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Progetto Centri Estivi 2019 La cultura è un gioco I misteri del bosco incantato e il magico talismano
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I misteri del bosco incantato - Cooperativa Comunica · 2019-06-06 · I misteri del bosco incantato e il talismano della salute Da leggere prima settimana per tutti In una ridente

Jun 21, 2020

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Progetto Centri Estivi 2019

La cultura è un gioco

“I misteri del bosco incantato

e il magico talismano”

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I misteri del bosco incantato e il talismano della salute

Da leggere prima settimana per tutti

In una ridente cittadina in riva al lago di una valle montana viveva Geremia, un bambino piccolo e scaltro,

conoscitore del bosco. Gli piaceva andare a scuola, ma ancora di più passare tutta l’estate con il nonno, che

abitava in una malga poco distante, perché amava pascolare le pecore con il suo cane, chiamato Fiocco (da

fiocco di neve), ascoltare gli uccellini e osservare tutti gli animali: lo scoiattolo, la civetta, la pernice, il

gheppio, i caprioli, i camosci, le marmotte, le volpi e l’aquila reale. Il nonno gli raccontava sempre le favole di

Aron (“illuminato”), un abete secolare dai poteri magici, che vegliava sulla valle, lanciando sortilegi contro

azioni umane dalle nefaste conseguenze sulla salute del bosco e dei cittadini della montagna. Per

sconfiggere i sortilegi l’unica soluzione era trovare un magico talismano e risolvere un misterioso enigma

scritto sul retro, attraverso una serie di prove. Tra un pascolo e una leggenda del bosco le estati passavano.

Nella cittadina c’erano altri bambini, come Erman, Carlotta, Elbio e Luigina, che conducevano una vita più

moderna, fatta di cibi confezionati portati con i camion dai centri commerciali, giornate sedentarie trascorse

al cellulare, e giochi al computer, chiamati “Back day”, in cui i ragazzi si muovono dentro una città fantasma,

passando più tempo in una realtà virtuale che nella vita vera. Loro non comprendevano lo stile di vita di

Geremia e si ritenevano trendy e al passo con i tempi, a differenza di lui, che spesso cercava di coinvolgerli

nelle sue scorribande nei boschi, ottenendo però il loro rifiuto con la risposta: “Abbiamo di meglio da fare”.

Un bel giorno Geremia, che nonostante il disinteresse degli amici, non rinunciava alla sua curiosità e alla

scoperta di nuovi segreti nel bosco, si svegliò per andare a trovare il nonno e arrivato in piazza trovò una

gran baraonda. I cittadini alzavano le braccia al cielo o le portavano alla testa lamentandosi preoccupati che

non riuscivano a uscire dalla valle. Infatti, ai confini della cittadina si era alzata una barriera invisibile, che le

macchine, i camion, i trattori e nemmeno le capre potevano infrangere. Era saltata anche l’energia elettrica e

chiamare i soccorsi era diventato molto difficile. “Sicuramente è un sortilegio di Aron!” - gridò Geremia – “Mio

nonno aveva ragione!”. Gli anziani saggi del paese confermarono la storia del bambino e lo invitarono a

cercare altri 4 valorosi compagni per trovare il talismano. Geremia chiamò Erman, Carlotta, Elbio e Luigina

che pur increduli alla sua richiesta, accettarono, perché non potevano restare senza “rete” e senza cibi

confezionati.

Durante il viaggio verso la grotta incontrarono non poche difficoltà, ma aiutandosi a vicenda arrivarono a

destinazione. Entrati non senza paura, videro delle pitture rupestri, che solo Geremia fu in grado di decifrare

e che li portarono a trovare l’amuleto sotto una piccola roccia alla fine della caverna. Erman, il più grande,

prese il talismano a forma di medaglione: una fronte aveva una serie di raggi vuoti e nel retro c’era la scritta

“se ogni colore troverai, i poteri magici tu avrai”. I cinque amici uscirono dalla caverna e Carlotta ha subito

esposto l’amuleto al sole. Un raggio di colore verde proiettò sul medaglione la scritta “Natura” e da lontano la

voce di Aron sussurrò la prova da svolgere: “onorare le conoscenze della natura costruendo un erbario”. E

da qui il gruppo fu coinvolto in una serie di compiti precisi che riempirono i raggi del medaglione con colori

diversi: azzurro “crea un orto e mangia i suoi frutti”, giallo “anima un percorso magico per far camminare le

persone”, viola “fai una pubblicità sociale”, marrone “scrivi una storia dei nonni”, blu “inventa un gioco per

tutti”, … e mano a mano che il talismano si colorava i bambini riscoprivano la gioia di stare insieme e il valore

di un nuovo modo di vivere, fatto di solidarietà, cibi buoni, movimento all’aria aperta e creatività,

coinvolgendo tutta la popolazione in nuova dimensione di benessere.

Quando tutti i raggi si colorarono, il talismano emanò una luce iridata che con i suoi raggi fotonici sciolse la

barriera invisibile e liberò la valle dal sortilegio. Per festeggiare gli abitanti organizzarono un grande mercato

e invitarono tutte le genti della pianura per cantare e ballare insieme.

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SCUOLA MATERNA

PRIMA SETTIMANA

Leggere come storia aggiuntiva Il bosco incantato

C’era una volta un bosco meraviglioso dove ogni albero non era solo una pianta, ma un essere vivente. Gli alberi stessi non potevano muoversi, ma offrivano la loro chioma come casa per gli uccelli che volavano tra di essi. Tra le loro radici nascevano funghi e frutti di ogni colore e tanti animali trovavano non solo rifugio, ma occasione di divertirsi e di giocare tra di loro. Gli uomini che visitavano questo bosco non solo si meravigliavano, ma consideravano il bosco come un luogo sacro e rispettavano le piante e tutti gli esseri che vivevano in esso come creature divine.

In questo bosco però aveva la sua dimora anche un principe nero. Egli era un mago invidioso e odiava tutta la luce ed i colori. A lui non piaceva l’allegria del bosco, anzi, gli dava proprio fastidio. E soprattutto era geloso del rispetto che veniva espresso dagli uomini verso le piante del bosco e non verso di lui. Il mago pronunciò un incantesimo che fece sparire tutti i volti ed i colori ed il bosco diventò grigio e ombroso.

Per secoli il bosco rimase così, una quercia era soltanto più una quercia, un frassino un frassino, non c’era più nessuna traccia della vita meravigliosa di una volta. E gli uomini evitavano di fermarsi nel buio del bosco, solo qualche malvivente che cercava un rifugio si nascondeva nella sua ombra grigia. Il bosco si chiudeva sempre di più e diventava infine un impenetrabile nemico dell’uomo, considerato quasi un luogo morto e malefico.

Un giorno arrivò per caso da lontano, dal mondo della luce, una fatina con un gruppo di elfi – vedendo il bosco nero e morto aveva compassione e voleva svegliarlo. Con la forza del suo amore chiamò una stella dal cielo che scese tra gli alberi e si trasformò sulla terra in una girandola meravigliosa. Danzando dintorno alla girandola luminosa la fatina e gli elfi riuscirono a svegliare l’anima del bosco e così tornarono non soltanto i volti e l’allegria delle piante, ma anche il rispetto degli uomini verso il valore della vita del bosco ... Laboratorio il copricapo magico

Ritagliare tre sagome di quadrifoglio da un cartoncino verde di circa 10

cm di altezza e larghezza

Incollarle su una striscia dello stesso cartoncino come una coroncina.

Indossare come talismano

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Imparare Ci vuole un fiore

Le cose di ogni giorno raccontano segreti A chi le sa guardare ed ascoltare

Per fare un tavolo ci vuole il legno Per fare il legno ci vuole l'albero Per fare l'albero ci vuole il seme Per fare il seme ci vuole il frutto Per fare il frutto ci vuole il fiore Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno Per fare il legno ci vuole l'albero Per fare l'albero ci vuole il seme Per fare il seme ci vuole il frutto Per fare il frutto ci vuole il fiore Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo Per fare il ramo ci vuole l'albero Per fare l'albero ci vuole il bosco Per fare il bosco ci vuole il monte Per fare il monte ci vuol la terra Per far la terra ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo Per fare il ramo ci vuole l'albero Per fare l'albero ci vuole il bosco Per fare il bosco ci vuole il monte Per fare il monte ci vuol la terra Per far la terra ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno Per fare il legno ci vuole l'albero Per fare l'albero ci vuole il seme Per fare il seme ci vuole il frutto Per fare il frutto ci vuole il fiore Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore...

https://www.youtube.com/watch?v=mQNMTKF9zsw&list=PLgtT2F49M7vQ_J5ZXiyl87SWpKPputZ

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Tabellone Bosco incantato n.1

Incollare le seguenti schede colorate durante le settimane dai bambini fino a creare un grande bosco

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SECONDA SETTIMANA

Leggere La grande quercia

La grande quercia del bosco era molto vecchia. Nella corteccia del tronco e dei rami, i solchi

lasciati dal tempo erano profondi. Non sapeva ancora quanto le rimaneva da vivere. Un tempo era

stata eletta regina del bosco, non solo per la grandezza, ma anche per la sua bontà. Nel folto della

sua chioma come una grande mamma, teneva i nidi degli uccellini. Li riparava dal freddo e dal

vento durante l’inverno, e dalla calura nelle giornate estive.

Il suo impegno era quello di mantenere l’ordine e la giustizia, affinché nel bosco tutto funzionasse

a dovere. Ma ora era giunto il tempo di lasciare la corona. Voglio eleggere il mio successore –

disse – per fare questo ho bisogno di aiuto: chiamerò i miei amici. 2 Detto questo diede un forte

scossone alla sua chioma… e da questa ne uscirono, cinguettando spaventati, un gran numero di

uccellini dai più svariati colori. - Ho bisogno di voi – disse la quercia- voglio affidarvi un compito. Gli

uccellini si ripresero dallo spavento e si fermarono sui rami ad ascoltare. Voglio riunire tutti gli

alberi - disse la quercia – per nominare il mio successore. Andate e dite ad ognuno che questa

sera al chiarore della luna piena ci sarà una grande assemblea. Gli uccellini fecero quello che

aveva chiesto la quercia; nel bosco intanto si spargeva la notizia, che mise in allarme tutte le

piante. Ogni albero era convinto di possedere le migliori qualità, e perciò si sentiva in diritto di

essere eletto.

C’era chi si vantava di avere un bel tronco lungo e diritto, chi una grande e folta chioma, altri

ritenevano di far maturare dei frutti meravigliosi. Per migliorare il loro aspetto, gli alberi chiamarono

in aiuto alcuni animaletti. Gli scoiattoli, con la coda, si misero a lucidare il tronco del loro albero

preferito e per fare questo salivano e scendevano dall’albero. Il picchio lavorò a lungo, per

mangiare tutte le larve e i vermetti. Venne la notte, la luna era già alta nel cielo e i suoi raggi

rendevano scintillanti le foglie degli alberi bagnate dall’umidità della sera. La grande quercia dalla

sua posizione riusciva a vedere tutti perché si trovava proprio in cima ad una collinetta. Bene –

disse - vedo che siete tutti pronti! Sapete perché vi ho chiamato! Ora vorrei sentire le vostre voci. Il

carpino fu il primo a prendere la parola. -Cara quercia, ci dispiace molto che tu abbia deciso di non

governarci più. Di certo non avrai difficoltà, nella scelta di chi continuerà il tuo operato con la tua

stessa saggezza e lo stesso impegno.

È un impegno faticoso, che richiede un albero dal legno duro, tenace e compatto che sia in grado

di combattere le avversità, e tu lo sai che io possiedo tutte queste qualità. - Hai dimenticato una

cosa! - disse il tiglio che si trovava poco distante. Io vivo molti anni, anzi decenni, e questo mi

sembra un aspetto da non sottovalutare… potrei governare a lungo. 4 Non dimenticate l’altezza –

disse il pino – il mio sguardo arriva fino al mare, da quassù potrei controllare ogni cosa. La grande

quercia ascoltava attentamente mentre la luna osservava perplessa. Il gufo saggio che se ne stava

appollaiato su un ramo, scuoteva la testa. - Puoi parlare! - disse la quercia- mi sarebbe utile un tuo

consiglio. Da molti anni vivo in questo bosco - disse il gufo - conosco tutti gli alberi, i loro pregi e i

loro difetti. Non c’è nessuno che sia perfetto, ognuno ha qualcosa di diverso ed è questo che li

rende unici e speciali.

Tutti sono utili per la nostra sopravvivenza, nei tronchi troviamo riparo, nei rami si costruiscono i

nidi, i frutti degli alberi ci sfamano, le gemme e i fiori profumati servono alle api per il loro miele

delizioso. Ti ringrazio caro gufo, le tue parole mi hanno fatto riflettere - disse la quercia – e prima di

prendere una decisione voglio pensarci bene.

Intanto, vicino ad una siepe al limitare del bosco, un cipresso e un coniglio chiacchieravano

animatamente: - Fatti avanti – diceva il coniglio - che cosa aspetti a parlare?! -Ma io, di che cosa

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posso vantarmi? - rispose il cipresso che, per parlare con il suo amico stava piegato quasi fino a

toccare la punta per terra. Io ti conosco bene - disse il coniglio – tu non ami il chiasso e le

chiacchiere inutili. È vero che vivi in disparte, un po’ isolato, ma non per questo non conosci il

bosco! Tu non parli molto, ma ascolti tanto, sei onesto e saggio e chi ha bisogno può contare sul

tuo aiuto.

-È vero, è cosi! - dissero in coro la volpe, l’orso, il riccio e gli altri animaletti che avevano ascoltato

la conversazione - Il nostro amico cipresso ha un grande cuore, noi vogliamo che ci accudisca e ci

governi! Erano queste le parole che la grande quercia voleva sentire, e così prese la sua

decisione, e fece eleggere re del bosco il timido cipresso. La luna nel cielo sorrise compiaciuta e

poi, stanca, se ne andò a dormire, lasciando il posto ai primi deboli raggi di sole.

Laboratorio cespuglio fiorito

Piegare foglio verde A4 a fisarmonica.

Pinzare al centro con un punto di cucitrice

Aprire i ventaglio ed incollarlo al centro

Disegnare fiori di ogni tipo ed incollarli sul cespugl

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Imparare la canzone La festa dell’albero

Gli alberi che grande invenzione

ce n'è di ogni tipo per ogni stagione

c'è anche un albero che si fa addobbare

quando arriva la festa di Natale

Gli alberi sono speciali

loro ci fanno tanti regali

ci danno il riparo e tanti bei frutti

sono importanti proprio tutti

Hanno rami foglie e radici

che belli sono gli alberi noi siamo loro amici

hanno bisogno dell'acqua e del sole

hanno bisogno del tuo amore

Di ogni albero dobbiamo averne cura

e rispettare tutta la natura

Hanno rami foglie e radici

che belli sono gli alberi noi siamo loro amici

hanno bisogno dell'acqua e del sole

hanno bisogno del tuo amore

https://www.youtube.com/watch?v=Sv_VQz-Chdw

Tabellone dei fiori n.2

I bambini colorano le schede che vengono tutte incollate sul tabellone di classe

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TERZA SETTIMANA

Leggere Il Porcospino monello

Il bosco dei tre aceri viveva felice a ridosso di una grande città ed era abitato da moltissime

creature, alberi, piante e animali. Tutti andavano d’amore e d’accordo perchè avevano capito che,

solo aiutandosi l’un l’altro, potevano sopravvivere all’inquinamento e ai problemi del mondo.

Ogni mattina, gli aceri, i pini e gli olmi fabbricavano aria pulita per tutte le creature, mentre dalle

piccole sorgenti sgorgava acqua limpida che serviva a mille usi. Anche gli animali collaboravano

alla vita del bosco per far funzionare ogni cosa a puntino. Mentre il gufo faceva il postino, portando

le notizie da una parte all’altra, il pipistrello era il parrucchiere di tutti.

Cucinare spettava invece al lupo, considerato un grande chef e aiutato dalla volpe. Le corna

dell’alce, del cervo e dello stambecco servivano a legare i fili dove stendere la biancheria, mentre

l’orso faceva il bucato. Allo stesso modo, tutti gli altri animali svolgevano un compitino domestico: il

tasso, lo scoiattolo, il camoscio, la talpa, l’aspide, l’ermellino, la salamandra, il grifone, la lince, il

marasso, la lontra e il cinghiale. Il ghiro poi aveva rinunziato a qualche oretta di sonno per cantare

la ninna nanna a tutti i piccoli del bosco.

Insomma, il bosco viveva in armonia, finchè un giorno arrivò un porcospino che decise di scavarsi

una tana proprio fra i cespugli di quel luogo quasi magico. Durante la notte, il porcospino

camminava, alla ricerca di qualcosa da mangiare, mentre di giorno riposava nella sua tana,

lontano da tutti.

L’animale era quindi guardato dagli altri con sospetto e nessuno lo aveva mai invitato a presentarsi

o a scambiare due chiacchiere. Dal canto suo, il porcospino ricambiava quell’ostilità e quando gli

capitava di incontrare un animaletto sulla sua strada o vicino alla sua tana, drizzava gli aculei

finchè il malcapitato non fuggiva impaurito.

Drizza oggi e drizza domani, le creature del bosco decisero di riunirsi per parlare del nuovo venuto.

“E’ cattivo!” disse la volpe. “Si comporta malissimo!” rispose il ghiro. “Non mi ha mai rivolto la

parola!” sbottò l’aspide. “L’ultima volta che mi ha visto, ha drizzato gli aculei in un modo…” fece

eco la lontra, spaventata. “Ora basta, dobbiamo prendere provvedimenti!” decisero tutti in coro

mentre si recavano, in fila per due, alla tana del porcospino. “Esci!” lo minacciarono, giunti davanti

alla tana. “Cos’hai da dire in tua difesa?” Aggiunsero gli animali.

Rosso in viso, il porcospino uscì e, mortificato, rispose: “da quando mi sono trasferito nel bosco,

nessuno mi ha mai rivolto un sorriso, una parola buona o una gentilezza. Per voi sono sempre

stato un problema da risolvere, così anche voi lo siete diventati per me: tanti piccoli ostacoli da

affrontare, ognuno con una faccia diversa.”

“Suggerisco che le cose possono cambiare!” soffiò uno dei tre aceri, considerati gli anziani e saggi

fondatori del bosco. “Fino ad oggi ti avevamo creduto cattivo, ma questo incontro è stato utile a

conoscerci” aggiunse il vecchio acero, piantato proprio accanto alla tana del porcospino. “Ci siamo

comportati veramente male nei tuoi confronti!”

“No, signor acero. Sono io che devo chiedervi scusa per non aver detto prima quello che pensavo.

Se vi avessi sorriso e guardato in modo benevolo, le cose sarebbero state diverse. Chiedo scusa a

tutti” disse il porcospino, con gli occhi bassi.

Così, nell’imbarazzo generale, il porcospino e gli altri animali compresero che un sorriso e una

parola sincera aiutano a conoscersi e che conoscersi aiuta a capirsi.

Da quel momento, anche il porcospino prese parte alla vita del bosco insieme alle altre creature. E

da quel giorno, furono sorrisi e parole buone per tutti.

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Laboratorio I porcospini arcobaleno

Usare fogli A4 colorati.

Disegnare il musetto come da immagine e

ritagliarlo.

Piegare il foglio a fisarmonica e piegarlo a metà.

Incollare i bordi e decorare con frutta o fiori.

Insegnare canzone Ninna nanna degli animaletti

Dorme ogni bimbo di questo mondo

sogna di fare un bel girotondo

insieme a tutti gli animaletti

il più bel sogno farà

adesso è tardi chiudono gli occhi

marmotte, ghiri ed orsacchiotti

dorme il leprotto nella sua tana

e il pesciolino nella fontana

dorme tranquillo l’elefantino

e la scimmietta col suo piccino

dorme una rana là nello stagno

e dentro un buco riposa un ragno

dorme ogni bimbo di questo mondo

sogna di fare un bel girotondo

insieme a tutti gli animaletti

il più bel sogno farà

un asinello dentro la stalla

sogna di essere una farfalla

e la gazzella dorme beata

sotto una stella si è addormentata

dorme felice la formichina

e lo scoiattolo con la mammina

i coniglietti fanno la nanna

ormai nessuno li sveglierà

dorme ogni bimbo di questo mondo

sogna di fare un bel girotondo

insieme a tutti gli animaletti

il più bel sogno farà

dormono i grandi coi cuccioletti

e le balene coi gamberetti

fanno la nanna pure gli struzzi

e in fondo al mare tutti i merluzzi

la luna guarda le lumachine

tutte rinchiuse nelle casine

sotto la pianta di una lattuga

dorme profondo la tartaruga

dorme ogni bimbo di questo mondo

sogna di fare un bel girotondo

insieme a tutti gli animaletti

il più bel sogno farà

https://www.youtube.com/watch?v=eg6aM_TL4Q8

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Insegnare la Filastrocca degli animali

Filastrocca degli animali:

con le zampe o con le ali;

colorati o grigio spento;

chi più veloce, chi più lento;

chi terrestre, chi marino;

chi più grande, chi piccino;

con gli artigli o con i denti;

sparsi per i continenti,

son con noi su questa terra:

non facciamogli la guerra!

Tabellone Gli animali del bosco n.3

Come per i precedenti tabelloni che serviranno per decorare il centro estivo e per la festa

finale, i bambini coloreranno le schede degli animali del bosco che andranno incollate ai

tabellone.

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QUARTA SETTIMANA

Leggere La minestra di sasso

Un giorno, in un piccolo villaggio abitato da contadini molto poveri, capitò uno straniero piuttosto

ben vestito. Bussò alla porta di una donna che viveva da sola e le chiese qualcosa da mangiare.

