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Rivista di Studi Pompeiani, XXI - 2010
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I cunicoli borbonici nella zona della Basilica Noniana e del decumano massimo

Apr 22, 2023

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Rivista di Studi Pompeiani, XXI - 2010

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DirettorePietro Giovanni Guzzo

Comitato ScientificoGiusePPina Cerulli irelli antonio d’ambrosio stefano de Caro

attilio stazio† andrew wallaCe-Hadrill Paul zanker

RedazionevinCenzina CastiGlione morelli

antonio varone

Agli Autori si ricorda di comunicare alla Redazione, entro il 31 dicembre di ogni anno, il testo dei propri contributi, conforme alle norme redazionali, su supporto cartaceo e informatico, completo delle illustrazioni che si ritengono necessarie.

ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE AMICI DI POMPEI

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RIVISTA DI STUDI POMPEIANI

XXI2010

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

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© 2011 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER – Via Cassiodoro 19, Roma

© Associazione Internazionale Amici di Pompei – Piazza Esedra, Pompei Direttore responsabile Angelandrea Casale

Rivista di studi pompeiani / Associazione internazionale amici di Pom-pei. -A. 1 (1987)-, - Roma: «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, 1987.-, III.; 29 cm.- annualeISSN 1120-3579

1. Associazione internazionale amici di PompeiCDD 20. 937.005

Periodico: Autorizzazione Tribunale di Torre Annunziata n. 34 del 26-11-1996

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Pier Giovanni Guzzo, Editoriale 7

Marina Taliercio, In memoria di Attilio Stazio 9

DonaTella Mazzeo, Sara SorDa, Per Enrica Pozzi 11

alix BarBeT, Peintures de Stabies perdues et retrouvées 15

luiGi PeDroni, Il trionfo navale di Nauloco nelle pitture della Casa delle Quadrighe a Pompei 21

laura caSo, La scenografia teatrale dell’oecus (h) della Casa I 3, 25: epifania divina ed intenti celebrativi 25

aleSSanDro Gallo, Bronzi et alia inedita dalla Casa di M. Epidio Sabino. Qualche riflessione diacronica di microeconomia sociale 37

FranceSca c Tronchin, Art, Nature, City, Country, and the Problem of Villa Imitation 63

alliSon l c eMMerSon, Reconstructing the Funerary Landscape at Pompeii’s Porta Stabia 77

GreTe STeFani, Michele BorGonGino, Note in margine ad un rinvenimento della Regio I di Pompei. La domus I 16, 3 e la sua documentazione di scavo 87

Attività di ricerca nell’area vesuviana

Notiziario

a D’aMBroSio, Ufficio Scavi di Pompei. Attività 2009 103

F PeSanDo et al., Le ricerche dell’Orientale di Napoli nella Casa del Granduca Michele (VI, 5, 5) e nel settore settentrionale dell’insula IX, 7 104

a zaccaria ruGGiu et al., Le indagini archeologiche dell’università Ca’ Foscari di Venezia nella Regio V (2008-2009) 112

M e Pirozzi, Pompei: la valorizzazione a servizio del sito archeologico 138

M e Pirozzi, La Casa dei Dioscuri in Pompei Scavi 144

a ciarallo, Attività del Laboratorio di Ricerche Applicate 146

a M SoDo, Attività Sianv 2009 146

M Paola GuiDoBalDi, Ufficio Editoria 148

M Paola GuiDoBalDi, a Wallace-haDrill, J ThoMPSon, P PeSareSi, D caMarDo, M noToMiSTa, D eSPoSiTo, c iMPeraTore, Ufficio Scavi di Ercolano 149

c cicirelli, Attività dell’Ufficio Scavi Zone periferiche 161

G BoniFacio, Ufficio Scavi di Stabia. Notiziario 2009 171

G BoniFacio - a M SoDo, La mostra Otium Ludens a Hong Kong ed a Ravenna 175

Sommario

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Recensioni

s freud, Gradiva. Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen (v CastiGlione morelli) 179

Rileggere Pompei III. Ricerche sulla Pompei sannitica. Campagne di scavo 2006-2008, a cura di fabrizio Pesando (m Grimaldi) 180

Artisanats antiques d’Italie et de Gaule: mélanges offerts à Maria-Francesca Buonaiuto, édités par J -P brun (v CastiGlione morelli) 181

a Gallo, Pompei. Scavo stratigrafico nel settore orientale dell’Insula IX, 1. Campagne di scavo 2004 e 2006. L’area sacra arcaico-ellenistica. L’occupazione dei lotti abitativi (v CastiGlione morelli) 181

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Attività di ricerca nell’area vesuviana

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Ufficio scavi di Ercolano 149

Ufficio Scavi di Ercolano

La conclusione della prima fase del restau-ro della barca romana, rinvenuta il 3 Agosto 1982 a Ercolano sull’antica spiaggia (restau-ro realizzato con i fondi del P.O.R. Campania 2000-2006), ha permesso di offrire al pubbli-co godimento, a partire dal 16 Luglio 2009, il sabato e la domenica, uno dei reperti simbo-lo dell’antica città e di esporre, per la prima volta, una serie di oggetti collegati al mare e alle attività marinare. La barca era lunga oltre 9 m, larga circa 2,20 m e alta 1 m dalla chi-glia al bordo. La linea somigliava a quella di un grosso gozzo marinaro moderno e, preve-dendo la presenza di tre scalmi per lato, po-teva essere mossa da tre coppie di remi. Era dotata di un timone esterno a remo che era bloccato alla barca da una cima, rinvenuta durante lo scavo. Lo scafo esterno è formato da tavole dello spessore di circa 3 cm collega-te fra loro da incassi con il sistema di morta-se e tenoni, uniti poi al fasciame con cavicchi di legno. Sempre con cavicchi è rea lizzata la giunzione con le ordinate, anche se poi que-sto collegamento era stato ulteriormente rin-forzato con chiodi di rame a testa bombata. I lavori di restauro realizzati all’interno del-la barca hanno poi mostrato che le ordinate non erano a vista ma nascoste da un rivesti-mento di tavole di legno. Lo scafo si presen-tava quindi a doppio fasciame. Una serie di prelievi di campioni di legno da varie zone della barca realizzati durante i lavori di re-stauro ha permesso di individuare le essenze utilizzate per la sua costruzione: pino, onta-no, faggio e probabilmente quercia.

LABORATORIO DI RESTAURO

Gli Assistenti tecnico-scientifici del Laborato-rio di restauro (Antonio Rinaldi, Giuseppe Fa-rella e Antonio Russo), coordinati e diretti dal Restauratore Conservatore Giuseppe Zolfo hanno realizzato il calco del rilievo dionisia-co rinvenuto nel Febbraio 2009 nella domus dei “rilievi dionisiaci” dell’Insula I di Ercola-no1.Il rilievo, inserito nella medesima struttu-ra comprensiva di pannello esplicativo bilin-gue che era stata utilizzata durante la mostra «Ercolano. Tre secoli di scoperte», è stato col-locato nel Nuovo Ingresso degli Scavi e sarà parte integrante di un percorso tattile per ipovedenti ideato dal Centro Studi Hercula-neum in stretto coordinamento con l’Unio-ne Italiana Ciechi. Per questo stesso percorso il medesimo laboratorio ha eseguito anche i calchi dell’iscrizione dedicatoria della statua di Marco Nonio Balbo e del fregio in marmo che decorava la base di statua.

Nel teatro antico è stato realizzato l’im-pianto di illuminazione, completo di luci di emergenza e di impianto di citofonia (RUP l’arch. Ubaldo Pastore, D.L. l’arch. Carme-la Mazza), che quanto meno renderà pos-sibile l’autorizzazione all’ingresso per moti-

vate esigenze di studio e documentazione. Il monumento, infatti, per le sue particola-ri condizioni e caratteristiche, nonché per la cronica carenza di personale di vigilan-za, non può essere regolarmente aperto al pubblico.

LA CAMPAGNA DI CONSERVAZIONE DELL’HERCULANEUM CONSERVATION PROJECT2

Il Contratto di sponsorizzazione fra la So-printendenza e la British School at Rome per l’attuazione dell’Herculaneum Conservation Project finanziato dal Packard Humanities Institute è stato rinnovato il 6 Agosto 2009 (contratto n. 104) sulla base della delibera n. 312 del C.d.A. del 17 Luglio 2009. Il nuovo contratto prescrive, fra l’altro, che BSR si im-pegni non solo a realizzare opere, ma anche ad eseguire progettazioni per conto della So-printendenza che, sempre sulla base di quan-to stabilito dal contratto, appalterà le opere così progettate.

