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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 1 - I numeri sulla pratica dello sport, sull’attività fisica e sull’impiantistica sportiva in Italia Contributo per la redazione della parte statistica del Piano Nazionale per la Promozione dell’Attività Sportiva Tavolo Nazionale per la Governance nello Sport Area Sport e Società Gruppo di Lavoro Statistiche Autori: Fabrizio Maria Arosio**, Marco Carbonelli*, Laura Gratta*, Barbara Nuvoli‡‡, Laura Perrotta, Luciana Quattrociocchi** * Presidenza del Consiglio dei Ministri DAR Ufficio per lo Sport ** Istituto nazionale di statistica (ISTAT) Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) ‡‡ Comitato Paralimpico Italiano (CIP) 4 maggio 2012
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I numeri sulla pratica dello sport, - Ufficio per lo Sport · I numeri sulla pratica dello sport, sull’attività fisia e sull’impiantisti a sportiva in Italia ... dell’adolescenza,

Feb 15, 2019

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 1 -

I numeri sulla pratica dello sport,

sull’attività fisica e sull’impiantistica

sportiva in Italia

Contributo per la redazione della parte statistica del

Piano Nazionale per la Promozione dell’Attività Sportiva

Tavolo Nazionale per la Governance nello Sport

Area Sport e Società

Gruppo di Lavoro Statistiche

Autori:

Fabrizio Maria Arosio**, Marco Carbonelli*, Laura Gratta*, Barbara Nuvoli‡‡,

Laura Perrotta‡, Luciana Quattrociocchi**

* Presidenza del Consiglio dei Ministri – DAR Ufficio per lo Sport

** Istituto nazionale di statistica (ISTAT)

‡ Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI)

‡‡ Comitato Paralimpico Italiano (CIP)

4 maggio 2012

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 2 -

I numeri sulla pratica dello sport, sull’attività fisica e sull’impiantistica sportiva in Italia

Indice

1 - Introduzione ......................................................................................................... 3

2 - Una visione d’insieme sui numeri dello sport in Italia ......................................... 3

3 - I numeri della pratica dello sport e dell’attività fisica .......................................... 7

4 - Dati comparativi a livello europeo ..................................................................... 15

5 - Attività sportiva e persone con disabilità ........................................................... 18

6 - Impiantistica sportiva ......................................................................................... 19

7 - Riferimenti .......................................................................................................... 23

8 - Appendice A - Ulteriori approfondimenti sulla base dei dati Istat relativi

all’indagine del 2006 “I cittadini e il tempo libero” ........................................... 24

9 - Appendice B - Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari: I risultati

dell’indagine Istat 2005 ...................................................................................... 41

10 - Appendice C - Sport e disabilità, Raccolta dati Istat 2004-2010 ........................ 46

11 - Appendice D - Previsioni demografiche e pratica sportiva ................................ 50

12 - Appendice E - Il contributo dell’Istat alla conoscenza della pratica sportiva in

Italia .................................................................................................................... 59

13 - Appendice F – Pratica sportiva e progetto COMPASS ....................................... 64

14 - Appendice G –Banche dati Istat e ulteriori riferimenti ...................................... 67

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 3 -

1 - Introduzione

Il Tavolo Nazionale per la Governance dello Sport, istituito con Decreto del Presidente

del Consiglio dei Ministri il 28 ottobre 2011, ha avviato nel marzo 2012 i lavori per la

redazione del primo Piano Nazionale per la Promozione dell’attività Sportiva. Al fine di

poter disporre, per la redazione del Piano nazionale, di dati statistici aggiornati sul

tema della promozione dell’attività sportiva, è stato costituito un Gruppo di Lavoro

Statistiche composto da rappresentanti della PCM, dell’Istat, del CONI e del CIP, con

il compito di redigere un contributo sullo stato della pratica sportiva e dell’attività fisica

in Italia, con una sintetica descrizione delle informazioni disponibili per l’impiantistica

sportiva. Il lavoro qui presentato costituisce il contributo che il Gruppo di Lavoro

Statistiche fornisce al TANGOS Area Sport e Società per la redazione del Piano

Nazionale per la Promozione dell’attività Sportiva.

Nel par.2 viene fornita una panoramica generale sul mondo sportivo, evidenziando

come lo sport sia radicato nella società sotto i molteplici aspetti che lo caratterizzano.

Nel par.3 vengono analizzati i dati disponibili a livello nazionale sulla diffusione della

pratica sportiva e dell’attività fisica. Nel par.4 i dati nazionali vengono confrontati, dove

possibile, con quelli disponibili a livello europeo. Nel par.5 viene svolto un

approfondimento sulla pratica dell’attività sportiva e fisica nel mondo della disabilità.

Nel par. 6 viene svolta una sintetica illustrazione dei dati disponibili sull’impiantistica

sportiva a livello nazionale. Le appendici da A a G riportano, infine, informazioni di

dettaglio su specifici aspetti relativi alla pratica dell’attività sportiva e fisica e alle fonti

statistiche.

2 - Una visione d’insieme sui numeri dello sport in Italia

Dalle fonti disponibili in letteratura [1, 2, 3, 4, 6, 7, 8] è possibile tracciare il quadro di

come lo sport sia radicato nella società sotto i molteplici aspetti che lo caratterizzano:

la sua capillarità, in termini di punti di offerta di società sportive e organizzazioni

territoriali, di numero di praticanti, di disponibilità di spazi di attività; il suo impatto

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economico, in termini di PIL, di investimenti, di posti di lavoro; il suo valore sociale,

educativo, formativo, salutistico.

Disporre di un quadro d’insieme su un fenomeno così complesso è, d’altro canto,

fondamentale per poter affrontare le criticità con cui lo sport deve confrontarsi, in

particolare quando si affronta il tema dell’ottimizzazione nell’uso delle scarse risorse

economiche al fine di rendere efficaci le politiche di promozione dell’attività sportiva e

fisica rivolte a tutte le fasce d’età, con particolare attenzione alle persone con

disabilità.

L’analisi più dettagliata di questi aspetti porta alle seguenti riflessioni [1,8].

1. La capillarità dello sport in Italia non è un concetto astratto ma assolutamente

misurabile. Se ragioniamo anche solo dei punti di offerta (le società sportive di

FSN, DSA e EPS) e dei punti di organizzazione territoriali (del CONI, delle

Federazioni Sportive, delle Discipline Associate, degli EPS) si contano quasi

100.000 punti dislocati sul territorio. Siamo quindi di fronte a una delle più

ramificate e ampie reti di strutture di servizio: un punto sportivo ogni 604 abitanti,

superiore alla rete delle tabaccherie e di gran lunga superiore al sistema

finanziario, scolastico, sanitario.

E’, inoltre, utile focalizzare alcuni aspetti quantitativi:

- la pratica di attività sportive (agonistiche, amatoriali) o fisiche da parte di circa

35 milioni di italiani;

- l’esistenza di 1 spazio elementare sportivo ogni 379 abitanti;

- una tiratura media giornaliera di 1.120.000 copie di giornali sportivi (pari al 12-

13% del totale della tiratura nazionale);

- 1.347 ore di trasmissione di programmi televisivi sportivi sulle prime tre reti

nazionali della Rai, 753 sulle reti Mediaset e 150 su La7 (dati riferiti al 2010);

- 141.722 spettacoli sportivi dal vivo, ai quali hanno partecipato 27.539.049 spettatori paganti, per un volume di affari pari a 2.032 milioni di euro (Siae, 2010).

2. La capillarità dello sport si manifesta in modo pervasivo anche per aspetti

immateriali. Infatti, non può sfuggire l’impatto dello sport:

nella sfera valoriale e dell’etica: i sondaggi realizzati sulla popolazione

italiana, presso le società sportive, tra i soggetti intermedi dell’organizzazione,

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 5 -

etc., indicano con chiarezza i principali e fondamentali aspetti valoriali che lo

sport genera spirito di squadra, disciplina, rispetto delle regole;

nella sfera educativa e pedagogica: nell’ultimo ventennio lo sport ha

rappresentato e rappresenta per le nuove generazioni dell’infanzia e

dell’adolescenza, con la famiglia e la scuola, il terzo pilastro educativo. Il

66,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni pratica una disciplina sportiva (Istat

2011) e la capacità di trasmissione di principi e di etica rappresenta un valore

aggiunto che nessuno può disconoscere;

nella sfera della formazione: corsi finanziati dalla regione, corsi di laurea,

master, l’attività professionalizzante della Scuola dello Sport, sono altrettanti

segmenti d’offerta formativa, culturale, di potenziale inserimento nel mondo

del lavoro;

nella sfera della salute e della prevenzione: le distorsioni generate dalle

società opulente, i nuovi modelli di consumi alimentari, l’ausilio delle

tecnologie a “risparmio” di energia fisica, sono altrettanti motivi di

preoccupazione e di impatto sulla spesa sanitaria sia nell’immediato che nel

lungo periodo. Il filtro “sanitario” offerto delle visite sportive per qualche

milione di ragazzi e ragazze è diventato – dopo la fine della leva obbligatoria e

della medicina scolastica - l’unico momento nel quale si procede ad una seria

analisi epidemiologica della popolazione giovanile italiana sia maschile che

femminile.

3. Lo sport è ovviamente anche economia e lavoro: 2,7-3,0 punti di PIL,

investimenti in opere pubbliche, turismo, trasporti, media tradizionali e media

innovativi, occupati diretti ed indiretti, una moltitudine di piccole, medie e grandi

imprese che operano nel manifatturiero, organizzazione di micro e macro eventi,

innovazione tecnologica ed export.

4. Parlare dello sport significa parlare di volontariato: infatti, la vera leva

organizzatrice del mondo sportivo risiede nel lavoro prestato in modo volontario

da centinaia di migliaia di persone. L’analisi condotta presso un campione di

11.000 associazioni sportive (Censis 2008 [1]) ci dice che in ciascuna di esse

operano mediamente 10-12 volontari che prestano 5 ore di lavoro a settimana. In

complesso, quindi, 225.000.000 ore di volontariato, per un valore complessivo

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 6 -

annuo quantificabile in 3,4 miliardi di euro di lavoro equivalente (posta un’ora di

lavoro pari a 15,00 euro). E’ ovvio che questo è un elemento di forza del sistema,

ma può diventare un suo elemento di debolezza. La crescente complessità della

macchina sportiva – anche ai livelli dilettantistici – richiede oggi un bagaglio di

conoscenze che non sempre riesce ad essere soddisfatto all’interno delle piccole

società. Il tema della formazione dei quadri diventa quindi assolutamente

fondamentale.

5. Venendo agli aspetti critici e alle distorsioni che possono minare l’etica ed il

portato valoriale dello sport, si individuano tre aree ben definite:

se lo sport è applicazione delle regole il doping è il suo avversario più

accanito proprio perché altera un principio fondamentale dell’etica sportiva:

“vinca il migliore”;

la violenza agita dentro/fuori gli stadi è il secondo motivo di

preoccupazione che lede il principio di rispetto degli avversari, altro

fondamentale valore di chi fa e promuove sport;

la concentrazione di interessi economici che una parte dello sport

spettacolo genera e attrae suona come distonico rispetto alla trama del

volontariato che anima lo sport amatoriale, di base, dilettantistico, creando

insieme cesure ed impatti che si riverberano anche su questi segmenti.

6. Ulteriori elementi di rilievo riguardano:

un sistema scolastico che ancora non ha pienamente compreso la

valenza sociale e valoriale dello sport e che presenta lacune ed

insufficienze nell’impiantistica (ancor oggi una scuola su quattro non ha uno

spazio adeguato destinato all’attività motoria o sportiva) e nell’accoglienza

sportiva della disabilità, visto che quasi una palestra su cinque non risulta

accessibile ai portatori di handicap (anno 2005);

un ciclo di spesa degli enti locali declinante a volte in termini non

strategici e prioritari (con paradossi quali l’erogazione di contributi per eventi

o gare inferiori ai 200€).

7. La capacità dello sport di innervarsi nella società – anche come veicolo di

comunicazione sociale – è un fatto noto anche se a volte dimenticato. Oltre lo

sport spettacolo solidaristico che richiama pubblico e audience esiste una

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 7 -

capillare attività di promozione del sociale che gli organismi territoriali e le migliaia

di società sportive pongono in essere.

Sempre dal sondaggio sulle 11.000 società risulta che 1 su 4 organizza attività

scolastiche, 1 su 3 dà luogo a progetti di orientamento sportivo, 1 su 5 promuove

lo sport come modello di integrazione e solidarietà e sempre 1 su 5 attiva

agevolazioni per le categorie svantaggiate. In un bilancio – che non voglia

limitarsi solo al conto economico ed allo stato patrimoniale – la rete di relazioni

che lo sport genera con l’obiettivo dell’inclusione sociale e della cittadinanza è un

patrimonio che va sostenuto, arricchito, valorizzato.

3 - I numeri della pratica dello sport e dell’attività fisica

L’attività sportiva e fisica concorrono a migliorare la qualità della vita e sono

associate positivamente sia allo stato di salute sia alla promozione di importanti

riferimenti valoriali come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la

correttezza, contribuendo così alla realizzazione personale e allo sviluppo dei

rapporti sociali.

La tab.1 mostra come, nel 2011 in Italia, le persone di 3 anni e più che hanno

praticato sport [2] siano state poco meno di 19 milioni (il 32,1 per cento della

popolazione nella stessa fascia di età). Tra questi il 21,9 per cento si è dedicato allo

sport in modo continuativo e il 10,2 per cento in modo saltuario.

Sempre con riferimento alla tab.1, le persone che, pur non praticando un’attività

sportiva, hanno dichiarato di svolgere qualche attività fisica (come fare passeggiate

per almeno 2 chilometri, nuotare, andare in bicicletta) sono state il 27,7 per cento

della popolazione.

La quota di sedentari, cioè di coloro che non svolgono né uno sport né un’attività

fisica nel tempo libero, è pari al 39,8 per cento, quota che sale al 44,4 per cento fra

le donne e si attesta al 35,0 per cento fra gli uomini.

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 8 -

Pratica di sport e di attività fisica Numero

di persone Valori

percentuali

Praticano sport 18.915.170 32,1

Praticano attività fisica (non sportiva) 16.322.437 27,7

Sedentari (nessuna attività sportiva o fisica) 23.452.455 39,8

32,1%

27,7%

39,8%

0,5%

Praticano sport

Praticano attività fisica

(non sportiva)

Sedentari

(nessuna attività fisica)

Non indicato

Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”, Anno 2011. I valori percentuali sono calcolati sulla popolazione residente in Italia di 3 anni e più.

Tab.1 – Dati Istat sulla pratica dello sport e dell’attività fisica in Italia nel 2011.

Anche nello sport, come in tanti altri ambiti della vita sociale, si riflettono le ampie

differenze tra il Nord ed il Sud del Paese.

I dati territoriali, tratti dall’Indagine multiscopo 2011 [2] e illustrati in fig.1, mostrano

una differente attitudine alla pratica sportiva tra le Regioni del Paese, che rispecchia

anche una diversa disponibilità di strutture organizzate. In termini quantitativi, nella

tabella.2 è riportata la serie storica degli anni dal 2001 al 2011 che descrive le

percentuali di persone (di 3 anni e più) che dichiarano di svolgere la pratica sportiva

in modo continuativo o saltuario.

L’analisi degli ulteriori dati disponibili [2] mostra come il Nord-est sia la ripartizione

geografica con la quota più elevata di persone che praticano sport (40,4 per cento),

con punte intorno al 57 per cento nella provincia di Bolzano e al 46 per cento in

quella di Trento. Seguono il Nord-ovest con il 38 per cento e il Centro con il 32,4 per

cento.

Il Mezzogiorno, dove meno di un quarto della popolazione di 3 anni e più dichiara di

praticare attività sportive, si caratterizza per i valori più bassi a livello nazionale.

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 9 -

Fonte Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana” 2011

Fig.1 – Rappresentazione grafica della diffusione della pratica sportiva per regione: persone di 3 anni o più che praticano sport ogni 100 persone.

