I materiali oggetto di estrazione Di seguito vengono elencati i principali materiali oggetto di escavazione nella nostra regione con indicati alcuni degli utilizzi più appropriati e tipici: - Sabbie e Ghiaie (alluvionali non cementate). I corsi d’acqua hanno trasportato ghiaie e sabbie “strappate” dai rilievi calcarei dell’entro terra; il trasporto mediante il vettore acqua ha selezionato granulometricamente il sedimento rendendolo quasi pronto all’utilizzo forse come nessun impianto di valorizzazione potrebbe esserne capace; il materiale risultante è importante specialmente per il settore dell’edilizia (tout-venant alluvionale per riempimenti, colmate, rilevati e sottofondi, ghiaia trattate per la produzione di ghiaie monogranulari per drenaggi, misti per conglomerati cementizi). - Marne. La giusta miscela tra carbonato di calcio e argilla costituisce la marna; l’utilizzo più nobile prevede una lavorazione composta da fasi di polverizzazione, miscelazione, cottura (clinkerizzazione), frantumazione per la produzione di cementi. La normativa vigente classifica l’estrazione della marna da cemento come attività di miniera, in questa sede è sembrato corretto farne cenno. - Argille, aggregati argillosi e sabbiosi. Le argille, sottoposte ad un processo di omogenizzazione e, in alcuni casi, di miscelazione con altri elementi in grado di condizionare la colorazione e le caratteristiche meccaniche, una volta sottoposte a cottura divengono uno dei materiali più importanti per l’edilizia: i laterizi (piastrelle in cotto, mattoni pieni, mattoni forati, pignatte, tavelle, parasoli, rivestimenti, ecc.). - Arenarie. Le arenarie altro non sono che sabbie cementate, il più delle volte il cemento è costituito da carbonato di calcio. L’utilizzo più nobile è quello legato alla lavorazione per ottenere pietra ornamentale (lastre per pavimentazioni, soglie, architravi, stipiti, ecc.). - Conglomerati. Le ghiaie e sabbie più o meno cementate sono classificate con questo termine; nella nostra regione sono presenti depositi conglomeratici di ambiente di transizione continentale-marino che si trovano su culminazioni e in generale in posizione più elevata rispetto alle sabbie e ghiaie alluvionali. Proprio in funzione del loro grado di cementazione i conglomerati possono essere coltivati con la tecnica della perforazione e sparo di mine o mediante
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I materiali oggetto di estrazione
Di seguito vengono elencati i principali materiali oggetto di escavazione nella nostra
regione con indicati alcuni degli utilizzi più appropriati e tipici:
- Sabbie e Ghiaie (alluvionali non cementate). I corsi d’acqua hanno
trasportato ghiaie e sabbie “strappate” dai rilievi calcarei dell’entro terra; il
trasporto mediante il vettore acqua ha selezionato granulometricamente il
sedimento rendendolo quasi pronto all’utilizzo forse come nessun impianto di
valorizzazione potrebbe esserne capace; il materiale risultante è importante
specialmente per il settore dell’edilizia (tout-venant alluvionale per riempimenti,
colmate, rilevati e sottofondi, ghiaia trattate per la produzione di ghiaie
monogranulari per drenaggi, misti per conglomerati cementizi).
- Marne. La giusta miscela tra carbonato di calcio e argilla costituisce la marna;
l’utilizzo più nobile prevede una lavorazione composta da fasi di polverizzazione,
miscelazione, cottura (clinkerizzazione), frantumazione per la produzione di
cementi. La normativa vigente classifica l’estrazione della marna da cemento
come attività di miniera, in questa sede è sembrato corretto farne cenno.
- Argille, aggregati argillosi e sabbiosi. Le argille, sottoposte ad un processo
di omogenizzazione e, in alcuni casi, di miscelazione con altri elementi in grado
di condizionare la colorazione e le caratteristiche meccaniche, una volta
sottoposte a cottura divengono uno dei materiali più importanti per l’edilizia: i
laterizi (piastrelle in cotto, mattoni pieni, mattoni forati, pignatte, tavelle,
parasoli, rivestimenti, ecc.).
- Arenarie. Le arenarie altro non sono che sabbie cementate, il più delle volte il
cemento è costituito da carbonato di calcio. L’utilizzo più nobile è quello legato
alla lavorazione per ottenere pietra ornamentale (lastre per pavimentazioni,
soglie, architravi, stipiti, ecc.).