Questa progettazione è a supporto di due distinti ambiti relativi al sito di Ercolano e che riguardano: 1) l’uso dei fondi ordinari SANP gestiti dal Soprintendente per le opere di ma-nutenzione e le infrastrutture; 2) l’uso dei fondi gestiti direttamente dal Commissario Delegato ex O.P.C.M. 3795/2009 per i proget-ti di messa in sicurezza, restauro e valorizza-zione con maggiori ricadute sul miglioramen-to dell’offerta al pubblico.

Il rinnovato contratto di sponsorizzazione prescrive inoltre che di anno in anno BSR e lo staff tecnico scientifico di SANP, costituito dal Direttore degli Scavi di Ercolano nonché Responsabile del Procedimento del Contratto e dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico della SANP sede di Pompei, individuino nell’ambi-to del Progetto HCP gli interventi e le attività da svolgersi per la conservazione e la valoriz-zazione del Sito.

In linea con quanto prescritto, al fine di rafforzare le strategie conservative già in atto per i progetti di restauro e valorizzazio-ne, si è pertanto deciso, a partire dal bien-nio 2010/2011, che, oltre agli interventi di manutenzione programmata e straordinaria sulle strutture e sugli apparati decorativi che BSR realizzerà a propria cura e spese, la So-printendenza eseguirà con propri fondi ulte-riori attività di manutenzione programmata, i cui costi di progettazione sono però coper-ti da BSR; contestualmente, con i fondi del Commissario Delegato, verranno eseguiti al-cuni interventi particolari più in linea con i temi della sicurezza, della fruizione pubblica e della valorizzazione quali la sistemazione complessiva dell’Antica Spiaggia, con conte-stuale collegamento alla Villa dei Papiri attra-verso il tunnel di Vico Mare e valorizzazione dell’intero percorso, e la manutenzione stra-ordinaria delle pavimentazioni a mosaico di tutte le zone normalmente aperte al pubbli-co. Una sintesi esauriente delle principali at-tività e opere realizzate nell’ambito dell’HCP

nel corso del 2009 è presentata qui di segui-to a cura dei responsabili dei vari settori di intervento.

maria Paola Guidobaldi

Introduzione

L’Herculaneum Conservation Project (di se-guito “HCP”), un’iniziativa del Packard Hu-manities Institute in collaborazione con la British School at Rome e la Soprintenden-za Speciale per i Beni Archeologici di Napo-li e Pompei (di seguito “SANP”), anche nel 2009 ha continuato a dare assistenza a SANP per la ricerca e l’individuazione dei principa-li fattori di degrado che minacciavano la so-pravvivenza del sito archeologico di Ercola-no, per fornirlo di solide infrastrutture e per sviluppare le tecniche conservative più op-portune per il sito. In particolare, facendo seguito alla campagna continuativa di opere mirate alla regimazione delle acque, i prin-cipali obiettivi dei lavori eseguiti in questa annualità sono stati la sostituzione di una se-rie di coperture moderne danneggiate, l’ap-prontamento di una rete di drenaggio secon-daria che collegasse la rete primaria a valle del Cardo III e del Cardo V, attivata nei lavo-ri degli anni precedenti, ed un’altra più con-sistente rete drenante che interessa la zona dell’Antica Spiaggia, progettata per separare le acque bianche dalle acque nere, al fine di eliminare queste ultime attraverso un sistema di pompaggio, mentre le prime vengono riu-tilizzate all’interno del sito. Con il procedere di queste opere, sono emersi numerosi nuovi elementi archeologici. Di particolare impor-tanza si è rivelata la scoperta delle travi e del manto di copertura del tetto della Casa del Rilievo di Telefo, compresi alcuni pannelli dipinti che facevano parte della controsoffit-tatura. Un secondo punto focale del proget-to ha riguardato l’angolo nord-ovest del sito, per il quale è stato intrapreso uno studio di fattibilità per il potenziale futuro scavo della Basilica Noniana e per l’apertura del cunico-lo che collega il decumano massimo al Tea-tro. In questa fase sono emerse importanti testimonianze circa la storia delle precedenti attività di scavo dei cunicoli nel sito, che in-dicano la presenza di esplorazioni preceden-ti all’epoca borbonica e che possono esse-re riferite all’epoca medievale. Le principali scoperte fatte in questi ambiti sono riassunte nel seguente rapporto.

andrew wallaCe-Hadrill

Direttore dell’HCP

IL PROGRAMMA DI CONSERVAZIONE

È appropriato dire che la causa principale del processo di rapido degrado del sito archeo-logico nel XX secolo fu il progressivo arre-

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150 Attività di ricerca nell’area vesuviana

starsi delle attività di cura continua ad Erco-lano negli anni ’80. Con gran parte dei lavori per la messa in sicurezza e la stabilizzazione del sito già svolti nell’ambito della campagna di “emergenza” 2005-2008, il programma di conservazione di HCP del 2009 ha ottenuto migliori condizioni di stabilità del sito grazie alle quali SANP, con proprie risorse gestionali e finanziarie, potrebbe definitivamente rista-bilire un programma di manutenzione conti-nua. Dal 2009, la futura gestione di “routine” del sito è stata resa più perseguibile con la si-stemazione di ulteriori infrastrutture critiche, cominciando inoltre a sviluppare e verificare strategie di manutenzione complete ed effica-ci dal punto di vista economico (si veda Pesa-resi di seguito). Il sostegno di specialisti quali archeologi e geologi per la ricerca di base, lo scavo, la documentazione e per lavori di puli-zia archeologica e catalogazione ecc. ha con-tinuato ad avere un ruolo centrale nelle atti-vità del progetto (vedi Camardo di seguito).

La co-programmazione HCP-SANP della strategia di conservazione pianificata su sca-la urbana è stata concretamente avviata nel 2009, con il rinnovo del Contratto di Spon-sorizzazione firmato a luglio, che ha confer-mato il graduale trasferimento delle attività sul sito dalla gestione da parte della British School at Rome, nell’ambito dell’iniziativa HCP, alla gestione diretta da parte di SANP, con il sostegno per la progettazione e la su-pervisione dei lavori da parte del team HCP nel prossimo biennio.

Oltre alla campagna di lavori sul sito, il 2009 ha testimoniato il crescente investimen-to nel programma del progetto della ricer-ca scientifica e delle prove di conservazione, che coinvolge un gruppo interdisciplinare di specialisti sostenuti da numerose collabora-zioni con ricercatori locali, nazionali ed inter-nazionali; il programma è rivolto a problemi conservativi diffusi e/o complessi e rende di-sponibili modelli di progettazione e metodo-logie di conservazione collaudate per il fu-turo trasferimento di gestione a SANP. Come negli anni precedenti, è stata data inoltre im-portanza al completamento della documen-tazione del sito (quest’anno sotto forma di rilievi topografici nell’area dei “Nuovi Scavi”, della Villa dei Papiri e degli edifici adiacenti) ed allo sviluppo del potenziale della banca dati GIS del progetto che raccoglie i risulta-ti, così che le informazioni immesse possano venire consultate e gestite in modo accessibi-le e favorire attivamente la futura progettazio-ne di interventi di conservazione. Infatti, nel 2009 il progetto GIS ha iniziato a dimostrare di essere davvero un efficace strumento inte-rattivo di lavoro per gestire il sito e program-mare i lavori grazie ad un intenso program-ma sia di recupero che di immissione di dati.

E come negli anni precedenti, il project team continua a dare priorità alla condivisio-ne dei risultati del progetto con una plurali-tà di gruppi d’interesse, alla promozione di una molto maggiore attenzione verso il sito e all’identificazione di nuove forme di colla-borazione con il Centro Herculaneum, contri-

buendo a garantire in questo modo prospet-tive positive nel lungo termine per il sito di Ercolano.

Jane tHomPson

Project Manager dell’ HCP

LE ATTIVITà SUL SITO NEL 2009

Nel corso del 2009, si sono svolti numerosi in-terventi volti alla tutela e alla salvaguardia del sito archeologico di Ercolano, che hanno ri-guardato sia le strutture (murature, coperture, ecc.), sia le decorazioni (affreschi, pavimen-tazioni), sia infine le infrastrutture (viabilità di accesso per la manutenzione, fognature). Sono stati amministrati quattro appalti e di-rette due imprese specializzate e un’associa-zione temporanea di imprese. Mentre le ope-re di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture archeologiche e quelle di ripri-stino delle infrastrutture fognarie sono prose-guite in continuità con quanto realizzato ne-gli anni precedenti, nel 2009 si è svolta una nuova campagna di interventi per tipologia sulle coperture e sui solai, per la loro ripara-zione e sostituzione. Per quanto riguarda gli apparati decorativi, mentre si è svolto un lot-to parallelo di interventi negli ambienti inte-ressati dalle opere sulle coperture, sono sta-te anche realizzate numerose operazioni per la messa in sicurezza delle decorazioni pa-vimentali e parietali nell’edificio delle Terme suburbane, in vista di una sua possibile ri-apertura al pubblico, anche parziale. Infine, nell’ambito di uno studio di fattibilità per lo scavo della Basilica Noniana, sono state svol-te opere finalizzate all’indagine archeologica e al chiarimento delle dinamiche di degrado degli apparati decorativi presenti nei cunico-li borbonici.

