenza di altri, bench un essere che lavori in assoluta
solitudine non sarebbe umano; sarebbe un animal laborans nel
significato pi letterale del termine. Un uomo che lavori, fabbrichi
ed edifichi un mondo abitato solo da lui sarebbe s un costruttore,
ma non homo faber; avrebbe perduto la sua qualit specificamente
umana e sarebbe piuttosto un dio - non certamente il Creatore, ma
un demiurgo divino come quello descritto da Platone in uno dei suoi
miti".
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Neilenciclopedia aristotelica del sapere sono distinte scienze
teoretiche8 , pratiche9 , poietiche10. Il loro metodo diverso. Pur
essendo scienze, quelle pratiche hanno conclusioni non rigorose
come quelle matematiche. Dalle loro premesse si possono trarre
dimostrazioni, ma con un certo grado di approssimazione che non
esiste in quelle matematiche.
D' altra parte, poiesis e praxis, produzione e agire, sono da
distinguere: la produzione rimanda alla techne, allarte -tecnica
produttiva di oggetti; la praxis, lagire morale esige la
proairesis, la scelta deliberata. Il fine della poiesis loggetto,
il manufatto, la cosa prodotta, non latto del produrre. Il fine
della praxis lazione in se stessa. un bene in se stessa. Arendt
concepisce lavoro e produzione come poiesis, mentre la praxis,
lazione, destinata alla convivenza civile, alla vita comunitaria,
alla polis (citt, bene pubblico).
Il fine dellagire riguarda direttamente il soggetto etico. La
modernit ha privilegiato lavoro e produzione, ignorando lazione,
che pi propriamente umana. Lazione politica, diretta al bene della
comunit e coinvolgente tutti i suoi componenti, stata svalutata; si
dimenticato il discorso, la relazione dialettica, il confronto
razionale, mortificato, ad esempio, dallidea machiavellica della
politica, che giustifica la forza, la coercizione, linganno, ai
danni del pacifico dibattito fra i membri della citt nelle
decisioni che riguardano la cosa pubblica.
Lautonomia del politico di Arendt consiste nella praxis, che non
va confusa con leconomico e listituzionale, che pure caratterizzano
la vita politica concreta, fattuale, effettiva. Limplicazione che,
se gli uomini possono viver bene senza lavoro e senza usare oggetti
prodotti, il discorso e lazione sono invece indispensabili al loro
vivere bene. Luomo aristotelico era animale razionale "capace di
discorso". Il cittadino della polis parlava con gli altri
cittadini. Questo era il suo vero e proprio agire. Gli uomini si
manifestano in quanto uomini con il discorso e lazione. Azione =
iniziativa = iniziare qualcosa = fare qualcosa di sempre nuovo,
inatteso. Ecco la vera vita attiva
"La pluralit umana, condizione fondamentale sia del discorso sia
dellazione, ha il duplice carattere delleguaglianza e della
distinzione. Se gli uomini non fossero uguali, non potrebbero n
comprendersi fra loro, n comprendere i propri predecessori, n fare
progetti per il futuro e prevedere le necessit dei loro successori.
Se gli uomini non fossero diversi, e ogni essere umano distinto da
ogni altro che , fu o mai sar, non avrebbero bisogno n del discorso
n dellazione per comprendersi a vicenda. Sarebbero soltanto
sufficienti segni e suoni per comunicare desideri e necessit
immediati e identici... Discorso e azione rivelano questa unicit
nella distinzione. Mediante essi, gli uomini si distinguono anzich
essere meramente distinti; discorso e azione sono le modalit in cui
gli esseri umani appaiono gli uni agli altri non come oggetti
fisici, ma in quanto uomini".
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Nella dimensione politica gli individui non sono identici e
semplicemente contrapposti/giustapposti come nella dimensione
sociale (lavoro e operare). La "sfera pubblica" "mondo comune",
"in-fra", che "mette in relazione e separa gli uomini nello stesso
tempo": "La sfera pubblica, in quanto mondo comune, ci riunisce
insieme e tuttavia ci impedisce, per cos dire, di caderci addosso a
vicenda".
"Ci che rende la societ di massa cos difficile da sopportare non
, o almeno non principalmente, il numero delle persone che la
compongono, ma il fatto che il mondo che sta tra
8Metafisica, fisica, matematica 9Etica e politica, praxis,
azione 10Poiesis, produzione di oggetti
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loro ha perduto il suo potere di riunirle insieme, di metterle
in relazione e di separarle. La stranezza di questa situazione
ricorda una seduta spiritica dove alcune persone raccolte attorno a
un tavolo vedono improvvisamente, per qualche trucco magico,
svanire il tavolo in mezzo a loro, cos che due persone sedute da
lati opposti non sarebbero soltanto separate, ma sarebbero anche
del tutto prive di relazioni, non essendoci niente di tangibile tra
loro".
Lo "spazio pubblico" costituisce significati, d oggettivit air
esperienza, costruisce una realt superiore alla dimensione
soggettiva. Nello "spazio pubblico" gli individui vedono anche
riconosciuta la propria interiorit. L'interiorit comunicata diventa
pubblica.