- Conglomerati. Le ghiaie e sabbie più o meno cementate sono classificate con
questo termine; nella nostra regione sono presenti depositi conglomeratici di
ambiente di transizione continentale-marino che si trovano su culminazioni e in
generale in posizione più elevata rispetto alle sabbie e ghiaie alluvionali. Proprio
in funzione del loro grado di cementazione i conglomerati possono essere
coltivati con la tecnica della perforazione e sparo di mine o mediante
l’estrazione con mezzi meccanici.
- Calcari massicci, calcari stratificati e materiale detritico. I calcari
massicci sono rocce massive che si trovano su formazioni dello spessore di
centinaia di metri costituite per la quasi totalità da carbonato di calcio. Quasi
tutte le aree di affioramento di questo litotipo coincidono con zone soggette a
tutela e conservazione ambientale.
L’assenza di discontinuità alla scala delle mesostrutture e la purezza del
minerale, rendono questo materiale unico per alcuni utilizzi: carbonato di calcio
per l’industria chimica, farmaceutica, metallurgica, cartaria e agroalimentare,
produzione di pietrisco per conglomerati cementizi, correttivo per la produzioni
di cementi, filtri, realizzazione di blocchi (in particolare da scogliera) ecc. La
rarità degli affioramenti coltivabili unitamente con le caratteristiche intrinseche,
fanno del calcare massiccio un litotipo di difficile reperibilità e insostituibile per
alcuni usi specifici.
I calcari stratificati della successione umbro-marchigiana sono ricchi di
carbonato di calcio anche se con intercalati livelli selciferi e argilloso-marnosi.
L’estrazione di questi materiali è finalizzata alla produzione di tout-venant
calcareo, pietrischi, stabilizzati, graniglie per la realizzazione di sottofondi e
fondi stradali ad alta resistenza, drenaggi, conglomerati cementizi ad alta
resistenza e conglomerati bituminosi.
Sia i calcari massicci che i calcari stratificati possono essere utilizzati per la
produzione di pietre ornamentali (lastre per pavimentazioni, soglie, architravi,
stipiti, ecc.).
Il materiale detritico proviene dall’alterazione delle rocce calcaree; il debole
trasporto provoca una classazione del sedimento che spesso rende il materiale
direttamente utilizzabile in cantiere (macadam). Gli altri utilizzi sono quelli
legati alla produzione di stabilizzati naturali.
- Gesso. Gli ammassi rocciosi evaporitici ricchi di solfato di calcio sono sfruttati
per l’estrazione del gesso. L’impiego più importante è quello legato alla
trasformazione per la produzione di materiali per l’edilizia (gesso in polvere,
scagliola, stucchi, cartongesso, ecc.).
- Travertino. La deposizione chimica del carbonato di calcio ha prodotto nella
zona di Ascoli Piceno e Acquasanta la formazione di giacimenti di travertino
sfruttati per l’estrazione di blocchi destinati alla realizzazione di lastre per
pavimentazioni, soglie e più in generale come pietra ornamentale. La limitata
distribuzione dei giacimenti obbliga ad un utilizzo razionale della risorsa
mineraria.
La classificazione secondo la norma La Legge Regionale n. 71/1997 “Norme per la disciplina delle attività estrattive”,
all’articolo 3 classifica i materiali di cava secondo due gruppi formati in base alla
differente tipologia di utilizzazione:
a) Materiali di prevalente uso industriale;
b) Materiali di prevalente uso ornamentale o edile.
Appartengono al gruppo a) dei materiali di prevalente uso industriale:
1. sabbia e ghiaia;
2. marne;
3. argille, aggregati argillosi e sabbiosi;
4. arenarie;
5. conglomerati;
6. calcare massicci, calcari stratificati e materiale detritico;
7. gesso.
Appartengono al gruppo b) dei materiali di prevalente uso ornamentale o edile:
1. calcari;
2. travertino;
3. gesso;
4. arenaria.
Statistiche sulle produzioni annuali
Dati disaggregati di produzione 2001-2010.
La produzione totale di materiale utile di cava nelle Marche, su base annuale, negli
ultimi anni (1998-2010) ha registrato un andamento altalenante in virtù di una serie
di cause tra le quali, principalmente, il periodo transitorio precedente all’approvazione
del PRAE e la crisi di mercato degli ultimi anni.
