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Feb 16, 2019

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RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

i QUADERNIDEL TICINOi QUADERNIDEL TICINO

Spedizione in abbonamentopostale - 70% Filiale di Milano

42i QUADERNIDEL TICINO

IV° trimestre 2002

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2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica, indi-rizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziative edella rivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità, èfacoltativo: è possibile in qualunque momento richiedere l’aggiornamento o la cancellazione, così come è possibile oppor-si all’invio del materiale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno IX - Numero 42Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

Redazione: Carlo Cassani, Valeriano Castiglioni, Piercarlo Cattaneo, Elio Fontana, GiuseppeLeoni, Ignazio Pisani, Fabrizio Berto Provera, Fabrizio Valenti

Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Francesco Bigogno, Gianmarco Borroni, Pier PaoloBrivio, Sergio Calò, Angelo Caloia, Giovanni Cassetta, Vittorio Castoldi, Gaetano Ceriani, LuigiCeriotti, Paola Cerutti, Giovanni Chiodini, Teresio Colombo, Mario Comincini, RobertoConfalonieri, Adriano Corneo, Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, IvoDeitinger, Gigi De Fabiani, Mario Di Fidio, Carlo Ferrami, Romano Ferri, Giovanni Frascarolo,Edoardo Freddi, Alessandro Grancini, Franco Grassi, Davide Graziani, Danilo Lenzo, AlbertoMarini, Marco Marelli, Paolo Musazzi, Giovanni Pozzi, Francesco Prina, Carlo Ravazzani, LuigiRondena, Silvio Rozza, Luciano Saino, Enrico Salomi, Teresio Santagostino, Silvano Santucci,Giuseppe Segaloni, Dionigi Spagnuolo, Maurizio Spelta, Carlo Stoppa, Piero Stoppa, CarmeloTomasello, Emanuele Torreggiani, Mauro Valenti, Marco Varisco, Gianni Verga.

Editore:

Presidente: Ambrogio Colombo

Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234

Prezzo di copertina: €5Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15

Progetto grafico, impaginazione e stampa: Agenzia Agorà Via Pretorio, 30 -Magenta - Tel.-Fax 0297295339

Foto di copertina: Veduta dell’Abbazia di Morimondo (Mi) - Archivio Parco del Ticino

Finito di stampare nel mese di Settembre 2002

Marco
Typewritten Text
ISSN 2038-2545
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• Il Punto Dio esiste? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 4di M. Gargiulo

• Conoscere il TicinoTerza uscita della guida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 7

• Parco del TicinoParco del Ticino: il tempio della biodiversità . . p. 9di F. Valenti

Per il futuro del Parco del Ticino si muoveanche il Corriere della Sera . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 12di F. V.

Parco del Ticino: che cos’é il progetto MAB dell’Unesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 16di F. V.

Un settore in netta crescita . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 19di Fabrizio B. Provera

• Centro KennedyPresentato l’ultimo libro di MicheleBrambilla: “Gente che cerca” . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 48di F. V.

• TerritorioRequiem per una fabbrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 52di T. Santagostino

La Cascina Caremma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 55di P. Calcaterra

• Aziende MunicipaliI servizi pubblici locali nellazona Ovest-Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 58di M. Morani

• LavoroSiglato il nuovo CCNL per le impresedi lavoro temporaneo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 64di G. Molla

In margine al dibattito sui problemi del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 66di I. Pisani

Quel costo della vita “taroccato” . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 71di G. Lanfredini

Si conferma la stagnazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 72di F. B. P.

• Le nostre contradeLa lunetta gotica nella chiesa di S. Giorgio . . . . . .p. 74di S. Boroli

Festa di S. Bartolomeo:una cassoeula da guinness . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p .84di F. Valenti

Un tram chiamato “Gamba de legn” . . . . . . . . . . . . . . .p. 88di R. Perotti

Breve storia di Ozzero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 91di F. Schena

Associazione storico culturale “La Piarda” . . . . . .p. 98di F. Valenti

• Cultura del TicinoPrimi passi della Fondazione Abbiatense... ........p. 102di Fabrizio B. Provera

12 agosto 2002 a Stazzema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 106di C. Morani

Politca e sviluppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 108di P. Cattaneo

3S O M M A R I O

SPECIALE CENTRO DI ETICA AMBIENTALEDELLA REGIONE LOMBARDIA

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 24

Il progetto del centro di Etica Ambientale . . . .p. 25di L. Valle

L’uomo e il creato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 33di Padre Mauro

La genesi del Centro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 35di M. Spelta

Il valore del luogo per la costruzione di unlaboratorio di Etica Ambientale . . . . . . . . . . . . . .p. 37di S. Bandera

Il Parco del Ticino per il Centro . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 39di M. Maggioni

DOCUMENTI

Natura, sorella da contemplare . . . . . . . . . . . . . . .p. 42

Possa l’umanità del duemila riconciliarsicon il creato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 43

Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato .p. 44

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Credo in Dio ? Non c’èdomanda più banale,forse. Ma è la sola doman-

da che tutti gli esseri umani sipongono, almeno qualche voltanella vita. Inutile fingere indiffe-renza, ostentare superiorità,autonomia, maturità, disincan-to, distacco dalle vecchie super-stizioni” Con queste parole si apre il libro“Gente che cerca. Interviste suDio” (edizioni Ancora) diMichele Brambilla giornalistadel Corriere della Sera. Un librodescritto con molta umiltà come“….una semplice inchiesta gior-nalistica. Senza pretese, se nonquella di far conoscere che cosapensano del mistero alcuni per-sonaggi molto noti, la maggior

parte dei quali, in genere, quan-do è intervistata è sollecitata aparlare di tutt’altro. Ci sonogiornalisti (Montanelli, Biagi,Bocca, Feltri), scrittori (Messori,Tamaro), attori (Sordi), sportivi(Trapattoni), teologi (Ravasi,Cantalamessa), ….Alcuni sonocredenti dichiarati, altri no.Persone che non si vergognanodi ammettere di sentirsi inchio-dati da quell’unica domandache conta. Gente, insomma, checerca la verità”.Un giornalista di una testatalaica che si occupa esplicita-mente di Dio rappresenta, senon proprio una rarità, un fattoinconsueto.Un’autentica rarità, invece, è uneditore, il presidente del mag-

I L P U N T O4

Dio esiste ?

Testimonianze su una domanda di perenne attualità

Dialogo aperto con i lettori

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giore gruppo editoriale italiano,che mette nero su bianco la pro-pria esperienza di conversione.M i r i f e r i s c o a l l i b r o“Conversione. Una storia perso-nale” nel quale LeonardoMondadori, con l’ausilio diVittorio Messori, racconta ilsuo ritorno alla fede, pur con-sapevole che una conversionesembra a molti, oggi, qualcosadi anacronistico.Un dialogo, quello traMondadori e Messori, giuntoanch’egli alla fede da una forma-zione laica, che affronta tutte leimplicazioni morali, umane emateriali di una scelta di fede.L’accoglienza riservata dal pub-blico a questi due libri, apparsiquasi contemporaneamente inlibreria, ma soprattutto le occa-sioni di dibattito che hannosuscitato, costituiscono l’aspet-to più sorprendente di questavicenda.Parlare di Dio al giorno d’oggi èforse una delle imprese più diffi-cili, parlarne in un libro ancoradi più. Perché allora cimentarsiin questa avventura?Se si fosse trattato di libri scrittida uomini di chiesa, rivolti alpubblico dei fedeli e veicolatisoprattutto attraverso le libreriedella buona stampa, non cisarebbe nulla di sorprendente.Ma nei casi qui riportati è evi-dente l’intenzione di rivolgersiad un ben altro pubblico, a quel-lo dei non credenti, o di chi

dichiara di non credere. Al pub-blico che è refrattario ai ministridi Dio o comunque al pubblicoal quale i ministri di Dio non rie-scono a comunicare. A chi prefe-risce una morale fatta a propriouso e consumo rispetto ad unaprofessione di fede coerente conil messaggio cristiano.D’altra parte, perché comperare,e poi leggere, un libro sulla ricer-ca di Dio o sulla conversione diuna persona di successo? Abbiamo la percezione di unmondo quasi totalmente secola-rizzato; ma dietro l’apparenzanon vi è la possibilità che essosia segretamente travagliatodalla nostalgia del vangelo? Se la risposta fosse di sì, come letestimonianze raccolte in questidue libri ci inducono a sospetta-re, allora la questione che sipone, per la comunità dei cre-denti, è come rispondere alladomanda, spesso inespressa einconfessata, di chi è alla ricercadi Dio, ma non ha mai saputo, onon sa più, da che parte inco-minciare.Le testimonianze di chi si scoprein ricerca. La testimonianzadella “storia personale” di unlaico chiamato “da lontano” avivere la fede costituisconoun’occasione utile di meditazio-ne. Anche se paradossalmentenella fede “chi cerca non trova,ma viene trovato” (J. Kafka).

Massimo Gargiulo

I L P U N T O5

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Co n o s c e re i lCo n o s c e re i lproprio territorio.proprio territorio.

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Penultima uscita allega-ta ai Quaderni con ilterzo numero della

guida “Conoscere ilTicino”.

Q u e s t onumero è dedicato ai

percorsi ciclabili e/o pedonaliper vivere nel più ampio benes-sere le aree del Ticino.Percorsi per tutti dove incontra-re zone di particolare valoreamibentale e monumentale. Unmodo intelligente per fruire delParco, dei suoi meravigliosiangoli, della sua incantevolenatura. Il tutto accompagnatodalla libertà di svolgere sport edivertimento.I cinque percorsi segnalati,

ognuno con ampia descrizio-ne e con piantina,

c o n t e n g o n oqualche dato e

curiosità, non-chè qualche

suggerimentoper scoprire qualche perla “eno-gastronomica”.Augurandovi ancora buona let-tura, vi diamo appuntamento alprossimo numero (43/dicem-bre2002) con l’ultima uscitadella guida dove troverete unapratica cartina dei territori del-l’asta del Ticino con segnalatipercorsi, centri storici e beniarchitettonici e d’arte, areeambientali, Centri parco, ecc.

C O N O S C E R E I L T I C I N O7

In regalo con i Quaderni del Ticino

Terza uscita della guida“Conoscere il Ticino”

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Parco del Ticino: il tempio della biodiversità

Patrimonio biologico

Presentata la seconda edi-zione dell’Atlante checertifica l’immenso

patrimonio naturale e cultu-rale presente all’interno del-l’oasi protetta.“Il principale obiettivo da rag-giungere per un’area protettaqual è quella del Parco delTicino è la tutela della biodiver-sità, ma per poterci riuscirebisogna conoscere a fondo ilproprio patrimonio biologico”.Sono queste le ragioni di fondo-ripetute dallo stesso DarioFurlanetto, direttore del Parcodel Ticino- che hanno portatoalla realizzazione di un’operacosì importante come l’atlantedelle biodiversità. Più di seicen-to pagine per spiegare e illu-strare le 4.932 specie censiteviventi all’interno della primaarea naturalistica protetta crea-ta in Italia (nel 1974). Dario

Furlanetto, insieme al presi-dente ad interim del parcoTicino lombardo MaurizioMaggioni, hanno ripreso e svi-luppato queste motivazioniall’interno della giornata distudi organizzata per presenta-re al pubblico la seconda edi-zione del volume uscito per laprima volta nel marzo del 1999.“Il vero scopo che si nascondedietro a questo ambizioso pro-getto- ha spiegato Furlanetto- èquello di stimolare appassiona-ti, studiosi e esperti della mate-ria, a far sempre meglio in que-sta direzione. Un invito perciò,rivolto a rendere migliore latutela dell’ecosistema e delpaesaggio fluviale”. “Perché – hapoi continuato- solo rendendo-si prima conto delle enormirisorse a disposizione, si può inseguito definire delle linee d’in-tervento realmente coerenti”.

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Questa grande varietà di sog-getti, che prospera dentro aduna delle più belle oasi presentinel nostro paese- stando all’e-norme mole di lavoro svolta dalteam di ricercatori che ha rivisi-tato “L’Atlante delle biodiver-sità”- è aumentata di più di unterzo rispetto al censimento sti-lato tre anni fa. Tutto questo atestimonianza della bontà delleazioni intraprese sia sul versan-te della salvaguardia delle retidei cosiddetti corridoi ecologi-ci, sia per quanto concerne lamassiccia opera di reintrodu-zione di specie animali e vege-tali scomparse. Ma ben presto,questo angolo di Lombardia edi Piemonte ancora incontami-

nato, varcherà i confini nazio-nali per giungere alla sua defi-nitiva consacrazione.L’appuntamento di giovedì 13giugno, infatti, è stata l’occasio-ne per preannunciare l’ormaiimminente ingresso del parcodel Ticino nel gotha mondialedelle riserve protette. E in que-sta direzione è andato il succes-sivo l’appuntamento del 24 giu-gno, presso il Circolo dellaStampa di Milano, dove è statopresentato il progetto di adesio-ne al programma MAB-UNE-SCO al quale hanno già aderitoben 137 paesi. “Questa doman-da di partecipazione, si ponecome il logico prosieguo di uncammino iniziato nel lontano

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1974 con la nascita del Parco-hanno ripetuto i rappresentantidei massimi vertici del Parco-nella volontà di abbracciare inpieno la strategia di Siviglia del1995, ovvero, mettere in atto undisegno che alla conservazionedelle diversità naturali e cultu-rali, sappia affiancare uno svi-luppo vitale del territorio da unpunto di vista economico esociale”. Dunque, se non cisaranno imprevisti dell’ultimaora, grazie anche alle forti pres-sioni e all’incessante opera diconvincimento esercitataanche in sede europea da diver-

si politici -tra i parlamentariche si stanno occupando dellapratica iniziata due anni fa conla presentazione di tutta ladocumentazione necessaria, inprima linea a Bruxelles c’è l’av-vocato Achille Cutrera, giàPresidente del Parco e senatoredel magentino e AntoninoCaruso- tra qualche mese arri-verà l’ok degli organi di control-lo dell’Unesco. Una nuova vit-toria per il “Fiume Azzurro” e ilsuo parco.