"... il termine "pubblico" significa il mondo stesso, in quanto
comune a tutti e distinto dallo spazio che ognuno di noi vi occupa
privatamente. Questo mondo, tuttavia, non si identifica con la
terra o con la natura, come spazio limitato che fa da sfondo al
movimento degli uomini e alle condizioni generali della vita
organica... Vivere insieme nel mondo significa essenzialmente che
esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un
tavolo posto tra quelli che vi siedono intorno; il mondo, come ogni
in-fra (in- between), mette in relazione e separa gli uomini nello
stesso tempo".
Il mondo delle cose (come quello delle istituzioni) non
importante in s, ma per i rapporti che favorisce, per lazione
comune che consente, per la collocazione che d a ciascun individuo,
facendolo operare con gli altri pur permettendogli di distinguere
la propria identit (anzi conferendogliela). "Spazio pubblico"
significa relazioni interindividuali. Partecipazione attiva dei
singoli significa distinzione degli individui. Distinzione non
alterit. Alterit = esser altro, stare vicino di individui che non
hanno nulla in comune, essere vicini con indifferenza. Distinzione
significa per ciascuno affermare se stesso nella propria unicit;
con lazione e il discorso che il singolo costruisce la distinzione,
mentre lalterit originaria.
Quando lindividuo si rivela, con lazione, agli altri individui,
come se nascesse la seconda volta, perch se esiste come essere
biologico e dotato di interiorit, soltanto nel logos, nel discorso
intenzionale, nella vita comune, che viene ad essere pubblico
soggetto capace di iniziativa.
Lazione (intenzionale) che introduce lindividuo nello spazio
pubblico, nella dimensione politica, non il mero fare. Lazione
(intenzionale) progetto di interazione costruito col discorso
(logos). Il discorso, la razionalit intenzionale, costituiscono un
mondo di relazioni tra identit individuali, non meno reale del
mondo naturale e del mondo delle cose artificiali. Il linguaggio
che intercorre tra gli individui e colloca lazione del singolo
nello spazio pubblico, non ha la sola funzione della trasmissione
di informazioni: anche se il linguaggio riguarda cose e oggetti,
esso rivela, mostra, propone chi lo parla e stabilisce relazioni
tra soggetti.
Arendt distingue tra "spazio inter" e "spazio infra". Lo "spazio
inter" lo "spazio mondano", la dimensione delle "realt oggettive
del mondo" attorno a cui e riguardo a cui si sviluppa/articola il
linguaggio. Lo "spazio infra" lo "spazio relazionale" fatto di atti
e parole, lo spazio in cui si rivela il soggetto dellazione, del
discorso. Lo"spazio infra", soggettivo, deve la sua origine
soltanto "a fatto che gli uomini agiscono e parlano direttamente
gli uni agli altri".
"Lazione e il discorso si svolgono tra gli uomini, in quanto si
rivolgono a loro, e mantengono la capacit di rivelare lagente anche
se il loro contenuto esclusivamente "oggettivo" e ha come
riferimento quel mondo di cose in cui vivono gli uomini, un mondo
che fisicamente si trova tra loro
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e dal quale derivano i loro interessi specifici, oggettivi,
mondani. Tali interessi costituiscono, nel senso pi letterale del
termine, qualcosa che inter-est, che sta tra le persone e perci pu
metterle in relazione e unirle. La maggior parte delle azioni e dei
discorsi riguarda questo spazio relazionale, questo inter che varia
in ogni gruppo di persone , cos che gran parte delle parole e degli
atti sono intomo a qualche realt oggettiva del mondo, in aggiunta
al fatto di consentire il rivelarsi di chi parla e agisce. Poich il
rivelarsi del soggetto parte integrante di ogni relazione umana,
anche la pi "oggettiva", si pu dire che allo spazio mondano,
insieme con i suoi interessi, si sovrappone uno spazio relazionale
completamente diverso che ricopre il primo, e che consiste di atti
e parole e deve esclusivamente la sua origine al fatto che gli
uomini agiscono e parlano direttamente gli uni agi altri. Questo
secondo spazio, o infra, soggettivo, non tangibile, poich non
esistono oggetti tangibili in cui esso pu cristallizzarsi".
Nello spazio infra ogni soggetto interseca, intreccia,
attraversa con la propria azione le azioni degli altri e viceversa.
Linterazione e la sintesi che ne risultano sono distinte e autonome
dai singoli soggetti, dalla loro intenzione; si tratta di una
storia indeterminata in cui la storia di ciascuno agisce in modo
indeterminato su quelle degli altri e viceversa. Lazione di ciascun
individuo concorre alla comune identit/storia, indeterminata,
fluida, sempre plasmabile/modificabile, e nello stesso tempo
costituisce la propria identit/individualit/storia personale.
Lindividuo, secondo Arendt, fragile
"La sfera degli affari umani, strettamente parlando, consiste
nellintreccio di relazioni umane che esiste ovunque gli uomini
vivono insieme. Le rivelazioni del "chi" attraverso il discorso e
linstaurazione di un nuovo inizio mediante lazione, ricadono sempre
in un intreccio gi esistente dove possono essere percepite le loro
immediate conseguenze. Insieme promuovono un nuovo processo che
alla fine emerge come irripetibile storia di vita del nuovo venuto,
che a sua volta influenzer in modo unico le storie di vita di tutti
gli altri con cui egli verr in contatto. a causa di questo
intreccio gi esistente di relazioni umane, con le sue innumerevoli
volont e intenzioni contrastanti, che lazione raramente consegue il
suo scopo; ma anche a causa di questo medium, nel quale solo
lazione reale, che essa "produce" storie, con o senza intenzione,
con la stessa naturalezza con cui la fabbricazione produce cose
tangibili".
in quanto un "chi", un soggetto, solo nellinterazione-sintesi,
nella storia in cui confluiscono, condizionano, influenzano lo
storie individuali (lidentit/storia individuale si costruisce
opponendosi allidentit/storia collettiva).
