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Raffaele Argenziano I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELE ALCUNE PRECISAZIONI SULL’ICONOGRAFIA DI RAFFAELE «ARCANGELO» COME PROTETTORE E TAUMATURGO «The story of Tobias, it has been argued, is the story of a business journey», Hernst Hans Gobrich ci ricorda che la storia di Tobia e di Raffaele è la storia di un «viaggio d’affari» e la conferma di questa considerazione si trova nella devozione popolare, tant’è che i fedeli si rivolgono all’arcangelo Raffaele chiedendogli di proteggerli, come ha fatto col giovane Tobia, non solo dalle malattie, ma pure dai pos- sibili pericoli che potrebbero insidiare il loro cammino. Una testi- monianza iconografica di questa particolare devozione la troviamo in due tavole, una conservata nella chiesa di S. Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno attribuita al Baldovinetti (Fig. 1), e un’altra attribuita dall’Offner a un seguace di Benozzo Gozzoli e conservata presso una collezione privata. Nel cartiglio di tutte e due le raffigu- razioni si legge la scritta: «Raphael medicinalis, mecum sis perpe- tualis, et sicut fuisti cum Thobia, semper mecum sis in via». Questa invocazione riproduce in maniera più sintetica quanto si recita nel Messale Romano per l’orazione nel giorno di san Raffaele Arcan- gelo: «Deus qui beatum Raphaelem Archangelum, Thobiae famulo tuo comitem dedisti in via, concede nobis famulis tuis ut eiusdem semper protegamur custodia et muniamur auxsilio» 1 . Ma questo aspetto è stato già in parte indagato, quello che analizzeremo in questa sede riguarda invece la questione legata all’iconografia di Raffaele come taumaturgo. 1. Liber usualis missae et officii pro dominicis et festis, cum cantu Gregoriano, ex editione Vaticana adamussim excerpto et rhythmicis signis in subsidium cantorum a Solesmensibus monachis diligenter ornato. Desclée & socii, s. sedis apostolicae et sacrorum rituum congregationis typographi, Parisiis, Tornaci, Romae-Neo Eboraci 1960, 699. 1 «Micrologus» XXIII (2015)
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I compagni di viaggio Tobia e Raffaele: alcune precisazioni sull'iconografia di Raffaele 'arcangelo' come protettore e taumaturgo

Apr 03, 2023

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Page 1: I compagni di viaggio Tobia e Raffaele: alcune precisazioni sull'iconografia di Raffaele 'arcangelo' come protettore e taumaturgo

Raffaele Argenziano

I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELEALCUNE PRECISAZIONI SULL’ICONOGRAFIA DI RAFFAELE«ARCANGELO» COME PROTETTORE E TAUMATURGO

«The story of Tobias, it has been argued, is the story of a businessjourney», Hernst Hans Gobrich ci ricorda che la storia di Tobia e diRaffaele è la storia di un «viaggio d’affari» e la conferma di questaconsiderazione si trova nella devozione popolare, tant’è che i fedelisi rivolgono all’arcangelo Raffaele chiedendogli di proteggerli, comeha fatto col giovane Tobia, non solo dalle malattie, ma pure dai pos-sibili pericoli che potrebbero insidiare il loro cammino. Una testi-monianza iconografica di questa particolare devozione la troviamoin due tavole, una conservata nella chiesa di S. Maria delle Grazie aSan Giovanni Valdarno attribuita al Baldovinetti (Fig. 1), e un’altraattribuita dall’Offner a un seguace di Benozzo Gozzoli e conservatapresso una collezione privata. Nel cartiglio di tutte e due le raffigu-razioni si legge la scritta: «Raphael medicinalis, mecum sis perpe-tualis, et sicut fuisti cum Thobia, semper mecum sis in via». Questainvocazione riproduce in maniera più sintetica quanto si recita nelMessale Romano per l’orazione nel giorno di san Raffaele Arcan-gelo: «Deus qui beatum Raphaelem Archangelum, Thobiae famulotuo comitem dedisti in via, concede nobis famulis tuis ut eiusdemsemper protegamur custodia et muniamur auxsilio» 1. Ma questoaspetto è stato già in parte indagato, quello che analizzeremo inquesta sede riguarda invece la questione legata all’iconografia diRaffaele come taumaturgo.

1. Liber usualis missae et officii pro dominicis et festis, cum cantu Gregoriano, exeditione Vaticana adamussim excerpto et rhythmicis signis in subsidium cantorum aSolesmensibus monachis diligenter ornato. Desclée & socii, s. sedis apostolicae etsacrorum rituum congregationis typographi, Parisiis, Tornaci, Romae-NeoEboraci 1960, 699.