Fabrizio Valenti

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Tutto è iniziato nello scorsomarzo, con le dimissioni asorpresa di Luciano Saino,

oggi ex presidente delConsorzio Parco del Ticino, inaperta polemica con l’assessoreregionale Franco NicoliCristiani.Un chiaro “atto di denuncia” neiconfronti dei vertici dellaRegione Lombardia “colpevoledi aver tenuto un comporta-mento, sempre più inteso amettere a repentaglio il futurodel prezioso corridoio ecologi-co”. Da quel momento in avanti,con quella lettera di protestarecapitata ai quarantasette sin-daci del massimo organoassembleare -tramite la quale sispiegavano le ragioni del “granrifiuto”- attorno alla riservaprotetta del “Fiume Azzurro” ealla sua dirigenza, è ritornato il

massimo interesse. Dalla nuovapresidenza -attualmente, il reg-gente ad interim è MaurizioMaggioni- alla nomina delnuova Cda, per giungere, quin-di, agli interventi infrastruttura-

Per il futuro del Parco del Ticino si muove anche

“Il Corriere della Sera”

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li annunciati da tempo. Il Pianod’Area con la contestata (daSaino, ma non solo) Terza Pista,la Boffalora-Malpensa e altriancora nodi insoluti. Della deli-catezza della situazione se n’èaccorta anche una testata gior-nalistica di primo livello come“Il Corriere della Sera”, che loscorso 9 luglio, ha organizzatouno speciale “Forum” perapprofondire le differenti tema-tiche legate al Parco. Un dibatti-to di grande interesse, masoprattutto, la miglior prova chel’argomento è di quelli di primopiano. “Una grande intuizionedel direttore Ferruccio De

Bortoli” ha ammesso MaurizioMaggioni presidente del Parco.Va ricordato, infatti, che l’inizia-tiva è partita direttamente daVia Solferino, senza che daparte del Consorzio di viaIsonzo, vi sia stata la benchéminima pressione. E’ ovvio, chesuccessivamente, essendosenepresentata l’occasione, i diri-genti del Parco siano stati benlieti di partecipare alla tavolarotonda. Non fosse altro, per ilcalibro degli ospiti annunciati.Oltre a Maurizio Maggioni,hanno aderito l’assessore allaQualità e all’Ambiente dellaRegione Franco Nicoli Cristiani,

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il presidente del Touring ClubItalia Roberto Ruozi e MaurizioRivolta, consigliere nazionaledel WWF e fino allo scorso 1°luglio consigliere esterno delParco. Da quanto emersodurante il faccia a faccia, appa-re chiaro che almeno su alcunipunti la posizione del Parco equella del Pirellone non coinci-dano. “Innanzi tutto per quelche riguarda il discorso fondi”spiega Francesco Magna, pre-sente all’incontro, responsabileimmagine e relazioni esternedel Parco. Prova ne è, che men-tre la Regione ha rilanciato laproposta della tassa d’ingresso( m e d i a n t e l ’ u t i l i z z o d e i

“tickets”) “per cercare di lascia-re completamente a Comuni eProvince i costi della gestioneordinaria” di altro avviso è ilParco “che sostiene che cosìfacendo, non si farebbe altroche penalizzare ulteriormentele popolazioni che abitano que-sto territorio”. Per FrancescoMagna “un’ipotesi del generepiuttosto, potrebbe essere con-divisibile solo per quelle areedell’oasi protetta, laddove vi siriscontri un particolare pregioartistico- culturale o che alme-no, dispongano di certe struttu-re”. Ciononostante, va ribaditoche allo stato attuale, non sonoi costi di gestione a preoccupare

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m a g g i o r m e n t e( a n c h e s ec o m u n q u e ,M a g g i o n i h aricordato “che iconti sono inrosso..”). Anchenel corso deld i b a t t i t o ,M a u r i z i oMaggioni hareclamato “unamaggiore coeren-za sul versantedegli interventicollegati allo svi-luppo diM a l p e n s a ” .Un’affermazione,che è sembrataessere la ripropo-sizione del conte-nuto della mozio-ne votata all’una-nimità dall’orga-no consiliare del Parco durantela riunione dello scorso 29 giu-gno. E sempre su questi binari,la critica più insistente è stataindirizzata al Piano d’Areaapprovato con legge regionaledel 1999. Il reggente ad interim(fino alla seduta di fine settem-bre) le sorti del Parco, ha evi-denziato chiaramente “cometroppo spesso i progetti sianostati modificati in corso d’operapalesando scarsa continuitàd’azione”. E’ altrettanto veroperò, che le dichiarazioni rila-sciate da Nicoli Cristiani “sono

d’accordo sulla necessità dioffrire al Parco un quadro diriferimento preciso riguardoagli interventi”, collegate all’ap-provazione lo scorso 24 giugnodi un apposito disegno di leggeper il Parco da parte dellaGiunta Regionale, sono ele-menti da tenere in giusta consi-derazione. E indubbiamente,come ammesso da tutti i parte-cipanti, l’organizzazione dellostesso Forum, sè un indizio nontrascurabile di una ritrovatasensibilità nei confronti delgrande “corridoio ecologico”.

F. V.

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Ecco la sfida per il nuovomillennio: sapere bilan-ciare la tutela degli ecosi-

stemi con il progresso e la cre-scita economica.Per comprendere in che cosaconsiste esattamente il Mabdell’Unesco (“Man andBiosphere”), bisogna tornareindietro con la memoria all’ini-zio degli anni Settanta. Il tuttoprende il via nel 1970 con ilProgramma BiologicoInternazionale che aveva comescopo, quello d’iniziare adimpegnare tutti i paesi delmondo “verso un’evoluzionesempre più costruttiva dell’eco-logia”. Con l’Ibp, infatti, si con-cretava uno sforzo, anche sottol’aspetto organizzativo, senzaprecedenti. Come diretta con-seguenza, qualche anno più

tardi- siamo nel 1974- ecco rea-lizzarsi il progetto “Uomo eBiosfera” patrocinatodall’Unesco. In questo partico-lare momento, così significativonella storia mondiale delle oasiprotette, affiora l’unanime con-vinzione “che la conservazionedell’ambiente naturale, nonpuò essere portata a termine,né tanto meno immaginata,separatamente dall’uomo e inmodo indipendente dalla suaincessante azione colonizzatri-ce e trasformatrice”. Dunque,non tanto un discorso di carat-tere eminentemente protezio-nistico, ma al contrario la chia-ra volontà di posizionare l’uo-mo al centro di tutto, renden-dolo protagonista di questodivenire biologico. Vengonocosì a prendere forma nelle

Parco del Ticino: che cos’è il progetto

MAB dell’Unesco

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diverse parti del globo terrestre,le cosiddette “Riserve dellaBiosfera”. E’ grazie a loro, chevengono ancora oggi tenutesotto osservazione Aree protet-te entro le quali l’uomo è benpresente non solo per valutareil grado di “pressione antropi-ca” esercitata sugli ecosistemi,ma anche per sondare il livellodi conflittualità e antagonismoambientale. Il Mab Unesco nelsuo insieme consta di ben 14progetti tutti quanti –come giàpiù volte abbozzato- che nonesorcizzano affatto il concettodi “contaminazione umana”. Ilcontesto entro il quale s’inscri-

ve la candidatura del Parco delTicino della Lombardia e delPiemonte, è quello del progetton.8 che istituisce una rete mon-diale- allo stato delle cose ce nesono già 137- scelte in base alcriterio della rappresentativitàdei biomi terrestri. La trafilache condurrà a breve (entro lafine dell’anno) l’area naturali-stica del “fiume azzurro” nelgotha delle riserve dellaBiosfera, prende il là sul finiredel 1999. Con due delibere (lan.183 e la n.58) gli organi consi-liari del troncone piemontese edi quello lombardo danno uffi-cialmente l’avvallo all’opera-

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zione Mab. Il sito propostocomprende così, sia il ParcoRegionale Lombardo che quelloPiemontese, che complessiva-mente realizzano uno dei mag-giori parchi fluviali di tuttaEuropa. Un autentico “tempiodella biodiversità” –come ricor-dato da varie parti- “un mosaicodi ecosistemi naturali che fadella valle fluviale del Ticino unpreziosissimo corridoio biologi-co che collega la catena alpina aquella appenninica”. A ulterioredi riprova delle parole appenariportate, ecco venire in soccor-so l’ultima edizione aggiornataal giugno 2002 de “L’Atlante

delle Biodiversità” con unnumero complessivo di specieviventi pari a 4.932 (un terzo inpiù rispetto a quanto attestatonel volume uscito nel 1999).Secondo l’auspicio dei promo-tori (tra questi ricordiamo l'av-vocato Achille Cutrera, già pre-sidente del parco) dell’ingressodel Parco nel Mab Unesco “cosìfacendo, grazie ai continuiscambi d’esperienze nell’ambi-to della rete mondiale, potran-no essere definiti nuovi modellidi gestione per aree naturaliubicate in regioni a forte tassod’urbanizzazione e d’industria-lizzazione”. In una parola sape-re coniugare armonicamente, lacrescita e lo sviluppo economi-co con la conservazione dellabiodiversità e del patrimoniogenetico. Una sfida che siannuncia avvincente per ilterzo millennio appena iniziato,e che stimola i gestori, gliamministratori e le popolazionistesse dei territori dei 47 comu-ni aderenti al Consorzio Parco adare nuove risposte in terminidi coinvolgimento e responsa-bilità.

F. V.

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Sempre più turismo, unasempre maggiore richie-sta di centri per la fruizio-

ne delle aree verdi che rappre-sentano il vanto del Parco delTicino e dei Comuni che si tro-vano entro i suoi confini. E persoddisfare questa 'voglia' dinatura e di Parco, l'ente di vialeIsonzo ha appena ultimato uninteressante studio che per-mette di conoscere nel detta-glio i Centri Parco e i servizierogati. Un nuovo ed ulterioresforzo per incentivare ad unutilizzo sempre più consapevo-le delle ormai tante strutturedisseminate da nord a sudall'interno del Parco; pochissi-me persone sono del resto aconoscenza di tutte le attività

che si possono svolgere neiCentri Parco, negli agriturismiconvenzionati e nelle strutturedove si pratica la cosiddetta 'di-dattica ambientale'. Dallo stu-dio si apprende ad esempioche oggi ci sono ben 6 associa-zioni che organizzano visiteguidate; si va dalla Tea diMilano alla Naturcoop diSomma Lombardo. Il vero'gioiello' del Parco è tuttaviarappresentato dal sistemaormai collaudato dei Centrivisitatori (dalla Fagiana diPontevecchio alla Dogana diLonate Pozzolo, di recentissi-ma apertura): migliaia di per-sone vi si recano ogni settima-na. Anchele spiagge che sorgono lungo il

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La valenza turistica del Parco del Ticino

Un settore in netta crescita

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Ticino sono da sempre meta dimigliaia di persona alla ricercadi refrigerio e riparo dal solleo-ne estivo. Un fenomeno chenegli ultimi anni è aumentatoin virtù del sempre più strettolegame col Naviglio Grande,un'autostrada d'acqua lunga50 chilometri che si estendedal ponte di Oleggio sino allacentralissima darsena diMilano; una creazione dell'uo-mo solcando la quale ci siimbatte in un paesaggio dalfascino non solo immutato, mafinanco surreale se si considerache arriva a lambire il motoreeconomico ed industrialed'Italia ed Europa. Col proces-so di riscoperta dei Navigli chesi è registrato negli ultimianni- grazie al rinnovato inte-resse verso le bellezze architet-toniche e paesaggistiche che visi specchiano- oggi s'usa moltodi più vivere e scoprire il terri-torio attorno ai Navigli. Chedopo aver assolto la funzionedi ritiri estivi della nobiltàmeneghina e delle grandi fami-glie di Milano, dai Visconti agliSforza, paiono vivere unaseconda età dell'oro. Meritosoprattutto dei comuni lungol'asta del Naviglio, che stanno

facendo a gara per abbellire ipropri centri storici e le ville didelizia. Per i milanesi, o pertutti i curiosi che intendanopartire da Milano per una gior-nata di svago e ristoro lungo ilNaviglio, c'è solo l'imbarazzodella scelta. Con questa ultimainiziativa in ordine di tempo ilParco del Ticino intende svi-luppare ancora di più la suavocazione turistica: la tuteladel territorio non potrà cheguadagnarne.

Fabrizio B. Provera

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C e n t r o d i E t i c a A mb i e n t a l

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l e d e l l a R e g i o n e L om b a r d i a

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Sabato 6 luglio, nellaBasilica dell`Abbazia diMorimondo alla presenza

di un folto e qualificato pubblico(di cittadini e di autorità) è statopresentato ufficialmente il“Centro di Etica Ambientale”della Regione Lombardia.La partecipazione qualitativae quantitativamente più chesoddisfacente: tra le 300 e 400persone hanno seguito ilConvegno di Presentazione,durato tre ore con vivo interes-se e intensa emozione.Dopo il saluto ben augurale diPadre Mauro della Basilica diMorimondo e di Franco Grassidell'Assessorato all'Ambientedella Regione Lombardia sonointervenuti i vari membri delComitato (Roberto Albetti, D.ssaSandrina Bandera, Prof.Giuseppe Bogliani, Prof. GabrieleCaccialanza, Dr. maurizioMaggioni, Prof. Maurizio Spelta,Prof. Ettore Tibaldi) che hannosottolineato, tra gli altri temi, inparticolare, i due grandi fronti di

ricerca ai quali il “Centro”, neiprossimi anni, dedicherà l'atten-zione principale per promuovere ediffondere i principi e i valori delrispetto e dell'amore per la natu-ra/creazione: il mondo della scuo-la e i1 mondo delle istituzioni.Il Coordinatore del “Centro”Luciano Valle, ha poi tirato leconclusioni insistendo sullanecessità di una fondamentalerivoluzione del modo di essere, dipensare, di agire dell’uomo nelmondo secondo i principi dellaresponsabilità, della bellezza,della prudenza.Hanno portato, infine, un contri-buto stimolante G. Mandel( V i c a r i o g e n e ra l e d e l l aC o m u n i t à Su f i i t a l i a n a ) ,Antonio De Matola (in rappre-s e n t a n z a d e l l e G u a r d i eE c o l o g i c h e d e l l a R e g i o n eLombardia), Giulia Barbieri, giàresponsabile dell’EducazioneAmbientale dell'IRRSAE-Lombardia.Di seguito pubblichiamo ampistralci delle relazioni e dei docu-menti integrativi sul tema.

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Centro Etica Ambientale

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Vorrei ancorare la riflessio-ne che propongo a dueconcetti preliminari che

facciano come da traccia alcontesto epistemico che defini-sce la mia comunicazione.

