CORSO DI AGGIORNAMENTO ANNO SCOLASTICO 2010/11 I boschi di neoformazione: ruolo ecologico e paesaggistico In collaborazione con Servizio Foreste e Fauna – PAT e Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale - UNITN Corso di Aggiornamento Aggiornamento Docenti Museo Tridentino di Scienze Naturali – via Calepina 14, 38122 Trento (Italia) – http://www.mtsn.tn.it SERVIZI EDUCATIVI – Settore Aggiornamento Docenti: tel. 0461/270380 – e-mail: [email protected]
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I boschi di neoformazione - MUSE · i rilievi montuosi oltre i 1.000 m di quota a scapito del pino silvestre, che continuava a prevalere, con il querceto misto, sulle Prealpi e nelle
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CORSO DI AGGIORNAMENTO
ANNO SCOLASTICO 2010/11
I boschi di neoformazione: ruolo ecologico e paesaggistico
In collaborazione con Servizio Foreste e Fauna – PAT e Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale - UNITN
Corso di Aggiornamento
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Museo Tridentino di Scienze Naturali – via Calepina 14, 38122 Trento (Italia) – http://www.mtsn.tn.itSERVIZI EDUCATIVI – Settore Aggiornamento Docenti: tel. 0461/270380 – e-mail: [email protected]
I boschi di neoformazione(Trento, 15 ottobre 2010)
dott. Massimo MioriUfficio Pianificazione e selvicolturaServizio Foreste e fauna
La storia di un territorio è fatta confrontando i diversi ambienti nel corso del tempo.
Spesso diamo ad essi un attributo quale progredito, degradato, efficiente, stabile, dinamico, ecc.
La storia del territorio trentino
Ogni modifica di una componente del sistema territorio (aumento della popolazione, incendi, siccità, ecc.) porta degli squilibri e quindi dei cambiamenti.
In Trentino il bosco e il pascolo sono stati gli elementi stabili del sistema con livelli di resilienza (capacità di autoripararsi dopo un danno) tali da permettere lo smorzamento degli squilibri per molti secoli.
Monte Ozol
Resti fossili macroscopici.
Le nostre conoscenze sulla vegetazione del passato sono basate soprattutto su due tipi di documentazione:
Sedimenti pollinici (intrappolati ad esempio negli strati di sedimento nel fondo di un lago)
La vegetazione europea alla fine dell’ultima glaciazione
Nel periodo Sub-Boreale e Sub-Atlantico (dal 3.000 a.C. ad oggi), caratterizzato da periodi più freddi e dall‟aumento dell‟umdità atmosferica, è iniziata l‟espansione del faggio (da est) che ha preso il sopravvento, specialmente nel piano montano inferiore, nel corso dell‟età del Bronzo (2.000-500 a.C.) a scapito dell‟abete bianco. La fase del faggio in Trentino è avvenuta con molto ritardo a causa della difficoltà di questa specie a penetrare nelle valli interne continentali.
Mummia di Oetzi 3.200 a.C. (Similaun) Venere di Willendorf (Austria).
Nel periodo Atlantico (dal 5.500 al 2.500 a.C.), fu il periodo più caldo dall‟ultima glaciazione, avanzò la copertura dell‟abete rossoche giunse a coprire, con una migrazione da est verso ovest, i rilievi montuosi oltre i 1.000 m di quota a scapito del pino silvestre, che continuava a prevalere, con il querceto misto, sulle Prealpi e nelle valli principali.
Il clima caldo e umido della fine del periodo Atlantico ha favorito l‟abete bianco, migrato da sud, che ha invaso aree occupate dall‟abete rosso, dal pino silvestre e dal querceto misto, arrivando ad occupare una fascia altitudinale tra i 600 e 1700 m.
Raffigurazione di una pittura rituale
rinvenuta nel riparo Dalmeri (Grigno). Raffigurazione di un cavallo nelle grotte in
Lescaux (Francia).
Il successivo inaridimento del clima, nel periodo Boreale, ha favorito la diffusione del pino silvestre che, con l‟aumento delle temperature medie, è stato progressivamente sostituito, nel piano submontano e collinare, da querce, tigli, olmi e nocciolo.