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«Micrologus» XXIII (2015)

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La storia di Raffaele è legata a quella di Tobia ed è tratta dall’o-monimo testo deuterocanonico del Vecchio Testamento. Così chepure l’iconografia dell’arcangelo «guaritore» è, nella nostra indagine,indissolubilmente legata a quella del giovane ebreo. Nel Libro di Tobia 2 si narra di una storia familiare, nella quale si

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2. L’originale del Libro, in ebraico o in aramaico, è andato perduto; di essorestano due distinti filoni, di cui uno si riallaccia alla versione greca e l’altrodirettamente all’originale. La redazione latina dipende appunto da una delle treversioni conservate in greco, mentre ad esempio la Vulgata di san Girolamodipende da un testo aramaico. Incerti restano l’autore, il luogo e la data di com-posizione. In proposito cf. P. Testini, «Tobia», in Enciclopedia cattolica, XII,Firenze 1954, 178-80; A. Toaff, «Tobia», in La Bibbia concordata,Verona 1968, 624-25; I. Nowell, «Tobia», in Nuovo grande commentario biblico, a c. di R. A. F.Mackenzie, R. E. Murphy, O. Carm., Brescia 1997, 741; M. Bocian, «Tobia», inGrande dizionario illustrato dei personaggi biblici, Casale Monferrato 1991, 577.

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Fig. 1. San Giovanni Valdarno, chiesa di S. Maria delle Grazie, Alessio Baldovi-netti, Raffaele Arcangelo e Tobia.

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intrecciano le vicende del vecchio padre Tobi, di suo figlio Tobia edella giovane Sara 3. I primi due vivono in Siria mentre la vedova Sara conduce la sua

esistenza in Persia. Tobi è diventato cieco ed è caduto in miseria (Tb2, 10), mentre a Sara il demonio Asmodeo ha ucciso sette maritiprima che il matrimonio fosse consumato (Tb 3, 8). I nostri prota-gonisti riusciranno però a superare le varie sventure che li colpi-scono grazie all’intervento dell’angelo Raffaele, inviato dal Signorein loro aiuto come ricompensa per non aver mai abbandonato lafede: «In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fuaccolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire idue: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché congli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, insposa a Tobia, figlio di Tobi e a liberarla dal cattivo demonio Asmo-deo» (Tb 3, 16-17). Raffaele si presenta a Tobia sotto le umane spo-glie dell’israelita Azaria, offrendosi come guida per il viaggio inMedia che il ragazzo deve intraprendere per recuperare del denarolì depositato dal vecchio padre Tobi (Tb 5, 4-17).Una notte, sul fiume Tigri, un pesce gigantesco aggredisce Tobia,

Raffaele convince il giovane a pescarlo e ad aprirgli le viscere pertoglierli il fiele, il cuore ed il fegato, da conservarsi come utili medi-camenti per guarire, col cuore e col fegato gli indemoniati e con ilfiele i ciechi. Durante il viaggio l’arcangelo esorta il giovane a fer-marsi a Ectabana da Raguele per chiedere la mano di sua figlia Sara,sposarla e liberarla dal maleficio che la affligge usando parte delleinteriora del pesce pescato poco prima (Tb 6, 10-19). Dopo il matri-monio dei due giovani, Raffaele e Tobia si recano in Media a recu-perare da Gabael, i soldi lasciatigli in deposito dal vecchio Tobi (Tb9, 1-6). E sempre in compagnia dell’arcangelo, Tobia e Sara tornanoa Ninive da Tobi che guarisce dalla cecità appena il figlio gli mettesugli occhi il fiele estratto dal pesce.

I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELE

3. Nella Vulgata sia il padre che il figlio sono detti «Tobias», mentre in grecosi indica così solo il figlio ed il padre è invece chiamato «Tobi», termine forseproveniente da un nome di persona ebraico che significa «Dio è buono». Perdistinguere facilmente i due personaggi, il padre è correntemente chiamato«Tobia» ed il figlio con il diminutivo di «Tobiolo». In proposito cf. Toaff,«Tobia», 624; G. Duchet-Suchaux, M. Pastoreau, «Tobie», in La Bible et les saints.Guide iconographique, Paris 1990, 324; R. Penna, «Tobia», in Dizionario enciclope-dico della Bibbia, Roma 1995, 1289.

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Il Libro si chiude, prima dell’epilogo, con il riconoscimento del-l’arcangelo, che svela la sua identità dicendo: «Io sono Raffaele, unodei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso allamaestà del Signore» (Tb 12, 15), e con il cantico di lode che Tobirecita in segno di ringraziamento (Tb 13, 1-18).Raffaele è noto anche nella letteratura apocrifa: è citato più volte

per esempio nel Libro di Enoc (Enoc XX, 3; XL, 9), dove nel testi-mone etiopico viene ricordato come «uno degli angeli santi, quellodegli spiriti degli uomini»; mentre in uno dei frammenti aramaiciritrovati a Qumran nel 1952, Raffaele è ricordato come «quello pre-posto alle ferite degli uomini» come tutore «su tutte le malattie e leferite dei figli degli uomini» 4. Sempre nello stesso testo apocrifoveterotestamentario l’arcangelo è ricordato come colui che esercitaper conto di Dio lo strumento della rivelazione e della giustizia(Enoc X, 4; XXII, 3-8) 5.Il motivo del ricorso all’intercessione di Raffaele sta già nel signi-