1) Il primo concetto lo assumoda uno dei maggiori filosofi del-l’umanità, Hegel, per rovesciar-lo. Se Hegel afferma che la filo-sofia è inessenziale nei riguardidei processi storici (è come “lanottola di Minerva” che “sorgeal tramonto”), qui, nella situa-zione che ci interessa, si può, alcontrario, vedere che la “filoso-fia”, dieci anni fa, ha lavoratoper diventare realtà oggettiva,

forma istituzionale, forma dellePolis. In anticipo sui tempidella Polis. Perché la nascita perla prima volta in Italia (e proba-bilmente in Europa) di unastruttura di una parte fonda-mentale dello Stato, la Regione( Re g i o n e L o m b a rd i a , l aRegione considerata la piùavanzata d’Europa), di una isti-tuzione quale il “Centro di EticaAmbientale della RegioneLombardia”, mostra che qual-che volta le idee che sembranoutopia e/o profezia si possonorealizzare (e di questo va datoa t t o a l l ’ A s s e s s o r a t oall’Ambiente e al suo Dirigentecarismatico, Franco Grassi, di

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Abitare poeticamente la Terra

Il progetto del

“Centro di Etica Ambientale”

della Regione Lombardia

a Morimondo

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esserne stati solidissimi tutori).2) Il secondo, più che un con-cetto, è uno scenario concet-tuale. Se il secondo millennio,mille anni fa, era nato sullaparola d’ordine “l’aria dellacittà fa liberi” (quindi libertàcivile, economica (il mercato),culturale (le università)....) (unprogetto di nuovo umanesimoin cui la categoria dell’utileincomincia ad affacciarsi perpoi sostituirsi a quella del donoe dell’operare nella grazia enella carità (S. Paolo, I Corinti)),questo nuovo millennio, il terzomillennio, si apre con un altroconcetto che vuole riconquista-

re il primato, non annullando oescludendo l’altro, l’utile, mamantenendolo, disciplinandoloe subordinandolo in una sintesisuperiore. Il concetto ipercom-plesso di bellezza, di grazia, didono, di carità.Senza questa immensa rivolu-zione mentale, spirituale, filo-sofica, non si dà “nuovo uma-nesimo”, nuovo modello di“abitare”, di “sviluppo” (“ecoso-stenibile” ,Rapporto Bruntland).Non si dà, probabilmente einfaustamente, neanche possi-bilità di sopravvivenza delgenere umano. E, forse, neppu-re del Pianeta.

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E’, allora, facendomi guidare daquesti due concetti-guida checontinuerei la mia riflessione.Col dovere, intanto, del rico-noscimento più caldo a tuttiquelli che lo hanno accompa-gnato, sostenuto fino all’ap-prodo finale.

I RingraziamentiIl processo di costituzione delCentro di Etica Ambientaledurato, a partire dai primiaccenni e dalle prime riunioni,informali, un decennio, ha vistoil sostegno di varie energie esensibilità e intelligenze chehanno concorso alla sua riusci-ta.Vorrei, qui, ricordarle tutte,scusandomi, in anticipo, delleinevitabili dimenticanze:✓ l’Ing. Mario Di Fidio e FrancoGrassi, Dirigenti del SettoreParchi della RegioneLombardia, da subito affasci-nati e coinvolti in un percorsodi ricerca e di formazione in cuiil motivo etico-spirituale, laforma di “ecologia dello spirito”sostenuta da un’ispirazione cri-stiana, fosse centrale (con egrazie a Franco Grassi ilProgetto, infine, è arrivato aconclusione);✓ il Parco del Ticino che con ilPresidente (dimissionario dopola Costituzione del “Centro”)Luciano Saino, il direttoreD a r i o F u r l a n e t t o , i lV i c e P re s i d e n t e M a u r i z i oMaggioni hanno accompagna-

to l’itinerario di costituzionecon le sensibilità e il tempismonecessari;✓ il Sindaco di MorimondoMaurizio Spelta da subito con-vinto e pugnace sostenitore delProgetto;✓ la Fondazione “AbbatiaSancte Marie de Morimundo”che coi suoi organismi dirigentiha seguito ed ospitato in questianni le iniziative del costituen-do “Centro” onorandolo con lap r e s e n z a , n e l C o m i t a t oS c i e n t i f i c o , d i S a n d r i n aB a n d e r a ;✓ Padre Mauro Loi, Parrocodell’Abbazia di Morimondo cheha partecipato sin dall’inizio alProgetto e che oggi, come altrevolte, ospita il dibattito inBasilica;✓ il Comitato Scientifico che èqui presente, che è costituito da

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rappresentanti significatividella cultura italiana sulle varieistante che si rapportano all’e-tica ambientale e che ha scelto,assieme al Parco del Ticino ealla Regione, di nominarmiquale Coordinatore-Presidentedel “Centro”;✓ Stefano Paganini (del“Settore Parchi” della Regione)e Giovanni Solaro (del “Parcodel Ticino) validissimi collabo-ratori nel funzionamento del“Centro” e nell’organizzazionedi questo Convegno;✓ il “Settore Comunicazione”della Regione (Roberta Gorio,Cinzia Ieva) che ha messo adisposizione la propria compe-tenza per razionalizzare e per-fezionare il progetto organizza-tivo del Convegno;✓ le migl iaia di GuardieEcologiche Volontarie dellaRegione Lombardia che con latestimonianza morale offertanel loro ruolo di difensori delladignità dell’ambiente e conl’assenso all’impostazione deiCorsi di Etica Ambientale cheandavo svolgendo, hannoconfortato il percorso che stavocostruendo;✓ il centinaio di “fedelissimi”(la definizione è di FrancoGrassi) che in questi dieci annisono stati presenti alle varie ini-ziative (Corsi, Convegni) che hop r o m o s s o i n R e g i o n eLombardia con intelligenza,f inezza, s impatia , caloreumano formidabili che hanno

rafforzato i principi epistemicie ideali che avevo maturato nelventennio di insegnamentonelle scuole dello Stato italiano:che insegnare, è socraticamen-te e cristianamente, mettere alcentro la persona umana,aprirsi al dialogo, al confronto,costruire una autentica “comu-nità di ricerca”;✓ Gianni Colombo e GiuliaBarbieri (rispettivamente exsegretario ed ex responsabiledell’Educazione Ambientaled e l l ’ I R R S A E - L o m b a r d i a(Istituto di Formazione perinsegnanti)) che hanno soste-nuto e lanciato con fermezza edirei quasi atteggiamento“empatico”, nella formazioneper Insegnanti, la piattaformaepistemica (teologia, epistemo-logia, etica, spiritualità, episte-mologia) che avevo elaborato;✓ le migliaia di insegnanti chehanno ascoltato le mie lezioni eche con entusiasmo e parteci-pazione costruttive hanno con-fermato la validità del percorsofilosofico-pedagogico che pro-ponevo;✓ le G.E.V. del Parco del Ticinoche hanno offerto un validissi-mo contributo all’organizza-zione logistica del Convegno✓ il personale del Comune diMorimondo (in particolareFranco Lupi, Giorgio Rejna el’agente di polizia municipaleAngela Armenio) che hanno“sopportato” il nuovo estempo-raneo carico di lavoro che il

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Centro ha r ichiesto, conpazienza e simpatica;✓ la Rivista, infine, “I Quadernidel Ticino” e il suo Editore“Centro Studi J. Kennedy”, cheha seguito da subito, con atten-zione e partecipazione vive, l’i-niziativa e che si è dichiaratadisponibile a pubblicare ilmateriale degli Atti (è qui rap-presentata dal Presidente del“Centro Studi”, nonchéPresidente del “Parco dellaPineta”, Ambrogio Colombo).

Perché Morimondo?1) Come luogo che ospita il“Ce n t ro” è s t a t o s c e l t oMorimondo. Quali le indica-zioni profonde di questa “ele-zione”? Perché Morimondo è, soprat-tutto, all’inizio del terzo millen-nio il senso di un viaggio del-l’uomo dove si conciliano con-templazione e laboriosità, cielostellato e tecnica, operare e gra-zia. La lezione della civiltàc i s t e r c e n s e c h e e l e s s eMorimondo a uno dei modellicentrali in Italia è cifra di que-sto nuovo magistrale, sensoetico-spirituale “dell’abitare”:indica da mille anni la via che èvia universale per ogni essereumano e membro della civitasterrena.Da qui attraversa il tempo e sitraveste di eterno la lezione diSan Bernardo che porta a com-piutezza, sulla scia della grandelezione dei Padri, il senso della

Rivelazione, della teologiadella creazione e del postonon antropocentrico che l’uo-mo all’interno di essa assume:quasi monitum perenne perun vivere cristiano improntatoal primato della bellezza, dellagrazia e di un rapporto frater-no con tutte le creature:“Troverai più nei boschi chenei libri. Gli alberi e le roccet’insegneranno le cose chenessun maestro ti dirà”.2) Perché a Morimondomuore il vecchio mondo enasce il nuovo mondo. Lanuova Europa. Perché lacostruzione di cattedrali èanche costruzione di Polis, diCittà. E, con l’anno mille,nasce l’Europa della libertà.“L’aria della città fa liberi”.E’, quella che cresce attorno allafigura dei Cistercensi, unageniale sintesi di opere e grazia,di tecnica e saggezza, di polis ebellezza, di polis e natura/crea-zione. Dio, i suoi segni, i suoisimboli, la sua sacramentalità epoi la techne. Contro questaconcezione si sviluppa e radi-calizza uno dei due corni: il pri-mato della tecnica, dell’homofaber, dell’”utile”. Senza più ilvero, il bello, il buono. E’ la rot-tura della modernità.3) Se Morimondo è, allora, cifradi un’Europa ideale che si è rea-lizzata solo in parte, è anche eancora utopia, eschaton.Mantiene aperte e feconde leprospettive di un “altro abitare”.

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Segno e speranzadi un “Abitare”che non c’è mache va preparato.M o r i m o n d ocome il destino,alto e prospettico,del futuro diun’Europa e di unmondo nuovi.Europa e mondoentro il patto,entro la “nuovaalleanza” per ilterzo millennio.4) Perché ilP r o g e t t o d iCentro di EticaAmbientale dellaR e g i o n eLombardia che proposi diecianni fa, ha trovato ascolto,comprensione, partecipazionenella Istituzione del Paese, nelSindaco, Maurizio Spelta cheda subito vi ha creduto e ne haaccompagnato il processo dicostituzione con sensibilità ebenevola discrezione.5) Perché Morimondo è inseri-to nel Parco del Ticino all’avan-guardia in Lombardia, in Italia,in Europa nella tutela delladignità e bellezza dell’ambientenaturale e i cui Presidenti(L u c i a n o S a i n o p r i m a ,Maurizio Maggioni oggi, siapur, per ora a titolo vicariale) eDirettore, Dario Furlanetto,hanno da subito mostrato lagiusta attenzione e la caldasimpatia verso l’iniziativa.

6) Perché Morimondo èluogo/oikos, dimora per eccel-lenza: che ospita e manifesta ilSacro (quindi il Bello, il Bene ...)in duplice forma: nella Basilicae nella Creazione/natura.E tu lo percepisci nel raccogli-mento, nella preghiera, nellameditazione, nel silenzio quan-do in te scavi per scorgere leimpronte di quel Dio/Spiritoche, agostinianamente, “è piùintimo a me di me stesso”; mache è anche nella magnificenzao r n a m e n t a l e d e l l aCreazione/natura (“cosmo-ornamento” di Tertulliano), cheè dalla Trinità, è nella Trinità eritorna più bella e viva allaTrinità.E, qui, allora, la grazia oggettivadei luoghi e del Sacro ispira

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un’altra, altrettanto radicalegrazia: la rinascita dell’essereu m a n o , l a s u a c o n v e r -sione/metanoia di essere epensiero, un’”nuovo modo divedere le cose, il mondo, i fattidella vita e della storia, al di làdel “modo ottuso e sicuro”meccanicistico, materialisticocon cui si passa quotidiana-mente “di fronte al mistero” enon lo si nota (per dirla col filo-sofo greco Eraclito).A Morimondo si arriva con ilvelo davanti agli occhi, allamente, allo spirito. E lì avvieneun miracolo: la nebbia, il velo sisquarciano e la visione, laconoscenza torna ad esserelimpida, pura, diafanica. D’ a l t r o n d e è p r o p r i o d aMorimondo che è venuta l’ispi-razione spirituale, psicologica,etica per le riflessioni che pro-pongo; da questo mio primoprendere contatto ed avere con-fidenza con l’ambiente cultura-le, sociale, naturale che lo costi-tuisce, nei sabati che, comeCoordinatore, vi ho trascorso etrascorro. Ed è in questi luoghidi beatitudine, soprattutto neltempo magico del mezzo dì,che ogni volta la creazionetorna a mostrarsi, ad offrirsi,pura e bella, come all’alba delsuo venire all’essere.E qui, che nel silenzio e nellaluce che accarezza le cose, pro-pria dei tempi della “filosofiadel mattino” (“tra le dieci emezzogiorno”, Nietzsche), alla

contemplazione ekstatica,uscita dal tempo, in godimentodi attimi di immenso e di eter-no, le rondini appaiono librarsiancora nel libero ciel” nei“mille giri” che tracciano; e ilmerlo e i cuculi paiono innalza-re ancora al cielo il loro canto dilode; e la terra profumare soa-vemente e il vento sospirare ilsuo eterno linguaggio. Ed è quiche può apparire tutta lacogenza del programmadostoevskiano (poi ripreso daGiovanni Paolo II e dal CardinalMartini): che la bellezza puòsalvare il mondo; che la bellez-za di Dio, delle opere dell’uomoliberate nello Spirito, della crea-zione/natura è il segno, laforma, accanto alla Croce, dellapresenza di Dio, della sua ina-bitazione tra noi.E’ qui che si può penetrare finoin fondo la verità dell’eticalegata all’ambiente: che senzabellezza, l’etica è incompleta, èinsufficiente. Che se non sap-piamo guardare e vedere la glo-ria dei “gigli del campo” e degli“uccelli dell’aria” non si dà il“vero abitare”, che per il cristia-no e l’uomo religioso in genera-le, ma anche per la coscienzalaica nei suoi vertici più espres-sivi, è un “cercare prima la giu-stizia e il Regno di Dio”, perchépoi il “resto” (ovvero: operare etecnica), ovvero i linguaggi del“mondo”) “sarà dato in più”.Come il Tolstoi dell’ultimoperiodo nelle pagine di

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“Resurrezione” aveva limpida-mente indicato.Una dignità del mondo e dellecose, della creazione/naturaconferita dall’inabitazionedello Spirito che la grandemistica e filosofa medievaleSanta Ildegarda di Bingen haespresso con le parole cheseguono:“Io sono l’energia somma eveemente che esprime dal suoseno tutte le scintille della vita.La morte non ha a che fare conme, ma io la assegno a questo oa quello: ragion per cui soncinto di sapienza come di ali.Sono l’essenza viva e possentedella sostanza divina, cherisplende nella bellezza deicampi. Brillo nell’acqua, ardo

nel sole e nella luna e nelle stel-le; mia è la forza misteriosa delvento invisibile. Il soffio dellamia vita è nell’erba dei campi enei fiori e son io che vivo nelleacque, quando fluiscono comecose vive. Sono stato io ad erge-re le colonne su cui posa laterra... Tutti questi esseri vivo-no perché io vivo in loro. Iosono sapienza. Mio è il soffiocreativo della parola esplosacome un tuono, in virtù dellaquale tutte le cose furono fatte.In tutte le cose serpeggio cosìche non abbiano a morire. Iosono la Vita”.

