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UNA COPIA € 1,20 ABBONAMENTO ANNUO € 45 DIREZIONE: ☎ 0373
256350VIA GOLDANIGA 2/A CREMA ISSN 2531-9647
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L.
353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB
CREMONAGIORNALE LOCALE ROC
SABATO 18 NOVEMBRE 2017ANNO 92 - N. 45
SETTIMANALE
CATTOLICO
CREMASCO
D’INFORMAZIONE
FONDATO NEL 1926
Un manifesto che ne spiega il grande valore
Zoom
Le cure palliative
Alle pagine 3 e 5
I più poveri dei poveriIl Papa ribadisce il pensiero della
Chiesa riguardo all’accanimento terapeutico e un giornale titola:
“È lecito rifiutare le cure. Il sì del Papa scuote la Chiesa”. Il
gior-nalista non ha capito... e pare non sia solo.
Oggi pubblichiamo un interessante Zoom sulle cure palliative con
un documento pubblicato da un gruppo di esperti che ripropone la
linea della dott.ssa Cicely Saunders, inventore della pratica. Lo
scorso 11 novem-bre, festa di San Martino (che diede metà del suo
man-tello al povero) era la giornata di sensibilizzazione sui
diritti e sui bisogni dei malati inguaribili. Queste perso-ne sono,
in realtà, i più poveri dei poveri e nella Prima Giornata Mondiale
dei Poveri voluta da papa Francesco è giusto ricordarsi anche di
loro.
Il Papa lo ha fatto l’altroieri con il messaggio ai
par-tecipanti al meeting europeo della World Medical Asso-ciation
sulle questioni del “fine-vita”. Ed è su questo documento che
giornali e televisioni hanno espresso sorprese ingiustificate.
Probabilmente per mancanza di competenza al riguardo... Tuttavia
alla massa degli ascoltatori impreparati passa un messaggio ben
diverso dal suo vero contenuto.
Bene. Cosa dice dunque papa Francesco? Lo riba-disco per
chiarire le cose. Dice che “oggi è possibile protrarre la vita in
condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare.
Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più
insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che produco-no
potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale
della persona”. E, dopo aver citato Pio XII, scrive “non attivare
mezzi sproporzionati o so-spenderne l’uso, equivale a evitare
l’accanimento tera-peutico, cioè compiere un’azione che ha un
significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane
sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita,
procurando la morte. Certo – continua – quando ci immergiamo nella
concretezza delle congiunture drammatiche e nella pratica clinica,
i fattori che entra-no in gioco sono spesso difficili da valutare.”
E qui è importante il dialogo tra medico e paziente: quest’ul-timo
deve prendere le decisioni in merito, se ne ha la competenza e la
capacità, come dice il Catechismo.
“L’imperativo categorico è quello di non abbandona-re mai il
malato: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza
accanirci inutilmente contro la sua morte. In questa linea si muove
la medicina palliativa. Essa riveste una grande importanza,
impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più
angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine.”
“calato dall’alto”, ma un’occasione proficua di scambio tra le
Caritas parrocchiali a livello diocesano, tappa conclusiva del
percorso fatto insieme lo scorso anno, ma anche rilancio del nuovo
anno pastorale.
Il convegno inizia alle 9.15 e si concluderà entro le 16.00. La
giornata di confronto viene aperta da un momento di riflessione a
partire dalla Parola, cui segue una relazione tenuta da don Roberto
Davanzo (direttore per 11 anni di Caritas Ambrosiana e attuale
parroco di Sesto San Giovanni). Nel pomeriggio alcuni laboratori e
conclusione con un momento di preghiera e di ringraziamento. Non
manche-ranno il pranzo e i caffè-break, utile occasione di scambio
e confronto informale.
PORTE APERTE A TUTTI Oltre alle sante Messe animate in modo da
sti-
molare la riflessione sul tema dei poveri (la Cari-tas ha messo
a disposizione sussidi ad hoc), nella giornata di domani sono in
programma numerose esperienze di condivisione con i poveri.
A livello diocesano, sull’esempio di papa Fran-cesco, il vescovo
Daniele inviterà a pranzo
presso la propria abita-
zione i poveri della Casa di Accoglienza Giovanni Paolo II (via
Toffetti, Crema) e al Rifugio San Mar-tino (dormitorio per
l’emergenza freddo sito in via Civerchi a Crema, presso il Centro
Pastorale). Il pranzo si terrà alle ore 12.30.
L’Unità pastorale di Ripalta Nuova, Bol-zone, Zappello e San
Michele ha organizza-to un incontro di preghiera ieri, venerdì 17,
domenica Messa e pranzo comunitario di condivisione (anche con
musicoterapia); la parrocchia di Santa Maria della Croce inau-gura
il nuovo ‘civic center’, spazio di sostegno e supporto alle
famiglie con mamme e papà che lavorano, un luogo dove organizzare
ini-ziative per i bambini e i ragazzi, ma anche per gli adulti. Nel
pomeriggio merenda di condi-visione e laboratori per tutte le fasce
di età sul tema della condivisione (bambini e giovani) e sugli
stili di vita per gli adulti (accoglienza ecc…) tenuti dai
Missionari e dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Adorazione e
digiuno con raccolta economica corrispondente desti-nata ai poveri
della parrocchia.
Nella parrocchia di San Giacomo, dopo la preghiera di mercoledì
con i bambini del ca-techismo e la Messa a tema, nel pomeriggio una
castagnata comunitaria di condivisione con le famiglie aiutate in
parrocchia, comuni-
tà alloggio e tutte le realtà caritative della (segue a pagina
3)
In occasione della prima Giornata mondiale dei poveri, anche le
comunità della nostra diocesi organizzano diverse iniziative di
con-divisione per mettere in pratica il motto: Amia-mo con i fatti
e non con le parole.
È su questa linea il suggerimento della Cari-tas diocesana:
“Cercare spazi di condivisione con i poveri (e non solamente per i
poveri), dove si sentano protagonisti insieme ad altri membri della
comunità. Siamo coscienti che il rischio di ‘etichettare’ i poveri
è forte ma sia-mo altrettanto convinti che la fantasia della
ca-rità potrà suggerire momenti comunitari aperti a tutti, dove le
persone che hanno bisogno pos-sono diventare risorsa attiva e non
solamente spettatore passivo.”
CONVEGNO DELLE CARITASTra le diverse iniziative, oggi si tiene
il 1°
Convegno diocesano delle Caritas Parroc-chiali, presso il San
Luigi (via Bottesini a
Crema). Un convegno diocesano che non vuol essere
Anffas: una casa per adulti con disabilità
pagina 10
Viaggio nelle associazioni
1a Giornata Mondiale dei Poveri
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Poveri: accoglienza in diocesi Il Vescovo li invita a pranzo
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2 SABATO 18 NOVEMBRE 2017
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3SABATO 18 NOVEMBRE 2017 In primo piano
(segue dalla prima)parrocchia e l’impegno di ciascuno a
coinvolgere qualche persona ai margini. Alla parrocchia cittadina
della SS. Trinità è stato organizzato in oratorio il pranzo di San
Martino domenica scorsa con invito alle persone del Centro di
Ascolto e la distribuzione di abiti (un centianio i presenti).
Domani tombolata con invito a tutti.
A Castelnuovo, un responsabile della Caritas parlerà ai bambini
del cate-chismo sulle povertà di oggi, poi Messa a cura del gruppo
Caritas e raccolta di generi alimentari. Una raccolta straordinaria
di generi alimentari anche per la parrocchia del Sacro Cuore di
Crema Nuova; pranzo per gli anziani la domenica 26 novembre a San
Carlo; la parrocchia di San Benedetto ha già tenuto la scorsa
domenica la Giornata della San Vincenzo con raccolta di offerte e
viveri per i poveri: domani la Messa sarà a tema.
Nell’unità pastorale Izano-Salvirola è in programma “Una
domenica con te”, incontro con la comunità Papa Giovanni XXIII;
tema dell’iniziativa: #IOSPRECOZERO.
Nella comunità di Chieve, avverrà una raccolta di prodotti
alimentari e per l’igiene personale e della casa: il tutto sarà
distribuito in occasione del Natale a famiglie chievesi in
difficoltà; pranzo di condivisione (per bambini e famiglie) alle
ore 12.30 in oratorio.
A Offanengo è in programma l’animazione della Messa delle
famiglie e un pranzo di condivisione nella comunità. A Ripalta
Arpina l’animazione della Messa con il coinvolgimento dei giovani.
La comunità di Scannabue prevede anch’essa l’animazione della
Messa; poi, in oratorio pranzo aperto a tutti, nonché momenti di
condivisione e compagnia con il coinvolgimento dei ragazzi
richiedenti asilo ospitati in parrocchia. Animazione della Messa
delle 10,30 anche a Pianengo con pieno coinvolgimento dei bambini
del cate-chismo; poi raccolta di generi alimentari non reperibili
per l’intera settimana.
La parrocchia di Palazzo Pignano ha pensato di animare la Messa
sul tema del messaggio del Papa Non amiamo a parole ma con i fatti.
Per i ragazzi, è stato preparato un grande poster con il logo della
Giornata: si darà una spiegazione dell’immagine e, a turno, un
rappresentante delle varie classi at-taccherà al poster un foglio
con le frasi del Vangelo “avevo fame, avevo sete ... e mi avete
dato....” su cui sarà disegnata una persona che rappresenti la
situazione di bisogno indicata dalla frase evangelica. Dal mattino,
sul sagrato e nella piazza del paese si raccoglieranno indumenti e
quanto può essere utile ai bambini da zero a tre anni, in accordo
con il Centro Aiuto alla vita.
Medesime lodevoli iniziative a Casale Cremasco: animazione della
Messa con gesti e preghiere; nel mentre, raccolta alimenti
all’entrata della chiesa. I soldi raccolti dalle offerte rimarranno
a disposizione del gruppo Caritas per il pranzo di condivisione che
sarà organizato il 17/12.
Sergnano caratterizza la Giornata Mondiale dei Poveri con
l’animazione della Messa domenicale, pranzo comunitario in
occasione del Natale e invito agli adolescenti a partecipare con
Associazione Papa Giovanni XXIII all’ini-ziativa di incontro con i
senza fissa dimora a Milano.
A San Bernardino e Vergonzana il programma è iniziato giovedi 16
no-vembre con l’adorazione eucaristica in preparazione alla
Giornata Mondiale; sabato e domenica raccolta di generi alimentari
in tutte le Messe delle due parrocchie. Domenica 19, in
particolare, è stata organizzata la festa degli an-ziani con Messa,
pranzo e tombolata a favore di persone bisognose.
Infine il programma della parrocchia di Ricengo: domenica 26
novembre, santa Messa con la presentazione ufficiale dei ragazzi
richiedenti asilo accolti in Parrocchia. Seguirà un momento di
condivisione all’oratorio con un pran-zo. Inoltre è stata
programmata una giornata di visita presso i vari istituti di
ricovero.