La definitiva scomparsa della calotta glaciale nella Valle dell‟Adige può essere fatta risalire al periodo Preboreale (8.000-7.000 a.C.). Il Trentino, come l‟Europa centrale, era quindi praticamente privo di boschi.
Nelle prime fasi di regresso dei ghiacci le Alpi furono caratterizzate dalla colonizzazione ad opera di salici nani, betulla e pino mugo (vegetazione di tundra).
Palafitte del lago di Ledro (età del Bronzo)
La vegetazione del Paleolitico sup.(40-12.000 anni fa), si estendeva dalle coste alle Prealpi, mentre le Alpi erano interessate dalla glaciazione di Wurm. Il limite delle nevi perenni era a circa 1300 m.
La maggior parte del Trentino era coperta di ghiacci circondati da una steppa fredda (Graminacee, Artemisia, Chenopodiacee con rada vegetazione arborea) ad eccezione di alcuni rilievi meridionali (zone di rifugio per la flora montana ed alpina).
Durante il Medioevo le foreste europee erano diminuite, la popolazione aumentava e bisognava nutrire più uomini.
L‟agricoltura si sviluppava e prendeva il posto della foresta.
Il legno veniva usato soprattutto per cuocere gli alimenti e riscaldarsi (è l‟unica fonte di energia insieme all‟acqua).
Dalla metà del periodo Subatlantico (circa 1.000 d.C.) le interferenze antropiche si fanno sempre più importanti, rispetto a quelle climatiche, nel decidere le proporzioni delle diverse specie arboree.
La romanizzazione determinò un notevole sviluppo solo nelle valli maggiori, come la Val d‟Adige e la Valsugana, dove furono introdotte molte specie vegetali come la vite, il noce e il castagno.
Nelle valli minori vivevano i Reti in comunità isolate.
Dopo la cessazione dell‟occupazione romana, il Trentino subì la dominazione longobarda, per poi passare nelle mani di Carlo Magno e dei duchi, marchesi o conti del nuovo impero romano-germanico.
Nel 1027 l‟imperatore concesse al Vescovo di Trento, come feudo imperiale, la città e le valli che ne dipendevano.
L‟interesse per la produzione legnosa divenne rilevante in Trentino a partire dal XIII secolo, quando si hanno le prime notizie storiche dell‟esistenza di segherie (1235 a Calliano, 1254 ad Avio)
Il più intenso sfruttamento dei boschi trentini avvenne a partire dal XV secolo, accrescendosi fino alla fine del Settecento. In quest‟epoca si diffondono le prime sistemazioni permanenti a terrazze con muri a secco.
Il legname da opera e la legna da ardere rifornivano i cantieri navali, le vetrerie e le imprese edili di Venezia. Una delle zone più strategiche era la Val di Fiemme
La battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571
Occorreva molto legno.
Per costruire una galea veneziana era necessario disporre di 300 m3 di legno di quercia, 35 m3 di legno di conifera e di qualche centinaio di astoni di faggio.
Solo per le navi da guerra l‟Arsenale richiedeva ogni anno, sul principio del 1400, più di 20.000 m3 di legno di pregio.
Nel 1558, per limitare i danni ai boschi, vennero emesse le Ordinanze ferdinandee per il Primiero e il Tesino che intendevano limitare i danni ai boschi a causa del pascolo caprino e dell‟ampliamento dei prati.
Alla fine del Settecento si tocca il culmine della riduzione boschiva, il problema non era tanto la riduzione dell‟estensione quanto il degrado strutturale e provvigionale dei boschi più facilmente raggiungibili.
Nel 1579 fu creato un Generale Supremo delle Selve.
Val di Comasine
E‟ caratterizzato da un uso integrato di tutte le risorse in cui il legno è essenzialmente fonte energetica ed il bosco sede di raccolta di combustibile, di pascolo, di prodotti per l‟allevamento del bestiame e di materiali per l‟agricoltura.
C‟è un intenso sfruttamento dell‟energia idrica per il trasporto dei materiali e per l‟attività delle fabbriche (mulini, segherie), esportazione di legname della Val di Fiemme e Sole.