Luciano ValleCoordinatore Centro Etica

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Apro con interesse questoConvegno in occasionedell’inaugurazione del

Centro di Etica Ambientale poi-chè conoscere e parlare di natu-ra, di cosmo, mi auguro siasempre qualcosa che suscitiquell’interesse e quel fascinoche la scoperta del nostromondo meritano. Nella S. Scrittura si parla diCreato e questo termine conno-ta l’origine, la peculiarità e ilfine stesso della natura. Essa èrelativa all’uomo in quanto egliè posto al centro ed all’apice ditutte le cose esistenti: entrambiperò sono relativi a Dio. La con-seguenza di ciò è che per cono-scere l’ambiente, non si puòfare a prescindere dall’uomo,che è contemporaneamentecustode e parte della creazionestessa: la natura di cui egli èparte gli viene donata, perchècurandola, rispettandola e ser-vendosene continui l’operacreatrice di Dio e raggiunga lameta ed il fine per cui egli stes-so è creato: la conoscenza, l’a-more e la comunione eterna

con il Creatore.La natura non può prescinderedall’uomo e l’uomo dalla natu-ra: le due conoscenze si richia-mano e si rimandano, diverseculture antiche ne hanno fattodiventare una religione a sestante mediante l’animismo o ilpanteismo. La natura però nonè il principio di se stessa, è rela-tiva a Dio, ne è un richiamo: S.Agostino parla di Vestigium, Dioha creato il mondo come unsegn: S. Tommaso riassumetutta la dottrina a lui preceden-te nell’immagine dei due libricon cui Dio parla all’uomo:Liber Creationis e LiberRivelationis. Il mondo creatodunque è il teatro della vita del-l’uomo ed un segno per com-prendere questa sua vita. Ilmacro cosmo, è al contemposegno di Dio e dell’uomo, poi-chè la bellezza di un’alba o diun tramonto, la grandezza e laforza di una catena montuosa odel cielo parlano al contempodella delicatezza e della gran-dezza con cui Dio ha creatol’uomo. Soprattutto però occor-

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L’uomo e il creato

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re riscoprire l’amore con cui eper cui tutto è stato fatto, altri-menti si rimane sul livello dellacognizione e non della comuni-cazione.Conoscere, studiare e divulgaretutto ciò significa certo unacontinua educazione al rispettoe alla cura del creato per sentir-si interpellati da esso, come undono che richiama alla respon-sabilità verso di esso e cherichiama di continuo al donato-re, per mantenere quegli equili-bri senza i quali l’uomo stesso siautodistrugge.Un giorno Gesù disse pieno digioia:”Ti benedico Padre, per-chè hai tenuto nascosto questecose ai sapienti ed agli intelli-genti e le hai rivelate ai piccoli”.Essere piccoli evangelicamente

parlando non significa abiurarel’intelligenza e la conoscenza,peraltro entrambe dono di Dio,ma convertirle. Farsi piccolisignifica sapere che c’è unosguardo amoroso sopra di me ein me che vuole essere incon-trato.Auguro dunque ai responsabilidel Centro di Etica Ambientale,che stiamo inaugurando conquesto Convegno, di dare uncontributo di conoscenza e distudio all’amore del territorio,dell’ambiente in cui viviamo,quell’ambiente che ci chiama afarci piccoli difronte alle mera-viglie del Creatore e che ci invi-ta a stupirci, appassionarci emigliorarci.

Padre Mauro

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Dieci anni fa ricevetti, inqualità di Sindaco diMorimondo, un cin-

quantenne professore di filoso-fia, Luciano Valle, e lo ascoltaiillustrare un progetto filosofico,culturale e sociale che, ripor-tandone testualmente le parole,riguardava “il rapporto tradimensione etico-spiritualedell’uomo e il mondo naturale,detto nel linguaggio religiosodell’asse biblico-cristiano, crea-zione, creato. Un progetto in cuil’insistenza, anzi il Primato toc-cava all’Ecologia dello Spirito:alla necessità che il genereumano si mettesse a serviziodella bellezza della creazione ene diventasse il sapiente custo-de e tutore attraverso un’im-mensa trasformazione delmodo di pensare e agire, o perdirla con S. Paolo, una radicale“metanoia”.Ascoltai attentamente quel pro-fessore e, anche se colsi unadimensione utopica, quasi diprofezia nelle sue argomenta-

zioni, sentii, da subito, dentrodi me, che quello che a qualcu-no poteva apparire “bellissimosogno”, ma da mantenere solonei cieli dell’ideale, senza calar-lo nella realtà, a me sembravaun Progetto concretizzabile,che poteva incarnarsi e realiz-zarsi proprio qui a Morimondo,nello stesso luogo che IX secolifa san Bernardo scelse per fon-dare un centro di illuminatacultura e profonda spiritualità.A conforto della mia disponibi-lità ci fu la collaborazione di uni m p o r t a n t e i n t e r l o c u t o reFranco Grassi, dirigente delSettore Parchi della RegioneLombardia, che aveva già datoil suo assenso e che offriva ilsuo incondizionato sostegnoall’impresa di Luciano Valle, eche ho il dovere di ricordarecome uno dei promotori diquesta iniziativa.Il Progetto illustratomi prevede-va la costituzione di un Centrodi Etica, di Spiritualità, diFilosofia ambientali che avesse

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La genesi del Centro di Etica Ambientale

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sede a Morimondo, di cui laRegione Lombardia, il Parco delT i c i n o e i l C o m u n e d iMorimondo fossero i referenti,rappresentativi del mondo delleistituzioni.La mia adesione è stato ed è tut-tora basata sulla convinzioneche si deve osare, si deve averefiducia che “le cose belle possa-no accadere”, che si deve man-tenere aperta la “porta stretta”attraverso cui la Grazia può fareirruzione; e che un piccolocomune può, anzi deve contri-buire anch’esso a promuovere,tra gli uomini di buona volontà,la bellezza, la grazie e l’amoreper la creazione, il rispetto dellanatura, il silenzio, la contem-plazione come valori forti e

decisivi, senza i quali non cipotrà essere futuro.“Se non diventeremo comebambini”... dobbiamo impararea stupirci e meravigliarci dellaBellezza che ci circonda.Un atteggiamento, un modo dipensare e di vivere, un’etica checi innalzi al di sopra dellamediocrità e illumini la nostraciviltà.“Io conosco i progetti che hofatto a vostro riguardo, dice ilSignore, progetti di pace e nondi sventura per concedervi unfuturo pieno di speranza” pro-fetizzava Geremia.E’ l’augurio per il nostro Centrodi Etica Ambientale.

Maurizio SpeltaSindaco di Morimondo

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Quale rappresentanted e l l a F o n d a z i o n e“Abbatia Sancte Marie

de Morimundo" e qua1e fun-zionario storico dell'arte delMinistero per i Beni e le AttivitàCulturali do’ il benvenuto allacreazione di questo Centro e mipermetto di indicare dal miopunto di vista alcuni orienta-menti dettati dalla bellezza edalla storia intrinseca del luogodove è fissata la sede del Centrodi Etica Ambientale, l’Abbaziadi Morimondo.Vi è infatti in questo edificiocistercense la tipica essenzialitàche caratterizza le espressionidi questo Ordine religioso, chefu tanto spirituale quanto radi-calmente privo di decorazioni,tanto amante del rapporto conDio quanto sostenitore dei

valori più alti della solidarietà edell’amicizia.Quasi come un corpo privo divesti e di sovrapposizioni, que-sta chiesa rappresenta qualcosadi grande e universale, qualcosache non è soggetto alle modeeffimere, perchè al di fuori deltempo storico.Nei primi cistercensi, che sicontraddistinsero tutti per unastraordinaria opera costruttiva,per edificare monasteri e perorganizzare sempre nuovecomunità e incrementare leattività agricole e imprendito-riali necessarie al loro sviluppo,in realtà il fine non era tantocostruire muri e ingrandire lapropria espansione territoriale,ma costruire una comunitàsanta. Si trattava infatt i dicostruire prima di tutto l’uomo

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Il valore del luogo per la costruzione di un

laboratorio di Etica Ambientale

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nei suoi rapporti con gli altri, dicostruire dunque una morale disolidarietà, quasi negando ilconcetto di architettura persuperarlo con l’introduzione diun valore più alto finalizzato aesaltare la dimensione etica edel suo ambiente...”.Il primo luogo in cui esiste Dio -scrive S. Bernardo nei suoiSermoni- è il corpo di ognunodi noi, tutti insieme siamo unastessa dimora in cui abitiamotra fratelli. Ciascuno di noi è perDio, casa, tempio, città, sposaluogo di amore, di preghiera edi santificazione. Ma questachiesa locale costruita da cia-scuno di noi ... è unita a tutte le

chiese di tutti i luoghi”.Un’etica pertanto del luogo, chediventa etica dell’uomo, degliuomini e di tutti i luoghi dove sivoglia cercare il valore superio-re di Dio.L’indirizzo che addito, pertanto,è prima di tutto l’augurio chequesto Centro trovi nella pace,nella storia e nella tradizionespirituale di questo luogo gli sti-moli per far si che la discussio-ne sull’etica ambientale si tra-sformi in un “laboratorio” dietica, in centro modello dimorale, di vita e di rispetto.

Sandrina BanderaDirettore storico dell’Arte della

Sopraintendenza di Milano

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Perchè il Parco del Ticinocontribuisce a promuove-re insieme con la Regione

Lombardia ed il comune diMorimondo questo centro diEtica Ambientale?La risposta immediata ed appa-rentemente semplice sta negliobiettivi di tulela naturale edambientale che la LeggeRegionale, istitutiva del Parco,assegna a questo Ente.La tutela della natura e dell’am-biente, che costituisce il centrodelle finalità dell’Ente Parco,non comporta soltanto impo-stare strategie, programmi,piani, obbiettivi concreti edazioni per la conservazione, lavalorizzazione dell'ecosistema.Significa anche promuovereriflessione sul valore che posso-no e devono assumere la tutelaed il rispetto ambientali, nelcontesto della vita individuale esociale, soprattutto quando

questa offrire all’uomo, oggicome mai nel passato, cono-scenze e strumenti capaci diinimmaginabili trasformazioni,e soprattutto quando sembraancora più solida e diffusa chenel passato, la convinzione chele “magnifiche sorti dell’uma-nità” siano legate ad uno svi-luppo economico regolato soloda se stesso.La risposta al quesito, oggi ine-

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Il Parco del Ticino per il Centro di

Etica Ambientale

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ludibile, circa il valore dellanatura, cioè il senso ed il ruoloche essa assume nelle sceltedell'uomo, nel suo modo diinterpretare la vita e di agire,non è facile nè univoca.L’idea che lo sviluppo economi-co e sociale dell'umanità possacostituire una sorta di progres-so illimitato e continuativo, incoerenza con una presunta evo-luzione naturale, è superatastoricamente e filosoficamente,seppur presente nella mentalitàpopolare.La fiducia in un garantito equi-librio, basato sull'ipotesi di

un'inesauribile capacità diadattamento della natura all’a-zione dell'uomo, non apparefondata scientificamente, macostituisce comunque la pre-messa implicita di molte scelteeconomiche e politiche.Infine è ingenuo credere chel’uomo europeo, il “secondocreatore” di memoria rinasci-mentale, corroborato oggi dairisultati ottenuti dallo sviluppodi scienza e tecnica e da un rap-porto economico dinamicocome quello capitalistico, possarinunciare a questo ruolo solonel nome di un rapporto con-

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templativo, che pur si presentaricco e capace di rifondare unafase culturale diversa. Per moltiaspetti, poi, è anche sbagliatopretendere che l'uomo rinuncia ricercare ed uti1izzare le suepiù avanzate capacità di tra-sformazione.Al Parco del Ticino, come a tutticoloro che nelle istituzioni ed inpolitica siano impegnati opera-tivamente, queste domande e ledifferenti risposte prospettabilinon appaiono come un astrattoesercizio retorico o un torneo diipotesi accademiche: ogni gior-no si verifica la concreta esigen-za di valutare se e come unintervento, grande infrastruttu-ra o progetto dimensionalmen-te piu piccolo, possa implicaremodificazioni non corrette.Partecipare ad un Laboratorio ead un Centro di Etica ambienta-le significa, dal nostro punto divista, innanzitutto non accetta-re scorciatoie, non ricorrere asemplificazioni, ma affrontare ilproblema nella sua profondaautenticità e nella sua irriduci-bile difficoltà.E poichè la vita non si ferma inattesa di risposte considerateunanimemente valide, il meto-do di decisione assume, per leistituzioni competenti a decide-

re, un rilievo fondamentale:affidarsi sempre a valutazioni dicontesto, corroborate da analisiscientifiche, individuare tutte leimplicazioni di una proposta diintervento, raccordare in unavisione organica le diverse azio-ni sul territorio, e, soprattutto,conoscere l’ecosistema.Solo aderendo autenticamen-te ad una pratica che noneluda i problemi, possiamodare un contributo significati-vo al dibattito ed al confrontoche questo Centro vuole orga-nizzare.

Maurizio MaggioniVicepresidente Parco del Ticino

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...Ebbene, di fronte alla gloria della Trinità nella creazione l’uomo devecontemplare, cantare, ritrovare lo stupore. Nella società contempora-nea si diventa aridi “non per mancanze di meraviglie, ma per mancan-za di meraviglia” (G.K. Chesterton).Per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio,udire una voce paradossale e silenziosa, come ci suggerisce il Salmodel sole: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annun-zia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la nottealla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole dicui non si oda il suono. Eppure per tutta la terra si diffonde la lorovoce e ai confini del mondo la loro parola” (Sal 19, 2-5).La natura diventa, quindi, un evangelo che ci parla di Dio:”dalla grandez-za e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore“ (Sap 13,5).Paolo ci insegna che “dalla creazione del mondo in poi, le invisibiliperfezioni (di Dio) possono essere contemplate con l’intelletto nelleopere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm1,20). Ma questa capacità di contemplazione e conoscenza, questascoperta di una presenza trascendente nel creato, ci deve condurreanche a riscoprire la nostra fraternità con la terra, a cui siamo legati apartire dalla nostra stessa creazione (cfr. Gen 2,7).Proprio questo traguardo l’Antico Testamento auspicava per ilGiubileo ebraico, allorchè la terra riposava e l’uomo coglieva quelloche spontaneamente la campagna offriva (cfr. Lv 25,11-12). Se la natu-ra non è violentata e umiliata, ritorna ad essere sorella dell’uomo.

Da udienza generale del Papa del 26/1/2000 - “Avvenire” del 27/1/2000

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NATURA, SORELLA DA

CONTEMPLARE

Il Papa: nella bellezza del creatorisplende la gloria della Trinità

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Carissimi Fratelli e Sorelle!... La montagna, in particolare, non solo costituisce un magnifi-co scenario da contemplare, ma quasi una scuola di vita. In essasi impara a faticare per raggiungere una meta, ad aiutarsi avicenda nei momenti di difficoltà, a gustare insieme il silenzio, ariconoscere la propria piccolezza in un ambiente maestoso esolenne.Tutto questo invita a riflettere sul ruolo dell’uomo nel cosmo.Chiamato a coltivare e custodire il giardino del mondo (cfr. Gen2,15), l’essere umano ha una specifica responsabilità circa l’am-biente vitale, in rapporto non solo al presente, ma anche allegenerazioni future.La grande sfida ecologica trova nella Bibbia una luminosa e fortefondazione spirituale ed etica, per una soluzione rispettosa delgrande bene della vita, di ogni vita.Possa l’umanità del Duemila riconciliarsi con il creato e trovarele vie di uno sviluppo armonico e sostenibile ...

