UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA FACOLTÀ DI SCIENZA POLITICA – STUDI STRATEGICI E RELAZIONI INTERNAZIONALI CORSO DI LAUREA IN “SCIENZE ORGANIZZATIVE E GESTIONALI MARITTIME E NAVALI” I FATTI DELL’ 11 SETTEMBRE 2001: POSSIBILI CAUSE ED AVVENIMENTI SUCCESSIVI Scienze politiche RELATORE CANDIDATO Prof. Carlo Bianchi C°2 a cl SSAL/Frc Franco Scarpa matr. 20480 1
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I FATTI DELL’ 11 SETTEMBRE 2001_ POSSIBILI CAUSE ED AVVENIMENTI SUCCESSIVI
Capire l'11 settembre, capire il più grosso inganno della storia. Partendo da questo autoattentato, strettamente legato agli altri futili pretesti su cui si è sempre basata la politica estera USA, si può cercare di capire quanti altri inganni siano ogni giorno sotto ai nostri occhi
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI
DELLA TUSCIA
FACOLTÀ DI SCIENZA POLITICA – STUDI STRATEGICI E RELAZIONI INTERNAZIONALI
CORSO DI LAUREA IN
“SCIENZE ORGANIZZATIVE E GESTIONALI MARITTIME E NAVALI”
I FATTI DELL’ 11 SETTEMBRE 2001: POSSIBILI CAUSE ED AVVENIMENTI
SUCCESSIVI
Scienze politiche
RELATORE CANDIDATO
Prof. Carlo Bianchi C°2acl SSAL/Frc Franco Scarpa matr. 20480
1
ANNO ACCADEMICO 2008/2009
2
3
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI
DELLA TUSCIA
FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE
CORSO DI LAUREA IN
“SCIENZE ORGANIZZATIVE E GESTIONALI MARITTIME E NAVALI”
I FATTI DELL’ 11 SETTEMBRE 2001: POSSIBILI CAUSE ED AVVENIMENTI
SUCCESSIVI
Scienze politiche
RELATORE CANDIDATO
Prof. Carlo Bianchi C°2acl SSAL/Frc Franco Scarpa matr. 20480
ANNO ACCADEMICO 2008/2009
4
INDICE
PagIndice delle Figure .................................................................................................... 5
1.1 La dimensione imperiale....................................................................................... 91.2 Verso la dipendenza economica ........................................................................ 10
CAPITOLO II: 11 SETTEBRE 20012.1 I quattro aerei dirottati: la versione ufficiale................................................... 122.2 Il movente: ragionevoli dubbi........................................................................... 162.3 I dirottatori: la storia non quadra.…................................................................ 172.4 Il sistema di difesa aereo..…………................................................................ 262.5 Il mistero degli aerei scomparsi……................................................................ 302.6 Le telefonate dei passeggeri..………................................................................ 392.7 Come sono Terminate le Torri?……................................................................ 412.8 Chi è il colpevole?........................……................................................................ 50
CAPITOLO III: CHI COMANDA IN AMERICA3.1 I Neocons –PNAC: ……………………….....................................................573.2 La ciclicità della “storia”...………………………………………………. 613.3 MEMRI: nuove tecniche di traduzione ...………………………….……. 68
5
3.4 AL QUEDA: “il database” e la sua storia………………………….……..70
CAPITOLO IV: AVVENIMENTI POST 11 SETTEMBRE
4.1 Strategia di sicurezza e piani segreti del pentagono………………............... 764.2 Afghanistan e Iraq: tra trionfi e stallo..................................................................804.3 Iraq: destabilizzazione e conquista economica.…...........................................874.4 Estate 2005: bomba atomica su Bruxelles...........................................................924-5 Capire il mondo: picco di produzione del petrolio………………………...94Conclusioni .......................................................................................................................100
Figura 2.1. Impatto contro facciata del Pentagono…………................................. 34Figure 2.2 e 2.3. Rottami di fusoliera e confronto con aereo………………… 35Figura 2.4. Fotogrammi impatto velivolo su pentagono .................................... . 37Figura 2.5. Analisi satellitare della NASA del 16/09/2001…………..... .43Figura 2.6. Macerie a Ground Zero…………………………………..... .45Figura 3.1.Telegramma dell’ambasciata USA a Jakarta del 1975………......66
7
PremessaBasta che lei si metta a gridare in faccia a
tutti
la verità. Nessuno ci crede e tutti la
prendono per pazzo!
Luigi Pirandello
11 settembre 2001. A day of terror, intitolava “The
New York Times” il giorno dopo l’attacco al cuore degli
Stati Uniti. Un avvenimento dei piu’ drammatici di
tutta la storia contemporanea colpiva i luoghi simbolo
del potere finanziario e militare occidentale. Le
indagini portarono rapidamente a galla un complotto
ordito dall’organizzazione terroristica araba “Al
Qaeda” capeggiata dallo sceicco arabo Osama Bin
Laden.
La risposta americana non si è fatta attendere: “ Da
questa sera siamo una nazione risvegliata al pericolo,
e chiamata a difendere la libertà” annunciava il
presidente Bush di fronte al Congresso al termine di
quella travagliata giornata. Così è stato: da quel giorno
gli Stati Uniti sono intervenuti, talvolta anche contro il
parere del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per
risolvere con le armi le controversie contro gli Stati
accusati di nascondere terroristi o di agire con metodi
antidemocratici.
Oggi è passato un tempo sufficiente per analizzare
quei fatti senza l’enfasi e lo smarrimento che essi
8
hanno provocato. Nel frattempo la versione ufficiale
del Governo Statunitense ha prestato il fianco a dubbi
e sospetti; una gran quantità d’informazioni è saltata
fuori alla portata di tutti. Queste informazioni non si
trovano a titoli cubitali sui grandi giornali, ma nelle
pieghe della realtà oggi i dati ci sono, basta saperli
trovare. E su Internet pieghe della realtà ce ne sono a
sufficienza, ed è lì — e non sui mass media — che le
informazioni vanno cercate.
Per meglio comprendere ciò che è accaduto, prima di
addentrarci nei dati della vicenda credo sia utile
impegnare qualche riga per cercare di capire il
funzionamento e la struttura della mente umana. Come
sostiene anche Gore Vidal nel suo saggio The enemy
within,(1)più una bugia è grossa, più facilmente essa
verrà creduta, se l'opzione di non crederci è
sufficientemente dolorosa. La nostra psiche è
strutturata in modo di credere ciò che ad essa
convenga credere. Le verità dolorose vengono di
norma negate dalla mente. Rispetto ad accogliere una
verità troppo dolorosa, non è infrequente che una
mente preferisca addirittura rifugiarsi nella follia.
Il popolo americano è rimasto profondamente
traumatizzato dagli eventi dell'11 settembre 2001. Il
solo fatto di prendere in considerazione una verità
diversa, che veda magari il coinvolgimento di apparati
9
interni allo Stato è impensabilmente doloroso per
l'americano medio. Non importa quanto la verità
circoli, sino a quando essa non verrà mostrata in
televisione la maggioranza degli americani non la
prenderà neanche in considerazione. La nostra mente
si protegge di fronte a interpretazioni della realtà che
essa non è pronta ad affrontare, conservando una
visione familiare e rassicurante della cose. La mente
giunge alle conclusioni alle quali ha convenienza a
giungere.
In gergo psicologico si chiama bias di conferma(2)
ed è un fenomeno intellettualmente fastidioso al quale
tutti noi siamo per natura soggetti . La nostra mente
prende atto dei dati che riceve in modo selettivo,
ma si nota subito che manca qualcosa che non è facile
capire cos’è al primo impatto. Con un po’ di attenzione
ecco scoperto il mistero: manca del tutto l’aereo. Non
solo, ma il prato verde antistante sembra un campo da
golf, tanto è intatto. Se l’aereo non è fuori dall’edificio,
vuol dire che è entrato tutto dentro. Quindi sulla
facciata dovrebbe esserci un buco adeguato ad un
gigantesco Boeing 757 (47,3 metri di lunghezza, 38 m.
di apertura alare, altezza del timone di coda 13,6 m.)