Anni Totale Italia Nord Centro Mezzogiorno

Continuativo Saltuario Continuativo Saltuario Continuativo Saltuario Continuativo Saltuario

2001 19,1 10,6 21,8 12,4 20,6 10,4 14,9 8,3

2002 19,7 9,9 22,9 11,7 21,1 9,7 14,7 7,8

2003 20,6 10,1 24,3 11,9 21,0 9,9 15,7 7,8

2005 20,9 10,3 23,8 12,6 22,6 9,6 16,3 7,9

2006 20,5 10,3 24,0 12,1 21,4 10,3 15,4 8

2007 20,6 9,6 24,4 11,3 21,1 8,5 15,6 7,8

2008 21,6 9,7 25,6 11,8 22,5 9,0 15,8 7,4

2009 21,5 9,6 25,4 11,3 22,0 9,2 16,2 7,5

2010 22,8 10,2 26,6 12,2 24,5 9,8 16,8 7,8

2011 21,9 10,2 26,6 12,3 22,7 9,7 15,2 7,5

Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana” 2011

Tab.2 –Dati Storici Istat: percentuale di persone di 3 anni e più che dichiara di svolgere pratica sportiva continuativa o saltuaria, anni 2001-2011.

Le regioni con la più bassa quota di praticanti sportivi sono la Campania e la Puglia

(rispettivamente 19,4 e 20,7 per cento), mentre Sardegna e Abruzzo mostrano livelli

di pratica decisamente superiori rispetto alla ripartizione di appartenenza (32,2 e 30,3

per cento).

Anche per quanto riguarda l’attività fisica le quote maggiori di praticanti si riscontrano

nel Centro-Nord (29,8 per cento), mentre nel Mezzogiorno il valore scende al 23,6

per cento.

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 10 -

Un altro importante contributo nell’analisi della pratica dello sport e dell’attività fisica

proviene dall’osservazione della serie storica degli ultimi 10 anni, rappresentata

nella fig.2.

La pratica fisico-sportiva dal 2000 ad oggi

19,1 19,7 20,6 20,9 20,5 20,6 21,6 21,5 22,8 21,9

10,6 9,9 10,1 10,3 10,3 9,6 9,7 9,6 10,2 10,2

29,4 28,6 27,5 28,2 27,3 29,6 27,7 27,728,2 27,7

40,3 41,2 41,2 39,8 41,1 39,5 40,2 40,6 38,3 39,8

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Non indicato

Non praticano alcuna attività

fisico-sportiva

Praticano qualche attività

fisica

Praticano attività sportiva in

modo saltuario

Praticano attività sportiva in

modo continuativo

Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”

Fig.2 – Rappresentazione grafica delle serie storiche relative ai dati sulla pratica fisico-sportiva dal 2001 al 2011.

Dai dati riportati si osserva come complessivamente la percentuale dei praticanti

sportivi con assiduità è cresciuta nell’arco di un decennio e ha guadagnato quasi 3

punti percentuali, passando dal 19,1 per cento del 2001 al 21,9 per cento del 2011.

Nell’ultimo anno, però, si rileva una trascurabile riduzione rispetto all’anno

precedente, così come si era verificato anche nel 2006.

La quota percentuale di coloro che praticano sport in modo saltuario oscilla, nel

periodo considerato tra un valore massimo, pari a 10,6 per cento del 2001, al 9,6 per

cento del 2009 e sembra essersi stabilizzata su un valore pari al 10,2 per cento negli

ultimi due anni.

In riferimento a quanti, non potendo o volendo praticare attività sportiva, riescono

comunque a svolgere delle attività fisiche, dal grafico emerge inoltre come le fasi di

contrazione ed espansione di quest’ultima categoria siano inversamente legate alle

variazioni dei sedentari. Questo “travaso” si manifesta in quasi tutti gli anni; in

particolare negli anni 2005, 2007 e 2010 la quota di sedentari è diminuita a vantaggio

di quella delle persone che praticano attività fisiche.

In particolare, la percentuale di coloro che non svolgono alcuna attività fisico-

sportiva, oscilla intorno alla soglia del 40% e, dopo aver raggiunto il livello minimo del

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 11 -

decennio nel 2010 (38,3%), è tornata a crescere di 1,5 punti nel 2011. Al fenomeno

della sedentarietà della popolazione contribuiscono anche alcuni fattori strutturali di

carattere socio-demografico, quali il processo di invecchiamento della popolazione

italiana, che favorisce la diffusione di stili di vita meno attivi, e il fenomeno

dell’immigrazione.

La quota degli italiani che praticano sport in forma continuativa ha subito una

dinamica speculare: è complessivamente aumentata negli ultimi dieci anni, ma

rispetto al valore massimo (22,8%) raggiunto nel 2010, nell’anno successivo ha

subito una lieve flessione (quasi un punto percentuale).

Con particolare riferimento alla pratica sportiva continuativa, i dati storici riportati

nella tab.3 (che per la popolazione di 6 anni e più sono disponibili già dal 1982),

evidenziano che, dopo la flessione registrata tra il 1988 e il 1995 - quando la quota di

sportivi continuativi è passata dal 22,9 per cento al 18,0 per cento - i livelli di

partecipazione hanno ricominciato a salire, sebbene nel 2011 i valori percentuali

hanno subito un calo rispetto all’anno precedente (dal 22,8 per cento al 22,0 per

cento) soprattutto per effetto della diminuzione della pratica maschile.

Tab.3 – Dati storici Istat sulla pratica dello sport.

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 12 -

La distribuzione dei valori della pratica sportiva e fisica per età e genere [2] mette

in evidenza l’elevata percentuale di praticanti sportivi presente tra i giovani dai 6 ai

17 anni (vedi fig.3). In particolare oltre i 2⁄3 dei ragazzi con età compresa tra gli 11 e i

14 anni pratica uno o più sport. Dall’adolescenza si manifesta, quindi, una flessione

della pratica sportiva che perdura fino alla terza età.

Fig.3 – Rappresentazione grafica per genere e fasce d’età relativa alla pratica sportiva in Italia nel 2011.

L’analisi per genere evidenzia come l’attività sportiva sia meno praticata tra le donne:

nel 2011 praticano un’attività sportiva, in modo continuativo o saltuario, il 25,9 per

cento delle femmine rispetto al 38,6 per cento dei maschi e la quota di praticanti è

sistematicamente inferiore per le femmine di tutte le classi di età, con la sola

eccezione dei giovanissimi (3-5 anni), per i quali si rilevano valori analoghi. Il divario

diviene massimo tra i 20 e i 24 anni (circa 24 punti percentuali) e successivamente si

attenua al crescere dell’età.

La differenza di genere è una caratteristica strutturale ormai ben nota e, osservando

la tendenza dell’ultimo decennio, anche se l’aumento della pratica continuativa ha

interessato le persone di entrambi i sessi e delle diverse età, la diversa propensione

allo sport tra maschi e femmine [2] è rimasto rilevante (fig.4).

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 13 -

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

3-5 6-10 11-14 15-17 18-19 20-24 25-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65-74 75 e più

Classi di età

Valo

ri p

erc

en

tuali

Maschi 2001 Femmine 2001

Maschi 2011 Femmine 2011

Fig.4 – Confronto 2001-2011 sui dati di diffusione della pratica sportiva continuativa per sesso ed età.

In particolare, focalizzando l’attenzione sull’evoluzione della pratica sportiva

giovanile degli ultimi anni, si riscontrano variazioni estremamente positive

soprattutto tra i bambini. Come evidenziato in fig.5, dal 2001 al 2011, i livelli della

pratica sportiva per la fascia d’età compresa tra i 6 e i 10 anni sono aumentati di oltre

5 punti percentuali, passando dal 48,8 per cento al 54,3 per cento, ed hanno quasi

raggiunto gli stessi livelli della fascia d’età 11-14 anni, da sempre la più attiva (56,1

per cento di praticanti continuativi nel 2011).

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16

49

54

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34

16

5054

47

37

20

54 56

47

36

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

3-5 6-10 11-14 15-17 18-19

Classi di età

Valo

ri p

erc

en

tuali

2001 2005 2011

Fig.5 – Confronto 2001-2011 sui dati di diffusione della pratica sportiva continuativa nelle fasce d’età giovanile.

Le quote di partecipazione sportiva dei giovani per le classi d’età immediatamente

successive sono, invece, rimaste sostanzialmente stabili, attestandosi nel 2011 su

valori pari rispettivamente al 46,5 per cento per i ragazzi tra i 15 ed i 17 anni e ad un

livello inferiore di ben 10 punti percentuali (35,9 per cento) per i giovani tra i 18 ed i

19 anni.

Un’ulteriore contributo alla quantificazione della pratica sportiva in forma organizzata

è fornito dai dati del CONI, dai quali risulta un numero di tesserati pari a circa 11

milioni nel 2011. Si tratta di una sommatoria disomogenea che comprende i tesserati

delle Federazioni Sportive Nazionali e Discipline Sportive Associate che coprono

segmenti di attività fisico-sportiva caratterizzati da maggior impegno agonistico (4

milioni e mezzo di tesserati delle società ed associazioni sportive) e quelli degli Enti

di Promozione Sportiva (con finalità ludiche, ricreative e formative) che propongono

attività fisico-sportiva a carattere amatoriale organizzata (circa 7 milioni di iscritti

dichiarati dagli Enti ed anche di tesserati individualmente in occasione di

manifestazioni sportive promozionali).

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4 - Dati comparativi a livello europeo

A completamento dell’analisi svolta finora è utile confrontare i dati nazionali italiani

con i dati disponibili a livello europeo sul tema della pratica dello sport. A questo

riguardo, l’unico riferimento ufficiale utile per una comparazione internazionale è la

ricerca europea condotta da Eurobarometer [5].

In termini generali, dai risultati riportati nell’analisi tematica Eurobarometer del 2010

si evince come l’Italia sconti un grave ritardo rispetto agli altri Paesi. Per individuare e

qualificare la pratica dell’attività sportiva e la pratica dell’attività fisica (esclusa quella

sportiva) Eurobarometer utilizza due diverse variabili [5]. Per la pratica dell’attività

sportiva, alcuni risultati forniti dall’analisi europea sono riportati in tab.4; senza

spingerci nel confronto con gli Stati del nord Europa, in cui tradizionalmente risulta

molto diffusa l’attività sportiva, la tab.4 evidenzia come l’Italia, con una percentuale

cumulativa pari al 29% per la pratica sportiva (regolare e con qualche regolarità),

risulti distanziata di molti punti percentuali anche da Paesi culturalmente affini, quali

la Spagna (39%) e la Francia (48%). Sensibile è il distacco anche rispetto alla media

europea che si attesta al 40%. Il dato italiano risulta ancora più sconfortante alla luce

del fatto che anche per la pratica sportiva svolta saltuariamente, l’Italia si attesta a 5

punti percentuali di distanza rispetto alla media europea, primeggiando per l’assenza

di pratica dell’attività sportiva.

Percentuali di Pratica

dell’attività sportiva

Regolarmente

(%)

Con qualche

regolarità (%)

Saltuariamente

(%)

Mai

(%)

Media Europea 9 31 21 39

Svezia 22 50 22 6

Regno Unito 14 32 22 32

Francia 13 35 18 34

Spagna 12 27 19 42

Germania 9 40 20 31

Italia 3 26 16 55 Regolarmente: almeno 5 volte a settimana. Con qualche regolarità: da 1 a 4 volte a settimana Saltuariamente: da 1 a 3 volte al mese o meno spesso. Fonte Eurobarometer 2010

Tab.4 - Percentuali di popolazione che pratica l’attività sportiva in vari paesi dell’UE.

Analoghe considerazioni si possono svolgere anche per la pratica dell’attività fisica

(esclusa quella sportiva); un estratto dei dati riportati da Eurobarometer è mostrato

nella tab.5. In questo caso la situazione risulta particolarmente negativa con

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riferimento alla pratica regolare dell’attività fisica (Italia 7% media europea 27%), e

altrettanto negativa per quanto riguarda l’assenza di attività fisica (Italia 33% media

europea 14%).

Percentuali di Pratica di attività

fisica (non sportiva)

Regolarmente

(%)

Con qualche

regolarità (%)

Saltuariamente

(%)

Mai

(%)

Media Europea 27 38 20 14

Svezia 40 44 14 2

Regno Unito 37 36 15 12

Francia 33 42 15 10

Spagna 33 38 19 10

Germania 28 50 16 6

Italia 7 30 30 33 Regolarmente: almeno 5 volte a settimana. Con qualche regolarità: da 1 a 4 volte a settimana Saltuariamente: da 1 a 3 volte al mese o meno spesso. Fonte Eurobarometer 2010

Tab.5 - Percentuali di popolazione che pratica l’attività fisica in vari paesi dell’UE.

E’ da osservare che, pur nella loro congruenza interna, che li rende utili ad un

confronto di massima tra i vari Paesi d’Europa, i dati dell’indagine Eurobarometer

non sono immediatamente confrontabili con i dati nazionali Istat, in quanto le due

indagini presentano sostanziali differenze metodologiche.

Infatti, nel caso dell’Eurobarometer il campione nazionale intervistato per l’Italia è

composto da 1.032 persone, quindi piuttosto limitato, mentre le indagini multiscopo

dell’Istat si basano su campioni di circa 50.000 persone. Inoltre, mentre l’analisi

Eurobarometer si rivolge alla popolazione con età superiore ai 15 anni, l’indagine

nazionale Istat [2] rileva i comportamenti della popolazione di età superiore ai 3 anni.

Questo aspetto è particolarmente rilevante, in considerazione degli alti tassi di

pratica sportiva e fisica nell’età infantile ed adolescenziale rilevati sulla base delle

statistiche nazionali (cfr fig.3 e fig.5).

Infine, anche le definizioni statistiche adottate da Eurobarometer sono differenti da

quelle utilizzate a livello nazionale. Per esempio, le possibili risposte relative alle

domande “pratica sport?” e “pratica attività fisica?”, proposte dall’indagine

Eurobarometer, non sembrano essere mutuamente esclusive tra loro, come invece

accade per quelle previste dall’Istat (vedi Appendice E), che sono chiaramente

alternative (non è possibile collocarsi contemporaneamente tra coloro che praticano

attività sportiva e attività fisica al di fuori dello sport).

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Sempre riguardo all’approccio metodologico, si osserva che anche la definizione

della frequenza con cui si pratica l’attività sportiva e fisica non è coerente. L’unica

variabile che risulta ragionevolmente confrontabile con i dati Istat è, dunque, quella

relativa alla sedentarietà (cioè l’assenza di pratica di qualunque attività sia sportiva

sia fisica): per questa ragione, in questa sede, si procederà ad un confronto puntuale

unicamente con riferimento ai dati relativi alla sedentarietà. Per quanto riguarda

l’indagine Eurobarometer, la variabile statistica che descrive la sedentarietà si può

desumere dal valore minimo tra la percentuale di coloro che dichiarano di non

praticare mai attività sportive e la percentuale di coloro che dichiarano di non

praticare mai attività fisica.

Il confronto tra le percentuali di sedentarietà della media dell’Unione Europea e

dell’Italia è riportato, per fasce d’età, in tab.6.

Sedentarietà

Fasce d’età (anni) Media UE (%) Italia (%)

15-24 7 24,6

25-39 11 34,8

40-54 12 38,5

55-69 18 42,5

70 + 27 63,6

Tab.6 - Confronto delle percentuali di sedentarietà in Italia e nell’Unione Europea.

La tab.6 confronta i dati di sedentarietà pubblicati dall’Eurobaromenter (relativi al

2009 per la Media UE) con i valori desunti dall’ultima indagine Istat multiscopo del

2011 [2].

Dall’analisi della tab.6 si evidenzia che:

l’Italia mostra livelli di sedentarietà ben superiori alla media europea per tutte

le fasce d’età;

in particolare nelle fasce di età 15-24, 25-39 e 40-54 anni, il numero di

sedentari in Italia è più che triplo rispetto alla media europea;

la percentuale di sedentari nelle fasce di popolazione della terza e quarta età

(55-69 e oltre i 70) raggiunge livelli elevatissimi, con valori superiori al 60%

per gli ultra settantenni.