Dall’ Angelus pronunciato da Giovanni Paolo II l’11/7/1999 -“Osservatore Romano” del 13/7/1999.

POSSA L’UMANITÀ DELDUEMILA RICONCILIARSI

CON IL CREATO E TROVARELE VIE DI UNO SVILUPPO

ARMONICO E SOSTENIBILE

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... Si avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezzache la pace mondiale sia minacciata, oltre che dalla corsa agliarmamenti, dai conflitti regionali e dalle ingiustizie tuttora esi-stenti nei popoli e tra le nazioni, anche dalla mancanza deldovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento dellesue risorse e dal progressivo deterioramento della qualità dellavita. Tale situazione genera un senso di precarietà e di insicurez-za, che a sua volta favorisce forme di egoismo collettivo, di acca-parramento e di prevaricazione...

... L’opinione pubblica e i responsabili politici nesono preoccupati, mentre studiosi delle più diverse disci-pline ne esaminano le cause. Sta così formandosi unacoscienza ecologica...

... Non pochi valori etici, di fondamentale importanza perlo sviluppo di una società pacifica, hanno una diretta relazionecon la questione ambientale. L’interdipendenza delle moltesfide, che il mondo odierno deve affrontare, conferma l’esigenzadi soluzioni coordinate, basate su una coerente visione moraledel mondo...

... L’esperienza di queste “sofferenze” della terra è comu-ne anche a colore che non condividono la nostra fede in Dio.Stanno, infatti, sotto gli occhi di tutti le crescenti devastazionicausate nel mondo della natura dal comportamento di uomini

PACE CON DIO CREATORE

PACE CON TUTTO IL CREATO

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indifferenti alle esigenze recondite, eppure chiaramente avverti-bili, dell’ordine e dell’armonia che lo reggono ...

... Sembra necessario risalire alle origini e affrontare nelsuo insieme la profonda crisi morale, di cui il degrado ambienta-le è uno degli aspetti preoccupanti ...

... Si é messo crudamente in rilievo come ogni interventoin un’area dell’ecosistema non possa prescindere dal considerarele sue conseguenze in altre aree e, in generale, sul benessere dellefuture generazioni ...

... L’inquinamento o la distruzione dell’ambiente sonofrutto di una visione riduttiva e innaturale, che talora configuraun vero e proprio disprezzo dell’uomo ...

... Teologia, filosofia e scienza concordano nella visione diun universo armonioso, cioè di un vero “cosmo”, dotato di unaintegrità e di un suo interno e dinamico equilibrio. Questo ordinedeve essere rispettato: l’umanità è chiamata a esplorarlo, a sco-prirlo con prudente cautela e a farne poi uso salvaguardando lasua integrità...

... A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore e,quindi, sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben defini-to e finalizzato devono sentirsi chiamati a occuparsi del proble-ma. I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’in-terno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e delCreatore sono parte della loro fede. Essi, pertanto, sono consape-voli del vasto campo di cooperazione ecumenica e interreligiosache si apre dinanzi loro...

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... A conclusione di questo messaggio, desidero rivolgermidirettamente ai miei fratelli e alle mie sorelle della chiesa cattoli-ca per ricordare loro l’importante obbligo di prendersi cura ditutto il creato. L’impegno del credente per un ambiente sanonasce direttamente dalla sua fede in Dio creatore ...

... Il rispetto per la vita e per la dignità della personaumana include anche il rispetto e la cura del creato, che è chia-mato a unirsi all’uomo per glorificare Dio (cfr. Sal 148 e 96).San Francesco d’Assisi, che nel 1979 ho proclamato celestepatrono dei cultori dell’ecologia (cfr. Lett. Ap. Inter sanctos: AAS71[1979], 1509 s.), offre ai cristiani l’esempio dell’autentico epieno rispetto per l’integrità del creato. Amico dei poveri,amato dalla creature di Dio, egli invitò tutti -animali, piante,forze naturali, anche fratello Sole e sorella Luna- a onorare elodare il Signore.Dal Poverello di Assisi ci viene la testimonianza che, essendoin pace con Dio, possiamo meglio dedicarci a costruire lapace con tutto il creato, la quale è inseparabile dalla pace trai popoli.Auspico che la sua ispirazione ci aiuti a conservare semprevivo il senso della”fraternità” con tutte le cose create buonee belle da Dio onnipotente, e ci ricordi il grave dovere dirispettarle e custodirle con cura, nel quadro della più vasta epiù alta fraternità umana.

Dal messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale dellaPace 1/1/1990 - Edizioni “Figlie di S. Paolo”.

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Via Rosolino Pilo, 2920013 Magenta (MI)Tel. 02/97298625Fax 02/9793156

P AV I M E N T IRIVESTIMENTIE L E M E N T ID ’ A R R E D O

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Un viaggio dentro i misteri del’esistenza umana

Presentato l’ultimo librodi Michele Brambilla:

“Gente che cerca”

L'obiettivo di ciascunuomo, è quello di daredelle risposte alla pro-

pria esistenza. "Chi sono?","Perché sono qui?", "Dove stoandando?". L'ultima fatica editoriale diMichele Brambilla- redattoredi Sette il news-magazine de"Il Corriere della Sera"- sipropone d'esaminare a fondoquesti misteri della vita.Lunedì primo luglio, alCentro Studi intitolato allamemoria di J.F. Kennedy,Brambilla in quasi due ored’appassionato argomentare,

ha ripercorso le tappe princi-pali di "Gente che cerca". Unviaggio all'interno del quantomai complesso, ma altrettan-to affascinante, mondo dellafede. Attraverso una seried'interviste a personaggi piùo meno famosi, (giornalisti,attori, storici, uomini dellachiesa), Brambilla è giuntoalla conclusione "che non sipuò, non porsi certe doman-de". Tra le principali difficoltàmesse in evidenza dal giorna-lista "il contrasto tra la cultu-ra positivista figlia della rivo-luzione francese, ancor oggi

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dominante, che pretende dispiegare tutto empiricamen-te, e la fede, un qualcosa chenon è materialmente dimo-strabile, poiché su questo ter-reno, non esiste la prova conla P maiuscola". L'autore haelencato, svelando anchequalche aneddoto particola-re, la sua lunga lista d'intervi-stati. Dai colleghi eccellenti,come Indro Montanelli, EnzoB i a g i , G i o r g i o B o c c a ,Massimo Fini e Vittorio Feltri,per arrivare a "uomini più

semplici, sicuramente nondegli intellettuali, ma con unavita lastricata di certezze"come Alberto Sordi eGiovanni Trapattoni. Al ter-mine di questo lungo cammi-no di ricerca, Brambilla harimarcato ancora una volta"come non si tratti di unasemplice curiosità intellet-tuale, perché agli interrogativisulla fede, se ne ricollegano,per forza di cose, altri sullanostra condotta e sulla nostraesistenza". In particolare, secondo loscrittore "non si può restareindifferenti: o si crede, o nonsi crede. Ma non si può scade-re nell'agnosticismo". Disicuro interesse, “le confes-sioni” di Vittorio Feltri. “Unuomo- ha commentato l’au-tore- che spesso e volentieripassa per un cinico, ma che,al contrario, è dotato di unagrande sensibilità”. <<Il diret-tore di “Libero” ha avuto unagrande intuizione esprimen-domi che a suo avviso, ilgenere umano è costante-mente proiettato alla ricercadi una felicità eterna, che nonè di questo mondo>>. Poi,

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prendendo spunto da alcuneconfidenze fattegli da IndroMontanelli ("uno che di sicu-ro, non aveva fama di grancredente" ha detto Brambilla)poco prima della sua scom-parsa "alla fine ci si rendeconto che la storia non puòessere guidata dal caso" eancora "affidarsi al caso, èuna suprema imbecillità",Brambilla ha condotto unadura critica nei confronti "dichi pretende, pur lasciando

tutto nell'incertezza e nelcaos primordiale, di dettareuna morale terrena". "Perchéla morale- ha concluso - èfatta a nostro uso e consumo,caratterizzata da un costanterelativismo". "Meglio dun-que, essere coerenti. Se Dionon esiste (parafrasando ilf a m o s o s c r i t t o re r u s s oDostoevskij) allora tutto èpermesso".

F. V.

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Ora che finalmente laSaffa è stata chiusa,potremo incominciare a

dimenticarla.Non sarà poi così difficile; giàda tempo, passando davanti aquegli edifici scrostati avverti-vamo sempre più quel senso difastidio che dà qualcosa che untempo era bello, ma che poi eradiventato logoro, vecchio, inu-tile, qualcosa che alla fine sidesidera buttare via, un ciarpa-

me che ormai ingombra.Sì, è vero, un tempo lo stabili-mento sulle rive del Naviglioera pulsante di vita, era giovaneallora, bello da vedere, bello davivere.Un tempo parlavamo conorgoglio della Saffa, dei fiam-miferi, della grande industriacon le sue migliaia (migliaia!)di operai.Allora ne eravamo fieri: c'era,allora, la Supercento (la più

bella macchina perfiammiferi delmondo), il cancello che-quattro erano i turni-quattro volte al giornosi apriva e il suonodella sirena delle otto.Dalle case (Saffa) usci-vano uomini e donneche si affrettavanoverso lo stabilimento,mentre i loro bambinientravano nell'asilo

La Saffa di Magenta

Requiem per una fabbrica

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(Saffa) e nella scuola (Saffa) eanche da Boffalora, daMagenta, da Robecco arrivava-no quelli che la Saffa (una volta"finanziaria", un'altra volta"fabbriche riunite", un'altravolta ancora "società anoni-ma") la vivevano come parte disè.La Saffa produceva fiammiferi,la Saffa produceva orgoglio dellavoro ben fatto, del marchioconosciuto in tutta Italia, delleopere sociali (il teatro, la chiesa,le scuole professionali).Sembrava dovesse durare perun tempo indefinito, come ilNaviglio che la costeggiava,come la vallata sulla quale sta-gliava il grande stabilimento.Quelli che erano entrati ragazzi,ormai erano andati in pensio-

ne, ma altri, i loro figli, ne ave-vano preso il posto e il lavorocontinuava col ritmo di sempre,con prodotti sempre più perfe-zionati e se qualcuno avessechiesto quando era iniziatotutto questo, nessuno avrebbesaputo rispondere: "Quando èiniziato non lo so. So che c'è eche ci sarà". E invece, anche laSaffa, come tutto ciò che c'è,invecchia e alla fine muore.Magari lentamente, magariinavvertitamente, ma anche laSaffa segue il destino di tutto edi tutti: incominciano le rughe,il respiro perde colpi, il mercatoinizia a guardare altrove, ilfiammifero diventa inutile, lostabilimento non serve più equelli di Pontenuovo abitanosempre a Pontenuovo, ma al

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T E R R I T O R I O

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mattino vanno a Magenta, aMilano e ormai i vecchi dellaSaffa (quei pochi che sonorimasti) non trovano più nessu-no con cui parlare del loro lavo-ro di una volta e sulle rive delNaviglio i muri si scrostano e ivecchi edifici si riempiono dipolvere e non vale più nemme-no la pena di fotografarli.E così la Saffa, durata più di unsecolo, finisce e diventa ingom-brante come un vecchio mobileche una volta mostravamo conorgoglio agli amici, ma che poi,diventato vecchio, mettiamonel solaio perché non serve più.Diciamo dunque, un requiemalla vecchia signora e poidimentichiamola.Sulle rive del Naviglio sorganoaltri edifici, moderni, in vetro-cemento: ci parlino del futuro(commercio?) e ci faccianodimenticare il passato (pro-duzione).Almeno per noi l'addio è defi-nitivo.

Può darsi che un giorno-da qui a vent'anni-uno studente alla ricer-ca di un argomento perla tesi, trovi per caso unritaglio ingiallito cheparla di De Medici, difiammiferi, di unasocietà anonima fab-briche fiammiferi e affi-ni. Incuriosito verràallora a Pontenuovo edi ricerca in ricerca, diritaglio in ritaglio, riu-

scirà alla fine a riscoprire unafabbrica pulsante di vita, arisentire la sirena delle otto, arivedere camion che escono perportare i fiammiferi al di là delPo, al di là delle Alpi.Ed allora quel ragazzo -oggi nonancora nato- incomincerà abattere sul computer "Unavolta, sulle rive del Naviglio,c'era una fabbrica, una grandefabbrica....".

Teresio Santagostino

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Nell’ambito dell’analisicartografica del territo-rio alla quale i ragazzi

delle scuole medie di Boffalorasono abituati da anni, è statoapprofondito un caso particola-re e molto fortunato. Infatti ilterritorio di proprietà dellacascina Caremma in comune diBesate è documentato da cartecatastali precise per quantoriguarda le coltivazioni in unarco di ben 200 anni. I ragazzihanno anzitutto analizzato lasituazione attuale del territoriocircostante la cascina, partendodal terrazzo alluvionale densa-mente coltivato della pianurafino ai boschi ed ai ghiaionidelle esondazioni del Ticino.Questo lavoro ha permesso diinquadrare geograficamente edeconomicamente il territorio.Sono state infatti evidenziate lerogge di risorgiva e le canalizza-zioni artificiali e sono state cor-relate coi diversi coltivi a lorovolta correlati alla diversa alti-tudine del territorio, profonda-

mente caratterizzato da duefasce separate dal paleoalveodel Ticino ora identificabiledalla forte pendenza tra la pia-nura a est e la “vallata” a ovest. Iragazzi hanno identificato ladiversità dei corsi d’acqua, pre-valentemente di risorgiva equindi “naturali” in vallata e piùcanalizzati e regolarmente geo-metrici in “pianura”. Tale diver-sità è stata correlata alla diver-sità dei coltivi con prevalenza dicerealicoltura in “pianura” e diforaggi o boschivo in “vallata”. Illavoro più interessante è statocertamente l’analisi dei docu-

La Cascina Caremma

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menti catastali relativi alle col-tivazioni di proprietà dellacascina Maremma negli ultimi200 anni. Questa eccezionaledocumentazione ha permessodi individuare le profonde dif-ferenze nei coltivi, sintetizzatenelle carte a distanza di unsecolo ciascuna. I ragazzi sonostati poi stimolati ad individua-re le cause di un cambiamentocosì profondo. Cause indivi-duate principalmente neiprofondi cambiamenti tecnolo-gici, economici e sociali che l’a-gricoltura ha conosciuto nelcorso degli anni presi in consi-

derazione. Una lunga passeg-giata in bicicletta attraverso ilparco da Boffalora alla cascinaCaremma, ha permesso di vive-re coi ritmi lenti delle due ruoteil paesaggio studiato così alungo in carta e di rendersiconto delle caratteristiche delterritorio attraversato. Unesempio riuscito di applicazio-ne pratica e divertente di stru-menti e concetti scientifici dialto valore analitico oltre che diuna visione non superficiale delterritorio vissuto.