La plis greca aveva posto rimedio alla fragilit dell'individuo,
dando visibilit - riconoscibilit - attestabilit - risonanza
allazione del singolo cittadino, dando permanenza e stabilit
allazione/interazione.
"Loriginale rimedio greco prefilosofico a questa fragilit era
stata la fondazione della plis, cos come si svilupp e rimase
radicata nellesperienza ad essa precedente (che attribuiva tanta
importanza a ci per cui vale la pena vivere insieme, syzn, cio il
condividere parole e atti) aveva una duplice funzione. In primo
luogo, doveva permettere agli uomini di fare permanentemente, pur
sotto certe restrizioni, ci che altrimenti sarebbe stato loro
possibile solo come una impresa straordinaria e occasionale per la
quale dovevano lasciare le proprie case. La plis serviva a
moltiplicare le occasioni di conseguire "fama immortale", cio
moltiplicare le opportunit per ciascuno di distinguersi, di
mostrare con gli atti e le parole chi fosse nella sua unicit
irripetibile... La seconda funzione... era offrire un rimedio alla
futilit dellazione e del discorso; infatti le
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possibilit che un atto degno di fama non fosse dimenticato ma
divenisse immortale, non erano molte".
La modernit ha abbandonato la "dimensione politica", ha
distrutto lazione privilegiando il mero fare, sottraendo
allindividuo lo spazio comune e l'identit come tale. Solo lartista
e lo scienziato possono "agire" nella societ moderna; per il resto,
gli individui sono crescentemente ridotti a massa. Le categorie che
si impongono, nella cultura contemporanea, allindividuo, privandolo
della sua dimensione soggettiva e personale, sono la classe (Marx)
e la specie (Darwin).
"Teoreticamente, il passaggio dallinsistenza con cui agli inizi
dellet moderna si sottolineava la vita egoistica al pi tardo
accento spostato sulla vita "sociale" e sull"uomo socializzato"
(Marx) si verific quando Marx trasform la pi cruda nozione
delleconomia classica - che tutti gli uomini, in quanto agiscono,
agiscono per ragioni di interesse personale - in forze di interesse
che determinano, muovono e dirigono le classi della societ, e
attraverso i loro conflitti dirigono la societ come un tutto.
Lumanit socializzata quello stato della societ in cui prevale un
unico interesse, e soggetto di questo interesse sono sia le classi
sia il genere umano, ma mai luomo o gli uomini. Scomparve cos anche
lultima traccia di azione compiuta dagli uomini, il motivo
implicito nellinteresse personale. Rimase solo una "forza
naturale", la forza del processo vitale, alla quale tutti gli
uomini e tutte le attivit umane erano egualmente sottomesse"11.
LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO: EQUIVOCI CULTURALI E MECCANISMI
PERVERSI
Il totalitarismo12 hitleriano e stalinista , secondo Arendt,
diverso da qualsiasi altra oppressione politica impostasi nei
secoli precedenti. Anzi, nazismo e stalinismo sono da distinguersi
da tutte le altre forme dittatoriali/dispotiche/tiranniche. Al
contrario della prevalente storiografia (che distingue i fascismi
dallo stalinismo), Arendt isola nazismo e stalinismo, cogliendone
le sostanziali affinit.
11Il presente passo e i precedenti sono desunti da: Hannah
Arendt, Vita Activa. La condizione umana, Bombiani, Milano 1979.
12Si veda: Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di
Comunit, Milano 1989. Per le riflessioni introduttive al brano: A.
Enegrn, Il pensiero politico di Hannah Arendt, Edizioni Lavoro,
Roma 1987; M. Cedronio, La democrazia in pericolo, Il Mulino,
Bologna 1984; L. Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano
1995.
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Il totalitarismo non un accadimento gratuito, un accidente -
incidente, bens la degenerazione in cui possono incorrere tutti i
regimi politici, anche la stessa democrazia. La democrazia di massa
la pi esposta allinvoluzione totalitaria. Con la morte di Hitler e
Stalin il pericolo totalitario non si affatto esaurito.
Regimi totalitari che abbattano e scavalchino ogni legge sono
sempre possibili. Stalin aveva voluto le "grandi purghe" proprio
mentre varava l"unica costituzione democratica" al mondo. Hitler
prendeva il potere in Germania attraverso crescenti violenze,
lasciando formalmente in vigore la Costituzione democratica della
Repubblica di Weimar. Costoro si sono avvalsi di presunte leggi
naturali o storiche inscritte nel destino dellumanit. La supremazia
della razza ariana sarebbe una legge naturale e luguaglianza
violerebbe la stessa legge naturale (cos Hitler nel Mein kampf):
naturale che la massa si pieghi al capo, che la razza inferiore sia
subordinata a quella superiore. legittima (naturale) la "soluzione
finale per il popolo ebraico". legittima (naturale) leliminazione
dei "nemici del popolo" sovietico.