ficato del suo nome che in ebraico significa «Dio guarisce» e ildoppio ruolo di guida divina e di taumaturgo è riconosciuto purenella tradizione giudaico-cristiana 6.Egli incarna nella pietà popolare anche il modello dell’‘angelo

custode’ e viene, come abbiamo detto all’inizio, invocato come pro-tettore pure dei viaggi, sia di quelli per terra, sia di quelli per mare.In questa sede ci interessa l’aspetto legato al patronato riconosciuto-gli sui malati, sia dell’anima – poiché combatte e vince contro ildemonio – sia del corpo grazie al suo potere di taumaturgo soprat-tutto verso le malattie degli occhi 7. E, se pure le patologie connesse

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4. Apocrifi dell’Antico Testamento, I, a c. di P. Sacchi, Varese 2006, 459, 497, 520.5. Ibid., 477, 500-1.6. R. Penna, «Raffaele», in Enciclopedia cattolica, X (1953), 470-71; F. M.

Gerard, «Raffaele», in Dizionario Enciclopedico della Bibbia, Parigi 1989, 1352;Penna, «Raffaele», in Dizionario enciclopedico della Bibbia, 1083-84; Nowell,«Tobia», 743-44; R. Cavedo, «Raffaele», in Il Grande libro dei santi, a c. di C. Leo-nardi, A. Riccardi, C. Zarri, III, Torino 1998, 1689.

7. «Raphael», in Bibliotheca hagiographica latina antiquae et mediae aetatis,Bruxelles 1898-1901, 1031; Suppl., 2a ed., Bruxelles 1911, 745; H. Leclercq,«Anges», in Dictionnaire d’archéologie chrétienne et de liturgie, a c. di P. Cabrol, H.Leclercq, I/2, Paris 1924, 2080-161; F.V. S. Doyé, «Raphael», in Heilige und Seligeder römisch-katholischen Kirche: deren Erkennungszeichen, Patronate und lebensge-schichtliche Bemerkungen, II, Leipzig 1930, 229-30; Penna, «Raffaele», 470; M. G.Mara, «Raffaele», in Bibliotheca Sanctorum, X, Rome 1968, 1358-64; D. H.Farmer, «Raphael», in The Oxford Dictionary of Saints, Oxford 1978, 340;

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ai disturbi visivi erano già ben affrontate nella società medievale,come possiamo vedere in una delle tavolette (Fig. 2), oggi conservataalla National Gallery of Art di Washington, con storie di sant’Anto-nio abate realizzate verso i primi anni della seconda metà del XVsecolo dal cosiddetto Maestro dell’Osservanza, o per qualcuno Sanodi Pietro, dove è illustrata questa modernissima raffigurazione di uncieco condotto da un cane tenuto al guinzaglio, era a volte necessa-rio pure l’intervento divino per la guarigione da quella patologia. Eci si rivolgeva così agli intercessori più accreditati a svolgere questamissione e tra essi vi era anche Raffaele.Se pure di origine divina egli è considerato santo e in Occidente

Raffaele è oggetto di una devozione di tipo prevalentemente pri-vato. Tanto che, stando a quanto ci dice il Réau, sembra che aFirenze i figli dei ricchi mercanti che partivano per un viaggio sifacessero dipingere su delle tavolette l’immagine di Raffaele cheaccompagna il giovane Tobia 8. Le celebrazioni liturgiche in suo onore sono piuttosto tarde, e

sembra siano assenti nei sacramentari dei secoli X e XI. Nel 1921Papa Benedetto XV fissa la sua festività al 24 ottobre, ma dal 1969 laChiesa lo celebra il 29 settembre insieme a Michele e Gabriele, glialtri due più noti arcangeli, con i quali Raffaele viene frequente-mente ricordato, invocato e spesso raffigurato 9. Veniamo ora alla questione di Raffaele raffigurato come tauma-

turgo. Abbiamo visto che questo aspetto scaturisce dal raccontobiblico, dove il tema della salute e della guarigione è centrale e l’an-gelo gioca un ruolo da protagonista, agendo come mediatore dellavolontà divina per riportare il benessere e la prosperità 10.

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«Raphael the Arcangel», in The Book of Saints. A Dictionary of Servants of GodCanonized by the Catholic Church, London 1989, 474; Bocian, «Raffaele», inGrande dizionario illustrato dei personaggi biblici, 511; Duchet-Suchaux, Pastou-reau, «Raphael», 294-95; Cavedo, «Raffaele», 1689; J. Dalarun, L. Leonardi, a c.di), «Raffaele arcangelo», in Biblioteca agiografica italiana, II, Firenze 2003, 613.