Domani, domenica 19 novembre si celebrerà per la prima volta la
Gior-nata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco al
termine del Giubileo. Cos’è, come è nata e a chi è destinata la
“mobilitazione” delle diocesi?
Il Giubileo finisce, il Giubileo continua, perché la
misericordia non è una parentesi nella vita della Chiesa. È già
cominciato, con le iniziative in atto in tutte le diocesi del
mondo, il conto alla rovescia per la prima Giornata mondiale dei
poveri. In piazza San Pietro, insieme a papa Francesco domenica i
pro-tagonisti saranno gli ultimi, gli scartati, gli uomini e le
donne che incarnano i mille volti della povertà elencati
dettagliatamente nella lettera apostolica Misericordia et misera.
Ancora una volta, un grande abbraccio, come quello simbolicamente
pre-conizzato dal “logo” della Giornata: una porta aperta e sul
ciglio due persone, due mani tese che si incontrano dove ognuna
offre qualcosa.
Che cos’ è la Giornata mondiale dei poveri?
La Giornata mondiale dei poveri, che si celebrerà per la prima
volta il 19 novem-bre, è stata istituita da papa Francesco al
termine del Giubileo della misericor-dia, nella lettera apostolica
Misericordia et misera. “Alla luce del Giubileo delle persone
socialmente escluse, mentre in tutte le cattedrali e nei santuari
del mondo si chiudevano le Porte della Misericordia, ho intuito
che, come ulteriore segno con-creto di questo Anno Santo
straordinario, si debba cele-brare in tutta la Chiesa, nella
ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordi-nario, la Giornata
mondiale dei poveri”, scrive Francesco a conclusione della lettera
apostolica. È lui stesso, così, a rivelare la genesi della sua
iniziativa, pensata in uno dei momenti più inediti, commoventi ed
eloquenti del Giubileo, in una piazza San Pietro popolata da
migliaia di senza tetto, poveri ed emarginati per la giornata
dell’Anno della Misericordia a loro dedicata.
Chi sono i poveri?Dolore, emarginazione,
sopruso, violenza, torture, prigionia e guerra, privazio-ne
della libertà e della digni-tà, ignoranza e analfabeti-smo,
emergenza sanitaria e mancanza di lavoro, tratta e schiavitù,
esilio e miseria. L’elenco dei “mille volti” della povertà è al
centro del Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri. Verso di
loro, spesso alziamo muri e recinti, pur di non vederli e non
toccarli, dall’altro della nostra “ricchezza sfacciata”.
Chi è invitato?Sono i poveri gli invitati in
piazza San Pietro, insieme a tutti noi, chiamati da papa
Francesco alla “condivisio-ne” per non amare a parole ma con i
fatti, come France-sco d’Assisi con il lebbroso.
I poveri, ammonisce il Papa nel Messaggio, non sono i semplici
destinatari di una buona pratica di volon-tariato. Non si può
restare indifferenti “alla povertà che inibisce lo spirito di
iniziati-va di tanti giovani, impeden-do loro di trovare un lavoro;
alla povertà che anestetizza il senso di responsabilità in-ducendo
a preferire la delega e la ricerca di favoritismi; alla povertà che
avvelena i pozzi della partecipazione e restringe gli spazi della
professionalità umiliando così il merito di chi lavora e produce; a
tutto questo occorre rispondere con una nuova visione della vita e
della società”. L’invito alla prima Giornata mondiale dei poveri è
rivolto a tutti, indipendentemente dall’ap-partenenza
religiosa.
Come si svolgerà la Giornata?
Il 19 novembre il Papa celebrerà la Messa nella basilica
vaticana, al termi-ne della quale pranzerà in Aula Paolo VI con
almeno 500 poveri. Tra coloro che risponderanno all’appunta-mento
in piazza ci saranno anche i “vicini” di France-sco, i “clochard”
ospitati nelle varie strutture volute dal Papa e realizzate dalla
Penitenzieria apostolica nel-
la zona intorno a San Pietro. A chiusura del Giubileo, hanno
vissuto la Giornata delle persone socialmente escluse – da cui è
nato tutto – radunandosi durante la liturgia intorno a Francesco,
per pregare con lui. Sono loro che – tre giorni prima, per il primo
incontro con il Papa, in Aula Paolo VI – lo hanno benedetto,
mettendo-gli una mano sulla spalla du-rante la preghiera
comune.
Come si stanno preparan-do le diocesi?
Nella Misericordia et misera, il Papa ha chiesto alle
diocesi e alle associazioni ecclesiali di prepararsi
all’ap-puntamento del 19 novem-bre attraverso una speciale
settimana di accoglienza verso chi si trova in condi-zione di
povertà. Francesco ha raccomandato iniziative concrete da
realizzare con i poveri, invitandoli a Messa, nelle parrocchie, nel
quartie-re, e aprendo le nostre case per invitarli a pranzo. Sono
molte, in Italia, le diocesi che hanno risposto.
POVERI l’accoglienza in diocesi
OGGI IL CONVEGNO DELLE CARITAS AL SAN LUIGIDOMANI IL VESCOVO
DANIELE INVITERÀ A PRANZO NELLA SUA
ABITAZIONE I POVERI ACCOLTI
ALLA CASA DI ACCOGLIENZA
E NEL DORMITORIO SAN MARTINO
Prima giornatamondiale dei poveri
Non amiamo a parole ma con i fatti
IL LOGO DELLA GIORNATA
La dimensione della recipro-cità trova riscontro nel logo della
Giornata Mondiale dei Poveri. Si nota una porta aper-ta e sul
ciglio si ritrovano due persone. Ambedue tendono la mano; una
perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo. In effetti, è
difficile compren-dere chi tra i due sia il vero po-vero. O meglio,
ambedue sono poveri. Chi tende la mano per entrare chiede
condivisione; chi tende la mano per aiutare
è invitato a uscire per condivi-dere. Sono due mani tese che si
incontrano dove ognuna of-fre qualcosa. Due braccia che esprimono
solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad
andare incontro all’altro. Il povero può entra-re in casa, una
volta che dalla casa si è compreso che l’aiuto è la condivisione.
Diventano al quanto espressive le parole di papa Francesco:
“Benedette le mani che si aprono ad acco-gliere i poveri e a
soccorrerli.”
Mostra fotogra� ca di Arrigo Barbagliocon la presentazione del
suo libro“INSEGUENDO I SEGNI DEL CIELO”
Concerto acustico degli Ottocento- omaggio a Fabrizio De Andrè
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L’eurodeputato Antonio Panzeri
PROBLEMA IMMIGRAZIONE
L’esportazione italiana di sistemi militari ha avuto un
incremento dell’86% nell’ultimo anno. È tutto un bene?
C’è una voce, nell’elenco delle esportazioni italiane, che può
vantare una perfor-mance positiva impressio-nante dal 2015 al 2016:
un aumento dell’85,7%, fino a toccare quota 14,6 miliardi di euro.
Applausi.
Ah, quale voce dell’ex-port? Presto detto: sistemi militari, o
più volgarmente armi. Ci battiamo bene a livello mondiale sia come
produzione – con “campio-ni” nelle mani dello Stato italiano – che
come vendite. Queste hanno raggiunto ben 82 Paesi in tutto il
mondo. Ci facciamo i complimenti?
Mah. In teoria, cioè per quanto dicono le leggi italiane, il
Governo dovreb-be esercitare una forma di controllo affinché le
autorizzazioni rilasciate per la vendita di armamenti e sistemi
d’arma impediscano agli stessi di finire in certe mani.
In pratica, quando vendi strumenti di morte a 82 Pa-esi del
mondo, è chiaro che la selezione è stata fatta con manica larga,
larghissima. Il Paese che più ha acquistato “tecnologia” italiana è
stato il Kuwait, che è la Svizzera del Medio Oriente solo per
quanto riguarda il reddito. Nell’elenco dei primi dieci Paesi
compratori troviamo altre Svizzere come l’Arabia Saudita, il Qatar,
la Turchia.
Solo un terzo delle armi italiane viene venduto a Paesi
dell’Unione Euro-
pea e della Nato. Più della metà finisce nelle mani di
inquietanti governi del Nord Africa e del Medio Oriente,
notoriamente zone tran-quille abitate da pacifiche popolazioni.
Certo, questi regimi paga-no e sono stati i nostri nonni latini
ad insegnarci che pecunia non olet (8,6 miliardi di euro in un solo
anno). Ma il tutto stona alquanto: prima vendiamo morte a certi
“eserciti” che poi “producono” quelle migliaia di profughi che
chiedono salvezza all’Italia. Ed è chia-ro che, una volta vendute,
queste armi possono fare giri molto larghi, come dimostra
l’arsenale che aveva (ha) in mano l’Isis.
A questo nostro ragiona-mento ci sono tante obie-zioni, in
primis la classica: se non le produciamo e vendiamo noi, lo fanno
gli altri. Sono quote di mercato. E allora teniamo questo filo del
ragionamento, al di là del “bel mercato!” che sorge spontaneo.
Ok, le tecnologie militari sono importanti, ci sono stabilimenti
produttivi, oc-cupazione, indotto… C’è il bisogno di essere
aggiornati, ed è vero che l’industria della morte è una delle più
tecnologicamente sofisticate, con ricadute nei settori civili di un
certo peso. D’accordo, ma allora si eserciti almeno un filtro
preciso e intelligen-te sui compratori. E pazien-za se questi si
rivolgeranno ad altri venditori. Le ragioni del portafoglio devono
andare a compromesso con quelle dell’anima.
di GIANNI BORSA
“Non possiamo continuare a lasciare la gestione dei flussi
migratori nelle mani di trafficanti senza scrupoli che ci rimandano
ai tempi bui della tratta degli schiavi. Anche per questo, abbiamo
deciso di inviare una delegazione parlamentare in Libia per
verificare sul posto la situazione umanitaria”. Antonio Tajani,
presidente del Parlamento europeo, ha firma-to mercoledì
l’autorizzazione alla missione in Libia dal 16 al 22 dicembre di
una delegazione di deputati europei. La notizia circolava da tempo,
ma le ultime rivelazioni dei media, le denunce provenienti da varie
Ong e atto-ri internazionali presenti sul campo, le posizioni
assunte dall’Onu, hanno accelerato i tempi.
L’obiettivo della missione è, come specifica una nota
dell’Euroassemblea, “verificare la situazione nel Paese, con
particolare riguardo agli sforzi delle autorità libiche per avviare
un processo di stabiliz-zazione”. Tajani riferisce di un colloquio
intratte-nuto con Ines Ayala Sender, presidente della dele-gazione
parlamentare per le relazioni con i Paesi del Maghreb e l’Unione
del Maghreb arabo, che si occupa anche della Libia, chiedendole di
riferire, al suo ritorno, sulla situazione nel Paese nordafricano.