Pierluigi Calcaterra

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T E R R I T O R I O57

Casa padronale 1700 Le stalle e il fienile 1800 La porcilaia 1600

Il grano nella rotazione Le risaie della rotazione Le leguminose biologica biologica

Una marcita Le case dei braccianti Una lanca del Ticino

Il bagno in lanca Sambuchi in fiore lungo Si torna a casa il Naviglio

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Il settore dei servizi locali dipubblica utilità (servizi idri-ci, energetici, trasporti, igie-

ne urbana), sta attraversandoin Italia una fase di cambia-mento molto rilevante.Le numerose imprese che ope-rano in questo settore, magarida molti decenni (come è perl’AZIENDA SPECIALE MULTI-SERVIZI di Magenta, fondatanel 1976) negli ultimi annihanno segnato un percorso dicambiamento che da Aziendemunicipalizzate, tradizional-mente ancorate al Comune diappartenenza per conto delquale svolgevano i servizi, li haportati gradualmente ad affi-nare le proprie capacità indu-striali, sia dal punto di vista

tecnologico che finanziario,oltre che di marketing.Questo processo di cambia-mento impone alle aziende,per legge, la trasformazionegiuridica in Società per Azioni el’accettazione, dopo un perio-do transitorio più o menolungo, del principio della con-correnza nel sistema dell’ero-gazione dei servizi attraversol’espletamento di gare ad evi-denza pubblica.L’art. 35 della Legge finanziaria2002, modificando profonda-mente il modo di “fare azienda”e di fornire il servizio all’uten-te-cliente, pone tuttavia ancoramolti interrogativi.Privatizzazioni forzate, obbli-gatorietà della forma giuridica,

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I servizi pubblici localinella zona Ovest-Milano

Passato, presente, futuro

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separazione generalizzata traproprietà delle reti e gestionedel servizio, gare obbligate,potrebbero mettere a rischiol’intero settore delle Aziendeex-municipalizzate. E’ lecitoinoltre il dubbio che tali sceltepossano intaccare le caratteri-stiche di competenza, profes-sionalità, qualità, sicurezza erispetto dell’ambiente, chehanno contrassegnato il lavorosvolto finora.Malgrado le legittime preoccu-pazioni, questo passaggioobbligato deve comunqueessere vissuto come una

opportunità di sviluppo per leaziende coinvolte.Un’azienda come l’A.S.M. diMagenta ha per vocazione ilsoddisfacimento della popola-zione del proprio territorionaturale. Fino al 1993 ha opera-to per la distribuzione acqua egas nel solo Comune diMagenta. In seguito, con gra-dualità, anche per conseguen-za della trasformazione inAzienda consortile, avvenutadall’1/1/2000, sono entrati a farparte dell’azienda altri ottocomuni, e precisamente:Bernate Ticino, Boffalora Sopra

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Ticino, Corbetta, Marcallo conCasone, Mesero, Ossona,Robecco sul Naviglio e SantoStefano Ticino.Anche i servizi sono significati-vamente aumentati; allo statoattuale si possono così riassu-mere:- Distribuzione acqua potabilein otto Comuni;- Servizio gas in quattroComuni;- Manutenzione centrali termi-che comunali in cinqueComuni;- Servizi di igiene urbana (rifiu-ti, spazzamento, ecc.) in treComuni;- Servizio di sgombero neve indue Comuni.La strategia “multiservices” cheè stata adottata dall’A.S.M. ha ilsuo “core business” nei serviziidrici, distribuzione gas e igie-ne ambientale, non solo è ingrado di espandersi in impor-tanti servizi accessori, quali iservizi gas post-contatore e lagestione del calore, ma è apertaa tutte le nuove esternalizza-zioni dei servizi di cui iComuni, anche per esigenze econvenienze di bilancio, possa-

no necessitare.E qui il campo si apre a dismi-sura, dai servizi finanziari all’il-luminazione pubblica, dallagestione dei parchi alla gestio-ne dei parcheggi, dai serviziculturali ai servizi funerari,dalla gestione degli immobilialle attività di manutenzione epulizia.Pur operando con sistemimanageriali privatistici, edanche collaborando con azien-de private, l’Azienda si ponecome un formidabile strumen-to pubblico a disposizione deiComuni del territorio. Ma biso-gna che i Comuni abbandoni-no atteggiamenti campanilisti-ci e di bottega, privilegiandoprogetti sinergici che abbianocome fine primo e ultimo lasoddisfazione dei cittadini.Per quanto riguarda i dati dibilancio dell’esercizio 2001dell’A.S.M., anno 25° dalla fon-dazione, è sufficiente il con-fronto con il Bilancio consunti-vo dell’anno precedente perrilevare l’ottima “performance”dell’azienda consortile in ter-mini di aumento dei ricavi(+41%) e della redditività.

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BILANCIO CONSOLIDATO (Dati in Euro)

CONSUNTIVO 2000 CONSUNTIVO 2001 %

FATTURATO 12.220.000 17.286.000 + 41,5

INVESTIMENTI 705.000 1.454.000 +106

MOL (Margine Operativo Lordo) 1.232.000 1.780.000 + 44,5

AMMORTAMENTI 923.000 1.014.000 + 10

CASH FLOW (LIQUIDITA’) 1.072.000 1.342.000 + 25

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE 198.000 687.000 +247

IMPOSTE IRPEG E IRAP 85.000 390.000 +110

UTILE NETTO 13.000 297.000

N. ABITANTI SERVITI (ACQUA) 46.357 52.839

N. DIPENDENTI 65 71

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L’importante risultato derivada un deciso miglioramentodella capacità di gestione,come testimonia la crescita del44,5% del margine operativolordo, pur in presenza di condi-zioni di concorrenza scono-sciute al nostro settore fino apoco tempo fa.Il volume complessivo d’affariannuo, che nel 1995 non supe-rava 10 milioni di euro, rag-giungerà nel corso del 2002 18

milioni di euro.L’A.S.M. ha basifinanziarie soli-de che le con-sentono di pro-gettare investi-menti consi-stenti. Il pianoprogramma hap re v i s t o n e l2002 investi-menti per oltre2.300.000 euro.L’Azienda haottenuto la cer-tificazione ISO9002 per i ser-v i z i g a s eacqua, mentresono in corsole procedure

per gli altri servizi.Il numero complessivo deilavoratori attualmente occupa-ti (75) pone l’A.S.M. come unarealtà economica importantenella zona, anche ai fini del-l’occupazione.E’ stato firmato un protocollod’intesa con le altre Aziendepubbliche di servizi presentinel territorio ovest-Milano perrealizzare sinergie e forme di

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collaborazione, in primo luogoper ottenere dalla Provincia diMilano l’affidamento di unsub-ambito per la gestione delciclo idrico integrato, maanche per sviluppare progettidi più vasta scala.Si auspica che questi obiettivivengano condivisi anche dagliEnti locali che attualmentegestiscono in economia i pro-pri servizi (distribuzione gas e

acqua) in modo da rafforzare leaziende pubbliche presenti sulterr i tor io, garantendo unmiglior servizio ai cittadini intermini di efficienza, efficaciaed economicità, oltre a mag-giori garanzie di controllo ecollaborazione.

Mario MoraniPresidente A.S.M. Magenta

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La CISL Magenta informache in in data 7 luglio 2002dopo diversi mesi di

discussione è stato siglato il rin-novo del 2° CCNL per il lavorointerinale che ha affrontato edefinito le problematiche chequesto particolare rapporto dilavoro presente anche nelMagentino – Abbiatense, avevaevidenziato in questi primianni di utilizzo.Gli obiettivi che ci eravamo pre-fissi nel rinnovo contrattualeerano: dare risposte concrete aiproblemi salariali e normativi,ampliare le tutele e rafforzarnel'esigibilità, strutturare e conso-lidare il sistema di relazioni sin-dacali bilaterali-partecipativeanche per un maggiore soste-gno e sviluppo del settore.

Diverse le novità significative equalificanti contenute nelnuovo contratto che rispondo-no a questi obiettivi:- Per quanto riguarda il salarioviene confermato il riferimentoal trattamento economico pre-visto dai contratti nazionali eaziendali delle aziende utilizza-trici, viene però introdotta unadiversificazione rispetto allemodalità di calcolo della pagaoraria (divisore) che tiene contonon solamente delle ore lavora-te ma anche dell’orario contrat-tuale.- Per i problemi della sicurezzasul lavoro viene aumentato illivello di informazione da forni-re all’inizio della missione eintrodotta la cartella sanitariadi rischio.

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Siglato il nuovo CCNLper le imprese di

lavoro temporaneo

Lavoro interinale

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- Si definisce un nuovo modellodi rappresentanza sindacale deilavoratori temporanei più adat-to alle peculiari caratteristichedel settore con l’istituzione didue figure: il delegato territoria-le di nomina sindacale e il rap-presentante aziendale elettodai lavoratori.- Viene confermata la possibilearticolazione degli enti bilate-rali a livello regionale e l’istitu-zione di commissioni per laconciliazione delle controversiee l’arbitrato in sede sindacale;- Una serie di nuove prestazionierogate dall’Ente Bilaterale(EBI.TEMP) finanziate con con-tributi a carico delle imprese dilavoro temporaneo, tra cui visegnaliamo: a) il riconoscimento di inden-nità economiche in caso diinfortuni professionali occorsiai lavoratori temporanei;b) la creazione di un fondodestinato a garantire l’accessoal credito dei lavoratori tempo-ranei;c) iniziative di comunicazionesul lavoro temporaneo relativeal suo ruolo e funzione nel mer-cato di lavoro e alle opportunitàofferte ai lavoratori tempora-nei;- Una specifica disciplina inmateria di formazione dei lavo-ratori temporanei con l’inter-vento dell’ente bilaterale(FORMA.TEMP);- L’adeguamento delle disposi-zioni contrattuali con le modifi-

che legislative intervenute inmateria di lavoro temporaneo;Dopo un’esperienza di oltre treanni che ha visto l’affermazionedel lavoro interinale nel nostrosistema produttivo, con lenuove norme che rafforzano ilsistema della bilateralità, sipongono le condizioni per unnotevole salto di qualità nellerelazioni sindacali che potran-no dare una maggiore esigibi-lità alle tutele previste per tutti ilavoratori coinvolti. Per ulteriori informazioni rivol-gersi alla CISL di Magenta Via 4Giugno, 54 Telef. 02 97298391tutti i martedì dalle ore 17.00alle ore 18.00.

Giorgio Molla

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Era facilmente prevedibile,agli inizi degli anni ‘90,che il lavoro inteso come

fattore produttivo, da elementolargamente disponibile nelnostro Paese, diventasse neglianni successivi un fattore scar-so, sia qualitativamente siaquantitativamente. La progres-siva diminuzione delle nascite,iniziata nel 1964, ed accentua-tasi progressivamente in tutto ilseguente periodo, era desti-nata a restringere, drastica-mente, come di fatto è avvenu-to, I’offerta di persone in cercaprima occupazione, specie perle classi di età tra i 20 e i 24 anni.Va rilevato altresì che -sullabase di una naturale propen-sione comune a tutte le societàad elevato livello di sviluppo - ladisponibilità delle nuove leve dilavoro verso impieghi ritenutipoco gratificanti e dequalifi-canti si restringeva sempre di

più: in ciò favorita da un pro-gressivo aumento dei redditifamiliari che consentiva allestesse nuove leve di lavoro diposticipare l’entrata nel mondodelle imprese, in quanto sia lafamiglia, sia la stessa persona,non erano vincolate al nuovopossibile reddito acquisibile.Si aggiungeva a questo elemen-to una sostanziale modificazio-ne della struttura produttivache portava ad una progressivamaggior presenza di settoricaratterizzati da un impiegopiù elevato di lavoro, specie dimedia e di alta qualificazione:in particolare, sono pratica-mente scomparsi in Italia i ramiproduttivi ad elevata intensitàdi capitale (come l’industria dibase), mentre si sono progressi-vamente ampliati ed estesi isettori caratterizzati da un altoimpiego di mano d’opera conelevate caratteristiche qualitati-

In margine al dibattitosui problemi del lavoro

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ve e specializzate.Questa tendenza strutturale -che, sul mercato del lavoro, nonpoteva che portare ad una cre-scente pressione sulla richiestadi lavoro- ha creato in questiultimi anni non poche tensioninel campo delle imprese.Queste, infatti, si sono visteprogressivamente ridurre ladisponibilità dei nuovi poten-ziali lavoratori, mentre si sonotrovate di fronte, anche quandoquesta disponibilità esisteva, amano d’opera scarsamentequalificata.Certo, non in tutte le varie partidel Paese questa tensione sulmercato del lavoro è verificabi-le. Ma è certo che, in gran partedell’lta1ia settentriona1e e inuna parte consistente di quellacentrale, si è arrivati ad unasituazione di piena occupazio-ne, anzi, per parlare corretta-mente, di una vera e propriacarenza di mano d’opera.Che, anche in presenza di unapiena occupazione, l’incontrotra domanda ed offerta di lavo-ro sia soddisfacente -nel sensoche le reciproche esigenze deilavoratori e delle imprese sianosoddisfatte- è tutt’altro chevero. Da una parte, infatti, illivello di istruzione e di forma-

zione dei nuovi lavoratoriappare frequentemente inade-guato e sicuramente non coe-rente con le effettive necessitàdelle imprese; il meccanismo diinserimento dei giovani nelleaziende è frequentemente ina-deguato, in quanto le aziendestesse non sono disposte asostenere costi significativi perla formazione e l’adattamentolavorativo dei nuovi assunti,mentre gli aspiranti lavoratori,in una situazione di relativo faci-le reperimento di lavoro, tendo-no a sottovalutare l’importanzadel-la formazione, dell’orienta-mento e del tirocinio.Da11’altra, il problema delnuovo lavoratore, almeno perquelli che hanno una chiarapercezione delle loro esigenze,è quello di costruirsi un percor-so professionale solido e coe-rente, sia esso si svolga in unasola o in più imprese.Da questo punto di vista, sem-brerebbe logico, da parte delleimprese, che si trovano di fron-te ad un fattore produttivo scar-so, che le stesse si preoccupino-o direttamente o con il sup-porto pubblico- di realizzaretutti gli strumenti che consen-tano una qualificazione pro-g r e s s i v a d e l l a v o r o , d i

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disporre delle leve per conser-vare il lavoratore nella propriastruttura aziendale, di far sìche il rapporto tra lavoratoreed impresa s ia stabi le ecostruttivo non per imperio,ma per interesse reciproco deipartners a mantenere una sta-bile relazione.Non sono chiare, invece, leragioni per cui il sistema delleimprese si muova -o sembrache si muova- in una situazionecompletamente opposta, conlo scopo di ricreare situazioniche sembrano ormai irrimedia-bilmente passate.