“Mi dispiace”, rispose la donna, “al momento non ho in casa proprio niente”. “Non si preoccupi”,

rispose lo sconosciuto gentilmente, “nella mia bisaccia ho un sasso per fare la minestra. Se mi

date il permesso di metterlo in una pentola di acqua bollente, preparerò la zuppa più buona del

mondo. Ma mi occorre una pentola molto grande, per favore”. La donna era incuriosita. Mise la

pentola piena d’acqua sul fuoco e andò a raccontare la cosa alla sua vicina di casa. Quando

l’acqua cominciò a bollire, nella casa c’erano tutti i vicini, accorsi a vedere lo straniero e il sasso

misterioso. Egli gettò il sasso nell’acqua, ne assaggiò un cucchiaio ed esclamò con aria beata: “Ah

che delizia! Mancano solo delle patate”. “Io ho delle patate in cucina”, disse pronta la vicina di

casa. Corse a casa e poco dopo era di ritorno con una grande quantità di patate tagliate a fette

che furono gettate nel pentolone. Allora lo straniero assaggiò di nuovo il brodo: “Eccellente”, gridò.

“Se solo avessimo un po’ di carne, diventerebbe una ministra perfetta.” Un’altra vicina si offrì di

andare a casa sua a prendere della carne, che l’uomo accettò con garbo e gettò nella pentola. Al

nuovo assaggio, egli alzò gli occhi al cielo e disse: “Ora manca solo un po’ di verdura e poi sarà

davvero squisito!”. Ancora una volta, un’altra donna lì presente corse via e tornò con un cesto

pieno di carote e cipolle. Dopo aver messo anche queste nella zuppa bollente, lo straniero

assaggiò il miscuglio e dichiarò in tono imperioso: “Un po’ di sale e un po’ di salsa, per favore”. E

subito apparvero sale e salsa portati da un uomo che abitava nei pressi. Allora lo sconosciuto

diede un altro ordine: “Scodelle per tutti!”. La gente corse a casa a prendere le scodelle. Qualcuno

portò anche del pane e della frutta. Poi si sedettero tutti a tavola, mentre lo straniero distribuiva

grosse porzioni della sua incredibile zuppa. Tutti provavano una strana felicità, rideva - no,

chiacchieravano e gustavano il loro primo vero pasto in comune. In mezzo all’allegria generale, lo

straniero se ne andò via, silenziosamente come era arrivato, lasciando in dono al villaggio il sasso

miracoloso, affinché potessero usarlo tutte le volte che volevano preparare la minestra più buona

del mondo da mangiare tutti insieme.

Laboratorio La frutta

Con i piatti di plastica far realizzare ai bambini cesti o fette di frutta come da esempi.

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Insegnare la filastrocca della frutta

Filastrocca della frutta,

mangia mangia che non è brutta!

Mangia anche tu una banana

per stare bene una settimana!

Poi arriva l’arancia che è una vera bontà,

mangia mangia è la priorità!

Forza facciamo una macedonia

con le mele rosse e gialle

ci vien la voglia di assaggiarle!

Frutta frutta mai si spreca

è importante per la moneta!

Tabellone Frutta e verdura n.4

I bambini colorano le schede che verranno incollate sul tabellone di classe.

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QUINTA SETTIMANA

Leggere La leggenda della colomba il pappagallo e il corvo C’era una volta un pappagallo variopinto che amava volare liberamente per il bosco. Amava anche parlare con gli altri animali e raccontare loro storielle divertenti. Un giorno nel bosco giunse una colomba bianca. Era nuova, e in questo bosco ancora non conosceva nessuno. Allora il pappagallo pensò: Ci parlo io con questo strano uccello nuovo. Volò giù dall’albero e si sedette su un ramo. Non appena passò la colomba, le disse: “Ciao, nuovo uccello … ma che tipo di uccello sei?“ La colomba bianca rispose: “Sono una colomba … e sono tutta bianca e bella“. A tal punto il pappagallo rispose: “Anche io mi trovo bello. Guarda che belle piume variopinte che ho! Tutti mi possono vedere da lontano. Inoltre sono anche loquace e divertente. Quando racconto le mie storielle, gli altri animali si mettono a ridere“. Mentre il pappagallo e la colomba parlavano sul ramo, giunse un altro uccello. Era un corvo nerissimo che aveva appena mangiato un verme vicino ad una felce e poi si mise a guardare in alto. Disse al pappagallo: “Ma che variopinto che sei? Sei ammalato? Le tue piume hanno tutte dei colori diversi!! Che cosa ti è successo?“ Allora il pappagallo gli rispose: “Non sono malato. Perché dovrei esser malato? Sono nato variopinto, perché sono un pappagallo. E i pappagalli sono variopinti“. A tal punto la colomba commentò: “Guarda me, corvo. Io sono bianca. Anch’io sono di un solo colore come te … ma trovo il pappagallo simpatico perché è così variopinto. Mi piace vedere tanti uccelli, tutti di colore diverso. Non trovi?“ Allora il corvo rispose: “Pensavo sempre che gli uccelli più belli fossero i corvi neri. Ma tutti gli uccelli sono belli: quelli bianchi, quelli variopinti e quelli neri“. Colomba della pace

Occorrente: piatti di carta piani colla forbici pennarello nero ramoscello ulivo

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Tagliare 2 sagome per il corpo e incollarle infilando il ramoscello di ulivo in mezzo al becco. Lasciare staccate le parti della coda. Ritagliare le due ali e quando è asciutto il corpo incollarle. Decorare con occhio e becco.

https://www.youtube.com/watch?v=9okDup2dBNI

Insegnare la filastrocca TRE PASSI AVANTI 123

https://www.youtube.com/watch?v=RwDPO1yK1po (coreografia)

Tre passi avanti 1 2 3

Tre passi indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Guarda lontano il mare è blu

Onda su onda che baraonda

Nuota felice così

Ruota ruota ruota su su su

Ruota ruota ruota giù giù giù

Tre salti avanti 1 2 3

Tre salti indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Il cielo è grande è tutto blu

Saluta il sole buon giorno signore

Saluta il mondo ci sei anche tu

Ruota ruota ruota su su su

Ruota ruota ruota giù giù giù

Tre passi avanti 1 2 3

Tre passi indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Salta in alto e cadi giù

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SESTA SETTIMANA

Leggere La storia dell’arcobaleno sull’amicizia Era un sabato mattina e tutti i colori uscirono per andare al mercato. "Buongiorno signor Blu" disse il signor Arancione. "Buongiorno a lei signor Arancione, ha visto che bel cielo azzurro oggi?". "E' solo azzurro! Io sono più bello perché sono arancione, il colore della vitalità, delle vitamine, delle carote e delle arance!". "Ma cosa state dicendo?" interviene il signor Verde "Io sono il colore più bello: sono il colore dei prati, delle foglie e degli alberi!". "Vorreste che fosse vero! In realtà sono io il colore più affascinante perché sono il rosso, colore della passione: tutti i cuoricini che disegnano i bambini sono di questo colore, sono il colore dell'amore!". "Anch'io sono disegnato spesso dai bambini, cari signori! Sono il Giallo, colore del sole!!!". I colori si mettono a litigare "Sono io il più bello...". "Non è vero, sono io". E il cielo comincia a diventare grigio, le nuvole spuntano all'orizzonte e ...boom! I tuoni si fanno sentire e sono molto arrabbiati perché i colori non devono litigare: sono gli amici dei bambini, sempre presenti nei loro astucci e disponibili a farli divertire inventando mille disegni!". I colori, impauriti dai tuoni e dai fulmini, si abbracciano. A questo punto spunta il sole e un meraviglioso arcobaleno nel quale sono presenti tutti i colori. I signori colori hanno capito che tutti sono belli e importanti: l'arcobaleno non sarebbe così stupendo se fosse composto da un unico e solo colore. E' bellissimo proprio perché lo compongono tutti i colori insieme. Ora sanno che la cosa più importante è rispettarsi e volersi bene tutti quanti. Questa è l'amicizia !!!

Laboratorio arcobaleno 3D

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Occorrente: Strisce di cartoncino colorato, foglio azzurro A4, cartoncino giallo per il sole e

bianco per la nuvola. Scotch. Colla.

Attaccare con lo scotch le strisce colorate al foglio azzurro, sovrapponendole leggermente.

Creare un arco e attaccarlo all’angolo opposto del foglio azzurro mantenendo l’arcuatura

come da foto.

Ritagliare lo spicchio di sole dal cartoncino giallo e la sagoma della nuvola dal cartoncino

bianco. Incollare.

Insegnare la canzone I can Sing the rainbow

Red and

Yellow and

Pink and

Green

Purple and

Orange and

Blue

I can sing the Rainbow,

Sing the rainbow

Sing the rainbow

For you

https://www.youtube.com/watch?v=zfZLDSJ9NhA

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere I tre folletti Rossino Giallino e Verdino

C’erano una volta tre fratelli molto particolari, non certo di quelli che si incontrano tutti i

giorni. Erano tre folletti che vivevano in un fitto bosco. Ogni giorno, insieme, facevano la

loro perlustrazione nel bosco per racimolare po’ di cibo e raccogliere un po’ di legna per

riscaldarsi.

Un giorno però i tre fratelli litigarono perché ognuno voleva essere il capo degli altri due.

Così, dopo essersi portati io broncio per un’intera giornata, decisero, il mattino successivo,

di fare la solita perlustrazione nel bosco, ma ognuno per conto proprio.

Verso sera, dopo un’intera giornata trascorsa nel bosco, ognuno dei tre fratelli decise di

fare ritorno a casa, ma nessuno dei tre ci riuscì. Ognuno di loro, infatti, si era sempre

occupato di un compito ben preciso: il primo, che conosceva tutti i tipi di piante, aveva

mangiato, ma né era riuscito a farsi una scorta da trasportare via, perché era molto

debole, né poteva tornare a casa perché non conosceva la strada di ritorno; il secondo,

che era il più forte e robusto, si era sempre occupato del trasporto del cibo, ma. Non

sapendo dove trovarlo, rimase tutto il giorno senza mangiare e, non conoscendo anche lui

la strada di ritorno rimase bloccato nel bosco; infine, il terzo, che era un bravo geografo,

sapeva ben orientarsi e conosceva benissimo la strada del ritorno, ma non conoscendo le

piante e non sapendo distinguere le bacche buone da quelle velenose, si vergognava di

tornare a casa a mani vuote, così rimase anche lui nel bosco.

Intanto, il buio della sera diventava sempre più fitto ed in ognuno dei tre folletti cresceva la

paura e lo smarrimento. Ma … mentre vagavano nel bosco, per caso, si incontrarono tutti

e tre e nello stesso luogo e, dopo essersi riabbracciati, il primo scelse le bacche

commestibili, il secondo ne raccolse una buona scorta in un grande tinello da portare via

ed il terzo ricondusse tutti verso casa. Quella sera i tre folletti capirono che ognuno aveva

bisogno dell’altro.

Laboratorio I tre nanetti

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Tagliare le sagome per cappello abito e barba.

Far decorare il viso ai bambini.

Creare una storia alternativa con i nuovi amici

Insegnare la canzone Gnomi ci chiamiamo

Gnomi ci chiamiamo

Muscolosi siamo

Barbe bianche abbiamo

Cappelli indossiamo

Tra i boschi andiamo

E frutti raccogliamo

Rondini seguiamo

E insieme voliamo

Gnomi ci chiamiamo

Muscolosi siamo

Barbe bianche abbiamo

Cappelli indossiamo

Tra i sentieri andiamo

E sempre camminiamo

I funghi raccogliamo

E fragole mangiamo

Gnomi ci chiamiamo

Muscolosi siamo

Barbe bianche abbiamo

Cappelli indossiamo

Tra i boschi andiamo

E frutti raccogliamo

Rondini seguiamo

E insieme voliamo

https://www.youtube.com/watch?v=SYSJylS00Yo

Insegnare la filastrocca dell’Amicizia di Gianni Rodari

Dice un proverbio dei tempi andati

“Meglio soli che male accompagnati”.

Io ne so uno più bello assai:

“In compagnia lontano vai”.

Dice un proverbio,chissà perché:

“Chi fa da solo fa per tre”.

Da questo orecchio io non ci sento:

“Chi ha cento amici fa per cento!”.

Dice un proverbio ormai da cambiare:

“Chi sta solo non può sbagliare!”.

Questo, io dico, è una bugia:

“Se siamo tanti si fa allegria!”.

Tabellone Gli Elfi n.5

I bambini colorano le schede da incollare al tabellone di classe.

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OTTAVA SETTIMANA

Leggere La storia del bruco verde che diventa farfalla

Un piccolo bruco verde camminava verso una grande montagna. Lungo la strada incontrò

una coccinella che gli chiese: “Dove vai?”. Il bruco rispose: “Ieri ho fatto un sogno nel

quale mi trovavo sulla cima di una montagna e da lì potevo vedere tutta la valle. Oggi

voglio realizzare il mio sogno”. Sorpresa, la coccinella gli disse: “Devi essere pazzo! Tu sei

solo un piccolo bruco. Per te, un sassolino sarà una montagna, una pozzanghera sarà un

mare e ogni cespuglio sarà una barriera impossibile da oltrepassare”. Ma il piccolo bruco

era già lontano e non la sentì. Incontrò poi un coniglio: “Dove vai con tanto sforzo?”. Il

piccolo bruco rispose: “Ieri sera ho fatto un sogno, ho sognato di essere sulla cima della

montagna e da lì potevo ammirare tutta la valle. Mi è piaciuto quello che ho visto e oggi

voglio realizzare il mio sogno”. Il coniglio si mise a ridere e disse: “Nemmeno io, con le mie

grandi zampe e con i miei grandi salti, affronterei un’impresa così difficile”. E, ridendo,

rimase a osservare il piccolo bruco mentre procedeva per la sua strada. La stessa cosa

accadde con la rana, la talpa e il topo. Tutti gli consigliarono di fermarsi, dicendo: “Non

arriverai mai…!”. Ma il piccolo bruco, determinato e coraggioso, continuò a camminare.

Stremato e senza forze, ad un tratto decise di fermarsi a riposare. Con un ultimo sforzo si

preparò un posto per dormire quella notte. “Così mi sentirò meglio” disse il piccolo bruco.

Ma morì. Per giorni, gli animali si avvicinarono a vedere i suoi resti. Lì c’era l’animale più

pazzo del mondo, lì c’era l’ultimo rifugio di un piccolo bruco morto per aver inseguito un

sogno. All’improvviso, però, quel bocciolo grigiastro si ruppe. Comparvero due occhioni,

due antenne e due bellissime ali dai colori stupendi. Era una farfalla! Gli animali restarono

senza parole, meravigliati da quella stupenda creatura che in un istante prese il volo e

raggiunse la cima della montagna. Il sogno del bruco, diventato farfalla, si era realizzato. Il

sogno per il quale aveva vissuto, per il quale aveva lottato, era finalmente diventato realtà.

LABORATORIO Il bruco verde

Ritagliare 10 strisce di cartoncino di cm 10x4.

Usare la prima striscia per formare un anello e

incollare gli estremi (o usare un punto di

cucitrice) . Infilare la seconda striscia all’interno

del primo anello e incollare. Stessa procedura

per le restanti strisce.

Ritagliare due cerchi bianchi per disegnare gli

occhi e disegnare la lingua sul cartoncino rosso.

Una volta incollata piegare leggermente la parte

biforcuta che servirà per appoggio per la testa.

Tabellone Bruchi e farfalle n.6

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NONA SETTIMANA

Leggere La nota scontenta!

Il mattino ricco di sole era abbandonato in un silenzio presago di nuove sensazioni, nel primo pomeriggio ci sarebbe stato un concerto di uccellini. Gufo Gi, il direttore d’orchestra, li avrebbe accompagnati dolcemente con la sua bacchetta. Gli uccellini riposavano tranquillamente e ogni tanto svolazzavano a bere nel laghetto sotto il bosco. Le note dondolavano su piccoli rami e si rinfrescavano muovendo le foglioline ancora tenere della recente primavera. La bacchetta di Gufo Gi era infilata per metà in un grosso tronco e ripassava mentalmente la melodia musicale. Sì, sarebbe stato veramente un bel concerto. C’è sempre un ma in ogni storia… una nota non era soddisfatta del suo lavoro. La nota Re, era scontenta, non riusciva ad accettare che nella scala delle note lei veniva dopo la Do, si sentiva vilipesa, la Re è Re si diceva, perché mai doveva passare in seconda linea, era un’offesa per il suo prestigio di nota importante. Detto fatto, salto giù dal piccolo ramo e andò a parlare con la bacchetta di Gufo Gi, lei sapeva sempre cosa doveva fare e come, quindi le avrebbe chiesto aiuto. Ciao bacchetta, disse La nota Re: c’è un problema che dobbiamo risolvere riguardo il concerto di questo pomeriggio. Ah sì. C’è un problema, rispose la bacchetta?: pensavo fosse tutto a posto, abbiamo provato tanto. E’ proprio questo il punto, abbiamo provato ma non sono d’accordo sul mio ruolo come seconda nota si lamentò la nota Re. Ma cosa vuoi dire, la scala delle note è sempre stata questa e non si può cambiare a tuo piacere, disse la bacchetta riflettendo sul tipo di problema che stava sorgendo per colpa di una nota, che a quanto pare le interessava soltanto fare la parte della protagonista. Sai, ehm, disse la bacchetta: quello delle note è un lavoro di gruppo, tutte insieme formate una scala melodiosa, su cui è stata creata la musica, non si può cambiare qualcosa soltanto per un tuo capriccio, il Do è l’apertura, ma tutte siete importanti, non deve mancare nessuna per suonare, se una di voi dovesse assentarsi, non si capirebbe più nessuna opera, nessuna sinfonia, sarebbe il caos totale. Ebbene rispose la nota Re: e caos sia…e si allontanò saltellando. Alla bacchetta parve che il bosco le crollasse addosso in un istante, non poteva fare questo a Gufo Gi, non poteva neanche raccontargli cosa stava succedendo, doveva trovare una soluzione a quel dramma che si stava svolgendo all’insaputa delle altre note e del direttore d’orchestra. Che fare? L’unica cosa era parlare con gli uccellini, erano un coro molto affiatato e forse avrebbero escogitato insieme un sistema per il problema della nota Re. Forse poverina dopo tanto provare, era esausta, magari aveva bisogno di uno psicologo che le avrebbe fatto capire l’indispensabilità di ognuna di loro, ma che al tempo stesso non potevano lavorare separate e individuali. La bacchetta corse dagli uccellini, li chiamò a raccolta e spiegò loro la faccenda in modo più esplicativo possibile, ma gli uccellini risposero tutti in coro con un Ooooohhhh, colmo di terrore. Era tutto pronto, ormai da giorni, nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe nato così di punto in bianco un dramma del genere. Nessuno era pronto a risolvere tal enigma, sarebbe dunque mancata una nota, per la prima volta nella storia della musica, cosa orrenda, era come leggere senza parole. Un piccolo uccellino fece sentire la sua voce flebile cincischiando un debole ciripì ciripì ciripì, che tradotto voleva dire: Dobbiamo chiedere alla nota Re se vuole fare la parte della Do, così sarà la prima a uscire. Cosa? Dissero tutti in coro, non è possibile che una nota prenda il posto dell’altra, non ne sarebbe capace e non è giusto chiedere alla Do di fare la Re. E’ vero rispose l’uccellino, ma bisogna far credere alla Re che potrebbe farlo e dal momento che non ne sarà capace, il problema è automaticamente risolto. Sei un genio disse la bacchetta all’uccellino, sapevo che potevo contare su di voi e penso di sapere come possiamo fare senza disturbare le altre note.

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La bacchetta e gli uccellini chiamarono la nota Re mentre stava facendo una passeggiata nel bosco e le dissero che stavano facendo una riunione straordinaria per lei. Gli uccellini spiegarono alla nota Re che potava provare a suonare la nota Do, così sarebbe stata al primo posto, se ne fosse stata capace, lo avrebbero detto alle altre note per approvare la nuova scala musicale. Ma come, disse la nota: io sono la Re da sempre, non posso suonare la Do, non ne sarei capace. Se tu vuoi essere la prima devi imparare la musica della prima nota, non hai altra scelta, dissero in coro gli uccellini e la bacchetta a cui tremava la voce per lo spavento. Il tempo passava e si rischiava di mandare all’aria un concerto così importante soltanto per una nota un po’ esaurita. La bacchetta anche se non si sentiva tanto sicura di se, disse alla nota Re con una severità che non le era congeniale, non avendo altra scelta: Ebbene, cara Re, hai tre opzioni, puoi decidere di rimandare la discussione in un altro momento e suonare la Re come sempre. Puoi decidere di suonare la Do imparando la nota, e naturalmente dovrai chiedere il permesso e l’approvazione della nota a cui vuoi sottrarre la sua parte. Oppure terza opzione possiamo rimandare il concerto, con tutta la responsabilità che ne consegue e farti curare dallo psicologo del bosco, un certo Dottor Lupus che viene spesso a rigenerarsi da queste parti. Di sicuro oggi lo troverai perché voleva assistere al nostro concerto. La nota Re, messa di fronte a queste nuove responsabilità, rifletté sul da farsi. Da come si stavano mettendo le cose, sarebbe stata bandita da tutta la società, sia musicale che animale. Gli uomini non avrebbero potuto più suonare una scala musicale decente e avrebbe disonorato tutte le note che erano vissute prima di lei. Che cosa insensata aveva messo in piedi, a un certo punto alzò gli occhi, guardò la bacchetta, tutti gli uccellini e si vergognò di se stessa. Non so cosa mi sia preso disse la nota Re: forse sono un po’ stanca ma senz’altro possiamo dare il nostro concerto, Gufo Gi sarà orgoglioso di tutti noi, vi prego di scusarmi se invece di farvi riposare vi ho messi tutti in trambusto, mi farò perdonare con un concerto meraviglioso, sarò una nota attenta e squillante. Mi rendo conto che tutti siamo importanti, ma nessuno è indispensabile, almeno non con l’arroganza, senza dubbio in ogni cosa, anche la più sublime ci vuole un pizzico di umiltà. La bacchetta perdonò volentieri alla nota quella piccola parentesi un po’ egocentrica e gli uccellini le dedicarono un cinguettio degno di una nota RE. Gufo Gi all’oscuro di tutto, dopo essersi riposato, diresse le note in un modo magnifico, ma non gli sfuggì il fatto che c’era qualcosa di magico nell’aria aggiunto da un evento straordinario a cui non seppe dare spiegazione.