Tajani aggiunge: “Le immagini che vengono dalla Libia, con ripetute
gravissime violazioni di dirit-ti umani, sono inaccettabili”.
L’Unione europea “deve contrastare con forza l’immigrazione
illega-le, ma al contempo garantire il rispetto dei nostri valori.
Per favorire la stabilizzazione della regione, chiudere
definitivamente il corridoio del Mediter-raneo centrale e
contrastare il terrorismo, l’Europa deve parlare con una voce unica
in Libia e in tutto il continente africano. Dobbiamo andare alla
radice delle cause dei flussi migratori e investire per dare
prospettive ai giovani africani”. Quindi ribadisce quanto affermato
in varie sedi: “Serve un vero Piano Marshall, con almeno 40
miliardi di euro nel prossimo bilancio Ue”.
Il Parlamento nel frattempo ha organizzato per il 22 novembre, a
Bru-xelles, una conferenza sull’Africa in vista del prossimo
vertice Ue-Unione Africana ad Abidjan. Va fra l’altro notato che la
delegazione Ue arriverà in Libia proprio quando, il 17 dicembre,
scadranno gli accordi biennali firmati a Skhirat (Marocco) nel 2015
per stabilizzare la Libia e creare un governo di unità nazionale
dopo un anno e mezzo di guerra civile. Dovrebbe fra l’altro tenersi
quel giorno un incontro tra il premier libico Fayez Sarraj, che
guida il governo insediato a Tripoli, e Khalifa Haftar, il generale
che controlla la Cirenaica e che ambisce, per sua stessa
ammissione, a controllare tutto il Paese.
“È una soluzione estremamente complessa, e sulla data del 17
dicem-bre non sono affatto ottimista”: Pier Antonio Panzeri, che
incontriamo a Strasburgo durante una pausa dei lavori della
sessione plenaria dell’Eu-roparlamento, fa parte della commissione
affari esteri dell’Assemblea Ue ed è componente della stessa
Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb. Ha più volte
portato la sua esperienza sulla situazione del Me-diterraneo, della
Libia e dei Paesi nordafricani che vivono una dura fase di
conflitti, terrorismo, povertà, attraversati da flussi migratori
fuori controlli, con la presenza di veri e propri campi di
concentramento dove sono richiu-se decine di migliaia di persone
che fuggono dall’Africa interna. “Da tempo era stato chiesto di
istituire una missione parlamentare in Libia, nella quale oggi ci
sono un milione e mezzo di migranti che vivono in condizioni
spa-ventose, tra violenze e tratta. E le ultime rivelazioni sulla
vera e propria vendita di esseri umani, come fossero schiavi, lo
conferma”.
“Di questi migranti presenti nel Paese, almeno 500mila – dice
Panze-ri – sarebbero pronti a partire, frenati solamente dagli
accordi istituiti per limitare i movimenti sulla rotta
mediterranea”.
Panzeri descrive a tinte forti quanto accade nei “campi di
detenzione” in Libia, per poi muovere critiche severe verso le
stesse autorità libiche in
conflitto tra loro, così pure verso l’Ue. L’accordo bilaterale
tra Roma e Governo di riconciliazione nazionale libico, siglato a
inizio di quest’anno, “se da una parte ha frenato i flussi di
migranti verso l’Italia, dall’altro non ha impedito di nascondere
la polvere sotto il tappeto”. Nel senso che si limitano gli arrivi,
ma “si chiudono gli occhi su ciò che sta accadendo ogni giorno in
Libia”. Fra l’altro emer-gono forti dubbi sulla capacità della
guardia costie-ra libica di affrontare le partenze di barconi verso
l’Europa… “Al di là dei mezzi e della formazione del personale
forniti dall’Ue – specifica Panzeri – la guardia costiera libica è
scarsamente affidabile e più volte si è visto che non agisce nel
rispetto della dignità delle persone e dei diritti umani”.
Le forti tensioni tra le parti in campo in Libia, la posizione
minacciosa di Haftar, la debolezza politica di Sarraj, non lasciano
intravvedere imme-diati sviluppi positivi. “Benché – riferisce
ancora Panzeri, che è relatore permanente del Parlamento
Ue sulla Libia – nel colloquio che ho avuto una decina di giorni
fa con il segretario generale Onu Antonio Guterres, ho preso atto
di un suo certo ottimismo per l’incontro di dicembre tra le parti
in causa”. “A mio avvi-so – riprende – Haftar è poco interessato a
chiudere” un accordo politico, “perché mi sembra più intenzionato a
far precipitare la situazione interna per poi prendere il controllo
dell’intero Paese, arrivando a Tripoli”. Tor-nando alla delegazione
dell’Eurocamera, Panzeri specifica: “È chiaro che una missione
simile deve visitare sia Tripoli che Tobruk e dovrebbe essere
accompagnata da una forte pressione internazionale volta alla
pacificazio-ne del Paese”. Diversamente, “se non si arriva a un
accordo tra le parti, si torna al conflitto interno e alla ripresa
senza controllo dei flussi di migranti disperati attraverso il
Mediterraneo” in balia di scafisti senza scrupoli, che nel
frattempo si stanno dedicando al contrabbando di petrolio.
Quali, a suo avviso, le caratteristiche minime per un buon
accordo? “Di-rei l’indizione di elezioni, la gestione congiunta
della situazione politica interna”, il contrasto alla tratta, il
controllo internazionale di ciò che av-viene nei centri di
detenzione dei migranti stessi. “Con un’azione Ue che esca dalle
ambiguità. E poi l’apertura di corridoi umanitari, come in parte è
stato fatto in Siria, mediante una collaborazione tra autorità
politiche, istituzioni internazionali e Ong”.
Un “Piano Marshall” per l’Africa ECONOMIA
L’industria delle armi
di NICOLA SALVAGNIN
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5SABATO 18 NOVEMBRE 2017 In primo piano
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Negli Stati Uniti oltre 40,6 milioni di persone vivono in
povertà. L’impegno della Chiesa
La povertà negli Usa ha il volto di James, 14 anni: un ladro per
lo Stato della Louisiana e, quindi, degno della cella. Un
adolescente disperato, per il gruppo delle “Famiglie e amici dei
bimbi incarcerati”, che lo hanno aiutato nel processo di
riabilitazione. James aveva rubato un autoradio per reagire alla
morte della nonna, il suo unico riferimento, la sua guida: morta
lei, non aveva più nessuno. Oggi nelle carceri della Louisiana ci
sono oltre 950 tra bambini e adolescenti poiché lo Stato autorizza
arresti a partire da dieci anni e molti di quelli dietro le sbarre
sono afro-americani, sono poveri e vengono puniti magari perché
hanno marinato la scuola o hanno rubato piccoli oggetti da
rivendere al mercato nero.
Povera è anche Rita di 82 anni, vedova da otto e che per un
conto stra-tosferico dovuto alle cure mediche e alle riparazioni
della casa è diventata una dei 3 milioni e mezzo di anziani in
miseria.
Negli Stati Uniti oltre 40,6milioni di persone vivono in povertà
e, cioè, un americano su 6 e un bambino su 5. Solo nel 2015 ben
2milioni e mezzo di bambini hanno fatto l’esperienza di perdere la
casa e vivere da barboni e nel 2016, il programma scolastico che
garantisce un pasto caldo a chi vive sotto la soglia di sussistenza
ne ha serviti oltre 30 milioni.
Il dipartimento per l’agricoltura e la sicurezza alimentare ha
stimato – attraverso un sondaggio – che circa 15,8 milioni di
famiglie durante l’anno hanno avuto difficoltà a procurare cibo
sufficiente a tutti i mem-bri per mancanza di risorse. E nel mese
precedente il sondaggio, il 61%
degli intervistati aveva fatto ricorso ai programmi federali di
assistenza nutrizionale.
La soglia di povertà per una famiglia Usa si attesta sui 24mila
dollari annui, cioè circa 1900 dol-lari al mese. Cifre che per
alcuni Paesi potrebbero essere ragionevoli e, invece, considerando
il costo del-la vita e le spese impreviste soprat-tutto per sanità
e scuola, milioni di famiglie vivono su un filo di lana facile da
spezzare.
Secondo i rapporti del Census Data, i tassi di povertà più alti
si registrano tra gli afro-americani (24,1%), seguiti dagli
ispanici e da-gli asiatici, mentre tra i bianchi si registra solo
un 9% di poveri. Gli Stati con disagi economici evidenti sono
soprattutto nel Sud: Alaba-ma, Mississipi, Arkansas, Louisia-na e
New Messico contano circa 2
poveri ogni 100 abitanti e altri 8 Stati tra cui il Texas ed il
Michigan che, hanno pagato il tasso più alto della crisi economica
per la chiusura di raffinerie e di fabbriche, contano 1,7 poveri
ogni 100 abitanti. Monsignor David P. Talley, vescovo di
Alessandria e presidente della Commissione della Campagna per lo
sviluppo umano, il programma contro la povertà ideato dalla
Conferenza episcopale, è consapevole che la marginalità e la
miserie sono le sfide quotidiane del Paese, ma sono, allo stesso
tempo, “un’opportunità per un vero incontro con la carne sofferente
di Cristo e la Campagna è un segno concreto della solidarietà della
Chiesa e un impe-gno a portare la speranza e la gioia del Vangelo
ai fratelli più bisognosi”.
Nella Giornata mondiale dei poveri, voluta da papa Francesco, la
col-letta delle parrocchie sarà devoluta ai progetti della Campagna
che attua-lizzano le opere di misericordia, ma si allargherà anche
alla protezione dei diritti dei lavoratori e all’ampliamento
dell’assistenza sanitaria.
Il vescovo di Venice, mons. Frank Dewane, intervenendo
all’assem-blea della Conferenza episcopale, a Baltimora, lo scorso
14 novembre, ha evidenziato che i vescovi “stanno difendendo i
poveri” anche nella rifor-ma fiscale voluta dal Congresso che
metterà a repentaglio, se approvata, “alcuni dei programmi di
assistenza ai disagiati e porterà una riduzione dei servizi
sociali”. Proprio per difendere i più bisognosi, il Vescovo ha
chiesto una mobilitazione generale presso deputati e senatori per
costrin-gerli a rivedere le loro posizioni e ha precisato che il
suo intento non è di proporre “una riforma fiscale alternativa, ma
di far attenzione ai poveri ed è per loro che va posta attenzione
anche all’assistenza sanitaria e al bilancio federale”.
I poveri integrati nei programmi della Chiesa hanno mostrato una
ca-pacità di riscatto personale e comunitario straordinari, come ad
esempio in un sobborgo di Filadelfia, dove le gang e gli
spacciatori avevano occu-pato i giardini e i terreni incolti.
Grazie al progetto Urban Tree Connection, questi luoghi abbandonati
sono stati trasformati in orti comunitari curati soprattutto da
nonne e ragazzi, che hanno ideato una catena alimentare sana
rifornendo tutto il quartiere di frutta e verdura fresca.