Molte delle opere realizzate, pur essen-do di diversa natura, hanno richiesto indagini archeologiche che hanno fornito informazio-ni spesso di notevole importanza. Di seguito vengono approfonditi alcuni degli interventi che hanno comportato le indagini archeolo-giche di maggiore interesse.

Paola Pesaresi domeniCo Camardo Architetto HCP e Archeologo HCP

SEZIONE I: GESTIONE DELLE ACQUE

Interventi sulle coperture e per la raccolta e l’allontanamento delle acque piovane dall’area archeologica

Come naturale proseguimento delle campa-gne di intervento sulle strutture e infrastrut-ture durante gli anni 2005-2008, e una volta resa operativa la rete primaria di fognature, nel 2009 sono stati avviati una serie di inter-venti su coperture e solai e altre opere re-lative alla raccolta e all’allontanamento del-

le acque piovane. Infatti, il completamento della riconversione delle fognature antiche su cardo III e V e lungo il Decumano Massi-mo permetteva di raccogliere, finalmente in modo controllato, le acque provenienti dal-le coperture.

Per tutta la durata dell’anno 2009 quin-di sono stati svolti lavori di straordinaria ma-nutenzione su coperture e solai del sito ar-cheologico, seguendo un innovativo sistema di intervento ‘a pioggia’ che segue un mecca-nismo di priorità basato sul livello di degra-do e ottimizza le operazioni secondo stan-dard ripetibili. Le coperture e i solai scelti per questo progetto pilota presentavano caratte-ristiche di ripetibilità che hanno consentito l’adozione di tali standard, mentre sono stati esclusi gli ambienti che presentavano proble-matiche specifiche. L’approccio innovativo ha interessato la progettazione in senso stretto ma anche la gestione generale dell’appalto, dalla documentazione contrattuale alle pro-cedure di gara e all’organizzazione del can-tiere. A conclusione dell’appalto, sono state ripristinate le coperture/solai di 18 ambienti, per un totale di mq 340,00. Contemporanea-mente sono stati condotti numerosi interventi di messa in sicurezza degli apparati decorati-vi negli ambienti ove andavano svolte le ope-re alle coperture, per garantire che le deco-razioni non subissero eventuali danni dovuti alle lavorazioni edili.

In parallelo sono state eseguite le ope-re necessarie per l’allargamento e il migliora-mento funzionale della rete fognaria principa-le. In particolare sono stati scavati e collegati i rami secondari principali del III cardo, sia mettendo in luce quanto esistente (ramo nel corridoio di servizio delle Terme Centrali) sia con la creazione di nuove condotte (ramo nel peristilio della Casa dell’Albergo). Questi rami secondari erano stati individuati e progettati perché potenziali collettori di acque da nu-merose coperture, sia esistenti sia in corso di progettazione. Inoltre, nel caso del corrido-io di servizio delle Terme Centrali, si voleva-no sperimentare nuove tipologie di massetti impermeabilizzanti per aree dove il ristagno rappresenta la principale causa di degrado delle murature e degli affreschi a loro col-legati. Sia nel corridoio delle Terme sia nel peristilio della Casa dell’Albergo i lavori han-no permesso di realizzare indagini archeolo-giche che hanno chiarito maggiormente sia le fasi costruttive sia l’uso antico degli ambienti (vedi sotto).

Paola Pesaresi

Architetto HCP

Indagine archeologica nel corridoio di servizio (amb. 14) delle Terme Centrali di Ercolano

I lavori nel corridoio di servizio (amb. 14) delle Terme Centrali di Ercolano sono stati

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Ufficio scavi di Ercolano 151

finalizzati alla realizzazione dei massetti di pendenza destinati a convogliare l’acqua pio-vana nel ramo fognario che attraversa il corri-doio di servizio per riversarsi nella fogna del III Cardo (fig. 1).

Nella zona prospiciente il vano d’acces-so tra il corridoio di servizio e l’apoditerium del settore maschile delle terme, la necessità di realizzare due piccole tracce per il posi-zionamento di griglie per la raccolta dell’ac-qua piovana ha permesso di riportare in luce il battuto pavimentale d’epoca romana e un pozzetto di scarico (fig. 1.B) legato al ramo fognario che corre al disotto del corridoio di servizio delle terme.

Il riempimento del pozzetto era compo-sto da strati alternati di cenere e terra frammi-sta a materiali antichi e presentava uno spes-sore di circa 40 cm. Nonostante le dimensioni esigue del pozzetto (75×45 cm) lo scavo ha permesso di recuperare, grazie alla setaccia-tura, numerosi reperti archeologici inquadra-bili negli anni immediatamente precedenti l’eruzione (fig. 2).

Tra i materiali rinvenuti meritano menzio-ne sette monete di bronzo, molti frammenti di lucerne, vetro e ceramica a pareti sottili, nonché un dado in osso lavorato e diver-se centinaia di tessere di mosaico bianche e nere, probabilmente scaricate nel pozzetto in seguito a qualche intervento antico sui mo-saici delle terme.

Il concentrarsi di attività archeologiche in questa zona delle terme ha permesso anche il riesame del piccolo ambiente (fig. 1.A) visi-

bile a sinistra del vano d’accesso al corridoio di servizio (amb. 14) entrando dall’apodite-rium (fig. 3).

La pulizia del piano pavimentale ha per-messo di mettere in evidenza un foro qua-drato nella pavimentazione collegato diret-tamente al condotto fognario che corre al disotto del corridoio. Si è potuto pertanto identificare l’ambiente con una piccola latri-na, destinata con molta probabilità al perso-nale di servizio delle terme. La struttura era composta da un box quadrangolare in mura-tura di 1,40×1,90 m al quale si accedeva da una porta aperta sul lato sud, della quale re-sta la soglia in pietra lavica.

La quota di realizzazione dei massetti del-le pendenze moderni ha reso indispensabile anche la pulizia dell’interno dei praefurnia (fig. 1.C).

Nel forno collegato al settore femminile delle terme è stato trovato ancora in situ lo strato di cenere legato all’uso della struttura. La presenza di questo strato conferma l’ipo-tesi del Maiuri che le terme fossero in piena attività al momento dell’eruzione.

I due forni, almeno nell’ultima fase di vita, non erano comunicanti, come testimo-nia sia la traccia del muro divisorio che le di-verse pavimentazioni.

Proseguendo i lavori di sistemazione del massetto lungo il corridoio di servizio si è giunti nella zona sottostante la scala in legno (fig. 1.D) posta a sinistra dell’ingresso sul IV Cardo (civico 10).

La pulizia ha evidenziato che al di sotto della scala vi era ancora una parte del fan-

go vulcanico dell’eruzione del 79 d.C. Rimos-so questo residuo vulcanico sono stati indivi-duati diversi scarichi di materiale (soprattutto cenere e pietre) qui accumulati negli anni precedenti l’eruzione. La presenza di questi scarichi a diretto contatto con il piano antico suggerisce la funzione di questo spazio come piccola “discarica” o deposito di cenere e ma-teriale edilizio. Su questo materiale accumu-lato fu poi poggiata anche la parte inferiore di una macina (meta) in pietra lavica (fig. 4).

In origine lo spazio del sottoscala non do-veva essere destinato a questo scopo, come ha dimostrato l’individuazione di un pozzo nell’angolo sud-ovest. Il pozzo, a sezione cir-colare (diametro di circa 80 cm), fu realizza-to, probabilmente per attingere acqua dalla falda prima della costruzione del muro me-ridionale del sottoscala, che infatti taglia in parte il pozzo

In una seconda fase fu cambiata la desti-nazione d’uso della struttura che fu trasfor-mata in un pozzo d’assorbimento. La bocca fu chiusa da due grossi blocchi di tufo ros-siccio. Inoltre nell’angolo del muro, al lato del pozzo, fu murato un tubulo di terracot-ta proveniente dal primo piano dell’edificio. Questo sottopassava il tappo in tufo e sca-ricava all’interno del pozzo i residui di una latrina che doveva trovarsi al primo piano, come mostrano i depositi organici ancora vi-sibili all’interno del tubo.

domeniCo Camardo mario notomista Archeologo HCP

e Archeologo Assistente HCP

1. Posizionamento dell’intervento di scavo all’interno del corridoio di servizio delle Terme Centrali di Ercolano. Campito in grigio il percorso fognario. A: la latrina di servizio. B: pozzetto di scarico. C: praefurnia. D: sottoscala.