Laboratorio Shakers

Rotolo carta igienica, perle riso o pasta. Colla e cartoncini colorati.

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Come da foto fare segnare e ritagliare i tappi per chiudere gli Shakers. Chiudere da un lato e

versare un po’ di riso o pasta o perle. I suoni saranno differenti in base al contenuto. Tappare il

secondo lato e decorare a piacere.

Insegnare Mami Wata

Mami lo lo lo

Mamiwata lo lo lo

Mami lo lo lo

Mamiwata lo lo lo

Kata sin franta

Kata di franta

Kata Komiséria

Mami béna

Ok

https://www.youtube.com/watch?v=U3hIek7Dfxw

Tabellone Strumenti musicali n.7

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DECIMA SETTIMANA

Leggere La fiaba dell’Elfo e il portafortuna

– Nonna – disse Frida – mi racconti una storia?-si piccola mia- disse la nonna ,andiamo nel mio soggiorno e

mettiamoci a sedere sui divani vicino al caminetto ti voglio raccontare una bellissima storia che sa

dell’incredibile….Ascolta….In un piccolo paese della Germania Est viveva con la zia,una splendida bambina

di circa 10 anni aveva un nomignolo molto curioso , la gente del luogo la soprannominava “goccia di latte”

perché la sua pelle era trasparente come una goccia , e bianca come il latte.

Era una bambina deliziosa ,esilarante e molto solare un tantino assai vivace però aveva un piccolo difetto

era alquanto dispettosa ,gli piaceva scherzare con tutti e a volte la gente povera di spirito si arrabbiava

terribilmente. A quei tempi nel paese girava voce di un antica e misteriosa leggenda che aleggiava fin dai

tempi più remoti. Si diceva , che nei pressi di un lungo fiume si stendeva adiacente un immenso e vasto

bosco molto folto e profondo, dove abitavano misteriose creature magiche dai caratteri un po’ burloni. Questi

piccoli omini cosi buffi e bizzarri venivano chiamati dalla voce del popolo ELFI.

– Nonna – disse Frida chi sono gli elfi? – Ora te lo dico nipotina mia rispose la nonna.

Gli ELFI sono creature buone e pacifiche che amano tanto gli esseri umani e la natura, amano molto ballare

e cantare , ma soprattutto nelle notti estive di luna piena con il cielo trapuntato di stelle si radunano ai

margini dei boschi, in luoghi solitari ricoperti da muschio. Alcuni cantano, e hanno una voce melodiosa altri

suonano dolcemente e tutti danzano tenendosi per mano in cerchio formando immensi girotondi. Spesso

decidono di vivere accanto agli uomini, però gli esseri umani non li vedono mai, a meno che , questi non lo

vogliono perché non soltanto possono vedere gli uomini, ma anche palesarsi e rendersi visibile ad essi! A

volte però, se sentono arrivare qualcuno a loro non gradito si tramutano in lucciole, ceppi, sassi, o radici per

non farsi scoprire.

-Nonna vuol dire che se io dovessi incontrare una lucciola o vedere un sasso potrebbe essere un ELFO?

Disse Frida – Potrebbe nipotina mia -disse la Nonna , ma queste creature solitamente abitano nei luoghi

oscuri, fra immense foreste , conifere brughiere e radure erbose. Non è facile incontrare un ELFO ma

quando capita è davvero un esperienza entusiasmante, e se riuscirà a fartelo amico ti porterà tanta fortuna e

felicità…Ma proseguiamo il nostro racconto…Molte illustre persone del paese e dintorni si erano addentrate

nel bosco alla ricerca spasmodica degli ELFI, ma i viaggi intrapresi risultarono in quanto vani.

-Nonna- disse Frida ma tu credi agli ELFI? – si piccola mia – rispose la Nonna – Io ho sempre creduto fin da

quando avevo la tua età – Adesso però ascolta… Una calda notte d’estate di luna piena quando tutti in

paese già dormivano compresa “goccia di latte”, un misterioso puntino verde si accostò lentamente dinanzi

al davanzale di una finestra. Era la finestra della cameretta di “goccia di latte” che ignara di tutto era

immersa in un dolce sonno profondo. All’improvviso si udì un suono festante di campanellini che turbò il

sonno di quella dolce bambina , e si svegliò repentinamente e vide sul parapetto della finestra un minuscolo

omino colorato molto buffo dal visino verde.

-Nonna com’era il suo aspetto ? Balbettò Frida – Ora te lo dico nipotina mia – disse la Nonna . Devi sapere

che sono creature molto piccole e fragili , sono alti meno di un metro, hanno la testa grossa, due orecchie

lunghe a punta , un nasino a patatina ,due vispi occhietti quasi fosforescenti che gli permettono di scrutare

meglio il buio durante la notte, indossano sul capo un lungo cappello di piuma , hanno pantaloni e casacca

verde con grandi bottoni e calzano su ciascun piede stivaletti a mezza gamba . “Goccia di latte” quasi non

credeva ai suoi occhi ,era rimasta esterrefatta da quella piccola visione , non poteva mai immaginare di poter

incontrare un ELFO.Ma la cosa ancora più misteriosa era che quel piccolo folletto parlava.

-E cosa diceva Nonna – disse Frida ! -Ora ascolta attentamente il mio racconto – disse la Nonna ! “Goccia di

latte” apri dirimpetto la finestra della sua cameretta e ancora basita , con la bocca spalancata e con

l’espressione di stupore , invitò quel piccolo omino ad entrare nella stanzetta ma lui si rifiutò

categoricamente, non entrò ma chiese con voce armoniosa a quella dolce bambina se poteva seguirlo nel

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bosco ! E le disse “Tu hai avuto il privilegio di vedermi , perché io mi sono visibilmente mostrato a te ,io ti ho

scelto perché tu mi possa fare un grande favore , mi accompagneresti nel mio bosco? Ti prego”…-Ma io non

conosco il bosco- disse “goccia di latte” – è troppo vasto ed immenso per me, è un luogo dove rischierei di

perdermi e poi ho paura…”Non devi avere paura “disse L’ELFO “ prendimi tra le tue mani delicatamente e

posami sulla tua spalla destra ,quando ti incamminerai e ti dirigerai verso il bosco un armonioso suono di

campanellini ti farà compagnia e ti indicherà la strada da seguire ,ogni suono ha una melodia diversa ed io te

la mostrerò fidati non te ne pentirai”. Goccia di latte sbigottita, dopo molte reticenze accettò perché sapeva in

cuor suo che quel magico ELFO l’avrebbe protetta ! Cosi si avviò lungo il fiume che divideva il paese e

prosegui il suo viaggio verso il bosco …. Quel dolce e incantevole suono di campanellini la condusse per

tutto il lungo tragitto. Quella magica notte la madre luna era più splendente che mai ,il cielo era terso , le

stelle sembravano nastri d’argento colorati e brillavano con tutta la loro forza ,all’avvicinarsi del bosco si

udivano canti melodiosi di uccelli che svolazzavano da un ramo all’altro lasciandosi cullare dal fruscio delle

foglie. ”Benvenuta in questa terra viandante “ disse L’ELFO a “goccia di latte” che si trovava a dover

esplorare i sentieri che snodavano gli alberi secolari di quel bosco . Tutto sembrava magico e tutto lasciava

presagire come in un sogno……. Giunti nel cuore dell’incantevole foresta goccia di latte disse al suo piccolo

ELFO “Finalmente siamo approdati nel bosco, io ti ho portato fin qui, ma ora come farò a tornare indietro da

sola per andare a casa? “ “Che fretta hai?” disse L’ELFO con una voce musicale ,”Rimani qui con me per un

po’ ti voglio far conoscere la dimora del mio popolo, però devi sapere che per far questo entreremo nella

terra dimezzo” “E che cos’è la terra di mezzo ?” disse “goccia di latte” che se ne stava rannicchiata sotto

l’albero più alto del bosco…L’ELFO rispose “La terra di mezzo è un luogo aldilà del tempo e dello spazio che

però è in comunicazione con gli uomini ,questo è accaduto a causa dell’iniquità e della crudeltà che gli

uomini hanno avuto nei nostri confronti e nella bellezza della natura . Noi piccoli ELFI amiamo molto la

natura ,è il nostro vivo patrimonio secolare, la nostra risorsa , la nostra ricchezza incontaminata per questo

va curata e preservata , ma tutto ciò ha fatto siche noi non abitassimo più tra gli uomini ma fra la terra di

mezzo “…Goccia di latte” ascoltava con stupore tutto ciò che L’ELFO raccontava e pensava tra se che

quella miriade notte fosse solo una bellissima chimera.

-Nonna – disse Frida – esiste davvero un posto chiamata terra di mezzo ? -Si piccola mia – Rispose la

Nonna , ascolta il seguito del racconto!…“Goccia di latte” si incamminò nella foresta insieme al suo piccolo

ELFO che volle insistentemente condurla nella terra di mezzo e disse “ Tra poco varcheremo i confini di

questo immenso bosco li davanti a te troverai giacente un enorme pianta di BIANCOSPINO tutta ornata da

fiori bianchi e profumati , è la pianta magica del nostro piccolo popolo”…”Perché è magica? “ disse “goccia di

latte” L’ELFO rispose “ perché ogni qual volta che noi la tocchiamo , ogni fiore bianco diventa di un colore

diverso ed ogni colore possiede una tonalità diversa è l’unità dei nostri sentimenti”! “Goccia di latte” rispose “

Vuol dire che attraverso questi fiori , io potrò riconoscere lo stato d’animo di ciascun ELFO ? “Si è proprio

cosi “ rispose L’ELFO “ ma non è tutto , la pianta del BIANCOSPINO cresce nei tumuli che si formano in

cerchi di pietra qui, noi spesso ci raduniamo per divertirci balliamo , cantiamo ,suoniamo facciamo festa ci

piace ridere scherzare far baldoria e a volte fare anche piccoli dispetti. E cosi che qui passiamo il tempo, il

nostro mondo è un mondo incantato che nessuno sa neanche voi esseri umani , tranne te che ora sei stata

la mia prescelta…! “ Non ti ho chiesto ancora come ti chiami?” Disse goccia di latte. L’ELFO rispose “ Noi

non possediamo nomi come voi essere umani , noi siamo tutti di un popolo, siamo ELFI ci distinguiamo

tramite i suoni dei nostri campanellini che portiamo tra le piume dei nostri cappelli colorati! Adesso però

entriamo nella terra dimezzo ,ti farò conoscere la stirpe del mio piccolo popolo, entriamo nella porta dei

cerchi di pietra” . “Io sono troppo alta per entrarci mentre tu sei piccolino” disse “goccia di latte” “ Non ti

preoccupare “ disse L’ELFO “Questa porta è magica per questo nessuno riesce a vederla ,tranne noi ELFI e

adesso te la mostrerò anche a te a grandezza d’uomo “ …“ Goccia di latte” presa dallo sconcerto per tutto

ciò che fin d’ora aveva visto ,rimase senza parola in uno stato d’intorpidimento . All’improvviso quella magica

porta piccolina diventò sempre più grande , era tutta argentata come le stelle del firmamento , con rifinitura

color oro come la luna che splende nel cielo sconfinato . Nascosta tra i cespugli del BIANCOSPINO ,la porta

si apri lentamente senza far rumore , mille pensieri attraversavano la mente di “goccia di latte” che si diresse

verso l’uscio…-Che meraviglia – disse “goccia di latte” Questo è il mio villaggio disse L’ELFO con

l’espressione fiera entriamo ,ti farò esplorare le meraviglie della nostra dimora” Il villaggio era bellissimo

circondato da un immenso verde lussureggiante , si vedevano sgorgare acque azzurre di grandi laghi che

sembravano specchi incantati , grandi giardini di fiori profumati e scintillanti come lumi accesi, tra gli alberi

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saltavano qua e le bellissime colombe dalle piume variopinte che infondevano l’eco di un dolce e antico

canto e tra l’erba danzavano mille lucciole luminose irradiando il borgo di una luce folgorante che

sembravano coriandoli di porcellana . Era proprio un paradiso …“Goccia di latte” scrutava le meraviglie di

quel villaggio incantato , non aveva mai visto un posto cosi bello! Nella piazza del villaggio giaceva immobile

con grande rilievo un enorme fontana di gesso bianco a forma di farfalla che sembrava una scultura secolare

e al centro scorreva a zampillo fiumi d’acqua corrente che al guardare cambiava spesso tono di colore , un

po’ azzurra, un po’ blu, un po’ turchese e mentre “goccia di latte” si accingeva a toccarla ,l’acqua variava di

colore era freddissima quasi ghiacciata come al polo nord. Il piccolo ELFO invitò “goccia di latte” ad entrare

nella porta dei “forzieri dei tesori” un luogo nascosto del villaggio dove gli ELFI custodivano preziosamente

un antico tesoro di famiglia , era un ORACOLO un grande libro rosso legato da un enorme fiocco dorato e

conteneva tutta la saggezza del popolo ! “Goccia di latte” sorpresa prese in mano il libro , slegò il fiocco e

comincio a sfogliare ad uno ad uno le pagine dell’inveterato oracolo e disse “ Ma è impossibile leggerlo , non

appartiene alla mia lingua ” Infatti quel libro era indecifrabile , sembrava tutto scritto in codice effettivamente

era impossibile consultarlo . Il piccolo ELFO rispose “ Questo libro lo possiamo leggere solo noi perché è

scritto nella nostra lingua in coboldo” “ma che lingua è ?” disse goccia di latte . L’ELFO rispose “ E’ il nostro

idioma , noi famiglia degli ELFI abitanti della Germania ci siamo dati da secoli un nome i coboldi…”“Capisco”

disse “goccia di latte” e depositò il libro che aveva nelle mani nel leggio appartenente alla famiglia degli ELFI

! Dopo questa avventura goccia di latte quella stessa notte decise di tornare a casa , ma prima di salutare,

L’ELFO avanzò con discrezione, di colpo si tolse con la manina il cappellino verde di piuma depositato sul

capo e disse “Ti consegno il mio cappello perché tu lo serbi come ricordo , prendine cura è un portafortuna ,

racchiude un campanellino dal dolce suono soave mi raccomando” “Goccia di latte” commossa dalle parole

del piccolo ELFO disse “Grazie di tutto amico mio prometto che custodirò con affetto questo piccolo

cappellino e diventerà il simbolo della nostra eterna amicizia” L’ELFO sorrise , ma di colpo un fitta nebbia

bianca si alzò da terra come una nuvola, avvolgendo la foresta ed il villaggio degli ELFI e come per incanto

tutto spari…. “Goccia di latte” con l’aiuto magico del cappellino di piuma verde trovò la strada per

raggiungere casa e arrivata a destinazione sali nella sua cameretta , poggiò il cappellino nel suo comodino

ai piedi del letto e si riaddormentò profondamente ! La mattina seguente svegliandosi vide che alcuni oggetti

di sua appartenenza che stavano nella stanzetta sparirono istantaneamente e disse “ Ma dove è sparita la

mia borsetta? E le scarpe? E i libri? E tutti i miei oggetti sulla scrivania? Qualcuno di nascosto è entrato in

camera mia?…. E’ già qualcuno dispettoso e burlone era entrato nella cameretta di “goccia di latte” ma chi

mai sarà stato? -Nonna disse Frida che racconto stupendo, ma poi come finirà? “ Il finale lo sai già nipotina

mia” disse la Nonna “Ora vai a giocare con le tua amichette , sono giù in giardino che ti aspettano , io nel

frattempo metterò un po’ di ordine nel mio soggiorno, poi verrò subito da te” “Va bene Nonna adesso vado a

giocare” disse Frida .

Mentre la Nonna spolverava i libri della sua biblioteca dietro gli scaffali del secondo piano tirò fuori una

bellissima scatola fiorata , la prese tra le mani la poggiò sul tavolo e la apri con delicatezza c’era ancora il

cappellino di piuma verde ben custodito…. Eh si , bambini! Era proprio lei la famosa “goccia di latte” la

bambina che vide il folletto, la Nonna rise sul suo volto solcato dalle rughe e pensò ad alta voce “Non ti

dimenticherò mai , sei sempre nel mio grande cuore mio piccolo ELFO ,e ti racconterò ogni qualvolta che un

bambino mi chiederà di te.

Laboratorio Il sonaglio portafortuna

Anelli da tenda. Nastri colorati. Sonagli, perle o tappi di plastica.

Decorare come da esempi. Gli anelli si possono tenere in mano o appendere al collo.

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Insegnare la canzone The goodbye song

It's time to go home

It's time to go home

It's time to go home

It's time to say "Goodbye"

I had so much fun

and you had so much

we all had so much fun

and now we say "Goodbye"

Goodbye, goodbye

see you again

Goodbye, goodbye

see you again

https://www.youtube.com/watch?v=0LDArAJf7-c

Tabellone Good bye n.8

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LABORATORI EXTRA PER MATERNE

Alberi e natura

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FILASTROCCHE E CANZONI

Dimmi bel sole

“Dimmi bel sole”

chiede il bambino

“che fai levandoti al mattino?”

Risponde il sole

“spengo le stelle,

che della notte

son le fiammelle.

Fasci di rosa

spargo sul mare,

tutta la terra

vado a destare.

Bacio coi raggi

fiori e uccellini,

batto ai balconi,

sveglio i bambini.

L'uccellino

L’uccellino nella gabbietta

son tre giorni che non cinguetta

cosa avrà quell’uccellino

forse vuole un biscottino!

No,no,no mio bel bambino

io non voglio il biscottino

voglio solo la libertà

vola via e se ne va

vola via e se ne va!

Oh Mr Sun

https://www.youtube.com/watch?v=J9NE-9ub7qU

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Please shine down on me!

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Hiding behind that tree.

All my friends Are asking you

To please come out

So we can play with you.

Oh, Mr. Sun, Sun, Mr. Golden Sun,

Please shine down on me!

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Tutti gli uccelli son già qua https://www.youtube.com/watch?v=vEU2fJLbIH4

Tutti gli uccelli sono già qua

Tutti gli uccelli son già qua,

tutti gli uccelli sono qua!

C’è chi canta, suona, fischia, cinguetta, ecco qua!

La primavera arriverà, con canzoni e musiche.

Tutti allegri sono qua, svelti e felici si muovono!

Merlo, tordo, fringuello e storno e tutto lo stormo di uccelli

Ti danno un buono anno, pieno di fortuna e felicità.

I watussi https://www.youtube.com/watch?v=5LHlVb1Yics

Nel continente nero, paraponzi ponzi pò Alle falde del kilimangiaro, paraponzi ponzi pò Ci sta un popolo di negri che ha invenato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi!

Alle giraffe guardiamo negli occhi, agli elefanti parliamo negli orecchi, Se non credete venite quaggiù, venite, venite quaggiù!

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Ogni tre passi, ogni tre passi facciamo sei metri! Ogni capanna del nostro villaggio ha perlomeno tre metri di raggio Siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

Siamo i watussi, siamo i watussi, gli altissimi negri! Quello più basso, quello più basso è alto due metri! Quando le donne stringiamo sul cuore noi con le stelle parliamo d'amore, Siamo i watussi! Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, Siamo i watussi! Noi siamo quelli che nell'equatore vediamo per primi la luce del sole, Noi siamo i watussi!

Nel continente nero, alle falde del kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli Il più famoso è l'hully-gully, hully-gully, hully-gu

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PALLA PALLINA

https://www.youtube.com/watch?v=fPBOoDK3jrg

https://www.youtube.com/watch?v=2ggZ0Mwezvc (coreografia)

palla pallina gira con me e mentre giri io salto su te

palla pallina gira così senza fermarti mai prenderti

palla pallina gira di più che se ti fermi io casco giù

palla pallina come farò se un girotondo io negherò

pappappa pallllallallalala

se una pallina girerà

palalapalalapalala

che giro tondo sarà!

ooooooooo ye oh…

palla pallina su un piede sto

e mille salti con te farò

palla pallina e dai gira da te

per cento volte oo…con me !…

eeee…ohh..

paraparapraparaparaparaparaparapara

pallalapallalapallapalla

la pallina girerà yeeee yeeee pallapallalapallala…

che girotondo sarà. ooooooo…

palla pallina su un piede sto e mille salti con te farò

palla pallina gira da te per dieci volte con me !

aaaaaaaaa…

ancora!

palla pallina su un piede sto e mille salti

con te farò !

palla pallina gira da te

per cento volte con me!

vai su !

palla pallina su un piede sto

e mille salti con te farò

palla pallina gira da te e

dieci volte cento volte e

mille volte con me !

ohhhhhhhhh!