Riapproprian-dosi di un luogo pubblico hanno di fatto creato nuovi
posti di lavoro per i giovani. Dieci anni fa nessuno ci avrebbe
scommesso e, invece, i “minimi organizzati” hanno cambiato la loro
vita e la loro comunità.
di ALBERTO BAVIERA
Contrariamente a quanto si possa pensare sono i giovani, e non
più gli anziani o i pensionati italiani, ad essere maggiormente
penalizzati dalla povertà econo-mica e dall’esclusione sociale. La
conferma arriva dal Rapporto 2017 su povertà giovanili ed
esclu-sione sociale in Italia intitolato, non a caso, Futuro
anteriore, che è stato presentato ieri da Caritas Italiana a Roma,
alla vigilia della prima Giornata mondiale dei poveri.
Nel nostro Paese, “i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti
stanno peggio dei nonni”. Per questo “il futuro di molti giovani in
Italia non è serenamente proiettato verso l’avvenire”, rileva la
Caritas. I giovani vanno considerati – con i profughi – come i
nuovi poveri.
LA POVERTÀ CRESCE AL DIMINUIRE DELL’ETÀ
È questa l’amara realtà fotografata dalla Caritas. Oggi, un
giovane italiano su dieci vive in uno stato di povertà assoluta.
Nell’ultimo decennio l’inciden-za della povertà tra i giovani
(18-34 anni) è passata dall’1,9% al 10,4%. A diminuire è invece la
percentuale tra gli over 65, passata dal 4,8% del 2007 all’at-tuale
3,9%.
In sostanza, “se negli anni antecedenti la crisi economica la
categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da circa un
lustro sono invece i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere la
situazione più critica, decisa-mente più allarmante di quella
vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni”.
A preoccupare è soprattutto la situazione dei minori: in Italia
se ne contano 1 milione 292mila che versano in uno stato di povertà
assoluta (il 12,5% del totale). E risulta particolarmente critica
la condizione delle famiglie dove sono presenti tre o più figli
minori per le quali l’inciden-za della povertà assoluta sale
infatti al 26,8%, coinvolgendo così quasi 138mila famiglie e oltre
814mila individui. Risulta ampio il divario relativo all’inci-denza
della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti
(27,4%) rispetto a quella di soli italiani (4,4%).
GIOVANI ITALIANI PEGGIO DEGLI EUROPEI
La povertà giovanile coinvolge nel Vecchio Continente più di 15
milioni di ragazzi tra i 16 e i 24 anni (il 27,3% del totale). In
questo contesto si registra in Italia un forte aumento della
povertà giovanile: i ragazzi a rischio di povertà ed esclusione
sociale in Italia sono passati da 1 milione e 732mila del 2010 a 1
milione e 995mila del 2015 (223mila giovani poveri in più, pari ad
un incremento del 12,9%). Secondo il Rapporto, il rischio di
povertà ed esclusione sociale riguarda il 33,7% dei giovani
italiani (il 6,4% in più rispetto a quanto accade nel resto
d’Europa).
Considerando i dati assoluti, l’Italia è il terzo Paese
dell’Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in
difficoltà. E se la Spagna, con un aumento di oltre 300mila unità
in soli 5 anni, fa segnare il record negativo, ci sono Paesi che
sono riusciti a ridurre il fenomeno della povertà giova-nile: come
nel caso di Polonia (328mila poveri in meno), Francia (-321mila) e
Germania (-236mila).
POVERTÀ ASSOLUTA IN CRESCITA
È proseguito anche nel 2016 il trend negativo che vede
aumen-tare in Italia l’incidenza della po-vertà. Secondo Caritas,
nel nostro Paese vivono in uno stato di grave povertà 4 milioni e
742mila perso-ne (il 7,9% dei residenti), un totale di 1 milione e
619mila famiglie (il 6,3% dei nuclei familiari). Questo fa sì che
“nell’ultimo decennio si è registrato un incremento del 165,2% del
numero dei poveri”. Quattro si sono rivelate le catego-rie più
svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni), i disoccupati o i
nuclei
il cui capofamiglia svolge un la-voro da “operaio e assimilato”,
le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti.
Con questi dati, si sottolinea nel Rapporto, “l’Italia si
allontana dall’obiettivo Ue 2020” che preve-deva una riduzione del
numero di poveri pari a 2 milioni e 200mila entro il 2020. Per
quanto riguarda le persone a rischio di povertà ed esclusione
sociale, in Italia sono – secondo i dati Eurostat relativi al 2015
– 17 milioni 469mila (28,8% della popolazione). Nell’Unione europea
a 27 Paesi, invece, sono poco più di 117 milioni gli europei (23,3%
della popolazione) in ana-loga condizione. “Sia in Europa che in
Italia – rileva Caritas – l’obiettivo è ancora lontano”.
L’IMPEGNO DELLA CHIESANel 2016 Caritas Italiana ha
accompagnato 125 Caritas dioce-sane nel percorso di
presentazione, valutazione e approvazione di 191 progetti, in
risposta alle povertà presenti sui territori.
Attraverso i fondi “Otto per mil-le – interventi caritativi di
rilievo nazionale” messi a disposizione
dalla Conferenza episcopale ita-liana, sono stati finanziati
oltre 16 milioni di euro, a cui va aggiunta una compartecipazione
economica delle diocesi interessate di poco superiore ai 5,2
milioni di euro, per un importo complessivo di oltre 21,5 milioni
di euro.
I destinatari prevalenti degli interventi sono stati famiglie
(27,7% dei progetti), persone senza dimora (16,7%), giovani e
minori (13,6%), immigrati (12,6%) e inoccupati (10,5%). Rispetto
alla categoria minori e giovani, le progettualità di Caritas –
realizzate anche al di fuori del circuito 8xmil-le – si sono
concentrate soprattutto su: minori a rischio, lotta alla
dispersione scolastica e sostegno scolastico; formazione e
riqualifi-cazione professionale per ‘neet’ e disoccupati, percorsi
di inclusione per rifugiati e profughi, contrasto della
disoccupazione con tirocini, borse lavoro, stage. Su questo
fron-te, il Rapporto riserva uno dei tre “Zoom” al Progetto
Policoro attra-verso il quale, da oltre vent’anni, la Chiesa
italiana si è impegnata per sviluppare comunità e dare nuova
dignità al lavoro proprio coinvol-gendo i giovani.
Povertà in Italia, ma anche negli UsaRAPPORTO CARITAS POVERO UN
GIOVANE ITALIANO SU DIECI. FIGLI E NIPOTI STANNO PEGGIO DI GENITORI
E NONNI
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Tutti in pista (d’atletica)“La pista di atletica sarà un
grande vanto per tutta la città di Crema” hanno chiosato dal
Palaz-zo nei giorni scorsi. Bene, avanti così.
I media locali, con dovizia, han-no riportato che è stato posato
il manto dell’anello e che a breve si vedrà la realizzazione degli
spo-gliatoi e della tribuna. “L’unica Società di atletica leggera
crema-sca potrà finalmente avere a dispo-sizione un impianto dove
allenare con regolarità, in tutte le discipline, i propri atleti”
si è tenuto a preci-sare. Adesso si dovrà attendere l’omologazione
da parte della FI-DAL a cui seguirà l’affidamento per la gestione
di tutto il complesso con la successiva inaugurazione.
Diventerà quindi la casa degli atleti cremaschi – velocisti,
fondi-sti, saltatori e lanciatori – che da anni attendevano tale
realizzazio-ne. Un successivo passo riguarderà l’intitolazione
della struttura ed è proprio per questo che chiedo agli
amministratori interessati – sinda-co, assessori, consiglieri della
par-tita – di fare centro: propongo che la pista d’atletica venga
intitolata a Ettore Panzetti, già anima e cuore pulsante della
Virtus Crema… la società dove si pratica (davvero) l’atletica
leggera.
Zátopek
Morosità AlerStimato Direttore, il “Nuovo Torrazzo” dello
scor-
so 11 novembre ha riportato inte-ressanti, quanto sgradevoli
infor-mazioni, riguardanti la situazione degli alloggi popolari di
proprietà comunale.
Il dato che più mi ha sorpreso è quello relativo alla morosità
com-plessiva, dovuta al mancato paga-mento degli affitti, che è,
infatti, giunta ad Euro 500.000= (di cui Euro 326.000= nel periodo
2012 - 2016).
Dinnanzi ad una morosità a tal punto smisurata, il “semplice”
cittadino (quale sono io) si pone la legittima domanda delle
ragioni per le quali il Comune ed Aler – soprattutto il Comune
nella sua ve-ste di Soggetto proprietario – non siano rapidamente
intervenuti per arginare questa situazione molto
deletaria e negativa che non contri-buisce certamente ad
alimentare la fiducia nelle Istituzioni.
Rispetto ad un livello così straordinario di morosità che,
immagino io, sia destinata a non essere mai più recuperata, non ci
sono plausibili ragioni che
possano giustificare un simile disfacimento.
Mi limito a fare una conside-razione, molto semplice, che
pro-pongo alla riflessione degli Am-ministratori: il mancato
incasso di Euro 500.000,00 sottrae un’in-gente quantità di risorse
finanzia-
rie che ben sarebbe stato possibile impiegare per finalità di
ordine so-ciale o per interventi manutentivi.
I cittadini devono, invece, assi-stere, senza poter far nulla,
ad una gestione inefficace e antieconomi-ca del denaro
pubblico.
Luca Cattaneo
Pietro da CemmoStupore e amarezza per come
viene mortificato uno dei monu-menti più insigni della storia di
Crema. Nel quattrocentesco re-fettorio del convento di
Sant’Ago-stino, parte integrante del Museo, domenica prossima si
terrà “Cre-ma Sposi 2018”: evento live per vivere passo passo la
realizzazio-ne di un matrimonio perfetto (così cita il comunicato
stampa). Come non ricordare che questo spazio racchiude uno dei
brani pittorici ad affresco più importanti della città e della
Lombardia intera ad opera di Giovan Pietro da Cem-mo, che vi
dipinse nel 1504 l’Ulti-ma Cena e la Crocifissione, Storie bibliche
e i Beati agostiniani. Al posto di valorizzare lo spazio con mostre
di alto profilo culturale, come meriterebbe il Refettorio e la
città di Crema, con evidenti risvolti positivi per il turismo e
l’economia della città, si preferi-sce svenderlo per un evento
me-
ramente commerciale e che nulla c’entra con la finalità e lo
spirito del luogo.
Anche volendo soprassedere sulla destinazione commerciale del
Refettorio, viene da pensare su quale sarà l’effetto di una
moltitu-dine di persone e del riscaldamen-to sullo stato
conservativo degli affreschi. Il Refettorio, così come pure lo
spazio museale e gli antichi chiostri, dopo un attento restauro che
valorizzi l’intero complesso e le opere ospitate, potrebbe
costitu-ire già di per sé un forte punto di attrazione turistica
oltre che di cre-scita culturale, ancora più se venis-sero
organizzate mostre, partendo magari dalla valorizzazione della
figura di Giovan Pietro da Cem-mo, che fu anche miniatore oltre che
pittore.