2. La setacciatura del riempimento del pozzetto con il recupero dell’abbondante materiale del riempimento.

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152 Attività di ricerca nell’area vesuviana

Indagine archeologica nel braccio est del peristilio della Casa dell’Albergo

Dopo aver realizzato i lavori di pulizia e mes-sa in funzione della fogna antica che corre sotto il basolato del III Cardo sono stati ese-guiti i lavori riguardanti la rete fognaria se-condaria nel braccio est (amb. 57 ex 66) del peristilio della Casa dell’Albergo, secondo il progetto elaborato dagli ingegneri idraulici del Progetto HCP (Studio Massari) (fig. 5).

Questo nuovo ramo di fognatura serve a convogliare nella fogna del III Cardo le ac-que piovane di questa zona della casa e quel-le provenienti dai solai delle case adiacenti (Casa dello Scheletro, Casa dell’Ara Laterizia, Casa dell’Erma di Bronzo).

La creazione di questo ramo secondario con il posizionamento dei tubi di scarico e dei pozzetti d’ispezione ha richiesto il pre-ventivo scavo archeologico del tracciato.

La fase di pulizia iniziale ha permesso di mettere in luce un battuto di malta e terra frammisto a materiale ceramico che costituiva lo strato di preparazione del piano pavimen-tale antico in uso nel 79 d.C.

Questa verifica ha dimostrato l’assenza in questa area della pavimentazione originaria.

Si è quindi proceduto alla realizzazione di un saggio nell’angolo nord-orientale del pe-ristilio, a ridosso del muro perimetrale che divide la Casa dell’Albergo dal III Cardo, per verificare se vi fosse qualche impedimento alla messa in opera dei tubi di scarico nel punto di innesto del tracciato nella fogna che corre sotto la strada.

Il programma ha previsto la realizzazio-ne di un saggio stratigrafico di circa 1,50×3 m a ridosso del muro perimetrale della domus, fino alla quota prevista per la messa in opera dei tubi in modo da sottopassare poi il mar-ciapiede e giungere nella fogna attraverso un carotaggio.

Procedendo stratigraficamente con lo sca-vo è stato rimosso il citato livello di prepa-razione che ha restituito materiali databili in epoca Flavia.

Al di sotto è stato rinvenuto un piano di calpestio più antico costituito da un battu-to di terra di colore marrone, molto com-patto. Questo strato poggia contro il muro perimetrale della Casa dell’Albergo, che è in opera incerta di ciottoli calcarei e pie-tra lavica legata con malta. Nel piano di battuto fu realizzato un pozzo circolare di circa 1,80 m di diametro (individuato solo per metà nella trincea di scavo), che servi-va probabilmente per attingere acqua dalla falda. Questa ipotesi sembra essere sugge-rita anche dalla presenza, proprio in pros-simità della bocca, di tre buche, una con all’interno pietre di rincalzo, che dovevano servire ad alloggiare dei pali probabilmen-te funzionali alla messa in opera di un ver-ricello (fig. 6).

Il pozzo era riempito fino al colmo con materiali di scarico ed era tappato da un con-glomerato di pietre di tufo legate con malta povera di calce.

La rimozione del battuto di terra marrone in cui era stato realizzato il pozzo ha restitui-

to frammenti ceramici e di intonaco dipinto databili alla metà del I sec. d.C.

Quindi nell’area di quello che sarà il pe-ristilio della Casa dell’Albergo, alla metà del I sec. d.C. esisteva già il muro perimetrale che divideva la casa del III Cardo e che in questa zona recingeva uno spazio, proba-bilmente scoperto, pavimentato con un bat-tuto di terra nel quale era stato scavato un pozzo. Questo fu riempito quando fu rea-lizzato il piano pavimentale d’età Flavia in fase con la costruzione del portico, forse in un momento di complessiva ristrutturazio-ne della casa.

Con la rimozione del battuto di terra è stata riportata in luce la fossa di fondazione del muro perimetrale della Casa dell’Alber-go che è tagliata direttamente in un sottile strato bruno che è il risultato della pedo-genizzazione del deposito di cinerite com-patta dell’eruzione vesuviana delle “Pomici di Avellino” (1760 a.C.). Unica altra presen-za antropica tagliata in questo sottile strato è una fossa poco profonda nella quale era presente uno strato di bruciato e di concot-to, con alcune grosse pietre poste sul margi-ne sud. Dallo scavo di questo focolare ven-gono alcuni frammenti di ceramica a vernice nera di fine III - inizi II sec. a.C. che appaio-no come i più antichi elementi antropici re-stituiti dallo scavo.

domeniCo Camardo

mario notomista

Archeologo HCP e Archeologo Assistente HCP

3. I resti del box-latrina nel corridoio di servizio delle Terme Centrali di Ercolano.

4. La scala nel corridoio di servizio delle Ter-me Centrali e, in parte visibili nel sottoscala, gli strati di cenere, di materiale edilizio e la metà inferiore di una macina qui accumulati in an-tico.

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Ufficio scavi di Ercolano 153

SEZIONE II: L’ANTICA SPIAGGIA

I lavori di risanamento dell’antica spiaggia e i primi passi verso la sua valorizzazione

I lavori di risanamento e regimazione delle acque disperse e sorgive dell’antico litorale, iniziati nell’autunno 2008 nella porzione ad est del ponte di attraversamento, sono prose-guiti fino alla fine di luglio del 2009.

Il programma delle opere, che inizial-mente mirava solamente alla razionalizzazio-ne del sistema di raccolta delle acque, al con-seguente risanamento del fondo melmoso e all’abbattimento dei costi di manutenzione dovuti al diserbo della vegetazione infestante, si è evoluto, nel corso del 2009, in un piano più complesso di recupero funzionale della spiaggia e di messa in valore della stessa. In questo nuovo quadro, mentre studi e proget-tazione mettevano a fuoco quanto necessario

agli obiettivi complessivi, le opere in corso sono state riorganizzate per dare spazio mag-giore a operazioni di lungo termine, a inter-venti pilota, ad approfondimenti archeologici e ad iniziative con finalità di valorizzazione.

Per quanto concerne l’opera di regimazio-ne delle acque, sono stati completati gli inter-venti per la raccolta delle acque limpide e per il loro riutilizzo nel nuovo impianto crea-to da SANP per usi interni. I punti di maggio-re emissione di acque sorgive sono stati in-fatti canalizzati e le acque raccolte in nuove vasche, da cui un nuovo sistema di pompe, allacciandosi all’esistente, permette di convo-gliarle nell’impianto di ridistribuzione.

Contemporaneamente, il banco tufaceo che giaceva sotto una coltre melmosa è stato messo in luce con il controllo degli archeo-logi HCP e rilevato con l’uso della stazione totale e della foto-mappatura. Per ottimizza-re il drenaggio delle acque disperse, gli av-vallamenti e le fosse antropiche emerse nel banco tufaceo sono stati ricolmati con l’uso di getti di malte pozzolaniche, con funzione leggermente idraulica ma facilmente asporta-bili secondo necessità nel futuro. A fine lavo-ri, l’intero sistema di raccolta, sia diretta sia drenante è stato messo in funzione e il fondo tufaceo risultava asciutto, con il solo ristagno parziale delle acque di provenienza meteori-ca, che potrà essere risolto solo con il futuro ricolmaggio drenante.

In parallelo sono state svolte opere di so-struzione della scarpata sud, che si imposta-va sulle sabbie antiche e che di conseguen-za mostrava, a pulizie avvenute, una linea di

5. In grigio il posizionamento della traccia realizzata nel braccio est del peristilio della Casa dell’Al-bergo.

6. Lo scavo nell’angolo nord-orientale del pe-ristilio con il piano di calpestio in terra battu-ta che pavimenta l’area. In primo piano le tre buchette in fase con il pozzo circolare, scavato solo per metà del diametro. In alto a destra una buca moderna.