Il grave equivoco del giusnaturalismo quello di sostenere che vi
sia una legge naturale/divina, di per s giusta. Certamente i
giusnaturalisti (da Grozio in poi) ritengono a ragione che i
diritti naturali debbano essere garantiti dal diritto positivo, ma
il giusnaturalismo, se ha predisposto il liberalismo (i diritti
degli individuici diritto di pensiero, di parola... sanciti dai
diritti positivi degli Stati) ha anche fornito la giustificazione a
teorie aberranti che sostengono la naturalit delle proprie tesi: la
supremazia della razza ariana sarebbe una legge naturale. E cos
leliminazione dei "nemici del popolo" sovietico.
Il diritto non viene dalla Natura o da Dio; il diritto frutto di
un patto tra gli uomini, di una convenzione che mira a rendere
tutti uguali politicamente e giuridicamente, nasce da un consensus
che delimita e garantisce la libert di ciascuno. Proprio quel
consensus inris che il totalitarismo annienta. Il totalitarismo la
negazione di qualsiasi consensus iuris, di qualsiasi contratto tra
gli uomini, di qualsiasi diritto. Se lautorit garante del rispetto
delle leggi, dellaccettazione di norme, della vita comunitaria
stabile e ordinata, quando essa venga meno, la societ esposta al
totalitarismo. il caso della societ moderna. D' altra parte le
filosofie del Novecento hanno favorito lavvento del totalitarismo,
quando sono state usate arbitrariamente, come nel caso
dellevoluzionismo di Darwin: il nazismo giustifica il primato della
razza ariana sulle altre razze, concependola come la razza
emergente dalla lotta per la selezione. Il comunismo sovietico ha
il suo fondamento nel materialismo storico-dialettico (Marx,
Engels).
Il totalitarismo isola lindividuo, lo costringe ad un "senso di
non appartenenza al mondo", lo deresponsabilizza per i crimini che
gli fa compiere (imponendoglieli come ordinati da un superiore o
come necessari per legge storica). Nella Germania nazista come
nellUnione Sovietica stalinista, il totalitarismo ha avuto il
consenso del popolo perch chi lo ha imposto era convinto di agire
secondo leggi naturali e storiche. Lindividuo agiva nel solo ed
esclusivo interesse della razza o del popolo. Egli era totalmente
sottomesso alla volont del capo; il membro dellorganizzazione era
del tutto deresponsabilizzato: un mero esecutore.
Ma luomo capace di azione. Se ripensiamo a quello che Arendt
scriver in Vita activa, lazione crea il nuovo, imprevedibile, pu
generare la continuit col passato. Agire assumere liniziativa,
agere, mettere in movimento, libert in senso kantiano, interruzione
della causalit deterministica e imposta, autonomia. Lindividuo pu,
se vuole, opporsi, responsabilizzarsi, gettare nella realt la sua
azione, senza aver certezza delle conseguenze, ma attendendosi che
la
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sua azione (imprevedibile) interferir con le azioni altrui.
Certo in democrazia limprevedibilit dellazione singola esige che
essa sia controllata dalla legge, ma in un regime totalitario essa
(come responsabilizzazione, come azione secondo coscienza) spezza
lasservimento al capo. Il totalitarismo distrugge lazione, la
pluralit, la differenza, si impone col terrore ed emargina il
diverso. Diversit e pluralit sono i fondamenti della democrazia.
Lunica uguaglianza ammessa dalla democrazia e che anzi la alimenta,
quella giuridica: essa garante del pluralismo. Ogni altra
uniformit/eguaglianza produce conformismo. Nietzsche critic lo
storicismo e vide in esso il rischio, affermatosi con Hegel, di
concepire la storia come retta da leggi necessarie che
deresponsabilizzano lindividuo, lo privano della sua capacit di
agire. Il totalitarismo schiaccia lazione, priva lindividuo di ogni
capacit di giudicare e conoscere. Giudizio, conoscenza, azione
esigono la socialit, la dimensione collettiva, linterazione. Il
totalitarismo cancella con il terrore lo '"spazio politico", isola
lindividuo, lo deresponsabilizza, lo costringe alla delazione, al
tradimento. Il totalitarismo nato da ideologie che, superando ogni
dubbio ed ogni atteggiamento autocritico tipico della scienza (la
scienza procede per prove ed errori, lentamente, acquisendo
esperienze), presumono di dare una spiegazione onnicomprensiva del
mondo. Con rigore logico deducono da presunti principi - come la
razza - conclusioni pseudo-scientifiche. Le loro dedizioni sono
svincolate dalla realt, eppure pretendono di imbrigliarla,
riducendola alla propria logica. Le ideologie eliminano ogni
contraddizione astraendo dalla realt e poi intendono spiegarla e
guidarla con assoluta certezza.
Le ideologie costruiscono le proprie strutture concettuali senza
legami con la realt e poi le si impongono con la propaganda, la
violenza, il crimine gratuiti ed efferati, ma da quelle
giustificati. Le loro verit sono assiomatiche, non hanno bisogno di
essere verificate; le loro deduzioni sono inflessibili. Esse
pretendono di dare spiegazioni totali/onnicomprensive/sistematiche
del mondo, espungendo ogni contraddizione. Alle ideologie
totalizzanti e totalitarie, alla "coercizione del potere totale che
irreggimenta le masse di individui isolati", Arendt contrappone il
pensiero. Il pensare privo di coercizioni, improduttivo contro
lideologia (che comunque funzionale), autoriflessivo (dialogo
interiore contro lannientamento del dialogo con gli altri da parte
dellideologia), sperimentale e legato alla realt (contro il
dogmatismo dellideologia). Il pensiero modifica lidea del potere
detenuto da un capo. Il potere non capacit di dominio, imposizione,
violenza, bens azione concertata di un gruppo. Chi ha il potere
agisce in nome del gruppo che glielo ha conferito (potestas in
populo). Il totalitarismo trova comunque terreno fertile nella
societ di massa in cui domina lalienazione (Marx). Dallhomo faber,
creativo e discorsivo, la societ di massa giunta allanimal
laborans, omogeneizzato e uniformato, votato al consumo, privo
della dimensione politica.