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5 - Attività sportiva e persone con disabilità

Il punto di riferimento italiano nel mondo dello sport per le persone con disabilità è il

Comitato Italiano Paralimpico (CIP). Il CIP, Confederazione delle Federazioni e

Discipline Sportive Paralimpiche, è stato istituito con legge dello Stato n. 189 del 15

luglio 2003, resa attuativa dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8

aprile 2004, ed ha appunto ricevuto delega dallo Stato per coordinare e riconoscere

ogni Federazione, Disciplina ed Ente di promozione sportiva per disabili sul territorio

nazionale, con compiti analoghi a quelli dal legislatore affidati al CONI per quel che

attiene la pratica sportiva dei normodotati. Il CIP ha delegato alle Federazioni,

Discipline ed Enti di promozione sportiva per disabili la gestione delle discipline

sportive, mantenendo al proprio interno la gestione esclusiva del mero avviamento

allo sport. Tale attività rappresenta il primo avvicinamento alla pratica sportiva di

persone disabili e viene resa attuativa attraverso i Centri di Avviamento allo Sport

Paralimpico (CASP), gli Istituti Scolastici, le Unità Spinali/Centri di Riabilitazione ed i

rapporti con l’INAIL. Attualmente sono 730 gli atleti disabili impegnati su questo

fronte, con ottime prospettive di incremento nel breve periodo tenuto conto della

recente nascita del progetto.

Nell’anno 2011 i disabili tesserati con le 20 Federazioni Sportive Paralimpiche finora

riconosciute dal CIP sono stati 12.231, divisi in 1.295 Società Sportive, quelli con le

11 Discipline Sportive Paralimpiche riconosciute 1.315, divisi in 117 Società Sportive,

ed, infine, quelli con gli 8 Enti di Promozione sempre riconosciuti dal CIP 47.223,

divisi in 534 Società o Gruppi Sportivi, per un totale, quindi, di 60.769 tesserati e

1.946 Società Sportive affiliate.

Passando ai dati disponibili sull’attività fisica e sportiva praticata dalle persone con

disabilità, le indagini più recenti svolte dall’Istat in questo ambito risalgono al 2004-

2005, come mostrato nella tab.7. Dalla tab.7 si evidenzia come il fenomeno della

sedentarietà risulti, come immaginabile, ancora più accentuato tra le persone disabili,

con percentuali superiori al 58% nella fascia di età 6-44 anni, superiori al 76% nella

fascia 45-55 e quasi al 90% per la fascia degli over 65. Infine, dalla tab.6 si evidenzia

come la percentuale di persone con disabilità che non svolge alcuna attività fisica o

sportiva risulta quasi pari al doppio di quella relativa ai normodotati.

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Persone di 6 anni e più per presenza della disabilità, classe di età e pratica di una qualsiasi attività fisica o sportiva. Quozienti per 100 persone. Anni 2004-2005.

Disabili Non disabili

6-44 45-64 65 e più Totale 6-44 45-64 65 e più Totale

Nessuna attività fisica o sportiva 58,1 76,3 88,8 84,5 41,2 52,2 57,8 47,1

Qualche attività fisica o sportiva 41,9 23,7 11,2 15,5 58,8 47,8 42,2 52,9

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005

Tab.7 – Dati relativi ala diffusione dell’attività fisica o sportiva da parte di persone con disabilità: confronto con i normodotati.

6 - Impiantistica sportiva

Il censimento nazionale più recente in ambito di impiantistica sportiva è quello del

1989, realizzato dal Coni, Istat e Istituto per il Credito Sportivo [9]. Nel 1996 gli stessi

soggetti hanno curato un aggiornamento del censimento; questi ultimi dati

costituiscono il riferimento quantitativo più recente, acquisito tramite una rilevazione

organica svolta a livello nazionale con metodologia omogenea.

Nel 2002, in attuazione del Protocollo istituzionale sull’impiantistica sportiva,

sottoscritto il 16 luglio 2002 tra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il CNEL, è

stato istituito un Tavolo tecnico di pilotaggio (composto da rappresentanti del

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, delle Regioni, delle Provincie, dei Comuni,

del CONI, dell’ICS e dell’Istat) che sotto la direzione tecnica del CNEL ha condotto

un’analisi della situazione relativa alla consistenza degli impianti sportivi in Italia,

basandosi sulla integrazione delle fonti disponibili e ed effettuando una proiezione

dei dati al 2003. Quindi, gli ultimi dati disponibili relativi al 2003 costituiscono solo

una “proiezione statistica” e rivestono unicamente un valore di confronto e di

informazione generale sugli andamenti.

I risultati dell’analisi condotta dal Tavolo tecnico di pilotaggio tra il 2003 e il 2005

sono riportati in un Rapporto pubblicato dal CNEL nel 2005 [4]. Analizzando il

rapporto, si può ad esempio ricavare l’evoluzione del numero di impianti sportivi in

Italia negli anni (fig.6).

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Fig.6 – Spazi di attività sportiva: evoluzione dal 1989 al 2003

La fig.7, sempre tratta dal rapporto CNEL, riporta inoltre la ripartizione territoriale

degli spazi per attività sportiva, evidenziando un notevole sbilanciamento tra l’Italia

del Nord e quella del Sud/Isole.

Fig.7 – Ripartizione territoriale degli spazi di attività sportiva.

Passando ai dati territoriali legati all’impiantistica sportiva, si conferma la supremazia

delle Regioni dell’Italia settentrionale rispetto al resto del Paese.

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La fig.8 mostra che, nei valori totali, i migliori indici di dotazione impiantistica

spettano infatti alle macro aree del Nord-Ovest e del Nord-Est (rispettivamente 354 e

352 spazi ogni 100.000 residenti).

Fig.8 – Dotazione di impianti sportivi ogni 100.000 abitanti per ripartizione territoriale - anni: 1989, 1996, 2003 (indagine CNEL 2003).

Si osserva come il Sud e le Isole presentano gli indici che attestano l’esistenza di

forti ritardi relativamente all’offerta di spazi e strutture per lo sport, sia rispetto al Nord

del Paese, sia, in misura più contenuta nei confronti delle aree dell’Italia Centrale.

Un altro dato da tenere in considerazione nell’analisi dello stato dell’impiantistica

sportiva è quello legato agli spazi sportivi “non attivi”. Dall’analisi del CNEL si

deduce (vedi fig.9) che il numero degli spazi di attività sportiva “non attivi” è andato

crescendo, passando da 11.715 nel Censimento del 1989 (ovvero l’8,7% del totale),

a 13.836 nell’aggiornamento effettuato nel 1996 (corrispondente al 9,6%), arrivando

a 14.590 nel 2003.

Da questi dati, seppur non aggiornati, risulta come il 9,8% sul totale degli spazi

sportivi, un patrimonio prevalentemente pubblico di proprietà comunale, situato

soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, necessiti di interventi di recupero e di

riqualificazione strutturale.

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Fig.9 – Confronto tra il numero di impianti non attivi e il totale degli impianti disponibili, anni 1989, 1996, 2003.

Dal 2003 ad oggi non sono state condotte delle campagne di rilevazione a livello

nazionale. Per colmare questo vuoto è stato istituito l’Osservatorio Nazionale per

l’Impiantistica Sportiva che è coordinato dalla PCM-Ufficio per lo sport e che ha

avviato, in collaborazione con le Regioni, gli Enti locali e le Organizzazioni Sportive, i

suoi lavori a settembre 2011.

Completando l’analisi con un confronto a livello europeo si riscontra che, in media,

l’Italia mostra una carenza di spazi d’attività sportiva in confronto di altri Paesi

europei. Ad esempio, i cittadini spagnoli dispongono (dati 2005) di circa 400 spazi

di attività sportiva ogni 100 000 abitanti; lo stesso vale per i francesi (dati 2010) con

punte di eccellenza in alcune Regioni (ad esempio la Lorena e la Piccardia) con

oltre 570 spazi per 100 000 abitanti. Il dato medio nazionale italiano, in base

all’ultima proiezione stimata dal CNEL è di circa 264 spazi di attività (dati 2003) per

ogni 100 000 abitanti, pari a circa i due terzi della analoga disponibilità in Francia e

Spagna. Anche le zone del nostro Paese maggiormente dotate in termini di

impiantistica sportiva (come i casi del Nord Ovest e del Nord Est con oltre 350 spazi

sportivi ogni 100 000 abitanti) non raggiungono i valori medi della Spagna e della

Francia.

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7 - Riferimenti

[1] CENSIS-CONI, 1° Rapporto Sport e Società, 2008

[2] Istat, Indagine Multiscopo 2011

[3] CONI, I numeri dello sport Italiano, 2010

[4] CNEL, La situazione degli Impianti Sportivi in Italia, 2005

[5] Special Eurobarometer n.334 (sport and physical activity), marzo 2010

[6] Istat, Lo sport che cambia, 2005

[7] CONI, Rapporto FNS DSA 2010

[8] VII Commissione permanente del Senato(Istruzione pubblica, beni culturali,

ricerca scientifica, spettacolo e sport), Indagine conoscitiva sullo sport di base e

dilettantistico, giugno 2011, Doc.XVII n.11.

[9] Istat, CONI, ICS, Censimento degli impianti sportivi 1989

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8 - Appendice A - Ulteriori approfondimenti sulla base dei dati Istat relativi

all’indagine del 2006 “I cittadini e il tempo libero”

Le caratteristiche e le determinanti della pratica sportiva1 Nell’ambito dell’indagine Multiscopo “I cittadini e il tempo libero” svolta a maggio del 2006, l’Istat ha dedicato ampio spazio alla rilevazione della pratica sportiva svolta nel tempo libero. L’indagine si basa su un campione composto da 24 mila famiglie, per un totale di circa 54 mila individui e consente di delineare il quadro della pratica sportiva in Italia, fornendo indicazioni particolareggiate sulle caratteristiche socio-demografiche delle persone che praticano sport, sulle modalità della pratica, sul tipo di sport praticato, sulle motivazioni per cui si pratica o non si pratica sport. Vengono indagate anche le caratteristiche delle persone che, pur non praticando sport, svolgono nel tempo libero qualche attività fisica. Infine, vengono presentati i dati sui sedentari, ovvero le persone che non praticano sport né attività fisica nel tempo libero.

Il livello di istruzione È forte l’effetto che il livello di istruzione ha sulla pratica sportiva, indistintamente per uomini e donne. La quota di coloro che praticano sport è del 45,8% fra i laureati e del 40,1% tra coloro che possiedono un diploma superiore, scende al 28,8% tra chi ha il diploma di scuola media inferiore per attestarsi al 20,9% fra coloro che hanno la licenza elementare o nessun titolo di studio (Tavola 3). Per gli uomini, si passa dal 49,4% di chi possiede la laurea al 27,8% di coloro che possiedono la licenza elementare o nessun titolo. Sul versante femminile, la quota di sportive sfiora il 42% fra le laureate e scende al 15,9% fra le donne che hanno la licenza elementare o nessun titolo. Ulteriori aspetti interessanti emergono se si considerano congiuntamente l’età, il titolo di studio e il sesso. Il titolo di studio risulta discriminante rispetto alla pratica sportiva a prescindere dall’età, in quanto i livelli di pratica sportiva sono sempre superiori tra chi ha conseguito un elevato titolo di studio, anche se le differenze tra laureati e persone con titoli di studio bassi diminuiscono all’aumentare dell’età. Nella fascia tra i 25 e i 44 anni, infatti, praticano sport il 55,8% dei laureati a fronte del 9,7% di coloro che possiedono la licenza elementare; tra le persone con 65 anni e più, invece, si dedica ad attività sportiva il 21,6% dei laureati a fronte del 3,6% di coloro che possiedono la licenza elementare. Rispetto al 2000, la pratica sportiva aumenta tra le persone con licenza elementare soprattutto grazie al contributo delle bambine di 6-10 anni e diminuisce tra le persone diplomate e con la licenza media. Le differenze tra chi possiede titoli di studio alti e chi li ha bassi rimangono invariate.

1 L’appendice A è tratta da “La pratica sportiva in Italia, anno 2006 - Statistiche in breve”, a cura di Adolfo Morrone e Miria

Savioli (Roma, giugno 2007).

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La condizione professionale Analizzando la condizione professionale emerge come coloro che praticano di più siano gli studenti (60,5%), seguiti dagli occupati (35,5%). Tra questi ultimi, le quote di partecipazione salgono al 43,5% tra i dirigenti, gli imprenditori e i liberi professionisti, si attestano sul 42,5% tra i direttivi, i quadri e gli impiegati, mentre tra gli operai scendono al 28,1%. I livelli più bassi si riscontrano tra le casalinghe e i ritirati dal lavoro, presso i quali la quota di sportivi non raggiunge il 12% (Tavola 4). Il vantaggio maschile nei livelli di pratica è pressoché costante in tutti i casi: è particolarmente accentuato tra gli studenti e le persone in cerca di prima occupazione, mentre si attenua tra i ritirati dal lavoro.

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Sport “femminili” e sport “maschili” Uomini e donne vivono lo sport in modo completamente diverso. Alcuni sport si connotano infatti come tipicamente femminili, mentre per altri la quota di uomini praticanti è sempre superiore a quella delle donne (Tavola 6). Ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica risultano essere maggiormente diffusi fra le donne (39,5% rispetto al 15,3% degli uomini), così come il nuoto (26,6% rispetto al 16,9%), la danza e il ballo (13,5% contro l’1,4%) e la pallavolo (8% rispetto al 3%). Per tutte le altre attività, la quota dei maschi praticanti è sempre superiore a quella delle donne. In particolare, alcuni sport si configurano come prettamente maschili: fra questi ovviamente il calcio (praticato dal 39,7% degli uomini a fronte dell’esiguo 1,5% delle donne), il ciclismo (9,6% rispetto al 2,9%), il tennis (7,7% rispetto al 3,7%), la caccia e la pesca (praticate dagli uomini in misura pressoché esclusiva).

Rispetto al 2000 non si notano andamenti molto diversi per uomini e donne rispetto al tipo di attività praticate: si registra un leggero recupero degli uomini nella ginnastica e delle donne nell’atletica e negli sport ciclistici; aumenta (dal 12,6% al 21,5%) tra gli uomini , soprattutto nella fascia tra i 20 e i 34 anni la diffusione del calcetto,, mentre tra le donne aumenta il numero di coloro che praticano la danza e il ballo (dal 6,8% al 13,5%). Quest’ultimo aumento caratterizza in particolare le sportive più piccole: dal 20,3% al 30,7% tra i 3 e i 10 anni e dal 10,1% al 24,1% tra gli 11 e 19 anni (Tavola 7).

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TANGOS, GdL Statistiche (Area Sport e Società) maggio 2012 - 28 -

Lo sport e l’età: gli sport “giovani” e gli sport “adulti” Alcune attività sportive sono praticate prevalentemente da giovani e giovanissimi, mentre altre registrano un maggior numero di adesioni fra gli adulti. Il nuoto, la danza e le arti marziali sono praticati soprattutto dai più piccoli: il 42,8% dei bambini di 3-10 anni pratica il nuoto, il 15,1% la danza e il ballo, il 7,3% le arti marziali e il 7,3% la pallacanestro. Il calcio e il gruppo della ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica sono praticati soprattutto dai giovani, ma essendo gli sport più praticati in assoluto, risultano molto diffusi in quasi tutte le fasce di età. La pallavolo è praticata prevalentemente nelle fasce di età fra gli 11 e i 19 anni (13,5%) e la pallacanestro tra i 3 e i 19 anni (oltre il 7%), mentre il footing, l’atletica leggera, il tennis, gli sport invernali e il ciclismo sono più diffusi tra le persone sopra i 35 anni; la caccia, la pesca, le bocce, il bowling e il biliardo si possono definire sport per anziani, registrando le punte massime di adesione fra gli ultrasessantenni (Tavola 7).