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154 Attività di ricerca nell’area vesuviana

erosione consistente al piano antico. La sot-tomurazione ha quindi eliminato non solo il pericolo sul lungo termine di perdita di com-pattezza della scarpata, ma anche risolto il problema del contenimento delle sabbie anti-che che si trovano ancora sotto la coltre vul-canica.

Nell’ambito dei lavori finalizzati alla valo-rizzazione dell’antico lido, è stata rimossa la puntellatura fatiscente messa in opera circa venti anni fa a sostegno delle volte del pia-no inferiore della Casa del Rilievo di Telefo. La sistemazione di quest’area ha permesso di fare luce sulle dinamiche che avevano porta-to al crollo parziale della struttura successivo agli scavi e di mettere in opera una nuova struttura di sostegno conforme alle sollecita-zioni della struttura rimanente.

Ancora grazie alla pulizia del piano an-tico sono emersi in quest’area i residui del crollo della copertura del cosiddetto “Salone dei marmi” (amb. 18) della Casa del Rilievo di Telefo (vedi sotto).

Paola Pesaresi

Architetto HCP

Lo scavo e il recupero del tetto in legno dell’amb. 18 della Casa del Rilievo di Telefo

Nel corso dei nostri lavori per la regimazione delle acque piovane e sorgive nell’angolo sud dell’antica spiaggia di Ercolano abbiamo po-tuto scavare una parte del litorale ercolane-se che non era stata stravolta dagli interventi

che nel corso degli anni si sono succeduti in quest’area.

Infatti nella zona compresa tra l’ango-lo sud delle Terme e l’Ala meridionale del-la Casa del Rilievo di Telefo abbiamo avuto modo di asportare circa un metro di fango solidificato dell’eruzione del 79 d.C., ripor-tando in luce un imponente crollo di legni che, grazie alle peculiarità del seppellimento, risultano perfettamente conservati.

Questi elementi al momento dello sca-vo apparivano caoticamente ammassati uno sull’altro ed erano inglobati completamente in due strati di fango sovrapposti caratteriz-zati da diverso colore, granulometria e com-pattezza. I legni che erano posizionati più in alto ed erano coperti dal fango più duro di colore giallo a granulometria doppia, sono stati recuperati completamente carbonizzati, mente quelli del livello più basso, di colore grigio, meno duro e di grana fine, sono ap-parsi privi di segni di bruciatura o carboniz-zazione, ma si presentavano sostanzialmente come legno vivo.

Allo stato attuale delle ricerche non sia-mo in grado di definire con certezza per quale motivo si sia verificato questo feno-meno. Sembra convincente l’ipotesi, avan-zata dai geologi del Progetto HCP, secondo la quale il processo di carbonizzazione del legno sia avvenuto, in determinate condi-zioni, in una fase post deposizionale, quan-do i reperti erano già avvolti nella coltre di fango che, a seconda della sua composizio-ne e grado di permeabilità, ha innescato o meno questo fenomeno. Questa teoria sem-bra essere confermata dalla scoperta di le-

gni che erano inglobati in parte dello stra-to giallo più compatto ed in parte da quello grigio più morbido. Questi infatti si mostra-vano carbonizzati limitatamente alla porzio-ne immersa nello strato superiore di colo-re giallo.

Si deve per tanto desumere che al mo-mento della loro caduta sulla spiaggia i le-gni fossero tutti non carbonizzati e soltanto successivamente, quelli coperti dalla seconda ondata di fango, hanno subito nel corso del tempo un lento fenomeno di carbonizzazio-ne, al quale ha sicuramente contribuito anche la circolazione delle acque all’interno del de-posito vulcanico.

Le indagini archeologiche hanno permes-so anche di ricostruire la dinamica del crol-lo. Il tetto sembra essersi rovesciato a causa dell’ “effetto a ventosa” provocato dal primo flusso di fango che lo ha strappato dal colmo dei muri, ribaltato e scaraventato sulla spiag-gia. Infatti al di sotto delle travi, a diretto con-tatto con la sabbia dell’antica spiaggia, sono stati individuati numerosi frammenti di tegole appartenenti al manto di copertura e tufelli appartenenti alle parti alte delle pareti divelte insieme alle travi.

Lo studio preliminare di reperti lignei, eseguito durante le fasi di scavo, ha permes-so di stabilire che essi erano pertinenti all’or-ditura primaria e secondaria del tetto del co-siddetto “Salone dei marmi” (amb. 18) della Casa del Rilievo di Telefo (figg. 7-8).

In particolare sono riemersi, dalla coltre di fango che li inglobava, oltre a grosse travi a sezione rettangolare anche travetti più pic-coli a sezione quadrata o circolare e altri ele-

7-8. L’impressionante accumulo dei legni del tetto durante le fasi di scavo.

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Uffi cio scavi di Ercolano 155

menti lignei tra cui assi e pannelli decorati, probabilmente da riferirsi alla controsoffi tta-tura della sala.

Le travi più grandi, tutte a sezione rettan-golare, hanno una lunghezza di circa 7 m, mentre quelle più piccole a sezione quadra-ta presentano una lunghezza pari a circa 2,5 m. Sia su quelle più lunghe che su quelle più corte sono ben evidenti i segni di lavorazione ed in particolare gli incastri. Alcune presenta-no le due facce corte tagliate a 45°, altre in-vece incavi rettangolari.

I travetti più piccoli hanno dimensioni va-riabili. È stato possibile riconoscerne due tipi ben distinti. Il primo è costituito da legni a sezione quadrata che hanno una lunghezza pari a circa 2,5 m. Il secondo tipo, invece, è costituito da travetti a sezione circolare che variano dai 2 ai 3 m di lunghezza. I primi conservano tracce di incastri, mentre quelli a sezione circolare sono quasi tutti privi di questi elementi.

Le ampie dimensioni della sala (amb. 18) e gli incassi a 45° visti su alcuni degli elemen-ti lignei appena descritti hanno suggerito l’i-potesi che il tetto fosse a doppio spiovente con capriate.

Le travi maggiori di lunghezza pari a 7 m circa, che costituivano le catene delle ca-priate, erano incassate direttamente nei muri perimetrali est ed ovest dell’edifi cio consen-tendo così di coprire con la loro luce l’intera larghezza della sala.

Come testimoniano alcuni pannelli in le-gno rinvenuti nello scavo, la struttura portan-te del tetto non era visibile dall’interno della sala in quanto era nascosta da un raffi na-ta controsoffi ttatura, della quale lo scavo ha consentito di recuperare sia parti del telaio, sia elementi decorati e dipinti.

Allo stato attuale della ricerca non pos-siamo stabilire con certezza lo schema deco-rativo del controsoffi tto, anche se è possibile dire che doveva avere delle zone enfatizzate dalla presenza di lacunari delimitati da cor-nici a dentelli che potevano trovare rispon-denza nella complessa articolazione del pa-vimento marmoreo dell’ambiente. Una zona del controsoffi tto era decorata da pannelli con motivi fl oreali a rilievo in legno e rav-vivati da una vivace policromia nella quale spiccano il bianco, il nero, l’azzurro il rosso (fi gg. 9-10).

La scarsità di chiodi ed altri elementi in ferro, fatta eccezione per poche grappe, la-scia supporre che tutto il sistema di copertu-ra fosse bloccato da ad una serie di incastri di varia foggia che sono stati trovati su quasi tutti i reperti.

La porzione di tetto recuperata dai nostri scavi è pari a circa 55 mq, mentre sappiamo che altri parti del tetto sono sicuramente an-cora sepolte sotto l’alta sponda di materiale vulcanico su cui corre il viale d’accesso allo scavo, mentre foto degli anni ’80 e ’90 rive-lano che durante quei lavori furono rinvenu-ti numerosi altri elementi del tetto, sia lun-ghe travi che travetti, oltre a 2 cornici ed un pannello decorato con elemento vegetale a

rilievo, simile a quello riportato in luce nel corso delle nostre indagini. Tutti questi ele-menti furono rimossi ed il solo pannello è ancora presente nei depositi della SANP ad Ercolano.

Dopo aver realizzato un attento lavoro di scavo di tutti gli elementi si è provveduto alla numerazione dei reperti ed alla realizzazio-ne di un rilievo con laser scanner 3d di tutto il crollo, in modo da avere un modello tridi-mensionale dei reperti.

Si è poi provveduto al lavoro di scavo an-notando oltre alla posizione anche i rapporti stratigrafi ci tra i diversi reperti.

Ogni reperto è stato poi fotografato nelle diverse facce, misurato e sono stati annotati gli incassi presenti e le eventuali tracce di colore.