8. L. Réau, «L’Archange Raphaël», in Iconographie de l’art chrétien, II, 1, Paris1956, 53.

9. Mara, «Raffaele», 1365-66; O. Wimmer, H. Melzer, «Raphael», in Lexikonder Namen und Heiligen, Innsbruck, Wien, München 1982, 701; Cavedo, «Raf-faele», 1690.

10. Nel contesto biblico la malattia assume una connotazione emblematica:attraverso di essa si trasmette il principio dell’onnipotenza e della giustiziadivina che abbatte e poi risana. Il linguaggio biblico adotta i concetti di «malat-tia» e di «guarigione» secondo il criterio religioso del disegno di salvezza: l’at-

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Fig. 2. Washington, National Gallery of Art, Maestro dell’Osservanza, Sant’An-tonio Abate distribuisce le sue ricchezze ai poveri e ai malati.

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Secondo il Libro di Tobia, Tobi diventa cieco poiché gli cade acci-dentalmente sugli occhi lo sterco ancora caldo degli uccelli: egliperde progressivamente la vista, oscurata dal formarsi di «macchiebianche» sulle quali le terapie mediche risultano inefficaci e, anzi,aggravanti di quella patologia (Tb 2, 9-10).Nel testo tali «macchie» sono menzionate anche come «albugine»

(Tb 6, 9) e come «scaglie bianche» (Tb 11, 12): in termini medici siintende oggi per «albugine» l’antico nome delle «macchie bianche»che disturbano la cornea, dovute all’accumulo di granulazioni grassenel suo spessore. Il problema visivo che affligge Tobi potrebbe piùspecificatamente classificarsi come «leucoma», ma in ogni casosembra trattarsi di un grave danno nella visione, magari dovuto alleproprietà caustiche degli escrementi caldi, che possono «bruciare» eprodurre così lesioni, irritazioni e infiammazioni alla cornea 11.Tobi resta cieco per quattro anni, finché il figlio Tobia non lo

risana grazie al suggerimento fornitogli da Raffaele riguardo alpesce ed alle sue interiora: «Quanto al cuore e al fegato, se ne faisalire il fumo davanti a un uomo o a una donna, che subiscono unattacco da parte del demonio o di uno spirito malvagio cesserà ogniattacco contro di loro e non ne resterà più traccia alcuna. Quanto alfiele se ungi gli occhi di colui che è affetto da macchie bianche esoffi su quelle macchie, gli occhi guariscono» (Tb 6, 8-9). Nel testoè evidente la consapevolezza di Raffaele e del suo potere taumatur-gico, tanto che l’arcangelo prima che Tobia si avvicini al padre diceal giovane: «Sono sicuro che gli occhi si apriranno. Spalma il fiele delpesce sui suoi occhi, il farmaco intaccherà e asporterà le macchiebianche dai suoi occhi, così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce»(Tb 11, 7-8). Dopo aver compiuto questa «operazione», il vecchiotorna così a vedere: «Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta delcortile. Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce.

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tenzione scrupolosa dei precetti divini è benedizione e vita, mentre l’inadem-pienza è maledizione e morte. Anche la cecità di Tobi ha una valenza simbo-lica, in quanto metafora del buio in cui l’umanità cade con il peccato. In questosenso la guarigione miracolosa di Tobi si può interpretare come una liberazionedal dolore fisico ma anche da quello spirituale, poiché essa «riapre gli occhi del-l’uomo» e lo riporta vicino alla luce di Dio. In proposito cf. I. Noye, «Maladie»,in Dictionnaire de spiritualité, X, Paris 1977, 138; X. L. Doufour, «Malattia», inDizionario di teologia biblica, Genova 1996, 630.

11. D. Lauricella (a c. di), «Albugine», in Dizionario medico, I, Firenze 1987,64; D. Dedionigi (a c. di), «Leucoma», in Medicina, II, Roma 1995, 633.

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Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: “Coraggio, padre!”.Spalmò il farmaco che operò come un morso, poi distaccò con lemani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò alcollo e pianse, dicendo: “Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!”» (Tb2, 10-13). Da quanto detto nel testo deuterocanonico Raffaele, puroperando per conto della volontà divina, dimostra di conoscerealcuni precetti di medicina, basati sull’uso degli organi interni deglianimali, rivelando così una terapia già evidentemente comune all’e-poca della redazione di quel testo biblico (200 a.C. circa). Non dob-biamo dimenticare che egli appare come un uomo sotto le mentitespoglie del figlio di Anania e, come tale, si presenta istruito sull’artemedica 12.D’altra parte, le virtù terapeutiche delle viscere dei pesci erano