Il luogo della pratica sportiva Il 61,5% degli sportivi ha dichiarato di utilizzare impianti al chiuso (palestre, piscine coperte) e il 43,3% impianti all’aperto (campi da calcio, da tennis, piscine scoperte, piste da sci alpino). Tra le donne, fra le quali, come si è detto, gli sport più diffusi sono la ginnastica, l’aerobica, il fitness e il nuoto, è più comune la pratica in impianti al chiuso (81,8% rispetto al 47,6% degli uomini), mentre tra gli uomini prevale la pratica in strutture all’aperto (56,5% rispetto al 24,1% delle donne), trainate dalla popolarità del calcio e del calcio a 5. Sono il 17,2%, invece, gli sportivi che praticano in spazi all’aperto attrezzati (piste ciclabili, percorsi di sci di fondo), mentre il 29,4%, pratica sport in spazi all’aperto non attrezzati (mare, montagna, lago, boschi, parchi). La pratica negli spazi all’aperto, attrezzati o meno, è più diffusa tra gli uomini. Infine, il 3,9% degli sportivi pratica in casa; questa quota sale al 5,8% fra le donne e si attesta sul 2,6% fra gli uomini. L’analisi per età mostra differenze significative tra giovani e adulti. La pratica in impianti sportivi al chiuso è diffusa in tutte le fasce di età, ma con variazioni significative: si va infatti dall’84,7% dei bambini di 3-5 anni al 40,1% degli sportivi con più di 75 anni. Praticano in impianti sportivi all’aperto oltre il 50% dei giovani tra gli 11 e i 17 anni, mentre, superati i 65 anni, tale quota scende sotto il 25%. La pratica in spazi all’aperto, siano essi attrezzati o meno, invece è maggiormente diffusa tra gli sportivi adulti e anziani: in particolare, dichiarano di praticare in spazi all’aperto non attrezzati meno del 20% degli sportivi tra i 3 e i 19 anni, mentre tra gli sportivi con più di 45 anni tale quota supera il 40%. Naturalmente le differenze di genere e di età riscontrate rispetto al luogo della pratica sono influenzate dal tipo di sport praticato (Tavola 8).

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La polisportività: soprattutto uomini 35-44enni Nel 2006, il 65% degli sportivi di 3 anni e più ha dichiarato di praticare un solo sport, il 24,2% pratica due sport e il 10,4% pratica tre o più sport. La polisportività è più diffusa tra gli uomini: il 37,1% di essi, infatti, pratica due o più sport a fronte del 30,7% delle donne. La pratica di tre o più sport aumenta al crescere dell’età, tocca la sua punta massima tra i 35 e i 44 anni (in questa fascia d’età il 13% degli sportivi pratica 3 o più sport), per poi decrescere nelle età più mature. La pratica di un solo sport, invece, prevale tra i più piccoli e i più anziani: l’84,4% dei bambini di 3-5 anni e il 76% delle persone con 75 anni e più praticano, infatti, un solo sport. Con riferimento alla dimensione territoriale, le persone che praticano tre o più sport diminuiscono man mano che da Nord si scende verso Sud. I polisportivi si attestano, infatti, sul 13% nel Nord, scendono all’8,1% nell’Italia centrale, mentre nel Sud non raggiungono il 7%. Viceversa, gli sportivi che praticano un solo sport prevalgono nel Sud: si passa, infatti, dal 59,8% dell’Italia nord-orientale a circa il 72% dell’Italia meridionale. Nel Nord, dunque, non solo è più diffusa la pratica sportiva, ma si praticano anche più sport (Tavola 9). .Quanto alla pratica continuativa, tra il 19882 e il 2006 si registra la diminuzione degli sportivi continuativi di 3 anni e più che praticano un solo sport (dal 76,1% al 64,1%), a fronte dell’incremento di coloro che dichiarano di praticare due sport (dal 17,5% al 24,4%) e tre sport o più (dal 5,5% all’11,4%).

2 Nel 1988 era stata rilevata solo la pratica sportiva continuativa.

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L’analisi di genere evidenzia come la crescita della polisportività si sia verificata prima tra gli uomini e solo successivamente tra le donne. Tra il 1988 e il 1995 la polisportività aumenta in particolare tra gli uomini: la quota di sportivi che pratica due o più sport passa, infatti, dal 24,9% al 33,8%, mentre tra le donne l’aumento è molto più contenuto (dal 19,1% al 22,9%). Tra il 1995 e il 2000, invece, sono le donne a registrare l’incremento più forte, dal 22,9% al 30,4%, mentre gli uomini passano dal 33,8% al 38%. L’analisi dell’ultimo periodo mostra una sostanziale stabilità della polisportività tra gli uomini a fronte di una leggerissima crescita tra le donne (Tavola 10).

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La frequenza della pratica sportiva Elementi importanti che contraddistinguono il profilo dello sportivo sono la frequenza della pratica (numero di mesi l’anno, numero di volte e numero di ore a settimana), ma anche l’iscrizione o il tesseramento, la presenza dell’allenatore/istruttore e la partecipazione a gare che indicano il grado di strutturazione dell’attività sportiva. Numero di mesi. Considerando la cadenza mensile con la quale complessivamente si pratica sport, emerge come il 46,7% degli sportivi pratichi sport per 10-12 mesi l’anno e il 28,3% per 7-9 mesi l’anno. La quota di sportivi che pratica meno di 7 mesi l’anno si attesta sul 23,4% (l’8,2% pratica 1-3 mesi e il 15,2% 4-6 mesi). Gli uomini sono sportivi più assidui: il 51,0% fra gli uomini pratica sport per 10-12 mesi l’anno a fronte del 40,4% delle sportive. Circa la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 24 anni pratica per 10-12 mesi l’anno. Si pratica sport per più mesi l’anno prevalentemente al Nord (oltre il 49% delle persone), e, in misura minore, al Centro (48,1%). Nelle Isole e al Sud si scende al di sotto del 42% (rispettivamente il 41,5% nelle Isole e il 38% nel Sud) (Tavola 11).

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Numero di volte a settimana. Il 22,4% degli sportivi ha dichiarato di praticare meno di una volta a settimana, il 54,1% una-due volte a settimana e il 22,4% più di due volte a settimana. Gli uomini praticano più frequentemente rispetto alle donne: il 24% più di due volte a settimana a fronte del 20,2% delle donne. L’impegno nello sport delle donne si concentra invece sulla frequenza media di una-due volte settimanali: così avviene per il 59,6% delle sportive, contro il 50,4% degli sportivi. Considerando insieme le frequenze una-due volte e più di due volte a settimana, emerge come i più assidui siano i bambini e i giovanissimi: oltre l’80% dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni pratica sport una o più volte a settimana. Dall’analisi della dimensione territoriale emerge come gli sportivi del Sud siano i meno assidui: il 27% pratica sport meno di una volta a settimana a fronte del 18,1% degli sportivi residenti nel Nord-est. Numero di ore a settimana. Il 33,7% degli sportivi dichiara di aver praticato sport fino a 2 ore per settimana, il 22,9% da 2 a 4 ore, l’11,3% da 4 a 6 ore, mentre il 10,2% ha mostrato un impegno di 6 ore o più. Gli uomini esprimono un impegno in termini di ore maggiore rispetto alle donne: il 12,6%, infatti, ha praticato per più di 6 ore nell’ultima settimana, mentre tra le donne la quota scende al 6,8% (Tavola 11). Presenza dell’allenatore. Il 53,2% degli sportivi è seguito da un allenatore, quota che sale al 67,6% fra le donne e si attesta al 43,4% fra gli uomini. La quota di sportivi che svolgono l’attività sportiva alla presenza di un allenatore diminuisce al crescere dell’età: oltre l’84% degli sportivi in età 3-14 anni viene seguito durante gli allenamenti, mentre dai 45 anni in poi meno di un terzo degli sportivi svolge l’attività sportiva con l’allenatore. L’analisi per genere ed età mostra come la quota di sportivi seguiti da un allenatore sia, a tutte le età, sempre più alta tra le donne, e le differenze aumentano all’aumentare dell’età: in particolare nella fascia d’età più anziana (75 anni e più) dichiarano di praticare sport con l’allenatore il 10,8% degli uomini a fronte del 57,4% delle donne (Tavola 12).

Iscrizione/tesseramento. Il 69,7% degli sportivi dichiara di essere iscritto o tesserato (per un totale di oltre 11 milioni 958 mila sportivi) con una leggera prevalenza delle donne (il 73% rispetto al 67,4% degli uomini). La quota di sportivi iscritti si mantiene molto alta in tutte le fasce di età, con punte che superano l’80% tra i 6 e i 17 anni. Rispetto a questa variabile non emergono differenze territoriali. Per svolgere l’attività prescelta, Il 64% degli sportivi si è fatto rilasciare un certificato medico e/o ha effettuato controlli medici specifici, quota che sale al 67,7% tra le donne e si attesta al 61,4% fra gli uomini. Le quote maggiori si riscontrano tra i più giovani (circa l’85% tra i ragazzi di 6-14 anni).

Partecipazione a gare. Oltre 4 milioni e 380 mila sportivi hanno dichiarato di aver partecipato ad una o più competizioni ufficiali organizzate da Federazioni sportive, Coni o Enti di Promozione (pari al 25,5% degli sportivi), mentre oltre 1 milione e 860 mila sportivi hanno partecipato a competizioni non ufficiali, come gare, tornei, campionati organizzati da società o associazioni sportive, circoli, scuole, parrocchie, enti locali eccetera (10,9%) (Tavola 12).

Attività svolta nel mondo dello sport. Nel 2006, sono poco più di 1 milione le persone di 14 anni e più che hanno dichiarato di svolgere una o più attività nel mondo dello sport in qualità di dirigente di società o accompagnatore, tecnico, allenatore, istruttore, ufficiale di gara. All’interno di questo gruppo le donne sono nettamente in minoranza (196 mila a fronte di 815 mila uomini).

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Le motivazioni della pratica sportiva Lo sport è praticato prevalentemente per passione o piacere (63,8%), per mantenersi in forma (53,6%) e per svago (50,4%). Anche la diminuzione dello stress costituisce una motivazione molto importante, indicata dal 30,4% degli sportivi; seguono la possibilità di frequentare altre persone (25%), i valori che lo sport trasmette (13,7%), il contatto con la natura (12,7%) e le potenzialità terapeutiche (11,5%). Anche rispetto ai motivi per cui si pratica sport emergono forti differenze di genere. Il mantenersi in forma è una motivazione maggiormente indicata dalle donne (il 59,8% contro il 49,3% degli uomini), le quali attribuiscono anche maggior valore alle potenzialità terapeutiche dello sport; infatti, il 15,7% di esse dichiara di praticare sport a scopo terapeutico rispetto all’8,6% degli uomini) (Tavola 13). Tra gli uomini invece prevalgono gli aspetti ludici e di divertimento: oltre la metà di essi pratica sport per svago (52,5% rispetto al 47,5% delle donne), e il 71,5% dichiara di praticare sport per passione, mentre tra le donne la quota scende al 52,5%. Anche il contatto con la natura è una motivazione maggiormente indicata dagli uomini (14,6% rispetto al 9,9% delle donne). Le motivazioni della pratica sportiva variano sensibilmente al variare dell’età. I più giovani vivono lo sport come un piacere (il 79,2% dei praticanti di 11-14 anni e il 76,4% di quelli tra 15 e 17 anni affermano di praticare sport per passione/piacere), ne sottolineano l’aspetto socializzante (oltre il 30% dei ragazzi di 6-19 anni pratica sport per stare con altre persone) e l’importanza per i valori che trasmette (oltre il 22% tra i 6 e i 14 anni).

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Superata la soglia dei 20 anni, pur rimanendo importanti le motivazioni legate all’aspetto ludico e di piacere, acquistano più importanza il desiderio di mantenere una buona forma fisica, indicato da oltre il 66% delle persone tra i 25 e i 44 anni, e la possibilità di scaricare lo stress, motivazione indicata dal 44,2% degli sportivi tra i 35 e i 44 anni. All’aumentare dell’età vengono sottolineate sempre più le capacità terapeutiche dello sport. Questa motivazione, infatti, acquista valore a partire dai 45 anni, per diventare prevalente tra i praticanti con 75 anni e più e in particolare tra le donne. Analizzando la dimensione territoriale emerge come alcune motivazioni della pratica sportiva pesino in modo diverso nelle varie ripartizioni. Le maggiori differenze riguardano la possibilità di scaricare stress e tensioni attraverso lo sport, motivazione indicata dal 34,5 degli sportivi residenti nel Nord-est, mentre nel Sud si scende al 25,8%. Gli aspetti socializzanti dello sport sono molto più sentiti nel Nordest rispetto al resto del Paese (28,6%), così come la possibilità offerta dallo sport di stare in mezzo alla natura indicata dal 17,2% degli sportivi residenti nel Nord-est e dal 16% di quelli residenti nel Nordovest, laddove nel Sud e nelle Isole tale quota scende sotto il 7%. Le possibilità terapeutiche offerte dallo sport sono maggiormente indicate nelle ripartizioni in cui maggiore è la quota di anziani residenti e di anziani che praticano sport (il 14,0% al Nord-est contro l’8,9% nel Sud e il 7,9% nelle Isole). Rispetto al 2000 aumentano gli sportivi che dichiarano di praticare sport per mantenersi in forma (dal 49,2% al 53,6%), per scaricare lo stress (dal 26% al 30,4%) e per frequentare altre persone (dal 20,7% al 25,0%).

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Le ragioni per cui non si pratica sport I motivi prevalenti per cui non si pratica sport sono la mancanza di tempo, che viene addotta come la causa principale dal 40,2% dei non praticanti e in particolare dagli uomini (il 43,6% rispetto al 37,5% delle donne). Seguono la mancanza di interesse (30,3%), l’età (24,1%), la stanchezza/pigrizia (16,2%), i motivi di salute (14,9%) e i motivi familiari (12,7%) e i problemi economici (7,1%). Residuale la quota di coloro che indicano tra le motivazioni la mancanza di impianti o la difficoltà a raggiungerli (3,1%) e gli orari scomodi degli impianti (1,7%). Se si escludono la mancanza di tempo (più indicata dagli uomini) e i motivi familiari (maggiormente indicati dalle donne), rispetto alle altre motivazioni non emergono differenze di genere significative (Tavola 14). Aspetti interessanti, invece, emergono rispetto all’età: ad esempio, se in generale il 3,1% della popolazione indica la mancanza di impianti o la difficoltà a raggiungerli e il 7,1% i motivi economici, impedimenti oggettivi alla pratica sportiva, tali quote salgono rispettivamente all’11% e al 15% tra i ragazzi di 6-14 anni. Al crescere dell’età acquista sempre più peso la mancanza di tempo e già a partire dai 15 anni oltre la metà dei non sportivi indica questa motivazione, con punte massime tra i 35 e i 44 anni (65,3%). I motivi di salute e l’età acquistano importanza a partire dai 55 anni, costituendo le due principali motivazioni della non pratica per le persone con 75 anni e più: ben il 78,7% dei non praticanti appartenenti a questa fascia d’età, infatti, individua nell’età un impedimento alla pratica sportiva, mentre il 42% indica i motivi di salute. Un aspetto interessante riguarda i più piccoli: il 61,7% dei bambini non praticanti in età compresa fra i 3 e i 5 anni non pratica sport a causa dell’età. Sembrerebbe, dunque, ancora esistere un ostacolo forte da parte dei genitori alla pratica sportiva dei propri figli in età infantile (anche se nel 2000 la quota era ancora più alta: 74,4%), sebbene, come abbiamo visto, la quota di piccolissimi che praticano sport è molto aumentata dal negli ultimi anni. L’analisi dettagliata per regione e ripartizione geografica mostra come le varie motivazioni pesino in modo diverso sul territorio. Se, in generale, il 30,3% dei non sportivi indica la mancanza di interesse, tale motivazione si attesta sul 28% circa nel Centro-Nord, mentre nel Sud sale al 34%. La carenza di impianti sportivi, impedimento oggettivo per la pratica sportiva, viene indicata da oltre il 4% dei non sportivi residenti al Sud e nelle Isole, laddove nel Nord-ovest tale motivazione è indicata solo dal 2%. Le regioni in cui questa motivazione viene maggiormente indicata sono il Molise (7,8%) e la Calabria (6,6%) (Tavola 14). Anche i motivi economici sono maggiormente indicati dai non sportivi residenti nel Sud (il 10,5% rispetto al 3,8% dei non sportivi residenti nel Nord-est) e in particolare dai non sportivi residenti in Campania (14,5%). Rispetto al 2000 aumenta, in particolare, la quota di non sportivi che dichiara di non praticare per stanchezza/pigrizia (dal 13,5% al 16,2%) e per motivi economici (dal 5,3% al 7,1%).