Gli ultimi quattro periodi della storia trentina
Primo periodo (fine „700 – prima metà „800).
BOSCO E PASCOLO
050
100150
200250
300350
400
1830
-48
1852
1880
1892
1900
1914
1935
1960
1977
2006
anno
ett
ari
(x 1
.000)
bosco
alpi e
pascoli
1830 1852 1880 1892 1900 1914 1935 1960 1977 2006
bosco 246 247 305 302 301 301 318 311 306 345
alpi e
pascoli 184 184 152 157 153 153 118 113 155 108
Le superfici produttive e l'uso del suolo (in migliaia di ettari)
Vi è un maggior dinamismo mosso dall‟aumento di popolazione che richiede maggior disponibilità alimentare.
Da qui la necessità di aumentare la produzione agricola e zootecnica che, in un primo tempo, si risolve con un maggior sfruttamento del bosco per il pascolo del bestiame domestico (rarefazione delle foreste, aumento delle popolazioni erbacee ed arbustive più xeriche).
Successivamente l‟impossibilità di riequilibrare il sistema con le risorse energetiche locali determina il ricorso all‟emigrazione della popolazione.
Gli ultimi quattro periodi della storia trentina
Secondo periodo (da metà „800 – alla prima guerra mondiale).
BOSCO E PASCOLO
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200250
300350
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1977
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anno
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ari
(x 1
.000)
bosco
alpi e
pascoliII
Il bosco si inseriva in questo sistema di compensazione tra piano e monte non solo perché il bestiame vi era condotto direttamente al pascolo ma perché da esso si prelevava materiale per l‟alimentazione in stalla e, soprattutto, per la lettiera: foglie di castagno, di faggio, di quercia (farlet), i rametti di pino e di abete (dase), le piante d‟erica (brocon).
E‟ sempre il bosco che permette dopo il 1850 il grande balzo verso i 100.000 capi di bestiame quando, una diminuzione di foraggio per la trasformazione dei prati in campi, con un aumento del carico in bosco; aumento possibile perché i boschi erano sempre più radi e quindi sempre più ricchi d‟erba e di arbusti.
Gli ultimi quattro periodi della storia trentina
Secondo periodo (da metà „800 – alla prima guerra mondiale).
zootecnia
0
20000
40000
60000
80000
100000
120000
1818
1841
1869
1890
1910
1960
2003
anni
nu
mero
bovini
ovini
caprini
equini
(dati raccolti da vari autori: Perini, Baccaria, Segala, Ruatti, Zaninelli, INEA ed ISTAT)
1891
Provvedimenti legislativi ed una attività amministrativa più attenta e mirata recuperano il bosco (primi piani economici), con rimboschimenti e riposo (bandite).
Il bosco viene usato soprattutto per produrre legname da opera da esportare. Il sistema non è più “chiuso” ma deve fare i conti con gli avvenimenti politici ed economici dell‟Europa.
Gli ultimi quattro periodi della storia trentina
Secondo periodo (da metà „800 – alla prima guerra mondiale).
Boscaioli impegnati nell‟esbosco di tronchi, Selva di Cadore, anni „20
Tra il 1890 ed il 1910 i primi flussi turistici aiutano a stabilizzare il numero di abitanti nelle
zone di maggiore altitudine.
Muratori, nel 1911, denuncia una diminuzione del 20-40 % del carico delle malghe per
l'invasione del bosco e le statistiche del 1935 confermano questo avanzamento. L‟emigrazione
umana diventa da temporanea a permanente.
BOSCO E PASCOLO
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anno
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bosco
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pascoli
Paneveggio (1915) - Sacerdoti nella foresta
Paneveggio oggi
Vermiglio - Prima Guerra Mondiale - 1915
Vermiglio - anno 2000
Gli elementi di rottura che rimettono in moto il settore forestale sembrano essenzialmente due:
1. il forte aumento dell‟emigrazione, diminuendo la forza lavoro a disposizione per i campi, induce ad una trasformazione dei seminativi in prati e dei prati in pascoli permanenti con un aumento della quantità e qualità del foraggio;
2. i nuovi indirizzi di politica forestale, prevedendo l‟allontanamento del pascolo da vaste aree di bosco per la ricostruzione ed il miglioramento dei soprassuoli (Regio Decreto del ‟23),
Si valorizza la funzione di protezione idrogeologica dei versanti.