Da una parte, infatti, si premeper il raggiungimento di unamaggior mobilità che, allo statoattuale, non può che interessa-re una frazione margina1e del-l’occupazione. Non solo, ma,attraverso i nuovi contratti dilavoro, si tenta di ricreare unospazio di elasticità che potevaavere un senso dieci o ventianni fa quando il personaledelle imprese spesso era in esu-bero, ma che allo stato attualeappare solo uno strumento dicondizionamento dei dipen-denti. Senza contare poi che ilprogressivo sviluppo di profes-sionalità e la formazione pro-fessionale permanente del la-voratore, condizione essenzialeper un corretto e convenienteutilizzo dello stesso lavoratoreda parte dell’impresa, trova lasua motivazione e la sua ragiond’essere in un rapporto di lavo-ro stabile, costruttivo e dotatodi prospettive. Le nuove moda-lità che hanno assunto i rap-porti di lavoro hanno significa-to ed utilità come strumento diingresso nel mercato del lavo-ro, ma non sicuramente comesituazione permanente. Unlavoratore in collaborazionecoordinata continuativa, unlavoratore a tempo determi-

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nato, un lavoratore interinale,in prospettiva che interesse puòavere a sviluppare un impegnoper la propria permanente qua-lificazione professionale, se laprospettiva è quella di passareda un impiego all’altro, senzauna coerenza di progressivaacquisizione di capacità e diabilità?Sembra, in sostanza, che larichiesta da parte del sistemaimprenditoriale, di una poten-ziale maggior mobilità sia volta asoddisfare, più che le esigenzedell’impresa stessa, il desiderio,certo legittimo, di acquistare unmaggior potere contrattuale neiconfronti del lavoratore, che lasi-tuazione obiettiva tende pro-gressivamente a sottrargli.La stessa illusione riguarda lafiducia, da parte del sistemaimprenditoriale, di poter conta-re, per colmare le carenze dimano d’opera -e sicuramenteanche per aumentare il propriopotere contrattuale- su unsistematico ricorso a11a manod’opera extra comunitaria, spe-cie per quanto riguarda quellapriva di specializzazione e diqualificazione. Certo, è possibi-le che, in via temporanea, lestrozzature presenti sul merca-to del lavoro possano essere

superate, specie quando a que-sta mano d’opera venganoapplicate condizioni retributivesicuramente non paragonabilia quelle della mano d’operanazionale.Ma si tratta di una prospettivadi corto respiro. E chiaro che,anche in tempi non lunghi,questa particolare mano d’ope-ra è destinata ad acquisire unaconsapevolezza dei suoi dirittie soprattutto delle sue capacitàcontrattuali riportando la situa-zione al punto di partenza Leprospettive reali sono bendiverse: come, negli anni ‘80 (eanche nei decenni passati), il

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sistema produttivo italiano fusottoposto a un processo diristrutturazione di dimensionigigantesche, con la rapida, pro-gressiva enucleazione di interisettori non più compatibili conil grado di sviluppo dellasocietà italiana, anche ora, sipone per il nostro sistema eco-nomico l’interrogativo seabbandonare determinati set-tori produttivi ed avviarsi sunuovi campi e nuovi cammini.Un percorso, questo, cui rende-re compatibili, in termini quan-titativi e qua1itativi, le risorsepresenti di lavoro, e di lasciarepiuttosto che le attività produt-

tive incoerenti vadano a svilup-parsi, anche con capitali edenergie imprenditoriali italia-ne, in altri Paesi. Questo, in ter-mini di massima, appare unpercorso logico, ed è su questopercorso che singole, numeroseimprese italiane si muovono.Ed e su un progetto di ampiorespiro, trainato e sorretto dallacollaborazione e dalla consape-volezza delle rappresentanzeimprenditoria1i e sindacali, cheappare opportuno muoversi, enon certo su battaglie di retro-guardia e su itinerari da piccolocabotaggio.

Ignazio Pisani

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L'Istat e i dubbi sistemi di rilevamento

Quel costo della vita “taroccato”

Nel paniere dell'Istat cisono le lampadine a fred-do. E poi c'è il salmone

fresco. Non c'è però la bottigliadi brandy, non c'è il rasoio elet-trico. E così, mese dopo mese,scopriamo che l'inflazione scen-de. La massaia guarda nel carrel-lo della spesa, paga e si rendeconto, con gli euro a disposizio-ne, che il costo della vita conti-nua ad aumentare. Non è unacontraddizione, è la cronacadella nostra quotidianità.Il famoso "paniere" è una sortadi fisarmonica dove può entraredi tutto o il suo contrario. Togliun prodotto di larghissimo con-sumo e il gioco è fatto. Metti la"lampadina a freddo" che nessu-no utilizza e, come per magia,l'inflazione cala.Non è che l'Istat produca indiciaddomesticati: è il sistema dirilevamento che lascia alquantoa desiderare.Il mondo fotografato dall'Istat èuna cosa, quello dei consuma-

tori un'altra.Domanda e offerta non siincontrano più. Da una parte lastatistica, dall'altro le abitudinidei consumatori. Due linguaggiimperbeabili, due modi di fil-mare la realtà senza mai trovareun punto di convergenza. Conl'entrata in vigore dell'euro ledifficoltà invece di diminuiresono aumentate.Un centesimo qui e uno là. Maial ribasso ma sempre verso l'alto,mai sui prodotti di ogni giorno.La denuncia di un costo dellavita "taroccato" viene dalCodacons (una Associazione deiconsumatori). Forse un po' esa-gerata, ma nella sua semplicitàe forza, ha un che di convincen-te. E' la forza persuasiva di chiparla il linguaggio della concre-tezza, non certo quello surrealedei "panieri".

Gabriele LanfrediniSegretario Generale

Unione Artigianidella Provincia di Milano

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L’indagine congiunturale, cheApimilano conduce ogni tri-mestre sulle imprese associa-

te, conferma che l’economia è sta-gnante. I dati relativi al secondo tri-mestre dimostrano che le pmimilanesi stanno ancora scontandola crisi economica internaziona-le.“Tuttavia la nostra zona si rivelaessere la più dinamica dell’interaprovincia”, ha commentato ilCavalier Ambrogio Locatelli, presi-dente della delegazione Sud-Ovestdi Apimilano che raggruppa circa500 piccole e medie imprese indu-striali e di servizi dei comuni dell’a-rea a Sud-Ovest della provincia diMilano. La domanda, sia nazionaleche estera, ha registrato un trendpositivo dall’inizio dell’anno:“Assistiamo, come rileva l’indaginecondotta dal nostro Ufficio studi,ad un consolidamento delle azien-de stabili arrivate al 60% e al ridi-mensionamento, fino al 28%, delleaziende che hanno visto diminuiregli ordinativi nazionali. Tuttaviaforti sono gli ostacoli per le impresea cominciare dalla congiunturanegativa che riduce la domanda escatena una concorrenza internasfrenata tra prodotti troppo spessosimili”.Contrariamente a quanto prospet-tato dal governo nel Dpef, l’anda-

mento dell’economia nel secondotrimestre dell’anno e le previsionipessimistiche espresse dagliimprenditori sul trimestre in corsonon fanno sperare in un velocerecupero.“Nel Dpef il Governo ha indicato lacrescita potenziale del pil al 2,25%”,ha detto Locatelli. “Quest’ipotesiimplica una forte accelerazione nelsecondo semestre dell’anno, ripre-sa in cui anche noi imprenditorisperiamo, ma che al momento cisembra improbabile”. “D’altrocanto”, ha proseguito Locatelli, “laleva fiscale, che riteniamo essen-ziale per un consolidamento strut-turale delle nostre imprese, puòcontare su risorse troppo scarse peressere immediatamente efficace”. “Il vero nemico”, ha conclusoLocatelli, “è il dumping economico,la concorrenza sleale che ci derivadal sommerso che, come ha rileva-to l’Ufficio studi dell’agenzia per leEntrate, in Italia ammonta a circa200 miliardi di euro, il 18,7% del pil.Speriamo nell’immediata efficaciadell’avviso comune sul lavoro som-merso, appena sottoscritto, affin-chè il processo di legalizzazionedella nostra economia sia effettivo econsistente, rendendo così possibilel’utilizzo delle maggiori risorse cheaffluirebbero alle casse erariali per

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Indagine congintuarale di Api Milano

Si conferma la stagnazione

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abolire l’Irap, o almeno per ridurlasignificativamente”.Domanda e fatturatoLa domanda sia nazionale che este-ra va decisamente meglio rispettoinizio anno e la zona si rivela esserela più dinamica dell'intera provin-cia. Sul fronte interno si può con-statare un consolidamento delleaziende stabili (60%), un leggerocalo delle imprese che hanno avutoun aumento di domanda (12%), maanche un ridimensionamento dichi dichiara ordinativi in diminu-zione (dal 42,9% al 28%).Meglio anche il mercato straniero.A livello di Unione europea, doveopera il 68% del campione, leaziende con una domanda stabilerispetto allo scorso trimestre rag-giungono il 47,1% a discapito diquelle che hanno visto diminuiregli ordinativi (dal 58,8% al 35,3%),mentre cresce chi ha avuto aumen-ti di vendite (17,6%).Simile la situazione sul fronte extraUe (60% delle aziende): il 40% delleaziende dichiara stabilità, il 20%(+7,5%) un aumento di ordinativi eil 40% una loro diminuzione (unmiglioramento di 16 punti rispettoa marzo).L'andamento del fatturato rispec-chia fedelmente l'andamento delladomanda. Se il 52% degli imprendi-tori dichiara un fatturato stabile ed il24% addirittura un suo aumento,diminuisce molto la percentuale diaziende che hanno visto ridursi leentrate (24% contro 42,9%).InvestimentiAnche sul piano degli investimenti

la situazione non é delle più rosee,dato che si é toccato il punto piùbasso da oltre un anno: solo il34,8% delle aziende ha infatti cer-cato di uscire da questo momento"no" tramite nuovi investimenti.Anche fra chi ha investito le sommeimpegnate sono state mediamentebasse, fino a 50mila euro nel 50%,fino a 125mila nel 12,5%. La metàdegli imprenditori ha investitodenaro per modernizzare gliampianti produttivi, il 12,5% perampliare la propria attività. Perquanto riguarda le modalità difinanziamento, il 75% delle impreseprovvede tramite autofinanziamen-to, il 37,5% attraverso leasing ed il12,5% con un indebitamento abreve o lungo termine, una percen-tuale ancora bassa che sottolineauna volta di più la difficoltà per lapiccola impresa ad accedere al cre-dito bancario, anche se del tuttocoerente con le somme mediamen-te basse investite.PrevisioniAltalenante la fiducia tra i piccoliimprenditori milanesi, prospettan-do quindi una ripresa ancora incer-ta. Nel prossimo trimestre le impre-se prevedono di stabilizzare la pro-pria quota di mercato nel 68%, incalo rispetto alle previsioni prece-denti, a scapito in primo luogo dichi pensa di vedere aumentati gliordinativi (20%). Solo il 32% degliimprenditori ha deciso di rilanciarel'attività attraverso investimenti eancor meno, il 20%, pensa diampliare l'organico.

F. B. P.

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A Bernate Ticino

La lunetta gotica

nel la chiesa di

San Giorgio

La monografia di EttoreD’Erario “Un castello peruna canonica” ha dato

giusto rilievo alla presenza nellachiesa parrocchiale di SanGiorgio in Bernate Ticino di unalunetta erratica in marmo concaratteristiche campionesi: alleconsiderazioni diffuse anchetramite un recente ciclostilato enelle pagine web del sito dedi-cato alla Parrocchia, riteniamonon inutile aggiungere qualcheulteriore riflessione, per segna-lare la sorprendente analogiacon alcune figure scolpite nelfrontale della tomba Caimi inSant’Eustorgio a Milano, appa-rentate alle nostre quasi per unprocesso di gemmazione.1

Anche se la sua descrizione èampiamente nota, giova ancorauna volta riportarla con le paro-le dello stesso Giorgio Giuliniche fu tra i primi a riconoscerneil valore storico e artistico.Riferendosi alla nuova chiesa"magnificamente eretta", ilconte milanese così annotava:"Singolarmente è notabile cheal presente la sacrestia è nel sitodove altre volte v’era l’altarmaggiore della vecchia chiesa; ecolà tuttavia si conserva unmarmo bianco in forma disemicircolo in cui si vedonoalcune antiche sculture conparole, i caratteri delle quali amio giudizio appartengono alsecolo XIII ben inoltrato. Nel

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mezzo del marmo si distinguela beata Vergine che siede ed hain grembo il santo bambino.Alla sinistra di lei v’è l’immagi-ne di san Jacopo in abito di pel-legrino, col nome scritto al disopra in tal guisa: AP. IAC., cioèApostolus Jacopus. Appuntoverso la metà del secolo XIII iomostrerò che la divozione versosan Jacopo apostolo era moltocelebre nel nostro paese. Alladestra della beata Vergine v’è lafigura di un canonico regolareinginocchiato avanti NostraSignora, parimenti col suonome scritto di sopra così: D.LAMBT.