Fa specie poi vedere come una città ricca, operosa e dinamica
sot-to diversi fronti, poi trascuri così la sua storia, l’arte e la
cultura, nell’indifferenza di molti.
F. Bresciani
“Io non volevo colpire con il cestino la prof, ma un mio
compagno di classe. Chiedo scusa”. Viva il pentimento. È quello del
ragazzino responsabile, in una scuola superiore di Mirandola, nel
Modenese, del lancio di cestino in classe. Ce-stino che ha finito
per colpire l’insegnante e, grazie all’immancabile video su
smartphone diffuso su Youtube ha finito per creare un caso di cui
hanno discusso un po’ tutti, dai media al mondo scolastico. Il caso
ha avuto anche uno strascico giudiziario, con due minorenni
denunciati per interruzione di pubblico servizio e violenza a
pubblico ufficiale, ed un terzo coetaneo, invece, per diffamazione.
Ma in quella classe – spiega lo studente poi “pentito” in
televisione – “tutti fanno ca-sino” e l’episodio del cestino non
sarebbe il primo né l’ultimo caso in un ambiente difficile.
Tra l’altro, del filmato è stata sottolineata l’assenza di
reazione dell’insegnante, che avrebbe subìto come se non stesse
succedendo nulla. E qualcuno ha anche visto in questo episodio la
resa simbolica della scuola di fronte alla prepotenza e al
bul-lismo. Ma, verrebbe da pensare, cosa avrebbe dovuto fare
l’insegnante? Alzarsi e prendere per le orecchie un quindicenne? O
restituire il lancio del cestino? Magari tirando qualcos’altro? La
dirigente dell’istituto ha spiegato così l’atteggiamento di chi
stava in cattedra: “Non reagire in quel momento è stato il suo modo
di supe-rare l’umiliazione e di proteggere, in un certo senso,
l’Istituto e il ragazzo stesso, appena rientrato dopo una
sospensione di 15 giorni”. E qui si apre un mondo che evidentemente
il video di Youtube non può catturare. “In quella classe – è ancora
la preside a parlare – la professoressa si è ritrovata più volte ad
affrontare situazioni
sgradevoli ma ha sempre sopportato e ha provato la via della
comprensione, della tolleranza, perfino della dolcezza”. La sua,
dunque, è stata mancanza di reazione o una scelta, con
consapevolezza del ruolo e delle possibilità?
Le domande rimandano alla complessità della situazione
scolastica e alla banali-tà piatta di un video che, invece, si
pensa possa dire tutto. Ma forse quello che non si vede è molto di
più. Sempre dalla scuola fanno sapere di molte azioni in contra-sto
ad azioni scorrette, anche gravi, di alcuni ragazzi:
dall’informativa al provve-ditore, alle sospensioni, ai richiami
alle famiglie e ai provvedimenti per i ragazzi stessi. “Ho perfino
spostato le due classi più problematiche vicino alla presidenza per
poterle controllare meglio”, ha spiegato la dirigente scolastica.
Fino alla de-nuncia dai carabinieri. “A Mirandola – così si è
espressa la ministra Fedeli – l’isti-tuzione scolastica non è
rimasta inerte, ma ha fatto e sta facendo la propria parte”.
Certo, gesti di violenza e di bullismo rimandano immediatamente
a una sconfit-ta. E probabilmente suscitano giusta indignazione. Ma
il tema vero è come contra-starli a scuola. Con che stile? Con
quali atteggiamenti? Forse a volte servono le pu-nizioni, a volte
la calma che può anche far pensare alla rassegnazione… Quello che
non deve mancare mai – lo ha ricordato ancora la ministra – è la
consapevolezza del “ruolo educativo”, capace di tener conto “della
minore età dei soggetti coinvolti”. Non per essere vittime inermi
nelle mani di piccoli bulli, ma per riservarsi di poter intervenire
con efficacia, anche fuori dalle riprese fatte coi telefonini.
Alberto Campoleoni
La complessità del cestino La penna ai lettori
6 SABATO 18 NOVEMBRE 2017Opinioni e commenti
Quartiere di San Carlo. Una let-trice ci segnala il guard rail
inclinato e danneggiato da mesi verso la via Cattaneo. Sarebbe il
caso di provve-dere con la sistemazione per evitare problemi ed
eventuali incidenti ai passanti. O no?
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sabato 18 novembre 2017 7
di ANGELO MARAZZI
La Giunta municipale il 23 ottobre scorso, come si ricorderà, ha
de-liberato l’avvio dell’iter di variante allo strumento
urbanistico per consentire il recupero-completamento del fabbricato
all’angolo delle vie Indipendenza-Lago Gerundo da anni in stato di
abbandono e noto come “ecomostro”. La nuova proprietà – la Gerundo
Center Srl – ha infatti presentato istanza, lo scorso fine marzo,
di un parere preventivo in or-dine alla possibilità di insediarvi
funzioni direzionale-commerciale, non configurabili come servizi
d’interesse pubblico e generale a suo tempo convenzionate nel Piano
Attuativo.
“Concordo pienamente sulla necessità che si possa consentire il
recupe-ro del cosiddetto ecomostro di via Indipendenza”, afferma il
consigliere comunale di Forza Italia, Simone Beretta. “Fermo
restando che la con-tropartita offerta dalla nuova società che ha
acquisito l’immobile per il cambio di destinazione d’uso sia
adeguata.”
“Ho precisa memoria, come componente della Giunta Bruttomesso –
sottolinea – che l’allora proprietà Effe Due Srl, venuta meno la
prospettiva per cui era stata immaginata l’operazione, ovvero di
trasferirvi il Commis-sariato cittadino, come dimostrano i colori
inconfondibili del rivestimento delle facciate esterne della
struttura lasciata incompiuta, aveva presentato richiesta
nell’aprile 2008 di cambio di destinazione d’uso offrendo in
cessio-ne al Comune 108 metri quadri di superficie lorda di
pavimento.”
“Una compensazione ritenuta dalla nostra Giunta inadeguata a
giu-stificare la variante urbanistica, in considerazione del
plusvalore derivan-te dalla liberalizzazione delle destinazioni
d’uso”, fa osservare Beretta. Rammentando che in contropartita era
stata chiesta alla società Effe Due “la cessione al Comune di un
intero piano del fabbricato, pari a 670 metri quadri dei
complessivi 2.683, non accettata dalla proprietà”. Che aveva messo
inizialmente a disposizione 108 metri quadrati di superficie lorda
di pavimento, poi integrata a due unità per un totale di 196 metri
quadrati.
“Mi lascia alquanto perplesso – dichiara – che ora, in cambio
solo di una porzione del piano terra, in cui insediare servizi
d’interesse pubblico, che si vocifera possa essere il nuovo Asilo
nido comunale, si conceda la variante allo strumento urbanistico ma
anche un ampliamento della su-perficie lorda di pavimento,
sull’attuale terrazzo al secondo piano, per circa 400 metri quadri
ulteriori di plusvalenza.”
“Che sarebbe come fare pari e patta con la parte ceduta”,
commenta. “Per cui non mi sembra venga salvaguardato l’interesse
pubblico. Anche perché a questi termini di compensazione chiunque
potrebbe porsi nella condizione di portare a casa vantaggi non
previsti nell’attuale Pgt.”
D’altro canto, fa presente l’attuale consigliere comunale di FI,
i dinie-ghi dell’allora Giunta a concedere la variante erano basati
su motivazioni di ordine amministrativo, supportate dal parere
tecnico degli Uffici. E si dice curioso di sapere come s’intenda
ora procedere.
“Ben vero che il consiglio comunale è sovrano – osserva – ma
questa è anche la ragione per la quale non mi è affatto piaciuto
vedere il privato andare già sui social a dare già per scontata
l’operazione.”
“Se su questioni di questo tipo sovrano è il consiglio, come di
fatto dev’essere – sostiene – credo sia assolutamente opportuno se
ne parli negli idonei ambiti istituzionali, mettendo sul tavolo da
subito i dettagli della richiesta, compresi quelli dell’eventuale
nuova convenzione.”
E nel puntualizzare di non aver nulla da eccepire rispetto alla
delibera di Giunta che ha dato l’avvio all’iter, non fa mistero
d’avere parecchie riserve se la conclusione fosse quella già
trapelata, che gli sembra “non proporzionata tra l’interesse
pubblico del cambio di destinazione d’uso e i vantaggi del
privato”.
“Il centrodestra, per quanto più liberista e propenso a tutelare
l’iniziati-va privata, non è mai arrivato a tanto”, commenta. “Ora
vedere un asses-sore di sinistra spingersi così oltre, mi fa
alquanto specie.”
E rammentando inoltre l’ostinazione di Piloni sul cambio di
destina-zione dell’ex parcheggio Agip, frenata dalla stessa
maggioranza, e “l’ob-brobrio che è sotto gli occhi di tutti
consentito alla Coop, mi vien da dirgli che se io, come ha
sostenuto, capisco poco di urbanistica, ho l’impressio-ne che lui
la gestisca con le canzonette”, chiosa caustico.
IL CONSIGLIERE DI FISIMONE BERETTACONCORDA CHE LA STRUTTURA
POSSA ESSERE RECUPERATA, MA CON ADEGUATE COMPENSAZIONI DEL
PLUSVALORE DERIVANTE DAL CAMBIO DI DESTINAZIONE D’USO
Il cosiddetto ecomostro di via Indipendenza e il consigliere
comunale di FI, Simone Beretta
ECOMOSTRO DI VIA INDIPENDENZA
Sì al recupero, ma con contropartita
Ricorrerà, sabato 25 novembre prossimo la Giornata
internazionale per l’elimina-zione della violenza contro le donne.
E come ogni anno l’assessorato alle Pari opportunità del Comune di
Crema, insieme alla Consulta e alle associazioni del territorio
organizza inizia-tive di sensibilizzazione e promozione di una
cultura di rispetto delle persone in quanto tali.
Intenso il programma, presentato l’altro ieri dall’assessore
Emanuela Nichetti – che ha vo-luto rivolgere un ringraziamento
particolare a Lauretta Alberti, per l’impegno profuso – dalla
coordinatrice della consulta Cecilia Brambi-ni e dai rappresentanti
del Presidio di Libera cremasco Niccolò Bassi, di Donne contro la
violenza Lucia Gravaghi, di Ruolo terapeutico di Crema Anna Tosetti
e del Coordinamento donne Fim Cisl Asse del Po Angela Alberti.
Ad aprire la serie di eventi, mercoledì 22 no-
vembre, sarà la 3a Aperanning in rosa, cammina-ta-corsa con
partenza alle 20 da piazza Trento e Trieste e arrivo nella stessa
con aperitivo e musica sotto il mercato austroungarico, a cura di
Rete Con-Tatto.