Vi è l‟obbligo del “piano economico”
Non bastano più le risorse comunali (prima della guerra in comuni come Tesero il bilancio era coperto per ¾ da proventi dei boschi e del pascolo). Il fervore delle opere dell‟immediato dopoguerra trasforma il montanaro in operaio.
Gli ultimi periodi della storia trentina
Terzo periodo (tra le due guerre mondiali).
L‟energia idraulica viene trasformata in energia elettrica con pesanti conseguenze sulla portata dei fiumi e sulla disponibilità di acqua per le attività primarie.
Gli ultimi quattro periodi della storia trentina
Terzo periodo (tra le due guerre mondiali).
Diga di Malga Bissina
Dal punto di vista produttivo il bosco diviene solo fornitore di legname e non il centro di un sistema economico completo e complesso.
Il bosco perde definitivamente il carattere di elemento centrale di tutto il sistema trentino pur mantenendo la sua funzione indispensabile per la protezione del territorio.
Stava
Esigenza di ricostruire e migliorare il patrimonio boschivo, nel ‟56 nasce la selvicoltura naturalistica.
Il bosco è punto di incontro di più settori produttivi, nasce il concetto di multifunzionalità.
I quattro periodi della storia trentina
Quarto periodo (dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi).
BOSCO E PASCOLO
050
100150
200250
300350
400
1830
-48
1852
1880
1892
1900
1914
1935
1960
1977
2006
anno
ett
ari
(x 1
.000)
bosco
alpi e
pascoli
zootecnia
0
20000
40000
60000
80000
100000
120000
1818
1841
1869
1890
1910
1960
2003
annin
um
ero
bovini
ovini
caprini
equini
Il bosco è vita ed è godibile
TURISMO E RICREAZIONE
MANTENIMENTO DEL PAESAGGIO
MANTENIMENTO QUALITA‟ AMBIENTALE
qualità dell‟aria (assorbimento CO2)
qualità delle acque
biodiversità
rarità faunistiche
rarità floristiche
Nasce la consapevolezza che il bosco svolge una
pluralità di funzioni. Dunque, un approccio
multifunzionale alla pianificazione forestale.
Dalla fine della seconda guerra
mondiale ad oggi).
a) oltre il 60% della superficie provinciale è situata oltre i 1000 m di
altitudine;
b) l‟85% della totalità dei comuni si colloca ad un‟altitudine superiore ai 400
metri.
c) più del 50% della popolazione si concentra nei 34 comuni (12% della
superficie totale provinciale) che si trovano nel fondovalle o sotto i 400
metri
DINAMICHE DEMOGRAFICHE IN PROVINCIA DI TRENTO
- Eccessivo inasprimento del fenomeno di inurbamento del capoluogo;
- Accentuazione delle pressioni nelle aree a maggiore concentrazione insediativa;
- Aumento dei problemi di inquinamento nel fondovalle dell‟Adige e nelle aree ad elevata
concentrazione di attività produttive;
- Spopolamento delle aree marginali e abbandono della gestione territoriale;
- Accentuarsi dell‟abbandono della gestione del territorio nelle aree a bassa dinamicità
demografica ed economica.
DINAMICHE DEMOGRAFICHE IN PROVINCIA DI TRENTO
…in Europa
Negli ultimi „20 anni l‟estensione delle aree urbanizzate a livello europeo è aumentata del
20% contro un aumento della popolazione del 6%.
Negli anni „90 si è avuta nell‟UE una perdita di 10 ha al giorno di suolo solamente per la
costruzione di nuove autostrade.
…in Italia
Le regioni che presentano la maggiore percentuale di aree artificiali sono Lombardia,
Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania.