Nella maggior parte delle fotografie il buco non si
vede, poiché quell’ala del Pentagono crollò mezz’ora
dopo su se stessa. Tuttavia, in alcune foto scattate
pochi istanti dopo l’impatto il buco si vede: è largo solo
6 metri ed è all’altezza del primo piano, cioè a pochi
metri da terra. Un Boeing 757, per le questioni
aerodinamiche già esposte, per volare a quell’altezza
avrebbe dovuto farlo viaggiando capovolto. E avrebbe
avuto un margine di errore molto alto, che nel 99% dei
casi lo avrebbe visto schiantarsi per terra anziché sul
bersaglio. Perché piloti completamente incompetenti
avrebbero rischiato una manovra così impensabile?
Sarebbe stato molto più facile per i terroristi buttarsi a
casaccio sopra il tetto del Pentagono, che tra l’altro ha
una superficie immensa, 117.000 metri quadrati, un
obiettivo facile da colpire per chi viene dall’alto. La
facciata laterale, per contro, è alta solo 24 metri ed
45
arrivando a folle velocità non è certo cosa facile
centrarla.
Tornando ad analizzare il singolo buco sulla
facciata, come ha fatto un Boeing con un’apertura
alare di 38 metri a finirci interamente dentro? Le ali
saranno rimaste fuori, spappolate contro le pareti
senza per altro danneggiarle troppo. E lo stesso
ipotizzasi per i motori, 2 blocchi di titanio ed acciaio
dal peso di 6 tonnellate l’uno. Purtroppo però sulle
foto non c’è traccia di ali, ne di altri detriti dell’aereo.
In realtà qualche piccolo frammento di una carlinga
con i colori dell’American Airlines è stato ritrovato sul
prato, ma si tratta di pezzi molto piccoli e leggeri, che
non hanno le caratteristiche tecniche (spessore e
rivettatura) della carlinga di rivestimento di un Boeing
757.
46
Figura 2.1. Impatto contro facciata del Pentagono.La foto è stata ottenuta unendo 2 fotografie ed eliminando il fumo dalla zona dello schianto per vedere meglio la facciata. La zona blu è quella interessata dallo schianto ed è presa da una foto del giorno dell’attentato, il resto della facciata invece da una foto di alcuni giorni successivi. Si possono notare le finestre intatte, l’assenza di segni delle ali e dei motori sulla parete e la presenza di un unico foto d’entrata cerchiato in rosso. A parte aver tolto il fumo che impediva la vista, le foto non sono state ritoccate in nessun modo.
La versione ufficiale è che l’aereo, colpendo il muro
a circa 800 Km/h, si sia letteralmente polverizzato: la
fusoliera è entrata completamente nell’edificio mentre
le ali, la coda e UN motore si sono fusi all’impatto con
la facciata, scomparendo senza lasciare traccia, e
senza rompere nemmeno le finestre (20 finestre su 26
della zona dell’impatto risultano intatte).
Figure 2.2 e 2.3. Rottami di fusoliera e confronto con aereo Boeing
47
L’altro motore , invece, si è infilato non si sa come
nello stesso buco fatto dalla fusoliera perforando il
Pentagono fino al terzo anello e creando un foro
d’uscita perfettamente netto e circolare di due metri di
diametro. Finito di fare ciò, anche il secondo motore si
è fuso senza lasciare quasi traccia, a parte un piccolo
rottame. Questi resti del motore non sono mai stati
ufficialmente identificati come appartenenti ad un
Boeing 757 (10).
Il Boeing del Pentagono aveva due motori Rolls
Royce ma John W. Brown, portavoce dell’azienda (di
Indianapolis), ha testimoniato all’American Free Press
riguardo al rottame trovato al Pentagono: “Non fa
parte di nessun tipo di motore Rolls Royce che io
conosca(11).
L’11 marzo 2002 esce in Francia il libro “La
grande menzogna”, di Thierry Meyssan. Nel suo libro
Meyssan afferma senza mezzi termini che nessun
Boeing 757 si è mai schiantato sul Pentagono: ipotizza
48
un missile o forse un piccolo velivolo militare con un
missile, ma ad ogni modo non un gigantesco aereo
civile pieno di passeggeri. Il libro è un successo senza
precedenti, tradotto in 18 lingue, nonostante
importanti testate giornalistiche quali “Le Monde” e la
“CNN” non si risparmino nel ricoprirlo di insulti. Per
curiosa coincidenza, tre giorni prima dell’uscita del
libro viene diffuso dalla CNN un breve filmato ripreso
da una telecamera di sicurezza, dove si vede l’impatto
del velivolo contro il Pentagono e la successiva
esplosione. Solo pochi fotogrammi e di qualità molto
bassa. L’aereo non si vede neppure qua, si intravede
solo un’ombra in uno di questi fotogrammi. Sapendo
che i fotogrammi si susseguono al ritmo di uno ogni 4
centesimi di secondo (25 fotogrammi al secondo),
conoscendo la velocità del Boeing, la sua presunta
velocità ed il tragitto approssimativo inquadrato dalla
telecamera, un calcolo trigonometrico ci rivela come
letteralmente disintegrati mentre, ancora una volta, il
passaporto ha resistito quasi indenne al terribile
schianto.
Stessa cosa si potrebbe dire anche del DNA delle
vittime, capace di sopravvivere ad un rogo di 2500°C
(una delle temperature ufficiali degli incendi). Il DNA
dei materiali organici più resistenti come ossa e capelli
dovrebbe resistere fino a temperature di circa 150°C,
dopo di che si dovrebbe distruggere ma, come si è
visto, quello delle vittime del Pentagono è stato ben più
robusto e coriaceo, come straordinario è stato anche il
DNA delle vittime del volo 93: solo il 7% delle
spoglie delle ___________________________________
(26) www.whatreallyhappened.com/silverstein/htmlIl dottor Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, ha detto che secondo le stime ufficiali sono 400mila le persone che hanno disturbi respiratori dopo l’attentato, ma potrebbero essere molti di più, perché tanta gente sottovaluta i sintomi. www.ecplanet.com/print.php?id=19857&madre=8(27) www.the-movement.com/Hijackers/bukhari.html
vittime è stato ritrovato, tuttavia tutte le vittime sono
state identificate tramite l’esame del DNA (28).
2.8 Chi è il colpevole?Cui prodest scelus, is fecit..
Seneca, primo secolo A.C.
A chi hanno giovato i fatti dell’11 settembre? E’
una domanda difficile, a cui non si può pretendere di
dare risposte certe ed onnicomprensive, però
analizzare i personaggi coinvolti in questo dramma e le
«mediatrice» speciale: Sheila Birnbaum, ebrea. Non
hanno avuto nulla, e nemmeno l’indagine.
- Philip Zelikow: doppia cittadinanza (indovina un
po’ quali…), è il funzionario dell’intelligence che Bush
assegnò come consulente tecnico alla Commissione
Senatoriale sull’11 settembre. Era lui che selezionava i
materiali informativi da sottoporre ai senatori. E’ lui, di
fatto, l’autore del «9/11 Commission Report», la bibbia
della versione ufficiale.
- Azzam Gadhan: è il portavoce di Al Qaeda (o lo è
stato per un certo tempo) che compare in certi video,
perché parla bene l’inglese. Negli ambienti del
terrorismo arabo lo chiamano «Azzam al-Amriki»,
74
Azzam l’Americano. E’ ricercatissimo dall’FBI. Il suo
vero nome è Adam Pearlman. Suo nonno, Carl, ricco
chirurgo, è stato nella direzione dell’Anti-Defamation
League (potente lobby statunitense).