Venerdì 24, in piazza Duomo ci sarà l’in-stallazione delle
Scarpe rosse, sempre di gran-de impatto e che resterà allestita per
l’intero weekend; coinvolgendo quest’anno gli studenti dello Sraffa
con un’azione coreografica di sen-sibilizzazione. La sera alle 21,
con replica saba-to alla stessa ora, in sala Costi nell’ex Folcioni
in piazza Moro, Donne contro la violenza pro-pongono lo spettacolo
Amore canaglia.
Sabato alle ore 10, al teatro Sacro Cuore a Crema Nuova,
spettacolo Anima recisa a cura del Coordinamento Donne Fim Cisl;
dalle 14.30 alle 16.30, in piazza Duomo Live painting “That’s love”
e alle 18.30, nella sala di via For-
te 5 Le donne tunisine chiedono verità e memoria a cura del
presidio di Libera cremasco.
Domenica alla 16.30, in sala Costi all’ex Folcioni, D’amore e di
follia, monologo ideato e interpretato da Anna Scola a cura di
Donne A(t)traverso; alle 18, in sala Polenghi, all’ospe-dale,
presentazione del Progetto FORMA al via – finanziato dalla Regione
e attuato da Donne contro la violenza, Asst Ospedale Maggiore,
cooperativa Hope di Capergnanica e Comune di Crema – con concerto
del coro Marinelli.
Lunedì 27, in sala Ricevimenti alle ore 20.30 Le risorse delle
donne, a cura di Ruolo Terapico di Crema con ospiti le socie del
Soroptimist Crema.
Mentre mercoledì 6 dicembre, alle 18, nella sede di Donne contro
la violenza in via Merca-to 27 sarà presentata l’Agenda 2018.
Aemme
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
I ristoratori dell’associazione le Tavole Cre-masche si
confermano attenti alle istituzioni del territorio e generosi nel
prodigarsi in ini-ziative mirate a dare un contributo concreto a
sostegno delle attività.
È in quest’ottica che è stato condiviso il progetto “Il gusto
della memoria, la memo-ria del gusto” promosso dall’area animativa
della Fbc-Fondazione Benefattori Cremaschi per valorizzare il
protagonismo degli ospiti della Rsa Camillo Lucchi, coinvolgendoli
in un percorso di rievocazione di piatti del pro-prio bagaglio
storico-familiare, da inserire in una raccolta di ricette. Ognuno
dei sette risto-ratori delle Tavole Cremasche che hanno aderi-to
all’iniziativa s’è impegnato a proporre nel proprio menù, per un
periodo di oltre tre mesi la scorsa primavera, uno di questi
piatti, de-stinando in beneficenza 5 euro per ciascuno scelto dai
propri clienti.
Complessivamente son stati raccolti 1.720
euro, che mercoledì son stati consegnati alla Fondazione
Benefattori Cremaschi, in ricor-do dell’amica Nunzia Mandotti
Volpi.
Nell’esprimere la gratitudine dell’ente, il presidente Paolo
Bertoluzzi ha sottolineato la valenza del gesto che va oltre
l’entità, pur ap-prezzabile, della devoluzione rappresentando
la vicinanza del Cremasco alla Fondazione, che ha auspicato si
possa diffondere ulterior-mente.
Da parte loro i ristoratori, oltre ad acco-gliere l’invito a
collaborare anche in occasio-ne del prossimo tradizionale Pranzo di
Na-tale, previsto il 17 dicembre, preparando un piatto particolare
– un brasato o uno stracotto – hanno annunciato di voler riproporre
l’ini-ziativa della scorsa primavera, con qualche innovazione da
definire.
Intanto stamattina, dalle ore 9 alle 12, nel-la sala
polifunzionale della Rsa di via Zurla si terrà la
conferenza-spettacolo sul progetto intergenerazionale
dell’Ortocanestro, che ha riscosso tanto successo tra ospiti e
familiari, nonché delle installazioni di arte ambientale nel
giardino Manenti, con letture da parte di Graziella Della Giovanna
e musiche al pia-noforte del maestro Enrico Tansini.
A.M.
Tavole Cremasche benefiche con la Fbc in ricordo di Nunzia
Il presidente della Fbc con i ristoratori
-
SABATO 18 NOVEMBRE 2017La Città8
Tari: nessun errore nei calcoli da parte del Comune di Cre-ma.
Il problema emerso dopo l’interrogazione del depu-tato Giuseppe
L’Abbate al ministero dell’economia – basata su un servizio del
Sole 24 Ore – è collegato a un errore di in-terpretazione dei
calcoli. Errore collegato alla quota variabi-le della Tari –
determinata dal numero di inquilini, ma che non doveva essere
moltiplicata per tutte quante le “pertinen-ze” dell’immobile, cioè
le eventuali cantine e garage – che ha portato in taluni casi, in
altre città, a tasse molto superiori a quanto il cittadino
individualmente avrebbe dovuto pagare.
In altri termini, le vittime di questo calcolo sbagliato si sono
così trovate una bolletta troppo cara, perché oltre alla quota
fissa – legata ai metri quadri della casa – quella variabile legata
al numero degli abitanti della casa era moltiplicata tan-te volte.
Per fare un esempio: una casa di 100 mq, di cui 80 di casa, 10 di
garage e 10 di cantina, abitata da tre persone, deve pagare la TARI
una volta sola per quei 20 mq e non tre volte.
“Il Comune ha sempre optato per esentare la quota delle
pertinenze – spiega l’assessore al Bilancio, Morena Saltini –perciò
non saremo costretti a un ricalcolo alla luce di quanto
emerso.”
“È bene specificare – aggiunge – che la TARI serve a pagare il
costo del servizio, diviso tra utente domestiche e non dome-stiche,
perciò nei casi in cui si evincono questi errori il costo viene
semplicemente suddiviso in un altro modo, certamente più equo visto
l’errore di interpretazione, ma si tratta di un errore dovuto al
fatto che questi calcoli non sono semplici, perciò non credo si
possano dividere i Comuni tra buoni e cat-tivi: noi fortunatamente
non siamo comunque interessati dal problema.”
TARI: esatti i calcoli del Comune EDILIZIA: nuova modulistica e
procedureHa riscontrato grande successo il convegno dal titolo
“Fare edili-zia oggi in Lombardia: nuova modulistica e procedure”,
tenu-tosi nella mattinata di venerdì presso la sala Cremonesi del
Centro Culturale Sant’Agostino a Crema.
L’incontro ha infatti registrato la presenza di un sostanzioso
nu-mero di partecipanti oltre che la soddisfazione da parte di
tutto il gruppo interprofessionale, valorizzato perché creato
all’interno di una realtà unica in Italia quale l’Associazione
professionisti della provincia di Cremona.
Inoltre, anche il confronto-dibattito spe-rimentato all’interno
di questo evento, ar-ricchito dall’intervento dell’architetto Mario
Gazzoli unitamente al funzionario regionale ingegner Filippo
Da-done, ha fatto emergere unanimità di intenti da parte dei
soggetti coin-volti ovvero i consiglieri regionali Agostino Alloni,
Federico Lena e Carlo Malvezzi. Infatti nella trattazione del caso
emblematico è l’elasticità della nuova norma che consente agli enti
locali di proce-dere direttamente al cambio d’uso senza oneri di
urbanizzazione: in un recente passato si è verificato che un
artigiano, produttore di biciclette, non poteva vendere il suo
prodotto in quanto la vendita era considerata attività commerciale
in contrasto con il suo essere, ossia artigiano.
Un particolare ringraziamento all’architetto Paola Pietramala,
all’ingegner Adriano Nichetti, al geometra Giacomo Groppelli e, per
la regia, all’architetto Andrea Pandini.
Prima edizione life dell’evento Crema Sposi
SALA PIETRO DA CEMMO
SPLENDIDA ESIBIZIONE SABATO, IN SAN BENEDETTO, PRO LILT
“Emozioni d’Autunno”
BANDA DI OMBRIANO-CREMA
Il direttore Eva Patrini mentre si rivolge al pubblico che ha
gremito la chiesa di San Benedetto per il concerto pro Lilt
Francesco Carra, Fabiano Gerevini, Alioscia Mussi e Barbara
Avaldi
Il territorio cremasco offre ai cit-tadini una varietà di
eventi, ma pochi dedicati al matrimonio. Ora si è rimediato a
questa mancanza. Domani, presso la sala Pietro Da Cemmo –
all’interno del comples-so del Sant’Agostino – dalle ore 15 alle
21, avrà luogo Crema Sposi 2018.
L’evento è stato presentato alla stampa mercoledì dal vice
presiden-te di Asvicom Fabiano Gerevini, da Alioscia Mussi make up
artist, dalla titolare dell’atelier “Ornella Piacen-tini” Barbara
Avaldi e da Francesco Carra di Villa Fabrizia.
Gerevini ha spiegato brevemen-te l’iniziativa affermando che i
pro-tagonisti sono tutti commercianti del nostro territorio e che
hanno un’esperienza lavorativa più o meno lunga.
“Al pubblico vengono proposte attività storiche, ma anche quelle
più frizzanti come I Giardini del Re”, ha spiegato Mussi. Il quale
ha inoltre affermato che sono felici di avere a disposizione come
location la prestigiosa sala Da Cemmo del Museo Civico di Crema,
perché ri-sulta essere elegante e intima, oltre a essere il luogo
messo a disposi-zione dal Comune per la celebra-zione del rito
civile.
Da parte sua la Avaldi ha pre-
cisato che Crema Sposi non sarà la classica esposizione a cui
siamo abitutati – con riferimento esplicito alle fiere organizzate
in altre cit-tà – ma sarà soprattutto un vero e proprio spettacolo
con live perfor-mance, sfilate, shooting fotografi-ci, assaggi e
degustazioni, concerti di musica jazz e dimostrazioni di
composizioni floreali”.
Un evento quindi tutto in diret-ta, per poter offrire ai
partecipanti un dietro le quinte del giorno più bello della vita di
due innamorati. Si potranno osservare 20 modelli – 10 ragazze e 10
ragazzi – non solo in passerella, ma anche al trucco e
all’acconciatura. Si presteranno inol-tre a realizzare uno shooting
fotogra-fico e anche il buffet sarà live. Dietro alla tavola,
inizialmente vuota, 5 chef creeranno infatti al momento la torta,
oltre che offrire un piccolo rinfresco.
Il tutto sarà accompagnato da musica dal vivo, di vari generi –
classica, pop... – eseguita dagli ar-tisti di Paola Tezzon.
“Un evento così ben organiz-zato – ha concluso Geravini – ha
tutte le carte in regola per poter essere riproposto negli anni e
au-mentare la capacità attrattiva del-la città.”