Tra il 1990 ed il 2000 le aree agricole sono diminuite di oltre 140.000 ha, di cui circa 80.000
ha sono stati “artificializzati” (CLC 2000)
Un po’ di dati
Lo spopolamento delle Alpi non è un fenomeno nuovo, essendo un fatto rilevante già dal
XIX secolo. Questo però avviene solo in certe aree, probabilmente le più difficili per
altitudine, esposizione, pendenza; mentre in altre la tendenza può essere opposta, quindi
con un aumento della popolazione.
Dagli anni „60 il paesaggio delle zone collinari e montuose delle Alpi è cambiato verso un
aspetto più naturale, con un aumento della superficie forestale che pare correlato con la
diminuzione demografica, anche se con relazioni complesse.
I campi coltivati ed i pascoli lasciano spazio ai boschi neoformati quando vengono
abbandonati. Questo avviene perché non è più conveniente lavorarli, o quando la zona viene
abbandonata dagli abitanti che si trasferiscono altrove.
SPOPOLAMENTO DELLE MONTAGNE
Andamento demografico 1870-1990 nei
comuni dell‟arco alpino (da Baetzing,
1999): in rosso i comuni con riduzione, in
giallo con stagnazione e in blu con
crescita della popolazione.
Superficie
totale
620.668 ha
84 % del territorio è
pianificato (522.427 ha)
55,7 % indice di
boscosità
(345.710 ha)
76 % è di proprietà
pubblica
24 % è di proprietà
privata
CORPO FORESTALE
DELLO STATO
INVENTARIO NAZIONALE
DELLE FORESTE E DEI
SERBATOI DI CARBONIO
Dati di I fase
Regione Superficie Bosco Indice di
totale (ettari) boscosità
Piemonte 2.542.164 911.659 35,9
Valle d'Aosta 325.121 104.707 32,2
Lombardia 2.387.854 641.841 26,9
Trentino 622.040 400.326 64,4
Alto Adige 738.448 343.622 46,5
Veneto 1.840.119 428.028 23,3
Friuli Venezia Giulia 783.851 340.822 43,5
Liguria 538.135 390.925 72,6
Emilia Romagna 2.214.443 616.340 27,8
Toscana 2.298.448 1.175.776 51,2
Umbria 844.254 381.225 45,2
Marche 971.663 310.420 31,9
Lazio 1.720.211 621.140 36,1
Abruzzo 1.081.070 450.429 41,7
Molise 443.029 144.509 32,6
Campania 1.361.288 486.131 35,7
Puglia 1.933.125 190.012 9,8
Basilicata 998.964 362.123 36,2
Calabria 1.506.497 630.041 41,8
Sicilia 2.571.166 365.224 14,2
Sardegna 2.410.956 1.232.780 51,1
Italia 30.132.845 10.528.080 34,9http://www.sian.it/inventarioforestale/jsp/home.jsp
Art. 2
Definizioni
1. Ai fini di questa legge i termini bosco, foresta e selva sono equiparati, e valgono le seguenti
definizioni:
a) bosco: indipendentemente dall'origine, dal tipo di utilizzazione e dalla designazione catastale, ogni
superficie coperta da vegetazione forestale arborea e arbustiva, a prescindere dallo stadio di sviluppo e
dal grado di evoluzione della vegetazione, nonché le superfici già considerate o classificate bosco e
temporaneamente prive della vegetazione forestale arborea e arbustiva preesistente per cause naturali o
antropiche, i cui parametri dimensionali minimi sono definiti con regolamento;
…Art. 2
Definizioni dei parametri dimensionali del bosco e del pascolo
1. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 2, comma 4, della legge provinciale, ai fini della
definizione di bosco stabilita dall'articolo 2, comma 1, lettera a), della medesima legge, i parametri
dimensionali, con misurazione effettuata dalla base esterna dei fusti, sono i seguenti:
a) estensione superiore a 2000 metri quadrati;
b) larghezza massima superiore a 20 metri;
c) copertura superiore al 20 per cento.
Definizione di bosco
(L.P. 23 maggio 2007, n.11 e D.P.P. 26 agosto 2008, n. 35-142/Leg)
Dip. Risorse Forestali e Montanewww.dip-foreste.provincia.tn.it/