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SCUOLA ELEMENTARE I° CICLO

PRIMA SETTIMANA

Leggere come storia aggiuntiva Il bosco incantato

C’era una volta un bosco meraviglioso dove ogni albero non era solo una pianta, ma un essere vivente. Gli alberi stessi non potevano muoversi, ma offrivano la loro chioma come casa per gli uccelli che volavano tra di essi. Tra le loro radici nascevano funghi e frutti di ogni colore e tanti animali trovavano non solo rifugio, ma occasione di divertirsi e di giocare tra di loro. Gli uomini che visitavano questo bosco non solo si meravigliavano, ma consideravano il bosco come un luogo sacro e rispettavano le piante e tutti gli esseri che vivevano in esso come creature divine.

In questo bosco però aveva la sua dimora anche un principe nero. Egli era un mago invidioso e odiava tutta la luce ed i colori. A lui non piaceva l’allegria del bosco, anzi, gli dava proprio fastidio. E soprattutto era geloso del rispetto che veniva espresso dagli uomini verso le piante del bosco e non verso di lui. Il mago pronunciò un incantesimo che fece sparire tutti i volti ed i colori ed il bosco diventò grigio e ombroso.

Per secoli il bosco rimase così, una quercia era soltanto più una quercia, un frassino un frassino, non c’era più nessuna traccia della vita meravigliosa di una volta. E gli uomini evitavano di fermarsi nel buio del bosco, solo qualche malvivente che cercava un rifugio si nascondeva nella sua ombra grigia. Il bosco si chiudeva sempre di più e diventava infine un impenetrabile nemico dell’uomo, considerato quasi un luogo morto e malefico.

Un giorno arrivò per caso da lontano, dal mondo della luce, una fatina con un gruppo di elfi – vedendo il bosco nero e morto aveva compassione e voleva svegliarlo. Con la forza del suo amore chiamò una stella dal cielo che scese tra gli alberi e si trasformò sulla terra in una girandola meravigliosa. Danzando dintorno alla girandola luminosa la fatina e gli elfi riuscirono a svegliare l’anima del bosco e così tornarono non soltanto i volti e l’allegria delle piante, ma anche il rispetto degli uomini verso il valore della vita del bosco ...

Laboratorio Il talismano di pietra Raccogliere dei piccoli sassi abbastanza piatti e colorarli di nero. Poi con un pennarello bianco scrivere su ogni sasso una lettera o un simbolo per cercare di creare frasi compiute. Ogni bambino potrà conservare la pietra con la propria iniziale come talismano

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Imparare canzone Alfabeto delle cose belle A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

A sono gli Amici

non serve che lo dici

B è un Bacio grosso

ne mando a più non posso

C è una Carezza

leggera come brezza

D è questo Dono

per chiederti perdono

E è l’Emozione

lavoro con passione

F è Felicità

che prende chi ne dà

G è tanta Gioia

nemica della noia.

Alfabeto delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te.

H Hai ed ho

pazienza per un po’

I Insieme noi

faremo ciò che vuoi

L siamo Leggeri

se siamo più sinceri

M ti do la Mano

andiamo più lontano

N non dico No

per giocare ancora un po’

O ti Offro quel che ho

accettalo però

P tante Parole

splendenti come il sole.

Alfabeto delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te.

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

Q è questa Quiete

per tante sere liete

R io ti Rispetto

senza farti mai dispetto

S è il Sorriso

che illumina il tuo viso

T come un Tesoro

cantare insieme in coro

U restiamo Uniti

e andremo più spediti

V se noi Vogliamo

il mondo esploriamo

Z Zelo e allegria

per stare in compagnia.

Alfabeto

delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto

di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te

per stare bene con te!

https://www.youtube.com/watch?v=drseLvIrEZA&list=PLgtT2F49M7vQ_J5ZXiyl87SWpKPputZ0-&index=5

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SECONDA SETTIMANA

Leggere Le leggende sui fiori

L'ORIGINE DEL NOME GIRASOLE Un giorno i un grande giardino in mezzo a tanti fiori colorati, era nato un fiore davvero strano: brutto e storto. Tutti gli altri fiori dicevano che era il più brutto fiore tra tutti e nessuno voleva stargli vicino. Il povero fiore, triste e solo, soffriva, ma non si lamentava mai. Trascorreva le sue giornate a guardare il sole nel cielo. Gli piaceva così tanto il sole che, per cercare di avvicinarsi a lui, si era allungato molto. Quando il sole si spostava, anche il fiore lo seguiva girando la sua corolla. Un giorno il sole si accorse di quel fiore solo e triste che lo guardava sempre, decise di conoscerlo e gli si avvicinò. Dopo aver ascoltato la triste storia del fiore, il sole decise di aiutarlo e coi suoi raggi splendenti abbracciò il fiore, che si accese subito di un bel giallo vivo, e sembrava essere quasi d'oro. Da quel giorno il fiore diventò il più alto e il più bel fiore fra tutti quelli del giardino. Diventati amici, il sole decise che meritava un nome speciale e così da quel giorno venne chiamato girasole.

LA STORIA DELLA MARGHERITA PRATOLINA Il suo nome scientifico è “ Bellis” e deriva da una leggenda. Bellis era la figlia del dio Belus. Un giorno, mentre danzava con il suo fidanzato, attirò l'attenzione del dio della primavera per la sua bellezza. Il dio tentò di strapparla al fidanzato, quest'ultimo reagì con violenza e la poveretta, per salvarsi da entrambi si trasformò in una margheritina.

COME NACQUERO LE ROSE ROSSE. In origine le rose erano tutte bianche. Un giorno Venere, correndo incontro ad uno dei suoi innamorati, mise un piede su un cespuglio di rose e le spine la punsero facendola strillare dal dolore . Le rose bagnate del suo sangue, vergognandosi per l'offesa recata a Venere, arrossirono all'istante, rimanendo così per sempre.

I GELSOMINI SI REGALANO ALLE SPOSE Una leggenda narra che i gelsomini fossero una pianta di esclusiva proprietà della famiglia dei Medici e venivano coltivati soltanto nei loro giardini. Un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore che essa crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente, diffusero la coltivazione del fiore e l'usanza di regalarlo alle giovani spose come segno di buon augurio.

Laboratorio I miei fiori

Dividere la terra nei sei spazi del contenitore per

le uova

In ognuno piantare il seme di un fiore

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Insegnare canzone Bentornata primavera

Senti il profumo

delle piante e dei fiori

vedi le rondini

che volano fuori

si risveglia la natura

si respira aria pura

Bentornata primavera

tu che rendi l'atmosfera

profumata e colorata

rendi bella ogni giornata

primavera bentornata

mi farò una passeggiata

correrò in bicicletta

per restare all'aria aperta

I giorni si allungano

sempre di più

e il sole risplende

nel cielo blu

si conserva ogni maglione

si fa il cambio di stagione

Bentornata primavera

tu che rendi l'atmosfera

profumata e colorata

rendi bella ogni giornata

primavera bentornata

mi farò una passeggiata

correrò in bicicletta

per restare all'aria aperta

Bentornata primavera

bentornata primavera

https://www.youtube.com/watch?v=T_q3wlKubbo

Laboratorio di Arte terapia in inglese sui fiori che verranno incollati sul tabellone

Flora

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TERZA SETTIMANA

Leggere Scoby il piccolo scoiattolo

C’era una volta, su di una grande montagna, un vasto bosco fatto di pini e di larici. In questo bosco

vivava, insieme a tutti gli altri animali, una famiglia di scoiattoli: papà Scotty, mamma Scora e il

figlioletto Scoby.

Era una bellissima giornata di primavera, gli uccellini cinguettavano contenti, alcuni cervi con i loro

i cerbiatti brucavano l’erba, mentre altri si abbeveravano all’azzurro ruscello. Gli scoiattoli, invece,

giocavano a rincorrersi correndo su e giù per i tronchi e saltando da un albero all’altro.

Il tempo passava con gran serenità e spensieratezza, e tutto il bosco viveva come al solito in

perfetta armonia. Ma d’un tratto, come spesso accade durante questa stagione, il cielo diventò

scuro, invaso da grossi nuvoloni neri e minacciosi.

Sì sentì un forte tuono, seguito da un altro e un altro ancora poi, quando ormai nel bosco filtrava

pochissima luce, iniziarono a cadere i primi goccioloni di pioggia: tic- tic-tic. Improvvisamente, si

scatenò un temporale così forte, che tutti gli animali furono costretti a rifugiarsi tornando nelle loro

tane.

Anche la famigliola di papà Scotty, naturalmente, fece altrettanto ma quando furono di nuovo tutti

nella loro casetta (un accogliente e comodo buco all’interno di un altissimo larice), la mamma si

accorse che Scoby mancava all’appello… Allora, Scotty e Scora si guardarono terrorizzati.

“Presto Scotty” Disse spaventata mamma Scora ” Devi uscire subito a cercarlo. Potrebbe essere in

pericolo e magari anche ferito!”

Papà Scotty non se lo fece ripetere due volte, saltò fuori dalla tana, corse giù per tutto il tronco

dell’albero e una volta giunto a terra, inizò a cercarlo freneticamente ai piedi di ogni singola pianta.

“Forse è caduto, spaventato dai tuoni, ed ora si trova da qualche patrte dolorante!” Pensò mentre

l’ansia e il timore per il destino del suo piccolo Scoby si facevano sempre più gravi.

Mentre percorreva a ritroso il tragitto che avevano fatto tutti insieme per tornare a casa, Scotty

chiamava a squarciagola il nome di Scoby ma, con sua grande preoccupazione, il figlioletto non

dava alcuna risposta.

Allora provò a bussare alle tane di alcuni amici animali. “Buongiorno Scoby, ma cosa ci fai in giro

con questo brutto temporale?” Gli chiese Riccio stupito e preoccupato. Scotty gli disse

dell’accaduto e Riccio non esitò ad uscire con lui per aiutarlo nelle ricerche.

Insieme andarono da Volpe, che senza che nessuno le chiedesse nulla, si offrì volontaria e si unì

alla squadra di ricerca. Così fecero anche una coppia di Cinciallegre che, volando, avrebbero

perlustrato il bosco da una diversa prospettiva.

Ma dopo un’ora di ricerche fatte in lungo e in largo, sotto la pioggia battente e i tuoni che

rimbombavano per tutta la montagna, del piccolo Scoby nemmeno una traccia.

Gli amici animali cercarono allora di consolare il povero Scotty il quale ora, avrebbe dovuto

affrontare un’altro brutto momento: dire a mamma Scora che il loro adorato figlioletto era

scomparso.

Il temporale si era quasi esaurito e qualche timido raggio di sole stava cominciando a filtrare di

nuovo attraverso le cime degli alberi. Papà Scotty, accompagnato da tutti gli altri amici animali che

lo avevano aiutato nelle ricerche, stava tornando a casa pensando a come avrebbe potuto dare a

Scora una notizia tanto tremenda.

Erano ormai giunti tutti quanti al larice di casa Scoiattolo. Scotty, con gli occhi colmi di tristezza,

lasciò i suoi compagni ai piedi dell’albero e si arrampicò lungo il tronco per raggiungere l’entrata

della tana.

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Ma quando fu sulla soglia, quasi gli venne un colpo: mamma Scora e il figlioletto Scoby se ne

stavano tranquillamente seduti l’una accanto all’altro, rosicchiando pacificamente una pigna.

Scoby, infatti, era rientrato a casa soltanto pochi minuti dopo che il papà si era lanciato alla sua

ricerca. Non si era perso! Aveva soltanto rallentato un po’ il passo per evitare di perdere

l’equilibrio, rischiando così di cadere e di ferirsi.

Scotty, per nulla arrabbiato per aver corso per niente tutto quel tempo sotto l’acqua, coinvolgendo

anche tutti gli altri, lanciò un urlo di gioia ed entrò di corsa ad abbracciare il suo amato filgioletto.

Gli altri, sentendo che il piccolo scoiattolo era al sicuro, ne furono felici. Per quel pomeriggio

organizzarono una grande festa e fecero una bella merenda, ancora una volta tutti insieme e uniti

come lo sono i veri amici.

Laboratorio Mangiatoia per uccelli

Occorrente: 1 rotolo di cartigienica, 2 bastoncini, 1 spago, miele e mangime per uccelli.

Forare il rotolo sulla base per inserire i bastoncini, ma prima di farlo pennellare il rotolo e passarlo

rollando su un piatto con il mangime . Ricordarsi di fare due buchi anche sull’altro lato del rotolo

per passare il cordoncino che servirà per appendere la mangiaotia per gli uccelli.

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Insegnare la canzone The animal Boogie e inventare coreografia

Down in a jungle, come if you dare

What can you see shaking here and there

With a shaky shake here and shaky shake there

What's that creature shaking here and there?

It's a bear!

She goes shake, shake boggie, woogie, oogie!

shake, shake boggie, woogie, oogie!

shake, shake boggie, woogie, oogie!

That's the way she's shaking here and there.

Down in a jungle where nobody sees

What can you see swinging through the trees?

With a swingy swing here and swingy swing there

What's that creature swinging through the trees

It's a monkey!

He goes swing, swing boggie, woogie, oogie!

swing, swing boggie, woogie, oogie!

swing, swing boggie, woogie, oogie!

That's the way he's swinging through the trees

Down in a jungle in the midday heat

What can you see stomping its feet?

With a stompy stomp here and stompy stomp

there

What's that creature stomping its feet?

It's an elephant

She goes stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

That's the way she's stomping her feet.

Down in a jungle where the trees grow high?

What can you see flying in the sky?

With a flappy flap here and flappy flap there

What's that creature flying in the sky?

It's a bird

He goes flap, flap, boggie, woogie, oogie!

flap, flap, boggie, woogie, oogie!

flap, flap, boggie, woogie, oogie!

That's the way he's flying in the sky.

Down in a jungle where the leaves lie deep?

What can you see learning how to leap?

With a leapy leap here and leapy leap there

What's that creature learning how to leap?

It's a leopard

She goes leap, leap, boggie, woogie, oogie!

leap, leap, boggie, woogie, oogie!

leap, leap, boggie, woogie, oogie!

That's the way she's learning how to leap

Down in a jungle where there's danger all around?

What can you see slithering on the ground?

With a slither slither here and slither slither there

What's that creature slithering on the ground?

It's a snake

He goes slither, slither, boggie, woogie, oogie!

slither, slither, boggie, woogie, oogie!

slither, slither, boggie, woogie, oogie!

That's the way he's slithering on the ground

Down in a jungle where the stars are shining

bright

Who can you see swaying left and right?

With a sway sway here and sway sway there

Who is swaying left and swaying right?

We are!

You!

Me!

Everybody!

We go sway, sway, boogie, woogie, oogie!

sway, sway, boogie, woogie, oogie!

sway, sway, boogie, woogie, oogie!

That's the way we boogie through the nigh

https://www.youtube.com/watch?v=25_u1GzruQM

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QUARTA SETTIMANA

Leggere La regina della frutta

Tanto tanto tempo fa, un re viveva in un castello con le sue tre figlie. Un giorno si accorse

che stava diventando vecchio e che era ora di nominare il suo successore scegliendo fra

una delle sue figlie. Ma come poteva scegliere la più adatta a regnare fra le tre? Decise di

fare loro una domanda e di decidere poi in base alla loro riposta. Così chiese a tutte e tre:

“Quanto bene mi volete?” La figlia maggiore era molto ambiziosa e sperava di essere

scelta come erede al trono; ripose subito: “Per me, padre mio, voi siete più prezioso di

tutto l’oro del mondo”. Ma il padre avvertì subito che non diceva queste parole davvero

con il cuore.

Il re pose la stessa domanda alla figlia di mezzo, anche lei piuttosto superba, la quale

disse: “Per me, padre mio, voi siete più prezioso di tutti i rubini del mondo”. Anche questa

volta, il re capì che la risposta non era sincera.

Restava la più piccola, che era dolce e sensibile, la quale disse al padre: “Per me, voi

siete più prezioso di tutti i frutti della terra”. Il re sentì che la figlia era sincera, ma si offese

per la risposta poiché pensò che i frutti della terra erano ben poca cosa per esprimere

l’amore. E cacciò la ragazza dal palazzo mentre infuriava un temporale.

La figlia più piccola se ne andò via piangendo e passò la notte al riparo di un grande

albero. La mattina dopo vide una casetta nascosta fra gli alberi e bussò alla porta. Le

rispose una vocina: “Chi è? Entra pure”, disse una vecchietta. La vecchietta ospitò la

ragazza per qualche tempo e si affezionò a lei. La donna era in realtà la fata della terra e

dei suoi frutti e fece un incantesimo: da quel giorno la terra non produsse più i suoi frutti.

Passò del tempo e la fata convinse la ragazza a ritornare al castello. La giovane seguì il

consiglio e tornò nella sua casa. Si accorse subito che c’erano tantissime persone che

stavano male perché non potevano più nutrirsi dei frutti della terra. Anche il re era a letto

malato e si era reso conto di avere sbagliato a non capire l’importanza dei frutti della terra

e ad aver cacciato via la figlia più piccola. Padre e figlia si abbracciarono e la giovane

tornò alla casa della fata per con - vincerla a sciogliere l’incantesimo. Il re poté così guarire

e scelse la figlia più giovane come erede al trono. La giovane divenne regina e chiamò la

fata della terra perché l’aiutasse ad avere un raccolto di frutti ricco e generoso per tutti.

Tabellone dell’arcobaleno alimentare

I bambini ritagliano immagini dalle riviste e creano un grande arcobaleno usando i colori della frutta

e della verdura. Si possono creare anche cuori o ghirlande.

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ROSSO: amarena, anguria, arancia rossa, barbabietola, ciliegia, fragola, pomodoro, ravanello.

GIALLO-ARANCIO: albicocca, arancia, carota, clementina, fico d’india, kaki, limone, mandarino, melone, peperone, pesca, pompelmo, zucca.

VERDE: asparago, basilico, carciofo, cicoria, kiwi, lattughino, spinacio, uva, zucchina.

BLU-VIOLA: fico, frutti di bosco, melanzana, prugna, radicchio, uva nera.

BIANCO: aglio, cavolfiore, cipolla, mela, pera, finocchio, porro, sedano.

Laboratorio Il sole fa crescere la frutta

Tagliare striscioline di colori che i bambini incolleranno come petali

Tagliare due cerchi di cartoncino più rigido che andrà colorato di giallo e decorato come una faccina. Il sole può essere diviso a metà per decorare un biglietto o incollato ad un bastoncino o ad una cannuccia.

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Imparare The healthy eating song (tra parentesi indicazioni di movimento)

1 - 2 - 3 (Clap, clap) Sing with me (Stamp, stamp) Let’s all eat (Pat tum) Health-i-ly (Wave arms) We will grow (Stretch up high) Big and strong (Strong arms) Let’s all sing our (Welcome arms) Healthy eating song (Clap, clap If we all eat well It helps us learn and play Choosing healthy food is fun Why not start today? 1 - 2 - 3 (Clap, clap) Sing with me (Stamp, stamp) Let’s all eat (Pat tum) Health-i-ly (Wave arms) We will grow (Stretch up high)

Big and strong (Strong arms) Let’s all sing our (Welcome arms) Healthy eating song (Clap, clap) If we all eat well It helps us learn and play Choosing healthy food is fun Why not start today? 1 - 2 - 3 (Clap, clap) Sing with me (Stamp, stamp) Let’s all eat (Pat tum) Health-i-ly (Wave arms) We will grow (Stretch up high) Big and strong (Strong arms) Let’s all sing our (Welcome arms) Healthy eating song (Clap, clap) Let’s all sing our (Welcome arms) Healthy eating song (Clap, clap)

https://www.youtube.com/watch?v=-JldSBUQB34

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QUINTA SETTIMANA

Leggere La storia di Paki

C'era una volta un elefante di nome Paky, amava ogni tipo di sport, era la sua più grande

passione. Per tale ragione si allenava con tenacia e forza per poter un giorno partecipare

alle Olimpiadi!

Quel giorno tanto atteso finalmente arrivò e così ebbe inizio la sua più grande avventura!

Il salto in lungo fu la prima prova da affrontare, ma non andò come lui sperava! Il giorno

seguente Paky dovette gareggiare per la corsa ad ostacoli, ma anche quella non diede i

risultati sperati; la penultima gara era il nuoto, ma Paky era molto nervoso perché le altre

gare non erano andate bene, e anche qui ebbe una grande delusione!

Paky non si scoraggiò e decise davvero di mettercela tutta nell'ultima prova e di portare a

casa la medaglia che lui tanto desiderava.

L'ultima prova, il “tiro a bersaglio”, richiedeva molta concentrazione, Paky era davvero

agitato e aveva una gran paura di non farcela nemmeno questa volta, neanche il pubblico

lo incitava più perché ormai più nessuno credeva nelle sue capacità.

Paky, in un momento in cui era molto concentrato, ebbe come un sussulto, udì una voce

dolcissima che lo incitava a non mollare, perché lui poteva ancora farcela.

Paky in quel momento pensò che la sua mamma, ormai scomparsa, era lì con lui; come

quando era piccolo e si faceva male, lei lo incoraggiava a rialzarsi e ad essere forte e

coraggioso.

Paky era teso anche perché era l'ultimo a eseguire il tiro e nessuno più sperava in lui, ma

all'improvviso nessuno riusciva a credere ai propri occhi, Paky fece "centro", sì proprio lui,

quello che tutti davano per ultimo riuscì a sbalordire tutti, anche lui stesso era incredulo!

Fu un’emozione grandissima quando tutto il pubblico sì alzò in piedi urlando: SEI FORTE

PAKY! SEI IL MIGLIORE!!!

Quando arrivò il momento di salire sul podio Paky volle dire a tutti che nella vita bisogna

sempre andare avanti e mettercela tutta, anche quando non si è convinti di farcela.