Si è poi provveduto, con l’assistenza delle re-stauratrici del consorzio Pragma, alla pulizia di ogni reperto e ad un trattamento con bioci-da. I reperti sono stati impacchettati singolar-mente e identifi cati con il numero assegnato al momento della scoperta. Si è poi provveduto a trasportarli in una scaffalatura appositamen-te realizzata nel tratto fi nale del tunnel del-la “Rampa Martusciello”, dove rilevazioni sul-le condizioni ambientali e sul tasso di umidità presente avevano mostrato un microclima fa-vorevole alla conservazione dei reperti.

domeniCo Camardo

Archeologo HCPmario notomista

Archeologo Assist. HCP

9-10. Un pannello ed una cornice decorati a rilievo e con resti di policromia appartenenti alla con-trosoffi ttatura del Salone dei marmi (amb. 18) della Casa del Rilievo di Telefo.

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156 Attività di ricerca nell’area vesuviana

SEZIONE III: I CUNICOLI BORBONICI NELLA ZONA DELLA BASILICA NONIANA E DEL DECUMANO MASSIMO

Lavori di esplorazione e messa in sicurezza dei cunicoli borbonici nell’area della Basilica Noniana e del Decumano Massimo

Nell’ambito di un progetto multilaterale per il miglioramento dei confini tra il sito archeolo-gico e la città moderna è in corso di elabora-zione uno studio di fattibilità per valutare la possibilità di completare lo scavo della Basili-ca Noniana e per riqualificare di conseguen-za la porzione di margine del sito che occupa l’angolo nord-ovest del parco archeologico. Il programma prevede in parallelo una serie di interventi di riqualificazione e valorizzazione nel quartiere moderno soprastante realizza-ti con vari partner. Obiettivo principale dello studio di fattibilità è quello di individuare le alternative rilevanti di progetto e le possibili problematiche all’ipotesi di scavo.

Per chiarire alcune di queste proble-matiche, è stata effettuata durante il 2009 una campagna di interventi di esplorazione dell’edificio della Basilica, parzialmente sca-vato (parte del lato occidentale) negli anni ’60 del XX secolo. È stato quindi eseguito un lotto di lavori per la riapertura e la contempo-ranea messa in sicurezza dei cunicoli borbo-nici: queste opere erano necessarie per veri-ficare lo stato di conservazione delle strutture e degli apparati decorativi messi in luce nel XVIII secolo e poi riseppelliti e per ottene-re migliori informazioni sulla conformazione dell’edificio.

Sono state sperimentate diverse tecniche di disseppellimento controllato e di supporto del cielo dei cunicoli. Un’operazione del tutto simile è stata realizzata per la riapertura del grande cunicolo che corre in corrispondenza del Decumano Massimo, per valutare la fatti-bilità di un ricongiungimento diretto dal sito al Teatro con un passaggio sotterraneo. All’in-terno dei cunicoli della Basilica, grazie allo svuotamento, sono emersi affreschi straordi-nariamente conservati che sono stati messi in sicurezza per evitare dissesti e fratture lega-ti alla rimozione della terra che fungeva da supporto. Gli affreschi sono stati anche moni-torati per comprendere i meccanismi di dete-rioramento connessi con il cambiamento dei parametri di umidità e delle condizioni mi-croclimatiche proprie dei cunicoli.

Le prime conclusioni tratte dalle indagi-ni svolte con questo lotto di lavori confer-mano che l’ipotesi di uno scavo a cielo aper-to è l’unica che consentirebbe un trattamento adeguato per strutture e decorazioni; inol-tre, la conservazione degli apparati decora-tivi nei cunicoli aperti è risultata particolar-mente complessa e non perseguibile come soluzione permanente. Per quanto riguarda il cunicolo in asse con il Decumano Massimo,

il suo svuotamento si è rivelato complesso e l’andamento tortuoso, limitandone le ipotesi di praticabilità.

Paola Pesaresi

Architetto HCP

Svuotamento di alcuni cunicoli borbo-nici nell’area della Basilica Noniana di Ercolano

In vista di un possibile complessivo interven-to di lavori mirato alla riqualificazione del-la parte di città moderna intorno a Via Mare ed alla sistemazione dell’angolo settentriona-le del parco archeologico, si sta procedendo alla redazione di uno studio di fattibilità che comprenda anche lo scavo della Basilica No-niana, della quale è stato riportato in luce ne-gli anni ’60 del ’900 il solo lato meridionale. Dallo studio sta emergendo una serie di van-taggi che uno scavo complessivo dell’edificio potrebbe portare per aiutare a risolvere gravi problemi legati alla sua conservazione, dovu-ti all’attuale stato di scavo parziale ed all’in-stabilità della sezione di scavo. Per ottenere informazioni utili alla redazione del progetto nel corso del 2009 è stato eseguito un lotto di lavori. Si è partiti con una pulizia complessiva dell’area e con il parziale svuotamento di al-cuni cunicoli borbonici per acquisire ulterio-ri dati sulla forma della Basilica, il livello di conservazione delle strutture e degli apparati decorativi e per verificare la presenza di edi-fici addossati al lato settentrionale della stessa (fig. 11). Elemento quest’ultimo di vitale im-portanza per definire i limiti di un ipotetico intervento di scavo.

La pulizia lungo il lato meridionale della Basilica ha permesso di rinvenire, nei pres-si di una base di statua, due frammenti di lastre in marmo bardiglio di colore grigio (fig. 12), con venature tendenti all’azzur-ro, perfettamente confrontabili con le lastre rinvenute in epoca borbonica nella Basilica Noniana che recavano le dediche a mem-bri della famiglia dei Nonii Balbi. Il primo frammento misura 16×11 cm ed è spesso 2,2 cm; il secondo frammento misura 8×7 cm ed è spesso 2,3 cm circa. Su entrambi i frammenti le lettere recano chiare tracce di rubricatura.

Sul primo frammento si leggono, in maiu-scola capitale, le lettere

E·A·F· MNVCH

Tra le lettere E, A ed F si nota un segno di interpunzione a forma di virgola. Tra le lettere del secondo rigo non si rilevano se-gni di interpunzione. Al secondo rigo dopo la C si riconosce l’apicatura di una quarta lettera che, con tutta probabilità, potrebbe essere il resto della stanghetta verticale di una H.

Il secondo frammento di iscrizione (fig. 13) ha restituito la parte inferiore di altre due lettere in maiuscola capitale: I C.

Nonostante l’esiguità dei due frammenti una serie di elementi concorrono a inquadra-re in maniera abbastanza precisa l’iscrizione. La prima lettera del primo frammento è si-curamente la vocale finale di un nome fem-minile al dativo singolare, seguita dalla ab-breviazione A(uli) f(ilia). Al secondo rigo c’è

11. Planimetria della Basilica Noniana con evidenziati il cunicolo 1 che corre lungo il lato W dell’am-biente absidato ed il cunicolo 2 che si sviluppa all’esterno della basilica.

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Uffi cio scavi di Ercolano 157

la parte iniziale della parola Nuche(rini). Le due lettere del secondo frammento potrebbe-ro riconnettersi al nome del personaggio og-getto della dedica. Più problematica come si vedrà dopo la presenza della M. Sulla scorta di questi elementi si propone come possibile scioglimento dell’iscrizione la formula qui di seguito riportata:

[V]ic[iria]e·A(uli)·F(iliae)·M[atri BalbiArchaidi] /Nvch[erini]

Se lo scioglimento si rivelasse corretto si avrebbe un’importante conferma dell’esi-stenza, accanto alla statua di Viciria, madre di Nonio Balbo, eretta dagli Ercolanesi decu-rionum decreto, di una seconda statua eret-ta dai cittadini di Nuceria, città natale di No-nio Balbo.

La statua di Viciria dedicata dagli Ercola-nesi3 fu trovata negli scavi borbonici il 22 giu-gno del 1739, con la relativa iscrizione: Vici-riae A(uli) F(iliae) Archaid(i) / Matri Balbi / D(ecurionum) D(ecreto)4.

Dal testo dell’iscrizione rinvenuta duran-te gli scavi settecenteschi si evince un dato problematico. Nella redazione della dedi-ca da parte dei cittadini di Ercolano al nome Viciria seguono subito il patronimico ed il cognomen. Nel caso del frammento prove-niente dai nuovi scavi, invece, dopo il patro-nimico ci sarebbe l’inserzione tra il patroni-mico e il cognomen, della identifi cazione del personaggio quale mater Balbi, quasi come si trattasse di un inciso.

Aldilà del problema del possibile sciogli-mento dell’iscrizione essa costituisce un’ulte-riore ed importante prova della validità della ricostruzione della Allrogen-Bedel sulla pro-venienza del ciclo statuario dei Nonii Balbi da questo edifi cio, che dunque va identifi cato con la Basilica Noniana5.