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IDEOLOGIA E TERRORE
"... il totalitarismo (), oltre che pi radicale, essenzialmente
diverso da altre forme conosciute di oppressione politica come il
dispotismo, la tirannide e la dittatura. Dovunque giunto al potere,
esso ha creato istituzioni assolutamente nuove e distrutto tutte le
tradizioni sociali, giuridiche e politiche del paese. A prescindere
dalla specifica matrice nazionale e dalla particolare forma
ideologica, ha trasformato le classi in masse, sostituito il
sistema dei partiti non con la dittatura del partito unico, ma con
un movimento di massa, trasferito il centro del potere dallesercito
alla polizia e perseguito una politica estera apertamente diretta
al dominio del mondo. Quando i sistemi monopartitici, da cui esso
si sviluppato, sono divenuti veramente totalitari, hanno cominciato
ad operare secondo una scala di valori cos radicalmente diversa da
ogni altra che nessuna delle categorie tradizionali, giuridiche,
morali o del buon senso, poteva pi servire per giudicare, o
prevedere, la loro azione...
"... la crisi del nostro secolo non una semplice minaccia
dallesterno, una conseguenza della politica estera aggressiva della
Germania o della Russia, destinata a scomparire con la morte di
Stalin o il crollo del regime nazista...
"... il regime totalitario... semplicemente una soluzione di
ripiego che prende i suoi metodi intimidatori e i suoi strumenti
organizzativi dal noto arsenale della tirannide, del dispotismo e
della dittatura, e deve la sua esistenza soltanto al fallimento,
deplorevole ma forse accidentale, delle tradizionali forze
politiche (liberali e conservatrici, nazionaliste e socialiste,
repubblicane e monarchiche, autoritarie e democratiche) ? O ha una
propria natura e pu esser definito al pari di altre forme di
governo che il pensiero occidentale ha conosciuto fin dai tempi
della filosofia antica? Se ci vero, vuol dire che le nuove
istituzioni ad esso proprie poggiano su una delle poche esperienze
fondamentali che gli uomini possono avere quando vivono insieme e
si occupano di affari pubblici. Se c' un' esperienza fondamentale
che trova la sua espressione politica nel regime totalitario, deve
trattarsi, data la novit di tale forma di governo, di un'
esperienza che, per qualche ragione, non mai servita di base a n
corpo politico e il cui tono generale, bench familiare per altri
aspetti, non ha mai indirizzato la condotta degli affari
pubblici.
"Dal punto di vista della storia delle idee, ci sembra
estremamente improbabile. Le forme di governo adottate dagli uomini
sono state pochissime; inventate nella pi remota antichit, sono
state classificate dai Greci e si sono rivelate straordinariamente
longeve. Se si considerano tali invenzioni, la cui idea
fondamentale, malgrado le molte varianti, non cambiata nei due
millenni e mezzo che separano Platone da Kant, si tentati di
interpretare il totalitarismo come una moderna forma di tirannide,
cio un governo senza legge in cui il potere detenuto da un uomo
solo. Un potere arbitrario, non frenato dal diritto, esercitato
nellinteresse del governante e contrario agli interessi dei
governati, da un lato; la paura come principio dellazione, cio
paura del popolo da parte del governante e paura del governante da
parte del popolo, dallaltro: queste sono state le caratteristiche
della tirannide per tutta la nostra tradizione.
"Invece di dire che il regime totalitario non ha precedenti, si
potrebbe anche dire che esso ha demolito lalternativa su cui si
sono basate tutte le definizioni dellessenza dei governi nella
filosofia politica, lalternativa fra governo legale e governo
illegale, fra potere arbitrario e potere legittimo. Che governo
legale e potere legittimo fossero aspetti inseparabili di una
stessa cosa, come d' altronde illegalit e potere arbitrario, non
mai stato posto in dubbio. Eppure, il regime totalitario ci mette
di fronte ad n tipo di governo completamente diverso. Certo, esso
sfida tutte le
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leggi positive, persino quelle che ha promulgato (come nel caso
della costituzione di Weimar). Ma n opera senza la guida di una
legge n arbitrario, perch pretende di obbedire rigorosamente e
inequivocabilmente a quelle leggi della natura o della storia da
cui si sono sempre fatte derivare tutte le leggi positive. Esso
sostiene infatti che,lungi dallessere "senza legge", va alle fonti
dellautorit da cui il diritto positivo ha ricevuto la sua
legittimazione, che, lungi dallessere arbitrario, pi ossequiente a
queste forze sovrumane di qualsiasi precedente governo, che, lungi
dallesercitare il potere nell'interesse di un uomo solo, pronto a
sacrificare gli interessi vitali immediati di chiunque
allattuazione di quella che considera la legge della storia o della
natura. La sua noncuranza per il diritto positivo pretende di
essere una forma superiore di legittimit che, ispirandosi alle
fonti, pu fare a meno della meschina legalit.