Laboratorio Sport e tifo

Pon pon ovvero Il tifo colorato (per le bambine)

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Carta crespa di due colori diversi (per esempio gialla e arancione oppure rossa e blu)

Forbici

Spago o scotch

Tagliare due fascie di carta crespa di colori diversi, in base alla nazionalità della squadra da

sostenere, di circa 20 cm d’altezza. Con le forbici, fare delle frange lungo le due fasce lasciando

almeno 5 cm senza tagli.

Mettere le fasce una sopra l’altra. Arrotolare le due fasce insieme, stropicciandole

leggermente. Legare il pon pon, nella parte non tagliata, con lo spago o usare dello scotch.

Laboratorio La visiera dell’Italia (per i bambini)

Ritagliare, colorare e forare sui puntini. Passare l’elastico e indossare!!!

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Insegnare la filastrocca TRE PASSI AVANTI 123

https://www.youtube.com/watch?v=RwDPO1yK1po (coreografia)

Tre passi avanti 1 2 3

Tre passi indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Guarda lontano il mare è blu

Onda su onda che baraonda

Nuota felice così

Ruota ruota ruota su su su

Ruota ruota ruota giù giù giù

Tre salti avanti 1 2 3

Tre salti indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Il cielo è grande è tutto blu

Saluta il sole buon giorno signore

Saluta il mondo ci sei anche tu

Ruota ruota ruota su su su

Ruota ruota ruota giù giù giù

Tre passi avanti 1 2 3

Tre passi indietro 1 2 3

A destra, a destra, a destra

Sinistra, sinistra, sinistra

Batti le mani fino a domani

Salta in alto e cadi giù

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SESTA SETTIMANA

Leggere La storia della farfalla e della coccinella.

C’era una volta una giovane farfalla che svolazzava allegra in un giardino fiorito, era così

orgogliosa della sua bellezza che se ne faceva un gran vanto. Ad ogni piccolo insetto che

incontrava si compiaceva per quel dono che la natura gli aveva concesso. Come una

regina volava di fiore in fiore, facendo bella mostra di sé.

L’estate presto lasciò il posto all’autunno, così in un giorno freddo e piovoso la vanitosa

farfalla si trovò in seria difficoltà, una forte folata di vento la scaraventò con forza in un

punto lontano, fece appena in tempo ad aggrapparsi su d’una foglia di un vecchio albero,

cercando di tenersi ben stretta per non cadere giù.

In quel mentre s’avvide d’una piccola coccinella posata anch’essa sulla stessa foglia.

La farfalla infastidita e con fare arrogante esclamò:

“Fatti da parte, non vedi che le mie ali sono grandi e non c’è posto per due ?”

La coccinella la osservò intimidita e un po’ perplessa rispose:

“Non è certo colpa mia se le tue ali sono così grandi, in ogni modo se ci stringiamo un po’

non correremo il rischio di cadere giù ” .

“Qui c’è posto solo per una di noi, -rispose arrogante la farfalla -sei tu dunque quella che

deve abbandonare la foglia”.

“Ma se andrò via, il vento mi spazzerà lontano, chissà dove andrò a finire, di certo morirò”

-aggiunse spaventata.

“Non mi riguarda- rispose l’arrogante farfalla – su questa foglia ci rimarrò solo io” –

La coccinella delusa e amareggiata non disse nulla, si posizionò in un angolo della foglia

in attesa che la pioggia smettesse di cadere.

In quel mentre, una folata di vento fece sobbalzare il ramo su cui i due piccoli insetti si

erano riparati. La coccinella piccina piccina, se ne stava ben stretta all’estremità della

foglia, la farfalla invece si posizionò al centro di essa, correndo così il pericolo d’essere

trascinata via dal vento il quale soffiava sempre più forte, fino a quando una violentissima

raffica la scaraventò con forza giù in terra, in una pozza piena d’acqua.

” Aiuto! Aiuto!” – urlava angosciata la farfalla –

La coccinella su dal ramo la rassicurava

” Non disperare proverò a tirarti su, vedrai ce la faremo”.

Così la farfalla attese con pazienza che la piccola coccinella andasse a recuperarla, una

volta raggiunta la sollevò con tutta la sua forza sistemandola sul suo dorso e con gran

fatica la riportò sulla foglia.

La farfalla ravveduta da quel nobile gesto esclamò: ” Senza il tuo aiuto ora sarei bella che

morta, ho inteso la lezione, da oggi in poi se tu vorrai diverremo amiche ” ammise

fiduciosa.

La coccinella felice accettò di buon grado. Dopo un po’ la pioggia smise di cadere e nel

cielo spuntò un raggio di sole come a voler consolidare la nascita di una nuova e

sincera amicizia, così insieme si avviarono al di là del bosco per poi scomparire lontano

all’orizzonte.

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Laboratorio Braccialetto dell’amicizia

Si prendono 7 fili lunghi almeno 60 centimetri di lana o di cotone e si ritaglia dal cartoncino

un dischetto, aiutandosi con un bicchiere.

Si divide il cerchio in 8 spicchi, si fa un taglietto in corrispondenza di ogni riga, sul bordo, e un buco dove le righe si intersecano nel centro del cerchio. Si fanno piccoli taglietti in corrispondenza di ogni riga e si infila ogni filo in un taglio: uno resterà vuoto. Il telaio è così pronto!

Si mette ora davanti a sé il taglietto vuoto, poi si prende il filo incastrato

nella posizione numero 3 e lo si sposta in quello vuoto. Si ruota il

telaietto in senso antiorario fino ad avere nuovamente davanti a sé il

taglietto vuoto, quindi si prende il filo che ora si trova alla posizione 3 e

lo si sposta in quello vuoto, e così via, ripetendo sempre lo stesso

piccolo movimento:

filo 3 nel taglietto vuoto, si gira il telaio, filo 3 nel taglietto vuoto, si gira il telaio...

Quando si raggiunge la lunghezza desiderata, si liberano i fili e si chiude il cordoncino con un

semplice nodo.

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Insegnare L’amico è

Oh Oh Oh Oh Oh...

È l'amico è

una persona schietta come te che non fa prediche

e non ti giudica

fra lui e te divisa in due la stessa anima

però lui sa

l'amico sa

il gusto amaro della verità

ma sa nasconderla

e per difenderti

un vero amico anche bugiardo è...

È l'amico è

qualcosa che più ce n'è meglio è

è un silenzio

che vuol diventare musica

da cantare in coro io con te

È un coro è

un grido che più si è meglio è

Oh Oh Oh Oh Oh...

e il mio amore nel tuo amore è È l'amico è il più deciso della compagnia e ti convincerà a non arrenderti anche le volte che rincorri l'impossibile

perché lui ha

l'amico ha il saper vivere che manca a te ti spinge a correre

ti lascia vincere perché un amico punto e basta È l'amico è

qualcosa che più ce n'è meglio è

è un silenzio che vuol diventare musica da cantare in coro io con te È un coro è un grido che più si è meglio è Oh Oh Oh Oh Oh... e il mio amore nel tuo amore è È l'amico è uno che ha molta gelosia di te per ogni tua pazzia ne fa una malattia tanto che a volte ti vien voglia di mandarlo via Però lui no, l'amico no per niente al mondo io lo perderò Testo trovato su http://www.canzoncine.itlitigheremo sì e lo sa lui perché eppure è il mio migliore amico È l'amico è qualcosa che più ce n'è meglio è è un silenzio che vuol diventare musica da cantare in coro io con te È un coro è un grido che più si è meglio è Oh Oh Oh Oh Oh... e il mio amore nel tuo amore è

Link canzone

https://www.youtube.com/watch?v=KVEZ1DWTUbk

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere La leggenda di Colapesce

Cola (Nicola) viveva nei pressi di Capo Peloro a Messina e passava tutte le sue intere giornate più

in mare che sulla terraferma.Il mare era tutta la sua vita, la sua passione, ed esplorare i fondali

silenziosi e immensi lo rendeva più libero e vivo. Ma questa sua passione non era ben vista dalla

madre, perché molte volte il ragazzo aveva il vizio di ributtare il pescato al mare, tanto più che un

giorno la disperata lo maledisse pronunciando questa frase: «Che tu possa diventar come un

pesce!» Detto fatto!Col passare del tempo la sua pelle divenne sempre più squamosa, le mani e i

piedi simili a delle pinne. La sua fama si diffuse in tutta la Sicilia, raggiungendo la corte del re

Ruggero (anche se molte versioni della leggenda riportano l’Imperatore Federico II di Svevia).Il re

volle conoscerlo e giunse così a Messina dove mise subito alla prova le sue abilità marine

gettando in mare una coppa d’oro.

♪ ♫ Colapisci curri e và.

Vaiu e tornu maestà. ♪ ♫

Rispose Colapesce nella canzone, e si gettò subito in mare recuperando il prezioso oggetto.

Il re lo premiò, ma lo sottomise subito ad altre due prove. Il re questa volta gettò una corona in un

punto particolarmente profondo del mare e mentre Colapesce la cercava, vide che la Sicilia

poggiava su tre colonne: due erano intatte mentre la terza era consumata da un fuoco che c’era tra

Catania e Messina.

Colapesce, tornando in superficie, raccontò al re Ruggero ciò che vide, ma il sovrano non gli

credette e obbligò, minacciandolo, di riportare dal mare quel fuoco.

Colapesce gli rispose: «Maestà, vedete questo pezzo di legno? Io mi tufferò con esso, e se lo vedrete rimontare a galla bruciato, vuol dire che il fuoco c’è davvero, come dico io; ma vorrà anche dire che io sarò morto, perché il fuoco brucerà anche me» . Coraggiosamente Colapesce si tuffò in mare e tutti dal re, ai nobili alla gente del popolo rimasero in attesa che egli tornasse in superficie. Ma tornò a galla solo il pezzo di legno bruciato. Colapesce rimase in mare nel mezzo di quel fuoco a sorreggere (come tutt’ora fa!) quella colonna mal combinata, perché la sua terra tanto amata non crolli e se ogni tanto la terra tra Messina e Catania trema un po’, è solamente perché Colapesce cambia lato della sua spalla.

Laboratorio Un mare di pesci colorati

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Piegare a ventaglio un quadrato da 16x16 cm ed uno da 8x8 cm edassemblarli come da

schema usando la colla o punti cucitrice. Incollare occhio e pinna laterale.

Insegnare Pesciolino dance

Metti le mani sopra ai fianchi, culetto indietro e testa avanti... muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu... ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino... fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca. Metti le mani sopra ai fianchi, culetto indietro e testa avanti... muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu... ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino... fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca. gluglugluglugluglugluglu gluglugluglugluglugluglu gluglugluglugluglugluglu gluglugluglugluglugluglu Saluta il pesce palla... riprendi fiato a galla... fai ciao a quei delfini... e infine al pescecane, terrore dei bambini! Hey, metti le mani sopra ai fianchi, culetto indietro e testa avanti... muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu... ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino... fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca. Metti le mani sopra ai fianchi, culetto indietro e testa avanti... muovi la coda su e giù, soffia forte e fai glu glu... ora non sei più un bambino ma nuoti come un pesciolino... fai le bolle con la bocca e poi sotto a chi tocca. gluglugluglugu

https://www.youtube.com/watch?v=bCTyiwWC-tw

Coreografia: https://www.youtube.com/watch?v=D7A35L_cNWI

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OTTAVA SETTIMANA

Leggere Mirco e il parco da salvare

Mirco aveva otto anni e amava passeggiare nel bosco poco lontano da casa sua. Gli piaceva tanto

immergersi nella natura e sentirne i suoni ed i profumi. Nel bosco ci andava spesso da solo e,

talvolta, con il nonno che gli insegnava a riconoscere le varie specie di animali che lo abitavano. Il

piccolo, curioso ed attento, imparava in fretta. Quel bosco era pianeggiante per cui, passeggiarvi al

suo interno, era un vero piacere. Il bimbo incontrava spesso qualche anziano che, come lui,

sapeva gustare il piacere di immergersi nella natura ed assaporarne le numerose sfaccettature. Si

fermava spesso a chiacchierare con loro e così scopriva racconti e segreti. Uno di loro gli insegnò

perfino a riconoscere il canto degli uccelli. Il bimbo imparò con piacere poiché, in mezzo agli alberi,

si sentiva sereno, felice, a proprio agio: era come essere a casa propria. Un po' alla volta divenne

amico di tutti gli animali che incontrava. Gli uccelli, appena lo vedevano arrivare, lo salutavano in

coro e lui ricambiava i loro saluti. Una mattina, mentre Mirco era a scuola, vennero nel bosco

quattro uomini, vestiti di tutto punto. Avevano in mano strani strumenti e carte geografiche. Alcuni

uccelli rimasero ad osservarli appostati nei rami più nascosti e senza farsi vedere poterono udirne i

discorsi. Capirono subito che qualcosa non andava nel verso giusto: c’era aria di pericolo! Dei quei

quattro uomini due erano ingegneri e gli altri due erano geometri. Lo si intuiva perché prendevano

misure con i loro strumenti. Tutti parlavano e discutevano animatamente. Il merlo più vicino a loro li

sentì parlare di una strada che sarebbe dovuta passare di là e, quindi, della necessità di abbattere

molti alberi. L'uccello si precipitò di corsa dai suoi amici per informarli. Preoccupatissimi tutti gli

uccelli si sparpagliarono per divulgare la brutta notizia a tutti gli altri animali e decidere insieme sui

provvedimenti da prendere per ostacolare il malsano proposito. I caprioli proposero di fare

immediatamente una riunione. Quando i quattro indesiderati lasciarono il bosco si tenne il

consiglio. Si decise di proteggere tutti insieme la propria casa chiedendo aiuto a Mirco, l'amico di

tutti. Nel pomeriggio quando il piccolo, ignaro, andò nel bosco trovò ad accoglierlo una schiera di

animali riuniti: rimase senza parole. Era la prima volta che li vedeva tutti uniti, ma intuì subito che

qualcosa non andava. Nei loro occhi c'era tanto dolore. Rimase in silenzio e poi d'un tratto esordì:

“Che succede amici miei? Perché siete così tristi?” Proferì quelle domande come se stesse

parlando ad esseri umani pur sapendo che gli animali non avrebbero risposto e invece... uno dei

merli disse: “Questa mattina sono venuti qui quattro uomini: avevano delle carte geografiche in

mano e strumenti per misurare. Parlavano di una strada da costruire e di alberi da abbattere. Noi

non vogliamo questo scempio! Tu ci devi aiutare a difendere il bosco, la nostra casa! Dove

andremo se qui costruiranno la strada? Aiutaci ti prego!” Mirco fu sorpreso nel sentirlo parlare ma

capì che, quanto stava accadendo, andava ben oltre la sua possibilità di intervento. Non volendo

ingannarli rispose: “Io sono solo un bimbo, non so se mi daranno ascolto! Non posso promettervi

nulla, ma farò quanto possibile per aiutarvi”. Tutti in coro lo ringraziarono ed egli, preoccupato e

pensieroso, tornò a casa. Camminando sentì i paesani confabulare tra di loro: parlavano della

strada e da loro, il piccolo venne a sapere che il giorno seguente, nel pomeriggio, quelle quattro

persone sarebbero tornate nel bosco per nuovi controlli. Questo mise in allarme il bimbo. Il giorno

dopo a scuola né parlò con i compagni e la maestra. Decisero di entrare in azione tutti assieme e

così nel pomeriggio, recatisi nel bosco, attesero i quattro uomini. Piano, piano dietro di loro si

radunarono tutti gli animali pronti a dar battaglia. I quattro non si fecero attendere a lungo. Giunti

nel posto si trovarono davanti una schiera di ragazzi in protesta guidati da Mirco e dalla maestra. E

dietro ai bambini una moltitudine di animali, di tutte le razze, che guardavano con occhi tristi. Si

resero conto dell'errore che stavano commettendo. Chiesero scusa a tutti i presenti con la

promessa, che quel bosco non l'avrebbero mai toccato. Tutti esultarono di gioia per aver salvato

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quel luogo tanto caro. Naturalmente la strada venne costruita lo stesso, ma lontano da quel luogo

e così gli animali vissero felici e contenti nel loro habitat preferito.

LABORATORIO Il bosco di cartone

Tagliare i rotoli di carta igienica in varie altezza e con la forbice tagliare l’invito per infilare la

chioma.

I bambini disegnano le sagome di alberi diversi e le colorano con la pittura acrilica.

Per i funghetti usare per lo stelo una cannuccia e un cerchietto

Incollare il tutto su una base di cartone da imballaggio dipinto di marrone e verde.

Insegnare Filastrocca della terra

Terra che guidi e accompagni i miei passi Terra farina, terra di sassi Guarda lontano, e dimmi che c’è All’orizzonte, dopo di me Se il mio cammino sarà anche il tuo Se il tuo cammino sarà anche il mio Voglio sapere della tua storia Che cosa resta nella memoria Voglio sapere delle persone Dov’è la casa di ogni nazione Voglio sapere se anche un bambino Diventa un frutto, ma prima e un semino Voglio sapere di tutto e di più: Guarda lontano e dimmelo tu

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Insegnare Ci vuole un fiore

Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare.

Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole un fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, per fare un tavolo ci vuole un fio-o-re.

Per fare un fiore ci vuole un ramo per fare il ramo ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il bosco per fare il bosco ci vuole il monte per fare il monte ci vuol la terra per far la terra vi Vuole un fiore per fare tutto ci vuole un fio-r-e

Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore ci vuole il fiore, ci vuole il fiore, per fare tutto ci vuole un fio-o-re

Link canzone

https://www.youtube.com/watch?v=mQNMTKF9zsw

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NONA SETTIMANA

Leggere La città della musica

Era scesa la notte sulla grande città, si erano spente le luci, i fumosi camini delle fabbriche avevano smesso

di lanciare al cielo i loro vapori grigi e puzzolenti. Per le vie deserte solo qualche macchina e qualche gatto

che rovistava tra i bidoni. Tutto taceva ma verso l’alba le saracinesche del deposito si alzarono per far uscire

i camion che dovevano portare via le immondizie. Erano tanti i mezzi che uscivano per ripulire la grande

città . Ognuno di loro era incaricato di raccogliere un materiale diverso, chi il legno, chi la plastica, un altro il

vetro e a seguire anche un camion per le lattine e le scatolette di metallo. Ben presto la città ritornava pulita.

Mentre il sole sorgeva e le persone lentamente si svegliavano, la lunga fila dei camion si allontanava lenta

verso la periferia. I rimorchi erano carichi fino all’orlo ed arrivati alla grande discarica, uno ad uno

rovesciavano il loro contenuto stando ben attenti a non mescolare i vari materiali. La mattina volgeva al

termine, il lavoro dei camion era terminato ed essi ritornavano tutti in fila, al deposito, in attesa del prossimo

viaggi. Nel frattempo in discarica c’era un fermento che non si era mai verificato prima. “Che succede? “ si

chiese l’operatore addetto alla distruzione definitiva dei materiali depositati .Perplesso, raggiunse la

montagna di legno da cui sembrava provenire lo strano borbottio, spostò cauto alcune cassette e rovistò tra

i legni rotti . Ad un tratto una voce rauca ma energica lo apostrofò: “Finalmente mi liberi, non ne potevo p iù di

stare sotto questa catasta di legno! “ L’operatore si guardò attorno ma non vedendo nessuno riportò

l’attenzione sui legni sotto di lui. “Guardami sono io che ti parlo” riprese il pezzo di legno. Fu così che

l’operatore si ritrovò a guardare ciò che sembrava un banale legno . Questi aveva l’aspetto di un antico

strumento musicale con alcuni fori sulla parte più larga. “Sei tu che mi hai parlato?” Chiese intimidito

l’operatore. “Si sono io, grazie per avermi liberato ma dimmi cosa ne sarà di tutti noi ora?” “Beh, io devo

eseguire degli ordini. “ rispose l’uomo. “Stasera accenderò la fornace e un po’ alla volta vi getterò dentro,

così nella discarica ci sarà nuovamente spazio per altri rifiuti.” “Un momento! “ si inasprì il pezzo di legno

.”Noi non siamo rifiuti qualsiasi, e di sicuro non vogliamo essere bruciati !”“Ma allora cosa dovrei fare con voi

, ho bisogno di spazio non posso lasciarvi qui !” “Senti facciamo una cosa “ riprese il pezzo di legno. ”Aiutami

a sparpagliare tutti noi su questo grande prato. Allargaci bene, poi ritorna verso mezzanotte e vedrai che

sorpresa “. L’operatore, se pur perplesso, decise di dar retta a quello strano pezzo di legno, prese un grosso

rastrello ed incominciò a sparpagliare tutti i materiali. A sera la discarica ritornò silenziosa ma solo per un

po’: poi dal centro della plastica si alzò una vocina. “Ed ora pezzo di legno, cosa hai in mente ? Come farai a

convincere l’operatore a non bruciaci nella fornace?“ Il pezzo di legno si rizzò in piedi e si guardò attorno,

quando ebbe l’attenzione di tutti espose la sua brillante idea. Tutti, l’ascoltarono rapiti ed al termine del

discorso un grande applauso riecheggiò nella discarica. “Bene vedo che siete tutti d’accordo e allora

mettetevi in posizione e aspettate. ”Così dicendo tutti si prepararono e pezzo di legno emise un fischio lungo

e acuto. Calò improvvisamente un silenzio irreale . Mezzanotte era vicina, l’operatore puntuale varcò i

cancelli della discarica, si sedette e attese paziente. Un’improvvisa folata di vento si insinuò tra le fronde più

alte degli alberi. Era il vento del sud seguito poi da quello dell’est. Il vento dell’ovest arrivò subito dopo,

assieme all’impetuoso vento del nord che fece piegare fino a terra i grossi rami di una quercia. L’intensità dei

quattro venti fece rabbrividire l’uomo, poi tutto si placò e il gentile vento da ovest rapido scese verso i rifiuti di

plastica, si insinuò nelle varie aperture producendo così un dolce suono, che cresceva e diminuiva a

seconda della grandezza dei contenitori. Lo raggiunse poi il vento da est che si impadronì delle lattine e

delle scatole di metallo aggiungendo così il suo suono a quello prodotto dal vento dell’ovest. Fu poi la volta

del vento del sud che deciso si infilò nei colli delle bottiglie e tra i barattoli di vetro. L’operatore era incredulo,

ciò che sentiva pareva irreale, i rifiuti si muovevano in sintonia con i venti ma non era finita, dall’alto scese

impetuoso il vento del nord. Portò con sé sassolini e sabbia grossa che spinse con forza verso le latte e la

plastica, poi assieme ai pezzi di legno, che incominciarono a battere ritmicamente tra loro, la musica prese

vita avvolgendo tutta la discarica. L’operatore incantato, ascoltava rapito e non si accorse che la città si era

svegliata e la gente incuriosita e attratta da quella musica ne seguiva la scia arrivando così alla radura che,

lentamente, si riempì di bambini, uomini, donne e anziani. Tutti si sedettero in silenzio lasciandosi cullare da

quella magica musica. Albeggiava, quando i venti piano piano, si allontanarono ognuno nella propria

direzione . Si zittirono le lattine, il vetro, la plastica ed infine i pezzi di legno. Ci vollero alcuni minuti prima

che l’operatore si alzasse in piedi e grande fu la sua sorpresa quando si vide circondato da tutta quella folla.