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L’INTERRUZIONE DELLA PRATICA SPORTIVA GIOVANILE Più di 6 milioni e mezzo di giovani in età 10-24 anni (pari al 74% dei giovani di questa fascia d’età) hanno fatto un’esperienza sportiva nella loro vita. Ma, mentre 5 milioni 163 mila praticavano ancora lo sport al momento dell’indagine (58,2%), oltre 1 milione e 400 mila aveva già interrotto la pratica sportiva svolta con continuità o saltuariamente (pari al 15,8% sul totale della popolazione di 10-24 anni). Più di un quarto dei giovani di 10-24 anni, invece, non ha mai fatto sport, quota che sale al 30,8 fra le ragazze e si attesta sul 20,5% fra i ragazzi (Tavola 15). La quota di coloro che hanno già interrotto lo sport è più alta fra le ragazze (il 19,2% contro il 12,6%). Tra il 1995 e il 2000 si registra una diminuzione di 2,5 punti percentuali della quota di giovani che hanno interrotto un’attività sportiva svolta con continuità o saltuariamente (dal 18,4% al 15,9% sul totale dei giovani di 10-24 anni). La diminuzione è più forte tra i ragazzi rispetto alle ragazze e si concentra in particolare tra i 15-17enni fra i quali coloro che hanno interrotto la pratica sportiva passano dal 19,5% al 14,2%. Rispetto al 2000, nel 2006 non emergono cambiamenti significativi.

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Analizzando i dati relativi alle diverse ripartizioni geografiche emergono forti differenze territoriali: la quota di giovani che attualmente pratica sport supera il 66% nel Nord, si attesta sul 60% circa nel Centro, mentre scende sotto il 50% nel Sud. Anche la percentuale di chi ha fatto un’esperienza sportiva passata è maggiore nel Centro-nord (18% circa rispetto al 12% nel Sud). Considerando, infine, i giovani che non hanno mai fatto sport, tale quota è inferiore al 19% nel Centro-nord e sale al 38,2% nel Sud (Tavola 16). La quota di giovani che non ha mai fatto un’esperienza sportiva nella propria vita diminuisce tra il 1995 e il 2000 (dal 29,2% al 25,8%), ma i dati dell’ultimo periodo mostrano una sostanziale stabilità (il 25,5% nel 2006) (Tavola 15).

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Le motivazioni dell’interruzione della pratica sportiva giovanile Più di un ex-sportivo su due ha abbandonato per mancanza di tempo (il 38% dei ragazzi di 10-24 anni che hanno interrotto un’attività sportiva svolta con continuità o saltuariamente) o per gli impegni scolastici (23,1%). Anche la mancanza di interesse verso lo sport ha giocato un ruolo importante, indicata da circa un terzo dei giovani che hanno abbandonato lo sport, la stanchezza/pigrizia (12,9%) e il subentrare di altri interessi (11,1%). I motivi di salute, di famiglia e quelli economici raccolgono tutti preferenze intorno al 5% circa. Mentre la carenza di strutture, le difficoltà nei rapporti con istruttori e compagni e gli scarsi risultati agonistici non hanno giocato un ruolo determinante nella scelta di interrompere l’attività sportiva (Tavola 17).

L’analisi di genere permette di cogliere interessanti differenziazioni nelle motivazioni dell’interruzione. Emergono, infatti, due diversi gruppi di motivazioni riconducibili a due filoni motivazionali: il problema del tempo e dello studio (ovviamente molto correlati tra loro) e la mancanza di interesse e/o il subentrare di altri interessi. Le ragazze, più dei loro coetanei, hanno interrotto per mancanza di tempo e per motivi di studio, mentre tra i ragazzi hanno prevalso la mancanza di interesse per lo sport e altri interessi che sono diventati prioritari rispetto alla pratica sportiva e gli scarsi risultati agonistici. L’analisi per età dell’interruzione mostra come ad ogni età le diverse motivazioni hanno pesato in modo differente. La mancanza di tempo ha pesato di più fra coloro che hanno interrotto tra i 20 a i 24 anni (63,5%), mentre gli impegni scolastici hanno rappresentato un ostacolo alla pratica sportiva in particolare tra i 10 e i 19 anni (circa il 25% degli sportivi che hanno interrotto a questa età). La mancanza di interesse ha costituito la motivazione principale dell’interruzione tra coloro che hanno interrotto prima dei 18 anni. La difficoltà nei rapporti con gli istruttori e i compagni invece hanno pesato in particolare per i piccolissimi (il 5,6% di chi ha interrotto prima dei 10 anni contro il 3,1% del totale degli ex-sportivi).

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L’ATTIVITÀ FISICA

Nel 2006, circa 16 milioni 120 mila persone, pur non praticando sport, hanno dichiarato di svolgere qualche attività fisica come fare passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta o altro (pari al 28,4% delle persone di 3 anni e più). Le donne si dedicano più degli uomini alla pratica di attività fisiche: il 30,2% di esse, infatti, pur non praticando sport, afferma di svolgere qualche attività fisica contro il 26,4% degli uomini. La maggior dedizione alle attività fisiche da parte delle donne si riscontra in tutte le classi di età ad eccezione dei piccolissimi e degli anziani. A partire dai 65 anni, la quota di uomini che svolgono qualche attività fisica supera quella delle donne, in particolare dai 75 anni gli uomini che praticano qualche attività fisica risultano il 29,6%, mentre le donne sono solo il 16,7%. Così come per lo sport, anche per l’attività fisica l’Italia risulta divisa in due: nel Nord circa il 33% della popolazione, pur non praticando sport, svolge comunque un’attività fisica laddove nel Sud tale quota non raggiunge il 23%. Le regioni e le province autonome in cui risulta più alta la quota di persone che svolgono qualche attività fisica è Trento (39,5%), il Friuli Venezia Giulia (35%), segue il Veneto (34,6%) e la Liguria (34,3%). Le regioni con la più bassa quota di persone che svolgono attività fisica sono la Calabria (21,1%), la Sicilia (21,3%) e la Campania (21,5%). Rispetto al titolo di studio emergono differenze decisamente più contenute rispetto a quelle riscontrate per la pratica sportiva: praticano solo qualche attività fisica, infatti, il 29,4% dei laureati a fronte del 24,8% delle persone con la licenza elementare. Con riferimento alla condizione professionale le quote più alte si rilevano tra i ritirati dal lavoro (35,6%) mentre quelle più basse tra gli studenti (19,1%), fra i quali si riscontra la quota più alta di sportivi. L’analisi del dato in serie storica mostra come la quota di coloro che, nel tempo libero, svolgono solo attività fisica continui a diminuire nel nostro paese: dal 35,3% nel 1995, al 31,2% del 2000, per arrivare al 28,4% del 2006, a conferma di un trend che assume aspetti di tipo strutturale nell’arco degli ultimi 11 anni. La diminuzione nel periodo 1995-2000 era stata più marcata tra gli uomini (dal 33,7% al 28,8%, mentre tra le donne la quota passa dal 36,7% al 33,6%). Nell’ultimo periodo, invece, il calo è stato maggiore tra le donne con una conseguente diminuzione delle differenze di genere. Aumentano, invece, le differenze tra laureati e le persone con la licenza elementare a causa della forte diminuzione della quota di praticanti tra coloro che possiedono un basso titolo di studio (dal 30,2% al 24,8%). Allo stesso tempo aumentano anche le differenze tra studenti e ritirati dal lavoro; mentre, infatti, tra i primi la quota di coloro che svolgono solo qualche attività fisica rimane stabile tra i secondi passa dal 40,7% al 35,6%. LA SEDENTARIETÀ: NÉ SPORT NÉ ATTIVITÀ FISICA Nel 2006, oltre 23 milioni 300 mila persone dichiarano di non praticare sport né qualche attività fisica nel tempo libero, pari al 41% della popolazione di 3 anni e più. Le donne sono più sedentarie degli uomini (45,5% rispetto al 36,2%). La quota di sedentari è molto bassa fra i più giovani, ma aumenta significativamente al crescere dell’età: a partire dai 65 anni più della metà della popolazione si dichiara sedentaria. I più sedentari sono gli anziani con oltre 75 anni, fra i quali oltre il 75% dichiara di non praticare sport né attività fisica nel tempo libero. Se si escludono i piccolissimi di 3-5 anni, a tutte le età le donne sono più sedentarie degli uomini. Le differenze di genere diminuiscono leggermente tra i 20 e i 54 (per effetto della maggiore attività fisica praticata dalle donne) per aumentare di nuovo tra la popolazione con più di 54 anni: in particolare tra gli ultrasettantacinquenni si dichiarano sedentari il 65,8% degli uomini, mentre tra le donne la quota sale all’81,2%.

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Le differenze territoriali risultano molto forti: i più sedentari sono maggiormente concentrati al Sud e nelle Isole, dove oltre la metà della popolazione di 3 anni e più non pratica sport né attività fisica nel tempo libero, mentre nel Nord la quota scende sotto il 33%. Le quote maggiori di sedentari si riscontrano tra le persone che possiedono la licenza elementare (54% rispetto al 24,5% dei laureati), tra le casalinghe (58,5%) e i ritirati dal lavoro (52,8%). Tra il 2000 e il 2006 la sedentarietà aumenta in particolare tra i ragazzi dagli 11 ai 14 anni e tra i giovani di 25-34 anni soprattutto per effetto della diminuzione, in queste fasce di età, delle persone che praticano solo qualche attività fisica. A livello territoriale la sedentarietà aumenta soprattutto nel Nordest e nel Centro-sud, mentre nelle Isole si registra una diminuzione dovuta all’aumento della quota degli sportivi. Infine la sedentarietà aumenta tra le casalinghe e i ritirati dal lavoro, ovvero tra coloro che già presentavano, nel 2000, le quote maggiori di inattività.

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9 - Appendice B - Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari: I risultati

dell’indagine Istat 20053

Molti studi hanno cercato di dare delle indicazioni sulla quantità e qualità dell’attività fisico-sportiva da praticare per avere un impatto positivo sulla salute e sugli stili di vita. Nello specifico, le raccomandazioni WHO fanno riferimento alla seguente definizione:

Sport&attività fisica = “con il termine più generale di attività fisico-motoria si intende qualsiasi movimento del corpo prodotto dai muscoli striati, che produce un

dispendio energetico superiore a quello basale (ottenuto cioè in una posizione di totale riposo)”.

Le raccomandazioni WHO si riferiscono quindi a: • diversi tipi di attività:

- agonistica versus amatoriale; - competitiva versus non competitiva; - organizzata versus non organizzata;

• un praticata effettuata in diversi ambiti (domains) di vita:

- tempo libero; - attività lavorativa; - lavori domestici; - trasporto casa-ufficio e/o scuola-casa.

Tre sono gli aspetti dello Sport&attività fisica rilevati dall’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, condotta dall’Istat nel 2005:

1) L’intensità: rilevante (high), moderata (moderate), leggera (light); 2) La frequenza: quanti giorni a settimana viene praticata; 3) Il tempo dedicato ciascuna volta alla attività praticata in minuti;

e tre sono gli ambiti di pratica:

1) Tempo libero; 2) Attività lavorativa; 3) Attività domestica.

3 L’Appendice è tratta da una presentazione di Emanuela Bologna, del 3 Marzo 2012, nell’ambito di un

seminario dell’Istat sulla pratica sportiva..

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almeno 3 giorni a settimana di attività fisica intensa (con almeno

1500 MET-min/week);

oppure

7 giorni di combinazioni di attività motorie di diversa intensità (con un minimo di 3000 MET-min/week).

3 giorni a settimana o più di attività fisica intensa per almeno

20 minuti

oppure

5 giorni a settimana o più di attività fisica imoderata o leggera

per almeno 30 minuti;

oppure

5 giorni a settimana o più di combinazioni di attività motorie di

diversa intensità (con un minimo di 600 MET-min/week).

Basso non si raggiungono i criteri per I primi 2 livelli

Alto*

Medio*

A partire da queste informazioni e utilizzando i criteri di definizione dei livelli di attività fisica adottati nell’ambito della metodologia IPAQ (International Physical Activity Questionnaire - Guidelines for Data Processing and Analysis), è possibile costruire un indicatore di Physical Activity articolato in 3 livelli,Analisi:

Sulla base di tale schema descrittivo e interpretativo si ottengono interessanti osservazioni

sui comportamenti legati alla pratica sportiva e di attività fisiche.

Quasi il 53% della popolazione adulta con età compresa tra i 18 ed i 59 anni non pratica un livello sufficiente di Sport e attività fisica.

I più bassi livelli di pratica si registrano tra le donne.

Figura 1 - Sport&Attività fisica per sesso – Persone di 18-59 anni Sport&AttivitSport&Attivitàà fisicafisica per per sessosesso ((personepersone didi 1818--59 59 annianni))

18,2

29,0

52,8

15,8

30,2

54,0

20,6

27,8

51,6

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 55,0

High level of PA

Moderate level of PA

Low level of PA

Male

Female

Males and Females

••Quasi Quasi ilil 53% 53% delladella popolazionepopolazione adultaadulta didi 1818--59 59 annianni

non non praticapratica un un livellolivello sufficientesufficiente didi Sport&attivitSport&attivitàà fisicafisica

••I I pipiùù bassibassi livellilivelli didi Sport&attivitSport&attivitàà fisicafisica si registrano

specialmene tra le donnedonne

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I più bassi livelli di pratica sportiva e di e attività fisica sono diffusi maggiormente tra i più

giovani (18-29 anni) e tra le persone di 50-59 anni. Invece, alla popolazione di 30-39 anni corrispondono le percentuali più elevate di

persone che praticano sport e attività fisica in misura moderata o rilevante.

Figura 2 - Sport&Attività fisica per sesso ed età – Persone di 18-59 anni

Dal punto di vista territoriale i livelli di pratica più bassa si riscontrano nelle regione del Mezzogiorno con uno scarto di oltre 20 punti percentuali tra l’Emilia-Romagna (42,7%) e la Campania (62,5%).

Figura 3 -Sport&Attività fisica e territorio – Persone di 18-59 anni

Sport&AttivitSport&Attivitàà fisicafisica per per sessosesso ed ed etetàà ((personepersone didi 1818--59 59 annianni))

Male

55,9

4 6 ,74 8 ,6

57,0

2 0 ,9

3 0 ,1 3 1,42 8 ,1

2 3 ,22 0 ,0

14 ,9

2 3 ,2

0 , 0

5 , 0

10 , 0

15 , 0

2 0 , 0

2 5 , 0

3 0 , 0

3 5 , 0

4 0 , 0

4 5 , 0

5 0 , 0

5 5 , 0

6 0 , 0

6 5 , 0

7 0 , 0

18-29 30-39 40-49 50-59

Low Moderate High

Female

6 5,2

4 7,3 4 6 ,5

58 ,8

2 1,0

3 4 ,23 6 ,6

2 7,9

13 ,8

18 ,516 ,9

13 ,2

0 , 0

5 , 0

10 , 0

15 , 0

2 0 , 0

2 5 , 0

3 0 , 0

3 5 , 0

4 0 , 0

4 5 , 0

5 0 , 0

5 5 , 0

6 0 , 0

6 5 , 0

7 0 , 0

18-29 30-39 40-49 50-59

Low Moderate High

••I I pipiùù bassibassi livellilivelli didi Sport&attivitSport&attivitàà fisicafisica sonosono diffusidiffusi

maggiormentemaggiormente tratra i i pipiùù giovanigiovani (18(18--29 29 annianni) e ) e tratra le le personepersone

didi 5050--59;59;

••InveceInvece tratra le le personepersone didi 3030--3939 sisi osservanoosservano livellilivelli pipiùù elevatielevati

didi Sport&attivitSport&attivitàà fisicafisica moderata o rilevante

Sport&Attività fisica e territorio - Persone di 18-59 anni

Alto Medio Basso

Piemonte 21,2 32,4 46,4

Valle d'Aosta 23,6 32,2 44,2

Lombardia 21,8 31,9 46,3

Trentino Alto Adige 27,8 28,3 43,8

Veneto 23,2 31,3 45,6

Friuli-Venezia Giulia 23,7 32,1 44,2

Liguria 20,3 30,8 48,9

Emilia-Romagna 23,5 33,8 42,7

Toscana 21,7 30,2 48,1

Umbria 21,5 28,6 49,9

Marche 19,2 32,0 48,8

Lazio 16,8 30,5 52,6

Abruzzo 18,5 26,6 54,9

Molise 14,1 28,9 57,0

Campania 9,4 21,1 69,5

Puglia 13,5 26,3 60,2

Basilicata 12,3 25,2 62,6

Calabria 13,3 24,8 61,9

Sicilia 10,3 23,8 66,0

Sardegna 19,2 29,6 51,2

Italia 18,2 29,0 52,8

“Strategie e strumenti per la conoscenza dello sport in Italia”, Istat, Roma 2 marzo 2012

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Bassi livelli di attività fisica sono più frequenti tra le persone che hanno una cattiva percezione del proprio stato di salute e tale tendenza si osserva indistintamente sia per gli uomini che per le donne.