"Disprezzando la legalit, il regime totalitario pretende di
attuare la legge della storia o della natura senza tradurla in
principi di giusto e ingiusto per il comportamento individuale.
Esso la applica direttamente allumanit senza curarsi del
comportamento degli uomini. Si aspetta che tale legge, se
correttamente eseguita, produca alla fine un' umanit di per s
destinata ad essere soltanto la sua esponente. Dietro la pretesa di
dominio totale c' sempre lambizione di trasformare la specie umana
nel!' attivit sicura portatrice di una legge a cui gli individui
altrimenti si assoggetterebbero solo passivamente, con riluttanza.
Se vero che i paesi totalitari hanno perso il contatto col mondo
civile commettendo crimini mostruosi, altres vero che questa
criminalit non stata dovuta semplicemente ad aggressivit,
spietatezza, bellicosit e perfidia, bens ad una deliberata rottura
di quel consensus iuris che, secondo Cicerone, costituisce il
"popolo" e che, come diritto internazionale, ha costituito nei
tempi moderni il mondo civile nella misura in cui rimane la pietra
angolare delle relazioni internazionale anche durante una guerra.
Giudizio morale e punizione giuridica presuppongono entrambi questo
consenso fondamentale; il delinquente pu essere giudicato appunto
perch partecipa al consensus iuris. "A questo punto viene in luce
la differenza sostanziale fra la concezione totalitaria del diritto
e le altre. La politica totalitaria non sostituisce un corpo di
leggi con un altro, non istaura un proprio consensus iuris, non
crea con una rivoluzione una nuova forma di legalit...
"Nellinterpretazione del totalitarismo, tutte le leggi sono
diventate leggi di movimento. La natura e la storia non sono pi
fonti stabilizzatrici di autorit per le azioni dei mortali, ma esse
stesse dei movimenti, dei processi. Alla base della fede nazista
nelle leggi razziali come espressione della legge della natura
delluomo vi lidea darwiniana delluomo come prodotto di un'
evoluzione naturale che non si arresta necessariamente alla
presente specie di esseri umani; alla base della fede nella lotta
di classe come espressione della legge della storia vi la
concezione marxista della societ come prodotto di un gigantesco
movimento storico, che corre con rapidit sempre maggiore verso la
sua fine, verso il momento in cui si annuller come storia...
"La straordinaria rivoluzione intellettuale avvenuta a met del
secolo scorso consisteva nel rifiuto di considerare o accettare
qualcosa "cos com'" e nella coerente interpretazione di tutto come
semplice stadio di un ulteriore sviluppo. Che la forza motrice di
questo si chiamasse natura o storia, era cosa relativamente
secondaria. In queste ideologie anche il termine "legge" cambiava
significato: da espressione della cornice di stabilit entro la
quale possono svolgersi le azioni umane diventava lespressione del
movimento. "La politica totalitaria, che ha tentato di seguire le
prescrizioni delle ideologie, ha messo a nudo la vera essenza di
tali movimenti mostrando chiaramente che il processo non poteva
avere una fine. Se conforme alla legge naturale eliminare tutto ci
che nocivo e inadatto a vivere, sarebbe la fine della natura stessa
se non si
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potessero pi trovare nuove categorie del genere; se conforme
alla legge storica che nella lotta certe classi si "estinguano",
sarebbe la fine della storia umana se non si formassero nuove
classi rudimentali, destinate a loro volta ad "estinguersi" sotto i
dittatori totalitari. In altre parole, la legge di eliminazione, in
base alla quale i movimenti totalitari assumono ed esercitano il
potere, rimarrebbe una legge di movimento anche se essi riuscissero
ad assoggettare lintera umanit al loro dominio.
"Per stato di diritto si intende un corpo politico in cui le
leggi positive sono necessarie per attuare limmutabile ius naturale
o gli eterni precetti divini traducendoli in principi di giusto o
ingiusto. Solo in tali principi, nel complesso di leggi positive di
ciascun paese, il diritto naturale o i precetti divini acquistano
una loro realt politica. Nel regime totalitario il posto del
diritto positivo viene preso dal terrore totale, inteso a tradurre
in realt la legge di movimento della storia o della natura. Come le
leggi positive, pur definendo le trasgressioni, ne sono
indipendenti - lassenza di reati in una societ non rende superflue
le leggi denotando, casomai, la perfezione della loro autorit - cos
il terrore nel regime totalitario cessa di essere uno strumento per
la soppressione dellopposizione, pur essendo usato anche per tale
scopo. Esso diventa totale quando prescinde dallesistenza di
qualsiasi opposizione; domina supremo quando pi nessuno Io
ostacola. Se la legalit r essenza del governo non tirannico e
lillegalit quella della tirannide, il terrore lessenza del potere
totalitario.