- IntelCenter: è la ditta sotto contratto USA che
riesce ad ottenere i video di Bin Laden, specie quelli
dove appare Adam Pearlman, prima della CIA e di ogni
altra agenzia di spionaggio nel mondo. Il suo direttore
è un israelo-americano di nome Ben Venzke.
- SITE: è un’altra ditta che “studia le fonti primarie
della propaganda islamista, manuali di addestramento
(dei terroristi), chat lines di terroristi”, che scopre
prima della CIA: fornisce dunque materiale informativo
di prima mano, e lo scopre tutto su internet. E’
collegato all’Intel Center.
- Rita Katz: fondatrice e direttrice di SITE. Ebrea
nata in Iraq, dall’Iraq fuggì quando suo padre, un
mercante (in realtà una agente del MOSSAD) fu fatto
giustiziare da Saddam; ha prestato il servizio militare
nel glorioso Tsahal (l’esercito israeliano) ed ha studiato
all’università di Tel Aviv.
- I lavoratori ebrei del WTC: secondo una voce del
giornale giordano “Al-Watan” il giorno dell’attentato
4000 ebrei, che di norma lavoravano al WTC, non si
sarebbero presentati in ufficio. Non risulta che nella
strage sia scomparso nessun ebreo, benché gli uffici
75
fossero affollati di personale ebraico. Nessun giornale
americano ha cercato di appurare la verità su tale voce
che, sibillina, circola ancora nei bassifondi dei media.
- Ali Al-Jarrah: un libanese sulla cinquantina, da
luglio 2008 in galera con l’accusa di tradimento e di
spionaggio per un Paese nemico, Israele, per il quale
lavorava da almeno 25 anni.
E’ stato Hezbollah - che ha il miglior servizio
d’intelligence della regione - ad arrestarlo(31) e a
consegnarlo alle forze armate libanesi. Il personaggio
ha confessato tutto. Ora attende il processo. Cosa
c’entra con l’11 settembre? E’ il cugino di Ziad Al-
Jarrah, presunto pilota dirottatore del volo 93, quello
schiantatosi in Pensilvanya, strana coincidendeza.
Da questo elenco dei principali protagonisti della
vicenda possiamo dedurre molte informazioni. E’
probabile che almeno uno di essi sia l’assassino, anche
se nessuno sa con precisione chi sia. Ognuno può farsi
una sua personale idea, vera o falsa che sia. Se di un
complotto si è trattato, molti potrebbero essere stati
gli interessi coinvolti, forse addirittura troppi perché si
riesca ad identificarli tutti.
Vedere a chi ha giovato la tragedia dell’ 11
settembre potrebbe fornire qualche indicazione sul
possibile movente.
76
Altro elemento importante è stabilire chi fosse
materialmente in grado di compiere i fatti. Perché non
basta la volontà e il movente, bisogna anche ___________________________________
(31)Robert Worth, «Lebanese in Shock Over Arrest of an Accused Spy», New York Times , 18/02/2009.
essere in grado di tradurre in azioni pratiche le proprie
intenzioni, specie se si ha a che fare con la Nazione
con l’apparato militare teoricamente più forte e
tecnologico dell’intero pianeta.
CAPITOLO III:CHI COMANDA IN AMERICA
3.1 I Neocons - PNACCheney?E’ l’uomo più spietato che abbia mai conosciuto.
Henry Kissinger.
I neoconservatori sono un gruppo molto ristretto di
personaggi che sono risaliti al potere con l’elezione di
Gorge Bush nel 2000. La scuola di pensiero
neoconservatore si può far risalire al pensiero di Leo
Strass che cominciò ad enunciarne i principi agli inizi
degli anni ’60. Egli teorizzava una società compatta ed
uniforme, tenuta insieme da un collante universale che
permetta a ciascun individuo di riversare le proprie
ambizioni personali in un movimento collettivo diretto
tutto verso l’esterno. L’unico modo per ottenere questo
era di mettere la popolazione di fronte alla presenza di
un grande, oscuro nemico.
77
Il primo incarico di altro livello dei neoconservatori
fu quello di Ministro della Difesa sotto la presidenza
Ford, assegnato a Donald Rumsfeld, mentre Dick
Cheney andrò a ricoprire il luogo di Capo di Gabinetto.
Proprio Rumsfeld, col suo operato, contribuì a
costruire il mito dello spauracchio di un attacco
nucleare da parte dell’Unione Sovietica, pilastro
fondamentale si cui si basava la “guerra fredda”.
La presidenza di Carter impose ai neoconservatori
una battuta di arresto, che li spinse a cercare
un’alleanza in un territorio mai esplorato fino ad
allora, quello della destra religiosa, che costituiva una
riserva di voti immensa. Per tradizione i leader delle
varie chiese protestanti avevano tenuto i fedeli lontano
dalla politica, che consideravano immorale e corrotto,
ma il pericolo di vedersi comandanti da un movimento
comunista ed ateo li spinse all’alleanza con la destra
repubblicana, una storica alleanza che continua ancora
oggi.
Questo diede una vittoria schiacciante nell’elezione
di Reagan, e i Neocons reclamarono per sé alcune
posizioni di prestigio nella nuova amministrazione.
Paul Wolfowitz andò così a capo dell’Ufficio Relazioni
Estere della Casa Bianca, mentre Richard Perle
diventava Vice Ministro della Difesa.
78
Ma il grande nemico che andavano cercando si
stava nel frattempo sgretolando sotto il peso delle
divisioni interne e della corruzione. L’ultimo tentativo
dei sovietici di espandere la propria area di influenza
fu l’invasione dell’Afghanistan nel 1980. Fu allora che
la CIA ingaggiò Osama Bin Laden e i suoi “Freedom
Fighters” fornendogli tutto l’aiuto militare, economico
e strategico(32) necessari a ricacciare i sovietici entro il
loro confine.
Con la partenza delle truppe da Kabul iniziava per
l’Unione Sovietica il conto alla rovescia che avrebbe
portato al crollo del Muro di Berlino. Di fronte allo
sgretolarsi del loro nemico, i Neocons___________________________________
(32) “Unconventional Warfare has been conducted in support of both an insurgency, suchas the Contras in 1980s Nicaragua, and resistance movements to defeat an occupying power, such as the Mujahideen in 1980s Afghanistan.”
Queste parole sono scritte a pag. 1-2 del documento “Army Special Operations Forces - Unconventional Warfare” codice FM 3-05.130, rintracciabile su internet con un qualsiasi motore di ricerca, edito dal Dipartimento per l’Esercito Americano il 20 settembre 2008. Provano come operazioni non convenzionali furono pianificate ed eseguite contro l’Unione Sovietica, servendosi del movimento dei Mujahideen afgani, non direttamente, ma tramite la collaborazione con l’ISI, il servizio segreto pakistano, affinché gli stessi guerriglieri afgani non venissero a sapere di combattere in favore degli USA, da sempre il loro nemico sul piano ideologico.
Si veda anche: http://www.youtube.com/watch?v=VnV_pNe_BB0
cominciarono ad accarezzare la tentazione di
estendere il loro dominio militare e strategico a tutto il
mondo.
Ma controllare il mondo significa soprattutto
controllarne le risorse energetiche e questo a sua volta
(35) New York Journal - Who destroyed the Maine?(36) Day of deceit, Simon & Schuster, New York, 2001.
Stinnet ha scoperto che anche il codice segreto
militare era noto agli americani, ed ha trovato negli
archivi la trascrizione di 83 messaggi radio criptati
dell’ammiraglio Yamamoto alla sua flotta (37).
Nel 1962, secondo documenti declassificati
americani consultabili nel sito della George
Washington University, la CIA aveva progettato
eclatanti auto-attentati terroristici contro la propria
stessa popolazione civile (affondamenti di navi
americane, abbattimento di aerei civili americani,
bombardamenti di Washington, ecc.) da attribuire al
regime cubano di Fidel Castro e che avrebbero funto
da pretesto per l’invasione statunitense dell’isola
caraibica, sottrattagli tre anni prima dalla rivoluzione
castrista.