Figura 4 - Sport&Attività fisica e percezione dello stato di salute

……Sport&attivitSport&attivitàà fisicafisica e e percezionepercezione dellodello statostato didi salutesalute

5 1, 05 2 , 4

6 7 , 6

2 7 , 42 9 , 7

2 2 , 4 2 1, 6

17 , 8

9 , 9

5 3 , 2

5 3 , 9

7 4 , 3

3 0 , 53 0 , 8

16 , 4 16 , 215 , 2

9 , 3

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

Low Moderate High Low Moderate High

Male Female

Good or very good

Fair

Bad or very bad

Bassi livelli di attività fisica sono più frequenti quando sia una

cattiva percezione del prprio stato di salute

Questa tendenza si osserva sia

per gli uomini che per le donne

Bassi livelli di pratica sportiva e di attività fisiche sono associati alla presenza di malattie

croniche, disabilità e invalidità oltre che, più in generale, a cattive condizioni di salute.

Figura 5 - Sport&Attività fisica e stato di salute – Persone di 18-59 anni

Sport&attività fisica e stato di salute - Persone di 18-59 anni

59 ,7

54 ,8

6 1,8

56 ,5

52 ,8

2 5,7

2 9 ,3

2 4 ,4

2 8 ,8 2 9 ,0

14 ,615,9

13 ,8 14 ,7

18 ,2

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

55,0

60,0

65,0

M alat t ie

card iovasco lar i

A rt rosi- A rt r it e-

Ost eoporosi

D iabet e Ipert ensione Tot ale

Basso M oderato Alto

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Nello specifico, la quota di persone che hanno un basso livello di pratica di sport e attività fisica va dal 51,6% riscontrato per i normopeso al 56,9% per le persone affette da obesità.

Figura 6 - Sport&Attività fisica e obesità – Persone di 18-59 anni

Sport&Attività fisica e obesità- Persone di 18-59 anni

51,6

56 ,952 ,8

2 9 2 9 ,4 2 9

18 ,219 ,4

13 ,7

0

5

10

15

2 0

2 5

3 0

3 5

4 0

4 5

50

55

6 0

6 5

70

N ormopeso Obeso Tot ale

B asso M o derato A lto

“Strategie e strumenti per la conoscenza dello sport in Italia”, Istat, Roma 2 marzo 2012

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10 - Appendice C - Sport e disabilità, Raccolta dati Istat 2004-2010

Di seguito si riportano i dati statistici per la quantificazione del fenomeno della disabilità in Italia, rilevati nell’ambito dell’indagine condotta dall’Istat sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, con riferimento al periodo 2004-2005. Complessivamente si contano in Italia 2 milioni e 609 mila persone di 6 anni e più con

disabilità e che vivono in famiglia (esclusi quelli ospedalizzati), pari al 4,8% della popolazione della stessa età.

Le quote maggiori si riscontrano nelle fasce di età più alte, raggiungendo il 17,8% tra gli

anziani di 75-79 anni e il 44,5% tra le persone di ottanta anni e più.

Tab. 1 - Persone con disabilità di 6 anni e più che vivono in famiglia. Valori assoluti e tassi per 100 persone. Anno 2004-2005.

Valori assoluti (dati in migliaia)

6-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-69 70-74 75-79 80 e più Totale

Maschi 41 19 28 46 51 76 64 99 131 328 882

Femmine 39 17 23 41 50 98 111 180 289 879 1.727

Totale 80 36 52 86 101 174 174 279 420 1.207 2.609

Tassi per 100 persone

6-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-69 70-74 75-79 80 e più Totale

Maschi 1,6 0,6 0,7 1,0 1,4 2,2 4,3 7,7 13,4 35,8 3,3

Femmine 1,6 0,6 0,6 0,9 1,3 2,7 6,5 11,4 20,8 48,9 6,1

Totale 1,6 0,6 0,6 0,9 1,3 2,5 5,5 9,7 17,8 44,5 4,8

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 2004-2005.

Le quote maggiori si riscontrano nelle fasce di età più alte, raggiungendo il 17,8% tra gli anziani di 75-79 anni e il 44,5% tra le persone di ottanta anni e più.

La regione con il maggior numero complessivo di disabili è la Lombardia (337 mila) anche

se, il numero maggiore di disabili con riferimento alla popolazione con età compresa tra i 6 e i 64 anni è concentrato nella regione Campania (82 mila).

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Tab. 2 - Persone con disabilità di 6 anni e più che vivono in famiglia per regione e classe di età. 2004-2005. (Dati in migliaia)

Classi di età

Regione 6-64 anni 65-74 anni 75 anni e più Totale

Piemonte 34 29 127 190

Valle d'Aosta 1 1 3 5

Lombardia 71 62 204 337

Bolzano 2 2 7 11

Trento 2 1 11 13

Veneto 33 29 120 182

Friuli-Venezia Giulia 10 6 35 52

Liguria 9 15 62 86

Emilia-Romagna 25 26 121 171

Toscana 30 29 120 179

Umbria 8 9 31 48

Marche 10 14 51 75

Lazio 49 34 134 217

Abruzzo 12 13 42 66

Molise 2 4 12 18

Campania 82 38 132 252

Puglia 47 50 115 212

Basilicata 7 6 20 33

Calabria 23 23 59 105

Sicilia 56 49 180 285

Sardegna 17 13 42 72

ITALIA 529 452 1.627 2.609

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005.

Solo una ristretta minoranza (15,5%) dei disabili di 6 anni e più che vivono in famiglia praticano qualche attività fisica o sportiva; l’84,5% si dichiara invece assolutamente sedentario.

La quota di sedentari tra i disabili è quasi il doppio rispetto al valore medio dei non disabili: 84,5% contro il 47,1%.

La quota di disabili che praticano qualche attività fisica o sportiva raggiunge il 41,9% relativamente alla popolazione della fascia di età tra i 6 e i 44 anni.

Tab. 3 - Persone di 6 anni e più per presenza della disabilità, classe di età e pratica di una qualsiasi attività fisica o sportiva. Quozienti per 100 persone. Anni 2004-2005.

Disabili Non disabili

6-44 45-64 65 e più

Totale 6-44 45-64 65 e più

Totale

Nessuna attività fisica o sportiva 58,1 76,3 88,8 84,5 41,2 52,2 57,8 47,1

Qualche attività fisica o sportiva 41,9 23,7 11,2 15,5 58,8 47,8 42,2 52,9

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 2004-2005

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Gli alunni disabili che frequentano le scuole di ogni ordine e grado nell’anno scolastico 2009-2010 sono complessivamente circa 200 mila,pari al 2,2% della popolazione scolastica totale.

Il numero di alunni disabili che frequenta le scuole statali normali è aumentato progressivamente nell’ultimo decennio passando dai circa 132 mila dell’anno scolastico 2001-02 agli oltre 184 mila dell’anno scolastico 2009-2010.

Tab. 4 - Alunni in situazione di handicap per ordine scolastico e tipo di scuola. Anno scolastico 2009-2010.

Ordine scolastico

Scuole normali Scuole speciali o normali di tipo posto speciale

Totale % sul totale alunni

Materna 20.151 - 20.151 1,2

Elementare 73.964 - 73.964 2,6

Secondaria di I grado 59.345 - 59.345 3,3

Secondaria di II grado 47.002 - 47.002 1,7

Totale 200.462 - 200.462 2,2

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 2004-2005.

Tab. 5 - Serie storica degli alunni in situazione di handicap nelle scuole statali normali per regione. (Valori assoluti)

Regione Anno scolastico

2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10

Piemonte 8.817 9.428 9.815 9.968 10.534 11.188 11.503 12.075 12.894

Lombardia 17.029 19.174 20.506 22.091 23.729 25.559 25.397 26.086 27.576

Veneto 8.969 9.691 9.939 10.331 11.098 11.776 12.266 12.457 13.135

Friuli-Venezia Giulia 2.206 2.380 2.458 2.530 2.665 2.791 2.707 2.653 2.670

Liguria 3.191 3.093 3.335 3.498 3.627 3.884 3.713 3.848 4.122

Emilia-Romagna 7.957 8.778 9.274 9.565 10.215 10.855 11.216 11.910 12.031

Toscana 5.794 6.615 6.964 7.372 7.974 8.592 8.615 8.906 9.436

Umbria 1.601 1.717 1.757 1.837 1.948 2.044 2.176 2.103 2.275

Marche 2.899 3.144 3.388 3.528 3.773 4.133 4.464 4.769 5.023

Lazio 14.183 16.434 16.102 16.767 18.444 19.496 20.049 20.873 21.641

Abruzzo 3.579 3.876 3.952 4.002 4.226 4.360 4.532 4.683 4.884

Molise 719 863 792 822 883 877 862 889 911

Campania 17.187 20.215 19.158 20.395 21.871 22.356 21.422 21.075 21.482

Puglia 11.153 11.836 12.000 12.412 12.871 13.210 13.077 12.996 13.060

Basilicata 1.390 1.463 1.384 1.340 1.396 1.441 1.491 1.513 1.537

Calabria 5.974 6.276 6.291 6.320 6.517 6.663 6.278 6.180 6.212

Sicilia 15.561 17.014 17.894 18.568 19.288 19.901 20.221 20.701 20.990

Sardegna 4.193 4.392 4.288 4.311 4.478 4.566 4.415 4.617 4.366

Italia 132.402 146.389 149.297 155.657 165.291 173.692 174.404 178.034 184.245

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 2004-2005.

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Tab. 6 - Serie storica della percentuale di alunni in situazione di handicap nelle scuole statali normali per regione (valori percentuali)

Regione Anno scolastico

2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10

Piemonte 2,0 2,0 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5

Lombardia 1,9 2,0 2,1 2,3 2,4 2,3 2,4 2,5

Veneto 1,9 1,9 1,9 2,0 2,1 2,2 2,2 2,3

Friuli-Venezia Giulia 1,8 1,9 1,9 2,0 2,0 2,0 1,9 1,9

Liguria 2,0 2,1 2,2 2,2 2,3 2,2 2,3 2,5

Emilia-Romagna 2,1 2,1 2,2 2,2 2,3 2,3 2,4 2,4

Toscana 1,6 1,7 1,8 1,9 2,0 2,0 2,0 2,1

Umbria 1,6 1,6 1,7 1,8 1,8 1,9 1,8 2,0

Marche 1,6 1,7 1,7 1,8 2,0 2,1 2,2 2,4

Lazio 2,4 2,3 2,4 2,6 2,8 2,8 3,0 3,1

Abruzzo 2,1 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5 2,6 2,7

Molise 1,7 1,6 1,7 1,9 1,9 1,9 2,0 2,0

Campania 2,0 1,9 2 2,2 2,3 2,2 2,2 2,3

Puglia 1,7 1,8 1,8 1,9 2,0 2,0 2,0 2,0

Basilicata 1,5 1,4 1,4 1,4 1,5 1,6 1,6 1,7

Calabria 1,8 1,8 1,9 2,0 2,1 2,0 2,0 2,0

Sicilia 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5 2,6 2,7

Sardegna 1,8 1,8 1,9 1,9 2,0 2,0 2,0 2,0

Italia 1,9 2,0 2,0 2,2 2,3 2,3 2,3 2,4

Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 2004-2005.

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11 - Appendice D - Previsioni demografiche e pratica

sportiva

Il futuro demografico del Paese4

Secondo quanto previsto nello “scenario centrale”, la popolazione residente nazionale sarà soggetta nel breve e medio termine a un ritmo d’incremento, via via decrescente, che dovrebbe condurre a un massimo di 63,9 milioni nel 2042. Nel lungo termine avrebbe luogo, invece, una progressiva riduzione della popolazione, che la porterebbe a scendere a 61,3 milioni nel 2065. La popolazione è destinata ad invecchiare gradualmente. L’età media aumenta da 43,5

anni nel 2011 fino ad un massimo di 49,8 anni nel 2059. Dopo tale anno l’età media si stabilizza sul valore di 49,7 anni, a indicare una presumibile conclusione del processo di invecchiamento della popolazione.

Particolarmente accentuato entro i prossimi trenta anni è l’aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, nello scenario centrale aumentano fino al 2043, anno in cui oltrepassano il 32%. Dopo tale anno, tuttavia, la quota di ultra 65enni si consolida intorno al valore del 32-33%, con un massimo del 33,2% nel 2056.

La popolazione fino a 14 anni di età, oggi pari al 14% del totale, evidenzia un trend lievemente decrescente fino al 2037, anno nel quale raggiunge un valore minimo pari al 12,4%. Dopo tale anno la percentuale di under 15enni si assesta fino a raggiungere un massimo del 12,7% nel 2065. Il margine di incertezza associato a tale stima fa comunque ritenere che nel medesimo anno tale quota potrebbe oscillare in un intervallo compreso tra l’11% e il 14%.

4 Il presente paragrafo è tratto da “Il futuro demografico del Paese: previsioni regionali della popolazione residente al

2065”, a cura di M. Marsili, Statistiche Report. Istat, 28 dicembre 2011.

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Nella prospettiva di una longevità tendenzialmente crescente e di una riproduttività sotto la soglia di sostituzione delle generazioni, il cambiamento demografico dei prossimi anni vedrà ancora una volta protagonista il processo di invecchiamento della popolazione. La figura 3 mostra gli effetti del cambiamento demografico venturo. Pur affrontando un tema che riguarda il lungo periodo, e pur riconoscendo che i diversi presupposti ipotizzati possano condurre a condizioni più o meno favorevoli, la struttura per età della popolazione non potrà che ulteriormente sbilanciarsi a favore delle età più anziane.

Nello scenario centrale l’età media della popolazione tenderebbe a crescere al ritmo annuale di circa due decimi di punto, passando dagli attuali 43,5 anni a 47,8 anni nel 2035. Dopo tale anno la crescita dell’invecchiamento subirebbe un rallentamento e si raggiungerebbe un massimo di 49,8 anni di età media nel 2059. Infine, a indicare un potenziale processo di stabilizzazione dell’invecchiamento, va segnalato che l’età media della popolazione potrebbe ridiscendere a 49,7 anni entro il 2065. Lo spostamento della distribuzione per età della popolazione verso le classi più anziane viene confermato anche negli scenari alternativi, contraddistinti da un percorso evolutivo simile a quello dello scenario centrale, ma con un ventaglio di risultati al 2065 che oscilla dai 49 anni di età media dello scenario alto ai 50,6 anni dello scenario basso.

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Il processo d’innalzamento dell’età media si presenta diffuso sul territorio. Le regioni del Nord-ovest, del Nord-est e del Centro potrebbero sperimentare un percorso di convergenza simile: dagli oltre 44 anni di età media attuali agli oltre 47 entro il 2035, fino ai 49 anni entro il 2065. Nelle regioni del Sud e delle Isole, invece, la popolazione passerebbe da un’età media iniziale di circa 42 anni per poi muoversi verso un’età media di oltre 48 anni nel 2035, fino a concludere nel 2065 con un’età media superiore ai 51 anni. Le regioni del Mezzogiorno, quindi, avendo conosciuto negli ultimi anni un rapido processo di transizione da un regime di fecondità medio-alta a uno di fecondità contenuta, potrebbero sperimentare un processo d’invecchiamento della popolazione più rapido di quello, demograficamente più maturo, che si riscontrerebbe nelle regioni centro-settentrionali. Inoltre, non vanno dimenticati gli effetti strutturali determinati dai diversi livelli di migrazione ipotizzati per il Centro-nord e per il Mezzogiorno, sia in riferimento alle immigrazioni dall’estero, sia in riferimento alla mobilità interna.