"Esso la realizzazione della legge del movimento; si propone
principalmente di far s che le forze della natura o della storia
corrano liberamente attraverso lumanit, senza I' impedimento
dellazione umana spontanea e, in quanto tale, cerca di
"stabilizzare" gli uomini. il movimento stesso che individua i
nemici dellumanit contro cui scatenare il terrore; non si permette
che alcuna azione libera, di opposizione o di simpatia,
interferisca con leliminazione del "nemico oggettivo" della storia
o della natura, della classe o della razza. Colpevolezza e
innocenza diventano concetti senza senso; "colpevole" chi d'
ostacolo al processo naturale o storico, che condanna le "razze
inferiori", gli individui "inadatti a vivere", o le "classi in via
di estinzione" e i "popoli decadenti". Il terrore esegue queste
sentenze di condanna, e davanti ad esso tutte le parti in causa
sono soggettivamente innocenti: gli uccisi perch non hanno fatto
nulla contro il sistema, e gli uccisori perch non assassinano
realmente, ma si limitano ad eseguire una sentenza di morte
pronunciatala un tribunale superiore. Gli stessi governanti non
pretendono di essere giusti o saggi, ma soltanto di eseguire le
leggi naturali o storiche; non applicano leggi, ma eseguono un
movimento in conformit alla sua legge intrinseca. Il terrore
legalit se legge la legge del movimento di qualche forza sovrumana,
la natura o la storia. "Il terrore come esecuzione di una legge del
movimento, il cui fine ultimo non il benessere degli uomini o
linteresse di un singolo, bens la creazione dellumanit, elimina gli
individui per la specie, sacrifica le "parti" per il "tutto".la
forza sovrumana della natura o della storia ha un proprio principio
e un proprio fine, di modo che viene ostacolata soltanto dal nuovo
inizio e dal fine individuale che la vita di ciascun uomo. "Il
terrore totale... sostituisce ai limiti e ai canali di
comunicazione fra i singoli un vincolo di ferro, che li tiene cos
strettamente uniti da far sparire la loro pluralit in un unico uomo
di dimensioni gigantesche... Premendo gli uomini uno contro laltro,
il terrore totale distrugge lo spazio fra di essi; se confrontato
con questo vincolo di ferro, persino il deserto della tirannide,
essendo ancora una specie di spazio, appare come una garanzia di
libert. Il regime totalitario non si distingue dunque dalle altre
forme di governo perch riduce o abolisce determinate libert, o
sradica lamore per la libert dal cuore degli uomini, ma perch
distrugge il presupposto di ogni libert...
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"Il terrore totale, lessenza di un simile regime, non esiste n
per gli uomini n contro di essi. Esso viene considerato uno
strumento incomparabile per accelerare il movimento delle forze
della natura o della storia. Tale movimento, che procede secondo la
propria legge, non pu alla lunga essere impedito; perch alla fine
si dimostra pi potente di qualsiasi forza prodotta dalle azioni e
dalla volont degli uomini...
"Nel ferreo vincolo del terrore, che distrugge la pluralit umana
fondendola nel tutto unico che agisce infallibilmente come se fosse
parte del corso della storia o della natura, stato trovato uno
strumento capace non solo di liberare le forze storiche e naturali,
ma di accelerarle fino a una velocit che non avrebbero mai
raggiunto se lasciate a se stesse. In pratica, ci significa che il
terrore esegue sul posto le sentenze di morte che, a quanto
suppone, la natura avrebbe pronunciato contro razze e individui
"inadatti a vivere", o la storia contro le "classi morenti", senza
attendere i processi pi lenti e meno efficaci della natura o della
storia
"Nel regno del terrore totale nemmeno la paura pu pi suggerire
come ci si deve comportare, perch le vittime sono scelte senza
alcun riferimento ad atti o pensieri individuali, esclusivamente in
base alla necessit oggettiva del processo naturale o storico.
Essa probabilmente pi diffusa che altrove; ma ha perso la sua
utilit pratica dal momento che le azioni da essa guidate non
giovano pi ad evitare i pericoli temuti. Lo stesso vale per la
simpatia o F appoggio dato al regime; perch il terrore totale
sceglie, oltre che le sue vittime, anche i suoi esecutori, secondo
criteri oggettivi, senza tener alcun conto delle convinzioni e
simpatie dei candidati. Il deciso ripudio della convinzione come
motivo dellagire stato messo in luce dalle grandi epurazioni
avvenute al tempo di Stalin in Russia e nei paesi satelliti.
Leducazione totalitaria non ha mai avuto io scopo di inculcare
convinzioni, bens quello di distruggere la capacit di formarne.
lintroduzione di criteri puramente oggettivi nella selezione delle
SS stata la grande invenzione organizzativa di Himmler; egli
sceglieva i candidati in base alle fotografie, secondo presunti
criteri razziali. La natura stessa decideva non solo chi doveva
essere eliminato, ma altres chi doveva essere addestrato come
carnefice...
"Le ideologie - ismi che per la soddisfazione dei loro aderenti
possono spiegare ogni cosa e ogni avvenimento facendoli derivare da
una singola premessa - sono un fenomeno molto recente e, per
parecchi decenni hanno avuto una parte trascurabile nella vita
politica. Solo col senno di poi possiamo rintracciare in esse certi
elementi che le hanno rese cos utili per il dominio totalitario,
tanto che le loro grandi potenzialit politiche non sono state
scoperte prima di Hitler e Stalin.