Si trattava della famigerata operazione Nortwoods,
che ottenne la firma di tutti i gradi gerarchici sino a
che furono presentati per approvazione dal Ministro
McNamara al presidente John. F. Kennedy, il quale si
rifiutò di firmarli e da quel momento in poi palesò
85
intenzioni di smantellare la CIA. Che fine abbia poi
fatto il presidente Kennedy, probabilmente anche per
la sua opposizione contro lo strapotere della Federal
Reserv, è noto a tutti.___________________________________
(37) Un messaggio del 25 novembre 1941 ordinava alla flotta nipponica di “avanzare nelle acque hawaiane e attaccare la forza navale principale degli Stati Uniti sì da infliggerle un colpo mortale”.L’attacco doveva essere “mortale” perché il tempo giocava contro il Giappone: gli USA (all’epoca il maggior produttore petrolifero al mondo) avevano decretato un embargo petrolifero sì che il Giappone, privo di risorse naturali, aveva riserve per soli sei mesi di guerra. Nel luglio del 1940 il Giappone offrì agli USA, pur di vedersi ritirato l’embargo, di ritirarsi dalla Cina e di uscire dall’Asse; Roosvelt rispose congelando i beni nipponici in USA e, nel settembre, estese l’embargo al ferro e all’acciaio. Che Roosvelt sperasse in una “provocazione” giapponese è mostrato dal fatto che fece spostare la flotta del Pacifico dalle basi della California alle Hawaii, quasi a facilitare il compito di Yamamoto. L’ammiraglio Richardson, comandante della flotta del Pacifico, protestò contro questo spostamento che riteneva pericoloso: come risposta Roosvelt lo sollevò dal comando. Inoltre i dati dell’intelligence, che segnalavano un imminente attacco a Pearl Harbor, non furono inviati alla flotta alla fonda nel porto hawaiano (le informazioni furono spedite mentre l’attacco era in corso).
Tra le varie ipotesi dell’operazione, da sottolineare
l’idea di simulare un attacco aereo ai danni di un aereo
civile americano: un aereo militare telecomandato della
base di Eglin sarebbe stato dipinto come un esatta
copia di un aereo civile appartenente ad una società
controllata dalla CIA. L’aereo si sarebbe sostituito in
volo ad un vero aereo civile, con a bordo personale
sotto falso nome precedente istruito. L’aereo coi
passeggeri avrebbe continuato la sua corsa a bassa
quota fino ad atterrare in una base militare secondaria
(il piano non specifica che fine avrebbero fatto i
passeggeri sotto copertura dopo l’evacuazione dal
velivolo), mentre quello telecomandato avrebbe
proseguito nel frattempo il suo volo ed una volta
86
arrivato sopra Cuba avrebbe iniziato a trasmettere
segnali di emergenza dicendo di essere attaccato da
MIG cubani. La trasmissione sarebbe stata interrotta
dalla distruzione dell’aereo che sarebbe stata
provocata da un segnale radio a distanza.
Visto che anche il volo 77 è scomparso dai radar
poco prima di ricomparire sopra i cieli di Washington,
è possibile che qualcosa del genere sia successo anche
per l’incidente aereo del Pentagono?
Nel 1964 gli USA decidevano di entrare
ufficialmente in guerra contro il Vietanam del Nord
dopo aver aiutato per molti anni militarmente il
Vietnam del Sud. Il pretesto di guerra venne
dall’incidente nel golfo del Tonchino, in cui delle
motovedette vietnamite furono accusate di aver
lanciato siluri contro un incrociatore americano.
Fu il Ministro degli Esteri, Robert McNamara, a
dare alla stampa l’annuncio della pronta reazione
americana all’attacco vietnamita. Lo stesso McNamara,
quarant’anni più tardi, ha dichiarato che “eventi
posteriori hanno mostrato che la nostra impressione di
essere stati attaccati quel giorno era sbagliata. Non
era successo.”
Per chi ancora avesse qualche dubbio sulla
moralità del governo statunitense o di chi, nell’ombra,
tiene realmente le redini della nazione, e sui reali
87
obiettivi da esso perseguiti, basta analizzare gli
avvenimenti legati al massacro avvenuto in Indonesia
negli anni ’60 e ‘70 ad opera del generale Suharto, in
cui perirono circa 3 milioni di persone.
L’Indonesia era a quel tempo una nazione
economicamente indipendente e ricca di risorse
naturali, governata dal nazionalista Sukarno, dove già
nel 1955 si era svolta a Bandung la conferenza dei
Paesi non allineati. Il Presidente osteggiava l’ingresso
nel suo paese di lungimiranti organismi internazionali
come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca
Mondiale, creando attriti con le nazioni potenti come
gli USA del democratico Lyndon Johnson e la Gran
Bretagna del laburista Harold Wilson.
Il generale Suharto e i suoi fedelissimi arrestarono
e uccisero diversi generali accusati di tramare contro
il presidente assieme al partito comunista PKI. Quella
contro il PKI fu una falsa propaganda, e documenti
desegretati dimostrano che britannici e americani
appoggiarono tale campagna, spaventati soprattutto
dal fatto che la ricca Indonesia avrebbe potuto essere
un esempio di autodeterminazione che avrebbe potuto
essere seguito da altri paesi ricchi ma non sviluppati.
Fu l’inizio della globalizzazione(38).
Il “meglio” dell’appoggio americano al terrorismo
ha come protagonista Henry Kissinger, una delle figure
88
più spregevoli e discusse che si ricordi, un uomo che
porta la nomea di “grande vecchio del male”,___________________________________
(38) Nel 1967 la Time Live Corporation sponsorizzò una conferenza in Svizzera durante la quale venne pianificata la conquista imprenditoriale dell’Indonesia e vi parteciparono gli uomini di affari più potenti del mondo e i rappresentanti governativi indonesiani. Presente per l’Italia il Sig. Giovanni Agnelli.
che ha contro di sé gli archivi di stato del suo stesso
paese sotto forma di un’ampia evidenza documentale
che lo inchioda, scaturita dal Freedom of Information
Act, una legge statunitense che permette
periodicamente la desegretazione dei documenti Top
Secret.
89
Figura 3.1. Telegramma dell’ambasciata USA a Jakarta del 1975.
Nell’ottimo libro del giornalista Paolo Barnard
“Perché ci odiano” si trovano molti di questi
documenti, qui allego un solo telegramma, spedito
dall’ambasciata USA a Jakarta nel 1975, dove viene
riportato integralmente un colloquio, relativo alle
90
operazioni di conquista di Timor Est da parte di
Suharto, avvenuto tra il presidente Ford, Kissinger e
Suharto, dove si leggono, tra le altre, le seguenti
parole di Kissinger: “lei comprende che l’uso di armi
americane potrebbe creare dei problemi”…
Nel 1990 la situazione tra USA e Iraq si era fatta
tesa e i neoconservatori vicini al presidente Bush
convinserò quest’ultimo ad un intervento armato
contro il dittatore irakeno. Sembra che gli americani
avessero fatto sapere a Saddam che non avrebbero
avuto nulla in contrario ad una sua conquista dei campi
petroliferi del Kuwait(39). Sembrava che egli avesse
ottenuto una sorta di benestare dal Dipartimento di
Stato Americano.
Il 25 luglio del 1990 ebbe infatti un incontro con
April Glaspie, delle due seguenti cose: al meglio
pasticciò malamente con le parole, al peggio assicurò
ad Hussein che gli Stati Uniti non sarebbero
intervenuti se lui avesse invaso il Kuwait(40). La
trappola funzionò e Saddam invase il Kuwait. Subito
dopo Dick Cheney fece avere all’Arabia Saudita delle
foto satellitari che mostravano 250 mila soldati di
Saddam ammassati lungo il confine verso il loro Paese.