Analizzando la composizione per grandi classi di età della popolazione, si rileva come nel Mezzogiorno potrebbe aversi una riduzione dei giovani fino a 14 anni di età: da 2,1 milioni nel 2011 a 1,3 milioni nel 2065 per il Sud, da 1 milione a 0,6 milioni per le Isole (Prospetto 3). Anche nell’ipotesi più favorevole dello scenario alto tali ripartizioni vedrebbero comunque ridurre la quota di giovani, rispettivamente di 500 mila e 200 mila unità nel 2065 rispetto all’anno base. Nel Centro-nord la popolazione giovanile dovrebbe invece rimanere pressoché stabile, con la prospettiva di crescere nella ripartizione del Nord-est da 1,6 a 1,8 milioni nello scenario centrale (tuttavia, il margine di confidenza associato è di tale ampiezza che, per il Centro-nord, la popolazione fino a 14 anni di età potrebbe sia salire sia scendere nel lungo termine).

Nel complesso, l’Italia sarà un Paese con una popolazione certamente più vecchia di quanto lo sia oggi, ma non priva della possibilità di rinnovamento dal basso: i giovani fino a 14 anni di età risulterebbero, infatti, pari a 7,8 milioni entro il 2065, con una “forchetta” compresa tra i 5,9 e i 9,7 milioni.

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Previsioni demografiche - Anni 2011-2065 (valori assoluti e composizione percentuale)

Territorio Italia

Italia

Tipo di indicatore demografico popolazione al 1º gennaio

popolazione al 1º gennaio

Cittadinanza totale

totale

Scenario scenario centrale scenario centrale

Anno 2011

Anno 2065

Classi di età Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

3-5 882.789 832.328 1.715.117 788.782 740.806 1.529.588

6-10 1.462.737 1.383.543 2.846.280 1.333.327 1.250.550 2.583.878

11-14 1.158.638 1.092.511 2.251.149 1.095.574 1.026.166 2.121.739

15-17 883.950 832.642 1.716.592 845.862 790.880 1.636.742

18-19 628.095 589.930 1.218.025 577.971 540.508 1.118.479

20-24 1.601.216 1.533.400 3.134.616 1.502.808 1.420.467 2.923.275

25-34 3.793.548 3.739.897 7.533.445 3.224.211 3.116.873 6.341.084

35-44 4.875.097 4.853.471 9.728.568 3.383.584 3.346.328 6.729.915

45-54 4.404.813 4.523.177 8.927.990 3.585.965 3.660.134 7.246.100

55-59 1.811.520 1.915.796 3.727.316 1.865.406 1.944.102 3.809.508

60-64 1.846.597 1.978.534 3.825.131 1.816.097 1.918.410 3.734.509

65-74 2.862.515 3.291.906 6.154.421 3.462.530 3.760.693 7.223.221

75 e più 2.328.427 3.818.689 6.147.116 5.306.560 7.477.289 12.783.847

Totale 28.539.942 31.213.168 60.626.442 29.573.525 31.731.693 61.305.219

Anno 2011 Anno 2065

Età Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

3-5 3,1 2,7 2,8 2,7 2,3 2,5

6-10 5,1 4,4 4,7 4,5 3,9 4,2

11-14 4,1 3,5 3,7 3,7 3,2 3,5

15-17 3,1 2,7 2,8 2,9 2,5 2,7

18-19 2,2 1,9 2,0 2,0 1,7 1,8

20-24 5,6 4,9 5,2 5,1 4,5 4,8

25-34 13,3 12,0 12,4 10,9 9,8 10,3

35-44 17,1 15,5 16,0 11,4 10,5 11,0

45-54 15,4 14,5 14,7 12,1 11,5 11,8

55-59 6,3 6,1 6,1 6,3 6,1 6,2

60-64 6,5 6,3 6,3 6,1 6,0 6,1

65-74 10,0 10,5 10,2 11,7 11,9 11,8

75 e più 8,2 12,2 10,1 17,9 23,6 20,9

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

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L’evoluzione della popolazione e la pratica sportiva5

La pratica sportiva è un’attività del tempo libero fortemente legata alle variabili demografiche e in particolare all’età e alle differenze di genere. In particolare, con riferimento all’età, le quote più elevate di persone che praticano sport con continuità afferiscono alla fascia di popolazione compresa tra i 6 e i 17 anni, e in particolare ai maschi di 11-14 anni (59,3 per cento); con l’aumentare dell’età diminuisce progressivamente l’interesse per lo sport (sia continuativo che saltuario) e aumenta l’attività fisica (in modo continuo a partire dai 25 anni, per poi decrescere di nuovo nelle età più anziane).

In considerazione della rilevanza di tali aspetti strutturali e dell’evoluzione della struttura della popolazione attesa per il futuro, al fine di informare e orientare le politiche di intervento è opportuno tenere conto di tali fattori e delle dinamiche di ordine demografico che, anche in una prospettiva di breve e medio periodo, tendono a modificare significativamente lo scenario di riferimento.

A tale proposito, sulla base dei dati disponibili, è possibile proporre un’analisi di scenario per tracciare il quadro atteso nei prossimi cinque e dieci anni. Una stima del volume di persone che in prospettiva rappresenteranno la domanda effettiva e potenziale di servizi sportivi può, infatti, essere elaborata a partire dai dati in serie storica relativi ai tassi di pratica sportiva continuativa (vedi tavole seguente) e alla composizione per età e sesso della popolazione residente.

Percentuale di persone di 3 anni e più che dichiara di svolgere pratica sportiva in modo continuativo. Anni 1997-2011

Classe

di età 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

3-5 anni 11,0 12,9 15,0 12,4 16,2 13,1 16,1 16,0 15,9 17,6 18,7 19,2 20,1 21,3 19,7

6-10 anni 42,6 44,3 45,4 44,6 48,8 48,1 50,4 50,3 50,1 50,7 51,1 55,0 55,5 56,6 54,3

11-14 anni 51,4 51,4 51,9 48,4 53,5 54,1 55,5 55,0 54,4 52,6 56,3 57,0 56,3 57,5 56,1

15-17 anni 41,0 41,9 41,4 43,3 43,5 44,8 47,5 47,5 47,4 46,6 42,4 45,0 46,4 47,4 46,5

18-19 anni 33,6 32,4 31,9 30,5 33,8 34,5 35,2 36,2 37,1 37,3 35,4 36,6 37,8 37,0 35,9

20-24 anni 29,5 30,2 27,6 30,3 32,2 31,8 33,5 33,9 34,3 33,4 34,1 34,5 32,5 33,4 34,7

25-34 anni 22,8 25,5 23,4 23,7 24,5 26,2 26,3 27,1 27,9 26,7 26,3 27,3 26,1 28,3 27,7

35-44 anni 16,1 17,0 16,1 15,4 17,2 18,7 19,9 19,7 19,5 19,1 18,5 20,0 20,8 22,3 20,2

45-54 anni 9,9 10,5 11,6 11,1 11,5 12,9 13,3 14,0 14,7 14,9 15,6 16,5 16,2 17,6 16,8

55-59 anni 8,1 9,9 7,4 10,1 10,0 10,3 11,1 11,5 11,8 12,9 12,8 13,4 12,9 14,9 14,1

60-64 anni 6,1 8,0 7,5 7,7 8,5 8,4 9,6 9,5 9,4 9,7 10,7 11,0 11,7 13,1 14,1

65-74 anni 3,9 4,2 4,1 4,1 4,4 4,9 5,9 6,5 7,0 6,3 7,5 8,0 8,5 9,8 9,7

75 anni e più 1,2 1,4 1,3 1,3 1,4 1,6 2,5 2,3 2,1 1,8 2,4 2,3 2,8 3,5 2,9

Totale 17,9 18,9 18,1 18,0 19,1 19,7 20,6 20,8 20,9 20,5 20,6 21,6 21,5 22,8 21,9

Fonte: Istat, Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”.

5 A cura di Fabrizio Maria Arosio.

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Le previsioni possono essere articolate secondo diversi scenari.

In un primo scenario, si evidenzia come - anche assumendo che per il prossimo quinquennio si mantengano gli stessi livelli di pratica sportiva raggiunti nel 2011 - la diversa dimensione e composizione interna della popolazione per età produrrà degli effetti quantitativamente rilevanti sul volume e la tipologia di praticanti.

Applicando, infatti, le quote di pratica sportiva continuativa attuali sulla struttura di popolazione attesa per i prossimi cinque e dieci anni - così come risulta sulla base delle stime costruite in base allo scenario demografico “centrale”, cioè quello considerato più “probabile” rispetto alle tendenze demografiche in atto e che viene generalmente indicato come riferimento per le previsioni – la popolazione sportiva si modifica sostanzialmente:

- complessivamente si prevede un incremento di circa 123 mila unità nei prossimi cinque anni, che si ridurrà a una differenza di 88 mila tra il 2012 e il 2022 e si stimano poco meno di 13 milioni di persone che praticheranno lo sport con continuità nel prossimo decennio;

- le tendenze demografiche produrranno, rispetto al 2011, una significativa riduzione del numero di persone che praticheranno sport con continuità tra i bambini in età prescolare e tra le persone tra i 18 ed i 44 anni, mentre aumenteranno le persone delle età più avanzate che praticheranno attività sportive con continuità;

- gli ultrasessantacinquenni che potrebbero praticare sport continuativamente aumenterebbero di 67 mila unità nel prossimo quinquennio e 119 mila nei prossimi dieci anni.

Più nel dettaglio, la crescita degli sportivi prodotta dal protrarsi dell’invecchiamento della popolazione italiana, avviene soprattutto grazie al contributo, in termini assoluti, delle persone di età compresa fra 45 e 54 anni, di quelle della fascia immediatamente superiore (55-64). Nel 2017 è prevedibile un aumento superiore alle 50.000 unità nel gruppo 6-10 anni, superiore alle 44.000 tra 11 e 14 anni, e recuperi importanti fra 65 e 74 anni e fra gli ultra 75enni. Vanno invece riducendosi fortemente le schiere degli sportivi fra i giovani adulti (35-44 anni: -185.000; 25-34: -79.000) e dei giovani (18-19: - 25.000; 20-24: -6.000). Anche tra i giovanissimi (3-5 anni) si prevede una contrazione di circa 6.000 unità, che arriva a 20.000 nello scenario al 2022, dove la perdita di domanda sportiva raggiunge valori molto alti nelle classi 35-44 anni (-374.000) e 25-34 (-119.000). Al contrario, le classi 45-54 e 55-59 presenterebbero un incremento, rispettivamente, di 171.000 e 155.000 nuove unità rispetto al 2011. Impressionante è anche il contributo alla domanda totale delle persone con età superiore ai 65 anni, che ammonterebbe a circa 120.000 unità.

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Previsioni della popolazione di 3 anni e più che pratica sport in modo continuativo per classe di età Scenario demografico Centrale; Tassi di pratica sportiva al 2011

Classi di età Numero di persone che praticano

con continuità Differenza in valore assoluto

rispetto al 2011

2017 2022 2017 2022

3-5 331.000 317.000 -6.000 -20.000

6-10 1.589.000 1.534.000 56.000 1000

11-14 1.318.000 1.341.000 44.000 67.000

15-17 820.000 845.000 23.000 48.000

18-19 421.000 433.000 -25.000 -13.000

20-24 1.069.000 1.073.000 -6.000 -2.000

25-34 1.961.000 1.921.000 -79.000 -119.000

35-44 1.801.000 1.612.000 -185.000 -374.000

45-54 1.665.000 1.659.000 177.000 171.000

55-59 596.000 688.000 63.000 155.000

60-64 524.000 585.000 -6.000 55.000

65-74 640.000 680.000 32.000 72.000

75 e oltre 203.000 215.000 35.000 47.000

Totale 12.938.000 12.903.000 123.000 88.000

In modo speculare e sul versante opposto, la stessa analisi può essere replicata per stimare la popolazione dei sedentari, cioè delle persone che non praticano alcuno sport ne alcuna attività fisica nel tempo libero e per le quali, in considerazione anche delle conseguenze sulla salute della popolazione (vedi allegati), è opportuno prevedere specifiche politiche di promozione della pratica sportiva dell’attività motoria.

Anche in questo caso, un primo scenario possibile è costruito utilizzando gli andamenti demografici e le loro proiezioni (ipotesi centrale) al 2017 e al 2022, ai quali viene applicato il tasso di sedentarietà rilevato nel 2011 per ognuna delle classi di età considerate nelle indagini ISTAT.

Accanto a questo, è possibile prospettare un secondo scenario che può essere costruito, invece, proiettando sulle previsioni demografiche (ipotesi centrale) i tassi di sedentarietà rilevati in media nei paesi EU27 sulla base delle indagini di Eurobarometro del 2010, per verificare le distanze – in positivo e in negativo – rispetto a una evoluzione secondo gli standard attuali di pratica sportiva riscontrati mediamente in Europa.

Per motivi di comparabilità, il dato che può essere sottoposto a osservazione riguarda l’insieme dei sedentari assoluti. La situazione nazionale e Europea a confronto, è descritta nella tavola che segue.

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Percentuale di persone di 15 anni e più che non praticano sport ne attività fisica per sesso e classe di età

Sesso e classi di età Italia (a) Eu 27 (b) Differenza

Maschi

15-24 19,1 11,0 -8,1

25-39 31,3 25,0 -6,3

40-54 36,5 36,0 -0,5

55-69 38,9 48,0 9,1

70 e più 54,0 61,0 7,0

Totale 36,2 34,0 -2,2

Femmine

15-24 30,4 24,0 -6,4

25-39 38,4 34,0 -4,4

40-54 40,4 39,0 -1,4

55-69 47,8 53,0 5,2

70 e più 70,4 70,0 -0,4

Totale 46,3 43,0 -3,3

TOTALE

15-24 24,6 17,0 -7,6

25-39 34,8 29,0 -5,8

40-54 38,5 37,0 -1,5

55-69 43,5 51,0 7,5

70 e più 63,6 66,0 2,4

Totale 41,4 39,0 -2,4

(a) Fonte: Istat al 2011. (b) Fonte Eurobarometro al 2010.

Nelle figure che seguono viene mostrato lo scarto – proiettato sulla composizione per fasce di età della popolazione italiana al 2017 e al 2022 – fra i livelli dei sedentari italiani e quelli medi europei.

Complessivamente, nell’ipotesi che rimangano invariati gli attuali livelli di sedentarietà riscontrati in Italia e con una struttura della popolazione come quella attesa nei prossimi cinque anni, nel 2017 si stimerebbero circa 22 milioni e 400 mila non praticanti; mentre se si raggiungessero i livelli europei questi sarebbero circa 22 milioni e 190 mila. I sedentari raggiungerebbero, infine, circa i 23 milioni nel 2022 e, in dieci anni, le stime effettuate nelle due diverse ipotesi tenderebbe convergere su tale valore.

Nel dettaglio è interessante osservare che i maggiori ritardi rispetto agli standard europei di pratica sportiva riguarderanno in una prospettiva di beve e medio periodo le fasce di età giovanili tra i 15 ed i 24 anni, mentre per le fasce di popolazione con età superiore a 55 anni il livello di sedentarietà che si otterrebbe, mantenendo gli attuali tassi di pratica sportiva e di attività motoria sarebbe inferiore agli attuali standard europei.

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Previsioni del numero di sedentari al 2017

6.577.000

5.898.000

5.448.000

3.242.000

1.023.000

6.338.000

5.030.000

5.669.000

3.891.000

1.480.000 15-24

25-39

40-54

55-69

70 e più

In base ai tassi medi Eu27

In base ai tassi medi Italia 2011

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12 - Appendice E - Il contributo dell’Istat alla conoscenza della pratica

sportiva in Italia6

1. Le fonti

La statistica ufficiale inizia ad interessarsi del fenomeno sportivo a livello scientifico con una prima, pionieristica indagine svolta nel 1959, ovvero alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960. Questa prima analisi del rapporto tra gli italiani e lo sport fa parte delle cosiddette “Indagini speciali”, importantissime in quanto rappresentarono, nel loro insieme, il primo esempio di apertura delle attività dell’Istituto Nazionale di Statistica7 a temi inerenti il sociale: questo, negli anni in cui il Paese si andava aprendo ai cambiamenti negli stili di vita che caratterizzarono il “boom economico”. Agli intervistati di un campione casuale della popolazione veniva chiesto se praticavano sport con continuità ed il tipo di sport praticato in modo non professionistico, considerando in tal senso una lista che prevedeva, all’epoca, soltanto dieci discipline. Tuttavia, lo sviluppo delle indagini sullo sport, dopo questo primo esperimento di survey, sarà piuttosto lento: si dovrà attendere infatti l’inizio degli anni ’80 per avere a disposizione dati più accurati, con tre indagini realizzate in poco meno di un decennio. Il prospetto 1 illustra l’evoluzione delle indagini Istat sullo sport – distinto dal 1993 dall’attività fisica - distinzione concettuale importante, centrale nella riflessione che guiderà il lavoro dell’Istituto: è evidente il sempre più costante approfondimento, così come il crescente numero di quesiti posti agli intervistati sull’argomento.