Francesca Rossetti
Splendida esibizione, sabato sera, del corpo bandistico
“Giuseppe Verdi” di Ombriano-Crema. Nella bella chiesa parrocchiale
di San Benedetto la formazione diretta dal maestro Eva Patrini ha
offerto al folto pubblico conve-nuto il concerto “Emozioni
d’Autunno”.
Da diversi anni ormai questa serata orga-nizzata in
collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta ai Tumori è
diventata un appunta-mento irrinunciabile per la banda, che si
met-te sempre a disposizione per consentire alla delegazione locale
della Lilt di pubblicizzare la propria attività mirata
all’informazione-prevezione e, al contempo – come spiegato dal
presidente dottor Andrea Cortesini nell’inter-vento iniziale – di
raccogliere fondi per poter realizzare le iniziative necessarie al
consegui-mento di tali obiettivi.
Quel senso di tristezza che ha pervaso un po’ tutti, nel
ripensare ai timori e alle soffe-renze causate da queste patologie,
pian pia-no si sono dissolti nella consapevolezza che l’uomo deve
“armarsi” nel modo giusto, per contrastare tutto ciò e questo può
essere fat-to sostenendo queste associazioni, ma anche prendendo a
piene mani ciò che di bello la vita
può dare. Ed ecco allora che come quei torren-ti che
d’improvviso si ingrossano per il disgelo primaverile e copiosi
scendono a valle, così il primo brano del concerto ha travolto e
spazza-to via le tristezze: la Marcia di Shostakovich ha infatti
inondato con la sua gioiosa vitalità. A seguire l’amato Verdi con
Nabucco e Trovatore.
Complessa, ma bella in tutte le sue parti l’Arlesienne di Bizet,
piacevolissima l’overtu-re dell’Italiana in Algeri di Rossini,
notevole l’imponenza e la potenza sonora espressa dal corpo
bandistico nella Sinfonia n. 5 di Dvoràk, graditissimo dal pubblico
il brano di Suppè Mattino, pomeriggio e sera a Vienna, per il suo
brio e per la sua vivacità.
Come uno schizzo d’onda quando si è su uno scoglio il Galop
finale di Khatchaturian: lo senti, ma quando ti rendi conto di cosa
sia… è già passato!
Piacevolissimo il programma scelto dal di-rettore Patrini, che
ha confermato la propria abilità nella direzione, ma anche di
interprete in un repertorio squisitamente classico come quello di
sabato.
Azzeccata inoltre la scelta di eseguire brani in cui potessero
mettersi in luce alcuni stru-
mentisti della formazione nei rispettivi assoli, a dimostrazione
dell’alta qualità dei musicisti di cui la banda si avvale.
Per concomitanti impegni non è potuto es-sere presente il
presidente Antonio Zaninelli, che però ancora una volta si è reso
artefice dell’evento di grande rilevanza per la “sua” Banda.
Dopo il tradizionale Concerto di Natale del 23 dicembre
prossimo, che si svolgerà al Teatro cittadino del San Domenico, per
la Banda “Giuseppe Verdi” di Ombriano-Crema si aprirà un anno
special: nel 2018 ricorre in-fatti il 170° di fondazione. Le
celebrazioni che accompagneranno questo anno straordinario
troveranno il momento di massimo rilievo nel Concerto che il corpo
bandistico terrà il 3 marzo 2018 al Teatro Ponchielli di Cremona,
insieme al Coro Vertova Ponchielli. Suonare in un teatro storico e
di tradizione è la meda-glia che con orgoglio il corpo bandistico
può appuntare al proprio petto per l’impegno, il la-voro e la
professionalità raggiunte, considera-to che i suoi componenti sono
tutti volontari, che fanno musica per passione e per portare gioia
a tutti coloro che li ascoltano.
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La Città 9SABATO 18 NOVEMBRE 2017
Foto-trappole contro l’abbandono dei rifiutiLinea Gestioni e
Comune di Crema hanno firmato una convenzione grazie alla quale la
società concede in comodato d’uso gratuito due foto-trappole per la
prevenzione e il controllo dell’abbandono rifiuti nel terri-torio
comunale.
Questi strumenti mobili ver-ranno dati in gestione al corpo di
Polizia Locale, che deciderà di volta in volta dove sistemarli e
come usarli.
Lo schema di contratto tra Linea Gestioni e Comune è un
contratto di comodato d’u-so di beni mobili, sottoscritto
ufficialmente il 9 novembre: la società di via del Commercio ha
messo a disposizione questi strumenti in grado di fotogra-fare e
filmare in ore notturne, di inviare in tempo reale le im-magini e
di conservarle in una memoria, un sistema efficace di contrasto ai
reati ambientali che d’ora in avanti sarà a dispo-sizione,
gratuitamente e a tem-po indeterminato, del comando di Polizia
Locale.
“Dopo l’agente ambientale, l’azione di pulizia della Paulle-se,
le ecoazioni, un’altra inizia-tiva di contrasto – commenta
l’assessore all’Ambiente, Mat-teo Piloni – che integra quanto già
in corso. Su questo tema non si arretra, anzi si avanza con tutto
ciò di cui si può di-sporre, sia in termini di azioni
attive, che di educazione e prevenzione, sia con l’intervento
umano, an-che volontario, sia con il controllo come in questo
caso.”
“Tra le linee strategi-che dell’azienda – sotto-linea Primo
Podestà, di-rettore di Linea Gestioni – vi è senza dubbio, e da
sempre, l’impegno a promuovere una visione dell’ambiente che si
tra-duca in comportamenti sostenibili da parte dei cittadini.”
“Abbiamo sperimen-tato che promuovere la logica del decoro
urbano
– aggiunge – innesca un circolo virtuoso, grazie al quale gli
in-dicatori della tutela ambientale risultano in continuo
migliora-mento. Ecco perché continue-remo a impegnarci in proposte
di attività e strumenti, come appunto le foto-trappole, affin-ché
si consolidi la cultura di un ambiente sostenibile.”
Weekend veramente speciale, quello scorso, per cinque baldi
“ra-gazzacci” della parrocchia cittadina della Santissima Trinità.
Dopo 40 anni – da quando sotto le pendici della catena del
Civet-ta, la miglior gioventù dell’oratorio di via XX Settembre
trascorreva momenti indimenticabili, organizzando e partecipando ai
campeggi estivi in località Pian de Sec, a 1.750 metri di altura
sopra Alleghe – sono infatti tornati in quel luogo meraviglioso per
fissare a una roccia una stele commemorativa, a ricordo indelebile
di alcuni loro amici, prematuramente scomparsi.
La domenica precedente, presso la basilica di Santa Maria della
Croce, gli amici di allora e i parenti hanno preso parte a una
santa Messa di suffragio; durante la quale pa-dre Armando e fra’
Giuseppe Fornoni hanno benedetto la pietra in cui sono state
incastonate le fotografie e i nomi di Claudio Carioni, Giorgio
Barbaro, Francesco Giubel-li, Lino Lodetti e Daniele Soccini.
Sabato scorso la stele commemora-tiva in granito, del peso di 15
chili, è stata trasportata a spalla – uni-tamente agli attrezzi e
al materiale necessario per fissarla alla roccia – camminando per
circa due ore sulla neve alta mezzo metro, dal Palafavera fino a
Pian de Sec. Qui è stata posizionata su una roccia incava, allo
sguardo incantato delle care montagne e di quanti, pas-sando di lì,
con gli sci o a piedi, vorranno fermarsi in raccoglimento per una
preghiera e un pensiero gentile e riconoscente.
Ed è già previsto che nella prossima estate, “i ragazzacci” di
San-tissima Trinità daranno appuntamento a quanti vorranno
presenziare a una giornata della memoria, in cui dare, tutti
insieme, omaggio e onore agli “amici della stele”. Un atto dovuto
quando il sentimento dell’amicizia non finisce mai.
Il dottor Spinazzola, al centro, con parte dell’équipe. Sotto,
un’operazione di Radiologia interventistica
Stele ricordo a Pian de Sec, sopra Alleghe
SANTISSIMA TRINITÀ
di GIAMBA LONGARI
Ha mosso i suoi primi passi nel 2006 e si è affermata sempre di
più a partire dal 2013, con l’avvento di nuove e sofisticate
apparecchia-ture. Oggi è una realtà superspecialistica, punto di
riferimento per il territorio e per le zone limi-trofe. Stiamo
parlando della Radiologia inter-ventistica dell’Asst Ospedale
Maggiore di Crema, struttura che fa parte dell’Unità operativa di
Ra-diologia, con elevate competenze specialistiche e che esegue
interventi poco invasivi, ma effi-caci, a supporto dei diversi
reparti sia per inter-venti programmati sia
nell’emergenza-urgenza.
Responsabile della Radiologia interventisti-ca è il dottor
Angelo Spinazzola, che coordina un’affiatata équipe composta da
altri due medi-ci – i dottori Foà e Limonta – e da personale
in-fermieristico e tecnico. È presente uno specializ-zando, il
dottor Leati, nell’ambito della positiva collaborazione per la
formazione universitaria.
“La nostra attività – spiega il dottor Spinaz-zola – si svolge
prevalentemene nell’ambito vascolare (in stretta collaborazione con
l’Unità operativa di Chirurgia Vascolare) e delle urgen-ze
emorragiche. Parliamo di veri e propri in-terventi chirurgici, ma
senza incisioni cutanee
e quindi non invasivi: raggiungiamo l’organo interessato
utilizzando vie naturali, solitamente vene e arterie, operando ‘in
diretta’, osservando le immagini radiologiche sullo schermo”.
La Radiologia interventistica, dunque, non è semplicemente un
supporto, ma un’autentica e innovativa modalità che, grazie a
elevate com-petenze professionali e strumentali, consente sempre
più spesso di salvare una vita. “All’O-spedale Maggiore di Crema –
rileva il dottor Spinazzola – i radiologi interventisti sono
disponibili 24 ore su 24 e disponiamo del top di strumentazione:
cito, su tutto, l’angiografo digitale di ultima generazione. E
anche i mate-
riali utilizzati sono di assoluta avanguardia. In prospettiva si
crescerà ancora, anche perché a livello dirigenziale c’è la volontà
di puntare su questo servizio d’eccellenza”.
Attualmente sono circa 1.200 le procedure svolte annualmente, in
linea con i grandi ospe-dali italiani: “I volumi sino a ora
trattati ci pon-gono come riferimento per un bacino d’utenza ben
più ampio del solo distretto cremasco. Sono inoltre assicurati il
collegamento e il confronto professionale in rete con équipe
d’avanguardia dei Centri di alta specializzazione e di rilievo
nazionale”. Molti interventi avvengono a livello ambulatoriale e in
day hospital, ma in linea di massima le giornate di degenza sono
comunque ridotte, con indubbi vantaggi per la qualità di vita del
paziente e per la sua ripresa.