L’Arabia acconsentì così a stabilire base militari alleate
sul suo territorio. Contemporaneamente veniva
montata una campagna mediatica contro Saddam che
91
veniva accusato di aver utilizzato armi chimiche
contro i suoi connazionali curdi, armi ___________________________________
(39) Film documentario “Il nuovo secolo Americano”di Massimo Mazzucco.(40) Phillis Bennis - Institute for Policy Studies, Understanding the US-Iraq Crisis, gennaio 2003.
chimiche che gli erano state vendute dagli stessi
americani(41). Qualche anno dopo alcuni giornalisti
vennero in possesso di foto satellitari scattate dai russi
nella stessa zona di deserto e negli stessi giorni: in
esse si vedevano i carri armati a Kuwait City, ma
nemmeno un carro armato si poteva scorgere lungo il
confine con l’Arabia.
Tutte queste sono notizie difficilmente rintracciabili
sui media ufficiali, dove le forze armate statunitensi
vengono sempre dipinte come i buoni liberatori che
agiscono contro le forze del male, solitamente
appartenenti a Stati non molto sviluppati, dotati di un
forte apparato bellico che è tale solo nei resoconti di
certi giornalisti .
Le notizie però ci sono, vengono semplicemente
occultate ma non eliminate, ed una loro attenta
disamina aiuta a comprendere meglio i secondi e terzi
fini che spesso animano da dietro le quinte i vari
conflitti armati.
Alla luce di quanto sopra esposto, ed analizzando i
conflitti scaturiti dopo gli attentati dell’ 11 settembre,
anche per chi ancora credesse ciecamente alla
92
versione “ufficiale” dell’attentato, esposta sui media
“ufficiali”, è lecito porsi qualche dubbio sul reale
svolgersi dell’evento e sull’ effettiva politica estera
elaborata dalla Casa Bianca.
3.3 MEMRI: nuove tecniche di traduzione.La sua realtà, messere, è menzogna e sciocchezze
e sono lieto di dirle che io non l’afferro in alcun modo .Gottfrined Bürger, Il barone di Münchhausen.
La conoscenza della lingua araba e persiana
rappresenta un bene strategico per influire sul
mondo post 11 settembre. In occidente___________________________________
(41) Tv Atzeca (Mexico) – 25 dicembre 1983
relativamente poche persone, anche all’interno del
mondo dell’informazione, hanno queste facoltà.
Questo bene strategico è usato con scaltrezza da
un agenzia specializzata, il MEMRI, ossia il Middle Est
Media Research Institute, la cui sede è a Washington
D.C. ed è stata fondata nel 1998 dal colonnello Yigal
Carmon, un agente dei servizi segreti israeliani(42). Si
presenta come un intermediario esterno per le
traduzioni molto comodo: è gratis, ricco di contenuti, di
facile accesso.
Il MEMRI seleziona gli articoli del mondo arabo
che reputa più “rappresentativi” e, a cadenza
settimanale, invia le traduzioni via e-mail a migliaia di
93
operatori dell’informazione che ricevono così
benevolemente un po’ di pappa pronta. A dispetto
dell’obiettivo dichiarato di “lanciare un ponte tra
Occidente e Medioriente attraverso le traduzioni dei
media”, il MEMRI opera spesso una catalogazione
fuorviante che mette
in pessima luce il mondo arabo e islamico. Questa
azione viene svolta con una mole ricchissima di
materiali, curando persino la sottotitolazione e la
distribuzione di brevi estratti delle televisioni del
mondo arabo, diffusi attraverso i suoi densi siti e il suo
blog(43).
La redazione è molto numerosa e costosa ma
essendo le traduzioni gratis, come si mantiene
l’agenzia? Fra i suoi contribuenti c’è la “Lynde e Henry
Bradley Foundation”, una delle più importanti
fondazioni della destra americana.
Sino al 5 novembre 2001 sul suo sito era possibile
leggere questa dichiarazione: “nelle ricerche l’istituto
enfatizza anche la continuità del ___________________________________
(42) Sherif El Sebaie – La disinformazione del Memri, come far odiare gli arabi attraverso la stampa – Aide M, n°2/2007, pag 189-205.(43) www.memri.org; www.memritv.org; www.thememriblog.net.
Sionismo nel popolo ebraico e nello stato di Israele”.
Più che un’imparziale agenzia di informazione
sembrerebbe quindi di avere a che fare con un’arma di
(46)Pierre-Henry Brunel, the origins of Al Qaeda, “Word Affair”, aprile-giugno 2004. L’articolo è anche sul sito www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=3836
bisogni nella contabilità e nella comunicazione. Il
sistema era più sofisticato del necessario e si decise di
usare una parte di esso per ospitare il database della
Conferenza Islamica: era possibile, per i Paesi
partecipanti, accedere per telefono al database, una
primitiva intranet.
Stando a quanto afferma un ufficiale pakistano, il
database era suddiviso in due sezioni: l’information file
in cui i partecipanti agli incontri potevano prelevare e
inviare le informazioni di cui necessitavano, e il
decision file, in cui erano memorizzate le decioni prese
nelle varie sessioni.
In arabo i files erano chiamati Qā’idt il-Maaloomat
e Qā’idat i-taaleemaat. Entrambi i files erano contenuti
all’interno di un unico file chiamato in arabo Qā’idat
ilmu’ti’aat, ossia l’esatta traduzione della parola
inglese database. Lo stesso Brunel, all’inizio degli anni
novanta, era un ufficiale dell’intelligence presso il
quartier generale della Force d’Action Rapide (FAR)
francese e grazie alle sua conoscenze di arabo
traduceva una gran mole di lettere e fax sequestrati o
intercettati. Le fonti più comunemente citate erano le
Nazioni Unite, i Paesi Non-Allineati, l’UNHCR e… al-
Qā’ida. Era abbastanza naturale che Osama Bin Laden
fosse connesso a questo network. E’ (era?) membro di
un’importante famiglia saudita ben introdotta nel
mondo delle banche e del business(47).___________________________________
.(47)Con tale argomento si potrebbe sviluppare un intero libro . Basti qui sapere che la famiglia Bin Laden ha intrapreso da decenni importanti contatti commerciali con la famiglia Bush. Il “Saudi Binladen Group” ha molte attività, tra cui un conglomerato edilizio che ha regolarmente lavorato in operazioni congiunte con la “Halliburton”. Inoltre ha molti interessi finanziari nella “Carlyle”, società finanziaria presieduta da Bush padre. La Carlyle ha partecipazioni azionarie in molte industrie dell’armamento americane, è in pratica il cuore e il cervello dell’apparato militare-industriale USA.” Oppure basti ricordare che Gorge Bush padre nel 1976, quando era direttore della CIA, arruolò un certo James R.Bath, amico di suo figlio Gorge W., e questo Bath era il legalerappresentante di Khalid bin-Mafouz (banchiere reale saudita nonché finanziatore di Al-Qaeda), ed anche azionista della BCII (Bank of Credit and Commerce International) che lavora in stretto contatto con il “Binladen Group”
98
A metà degli anni ottanta, al-Qā’ida era quindi un
database situato in un computer e dedicato alle
comunicazioni del segretariato della Conferenza
Islamica.
L’ex spia francese spiega che l’e-mail di al-Qā’ida
veniva usata, con sistemi di interfaccia che garantivano
sicurezza, dalle famiglie dei mujahidin per mantenere i
contatti con i loro figli mentre venivano addestrati in
Afghanistan, Libia e Libano.Asserisce che quando Bin
Laden era un agente americano in Afghanistan,
l’intranet di al-Qā’ida era un buon sistema di
comunicazione attraverso messaggi in codice e coperti.