A questi dati si è poi aggiunto il rinve-nimento, nella stessa zona del primo, di un secondo frammento (fi g. 13). Si tratta di un frammento di marmo bardiglio dello stes-so spessore del precedente, dove si leggono le lettere IC. Il frammento non attacca con il precedente, ma potrebbe appartenere alla stessa epigrafe.

Particolarmente interessante si è rivelato lo svuotamento di alcuni metri di un cunico-lo che corre lungo il muro perimetrale nord dell’ambiente absidato che si trovava sul lato ovest della Basilica (fi g. 14).

Lo scavo del suddetto cunicolo presenta alcune diffi coltà dovute essenzialmente alle sue dimensioni piuttosto anguste (largh. 70 cm; alt. 250 cm ca), e soprattutto perché la parete sud e la volta del cunicolo sono co-stituite da grandi elementi murari in crollo, sovrapposti ed incastrati gli uni con gli altri. La parete nord del cunicolo è formata inve-ce dal muro dell’ambiente e conserva an-cora la sua decorazione pittorica con una ricca composizione architettonica di IV sti-le, il cui centro era costituito da un’edicola inquadrata da colonne scanalate di ordine

ionico. Al centro dell’edicola si è conserva-to un quadro raffi gurante un paesaggio sa-crale (fi g. 15).

La decorazione pittorica poggiava in ori-gine su un’alta zoccolatura in crustae marmo-ree, asportata in epoca borbonica. Particolar-mente complesso è stato il lavoro di messa in sicurezza degli intonaci che minacciava di crollare a causa della mancanza delle citate lastre di marmo.

Altrettanto interessante è stato lo svuota-mento di un cunicolo realizzato ad una quo-ta di circa 1,90 cm dal piano di calpestio an-tico della Basilica Noniana. Questo cunicolo dopo aver bucato il muro perimetrale nord dell’edifi cio presso l’angolo occidentale, pro-seguiva all’esterno della stessa.

Lo scopo di questo intervento era di veri-fi care la presenza di altri edifi ci al lato setten-trionale della Basilica

Appena superata la breccia praticata nel muro ovest della Basilica si è potuto rilevare che il muro, di ben 1,60 m di spessore, era formato da due muri poggiati l’uno contro l’altro. Il primo muro, corrispondente alla pa-rete nord della Basilica, ha uno spessore di circa 90 cm ed è costruito in opus reticula-tum con impiego di cubilia di tufo rossiccio di provenienza locale. Il secondo muro, che ha uno spessore di circa 45 cm, ha il para-mento esterno, rivolto verso nord, costruito in opus reticulatum, con cubilia di tufo giallo dei Campi Flegrei. Le differenze nelle misu-re di cubilia e nel materiale impiegato, non-ché i rapporti stratigrafi ci tra le due muratu-re, dimostrano la seriorità del secondo muro rispetto a quello della Basilica.

La prosecuzione dello svuotamento del cunicolo ha permesso di seguire per circa cinque metri l’andamento di questo muro, nel quale si ammorsavano altri due muri che venivano a delimitare un ambiente di forma rettangolare con pavimento in cocciopesto e semplice rivestimento parietale di intonaco bianco. Il cunicolo intercettava anche parte della porta di questo ambiente con stipite in

12-13. I due frammenti di epigrafe rinvenuti nella Basilica Noniana.

14. Lo stretto cunicolo che segue il muro ovest dell’ambiente absidato.

15. Il quadro, raffi gurante un paesaggio sacra-le, individuato nello scavo della parete nord dell’ambiente absidato della Basilica.

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158 Attività di ricerca nell’area vesuviana

opus vittatum mixtum e soglia in pietra lavica con incasso per lo scorrimento delle assi di legno. Ad est e ad ovest di questo ambiente si è potuta verificare la presenza di altre due stanze, con identico rivestimento pavimentale e parietale (fig. 16).

A conclusione di questa indagine si può affermare che addossato al lato nord della Basilica Noniana esiste un altro edificio del quale non si possono precisare le funzioni e le dimensioni. Tuttavia il tipo di pavimen-tazione in semplice cocciopesto e l’intonaco bianco alle pareti delle stanze induce a pen-sare che possiamo trovarci di fronte agli am-bienti di servizio di un edificio pubblico o agli ambienti servili o a botteghe legate ad una domus.

domeniCo Camardo

Archeologo HCP domeniCo esPosito

Catello imPeratore Archeologi Assistenti HCP

Lo svuotamento del cunicolo all’angolo nord-orientale del Decumano Massimo

Nell’ambito dei lavori nell’area della Basilica Noniana è stato svuotato, per una lunghezza di oltre 25 m, il cunicolo borbonico che dalle fonti sappiamo doveva correre per circa 110 m lungo il Decumano Massimo e giungere fino al Teatro6.

In questa fase dei lavori la verifica della possibilità di svuotamento, nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti, di un tratto del cunicolo del Decumano Massimo aveva lo scopo di pianificare un intervento comples-sivo di scavo che potrebbe un giorno crea-re un collegamento sotterraneo tra il Teatro e l’area del parco archeologico. L’apertura di questo cunicolo potrebbe servire anche a creare per i visitatori una migliore circola-zione d’aria, probabilmente forzata, all’inter-no del teatro, potenzialmente favorendo un abbattimento della concentrazione di gas ra-don rilevata nell’edificio. Il completo svuo-tamento di questo lungo cunicolo sarebbe utile anche per recuperare dati topografici riguardo i rapporti tra la Basilica Noniana e gli edifici o comunque gli spazi circostanti, anche in relazione all’importantissimo pro-blema dell’individuazione dell’area del Foro della città.

Lo svuotamento del primo tratto del cu-nicolo ha mostrato una notevole complessi-tà. Appena un paio di metri dopo l’ingres-so nell’angolo nord-orientale del Decumano Massimo si è infatti individuato un pozzo a sezione quadrata, munito di pedarole, che fu probabilmente utilizzato dagli scavatori per raggiungere la quota dell’antica città. A que-sto proposito va ricordato che il Parslow7 se-gnala in quest’area la presenza del ‘Pozo de Paone’; mentre sempre in questa stessa zona della città andrebbe localizzato anche un al-tro importante pozzo, quello di Spinetta, dal

quale furono recuperati i primi marmi e le prime statue già molto tempo prima degli scavi del d’Elboeuf.

Il terreno che occlude il pozzo ed il pri-mo tratto del cunicolo sul Decumano Massi-mo ha rivelato la presenza di molti frammenti ceramici inquadrabili tra il XVIII ed il XIX se-colo, ma anche di un nucleo significativo di frammenti ceramici medievali (XII-XIII sec.) e tardo rinascimentali (XVI sec.), segno di una continuità di vita ed una frequentazione mol-to lunga dell’area di Via Mare.

Alla base del pozzo gli scavatori borboni-ci avevano realizzato una sorta di camera, di forma irregolare, dalla quale si dipartono vari cunicoli che si diramano in varie direzioni: verso il settore meridionale del Chalcidicum dell’Augusteum, verso la Basilica Noniana e verso l’arco quadrifronte settentrionale

Il cunicolo che prosegue in direzione del teatro mostra un andamento irregolare con la presenza di diverticoli ed allargamenti la-terali dovuti alla necessità di esplorare i resti dell’arco quadrifronte che si trovava proprio di fronte alla Basilica e che a seguito dell’e-ruzione è crollato sulla facciata della stessa. Con questi diversi cunicoli gli scavatori riu-scirono a rendersi conto della pianta dell’ar-co, che infatti è puntualmente riportata nelle planimetrie del XVIII sec. (fig. 20), ed a spo-liare questa struttura di tutto il rivestimento marmoreo.

Lo sterro del cunicolo ha permesso di individuare il piano di calpestio originario dell’arco, puntualmente tagliato dallo scavo borbonico (fig. 17).

Nella preparazione, costituita da uno stra-to di malta, si individuano le impronte delle lastre marmoree che originariamente costitui-vano la pavimentazione dell’arco e dell’intero Chalchidicum, come già si era potuto osser-vare nel settore scavato a cielo aperto.

Le strutture pertinenti all’alzato dell’arco si rinvengono, al momento, tutte in posizione di crollo sub-orizzontale, oltre ad essere state intercettate e tagliate dallo scavo del cunico-lo borbonico. Per ora è possibile riconoscere soltanto uno dei pilastri dell’arco, quello sud-occidentale, abbattutosi sull’angolo sud-est della facciata dell’antistante Basilica Noniana.