note all’antica medicina, che generalmente attribuiva alla bile ani-male capacità di azione lassativa, corrosiva, assorbente e drenante.Numerosi papiri pervenutici testimoniano che le interiora animalierano adoperate dagli egizi come farmaci applicabili sugli occhidegli individui affetti da certe patologie oculari allora molto diffusein quei territori 13. Sappiamo inoltre che la dottrina ippocratica sug-geriva l’impiego di bile bovina, di toro o di maiale commista ad altresostanze come pomata per la medicazione di piaghe, ferite edinfiammazioni 14. Ugualmente, le citazioni riportate nei rispettivitrattati di Dioscoride, Galeno e Plinio il Vecchio attestano l’utilizzofarmacologico delle secrezioni e dei vari fieli animali e confermanola fiducia riposta un tempo nelle loro proprietà medicamentose.Galeno illustra le virtù del fiele, classificandolo come «umore caldo»sulla base della teoria dei quattro elementi e stilando una distinzionedi calidità a seconda dei vari animali. Invece l’Historia Naturalis diPlinio il Vecchio contiene alcune osservazioni sulle peculiari qualitàdel fiele del luccio e dell’orata proprio in rapporto ad alcune malat-tie dell’occhio 15.La causa delle sventure di Sara, futura moglie di Tobia, proviene

invece dal demonio Asmodeo che aveva ucciso i suoi sette mariti«prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli» (Tb 3,

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12. M. Barasch, Blindness, New York, London 2001, 48.13. L. Sterpellone, La Medicina egizia, Noceto 2002, 225-35.14. Ibid., 312.15. A. Pazzini, «Raffaele», in I santi nella storia della medicina, Roma 1937, 62-

68. In proposito cf. inoltre Nowell, «Tobia», 744.

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8). Essendo dunque Tobia a conoscenza della disgrazia che persegui-tava la giovane, ebbe paura di prenderla in moglie, ma Raffaele lorassicurò, rammentandogli ancora una volta il possibile rimedio cheavrebbe potuto trarre dalle interiora del pesce pescato 16. Così chedopo la cerimonia nuziale, Tobia ricordandosi degli ammonimenti diRaffaele e appena entrato nella camera nuziale «prese dal suo saccoil fegato e il cuore del pesce li pose sulla brace dove bruciava l’in-censo». L’aroma sprigionato dalla cottura delle interiora respinse ildemonio, poi prima di unirsi carnalmente con Sara si rivolsero pre-gando al Signore affinché li benedicesse entrambi. Il diavolo cheintanto si era rifugiato nella regione dell’alto Egitto fu raggiunto daRaffaele e posto in catene (Tb 8, 2-3). La guarigione di Sara appare, a differenza di quella di Tobi, più un

rituale di liberazione, un esorcismo insomma, che l’applicazione diun rimedio medico-farmacologico essendo composto dall’esorci-smo, dalla preghiera e dall’azione «concreta» compiuta dall’angelo 17. In Occidente non è comune trovare cicli figurativi con i «sette

angeli» di cui parlano le Scritture sia quelle canoniche, sia quelleapocrife. Mentre si trovano raffigurazioni del gruppo dei quattroprincipali Arcangeli Raffaele, Michele, Gabriele e talvolta ancheUriel. Tra essi Raffaele è quello meno rappresentato e più rare sonoanche le immagini in cui appare da solo. Scarsi sono gli esempi ico-nografici relativi al periodo paleocristiano, quando Raffaele è iden-tificabile solo per il nome scritto accanto, ma è privo di quegli attri-buti che diventeranno suoi propri. Ancora verso la metà dell’XIsecolo è raffigurato sempre con gli altri Arcangeli come intercessorecontro i demoni ed è rappresentato per lo più come assistenteaccanto al trono sul quale siedono o la Madonna o il Cristo 18.

I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELE

16. «Ascoltami dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio esposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. Quando però entrinella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un pocosulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare efuggirà e non comparirà più intorno a lei. Poi, prima di unirti con essa, alza-tevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voila sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata data fin dall’eternità.Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per tecome fratelli. Non stare in pensiero» (Tb 6, 16-18).

17. Pazzini, «Raffaele», 65-67; Nowell, «Tobia», 744-45.18. Penna, «Raffaele», in Enciclopedia Cattolica, 471-72; Mara, «Raffaele»,

1366-67; Farmer, «Raphael», 340; Duchet-Suchaux, Pastoureau, «Raphael», 295;Bocian, «Raffaele», 511.

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Uno di questi esempi si trova nell’abside della chiesa di S. Angeloin Formis, databile alla seconda metà dell’XI secolo 19, dove Raffaeleè raffigurato con Michele e Gabriele e, poiché non ha alcun attri-buto suo proprio ed è vestito come gli altri due con la tunica all’an-tica, la verga ed il globo simbolo generico di potestà, è identificabilesolo per le iniziali del suo nome poste ai lati del capo (Fig. 3). Nel rilievo della Deposizione (Fig. 4) scolpito dall’Antelami nel