In corrispondenza di questi due eventi il picco di produzione ha segnato i due livelli più
bassi.
Così, dal 1998 al 2004 - in concomitanza con l’entrata in vigore della nuova legge di
settore (L.R. 71/1997) e in particolare, in attesa della redazione e approvazione degli
strumenti pianificatori regionale (PRAE) e provinciali (PPAE), delle norme transitorie
che consentivano esclusivamente l’autorizzazione di interventi estrattivi di ridotte
dimensioni – la produzione è andata progressivamente diminuendo fino al minimo
registrato nel 2004, con 1.901.395 metri cubi utili.
Con la partenza del PRAE e del PPAE di Macerata, la tendenza si è invertita
registrando una progressiva risalita fino al picco del 2006, con una produzione di
materiale utile pari a 2006 a 3.579.110 metri cubi.
Dopo il 2007, in cui si è registrata una lieve flessione rispetto all’anno precedente, è
cominciato un secondo trend negativo, innescato dalla crisi economica degli ultimi
anni, che ha portato il livello di produzione nel triennio 2008-2010 a mantenersi
abbondantemente al di sotto dei 3 milioni di metri cubi utili estratti.
Appare interessante notare come il limite di 5 milioni di metri cubi estraibili
annualmente su tutto il territorio regionale stabilito dal PRAE (ed applicabile con
l’entrata in vigore dei PPAE), limite che proveniva dallo studio dei trend degli anni
precedenti (1985/1996), in cui si registrava una produzione media di 4.887.000 metri
cubi utili annui, non si sia rivelato in alcun modo un vincolo all’attività del settore
estrattivo non essendo stato mai nemmeno avvicinato dal momento della sua
definizione (2002).
I dati su scala regionale possono essere ulteriormente dettagliati su scala provinciale.
Qui bisogna però brevemente ricordare il meccanismo previsionale della
programmazione regionale (PRAE) in rapporto alla sua effettiva attuazione attraverso
gli strumenti pianificatori provinciali di settore (PPAE).
Il PRAE assegnava ad ogni provincia un determinato quantitativo estraibile
annualmente che teneva conto della stima dei fabbisogni rilevati statisticamente negli
ultimi dodici anni antecedenti la nuova legge di settore (L.R. 71/1997 da cui il PRAE
deriva). Questo per creare un meccanismo di autonomia a livello provinciale che
permettesse di ottimizzare produzione e mercato locale, riducendo il più possibile
l’incidenza a livello ambientale ed economico del trasporto e distribuzione del
materiale estratto.
Era chiaro dunque che era il meccanismo del rilievo statistico storico a determinare
quale fosse il potenziale estrattivo annuale per ciascun territorio provinciale.
Si partiva cioè con quantitativi assegnati non uguali per ogni provincia. Si andava
dagli 800.000 mc di Ascoli Piceno a 1.780.000 mc di Pesaro con Ancona e Macerata
appaiate intorno alla quota di 1.200.000 mc.
Ma se la serie storica statistica “fotografa” nel tempo una realtà, le cause che questa
realtà hanno prodotto sono da ricercare sia in limitazioni di tipo geologico (materiali
che si trovano più abbondanti o addirittura in maniera esclusiva in un territorio
provinciale piuttosto che in un altro), che di tipo vincolistico. La Provincia di Ascoli
Piceno, ad esempio, avendo gran parte del territorio incluso in parchi naturali, dove
l’attività estrattiva è vietata, deve rinunciare all’estrazione di materiali pregiati quali il
calcari ma, d’altro canto, detiene “l’esclusiva geologica” per il Travertino, che affiora
solo nel suo territorio.
Fatte queste precisazioni bisogna ora considerare che, affinché le previsioni del PRAE
si concretizzassero, sarebbe stato necessario che i PPAE provinciali partissero insieme,
mentre nella realtà ciò non è avvenuto col risultato che, in particolar modo la
provincia di Macerata, che ha approvato il proprio PPAE in netto anticipo sulle altre, ha
di fatto agito, per un considerevole periodo di tempo, da “distributore regionale”.
La tabella e il grafico seguenti evidenziano le produzioni annuali distinte per provincia