Al-Qā’ida non era né un gruppo terroristico, né una
proprietà personale di Obama Bin Laden.
Dopo l’11 settembre fu reso noto che pochi giorni
prima dell’attacco alle Twin Towers il generale
pakistano Mahud Ahmed, capo dell’ISI (il servizio
segreto pakistano), aveva fatto trasferire 100mila
dollari all’attentatore suicida Mohamed Atta, e proprio
per questo gli americani hanno chiesto la sua
rimozione. Sono stati i servizi segreti indiani ad
additarlo agli Stati Uniti come finanziatore dei
terroristi.
Secondo il “Times of India” la CIA ha lavorato in
tandem col Pakistan per creare il mostro del regime
talebano (articolo del 3 luglio 2001).
99
Ovviamente il generale conosce bene Bin Laden
(una sua creatura), che era a quei tempi il reclutatore
dei mujaheddin antisovietici.
Molto interessante è scoprire dove si trovava il
generale Mahud il giorno degli attentati: New York,
dove ha incontrato importanti personaggi.
E’ arrivato il 4 settembre e, come spiega il “Miami
Herald” del 16 settembre 2001, è stato obbligato a
restare tutta la settimana a causa del blocco del
traffico aereo seguito agli attentati. Il 10 settembre ha
avuto un incontro con Marc Grossman,
sottosegreterario di Stato per gli affari politici mentre,
secondo il “Washington Post” del 18 settembre, proprio
quando la tragedia era in corso stava effettuando una
colazione di lavoro con Bob Graham (senatore
democratico della Florida, in seguito presidente della
Commissione congiunta sulla strage) e Porter Gross
(repubblicano, l’altro copresidente della Commissione).
Secondo il “New York Times” del 14 settembre l’ex
capo dell’ISI, licenziato per ordine degli americani, ha
incontrato anche Colin Powell e il suo vice Richard
Armitage (oltre al già citato sottosegretario Grossman),
il senatore John Biden (democratico e presidente della
Commissione Esteri al Senato) e addirittura George
Tenet, capo della CIA. Chissà come Tenet avrà
informato il presidente di questi incontri, visto che ogni
100
mattina teneva per mezz’ora per il briefing giornaliero
sui servizi.
Strani incontri, per quello che è stato
successivamente additato come finanziatore di al-
Qaeda, considerando che proprio Porter Gross (un ex
funzionario della CIA, trovatosi nella condizione ideale
non per far luce, ma per insabbiare) come copresidente
della Commissione congiunta sulle indagini ha chiesto
che tale commissione, insediata nel settembre 2002,
chiudesse i suoi lavori in tempi relativamente ristretti,
entro gennaio 2003. Del resto anche la Casa Bianca ha
insistito per limitare l’indagine, per “non sottrarre
tempo ed energie” a persone dell’intelligence
impegnate nella lotta contro “l’asse del male”.
Anche un ex capo dell’ISI, il generale Hamid Gul,
ha un’interessante visione dei fatti. Egli sostiene che
“l’attentato al World Trade Center non è stato opera di
Osama, ma parte di un complotto più vasto contro la
Casa Bianca messo a segno da Ariel Sharon nell’ambito
di un vasto piano di destabilizzazione di tutti i paesi
islamici(48)”.
Per concludere è da riportare anche la
dichiarazione del generale Leonid Ivashov, all’epoca
dei fatti Capo di Stato Maggiore dell’esercito russo.
Egli ha scartato l’ipotesi Al-Qaïda e ha concluso per
una provocazione dell’elite finanziaria anglosassone.
101
Su tale base, ha sviluppato la visione strategica russa
del mondo post-11 settembre. Scrive il generale:
“L’atto terroristico commesso a fini di provocazione è
vecchio come il mondo….gli avvenimenti dell’11
settembre 2001 costituiscono una provocazione
mondiale. Si può parlare di operazione di portata
mondiale. In generale, tali operazioni permettono di
risolvere parecchi problemi mondiali in una sola volta.
Nello svolgimento di un’operazione-provocazione ci
sono sempre tre elementi obbligatori : il mandante,
l’organizzatore e l’esecutore. Per quanto riguarda la
provocazione dell’11 settembre e contrariamente
all’opinione dominante, «Al-Qaida» non può essere
stata né il mandante, né l’organizzatore, non
disponendo dei mezzi finanziari sufficienti (e sono
enormi) per ordinare un’azione di tale ampiezza.
….Al-Qaida non può essere stata l’organizzatrice di
quest’operazione … In compenso, queste persone
potrebbero essere state dei semplici esecutori dell’atto
terroristico.
A mio avviso, il mandante di questa provocazione
potrebbe essere stata ___________________________________
(48)Si veda l’intervista del gen. Gul al New Yorker “The Pashtun Code” di Isabel Hilton, 3 dicembre 2001, al sito: www.cooperativeresearch.net/timeline/2001/newyorker120301.html
l’oligarchia finanziaria mondiale, al fine d’instaurare
una volta per tutte «la dittatura mondiale delle
102
banche» e di garantire il controllo di risorse mondiali
in idrocarburi limitate. Contemporaneamente si
sarebbe trattato di assicurarsi una dominazione
mondiale di lunga durata.…sono assicurate tutte le
garanzie alle forze che cercano di instaurare una
dittatura mondiale e di dominare il mondo. Ma la
guerra mondiale non è ancora finita. Essa è stata
provocata l’11 settembre 2001 e non è che il preludio a
grandi avvenimenti venturi.”
Avvenimenti futuri che passeremo ad analizzare nel
prossimo capitolo.
CAPITOLO IV:AVVENIMENTI POST 11 SETTEMBRE
103
4.1 Strategia di sicurezza e piani segreti del
PentagonoColoro che rinunciano a libertà essenziali in cambio di una
modestasicurezza temporanea, non meritano né liberta né sicurezza.
Benjamin Franklin.
Diretta conseguenza degli attacchi terroristici è
stata l’emanazione, della “nuova strategia di sicurezza
nazionale” approvata nel settembre del 2002(49). In essa
gli Stati Uniti affermano il loro diritto ad usare la
propria “ineguagliata superiorità militare” senza alcun
limite legale. Letteralmente, essa minaccia “l’uso della
forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza
politica contro qualunque Stato” che l’America
consideri pericoloso, e ciò in maniera “preventiva”.
Il trattato di Westfalia, che pose fine alla guerra dei
trent’anni, riconobbe la legittimità delle autorità degli
Stati, grandi o piccoli. Di fatto fu stabilito il principio
della sovranità e della sua legalità: gli Stati potevano
legarsi tra loro con trattati, così come le persone
fisiche fanno coi contratti. Fu un atto di grande civiltà
in un mondo sconvolto dall’instabilità politica. La
guerra dei trent’anni era un conflitto di tutti contro
tutti, che si poteva evitare grazie al riconoscimento
della reciproca sovranità nazionale.
Gli USA hanno radicalmente stravolto questo concetto,
proclamando il “diritto” americano a colpire qualsiasi
Stato sul pianeta dichiarano in pratica ogni altro Stato
104
illegittimo. Con esso si sentono svincolati dal sistema di
alleanze che gli stessi Stati Uniti hanno costruito dopo
la Seconda Guerra Mondiale: per il fatto che non
possiedono la necessaria forza militare gli alleati
diventano semplici satelliti oppure, se provano ad
obiettare, dei potenziali nemici. ___________________________________
(49) The National Security Strategy of United States of America”, 20 settembre 2002.
La Casa Bianca si svincola da tutti gli impegni
internazionali e lo fa’ in modo brutalmente esplicito.
L’uso della forza contro l’integrità territoriale o
l’indipendenza politica di uno Stato è vietato dalla
Carta dell’Onu, se unilaterale. Se poi è preventivo esso
configura uno specifico crimine di guerra secondo gli
stessi principi stabiliti dagli americani vincitori nel
processo di Norimberga.