1178 per il Duomo di Parma, Raffaele è librato in volo alla sinistradella croce e con una mano toglie la corona dal capo della personi-ficazione della Sinagoga 20. Dall’altro lato sta Gabriele ed anche in talcaso i due Arcangeli, uguali per fisionomia ed abbigliamento, sonoriconoscibili soltanto per il nome riportato sopra le loro teste. L’iconografia di Raffaele risulta più abbondante e puntuale, a par-

tire dalla fine del XIII secolo. Egli è rappresentato secondo una tipo-logia angelica ben definita cioè, come di aspetto giovanile imberbe econ l’aureola sul capo. Raffaele comincia ad apparire raffigurato conil giovane Tobia, assumendo il ruolo di protettore dei viaggi. Ilmomento del viaggio di Tobia e Raffaele è senz’altro l’episodio delLibro più raffigurato, ma fin dall’epoca paleocristiana esso è risoltocon la sola figura del giovane che tiene in mano il pesce e nell’ico-nografia l’angelo viene aggiunto successivamente. La scena della par-tenza di Tobia è trattata dal XII secolo, ne resta un esempio nel capi-tello della chiesa di Besse-en-Chandesse in Auvergne. Mentre la scenadella cattura del pesce e quella del risanamento della cecità di Tobicominciano ad essere raffigurate a partire dal XIII secolo, entrambesono visibili nel portale nord della Cattedrale di Chartres 21.Dunque, Raffaele è rappresentato come un giovane alato senza

barba, con l’aureola, con la dalmatica o con abiti all’antica ed è dicolore per lo più bianco 22. E siccome sotto le sembianze umaneaffronta un lungo viaggio in compagnia di Tobia, gli attributi che

RAFFAELE ARGENZIANO

19. G. M. Jacobitti, «La basilica di Sant’Angelo in Formis», in Desiderio diMontecassino e le basiliche di Terra di Lavoro. Il viaggio dei Normanni nel Mediterra-neo, a c. di F. Corvese, Caserta 1999, 51-63.

20. A. Calzona, Antelami, Parma 2008, 7-18.21. Cf. H. Detzel, «Tobias», in Christlichen Ikonographie: ein Handbuch zum

Verständniss der christlichen Kunst, II, Freiburg 1896, 658; Testini, «Tobia», 180;Réau, «Tobie», in Iconographie de l’Art Chrétien, II/1, 323-24; Duchet-Suchaux,Pastoureau, «Tobie», 295; Bocian, «Tobia», 511.

22. Per la questione dei colori degli angeli confronta in questo volume ilsaggio di Francesca Sivo.

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I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELE

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Fig. 3. Capua, chiesa di Sant’Angelo in Formis, artista anonimo, RaffaeleArcangelo.

Fig. 4. Parma, Duomo, Benedetto Antelami, Deposizione con RaffaeleArcangelo, particolare.

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talvolta lo caratterizzano sono gli stessi che caratterizzano il pelle-grino, e cioè: il bordone, la scarsella e la borraccia. Attributi del«gruppo» Raffaele Tobia sono pure il canino e il pesce tenuto in unamano dal giovane ebreo, entrambi, come abbiamo visto, palese rife-rimento al testo deuterocanonico.Così in un affresco staccato di un anonimo pittore degli inizi del

Trecento proveniente dalla chiesa di S. Giovanni in Conca e conser-vato a Milano presso le Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sfor-zesco, si vedono raffigurati Raffaele Arcangelo e Tobia (Fig. 5). In questaimmagine, se pure senza alcuna peculiarità propria, in quanto l’ar-cangelo è mostrato genericamente con l’aureola, la dalmatica, ilglobo nella mano, egli è identificabile soltanto per la presenza delsuo compagno di viaggio tenuto per mano, il quale è raffiguratocome un fanciullo mentre tiene con la mano destra un cestino condentro il pesce 23. L’attributo del pesce diventerà però, in alcune raffigurazioni, un

elemento caratterizzante proprio di Raffaele. Così è in una predellarealizzata da Taddeo di Bartolo nel 1389 e oggi conservata presso laJohnson Collection di Philadelphia (Fig. 6), dove Raffaele, se purecon gli abiti generici del diacono, è rappresentato senza Tobia, e sipuò riconoscere proprio per il pesce che stringe nella mano sinistra,mentre nella destra brandisce una spada, generico attributo degliArcangeli a memoria della potenza della giustizia divina sul demo-nio 24. Il pesce diventa in questo caso l’emblema delle competenzemediche e delle capacità taumaturgiche di Raffaele. Così se seguiamo il testo biblico ci rendiamo conto che l’icono-

grafia non solo rispetta questo ruolo affidato all’Arcangelo, ma lorafforza aggiungendogli come attributo il vasetto o la scatola utiliz-zati per conservare il fiele estratto dal pesce. Questa piccola scato-letta, destinata in medicina a cassetta porta-pillole, pomate, o stru-menti atti a svolgere la professione medica, diventa un attributopeculiare nell’iconografia di Raffaele. Anche se sappiamo che questosimbolo è proprio dei santi medici anargiri come Cosma e Damiano

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23. R. Argenziano, La pittura a Milano tra Duecento e Trecento. Stile e iconogra-fia, Siena 2006, 205-7.