La Radiologia interventistica opera per il trat-tamento
endovascolare di patologie complesse, ma anche per embolizzazioni,
trattamenti della patologia cerebrovascolare, procedure
cardiolo-giche, situazioni che riguardano pazienti di
Ga-stroenterologia, Pneumologia, Urologia, Ne-frologia, Ginecologia
e Medicina Oncologica. Fondamentali sono le “procedure salva vita”
applicate in Terapia intensiva, Traumatologia e Pronto Soccorso per
le emorragie e i traumi.
REALTÀ SUPERSPECIALISTICACHE CURA E SALVA LA VITA
La Radiologiainterventistica
OSPEDALE
TENNIS: Crema A1, domani sfida decisiva
Dalla possibilità di vittoria del girone al rischio playout. La
sconfitta rimediata domenica sul campo di via Del Fante ha fatto
capire quanto possa essere bello, ma anche brutto, il campionato di
serie A1, al quale partecipa la squadra del Tc Crema.
Con soli sei incontri da giocare basta poco per cambiare le
carte in tavola e modificare le ambizioni. Se i cremaschi fossero
riusciti nell’im-presa di battere in casa il Tennis Club Parioli,
avrebbero agguantato i romani al comando della classifica del
girone 4, restando in corsa per bissare la semifinale dell’edizione
2016. Invece, malgrado la buona pre-stazione di tutto il gruppo,
sui campi in terra battuta di via del Fante l’hanno spuntata per
4-2 i capitolini, ga-rantendosi il primo posto con una giornata
d’anticipo e complicando la corsa dei cre-maschi, ora appaiati al
secondo posto col Tc Prato. Dopo questa sconfitta, Crema contenderà
il secondo posto finale – che si-gnifica salvezza diretta evitando
di passare dai playoff – al Tc Prato, avversario nella sesta e
ultima giornata, domani in Tosca-na. Entrambe hanno sette punti in
classi-fica, ma i cremaschi partono col vantaggio di poter chiudere
davanti anche in caso di pareggio, visto che vantano un bilancio di
incontri superiore a quello dei toscani (17-13 contro 15-15).
Tuttavia, c’è un precedente da ribal-tare, considerato che la sfida
d’andata a Crema aveva dato ragione agli ospiti. Questi i parziali:
Tc Crema - Tc Parioli Roma 2-4. Moroni (P) b. Mora (C) 6-4 6-3,
Coppini (C) b. Bessire (P) 5-7 6-1 6-3, Zekic (P) b. Go-lubev (C)
6-3 7-5, Ungur (nella foto) (C) b. Fago (P) 6-1 6-4, Fago/Zekic (P)
b. Mora/Ungur (C) 6-3 2-6 10/7, Bessire/Moroni (P) b.
Coppini/Golubev (C) 6-3 2-6 12/10. La classifica è la seguente: Tc
Parioli, 13 punti (20-10), Tc Crema, 7 punti (17-13), Tc Prato, 7
punti (15-15), Ata Battisti Trentino, 1 punto (6-24). dr
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Il centro di Crema, all’intersezione delle vie
Mazzini-Matteot-ti-Manzoni-Cavour, sarà interessato da lunedì 20 a
giovedì 30 novembre prossimi da lavori di ripristino della
pavimentazione – dopo gli interventi sulla rete idrica – compresa
la posa di nuo-ve lastre di granito di contenimento dei sanpietrini
nel quadri-latero centrale. In concomitanza verrà nuovamente
modificato il traffico veicolare.
La via Cavour alla intersezione con la piazza Madeo resterà
chiusa al transito, eccetto i residenti. I veicoli provenienti da
via Forte pertanto gireranno a sinistra verso la piazza Madeo.
La chiusura di via Mazzini comporterà la deviazione dei veico-li
provenienti da via Civerchi a sinistra verso piazza Garibaldi; i
soli residenti potranno circolare in doppio senso di marcia sulla
stessa via, mentre il transito dei pedoni e delle biciclette –
porta-te a mano – sarà consentito in fregio all’area di cantiere.
Per la consegna e il ritiro delle merci si stazionerà in piazza
Garibaldi.
Anche la via Manzoni sarà chiusa al traffico e solo i residenti
e gli autorizzati potranno usare via Ponte Furio e il sottoportico
di via Battisti.
Via Matteotti verrà chiusa alla intersezione con piazza Moro,
deviando in questa il flusso veicolare per rientrare nella stessa
via Matteotti. Conseguentemente sarà chiuso anche l’accesso in via
Dei Racchetti, a eccezione dei veicoli a servizio del cantiere
esistente nella via Matteotti per la manovre necessarie alla
mo-vimentazione delle merci. Anche in questo caso, come in tutti
gli altri, pedoni e cicli possono passare in fregio al
cantiere.
Come già nelle precedenti tranche d’intervento, i lavori non
pregiudicheranno i diritti di accesso alle attività commerciali e
ai residenti, così come ai veicoli di servizio dei lavori che
po-tranno circolare in deroga.
Ripavimentazione alle “quattro vie”PRESIDIO ALLA STAZIONE:
Alloni, “la Regione deve ascoltare i pendolari” Molti pendolari
hanno apprezzato l’iniziativa promossa l’altra mattina in stazione
dal consigliere regionale del Pd Agostino Alloni. Al quale hanno
ribadito “i disagi ancora troppo frequenti e soprattutto i ritardi,
le soppressioni e i sovraffollamenti – riferisce –che rendono la
vita di chi ogni giorno deve muoversi con un treno piena di
imprevisti e di complicazioni”.
Alle 6,40 Alloni ha presidiato la stazione di Crema,
accompagnato da alcuni esponenti del Pd locale, volan-tinando e
confrontandosi con i pendola-ri della linea.
“E la giornata – racconta – è comin-ciata con una bella
soppressione da Treviglio a Cremona e a Treviglio tutte le
coincidenze sono saltate. Tanto per cambiare, quindi, anche giovedì
sono arrivato in Consiglio regionale con la solita mezzora di
ritardo.”
“I pendolari – afferma – chiedono una maggiore attenzione e la
Regione deve smetterla di prenderli in giro.”
“Mercoledì – annuncia – sono con-vocati dall’assessorato ai
Trasporti i
tavoli territoriali di quadrante per illustrare le novità del
prossimo cambio orario, in dicembre, e per tracciare un bilancio di
fine legisla-tura con qualche accenno a quanto resta da fare nei
prossimi anni.”
“Vediamo se questa volta, contrariamente all’ultima, le voci dei
pendolari saranno ascoltate e speriamo che non si tratti solo di
una mossa elettorale – conclude Alloni – ma che finalmente siano
ricono-sciute le criticità di una gestione che non è all’altezza di
una regione come la Lombardia.”
-
SABATO 18 NOVEMBRE 2017La Città10
di FRANCESCA ROSSETTI
L a diversità è ancora malvista nella nostra società, anche in
una piccola realtà come quella cremasca. Risulta essere motivo di
scherno e isolamento. Eppure non dovremmo fermarci all’apparenza.
Anche chi è diverso da noi è un essere umano e come ogni cre-atura
è degna di vivere ed essere amata dal prossimo.
Di questo tema se ne occupa attivamente Anffas, acronimo che
inizialmente indica-va l’Associazione Nazionale di Famiglie e
Adulti Subnormali e che poi s’è trasformata in Associazione
Famiglie di Disabili Intellet-tivi e Relazionali. A livello
nazionale nasce nel 1958 da un gruppo di mamme con figli disabili.
Solo nel 1971 s’è costituita anche a Crema.
Agli albori l’obiettivo si focalizzava sul-la tutela dei dirit
ti e dunque era offerto un semplice servizio d’assistenza per le
pratiche burocratiche. Con il passare del tempo le pro-blematiche
sono cambiate e l’associazione ha iniziato a organizzare le
famiglie, racco-gliendole e sostenendole nelle loro difficoltà. Gli
ambiti presi in considerazione sono di tipo
intellettivo-relazionale, offrendo aiuto a persone che hanno
necessità di qualcuno che decida per loro e del supporto della
famiglia.
Inizialmente tutte le sedi dell’Anffas sot-tostavano a un’unica
persona giuridica. Sola a partire dal 2002 ciascuna è diventata
auto-noma e ha un proprio presidente: per quella cremasca è Daniela
Martinenghi.
Sul territorio lombardo si contano ben 27 sedi. Tutti gli
statuti sono pressoché simili e condividono la stessa mission.
All’inizio l’associazione accoglieva solo adulti. Una quindicina
di anni fa, invece, si è iniziato a seguire anche le prime famiglie
giovani con bambini disabili.
La sede di Crema, in viale Santa Maria della Croce 22, offre
numerosi servizi e tra questi quello diurno, che è aperto a tutti i
48 Comuni del distretto cremasco. Per quanto riguarda invece il
servizio “Il Tubero”-Polo di Neuropsichiatria, attività di
prevenzione-diagnosi-cura-riabilitazione dei bambini e ra-gazzi tra
0 e 18 anni, vengono accettate anche persone che provengono da
fuori territorio.
Nell’associazione operano figure con re-golare contratto di
lavoro, ma anche diversi volontari. Professionisti e non, che
mettono a disposizione il proprio tempo libero per af-fiancare i
dipendenti nei vari servizi offerti, riconosciuti e accreditati, e
vengono inseriti in tutte le attività proposte ai ragazzi.
La figura del volontario risulta dunque es-sere molto
importante. E ultimamente anche le ragazze di Abo Offanengo,
squadra di vol-ley in B1, prestano servizio all’Anffas come
volontarie. Una volta al mese si mettono in-fatti completamente a
disposizione dell’as-sociazione di viale Santa Maria per svolgere
diverse mansioni, dal cucinare al pulire. Que-ste ragazze sono un
modello da seguire. Molti dei personaggi sportivi dovrebbero
imitarle.
Come già detto, i servizi offerti sono nume-rosi e in continuo
aumento.
Da circa un anno, presso la sede, presta la
sua collaborazione un assistente sociale. Dal 30 ottobre scorso
è stato attivato inoltre lo SDA-Servizio Diurno Alternativo presso
al-cuni locali dell’Oratorio della parrocchia di Santo Stefano. È
rivolto soprattutto alle per-sone disabili che non trovano posto
nei ser-vizi riconosciuti dalla Regione e che hanno bisogno di
uscire da casa. L’iniziativa permet-te loro di svolgere per alcuni
giorni della setti-mana attività in queste strutture. Ovviamente il
costo è sostenuto dall’Anffas con la parteci-pazione delle famiglie
che raramente riesco-no a ottenere finanziamenti da enti locali. E
le richieste per tale servizio sono in aumento.
L’associazione realizza anche numerosi progetti. Quest’anno, per
esempio, è decolla-to “Io abito!”, sul tema del “dopo di noi”,
cercando di dare attuazione a ciò che viene previsto nella legge
112/2016. La norma vuo-le garantire autonomia e indipendenza alle
persone disabili, consentendo loro di vivere in strutture gestite
da associazioni