Prospetto 1. Le indagini Istat e lo sport: i quesiti dal 1959 al 2012.

Con gli anni ’90 la rilevazione del fenomeno sportivo viene sistematizzata nel contesto del Sistema delle Indagini Multiscopo sulle Famiglie: in particolare, nell’Indagine sugli Aspetti della Vita Quotidiana (AVQ) vengono raccolti, con cadenza annuale, alcuni indicatori di base che permettono di avere un polso costantemente aggiornato dei dati relativi alla pratica sportiva (continuativa e saltuaria) ed a quelli relativi allo svolgimento di attività fisiche nel Paese; temi che vengono

6 L’Appendice è stata predisposta, a cura di Carolina Facioni, sulla base della documentazione delle Indagini multiscopo

dell’Istat. 7 All’epoca “Istituto Centrale di Statistica”. La denominazione cambia con l’istituzione del Sistan nel 1989 (d.lgs. 6

settembre 1989, n. 322)

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ulteriormente analizzati attraverso l’indagine di approfondimento tematico “I cittadini e il tempo libero” (TL), che ha invece cadenza quinquennale e che viene realizzata per la prima volta nel 1995. 2. Aspetti metodologici

Il Sistema di Indagini Multiscopo sulle Famiglie (IMF), dal 1993 fino all’attuale fase di aggiornamento delle indagini in Istituto, ha rappresentato la fonte più importante di dati ufficiali sullo sport e la pratica di attività fisica in Italia. Si tratta di una struttura integrata di indagini, all’interno di ognuna delle quali vengono raccolti i dati su circa ventimila famiglie, che corrisponde a circa 50.000 individui per ogni indagine. All’interno dell’IMF, gli indicatori di base di AVQ vengono approfonditi attraverso una serie di rilevazioni, che hanno per lo più cadenza quinquennale. Il Prospetto 2 illustra la struttura del Sistema di Indagini Multiscopo nel suo complesso.

Prospetto 2: Il Sistema di Indagini Multiscopo sulle famiglie dal 1993 a oggi

Titolo dell'indagine Cadenza Anno della prima

rilevazione Tecnica di rilevazione

Aspetti della vita quotidiana Annuale 1993 PAPI*

Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari Quinquennale 1994 PAPI

I cittadini e il tempo libero Quinquennale 1995 PAPI

Sicurezza dei cittadini Quinquennale 1997-1998 CATI**

Famiglia e soggetti sociali Quinquennale 1998 PAPI

Uso del tempo Quinquennale 2002-2003 PAPI

Viaggi e vacanze Trimestrale 1997 CATI

* PAPI= Paper and Pencil Interview ** CATI=Computer Assisted Telephone Interview

Una delle idee alla base del Sistema di Indagini Multiscopo e che ne caratterizza la produzione, costituendone la novità nel panorama della produzione di statistiche ufficiali, è quella di integrare i cosiddetti dati “oggettivi”, a carattere istituzionale, mettendo in evidenza gli altrettanto importanti elementi “soggettivi”, fino a quel momento rimasti in ombra. In tal modo vengono evidenziate le “zone d’ombra” dei fenomeni sociali, rendendo possibile l’emergere di eventuali criticità. Entrando nello specifico tema dello sport, dati oggettivi possono essere considerati, ad esempio, i tesseramenti nelle federazioni del CONI, i dati relativi ad impianti, edifici, addetti legati al mondo dello sport: ovvero, i dati legati al versante dell’offerta (di impianti sportivi, di servizi correlati), rilevati da altri enti. Al versante della domanda sono invece da collegare i dati “soggettivi” prodotti dall’IMF. Questi partono dagli individui intervistati (l’unità di rilevazione è la famiglia), che autovalutano la propria pratica sportiva ed entrano nel merito dei motivi per cui fanno (continuamente o saltuariamente) sport, oppure perché lo abbiano interrotto o non lo abbiano mai praticato; così come descrivono le eventuali attività motorie che, pur non essendo sport, hanno una importante ricaduta sulla qualità della vita (essendo legati al mantenimento in salute degli individui). Non mancano, tuttavia, anche quesiti a carattere di tipo prettamente oggettivo, come la frequenza della pratica in minuti. La Figura 1 illustra, in tal senso, come i quesiti sulla pratica sportiva sono posti nell’Indagine sulla “Salute ed il ricorso a servizi sanitari 2005”.

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Figura 1. Quesiti soggettivi ed oggettivi nella pratica sportiva. Indagine Istat “Salute e il ricorso a servizi sanitari 2005”

I dati consentono, in tal modo, di “fotografare” la pratica sportiva (o la non pratica) partendo dal punto di vista dei cittadini. I dati raccolti consentono di costruire indicatori che si armonizzano con le indagini a livello internazionale. Ad esempio, i dati raccolti nell’Indagine sulla salute permettono la costruzione dell’indice di PA (Physical Activity), che distingue l’attività in tre distinti livelli: 1) ALTO: 3 giorni a settimana di attività fisica intensa (con almeno 1500 MET-min/week); in

alternativa, 7 giorni di combinazioni di attività motorie di diversa intensità (con un minimo di 3000 MET-min/week);

2) MEDIO: 3 giorni a settimana o più di attività fisica intensa per almeno 20 minuti; in alternativa, 5 giorni a settimana o più di attività fisica moderata o leggera per almeno 30 minuti;

3) BASSO: Non vengono raggiunti i criteri dei due livelli precedenti.

I criteri usati per la definizione dei livelli di attività fisica derivano dalla metodologia IPAQ (International Physical Activity Questionnaire - Guidelines for Data Processing and Analysis). L’IMF, essendo un sistema coordinato di indagini, consente l’aggancio con dati provenienti da indagini differenti: i dati sulla pratica sportiva presenti in AVQ e negli approfondimenti su TL possono essere

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confrontati con quelli dell’Indagine sulla salute: considerando le indicazioni dell’OMS, si tratta di una fonte di dati preziosa per il nostro Paese. In particolare, i quesiti relativi alla pratica sportiva contenuti nell’indagine annuale AVQ sono descritti nella Figura 2. L’indagine TL si configura tuttavia come l’indagine Istat in cui è più marcato l’approfondimento degli aspetti legati al tema dello sport: portando alcuni esempi (la lista non è esaustiva), i luoghi delle pratica, le motivazioni e problematiche legate alla pratica – così come alla non pratica e all’abbandono – dello sport; la partecipazione a competizioni sportive; il legame tra pratica ed iscrizione ad associazioni sportive. La Figura 3, tratta dal questionario del 2006, può forse fornire un’idea dell’approccio di approfondimento presente nell’indagine. Un ulteriore aspetto che è il caso di sottolineare è quello legato alla collaborazione tra Istat, CONI e “Sapienza – Università di Roma”, che ha permesso l’elaborazione di una classificazione quanto più possibile dettagliata degli sport praticati dalla popolazione, attraverso un’accurata analisi del mutamento nei comportamenti emersi dalle rilevazione. Dai 10 sport presenti nell’elenco del 1959, si è arrivati attualmente ad una lista di 182 sport. L’indagine è attualmente in fase di riprogettazione, in armonia con la riorganizzazione dei Dipartimenti Istat: i dati sulle attività sportive saranno oggetto di studio della struttura “Cultura, tempo libero e nuove tecnologie”. La popolazione oggetto di riferimento è quella con età di 3 anni e più; la pratica sportiva viene definita soggettivamente dal rispondente come “continuativa” o “saltuaria”, senza ulteriori indicazioni da parte del rilevatore (cfr. quesiti 12.1 e 12.2 della Fig. 2). Per l’attività fisica viene invece specificata dal rispondente l’intensità, in termini di cadenza settimanale e mensile della pratica (cfr. quesito 12.3 della Fig. 2). I dati vengono diffusi a livello regionale e nazionale. I principali dati sulla pratica sportiva e l’attività motoria prodotti dall’Istat sono consultabili tramite le banche dati e le pubblicazioni successivamente indicate.

Figura 2. Quesiti soggettivi ed oggettivi nella pratica sportiva. Indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana.

Anno 2010”

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Figura 3. Esempio degli approfondimenti sullo sport presenti nell’indagine su “I cittadini e il tempo libero – Anno 2006”

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13 - Appendice F – Pratica sportiva e progetto COMPASS8

Le tre dimensioni fondamentali della pratica sportiva del progetto Compass Al fine di promuovere l’armonizzazione delle statistiche sportive in Europa, nel 1997 è stato avviato da Italia e Gran Bretagna, il progetto Compass (Coordinated Monitoring of Participation in Sports). Nell’ambito del progetto internazionale sono state individuate e selezionate tre dimensioni fondamentali su cui fondare una rappresentazione sintetica dei fenomeni legati alla pratica sportiva: quantità, qualità e organizzazione. Sulla base delle tre dimensioni interpretative e descrittive è possibile rappresentare con pochi dati e la partecipazione sportiva di una popolazione. Nel grafico 1 sono considerati due gruppi di popolazione: i giovani di 6-15 anni e gli adulti con età compresa tra i 16 e i 74 anni. I peculiari rapporti tra i vari segmenti esprimono in pochi tratti una situazione complessa, che viene riassunta dall’interazione fra le tre componenti. Tra i giovani prevale la pratica regolare con il 26,3 per cento (di cui il 19,7 per cento svolge un’attività regolare competitiva e/o organizzata e il 6,6 per cento un’attività regolare, ricreativa), segue la pratica intensa con il 17,5 per cento (di cui l’11,8 per cento svolge un’attività intensa, competitiva, organizzata e il 5,7 per cento un’attività intensa), mentre la pratica occasionale è complessivamente meno importante. La pratica degli adulti invece è caratterizzata in modo del tutto diverso: infatti, tra la popolazione di 16-74 anni prevale la pratica irregolare (10,9 per cento). Questa visione sintetizza i caratteri della domanda attuale e consente di focalizzare più facilmente l’attenzione sugli aspetti principali; poi, nel seguito del testo utilizzeremo dati più disaggregati per indicare alcuni fenomeni specifici delle fasce giovanili.

Grafico 1 - Adulti di 16-74 anni e giovani di 6-15 anni per modalità di partecipazione sportiva secondo la classificazione Compass – Anno 2000 (per 100 persone della stessa classe di età)

8 Il capitolo è tratto dalla pubblicazione “Lo sport che cambia”. Istat Argomenti n. 29, 2005 e in particolare dal capitolo 6,

redatto da: Maurizio Cevoli, Carlo Lopizzo, Pierferdinando Palmieri, Bruno Rossi Mori e Daniela Viglianisi.

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I tre criteri del progetto Compass

Le tre dimensioni poste alla base del progetto Compass sono la quantità, la qualità e l’organizzazione. Tra i vari rappresentanti nazionali riuniti per Compass fu riscontrata una convergenza delle metodologie usate nei vari paesi verso questi tre aspetti, ancorché misurati con domande diverse. Ciò ha permesso di convalidare una tavola di riferimento comune (Tavola 1) che, integrando le letture di queste tre componenti secondo i casi più ricorrenti (a partire dalla quantità, che viene considerata come componente principale), individuava sette classi capaci di descrivere sinteticamente le modalità di partecipazione. Tavola 1 - Modalità di partecipazione sportiva secondo la classificazione Compass

Qualcuno obiettò che il limite di 120 volte riferito alla frequenza annua avrebbe potuto essere più alto, ma le relative percentuali sarebbero divenute troppo esigue. La fascia da confrontare rimane quella, ma ogni paese, volendo, potrebbe elaborare delle sottoclassi. Per iniziativa dei paesi del Sud-Europa, invece, fu modificata la parte bassa della tavola. La settima classe, infatti, è stata divisa in due, perché molti cittadini di questi paesi dichiarano di svolgere qualche attività fisica nel tempo libero, senza individuarla – secondo il loro attuale concetto di sport – come sportiva. Poiché la definizione di sport adottata nel 1992 dagli oltre quaranta paesi del Consiglio d’Europa include tutte le attività fisiche, anche tale classe è stata considerata nelle tavole di Compass prodotte a partire dal 1999. Le attuali classi di Compass sono quindi otto e considerano quantità, qualità, e organizzazione secondo un andamento decrescente. La tavola 2 mostra la classificazione Compass costruita per l’Italia con i dati dell’indagine I cittadini e il tempo libero; la tavola è direttamente comparabile con quelle analoghe costruite dagli altri paesi aderenti al progetto.

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Questa scala fornisce un criterio molto sintetico di lettura dei dati nazionali; ovviamente è possibile utilizzare questi criteri anche per esprimere i profili di pratica nelle singole regioni di una nazione. In questo modo si sono rese abbastanza comparabili molte indagini differenti e si è individuata una strada di progressiva armonizzazione9. Tavola 2 - Persone di 6-74 anni per classe di età e modalità di partecipazione sportiva (a) – Anno 2000

(per 100 persone della stessa classe di età)

9 Ulteriori dettagli sul progetto Compass possono essere rintracciati sul sito: www.sportcompass.net.

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14 - Appendice G –Banche dati Istat e ulteriori riferimenti10

Banche dati

Sezione “Cultura, comunicazione, tempo libero” di I-stat: dati sulla pratica sportiva (persone di 3 anni e più) per regione, sesso, classe di età. Anni 2001-2010, su http://dati.Istat.it/

Culturaincifre: dati sulla pratica sportiva (persone di 3 anni e più): Sport continuativo e Sport saltuario per sesso, classi di età, condizione professionale e titolo di studio. Anni 1993-2008, su http://culturaincifre.Istat.it/multiscopo/index.php

Pubblicazioni e prodotti Istat Indagine speciale su alcuni aspetti delle vacanze e degli sport della popolazione. Anno 1959,

Note e relazioni, n.13, 1960

Indagine sulle vacanze, i viaggi e gli sport degli italiani nel 1982, Supplemento al Bollettino di Statistica n.15, 1984

Indagine sugli sport e sulle vacanze. Gli sport degli italiani nel 1985, Note e relazioni n. 3, 1988

Indagine Multiscopo sulle famiglie. Lo sport in Italia. Anno 1988, Notiziario Istat, serie 4, foglio 41, anno XI n. 11, luglio 1990

Indagine Multiscopo sulle famiglie. La pratica sportiva. Anni 1987-91, vol. 6, Supplemento all’Annuario statistico italiano, 1993

Cultura, socialità e tempo libero. Anni 1993-1994, Capitolo 3 “L’attività fisica e sportiva”, Collana Argomenti, n. 3, 1996

Musica, sport e altre attività del tempo libero. Anno 1995, Capitolo 4 “La pratica sportiva”, Collana Informazioni, n. 44, 1997

La vita quotidiana nel 1997, Capitolo 9 “L’attività fisica e sportiva”, Collana Informazioni, n. 12, 1999

Sport e attività fisiche. Anno 2000, Collana Informazioni, n. 9, 2003

Cultura, socialità e tempo libero. Anni 1998-2003, Capitolo 4 “Attività fisica e sportiva”, Collana Informazioni, edizione 1999 e seguenti

Annuario statistico italiano. Anni 1997-2011, Capitolo 11 “Famiglie e aspetti sociali vari”, edizione 1997 e seguenti

Lo sport che cambia. I comportamenti emergenti e le nuove tendenze della pratica sportiva in Italia, Collana Argomenti, n. 29, 2005

La pratica sportiva in Italia. Anno 2006, Statistiche in breve, 20 giugno 2007

Italia in cifre, dati sulla pratica sportiva - edizione 2007 e seguenti, su www.Istat.it

Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo. Anno 2012, Istituto nazionale di statistica, febbraio 2012 (pagg. 120-121).

10 A cura di Carolina Facioni, Istat 2012.