24. C. B. Strehlke, «Sienese Paintings in the Johnson Collection», ParagoneArte, 36/427 (1985), 5-6; Paintings from Europe and the Americas in the PhiladelphiaMuseum of Art. A Concise Catalogue, R. Curtis Scott ed., Philadelphia 1994, 232.

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Fig. 6. Philadelphia, Johnson Collection, Andrea di Bartolo, Raffaele Arcangelo.

Fig. 5. Milano, Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, anonimo, Raf-faele Arcangelo e Tobia.

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e Pantaleone 25. A tale proposito il confronto dell’attributo propriodi Cosma e Damino con una serie di dipinti che mostrano Raffaeleche tiene nella mano destra la stessa scatolina è utile per compren-dere come nella devozione popolare il potere taumaturgico di Raf-faele sia assimilato a quello dei due anargiri.Così è nella tavola del Pollaiolo realizzata nel 1470 circa e con-

servata a Torino presso la Galleria Sabauda (Fig. 7)26, oppure nellaPala degli Uffizi di Francesco Botticini realizzata nel 1470 (Fig. 8)27,oppure nel dipinto di Filippino Lippi realizzo nel 1485 e conservatosempre a Torino presso la Galleria Sabauda (Fig. 9) che mostra l’i-dentico soggetto raffigurato dal Botticini 28, o ancora nel cosiddettopolittico della Certosa di Pavia (Fig. 10), commissionato al Peruginoda Ludovico il Moro verso gli esordi del XVI secolo e oggi conser-vato alla National Gallery di Londra, nel quale Raffaele, che ostentain maniera evidente il suo grosso attributo metallico, è contrappostoa Michele ai lati di una Madonna che adora il Bambino assistito da ungiovane Uriele arcangelo 29. Una particolare versione del conteni-

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25. Su Pantaleone cf. Réau, «Pantaléon de Nicomédie», Iconographie de l’artchrétien, 3 (1959), 1024-25; G. Kaftal, «St. Pantaleon», in Iconography of the Saintsin Central and South Italian Schools of Painting, Firenze 1965, 324-26; Farmer,«Pantaleon», in The Oxford Dictionary of Saints, 479; G. Kaftal, F. Bisogni, «St.Pantaleon», in Iconography of the Saints in the Painting of North East Italy, Firenze1978, 810-11; Id., «St. Pantaleon», in Iconography of the Saints in the Painting ofNorth West Italy, Firenze 1985, 530-32; B. Berthod, E. Hardouin-Fugier, «Pan-taléon», in Dictionnaire iconographique des saints, Paris 1999, 308. Su Cosma eDamiano cf. M. L. David-Daniel, Iconographie des saints médecins Côme etDamien, Lille 1958; G. Kaftal, «Ss. Cosmas and Damian», in Iconography of theSaints in Tuscan Painting, Firenze 1952, 290-96; M. F. Casanova, «Cosma eDamiano», in Bibliotheca Sanctorum, IV, 1964, 224-38; Kaftal, «Ss. Cosmas andDamian», 324-26; W. Artelt, «Kosmas und Damian», in Lexikon der christlichenIkonographie, VII, Freiburg i. Br. 1974, 344-52; Kaftal, Bisogni, «Ss. Cosmas andDamian», in Iconography of the Saints in the Painting of North East Italy, 242-44;Id., «Ss. Cosmas and Damian», in Iconography of the Saints in the Painting of NorthWest Italy, 212-14.

26. P. Astrua, «Scuole italiane dal XIV al XVI secolo», in La galleria Sabaudadi Torino, Torino 2008, 29-30; M. Bava, «Antonio e Piero Benci detti del Pol-laiolo», in La galleria Sabauda, 49.

27. C. Caneva, A. Cecchi, A. Natali, Gli Uffizi. Guida alle collezioni e catalogocompleto dei dipinti, Firenze 1987, 77; C. Del Bravo, «Francesco Botticini e l’ar-cangelo con Tobiolo», in Intese sull’arte, Firenze 2008, 29-37.

28. P. Astrua, «Scuole italiane dal XIV al XVI secolo», in La galleria Sabauda, 31.29. C. Baker, J. Henry, The National Gallery. Complete Illustrated Catalogue,

London 2001, 523-24.

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Fig. 7. Torino, Galleria Sabauda, Antonio del Pollaiolo, Raffaele Arcangelo e Tobia.

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Fig. 8. Firenze, Uffizi, Francesco Botticini, Raffaele Arcangelo e Tobia,Michele Arcangelo e Gabriele Arcangelo.

Fig. 9. Torino, Galleria Sabauda, Filippino Lippi, Raffaele Arcangelo eTobia, Michele Arcangelo e Gabriele Arcangelo.

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Fig. 1

0. Londra, National Gallery, Pietro Perugino, L

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Fig. 11. San Gimignano, chiesa di S. Agostino, Benozzo Gozzoli, Raffaele Arcan-gelo e Tobia.