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Per nulla intimidito alzò una mano e a voce alta gridò: “Non posso bruciare questi materiali, essi non sono

rifiuti ma perfetti strumenti musicali!” “Hai ragione !“ gli fece eco il primo cittadino giunto anch’esso assieme a

tutti gli altri. Un mormorio di assenso si levò tra la folla e fu di nuovo l’operatore della discarica a prendere la

parola. “Sentite la mia proposta” disse rivolto alla folla. “Io troverò un posto in questa discarica, adatto a

questi speciali materiali e intanto voi selezionate i vostri rifiuti, e quelli più adatti poneteli sui davanzali o sui

balconi. Per quelli in eccesso non preoccupatevi, perché li farò trasportare dai camion ai quattro lati della

città, in questo modo, quando i venti soffieranno, loro potranno suonare elevando la loro musica al cielo e

coprendo così i fastidiosi rumori delle macchine, delle fabbriche ecc…e le nostre orecchie saranno liete di

ascoltare ovunque questa musica meravigliosa. Un applauso di cinque minuti approvò la fantastica idea

dell’operatore e quando tutti ebbero fatto rientro nelle loro case, l’uomo si avvicinò ai pezzi di legno, prese

con cautela il pezzo di legno parlante e con dolcezza lo pose su di un grande masso .Da lontano pareva

quasi fosse un direttore d’orchestra. Ritto di fronte a tutti coordinava venti e materiali facendo così nascere

musiche sempre più belle.

Laboratorio Pan pipes

Cannucce larghe

Cartoncino rigido

Scotch

Forbici

Nastro per decorazione (optional)

Tagliare le cannucce come da foto e attaccarle al cartoncino

a distanza regolare. Usare il nastro per decorare.

Insegnare Mami Wata

Mami lo lo lo

Mamiwata lo lo lo

Mami lo lo lo

Mamiwata lo lo lo

Kata sin franta

Kata di franta

Kata Komiséria

Mami béna

Ok

https://www.youtube.com/watch?v=U3hIek7Dfxw

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DECIMA SETTIMANA

Leggere La leggenda della coccinella dai sette punti neri

C'era una volta un uomo di nome Urunti, che visse tantissimo tempo fa sulla terra. Urunti

era un essere gigantesco e spettava a lui mantenere la giustizia fra le creature che

abitavano il pianeta. A quel tempo non esisteva ancora la morte e tutti continuavano a

vivere in eterno: nessuno nasceva e nessuno moriva.

Un giorno, Urunti decise di fare una passeggiata nel suo giardino fiorito e accarezzò la

rosa per darle il buongiorno. Si ferì il pollice della mano con una spina e una goccia di

sangue cadde a bagnare il terreno, ma, dato che non esisteva la morte, quella goccia

prese vita e cominciò a camminare.

Urunti osservò la nuova creatura rossa con sei piccole zampe nere e decise di portarla

con sé a conoscere il mondo; la piccola coccinella osservò attentamente, ma non vide

cose che le piacquero. Gli animali si ferivano, invecchiavano ma non morivano mai, e lei,

che era nata da poco, vide solo creature millenarie che oramai conoscevano già tutto. Per

ricordarsi di quello che aveva visto, chiese a Urunti di disegnarle piccole macchie nere sul

dorso, una per ciascuna delle ingiustizie che aveva osservato.

Urunti si meravigliò del desiderio della coccinella, le chiese cosa potesse fare lui per

rimediare e preservare la giustizia:

“Permetti anche ad altre creature di vedere questo mondo e fa sì che gli animali stanchi e

feriti possano riposare” disse lei.

Ma l’uomo non sapeva cosa fosse la morte, così la coccinella, per insegnarglielo, si punse

con quella spina che aveva ferito il dito di Urunti e le aveva dato la vita. Da quel giorno,

Urunti introdusse la morte e la nascita nel mondo e, dopo averlo fatto, decise infine di

addormentarsi anch’egli accanto alla piccola coccinella dal dorso macchiato.

Laboratorio Lady Bug

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Insegnare Hei lucky lady bug

Hey, Ladybug

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

Fly up high in the sky.

Hey, lucky ladybug.

Fly down low in the garden.

Hey, lucky ladybug.

Little, lucky black spots.

Hey, lucky ladybug.

Fly with your red wings.

Hey, lucky ladybug.

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

Fly up high in the sky.

Hey, lucky ladybug.

Fly down low in the garden.

Hey, lucky ladybug.

Little, lucky black spots.

Hey, lucky ladybug.

Fly with your red wings.

Hey, lucky ladybug.

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

Hey, lucky lucky lady.

Hey, lucky ladybug.

https://www.youtube.com/watch?v=rY5ajMMFO28

Insegnare filastrocca La coccinella

Rossa rossa coi puntini,

nere nere le zampette,

con le antenne mini mini

e quattro forme delle alette.

Nel suo infinito desinare,

mangia insetti cattivelli,

non roba buona da mangiare

come lattuga oppur piselli.

Si ferma spesso a impreziosire

quel che trova intorno a se,

e mentre continua il suo salire

io la osservo sai perché?

perché è bella, proprio bella,

questa rossa coccinella.

Insegnare Good bye song

It's time to go home

It's time to go home

It's time to go home

It's time to say "Goodbye"

I had so much fun

and you had so much

we all had so much fun

and now we say "Goodbye"

Goodbye, goodbye

see you again

Goodbye, goodbye

see you again

https://www.youtube.com/watch?v=0LDArAJf7-c

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SCUOLA ELEMENTARE II° CICLO

PRIMA SETTIMANA

Leggere come storia aggiuntiva I talismani nel mondo

Il talismano è un portafortuna. Ha il compito di attirare le energie positive oppure di ampliare la sfera del bene già esistente regalando benessere. Ecco i più importanti:

DARUMA, GIAPPONE. È una tradizionale bambola votiva, simbolo di perseveranza e

buona fortuna.

LA MONETA D’ARGENTO, REGNO UNITO. È una tradizione natalizia che consiste nel

nascondere una moneta d’argento nel budino natalizio

JIN CHAN, CINA. Noto anche come il rospo dei soldi è una rana toro con gli occhi rossi e

tre zampe, ritratta di solito su un mucchio di monete: tenerlo in casa è di buon auspicio, a patto che abbia una moneta in bocca.

SCARABEO, EGITTO. I sacerdoti egizi lo paragonarono a Osiride, che fa girare il mondo.

Con la sua capacità di utilizzare ciò che viene digerito ed eliminato dagli altri animali, per gli antichi lo scarabeo svolgeva un importante ruolo ecologico, quello di utilizzatore dei rifiuti.

GHIANDA, NORVEGIA. Nel paese scandinavo era diffusa l'idea che mettere alcune

ghiande sul davanzale avrebbe protetto la casa dai fulmini.

PISANKY, EUROPA DELL'EST. Sono uova di Pasqua, diffuse dalla Polonia all’Ucraina, il

cui guscio viene dipinto a mano con cera calda

GRIS-GRIS, AFRICA. È un amuleto che si ritiene possa proteggere chi lo indossa dal

diavolo. Consiste di una piccola borsa, al cui interno ci possono essere erbe, olii, pietre.

NAZAR, TURCHIA. Nazar Bonjuk è il più famoso amuleto turco contro il “Malocchio” e chi

lo indossa lo fa per proteggersi dall’invidia.

ZAMPA DI CONIGLIO, AMERICA DEL NORD. Viste e considerate le importanti capacità

riproduttive dei conigli, la zampa darebbe a chi la possiede un aiuto nella fertilità e nella fortuna.

TUMI, PERÙ. È un coltello a mezzaluna usato nelle cerimonie tradizionali in Perù.

Preparare tabellone con i vari talismani e suddividere i ragazzi in squadre con i nomi degli amuleti.

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Laboratorio Alfabeto runico. Insegnare i simboli.

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Scrivere con pennarello indelebile i simboli

runici e insegnare ai bambini a comunicare

attraverso le emozioni.

I bambini a turno pescano 4 sassi e cercano di

decifrare i significati.

Alla fine ogni bambino pescherà dal sacchetto

una pietra che diverrà il suo talismano.

Imparare canzone Alfabeto delle cose belle A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

A sono gli Amici

non serve che lo dici

B è un Bacio grosso

ne mando a più non posso

C è una Carezza

leggera come brezza

D è questo Dono

per chiederti perdono

E è l’Emozione

lavoro con passione

F è Felicità

che prende chi ne dà

G è tanta Gioia

nemica della noia.

Alfabeto delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te.

H Hai ed ho

pazienza per un po’

I Insieme noi

faremo ciò che vuoi

L siamo Leggeri

se siamo più sinceri

M ti do la Mano

andiamo più lontano

N non dico No

per giocare ancora un po’

O ti Offro quel che ho

accettalo però

P tante Parole

splendenti come il sole.

Alfabeto delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te.

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

Q è questa Quiete

per tante sere liete

R io ti Rispetto

senza farti mai dispetto

S è il Sorriso

che illumina il tuo viso

T come un Tesoro

cantare insieme in coro

U restiamo Uniti

e andremo più spediti

V se noi Vogliamo

il mondo esploriamo

Z Zelo e allegria

per stare in compagnia.

Alfabeto

delle cose belle

voglio solo quelle

per stare bene con te.

Alfabeto

di parole buone

le cerchiamo insieme

per stare bene io e te

per stare bene con te!

https://www.youtube.com/watch?v=drseLvIrEZA&list=PLgtT2F49M7vQ_J5ZXiyl87SWpKPputZ0-&index=5

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SECONDA SETTIMANA

Leggere La leggenda dell’albero della vita

Un bel giorno, un giovane ragazzo, mentre camminava, vide un albero, completamente isolato.

Ripensò allora a ciò che aveva appreso lungo il suo cammino, ovvero che esisteva una

connessione tra lui e il resto del mondo, e che per questo doveva essere in grado di comunicare

anche con gli alberi.

Decise allora di rivolgersi proprio a quell’albero che se ne stava solitario su quel campo. Gli si

avvicinò, e cominciò a parlargli, chiedendogli il permesso di avvicinarsi ancor di più, per

condividere con lui il proprio campo di energia.

L’albero acconsentì con gioia. “Sono venuto a condividere le mie esperienze con te”, gli disse.

“Vuoi vedere quello che ho visto nella mia vita?” “Certo, sono felice di questo dono.”

Il corpo del ragazzo si avvicinò e abbracciò l’albero. Non appena a suo agio, il ragazzo iniziò a

portare alla sua mente tutte le immagini più amate nella sua vita. Il mare e le onde, le montagne e

la neve, gli estesi campi che attraversano i paesi, le grandi città affollate da persone che corrono

frettolose verso nessun luogo, gli animali liberi e quelli in cattività, i libri, la televisione. Il giovane

mostrò all’albero i suoi percorsi di vita ed esperienze, accompagnate da intensi sentimenti, come

amore, odio, paura, speranza, amicizia, condivisione e solitudine.

Improvvisamente il ragazzo si sentì in colpa: stava mostrando all’albero tutto ciò che è in grado di

muoversi, di poter vedere altri paesaggi, altre parti del pianeta, mentre invece l’albero non poteva

spostarsi da quel punto della terra, costretto a rimanere nel mezzo di un campo vuoto.

“Oh, mi dispiace albero, non volevo renderti triste!” “Triste? Oh, piccolo uomo, l’unico modo che ho

di sperimentare la tristezza è attraverso i vostri sentimenti. Tutto ciò che hai condiviso con me,

quello che hai visto e sentito con il cuore, non era affatto nuovo per me. Le mie radici sono nella

terra e i miei rami nel cielo, il mondo non è un mistero, né lo sono i suoi mari e monti, le sue valli e

i suoi cieli. Le persone hanno pensieri e pensano molto. E grazie a questi pensieri, noi riusciamo a

sentire. Noi sentiamo tutto ciò che viene da un uomo o un animale, da un vegetale o dal cielo.

Piccolo uomo, tu hai bisogno di viaggiare per vedere il mondo, noi abbiamo bisogno di toccare solo

la brezza. Quello che non si vede, in realtà esiste. Tutto ciò che esiste, esiste ovunque. Non

abbiamo bisogno di andare da nessuna parte per essere ovunque. Noi alberi siamo benedetti. Vai

in pace giovane uomo e vieni da noi, se ti senti solo di nuovo”.

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Laboratorio Erbario

Materiale occorrente:

fogli, meglio se di carta riciclata ecologica nastro adesivo trasparente 2 cartoncini per la copertina dell’erbario 1 nastro di stoffa per chiudere l’erbario penna e matite colorate

Prendiamo un cartoncino pesante, formato A3

il cartoncino va piegato in due parti, copertina e retro, tenendo conto

anche dello spessore che assumerà l’erbario. Sul lato destro forate

copertina e retro e fate passare un nastro di tessuto, fate un fiocchetto.

Ed ora arriva la parte più divertente: la raccolta delle foglie, che saranno le protagoniste dell’erbario. E’ importante per ogni foglia segnare qualche indicazione sulla pianta da cui è stata presa: ad esempio altezza dell’albero, larghezza della chioma, colore del tronco, eventuali frutti e fiori ecc. Le foglie vanno riposte

nella copertina in modo da non rovinarle. Inizia così la schedatura. Le schede dovranno avere uno schema uguale: ad esempio in alto nel foglio si attacca la foglia con del nastro adesivo, delicatamente. Nella parte bassa invece si riportano tutte le informazioni: nome comune, nome scientifico, famiglia, luogo e clima in cui si trova di solito, luogo di raccolta, data di raccolta, colore del tronco, dimensioni della pianta, frutti, fiori, eventuali altri note botaniche. Una volta pronte le schede, si mettono dentro un bel librone pesante per essere

pressate, per una notte almeno. A questo punto saranno pronte per essere risposte nell’erbario!

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Imparare la canzone inglese The Tree hugger song

Well it’s easy to be in love with a tree

Hug me, don’t bug, just let me be

And it’s alright to keep me on sight

Choose me don’t lose me

Just keep me upright

And it’s easy to see why I love the trees

Fruits from the flowers

And honey from bees

And it’s alright to share my delights

But don’t you cut me

Don’t cut me your taking your own lives.

And it’s plain to see why I hug the trees

Chain me don’t shame me

Just set them free

And it’s alright to put up a fight

But don’t kill me, don’t mill me

Just do what’s right

And it’s easy to be in love with a tree

Hug me, don’t bug, just let me be

And it’s alright to keep me on sight

Choose me don’t lose me

Just keep me upright

https://www.youtube.com/watch?v=WTV8vE9NdHc

Laboratorio Piccolo giardino fiorito

I bambini riempiranno 4 bicchieri di plastica ciascuno con la terra.

In ogni bicchiere pianteranno un seme di una spezia

I quattro bicchieri verranno uniti con la cucitrice.

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TERZA SETTIMANA

Leggere Le leggende sugli animali del bosco

La leggenda del cinghiale. Tanto tempo fa, il cinghiale non aveva le zanne e non era un animale

forte.

Un cinghiale viveva in un bosco insieme agli altri animali, essi lo prendevano in giro dicendogli che

era debole. Il cinghiale, essendo pauroso, scappava senza difendersi. Un giorno il cinghiale decise

di diventare più forte e pensò di andare a chiedere aiuto al grande albero magico.

Una volta arrivato, raccontò il suo problema.

L’albero gli fece sollevare con il muso massi grossi e pesanti per due ore e lo fece correre per tanti

chilometri. Dopo l’esercizio, il cinghiale era diventato molto robusto. Infine l’albero lo toccò con i

suoi rami magici, al cinghiale spuntarono due zanne forti vicino al naso e il suo corpo si ricoprì di

peli. Quando gli animali lo videro, scapparono tutti via.

Da allora il cinghiale ha le zanne ed è un animale robustissimo.

La leggenda dell’istrice. Molto tempo fa, l’istrice non aveva gli aculei. Il suo corpo era ricoperto

della sola pelle e quando passava sotto i cespugli si bucava; quando cercava di passare sotto alle

piante, alcune volte batteva la testa. Inoltre non sapeva difendersi dagli altri animali carnivori.

Allora decise di rifugiarsi nella sua tana uscendo qualche volta dopo il tramonto. Una notte, mentre

tutti dormivano, uscì dalla tana e andò sul monte più alto della foresta; invocò l’aiuto degli Dei e

chiese loro un’arma di difesa. Tornò nella sua tana e si addormentò; al mattino si ritrovò coperto di

aculei robusti. Andò a bere al fiume e quando abbassò la testa vide la sua immagine nell’acqua:

con grande meraviglia si rese conto che era diventato bellissimo. Da quel giorno l’istrice ha i suoi

lunghi e forti aculei e sa difendersi dagli attacchi dei nemici.

La leggenda del tasso. Tanto tempo fa, il tasso era tutto bianco. Gli animali della foresta lo

deridevano perché secondo loro era diverso. Il tasso si nascose nella sua tana e incominciò a

girare solo di notte. Anche di notte però era riconoscibile; così gli uccelli notturni iniziarono anche

loro a dargli noia. Il povero animale era disperato e pregò la dea della Natura di colorare il suo

manto; la Natura così fece piovere su di lui acqua nera, ma il tasso si spaventò e corse dentro la

sua tana. Il pelo era diventato grigio, era rimasto bianco sulla testa con due strisce nere. Da quel

giorno fu colorato e non fu più preso in giro dagli altri animali.

Perché la lepre è veloce. Un tempo la lepre non era veloce come oggi.

In un bosco viveva una famiglia di leprotti molto lenti; quando uscivano fuori dalla tana, gli animali

carnivori li catturavano facilmente.

Così rimase solo una lepre che disperata pregò gli Dei di renderla più veloce. Gli Dei ascoltarono

la sua richiesta e consultandosi decisero di farle allungare le zampe posteriori. La notte la lepre

non riusciva a dormire perché sentiva dolore alle zampe; al mattino, quando si svegliò, si accorse

che le sue zampe si erano allungate. La lepre uscì dalla tana e come per magia scattò veloce

come un razzo.

Gli animali carnivori restarono a bocca aperta vedendola correre così velocemente. Da allora la

lepre ha le zampe lunghe e corre velocissima.

Per i predatori è difficile catturarla.

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ll veleno della vipera. C’era in un bosco un piccolo serpente chiamato vipera.

Questa vipera, non veniva considerata da nessuno. Era sempre triste e sola perché gli animali non

la volevano come amica, dato che era piccola e innocua.

Allora si nascose nella sua tana, sperando che prima o poi gli altri animali cambiassero idea. Un

giorno, per dimostrare che pure lei era coraggiosa, salì sulla cima più alta dei dintorni ma, siccome

aveva le vertigini, cascò dalle rocce. Gli animali si misero a ridere e lei, triste e sconsolata, tornò

alla sua tana.

Invocò l’aiuto del Dio degli animali e gli chiese di avere uno strumento di difesa e di attacco.

Il Dio la accontentò dandole una lingua velenosa. Il giorno dopo risalì sul monte e non cascò, gli

animali stupiti decisero di attaccarla, ma lei con la sua lingua si difese.

Così ottenne il rispetto degli altri animali.

La leggenda del barbagianni. Il barbagianni, una volta, era marroncino e viveva di giorno con gli

altri uccelli. Era un uccello molto vanitoso, perché credeva di essere bello e diceva che non aveva

paura di nessuno. Quando gli altri uccelli vedevano una preda, lui volava più veloce e la rubava

loro. Un giorno i suoi compagni decisero un piano per vendicarsi: aspettarono che uscisse la luna,

si riunirono in gruppo e con le loro ombre unite, formarono un enorme uccello.

Quando il barbagianni lo vide, s’ impaurì e la sua faccia diventò tutta bianca come una maschera.

Da quel giorno, il barbagianni vola di notte e in solitudine.

Laboratorio Mangiatoia per uccelli

Usare mezzo contenitore di carta per le

uova.

Forare i 4 angoli e passare i quattro spaghi

che andranno legati assieme sul ramo.

Riempire le vaschette con semi.