Lo scavo ha permesso anche di capire che tutta l’area antistante l’Augusteum e la Basilica è stata pervicacemente esplorata sia nel corso degli scavi borbonici, sia in epoche anteriori. Sono stati rinvenuti in più punti ele-menti che avvalorano l’ipotesi che l’area sia stata interessata da almeno tre fasi di passag-gio di cunicoli (fig. 18).

L’ultima esplorazione aveva lasciato i cu-nicoli solo parzialmente riempiti da materia-li di risulta. Queste gallerie sono state poi del tutto occluse da depositi di limo e sabbia portata dall’acqua che è penetrata nei cunico-li in seguito a violenti e ripetuti fenomeni al-luvionali, riportati anche nei diari borbonici, l’ultimo dei quali ha sigillato tutta la stratigra-fia archeologica con uno strato di fango, di colore marrone-rossiccio, di spessore varia-bile (fig. 19). Questo è stato ritrovato presso-ché ovunque, persino sulla volta dei cunicoli, a dimostrazione del fatto che questo ultimo

16. L’ambiente, individuato grazie allo svuota-mento di un cunicolo borbonico, appartenente all’edificio che si addossa al lato N della Basilica.

17. Il tratto del cunicolo che attraversa l’arco quadrifronte settentrionale tagliandone la pavi-mentazione.

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Ufficio scavi di Ercolano 159

fenomeno alluvionale aveva sommerso i cu-nicoli per tutta la loro altezza .

Lo scavo di questo settore ha consentito di trovare importanti conferme alla pianta del Bellicard, che poneva a nord dell’arco qua-drifronte un’area porticata del tutto simile a quello che ancora oggi si osserva sul lato me-ridionale del Decumano (fig. 20).

18. Le diverse fasi di riapertura e nuovi riempi-menti del cunicolo.

A poche decine di centimetri (1,40 m ca) a nord dei resti di un basamento di statua equestre rinvenuto spoliato dai marmi del rivestimenti e che in origine era addossato all’arco quadrifronte, è stata individuata una trincea realizzata per asportare delle tubature di piombo che passavano al di sotto del pia-no stradale del Decumano. Allo stato attua-

le non è possibile precisare se si tratti di una trincea scavata in epoca borbonica o di lavo-ri in corso già in epoca romana. Parallela alla trincea si è scoperta una canaletta di raccol-ta delle acque piovane pertinente al portico che correva lungo il lato ovest del Decuma-no. La canaletta, come in altri punti del De-cumano Massimo, era rivestita di ciottoli al-lettati in uno strato di malta. Il marciapiede presenta una crepidine in blocchi di tufo di forma parallelepipeda, sui quali si impostano le colonne del portico del Decumano, mentre l’ambulacro era pavimentato in cocciopesto.

Le colonne del portico sono costruite in opus testaceum e sono rivestite nel terzo in-feriore di intonaco rosso, mentre la parte su-periore del fusto non conserva alcun rive-stimento (fig. 21). Lo scavo ha permesso di individuare anche una seconda colonna, in modo tale da poterne ricostruire l’interasse (2,50 m ca.).

Lo svuotamento di questo cunicolo ha consentito, ben oltre le aspettative iniziali, di precisare la difficoltà ed i tempi di realizza-zione di un completo svuotamento del cu-nicolo per i restanti 85 m, oltre ad aver per-messo l’acquisizione di importanti dati sulla topografia dell’area antistante la Basilica No-niana chiarendo i rapporti con gli edifici cir-costanti, quali l’Augusteum, con l’arco qua-drifronte settentrionale e soprattutto con il Decumano Massimo, confermando tra l’altro l’esistenza di un portico anche nel tratto set-tentrionale dello stesso ed allo stesso tempo mostrando ancora una volta la qualità dei ri-lievi realizzati nel XVIII sec. attraverso l’e-splorazione per cunicoli.

domeniCo Camardo

Archeologo HCP domeniCo esPosito

Catello imPeratore

Archeologi Assistenti HCP

note

1 Sul rinvenimento e l’esposizione nella mostra “Ercolano. Tre secoli di scoperte” cfr. m P Guido-baldi in Notiziario dell’Ufficio Scavi di Ercolano, in RivStPomp, 20, 2009, pp. 140-142. Cfr. anche Gui-dobaldi, d esPosito, e formisano, L’Insula I, l’insula nord-occidentale e la villa dei papiri di Ercolano: una sintesi delle conoscenze alla luce delle recenti indagini archeologiche (con una premessa di P.G. Guzzo), in Vesuviana. An International Journal of Studies on Pompeji and Herculaneum, 1, 2009, pp. 43-180, 80-81 e fig. 41.

2 Sulla genesi e gli sviluppi di questo straordi-nario programma di conservazione dell’antica Erco-lano, finanziato dal Packard Humanities Institute e attuato dalla British School at Rome attraverso un in-novativo e per ora unico in Italia contratto di spon-sorizzazione firmato con la Soprintendenza, oltre a quanto riassunto nei precedenti Notiziari, cfr. m P Guidobaldi, d Camardo, G rizzi, L’Herculaneum Conservation Project e il progetto pilota dell’Insula Orientalis I, in P G Guzzo, m P Guidobaldi (a cura di), Nuove ricerche archeologiche a Pompei ed Erco-

19. Il cunicolo parzialmente riempito dopo l’ul-tima esplorazione d’epoca borbonica e, in alto, la stratificazione di sabbie e limi portati da feno-meni alluvionali.

20. Particolare della pianta della Basilica e dell’a-rea circostante realizzata dal Bellicard (1750-51).

21. Il portico che bordava a W il Decumano Massimo oltre l’arco quadrifronte settentriona-le. Si individua la crepidine in tufo ed il fusto di due colonne rivestite nel terzo inferiore di intonaco rosso.

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160 Attività di ricerca nell’area vesuviana

lano, Atti del Convegno Internazionale (Roma, 28-30 Novembre 2002) (Studi SAP, 10), Napoli 2005, pp. 9-18; m P Guidobaldi, L’Herculaneum Conser-vation Project. Un programma di conservazione per salvare la città antica, in Ocnus, 14, 2006, pp. 135-142; a wallaCe-Hadrill, m P Guidobaldi, d Camar-do, v moesCH, Le ricerche archeologiche nell’ambi-to dell’Herculaneum Conservation Project, in P G Guzzo, m P Guidobaldi (a cura di), Nuove ricer-che archeologiche nell’area vesuviana (scavi 2003-2006), Atti del Convegno Internazionale (Roma, 1-3 febbraio 2007), Roma 2008, pp. 409-424.

3 MANN 6168. 4 MANN 6872; CIL, X, 1440. Va detto che anche

l’iscrizione dedicatoria a Volasennia, moglie di No-nio Balbo, presenta la stessa struttura: Volasenniae

C. F./ Tertiae Balbi/ decuriones et plebs/ Hercula-nenses. Cfr. CIL, X, 1441.

5 a allroGGen-bedel, Das sogenannte Forum von Herculaneum und die bourbonischen Gra-bungen von 1739, in CronErcol, 4, 1974, pp. 97-109: ead., Dokumente des 18. Jahrhunderts zur Topographie von Herculaneum, in CronErcol, 13, 1983, pp. 139-158; ead. La Basilica Noniana in m r borriello, m P Guidobaldi, P G Guzzo (a cura di), Ercolano. Tre secoli di scoperte, Catalogo del-la mostra (Napoli, Museo Archeologico Nazionale), Milano 2008, pp. 47-53.

6 Lettera di Camillo Paderni alla Royal Society di Londra, Roma 20 febbraio 1740: «Il posto dove stanno lavorando dev’essere stato un edificio stu-pendo. Senza dubbio, dalla circonferenza dei muri

e dai grandi gradini che sono perfettamente conser-vati, si può supporre trattasi d’un anfiteatro [si tratta in realtà del teatro]. Ma è impossibile apprezzare la simmetria dell’insieme dato che occorre viaggiare attraverso stretti passaggi simili a quelli delle nostre catacombe di Roma. Dopo aver camminato parec-chio tempo sotto terra sono arrivato nel punto ove i dipinti sono stati scoperti, e dove ogni giorno ne vengono trovati altri. Il primo errore commesso da questi uomini che chiamano Intendenti è stato di portar via i dipinti senza disegnare la situazione dei luoghi, ovvero le nicchie in cui essi si trovavano [si riferisce agli affreschi dell’Augusteum]».

7 CH Parslow, Rediscovering Antiquity. Karl Weber and the excavation of Herculaneum, Pom-peii and Stabiae, Cambridge (MA), 1995.

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