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tore degli strumenti e dei medicamenti medici, la troviamo in unaffresco realizzato da Benozzo Gozzoli verso il 1465 su uno dei pila-stri della cappella del Coro nella chiesa di Sant’Agostino a SanGimignano (Fig. 11) 30. Qui in luogo della scatolina è raffigurata unaspecie di piatto nel quale sono riposti tutti gli strumenti delmestiere. Nelle numerosissime raffigurazioni dei due anargiri Cosmae Damiano si vede lo stesso oggetto esibito dai due martiri propriocome un segno di riconoscimento. Così nel polittico realizzato daSano di Pietro nel 1444 per i Gesuati di Siena (Fig. 12) 31, i due santi

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30. A. Padoa Rizzo, «Pittura, architettura e scultura nelle storie agostinianedi Benozzo Gozzoli», in Benozzo Gozzoli. Le storie di sant’Agostino a San Gimi-gnano, a c. di R. Cardini, A. Padoa Rizzo, M. Regoliosi, Roma 2001, 1-8.

31. P. Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena. I dipinti, Genova 1990, 183-86.

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Fig. 12. Siena, Pinacoteca Nazionale, Sano di Pietro, Madonna in trono conBambino e santi.

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medici oltre a indossare un abito adatto al loro rango si fanno rico-noscere proprio per la presenza della scatolina e degli strumenti dellaspatola e della pinza (Figg. 13-14), necessari all’esercizio della loroprofessione.Dunque se è vero che: «Non sono i sani che hanno bisogno del

medico, ma i malati» come afferma Cristo nel Vangelo di Matteo (9,12), il ruolo svolto dai medici attraverso le pratiche assistenziali coa-diuvava quello dei protettori dalle malattie che affliggevano lasocietà medievale, nella quale evidentemente per sconfiggere i malidel corpo non era più sufficiente solo la fede.Così se sul finire del XII secolo l’esercizio dell’attività medica

comincia ad essere svolta secondo una precisa differenziazione, attra-verso la nascita di categorie ben distinte, e cioè quella dei «medici

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Fig. 13. Siena, Pinacoteca Nazionale, Sanodi Pietro, San Cosma, particolare.

Fig. 14. Siena, Pinacoteca Nazionale, Sanodi Pietro, San Damiano, particolare.

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diplomati e colti per la cura dei malati», quella dei «farmacisti per ipreparativi curativi» e quella dei «flebotomi e barbieri per gli inter-venti chirurgici», si assiste pure a una specializzazione nella icono-grafia. E nel nostro caso all’assimilazione dell’iconografia dell’arcan-gelo «guaritore» a quella di coloro che la professione medica l’ave-vano esercitata prima in terra e poi per intercessione divina conti-nuavano a svolgerla anche post mortem per tutti quanti ne facevanospecifica richiesta.E per alcuni santi, come Giobbe e Lazzaro, il loro grado di santità

e il culto loro tributato dipendevano dall’essere stati essi stessi fisi-camente malati. E dunque il potere preventivo e taumaturgico rico-nosciuto a ciascuno di loro li rendeva oggetto di devozione e neaccresceva la produzione iconografica. Così che nelle loro raffigura-zioni, la malattia acquistava un duplice significato, poiché caratteriz-zava il santo sia come «malato» che come «protettore».E pure se Raffaele non svolge direttamente la professione medica,

poiché stando ai testi la demanda al giovane Tobia, egli risulta un‘primari molto preparato nell’esercizio di quella professione, tantoche gli attributi propri dei medici, nell’iconografia vengono asse-gnati, come accade per i veri santi anargiri Cosma e Damiano, a luie non a Tobia.

ABSTRACT

The story of Raphael is linked to that of Tobias and is taken from thedeuterocanonical text of the Old Testament so that the iconography of the«healer» archangel, in this survey, is inextricably linked to that of the youngJew. The reason for the appeal to the intercession of Raphael is already inthe meaning of his name that in Hebrew means «God heals» and the doublerole of divine guide and thaumaturge is recognized in the Judeo-Christiantradition, too. In popular piety he embodies the model of «guardian angel»and is invoked as a protector of travel too, of those on the land, as well asthose by sea. Here we are interested in the theme of the patronage accordedto him toward the people sick in their soul, because he fights and winsagainst the devil and toward the people sick in their body due to its powerof do miracles especially to heal eye diseases. Raphael is represented as awinged young haloed man without beard, wearing the dalmatic or old-fashioned clothes, mostly white colored. Sometimes in iconography, he ischaracterized by the attributes of the pilgrim, namely: the staff, the purseand the canteen. The attributes of the Tobias and Raphael’s «group» are a

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little dog and a fish held in one hand by the young Jew. The emblem ofRaphael’s medical skills and miraculous capabilities are summarized by themetal box that the archangel often holds in his hands, as the better known«anargiri» saints Cosmas and Damian do. And although Raphael is not him-self a doctor since according to the holy texts, he transfers the matter med-ical occupation to the young Tobias, in the iconography he is characterizedby the presence of the medical saints attributes.

Raffele ArgenzianoDipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali

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