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Altri esempi:

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Insegnare la canzone The animal Boogie e inventare coreografia

Down in a jungle, come if you dare

What can you see shaking here and there

With a shaky shake here and shaky shake there

What's that creature shaking here and there?

It's a bear!

She goes shake, shake boggie, woogie, oogie!

shake, shake boggie, woogie, oogie!

shake, shake boggie, woogie, oogie!

That's the way she's shaking here and there.

Down in a jungle where nobody sees

What can you see swinging through the trees?

With a swingy swing here and swingy swing there

What's that creature swinging through the trees

It's a monkey!

He goes swing, swing boggie, woogie, oogie!

swing, swing boggie, woogie, oogie!

swing, swing boggie, woogie, oogie!

That's the way he's swinging through the trees

Down in a jungle in the midday heat

What can you see stomping its feet?

With a stompy stomp here and stompy stomp

there

What's that creature stomping its feet?

It's an elephant

She goes stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

stomp, stomp, boggie, woogie, oogie!

That's the way she's stomping her feet.

Down in a jungle where the trees grow high?

What can you see flying in the sky?

With a flappy flap here and flappy flap there

What's that creature flying in the sky?

It's a bird

He goes flap, flap, boggie, woogie, oogie!

flap, flap, boggie, woogie, oogie!

flap, flap, boggie, woogie, oogie!

That's the way he's flying in the sky.

Down in a jungle where the leaves lie deep?

What can you see learning how to leap?

With a leapy leap here and leapy leap there

What's that creature learning how to leap?

It's a leopard

She goes leap, leap, boggie, woogie, oogie!

leap, leap, boggie, woogie, oogie!

leap, leap, boggie, woogie, oogie!

That's the way she's learning how to leap

Down in a jungle where there's danger all around?

What can you see slithering on the ground?

With a slither slither here and slither slither there

What's that creature slithering on the ground?

It's a snake

He goes slither, slither, boggie, woogie, oogie!

slither, slither, boggie, woogie, oogie!

slither, slither, boggie, woogie, oogie!

That's the way he's slithering on the ground

Down in a jungle where the stars are shining

bright

Who can you see swaying left and right?

With a sway sway here and sway sway there

Who is swaying left and swaying right?

We are!

You!

Me!

Everybody!

We go sway, sway, boogie, woogie, oogie!

sway, sway, boogie, woogie, oogie!

sway, sway, boogie, woogie, oogie!

That's the way we boogie through the nigh

https://www.youtube.com/watch?v=25_u1GzruQM

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QUARTA SETTIMANA

Leggere Le leggende sulla frutta

La pesca. Una antichissima leggenda narra che un giorno un vecchio pescatore quando

tirò a riva la sua rete trovò in essa un pesce grandissimo. Felice, lo portò a casa e lo pulì

per bene per cucinarlo. Egli restò meravigliato nel trovare all’interno del pesce un nocciolo.

Il vecchio pescatore pensò di fare una bella buca nel terreno che si trovava davanti alla

sua casa e lo interrò. Egli poi annaffiò il nocciolo quasi ogni giorno e lo curò con amore.

Un giorno dal nocciolo spuntò un germoglio che con il passare del tempo diventò un

alberello. In primavera esso si coprì di tantissimi fiorellini rosa. In estate poi i fiorellini si

trasformarono in frutti odorosi, succosi, vellutati e rosei. Questo frutto estivo fu chiamato

pesca per ricordare le sue origini marine.

L’ananas. La leggenda narra di una donna molto povera e della figlia Pina, una pigra

bambina con un bel ciuffo di capelli. La madre lavorava in continuazione per portare del

cibo a casa e per sbarcare il lunario. Nonostante ciò, non ricevette mai un minimo di aiuto

da Pina, la quale non faceva altro che giocare in giardino. Ogni volta che la madre

chiedeva dell’aiuto a Pina, lei rispondeva di non potere in quanto non trovava l’oggetto che

l’avrebbe aiutata nel fare il compito: la donna le chiedeva di pulire casa, Pina rispondeva di

non trovare la scopa e continuava a giocare in giardino, col risultato che alla fine era

sempre la madre a sbrigare tutte le faccende. Un giorno la donna si ammalò gravemente,

e la malattia la costrinse a stare a letto per molto tempo. Chiamò così la figlia: “Pina, vieni

qui, sono molto malata, mi cucineresti la colazione? Sono così debole che non riesco

neppure ad alzarmi”. La figlia non rispose e continuò a giocare in giardino, così la madre

iniziò a urlare con tutte le poche forze che aveva finché Pina non la raggiunse in camera:

“Pensi sul serio che io mi metta a cucinare? È troppo difficile per me”. “Ma è

semplicissimo, Pina. Devi solo mettere del riso in una pentola e farlo cuocere”. La figlia si

diresse allora verso la cucina: la madre, dopo aver sentito rumore di pentole e cassetti, udì

la porta d’ingresso che si chiudeva. Richiamò urlando la figlia, chiedendole se stesse

cucinando come le aveva detto e Pina rispose con un secco “No”. “Perché?”, le chiese la

mamma: “Non riuscivo a trovare il mestolo”. La donna, disperata e in lacrime, disse allora:

“Oh figlia, sono molto malata e non posso nemmeno contare su di te. Vorrei che

crescessero mille occhi sopra la tua testa, cosicché tu possa trovare qualcosa, una buona

volta”. Pina scomparve e la madre dovette fare tutto da sola, anche in malattia. Appena si

riprese, andò a cercare la figlia, di cui non si avevano più notizie da giorni, ma non riuscì a

trovarla. Qualche giorno dopo notò che in giardino, proprio nel punto in cui giocava

sempre Pina, stava crescendo una pianta con foglie aperte simili ai capelli della figlia, e

con una forma simile alla testa di un bambino con mille occhi.

L’albicocco. Un’antica leggenda narra che in origine l’albicocco era solo una bella pianta

ornamentale dai gradevoli fiori bianchi. Quando l’Armenia fu invasa dai nemici arrivò

l’ordine di abbattere tutti gli alberi che non producevano frutti in modo da avere a

disposizione il legname necessario. Questa sarebbe stata la sorte anche dell’albicocco se

una ragazza non avesse pianto sotto la sua chioma per tutta la notte. Al mattino sull’albero

erano cresciuti bellissimi frutti profumati: le albicocche.

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La mela gialla. La mitologia greca narra che Paride scelse la dea Afrodite come la più

bella e le offrì una mela d’oro. La mela, presso gli antichi romani, rappresentava il globo

terrestre: per questa ragione una mela d’oro era posta sulla sommità dello scettro degli

imperatori. Il primo imperatore che si fece rappresentare con la mela d’oro fu Marco

Aurelio, noto come Caracalla.

Origini della frutta.

L’albicocca e il limone sono arrivati dalla Cina, passando per il Mar Rosso, nel I

sec.a.C., per arrivare sulla tavola degli antichi Romani.

La pesca dalla Persia, introdotta in Italia nel 30 d.C., fu coltivata per la prima volta a

Pompei.

Il melone e il cocomero arrivano dall’Asia occidentale e dall’Asia tropicale. il ciliegio e il

loto dal Giappone, la prugna dal Medio Oriente.

L’arancia fu portata dagli arabi in Portogallo nel VII secolo d.C. e fu introdotta in Sicilia dal

XIII secolo.

Il pomodoro, utilizzato dagli Aztechi, giunse dal Messico nel XV secolo, dopo il viaggio di

Cristoforo Colombo.

Il Kiwi viene dalla nuova Zelanda.

L’uva, le mele e le pere erano frutti del Mediterraneo, conosciuti da Ebrei, Greci, Romani

ed Etruschi.

I fichi dall’Asia Occidentale si diffusero presto nel bacino Mediterraneo.

Tabellone Sulle origini della frutta.

Disegnare un planisfero e compilare cartoncini con il nome del frutto anche nella lingua di

provenienza storica o geografica. Creare una mappa del mondo con i prodotti naturali.

Laboratorio Lo spaventapasseri

Occorrente:

Un sacchetto di carta per il pane e della rafia o della paglia per i

capelli, un bastone lungo per il corpo ed un bastoncino per le spalle e

un triangolo di tessuto rigido come il panno.

Imbottire il sacchetto con altra carta infilando il bastone dentro

l’apertura prima di chiudere ben stretto con lo spago. Decorare il viso

con del cartoncino per gli occhi la bocca, il naso e le sopracciglia.

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Creare una croce legando il bastoncino con lo spago al bastone grande per creare le spalle.

Attaccare con la colla caldo lungo la croce il triangolo di panno.

Imparare The healthy eating song (tra parentesi indicazioni di movimento)

1 - 2 - 3 (Clap, clap)

Sing with me (Stamp, stamp)

Let’s all eat (Pat tum)

Health-i-ly (Wave arms)

We will grow (Stretch up high)

Big and strong (Strong arms)

Let’s all sing our (Welcome arms)

Healthy eating song (Clap, clap)

If we all eat well

It helps us learn and play

Choosing healthy food is fun

Why not start today?

1 - 2 - 3 (Clap, clap)

Sing with me (Stamp, stamp)

Let’s all eat (Pat tum)

Health-i-ly (Wave arms)

We will grow (Stretch up high)

Big and strong (Strong arms)

Let’s all sing our (Welcome arms)

Healthy eating song (Clap, clap)

If we all eat well

It helps us learn and play

Choosing healthy food is fun

Why not start today?

1 - 2 - 3 (Clap, clap)

Sing with me (Stamp, stamp)

Let’s all eat (Pat tum)

Health-i-ly (Wave arms)

We will grow (Stretch up high)

Big and strong (Strong arms)

Let’s all sing our (Welcome arms)

Healthy eating song (Clap, clap)

Let’s all sing our (Welcome arms)

Healthy eating song (Clap, clap)

https://www.youtube.com/watch?v=-JldSBUQB34

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QUINTA SETTIMANA

Leggere Il portiere silenzioso. Ho sentito parlare di Enrico, un bimbo grassottello che non parlava, ma capiva tutto quello che gli altri gli dicevano. L’unica cosa che sapeva dire era “mamma”. Aveva un fratello più grande Leo che, però, non amava giocare con lui. Ma la mamma gli diceva che quando andava a giocare a calcio con gli amici doveva portarsi dietro anche Enrico, altrimenti non sarebbe uscito. Così, pur di non rinunciare a giocare con gli amici, Leo si portava dietro Enrico. I compagni di squadra gli chiedevano perché si portasse dietro quell’imbranato di Enrico ma lui alzava le spalle. Quando arrivavano al campetto, Leo faceva sedere Enrico su di una panchina e gli diceva di non muoversi. Enrico si sedeva e rimaneva a guardare estasiato. Gli piaceva il calcio. Un giorno, l’allenatore della squadra, disse a Leo che se non si fosse allenato bene a tirare il pallone lo avrebbe messo fuori squadra. Così Leo tornò a casa disperato perché non sapeva con chi allenarsi. Incominciò a tirare il pallone vicino al muro facendolo rimbalzare e tornare indietro. Ad un tratto vide Enrico acchiappare le mosche con le mani. Ed era bravo, le prendeva tutte. Così pensò di provare a mettere Enrico in porta per allenarsi. Enrico si dimostrò discretamente bravo. Da allora Leo incominciò ad allenarsi sempre con Enrico il quale era contentissimo. Con il tempo Leo diventò un discreto tiratore, mentre Enrico diventò un portiere formidabile, ma Leo preferì non dire niente a nessuno: cosa avrebbero detto gli altri se avessero saputo che Enrico parava tutti i suoi tiri? Un giorno Enrico era da solo in cortile, seduto con la palla in mano ed era triste. Leo aveva la febbre e non potevano giocare. Un compagno di squadra, Ricciolo, così chiamato perché aveva una chioma riccia riccia, venne a fargli visita. Quando se ne andò, vide Enrico triste e solo. Gli si avvicinò e gli fece un sorriso. Enrico gli lanciò la palla e l’amico per cortesia gliela ritirò. Enrico la parò e poi si recò nella porta e ritirò il pallone al compagno di squadra del fratello. Questi tirò piano ed Enrico parò. Poi tirò un po’ più forte ed Enrico parò ancora. Sempre più forte, ma Enrico parava sempre. Fece tantissimi tiri, ma non riuscì a segnare nemmeno una volta. “Che brutta figura!” si disse, e scappò a gambe levate. Qualche tempo dopo stavano affrontando una squadra molto forte, ma per fortuna stavano vincendo 3 azero. Purtroppo ad un certo punto il portiere si fece male ed il secondo portiere era influenzato. Così decisero di mettere in porta uno dei giocatori, ma in breve subirono tre goal. La partita si metteva male. Ad un tratto il Ricciolo si fece anima e coraggio e durante la pausa tra il primo e secondo tempo fece una proposta. Raccontò che secondo lui, se non volevano perdere la partita, dovevano mettere in porta Enrico. Tutti risero. Il fratello si arrabbiò dicendo che non era giusto da parte sua prendere in giro il fratello. Nessuno diede più retta a Ricciolo e ripresero le loro cosse. Fu allora che Ricciolo prese un pallone e lo lanciò forte ad Enrico che lo parò. Poi di nuovo con un tiro difficile ed Enrico parò. Passò il pallone ad un altro compagno e questi tirò. Ma niente, ogni volta Enrico parava. Tutti restarono ammutoliti, proprio tutti, perfino l’allenatore. Scesero in campo con Enrico in porta. Enrico non sbagliò una parata, e ad un certo punto Ricciolo fece un goal e vinsero la partita. Tutti presero Enrico in braccio e lo portarono in trionfo per tutto il campo. Da allora Enrico giocò sempre come primo portiere e si divertì sempre tanto. In breve tempo divenne famoso con il nome di: il portiere silenzioso. E siccome Enrico aveva il desiderio di giocare in una grande squadra, Leo si impegnò per aiutarlo a coronare quel sogno: e così accadde.

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Laboratorio Le medaglie

1/2 tazza di sale

2 tazze di farina

1 e 1/2 tazza d'acqua

mattarello

stampi tondi per biscotti

cannuccia o involucro della penna per disegnare i cerchietti

righello per disegnare le linee

nastro dorato per infilare la medaglia

spray dorato per dipingere

Mescolare il sale con la farina. Aggiungere l’acqua fino ad ottenere un impasto morbido stenderlo

su un piano di lavoro utilizzando un mattarello o una bottiglia per creare uno strato di circa mezzo

centimetro.

Usare formine da biscotti tonde o bicchieri per creare il cerchio della medaglia. Con la cannuccia

fare i cinque cerchi olimpici premendo leggermente sulla pasta. Sempre con la cannuccia passare

la pasta da parte a parte per il buco del nastro.

Sulla medaglia è possibile incidere anche il numero 1, 2 o 3

Lasciare ad asciugare la pasta di sale al sole. Quando si è solidificata con colori acrilici oro

argento e bronzo colorare le medaglie ed attendere ulteriore asciugatura. Infilare il nastro nel buco

e procedere alla premiazione!!

Insegnare SPORTS BALL SONGS

https://www.youtube.com/watch?v=EZXI7l3eaOs

You throw this ball through the hoop

A BASKETBALL

you kick this ball through the goal

A SOCCER BALL

you hit this ball over the net

A TENNIS BALL

you hit this ball over a tiny net

A TABLE TENNIS BALL

Let's bounce like a ball!

Bounce, Bounce, Bounce

Like a Ball

You hit this ball with a club

A GOLF BALL

You spike this ball with your hand

A VOLLEYBALL

you hit this ball with a bat

A BASEBALL

you'll find this ball at the beach

A BEACH BALL

Let's bounce like a ball!

Bounce, Bounce, Bounce

Like a Ball

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SESTA SETTIMANA

Stare insieme per stare bene

Lo spirito di gruppo è quella “cosa” che ci fa andare avanti tutti insieme per un fine comune

e più alto, sempre con un sorriso stampato in fronte.

Lo spirito di gruppo ci fa ragionare compatti, quando si tratta di prendere una decisione,

tenendo ovviamente conto del bene di ciascuno.

Lo spirito di gruppo è un’energia in più che il singolo non riuscirebbe a tirare fuori, lasciato

da solo.

Morale della favola? Ciascuno di noi ha in sé il desiderio di far parte di un gruppo.

Nessuna persona al mondo è nata per vivere da sola. Il gruppo è la “casa dell’amicizia”.

Giochi per rafforzare lo spirito di squadra

Il cieco e la guida

Quest'esercizio si fa a coppie e mira a sviluppare la fiducia reciproca Ripetendolo più volte

nei vari incontri e scambiando i componenti delle coppie, si riesce a far lavorare insieme

tutti il gruppo.

Come si capisce dal titolo, un elemento della coppia deve tenere gli occhi chiusi e l'altro lo

deve guidare in un percorso che attraversa il palcoscenico. Le difficoltà sono due: per

prima cosa, tutte le coppie devono muoversi contemporaneamente cercando di non

scontrarsi tra loro e, secondo punto, la guida non può toccare il compagno cieco, ma deve

farsi seguire solo parlando e dicendo: "Vieni."

La guida deve impegnarsi a parlare con voce chiara per farsi sentire bene e allo stesso

tempo deve prestare attenzione a dove sta portando il "cieco". Quest'ultimo, da parte sua,

deve fidarsi della sua guida e abituarsi a riconoscerne la voce anche in mezzo alle altre.

La fiaba spezzettata

Dividere i bambini in due gruppi.

Ad ognuno dei due gruppi viene assegnata una fiaba o una storiella di cui tutti conoscono

la trama. Ad esempio, si possono scegliere "Cappuccetto Rosso" e "I tre porcellini": basta

che siano due racconti di cui tutti, a meno di qualche dettaglio, conoscono gli sviluppi

principali.

L'esercizio si svolge come una sfida tra le due squadre. Il primo della fila del primo gruppo

deve iniziare a raccontare la fiaba... ma attenzione, non si deve impappinare e non deve

avere esitazioni, perché non appena si ferma il primo componente dell'altra squadra può

inserirsi, rubargli la parola e iniziare a raccontare l'altra fiaba.

Si continua così, ad inserirsi nelle pause troppo lunghe nel racconto dell'altra squadra,

finché una delle due non termina il racconto, vincendo così il gioco. Non vale saltare pezzi

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importanti della storia solo per finire prima: in questo caso, l’animatore assegnerà

automaticamente la parola all'altro gruppo.

Laboratorio Braccialetto dell’amicizia

Si prendono 7 fili lunghi almeno 60 centimetri di lana o di cotone e si ritaglia dal cartoncino

un dischetto, aiutandosi con un bicchiere.

Si divide il cerchio in 8 spicchi, si fa un taglietto in corrispondenza di ogni riga, sul bordo, e un buco dove le righe si intersecano nel centro del cerchio. Si fanno piccoli taglietti in corrispondenza di ogni riga e si infila ogni filo in un taglio: uno resterà vuoto. Il telaio è così pronto!

Si mette ora davanti a sé il taglietto vuoto, poi si prende il filo incastrato

nella posizione numero 3 e lo si sposta in quello vuoto. Si ruota il

telaietto in senso antiorario fino ad avere nuovamente davanti a sé il

taglietto vuoto, quindi si prende il filo che ora si trova alla posizione 3 e

lo si sposta in quello vuoto, e così via, ripetendo sempre lo stesso

piccolo movimento:

filo 3 nel taglietto vuoto, si gira il telaio, filo 3 nel taglietto vuoto, si gira il telaio...

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Quando si raggiunge la lunghezza desiderata, si liberano i fili e si chiude il cordoncino con un

semplice nodo.

Insegnare L’amico è

Oh Oh Oh Oh Oh...

È l'amico è

una persona schietta come te che non fa prediche

e non ti giudica

fra lui e te divisa in due la stessa anima

però lui sa

l'amico sa

il gusto amaro della verità

ma sa nasconderla

e per difenderti

un vero amico anche bugiardo è...

È l'amico è

qualcosa che più ce n'è meglio è

è un silenzio

che vuol diventare musica

da cantare in coro io con te

È un coro è

un grido che più si è meglio è

Oh Oh Oh Oh Oh...

e il mio amore nel tuo amore è È l'amico è il più deciso della compagnia e ti convincerà a non arrenderti anche le volte che rincorri l'impossibile

perché lui ha

l'amico ha il saper vivere che manca a te ti spinge a correre

ti lascia vincere perché un amico punto e basta È l'amico è

qualcosa che più ce n'è meglio è

è un silenzio che vuol diventare musica da cantare in coro io con te È un coro è un grido che più si è meglio è Oh Oh Oh Oh Oh... e il mio amore nel tuo amore è È l'amico è uno che ha molta gelosia di te per ogni tua pazzia ne fa una malattia tanto che a volte ti vien voglia di mandarlo via Però lui no, l'amico no per niente al mondo io lo perderò Testo trovato su http://www.canzoncine.itlitigheremo sì e lo sa lui perché eppure è il mio migliore amico È l'amico è qualcosa che più ce n'è meglio è è un silenzio che vuol diventare musica da cantare in coro io con te È un coro è un grido che più si è meglio è Oh Oh Oh Oh Oh... e il mio amore nel tuo amore è

Link canzone

https://www.youtube.com/watch?v=KVEZ1DWTUbk

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SETTIMA SETTIMANA

Leggere Il cantastorie e il Kamishibai

Il cantastorie (o Vico) è una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura

folklorica che nasce il 5 marzo del 1999, un artista di strada che si spostava nelle piazze e

raccontava con il canto una storia, sia antica, spesso in una nuova rielaborazione, sia

riferita a fatti e avvenimenti contemporanei. Le storie narrate entravano a far parte del

bagaglio culturale collettivo di una comunità. I cantastorie accompagnavano la "Cantata"

con uno strumento: di norma era la chitarra, ma ne usavano anche altri, come la

fisarmonica (o la lira in tempi più remoti). Si aiutavano con un cartellone su cui veniva

raffigurata la storia, descritta nelle principali scene. La loro opera veniva remunerata con le

offerte degli spettatori o con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la storia.