Non è necessario che un paese possieda o
costruisca armi di distruzione di massa per
rappresentare un pericolo, è sufficiente che abbia
l’intenzione e la capacità di farlo. Quasi tutti hanno la
capacità di farlo, e un’intenzione si può sempre
attribuire.
I fatti avvenuti immediatamente dopo l’11
settembre confermano in pieno la nuova dottrina
americana, e questi rappresentano soltanto la punta
dell’iceberg relativa ad un progetto molto ampio.
105
Molte fonti confermano la progettazione di un vasto
conflitto su scala mondiale. “Quella in Iraq è stata solo
la prima campagna di una guerra molto più vasta” ha
asserito John Pike(50), direttore di Globalsecurity.org,
uno dei gruppi di ricerca politico-.militare dei
conservatori americani.
Anche James Woolsey, ex direttore della CIA e
intimo confidente di Wolfowitz appare del medesimo
parere. Il 2 aprile 2003, parlando agli studenti
dell’Università di Los Angeles, li informò che la vittoria
sull’Iraq era solo la prima battaglia della “Quarta
guerra mondiale”. La quale, precisò, “durerà molto di
più della Prima e della Seconda ”. (51). ___________________________________
(50) “Iraq first battle or a wider US war” di Richard Taylor su The Guardian, 20 maggio 2003. www.guardian.co.uk/usa/story/0.12271,959644,00.html.(51) www.cnn.com/2003/US/04/03/sprj.irq.woolsey.world.war. Per Woolsey come Terza Guerra Mondiale va considerata la Guerra Fredda.
E indicò i tre prossimi nemici da battere: l’Iran
degli ayatollah, la Siria fascista e l’estremismo islamico
in generale.
Dello stesso avviso era il generale Wesley Clark,
l’ex comandante supremo della NATO in Europa dal
1997 al 2000.
Il 20 settembre 2001, ha raccontato Clark (52), egli andò
al Pentagono dove vide Rumsfeld e Wolfowitz. Poi andò
a salutare dei vecchi amici, uno dei quali gli confidò:
«Abbiamo preso la decisione di fare la guerra all’Iraq».
Ciò, solo dieci giorni dopo l’11 settembre. Invece,
con sua sorpresa, pochi giorni dopo cominciò
l’invasione in Afghanistan. Sicchè, tornato al
Pentagono qualche settimana dopo, chiese conferma di
quanto appreso, e gli mostrarono un foglio proveniente
dall’ufficio del segretario alla Difesa. Racconta Clark:
“E' un memorandum che descrive come andremo a
prendere sette Paesi in cinque anni; cominciamo con
l’Iraq, poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan,e per
finire, l’Iran”. Sette Paesi da conquistare in cinque
anni: questo piano megalomane, tipico dello stile
Rumsfeld-Wolfowitz, non s’è potuto attuare, ma solo
perchè le forze armate USA sono tutt’ora incagliate nei
primi due Paesi “conquistati”, l’operazione si è
mostrata mostruosamente costosa e tanto prolungata,
da aver superato il termine della presidenza Bush. ___________________________________
(52) “Wesley Clark fece la rivelazione il 2 marzo 2007 nella trasmissione di Amy Goodman; si può leggere ed ascoltare al sito http://www.democracynow.org/2007/3/2/gen_wesley_clark_weighs_presidential_bid
4.2 Afghanistan e Iraq: tra trionfi e stallo.Dio mi ha detto di colpire Al Qaeda ed io li ho colpiti, e poi mi
ha ordinatodi colpire Saddam, cosa che ho fatto, e adesso sono
determinato a risolvere ilproblema nel Medio Oriente.
107
George W. Bush – giugno 2003.
Abbiamo già visto come i servizi segreti, inermi
nello scoprire e nel fronteggiare il vasto attentato,
hanno poi solertemente scoperto i presunti attentatori,
presentando in pochi giorni una lista con 19 pericolosi
terroristi.
In base a queste scoperte, il presidente Bush ha
subito minacciato l’uso della forza contro
l’Afghanistan, reo di proteggere e nascondere
pericolosi terroristi artefici degli attentanti in America,
in quanto secondo la sua teoria “coloro che ospitano i
terroristi sono colpevoli quanto i terroristi stessi”.
Molti dimenticano però che attuando questo
criterio anche gli stessi Stati Uniti dovrebbero essere
bombardati. Sul loro territorio scorrazzano indisturbati
infatti pericolosi personaggi come Orlando Bosh,
accusato dall’FBI di decine di atti terroristici e al quale
Bush I ha concesso la grazia dopo che il dipartimento
di Giustizia ne aveva chiesto l’espulsione per motivi di
sicurezza nazionale.
Altro esempio lungimirante è quello di Emmanuel
Constant, fondatore del Front pour l’avancement e le
la CIA è direttamente coinvolta nel traffico mondiale di
stupefacenti, dal quale evidentemente ottiene grossi
guadagni coi quali riesce a finanziare le sue “covered
operations”(58).
Le operazioni militari in Afghanistan, iniziate il 7
ottobre 2001, alle ore 20:45 (curiosamente la somma
delle cifre di data ed orario è sempre 11, potrebbe
rappresentare un evidente riferimento massonico per
chi ha qualche conoscenza in merito) hanno visto lo
scontro tra i Talebani e le milizie dell’Alleanza del
Nord, appoggiate dagli intensi bombardamenti delle
forze armate statunitensi e britanniche.
Le scarse tattiche talebane aumentarono gli effetti
degli attacchi. I combattenti non avevano precedenti
esperienze con la potenza di fuoco americana e
vennero decimati, combattenti stranieri presero il
controllo della sicurezza delle citta afghane. Intanto,
l'Alleanza del Nord, con la collaborazione di
membri paramilitari della C.I.A. e delle Forze ___________________________________
(56)www.rawa.org/raphel html www.indusmagazine.tripod.com/october2001/usinterest.html(57)www.wsws.org/articles/2001/nov2001/afgh-n20.shtml (58)http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9C03E4DC113EF930A25755C0A9679C8B63
www.ecn.org/stupefacente/cia.htm
Speciali, inizio la sua parte dell'offensiva: conquistare
Mazar-i Sharif, e da quella posizione tagliare le linee di
l’identità dei misteriosi investitori borsistici che hanno
guadagnato moltissimo sulle operazioni speculative ai
danni delle compagnie aeree coinvolte negli incidenti,
gli studi e le simulazioni sui crolli si sono basate su dati
falsati, nessuna inchiesta è stata svolta nemmeno sui
finanziamenti ricevuti dall’attentatore Mohammed Atta
da parte dei servizi segreti pakistani.
136
La conquista del consenso popolare nei paesi
occidentali è avvenuto grazie all’utilizzo di quelle che
l’autore Roberto Quaglia definisce armi di
banalizzazione di massa, veicolate dai mass media
pecorinamente asserviti al potere.
Diversamente dalla armi di distrazione di massa,
che sono armi tattiche finalizzate a distrarre
l’attenzione collettiva in uno specifico momento, le
armi di banalizzazione di massa sono armi strategiche
che, una volta entrate efficacemente in azione, hanno
un effetto duraturo e difficilmente reversibile.
Gli Stati Uniti hanno indetto una battaglia contro i
paesi dell’Asse del Male, quando sono invece loro il
primo stato canaglia sulla faccia della terra. Il
disprezzo per la democrazia rappresenta la posizione
tradizionale di chi detiene potere e privilegi, ma
raramente è evidenziato con tanta forza. La storia delle
aggressioni internazionali e delle “operazioni coperte”
finanziate ed appoggiate dai servizi segreti ci insegna
chi sono davvero i terroristi.