"Le ideologie sono note per il loro carattere scientifico: esse
combinano approccio scientifico con risultati di rilevanza
filosofica e pretendono di essere ima filosofia scientifica. La
parola "ideologia" sembra implicare che un'idea possa divenire
materia di studio di una scienza, come gli animali lo sono per la
zoologia e che il suffisso -logia di ideologia, come in zoologia,
non indichi altro che i logoi, le affermazioni scientifiche in
proposito. Se ci fosse vero, un' ideologia sarebbe in realt una
pseudoscienza e una pseudofilosofia, infrangendo al tempo stesso le
limitazioni della scienza e quelle della filosofia... Le "idee"
degli ismi - la razza nel razzismo... - non costituiscono mai la
materia delle ideologie e il suffisso -logia non indica mai
semplicemente un insieme di affermazioni "scientifiche". Un'
ideologia letteralmente quello che il suo nome sta a indicare; la
logica di un' idea. La sua materia la storia, a cui l"idea"
applicata; il risultato di tale applicazione non un complesso di
affermazioni su qualcosa che , bens lo svolgimento di un processo
che muta di continuo. Lideologia tratta il corso degli avvenimenti
come se seguisse la
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stessa "legge" dellesposizione logica della sua "idea"... Si
suppone che il movimento della storia e il processo logico del
concetto corrispondano F uno allaltro, di modiche quanto avviene,
avviene secondo la logica di un' "idea".Tuttavia, lunico movimento
possibile nel regno della logica il processo di deduzione di una
premessa...
"Appena la logica come movimento di pensiero - e non come suo
necessario controllo - viene applicata a un' idea, questa si
trasforma in una premessa. Le visioni ideologiche del mondo hanno
compiuto questa operazione molto prima che diventasse cos fruttuosa
per il ragionamento totalitario. La coercizione puramente negativa
della logica, la messa al bando delle contraddizioni, diventava
"produttiva", di modo che tutta una linea di pensiero poteva essere
iniziata, e imposta alla mente, traendo conclusioni nella maniera
della mera argomentazione...
"... nella loro pretesa di spiegazione totale, le ideologie
hanno la tendenza a spiegare non quel che , ma quel che diviene,
quel che nasce e muore. Esse si occupano in ogni caso soltanto
dellelemento di movimento, cio della storia nel senso usuale della
parola. Sono sempre orientate verso la storia anche quando, come
nel caso del razzismo, partono dalla premessa della natura; questa
serve semplicemente a spiegare i fatti storici riconducendoli a
fatti naturali. Ci si ripromette di far luce su tutti gli
avvenimenti storici, di ottenere una spiegazione totale del
passato, una completa valutazione del presente, un' attendibile
previsione del futuro. In secondo luogo, il pensiero ideologico
diventa indipendente da ogni esperienza, che non pu comunicargli
nulla di nuovo neppure se si tratta di un fatto appena accaduto.
Emancipatosi cos dalla realt percepita coi cinque sensi, esso
insiste su una realt "pi vera", che nascosta dietro le cose
percettibili, dominandole tutte, e che si avverte soltanto
disponendo di un sesto senso. Questo fornito appunto dallideologia,
da quel particolare indottrinamento che viene impartito negli
istituti appositamente creati per leducazione di "soldati"
politici", nelle Ordensburgen naziste o nelle scuole del Comintern
e del Cominform. Anche la propaganda del movimento totalitario
serve a staccare il pensiero dallesperienza e dalla realt,
sforzandosi sempre di attribuire un significato segreto ad ogni
avvenimento pubblico e un intento cospirativo ad ogni atto
politico.
"... poich non hanno alcun potere di trasformare la realt, le
ideologie ottengono tale emancipazione del pensiero dallesperienza
ricorrendo a certi metodi di dimostrazione. Esse ordinano i fatti
in un meccanismo assolutamente logico che parte da una premessa
accettata in modo assiomatico, deducendone ogni altra cosa;
procedono cos con una coerenza che non esiste affatto nel regno
della realt. La deduzione pu avvenire logicamente o
dialetticamente; in entrambi i casi comporta un' argomentazione
uniforme che, in quanto pensiero in termini di processo, dovrebbe
essere in grado di comprendere il movimento dei processi sovrumani,
naturali o storici...
"Il metodo usato dai dittatori totalitari per trasformare le
rispettive ideologie in armi con cui costringere ciascuno dei
sudditi a mettersi al passo col movimento del terrore era poco
appariscente. Luno si vantava della "freddezza glaciale del
ragionamento" (Hitler), laltro dell"inesorabilit della sua
dialettica", e spingevano le implicazioni a estremi di coerenza
logica che, allosservatore, apparivano ridicolmente "primitivi" e
assurdi: una "classe in via di estinzione" consisteva di gente
condannata a morte; le razze "inadatte a vivere" venivano
sterminate. Chi ammetteva che esistevano "classi in via di
estinzione" senza trarre da tale fatto la conseguenza delluccisione
dei loro membri, o riconosceva che il diritto alla vita era legato
alla razza senza trarre la conseguenza delleliminazione delle
"razze inadatte", era semplicemente o uno stupido o
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un codardo. Questa logicit stringente, in quanto guida
dellazione, permea l'intera struttura dei movimenti e dei regimi
totalitari. stata esclusivamente opera di Hitler e di Stalin che,
pur non avendo aggiunto una sola idea nuova al bagaglio teorico e
propagandistico dei loro movimenti, devono essere considerati per
questa ragione ideologi della massima importanza". (Hannah Arendt,
Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunit, Milano
1989).
I totalitarismi del Novecentofascismo, nazismo, stalinismoPrimo
fascicolo