Il Kamishibai, traducibile come "spettacolo teatrale di carta", è una forma di narrazione che

ha avuto origine nei templi buddisti nel Giappone del 1100, dove i monaci li utilizzavano

per narrare ad un pubblico, principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti

morali. La tecnica del kamishibai è rimasta nelle tradizioni del Giappone per secoli, ma ha

conosciuto un momento di splendore negli anni fra il 1920 ed il 1950. Il Gaito

kamishibaiya, o narratore, si spostava da un villaggio all'altro in bicicletta[3] ed utilizzava

battere due pezzi di legno collegati da un cavo comunemente chiamato hyoshigi, per

annunciare il proprio arrivo nei villaggi. I bambini che avevano comprato caramelle dal

Gaito kamishibaiya si potevano assicurare i migliori posti di fronte al palco. Una volta che

si era formato un pubblico, il Gaito kamishibaiya iniziava a raccontare le proprie storie

servendosi di un set di tavolette di legno sulle quali erano disegnati i vari passaggi della

storia che avrebbe raccontato. Le storie erano spesso seriali, e nuovi episodi venivano

raccontati ad ogni visita al villaggio.

Laboratorio Il mio Kamishibai

Occorrente: Scatolone di cartone, colla e forbici

Per cominciare, bisogna realizzare lo scheletro del

Kamishibai: utilizzare le pieghe naturali della

scatola di cartone per realizzare le ante laterali, il

tettuccio superiore e la base inferiore. Per il foro al

centro, usare come guida un foglio A4 e lo

abbiamo ristretto di circa 2 cm per ogni lato. Se

non fosse possibile utilizzare le pieghe del cartone,

realizzare separatamente tutti i singoli componenti

e in seguito incollarli con delle linguette.

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Dopo aver realizzato il lato frontale, passare al retro: in

questo caso è più semplice, perché basterà un lato

rettangolare (delle stesse dimensioni di quello frontale)

con la sua base. Adesso, realizzare tre rettangoli di

cartoncino per distanziare il lato frontale del kamishibai

dal retro: nello spazio che si verrà a creare, si

inseriranno i fogli con le illustrazioni per ciascuna storia.

Per incollare i tre ritagli di cartoncino, girare la faccia del kamishibai e centrare un foglio

A4; poi, incollare i distanziatori con della colla vinilica. Ultimo passaggio: incollare il retro

del kamishibai ai distanziatori di cartoncino. Dopo averlo incollato, mettere dei libri o degli

altri oggetti pesanti sul kamishibai chiuso e lasciare asciugare la colla per un paio d’ore. Il

kamishibai “grezzo” è pronto: per utilizzarlo, aprire le due alette della base in modo da far

rimanere il teatrino in piedi. Utilizzare l’apertura laterale per inserire e sfilare i fogli illustrati.

Naturalmente, prima di utilizzare il kamishibai si può decidere di colorarlo.

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Insegnare A mille ce n’è

https://www.youtube.com/watch?v=OxwSCoewH-Y

A mille ce n'è

nel mio cuore di fiabe da narrar

venite con me\nel mio mondo fatato per sognar

non serve l'ombrello, il cappottino rosso,

la cartella bella per venire con me

basta un po' di fantasia e di bontà

Laboratorio di scrittura fi fiabe

I bambini decidono assieme i personaggi delle loro storie che devono essere almeno 6.

Daranno un nome e delle caratteristiche fisiche ad ognuno di loro e saranno uguali per

tutti.

1 L’eroe

2 La principessa

3 Il cattivo

4 Il mago

5 L’animale magico

6 La fata

Ogni bambino farà un disegno per il Kamishibai con almeno 3 personaggi. Il susseguirsi

dei loro disegni nel kamishibai formerà una storia che verrà riscritta in un libro di classe.

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OTTAVA SETTIMANA

Leggere Cos’è la meridiana

La meridiana è un antico strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della

posizione del Sole; ha un origine antichissima ed era usata dagli uomini del neolitico per

riconoscere con precisione i periodi migliori dell’anno per raccogliere e seminare, oppure

per prevedere eventi come una eclisse di luna o di sole.

Lo strumento più antico, in uso probabilmente in Egitto intorno al 3500 a. C., era una

rudimentale meridiana, che sfruttava l’ombra proiettata da un obelisco il quale aveva la

funzione dello gnomone.

Lo gnomone è la parte dell’orologio solare che proietta la propria ombra sul piatto.

Il tipo più comune di gnomone è la punta dello stilo, cioè un’asta che sporge dal

quadrante.

Per aumentarne la robustezza, lo stilo può essere realizzato sotto forma di tripode o di

lastra metallica triangolare.

Nei quadranti più complessi, lo gnomone è un punto particolare dello stilo, detto nodo, la

cui ombra permette di conoscere sia l’ora che il periodo dell’anno.

In tal caso lo gnomone è una sfera, un mirino o un foro gnomonico.

Laboratorio La meridiana

Per fare una meridiana è davvero molto semplice, con l’aiuto dell’ ombra di una matita alla

luce del giorno, indica che ora è

Occorre, un piatto di carta, una matita e della plastilina.

Scrivere i numeri da 1 a 12 in modo uniforme sulla

parte posteriore del piattino. Nel foro centrale inserisci

una matita. Sul lato inferiore del piattino fissare la

matita con un pezzo di plastilina. Posiziona l’orologio in

un luogo soleggiato. Ruotarlo in modo che l’ombra

venga proiettata dalla matita per mostrare l’ora.

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Insegnare La meridiana

Questo sole segue il suo cammino

che un'antica Meridiana traccerà;

corre il tempo, non è più mattino

questo giorno è già un ricordo e non c'è

più.

Sarà la musica che rende tutto magico

che ferma il tempo e non lo fa passare

più;

ed ogni attimo vissuto insieme a te

lo fa sembrare lungo un eternità.

Io con te, tu con me

tu con me, io con te

regalami un minuto

vedrai non lo perderai

il tempo che mi hai dato

lo ritroverai.

Io con te, tu con me

tu con me, io con te

regalami un minuto

vedrai non lo perderai

il tempo che mi hai dato

lo ritroverai.

Questo vento soffia sulla gente

mille storie ha già portato e porterà;

soffia forte sulle vele dei miei sogni

per un nuovo viaggio ancora partirò.

Questo sole segue il suo cammino

che un'antica Meridiana traccerà;

corre il tempo, non è più mattino

questo giorno è già un ricordo e non c'è

più.

Sarà la musica …

Questo vento soffia sulla gente

mille storie ha già portato e porterà;

soffia forte sulle vele dei miei sogni

per un nuovo viaggio ancora partirò.

Sarà la musica, ...

Mille volte ci si lascia andare

a contare i giorni che non torneran;

se il Sestante è il mio presente

è la Bussola che dice dove andar

Mille volte ci si lascia andare

a contare i giorni che non torneran;

se il Sestante è il mio presente

è la Bussola che dice dove andar

https://www.youtube.com/watch?v=orPOGYiYDC8

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NONA SETTIMANA

Leggere Il negozio di Don Lillo

C’era una volta Milano, la città della musica, aveva un teatro fantastico: la Scala, dove avevano

suonato e lavorato grandi artisti, come il maestro Giuseppe Verdi.

Vicino al Duomo, c’era il negozio di don Lillo, lo conoscevano tutti in città, era in una stradina dietro

la chiesa. In primavera, quella stradina si riempiva sempre di viole mammole e di musica: era uno

spettacolo vedere tutti quei fiori colorati, sentire il loro profumo ed ascoltare la musica.

Don Lillo aggiustava ed accordava tutto il giorno gli strumenti musicali, la sua fama si era sparsa in

tutta la città e molti musicisti arrivavano da tutta Italia e anche da Vienna, un’altra grande città della

musica, per portare i loro strumenti. Tromboni inglesi rotti, fisarmoniche francesi senza due tasti,

violini bulgari ammaccati, chitarre peruviane senza le corde, tutto era passato fra le mani d’oro di

don Lillo, aveva sempre aggiustato, accordato, lucidato e resuscitato gli strumenti musicali a nuova

vita.

Quando le campane del Duomo suonavano a festa, don Lillo alzava gli occhi al cielo, verso il

lucernaio ed interrompeva per un istante di lavorare perché si confondeva con tutto quel frastuono.

Sorrideva e si scusava con i suoi strumenti musicali, parlava loro come un giardiniere fa con i fiori:

“Amici miei, un po’ di pazienza!” e poi riprendeva ad aggiustare flauti ecuadoriani, pianole rumene,

violoncelli polacchi, tamburi africani, oboe tedeschi, tutto quello che poteva esprimere musica e

melodia. Li c’era l’intero mondo delle note musicali. Don Lillo diceva sempre che gli strumenti

erano fiori profumati di musica, ottoni e legni pregiati da cui sbocciavano le note e le melodie. Il

suo locale era grandissimo e don Lillo aveva solo due mani, quindi gli strumenti sostavano nel

negozio anche per tanto tempo, felici di essere poi aggiustati da delle buone mani.

Ma un giorno purtroppo arrivò in negozio il proprietario del negozio, don Frastuono, era un uomo

sordo, alto, arrogante che urlava sempre: “Don Lillo è ora di sbaraccare, questo locale mi serve

libero! Lo voglio vendere! Mi hanno offerto una buona somma”. Il viso di don Lillo assunse

un’espressione triste, perché lui non aveva i soldi per comprare il negozio.

“Don Lillo le concedo un mese di tempo, chiaro?” disse don Frastuono e se ne andò sbattendo la

porta.

Don Lillo in quel momento aveva fra le mani un pianoforte milanese da accordare e si mise a

suonare una musica che aveva composto tanti anni prima. La suonò con tanto amore, perché chi

suona uno strumento queste cose le sa e le sente e le vive ogni giorno. Poi, chiuse il suo negozio

e si diresse verso casa.

Ed allora nel locale successe un fatto davvero straordinario, gli strumenti si misero a confabulare

fra loro, suonando.

Il pianoforte milanese chiese: “Come possiamo aiutare don Lillo?”.

Rispose la chitarra spagnola senza due corde: “Organizzeremo noi un concerto qui dentro, a

pagamento, verranno tutti, e don Lillo sarà salvo!”

La tromba russa senza un tasto disse: “Anche se manca un mi non importa, me la posso cavare!”.

Ed il tamburo africano sfondato: “Il mio suono è un po’ sordo ma in fondo in fondo sarà più dolce!”.

Si alzò il flauto ecuadoriano: “Io per tradizione sono magico. Quindi salterò di porta in porta a

chiamare tutta Milano e oltre, volerò nello spazio, attraverserò le guglie del Duomo e volerò

come come una rondine!”.

Ogni strumento accatastato iniziò a suonare la sua nota e dire la sua opinione! Il pianoforte

milanese concluse: “Va bene suoneremo la musica di don Lillo, è bellissima!”. Poi aggiunse: “Tu

organetto turco malandato suonerai e all’occorrenza ti aprirai per raccogliere i soldi. Ti metteremo

primo, lì sulla porta, con sopra scritto Aiutiamo don Lillo!”.

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La notizia della chiusura del negozio di don Lillo si sparse in tutta la città ed arrivò fino a Vienna.

La gente diceva: “Che peccato! E’ la fine di don Lillo! E’ la fine di un’epoca!”.

Ma la notte seguente era una notte incantata, con la luna piena ed il cielo impreziosito di stelle ed

allora il lucernaio si aprì ed uscì il flauto magico, iniziò a suonare una dolce canzone di richiamo e

tutta la città si svegliò ed iniziò a seguire il flauto, sino al negozio di don Lillo. Il flauto sorvolò

pianure, laghi, orizzonti ed andò a chiamare gli abitanti di tante città.

E così tutti gli uomini che amavano la musica seguirono il suono melodioso, era come una

richiamo del piccolo flauto rotto ed arrivarono a Milano!

Che fatto straordinario successe quella notte incantata milanese! In mezzo alla folla, l’organetto

malandato si aprì e cominciò il miracolo, passato alla storia come il miracolo della musica! Suonò.

Dentro l’organetto turco e sfondato arrivarono un diluvio universale di monete! Tutti vollero lasciare

una piccola offerta.

Il povero don Lillo era felice e frastornato e sorridendo diceva “Grazie, grazie!” e si inchinava per

ogni offerta lasciata. E quando tutti i suoi strumenti rotti iniziarono a suonare la sua musica, allora il

pover’uomo si commosse davvero! Iniziò un grande concerto, un concerto speciale, straordinario,

unico al mondo, suonato solo dagli strumenti musicali rotti e provenienti da tutte le parti del mondo

e senza musicisti!

Ed il negozio di don Lillo fu salvato e comprato. Perché la musica è la più grande magia esistente

e, come l’amore, avvolge l’intero universo.

Laboratorio The rain stick

Riso

Rotolo di alluminio per alimenti

Rotolo cartoncino

Mestolo

Fare due spirali con la carta di alluminio una grande e una piccola come da foto e inserire

la spirale piccola dentro alla grande. Infine inserire le due spirali dentro al tubo di cartone.

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Ritagliare due cerchi di cartone per chiudere il rotolo.

Tappare il fondo, versare il riso e tappare l’altro lato. Decorare a piacere.

Insegnare All together now Beatles

One, two, three, four

Can I have a little more?

Five, six, seven, eight, nine, ten

I love you

A B C D

Can I bring my friend to tea?

E F G H I J

I love you

Bom bom bom bompa bom

Sail the ship, bompa bom

Chop the tree, bompa bom

Skip the rope, bompa bom

Look at me

All together now (8 volte)

Black, white, green, red

Can I take my friend to bed?

Pink, brown, yellow, orange, and blue

I love you

All together now (15 volte)

Bom bom bom bompa bom

Sail the ship, bompa bom

Chop the tree, bompa bom

Skip the rope, bompa bom

Look at me

All together now (24 volte)

https://www.youtube.com/watch?v=6xwZgwbEpdg

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DECIMA SETTIMANA

Leggere La leggenda del ferro di cavallo

Più che un amuleto, il ferro di cavallo, è un vero e proprio oggetto di culto della tradizione

popolare. Ritenuto strumento portafortuna, lo ritroviamo appeso in casa o alla porta di

molte dimore.

Propiziatorio di energie positive, il ferro di cavallo è utilizzato da tempo, per il suo

significato extrasensoriale. La credenza collettiva su questo oggetto, affonda le sue radici

nell’antichità; nello specifico, è legata ai rapporti tra contadini e cavalieri. I primi erano

molto poveri e speravano di guadagnare qualcosa ogni volta che il cavallo di un cavaliere

perdeva un ferro. Disposti in tal caso a rimettere a posto il ferro che si era staccato, in

cambio del servigio, essi ricevevano qualche moneta.

Il guadagno economico rapido e facile ottenuto dai contadini con questa pratica, ha diffuso

la credenza che trovare un ferro di cavallo e tenerlo in casa porti fortuna. Chi infatti lo

troverà per caso, ne trarrà ottimi auspici. Porta fortuna è anche il ferro di cavallo ricevuto in

regalo, provvisto di chiodi, meglio se dispari. Anche il numero dei fori che circondano il

ferro, se è cospicuo, porta bene.

La storia del ferro di cavallo come amuleto, è presente in molte culture diverse e distanti

tra loro. Già nell’antica Grecia e nell’antica Roma l’oggetto aveva poteri protettivi, grazie

alla sua forma semilunata. I Romani lo fissavano alla porta, in difesa dalla peste, dai

fulmini, dalle malattie e altre calamità. Le estremità del ferro venivano rivolte verso l’alto

per far sì che la negatività venisse trattenuta nel semicerchio ideale. Altri popoli pensano

invece che il ferro di cavallo vada appeso con le estremità tendenti verso il basso.

Nel Medioevo per esempio, la sua forma ricordava la “C” di Cristo e spesso i medici, lo

usavano come strumento di guarigione. Il suo materiale, il ferro, in alcune culture è un

metallo che allontana di per sé il malocchio. Avvolto da fiocchi rossi, peperoncini,

peperoni, spighe, ha ancora più influenze positive.

Famosa è la leggenda di San Dunstano vissuto tra il 909 e il 988 d.C., un maniscalco che

un giorno incontrò il diavolo. Satana gli chiese di ferrare gli zoccoli del suo cavallo, ma il

Santo ferrò quelli dei suoi piedi caprini, provocandogli atroci dolori. Dunstano tolse l’arduo

peso al diavolo, strappandogli la promessa che in cambio, non sarebbe mai più entrato in

una casa o in un luogo di lavoro dove si trovasse appeso un ferro di cavallo.

La leggenda del quadrifoglio

La cultura irlandese attribuisce un alto valore al quadrifoglio. Questo perché la foglia che

c’è in più porta con sé una grande fortuna. Nei tradizionali trifogli, ogni foglia rappresenta

una parte della Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La foglia in più rappresenta la

grazia di Dio, qualcosa associato alla buona fortuna nella cultura irlandese.

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La leggenda del quadrifoglio fortunato è abbastanza vecchia. Alcune storie si riferiscono

anche ad Eva che portò un quadrifoglio dal Giardino dell’Eden come modo per portare

della fortuna con sé nel nuovo mondo che l’aspettava.

Laboratorio Il mio talismano

Fare dei cerchi con la pasta di sale spessi circa 1 cm. Prima che si asciughi premere con

un dito la pasta fino ad ottenere le quattro foglio del quadrifoglio. Forare il cerchio per lo

spago. Attendere asciugatura e poi dipingere di verde.

Incollare le sagome su cartoncino pesante e ritagliare.

Decorare i ferri di cavallo come da esempi.

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Insegnare Hello to all the children of the world

Hello, Bonjour, Buenos dias!

G'day, Guten-Tag, Konichiwa...

Ciao, Shalom, Do-Brey dien,

Hello to all the children of the world!

We live in different places from all around the world.

We speak in many different ways!

Though some things may be different,

We're children just the same-

And we all like to sing and play!

Hello, Bonjour, Buenos dias!

G'day, Guten-Tag, Konichiwa...

Ciao, Shalom, Do-Brey dien,

Hello to all the children of the world!

There are children in the deserts,

And children in the towns,

And children who live down by the sea!

If we could meet each other,

To run and sing and play-

Then what good friends we all could be!

https://www.youtube.com/watch?v=4hoFO6mo2Pg

Insegnare We are the world

There comes a time When we heed a certain call When the world must come together as one There are people dying Oh, and it's time to lend a hand to life The greatest gift of all We can't go on Pretending day-by-day That someone, somewhere soon make a change We're all a part of God's great big family And the truth, you know, love is all we need We are the world We are the children We are the ones who make a brighter day, so let's start giving There's a choice we're making We're saving our own lives It's true we'll make a better day, just you and me Oh, send them your heart So they know that someone cares

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And their lives will be stronger and free As God has shown us by turning stones to bread And so we all must lend a helping hand We are the world We are the children We are the ones who make a brighter day, so let's start giving Oh, there's a choice we're making We're saving our own lives It's true we'll make a better day, just you and me

https://www.youtube.com/watch?v=HqjYoUbmAPs

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LABORATORI EXTRA

Natura

Prendere un sacchetto del pane e tagliarlo

piegato per lungo fino a poco più di metà (1)

Allargare con le mani la base fino a farlo stare in

piedi da solo (2)

Iniziare ad arrotolarlo tenendo ferma la base. Più

si arrotola e più stabile diventa la base (3 - 4)

Fare la stessa cosa con i rami prendendo 3 o 4

striscioline pretagliate (5 - 6)

Lasciare l’albero secco o aggiungere foglie e fiori

in base alla stagione

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Ritagliare cartoncini di vario peso sagomando alberi colline o montagne. Sovrapporre ed incollare gli strati

dopo aver colorato.

Piegare a metà per lungo un foglio A4. Fare una piega di un paio di cm per la lunghezza che

servirà da limite di taglio. Tagliare come da foto. Arrotolare ogni strisciolina di carta fino alla

piega.

Tagliare due striscie di cartaverde e arrotolare come da immagini per ottenere un gambo.

Pennellare abbondante colla vinilica sul retro della piega dei petali. Appoggiare la punta del gambo e con

movimento circolare ricoprire il gambo avvolgendolo con la piega dei petali. In questo modo i riccioli

gireranno attorno allo stelo.

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Musica

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Praticare 3 fori sul fondo di tutti e

due i bicchieri e infilare i nastri e

annodarli allinterno per impedire

che escano.

Inserire all’interno dei bicchieri riso

o piccoli cereali.

Unire i due bicchieri con lo scotch

Per il seguente laboratorio basta usare la pasta di sale.

Aiutare i bambini a sagomare molto semplicemente la forma dell’uccellino.

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Quando l’uccellino è ancora morbido passarlo da parte a parte con uno spiedino di legno,

ricordarsi di estrarre lo spiedino prima dell’indurimento della pasta di sale.

Una volta asciutto e decorato, passare i due capi di un nastro dentro al foro e fare un nodo

per impedire che il nastro esca.

Aquilone

un cartoncino colorato formato A4 leggero scotch bastoncino di bambù o spiedino una foratrice filo o spago strisce di carta crespa secondo i colori dei Paesi partecipanti alle Olimpiadi.

Piegare il foglio a metà sul lato lungo e poi verso destra come a fare un’ala di aereo. Fare lo stesso sul lato opposto. Poi aprire la piega e fermare con lo scotch. Fissare bastoncino come da immagine