Esistono certamente organizzazioni terroristiche
anche nei paesi meno sviluppati, ma queste forme di
odio nei nostri confronti sono senza dubbio originate
dalle violenze e dai soprusi che le popolazioni povere
sono state costrette a subire per decenni in nome di
uno sviluppo economico incessante a favore di una
137
piccola percentuale della popolazione mondiale. E’
insomma una forma di difesa e di risposta, non certo di
attacco nei confronti dell’Occidente.
E una volta in via di esaurimento le risorse rese
disponibili dallo sfruttamento delle zone “povere” del
pianeta, l’attenzione di chi davvero governa si dovrà
gioco forza focalizzare sulle masse dei paesi ricchi,
attuando una gestione e una normalizzazione delle
poche risorse disponibili.
Viviamo in un sogno, una visione di euforia
fisicamente non sostenibile sul lungo periodo. Accecate
da una visione di benessere apparente, probabilmente
le masse dei paesi più benestanti saranno costrette ad
un brusco risveglio. Se questo sarà più o meno
graduale, dettato da qualche grave catastrofe, da
vaccinazioni di massa pretestuose(62), da conflitti o da
ulteriori crisi economiche questo non ci è ___________________________________
(62) E’ notizia di questi giorni il progetto di una vaccinazione di massa contro l’influenza aviaria suina, una malattia che secondo le stesse fonti ufficiali ha una percentuale di decessi che si aggira tra la metà ed un quinto rispetto alla normale influenza stagionale. Una percentuale risibile, che non trova un riscontro logico nell’allarmismo creato da istituzioni e media.Alcune curiosità al riguardo: lo scrittore Roberto Quaglia, analizzando varie fonti e probabili azioni di guerre bioeconomiche ipotizzava, già nel 2003, una futura pandemia causata proprio da una degenerazione del virus dell’influenza aviaria relativo agli allevamenti suini. E’ un veggente o una persona ben informata?Interessante l’articolo sulla presenza di vertici militari internazionali nel laboratorio medico USA “Trudeau Institute” vicino Lake Clear, stato di New York, il 17 ottobre 2008 al link: www.effedieffe.com/component/option,com_myblog/Itemid,272/
dato saperlo con sufficiente certezza. Una certezza
purtroppo c’è: 6 miliardi di persone sono troppe e non
ci sono risorse a sufficienza per tutti se i ritmi di
consumo delle materie prime rimarranno quelli attuali.
138
Il cambiamento prospettato da molti, primo tra
tutti il nuovo presidente statunitense Obama, ci sarà,
ma forse non nei modi che ci sono stati raccontati.
Obama. Chi è costui? La visione dell’ottimo film
documentario “L’inganno di Obama” di Alex Jones(63)
aiuta a togliersi molti dei dubbi
che circondano la sua figura. Già analizzando i dati dei
finanziamenti della sua campagna elettorale si può
vedere come egli sia stato il candidato maggiormente
finanziato dalle potenti lobbies industriali(64). Ora
questo documentario ci illustra come con questo nuovo
presidente Usa le elites economiche che governano
abbiano solo voluto cambiare la facciata del sistema,
rimasto lo stesso nei principi cardine. Molte delle
promesse fatte in campagna elettorale saranno infatti
impossibili da mantenere, il presidente ha già fatto
marcia indietro sul ritiro dall’Iraq, come i suoi
predecessori Obama dice una cosa e ne fa un'altra. La
sua elezione e il cambiamento sono stati solo un’abile
mossa di marketing effettuata al fine di abbindolare
milioni di elettori speranzosi in un futuro migliore,
diverso dalla profonda crisi economica che sta
attanagliando l’occidente e iniziata proprio negli USA,
dove milioni di persone hanno già perso il lavoro e la
propria abitazione.
139
Oltre al fatto che il primo lavoro da neo laurato ad
Obama è stato fornito nientepocodimenoche da tale
Henry Kissinger, che credo non ___________________________________
Insomma, Wall Street sembra essersi insediata alla
Casa Bianca, portandosi al seguito righello e
compasso.
Quando nel corso della sua storia l’uomo ha
abbandonato l’utilizzo di una fonte energetica lo ha
fatto per passare ad utilizzarne un’altra: così è stato
per il carbone che ha sostituito la legna, e per il
petrolio che ha sostituito l’utilizzo del carbone. Questi
cambiamenti hanno dato luogo anche ad importanti
stravolgimenti nell’ambito della gestione del potere ed
è logico quindi pensare che le potenti famiglie
petrolifere non vedano di buon occhio la fine dell’era
petrolifera, sempre che altre risorse e tecnologie siano
disponibili per rimpiazzare questa materia prima: al
momento attuale non si ha notizia di disponibilità in tal
senso.
Anche se alcune tecnologie sarebbero disponibili,
queste verrebbero accuratamente celate ai più.
141
Nel 1995 lo scienziato americano Stan Mayer attirò
su di se l’attenzione per i suoi studi relativi all’ambito
automobilistico: egli asseriva di aver trovato un metodo
economico e di facile implementazione per trasformare
i motori a scoppio in motori a idrogeno, riuscendo a
ricavare l’idrogeno dall’acqua tramite un procedimento
di elettrolisi direttamente a bordo dell’auto(65). Dopo
aver rifiutato il milione di dollari offertogli da un
potente gruppo arabo, venne ucciso per avvelenamento
da cibo in un ristorante nel 1998.
Tra le scoperte dello scienziato Nikola Tesla, da
molti considerato il padre del XX secolo(66), si
annoverano l’utilizzo della corrente alternata
nella distribuzione di energia elettrica e la radio (in
concomitanza con Guglielmo Marconi).
Egli ipotizzò anche la possibilità di trasmettere
l’energia elettrica via etere senza fili, nonché
l’approvigionamento di corrente in modo gratuito
attraverso la ionosfera. Quest’ultimo progetto fu
osteggiato dal suo finanziatore J.P. Morgan (uno dei
fondatori della Federal Reserve), che lo licenziò in
tronco, evidentemente preoccupato per la scoperta di ___________________________________
(65) http://www.youtube.com/watch?v=fJ3juM6vHwg&feature=channel_page www.postarelibero.com/2008/01/macchina-ad-acqua-inventata-da-stan.html(66)Robert Lomas, L’uomo che ha inventato il XX secolo, Newton & Compton Editori
142
una tecnologia che avrebbe eliminato molti dei
privilegi della classe al potere.
Tra i progetti di Tesla vi furono forse anche lo
sviluppo di nuove micidiali armi sempre tramite lo
sfruttamento dell’energia ionosferica. Non si sa con
precisione a che punto fossero questi studi, anche
perché al momento della sua morte tutti i suoi progetti
furono confiscati dall’F.B.I. E’ probabile che gli Stati
Uniti abbiano sfruttato in seguito
alcune sue invenzioni, non certo per fini filantropici(67).
Con tutte queste belle premesse, è probabile che la
cantante Laura Pausini non abbia sbagliato di molto,
descrivendo nella sua canzone “Un fatto ovvio” un
futuro prossimo fondato su un duro stato di polizia.
Guardare il suo video(68) potrebbe corrispondere ad un
illuminante viaggio con la macchina del tempo. Un
fatto ovvio, ma non per molta gente, ormai troppo
avvezza a rincretinirsi guardando reality e mass media
spazzatura, perdendo ogni spirito critico nei confronti
della realtà.
Al G8 dell’Aquila tutti i leader politici puntavano
all’ottimismo ma la sensazione è più quella di essere
seduti su una polveriera: che le guerre
si facciano per l’economia e non per esportare la
democrazia lo sanno pure i bambini. Nel frattempo i
media continuano la campagna denigratoria ai danni
143
dell’Iran, attribuendo frasi mai dette dal suo Presidente
al riguardo di Israele, e mostrando immagini di
fantomatiche rivolte scomparse nel nulla in pochi
giorni, cavalcando l’onda del presunto omicidio della
giovane Neda, un caso che come altri presta il fianco a
molti dubbi (69).___________________________________