Cioè Dominus Lambertus.Sopra la testa di questo canoni-co vi tiene la mano San Giorgiotitolare della chiesa, la di cuiimagine gli sta a lato contraddi-stinta egualmente col nome S.G. PATR. Sanctus GiorgiusPatronus. Nel descritto marmosi vede quali fossero gli abitimilitari e gli abiti de’ canoniciregolari di que’ tempi, osser-vando le due figure di sanGiorgio e don Lamberto". Ilpasso è accompagnato da unariproduzione incisa all’ac-quaforte recante la scritta"Marmo dell’antica chiesa di S.Giorgio in Bernate", didascalia

Fig. 1- La lunetta della parrocchiale di S. Giorgio (foto ripresa dal volumedi E. D’Erario Un castello per una canonica, p. 105)

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che nel "Registro delle tavole"posto alla fine del volume,diventa: "Marmo scolpito, chealtre volte serviva all’altar mag-giore della chiesa di S. Giorgioin Bernate".2

Il gruppo marmoreo, concorde-mente assegnato alla metà delXIV secolo, apparterrebbeall’ultimazione della facciata acapanna della "giesa vegia",essendo stato verosimilmenteposto sopra il portale d’ingressodella chiesa primitiva, analoga-mente a quanto avvenuto adesempio per l’abbazia diViboldone, cui si può avvicinareper alcuni moduli costruttivi.3

Con l’erezione della chiesa"grande" sul rimaneggiato dise-gno di Martino Bassi, essovenne collocato sopra la portadi ingresso della sacrestia; inoccasione degli ultimi restauri,è stato murato nel presbiterio asinistra dell’altar maggioresotto una serliana policroma:anche se la scelta è filologica-mente corretta e dettata dallasua primitiva posizione, l’im-portanza dell’opera avrebbemeritato una ubicazione piùconsona, in ogni caso più vicinaalla fruizione dei fedeli.4

Cu r i o s a m e n t e, s u l f i n i redell’Ottocento, il "bassorilievo

antico" rischiò di essere aliena-to dal parroco don RinaldoAnelli che intendeva così ovviareal grave deficit del bilancio par-rocchiale. Il ministero compe-tente con dispaccio 16 settembre1882 dichiarava però, "dietro ilrapporto del professore CelesteChierichetti, membro dellaCommissione per la conserva-zione degli oggetti di belle arti, dinon potere assentire alla venditarichiesta del Bassorilievo esi-stente nella sacrestia... che anzinell’interesse dell’Arte, vorrebbeche si esponesse alla pubblicavista gli avvanzi della anticachiesa dei Torriani e Visconti esi-stente in Bernate".5

L’inserimento del rilievo berna-tese nel corpus di Bonino daCampione (+1397) si deve aCostantino Baroni che nevenne a conoscenza su segnala-zione fotografica del dr. Stucchidi Cuggiono. Nel suo fonda-mentale studio sulla sculturagotica lombarda tra l’altro face-va osservare "come, obbeden-do a un preciso criterio decora-tivo, Bonino abbia alzato la cat-tedra della Vergine per sollevarequesta fino a toccare la cornicesuperiore al pari delle altre duefigure, così da ottenere l’im-pressione di una grave costru-

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zione ambientale a tutto bene-ficio della monumentalità".6

Più tardi, ricostruendo l’ipoteti-co iter artistico del magistro,scriveva con compiaciutaammirazione: "successivamen-te la sensibilità del maestro siviene affinando via via che agi-scono su di lui suggestioni dalcomposito idealismo balducce-sco. Tale svolgimento si puòvedere in atto nella garbata for-mella della raccolta Bagatti-Valsecchi nonché in quell’altradel Museo del CastelloSforzesco, in cui un cavalierearmato è presentato allaVergine da san Francesco e daun santo vescovo e si affermapoi pienamente in opere comel’arioso frontale del sarcofagod i P r o t a s o C a i m i aSant’Eustorgio e la SacraConversazione disposta comelunetta sulla fronte della chiesadi Bernate Ticino a ricordo diquell’antica abbazia di SanGiorgio. Questa vivace operaprovinciale ha valore precipuoin quanto nel suo placido e cor-diale naturalismo è tramiteimmediato a quei più dinamiciaccenti che esprimono la nuovatendenza alla qualificazionecoloristica del Bonino docu-mentata dai sarcofagi cre-

mones i a l d u o m o e d i nSant’Agostino...".7

L’ingresso del reperto nel cata-logo di Bonino è stato accoltosenza riserve da Angela OttinoDella Chiesa: "Proprio diBonino invece, nella parroc-chiale di Bernate Ticino, a unpasso da uno dei più bei castel-li della Lombardia, è la fascino-sa e mossa e viva lunetta con laMadonna, l’offerente, SanGiorgio e San Giacomo, quasiuna sacra conversazione inaltorilievo...".8

L’autrice della più importantemonografia su BernardinoLuini era animata da forseeccessivo entusiasmo nei con-fronti della plaga, come dimo-stra l’euforico passo che piaceriportare: "Da Magenta e daRobecco ...eccoci a Bernate ovenon sai se chiamare castello ovilla l’elegantissimo palazzoquattrocentesco che specchianelle acque del Ticinello i profi-li delle sua finestre arcuate,della sua loggia, delle pareti edelle cornici graffite, in unaunità stilistica, coerenza forma-le, equilibrio compositivo che siripetono nel luminoso musica-le cortile. Alta opera di architet-tura completamente ignorata,in confronto della quale scom-

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paiono non solo le villedi Cuggiono ... o il vetu-sto castello di Turbigotozzo e imponente nellasua duecentesca ossatu-ra in pietra, ma la stessavilla Rusconi a CastanoPrimo, rococò leggero eloggia neoclassica in fac-ciata, intatta fuori e den-tro, con uno dei più beisaloni d’onore dellaLombardia".9

Riteniamo che il Baroninon abbia avuto la possi-bilità di esaminare l’ope-ra in sede: il mancatosopralluogo causò l’im-propria citazione in notaquale "lunetta diCuggiono", l’errata tra-scrizione delle lettereincise sull’arco esterno(S. P. IAC. anziché AP.JAC.) e l’indicazione diuna diversa collocazionenella stessa chiesa, mal’accostamento al sarco-fago di Protaso Caimi insant’Eustorgio risultaassai pertinente.10

C o s ì l o d e s c r i v e v al’Allegranza: "rozzo sar-cofago di marmo biancocon fili dorati. Il parapet-to è diviso in tre quadri

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Fig. 2- Particolare del sarcofago Caimi in S.Eustorgio (da La basilica di sant’Eustorgioin Milano, p. 108)

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scolpiti a mezzi rilievo. Siede inquel mezzo M.V. con Gesùbambino in grembo, che bene-dice un Milite genuflesso[Protaso Caimi], su la di cuisinistra spalla tiene la mano suaprotettrice s. Gio. Battista; indivengono s. Gio. Evangelista e s.Pietro Apostolo. Nel quadro adestra si vedono s. Pietro M., s.Giacomo e s. Paolo Apostoli.Nel sinistro s. Margherita con ilLeone in mano, s. Giorgio inabito, come quello del dettoMilite, guerriero e col Dragosotto i piedi, e s. MariaMaddalena col vaso. Nel fiancodestro una Croce; nel sinistrol’arme Caima di una fascia colcimiero coronato di Visconte,da cui esce per metà un Dragocon colana e corno in testa".11

Sempre a proposito aveva scrit-to il Vigezzi: "Gli studiosi hannotrascurato questo sarcofago dalMongeri (1872) in poi. Questi vivede la solita composizione deimaestri da Campione. I tre rilie-vi eseguiti probabilmente nonmolto dopo la metà del sev. XIV,ci mostrano la scultura lombar-da ancora sotto gli influssi del-l’arte pisana, come si può vede-re nelle figure femminili, esili,aggraziate, dai visi che accen-nano a sorridere, con i tratti del

volto tondeggiante delicata-mente segnati. D’altra parteperò si notano contempora-neamente forme assai svilup-pate e che traspaiono sotto ipanneggi a larghe pieghe; sivedono teste assai grosse, spe-cialmente quelle dei santi:caratteri della scuola campio-nese".12

Quanto alla paternità diBonino, del quale si conosconosolo due opere documentate,13

il Baroni la derivava da analogietipologiche, ipotizzando unasorta di filiazione a catena:secondo lo studioso, la tombaCaimi si collocherebbe stilisti-camente tra il frontale di cassadel sepolcro di Stefano eValentina Visconti inSant’Eustorgio e il sarcofago diFolchino degli Schizzi (1357),attualmente inserito nella pare-te sinistra sotto il portico dellafacciata maggiore del duomo diCremona, opera quest’ultimaautografata "Boninus deCampigliono mediolanensisdiocesis". Minori affinità eparallelismi riscontrava invecenella "Madonna col Bambino,due santi e un devoto" posta inSan Marco a Milano.14 Pietra diparagone per le attribuzioniveniva a essere il monumento a

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Bernabò Visconti ora al Museodel Castello Sforzesco, operaoggi fortemente discussa.Di diverso parere si è infattidichiarata Rossana Bossaglia.La studiosa, occupandosi dellagenerale rivisitazione della sta-tuaria in Sant’Eustorgio, ha esa-minato il "problema di Boninoda Campione" e, criticando l’al-largamento del catalogo opera-to "in maniera irragionevole"dal Baroni, assegna a Bonino las o l a a r c a c r e m o n e s e d iFolchino, riconoscendo nellesue figure "eleganza, respiro,varietà di atteggiamenti...ecadenze fiorite nelle pose, einfine fisionomie lisce e puntu-te ben caratterizzate e nonconfondibili …che surclassanonettamente quelle delle dueopere eustorgiane" di cui sopra.Apprezzabile il commento alrilievo del sarcofago Caimi chesembra valere, almeno in parte,anche per il nostro reperto:"Eppure, nel suo palese impac-cio, l’opera rivela un artista sen-sibile e attento calato ormainell’atmosfera narrativa delmondo gotico: lo dimostrasoprattutto il gesto e il sorrisoaffabile della Madonna chemuove il capo verso il compun-to guerriero inscatolato nella

sua armatura; lo dimostrano ivolti attenti e partecipi dei santipatroni della presentazione...".Nella didascalia dell’opera siribadisce: "Riferibile alla metàdel quattordicesimo secolo,presenta caratteri campionesi,anche se non vi sono elementiche consentano di ascrivere l’o-pera, come si voleva, aBonino".15

D’altro canto, altri autori, anno-tando la ripetività nell’imposta-zione e nella tipologia dellefigure, tornano ad assegnare ilsarcofago Caimi, insieme alleformelle (Pietà, Sacra conversa-zione) conservate nella chiesadi S. Agostino di Cremona e alpaliotto d’altare (Storie dellaVergine) della parrocchiale diCarpiano Certosino, alla produ-zione giovanile del maestro,collocandole tra il 1350 e il 1360e lasciando così irrisolta la par-tita che ci sta a cuore.16

Nel raffronto sarcofago/lunettaanche l’occhio non particolar-mente esperto riconosce inquella bernatese opera minore,di bottega: ma, al di là delledimensioni più modeste, destaimpressione la straordinariasomiglianza nei guerrieri cheuccidono il drago, nella posturadell’orante e del San Giacomo,

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nonché nel panneggio dellaVe rg i n e c a ra t t e r i z z a t a i nentrambi i casi dalla serenaespressione del volto.Al di là dell’oggettiva difficoltàdi fornire precise attribuzionialla scultura campionese, mera-viglia in ogni caso che, dalBaroni in poi, il manufatto chedà lustro al singolare complessocanonicale di Bernate Ticino siasfuggito o sia stato trascuratodagli studiosi d’arte gotica. In attesa di un approfonditostudio comparativo, sarà pru-dente accantonare il nome diBonino da Campione, almenoquale esecutore materiale; tut-tavia con ragionevolezza pos-siamo ritenere l’opera prodottada una scuola di lapicidi d’am-bito lombardo composta di aiutie allievi, di seguaci e imitatori,attivi in una cerchia che avevatrovato in Bonino eminente eautorevole espressione.Certamente lontani dall’eccelsastatuaria pisana, anche da quel-le botteghe uscirono autenticicapolavori, altorilievi un tempoconsiderati "rozzi", oggi parti-colarmente apprezzati per laloro stupefacente "forza comu-nicativa".

Sergio Baroli

Note:1 E. D’ERARIO, Un castello per unacanonica, Centro parrocchiale diBernate Ticino, 1988, p. 109. E. D’ERA-RIO, Ricerca sul significato della lunettadella canonica di Bernate. San GiacomoMaggiore e le vie del pellegrinaggio, dovesi avanza l’ipotesi che la canonica fossestata "struttura destinata all’assistenzadei pellegrini". La lunetta era stata ade-guatamente segnalata nell’opuscolo diG. LUALDI, Cenni storici su Bernate, laCanonica e Palazzo Visconti, Marcallo,Gruppo studio tutela territorio estTicino, 1983, p. 29. 2 G. GIULINI, Memorie spettanti allastoria, al governo ed alla descrizionedella città e campagna di Milano ne’secoli bassi, Milano, Lombardi, 1855, IIed., vol. IV, pp. 35-36. "DominusLambertus" viene identificato daD’Erario nel "feudatario LambertoCrivelli che, quale donatore ha volutoessere effigiato in abiti canonicali qualedevoto sostenitore della canonica".3 Una epigrafe data la fronte dell’abbaziadi Viboldone al 1348. Cfr. L’abbazia diViboldone, Milano, B.A.M., 1990, pp. 9-33.4 Resta condivisibile l’osservazione:"l’attuale collocazione di questo altori-lievo, migliore della precedente, è tutta-via ancora infelice perché troppo in altoe immediatamente sotto una fonte diluce": L. BAROLO, La canonica di SanGiorgio Martire a Bernate Ticino,"Quaderni del Ticino", a. IV, n. 20, aprile1984, pp. 12-24. 5 L’informativa al parroco da parte delsubeconomo, datata 27 settembre 1882 èpubblicata in E. D’ERARIO, Don RinaldoAnelli, Bernate Ticino, 2000, p. 163. Sullasingolare figura di don Anelli, per altriversi meritorio propugnatore dei fornisociali, si veda l’importante saggio di G.

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GALLIANI CAVENAGO, Quando il pae-sano rifiutò il pendizio. Il ruolo dellacooperazione nella trasformazione delcontadi di Cuggiono (1860-1915),Milano, Franco Angeli, 1999.6 C. BARONI, Scultura gotica lombarda,Milano, 1944, p. 108 e n. 48, p. 119. Lariproduzione fotografica si trova alla fig.224. Costantino Baroni (Milano 1905-1956) fu direttore dei Civici Musei d’artea Milano.7 C. BARONI, La scultura gotica in Storiadi Milano, Milano, Fondazione Treccanidegli Alfieri, 1955, vol. V, p. 804. Cfr. Artelombarda dai Visconti agli Sforza,Catalogo della mostra a Palazzo Reale,Milano, Silvana, 1958, pp. 12-15 e il volu-me omonimo, Milano, Cariplo, 1959, p.42 sg. con schede di Franco Russoli.; R.BOSSAGLIA, Bonino da Campione, DBI,Roma, 1970, XI, pp. 224-226.8 A. OTTINO DELLA CHIESA, Il tesorodi San Giovanni in Lombardia, Firenze,SADEA, 1963, vol. I, p. 252.9 A. OTTINO DELLA CHIESA, Periploall’ombra della Madonnina inLombardia, Firenze, SADEA, 1963, vol. I,p. 265. Il riflesso delle arcate cui si alludenon è dovuto alle acque del "Ticinello",ma alla peschiera sottostante il palazzo,in cui si decanta la roggia derivata dalNaviglio Grande in località Curnìs.10 Risulta attualmente murato nellaterza cappella a destra.11 P. G. ALLEGRANZA, Della Basilica diS. Eustorgio in Milano, ms. (1784), pp.88-89.12 S. VIGEZZI, Catalogo descrittivo,ragionato e critico delle sculture esisten-ti nella basilica di sant’Eustorgio inMilano, Milano, tip. S. Giuseppe, 1933,pp. 20-21.13 L’arca di Cansignorio a Verona e il sar-cofago di Folchino degli Schizzi.

14 C. BARONI, La scultura gotica cit. p.805. E. D’ERARIO, 1988, cit. pp. 109-110,specificava: "è un altorilievo in marmola cui datazione risale al XIII-XIV secoloed è quasi certamente opera di un mae-stro campionese che alcuni identificanoin Bonino da Campione", aggiungendoin nota "attivo nel sec. XIV a Cremona ea Verona. Non è escluso che l’opera siadi Enrico suo fratello, attivo a Milano".Non ci sentiamo di condividere questaipotesi perché, se appare del tutto ridut-tivo confinare l’operato di Bonino allesole aree citate, priva di riscontri risulte-rebbe l’assegnazione ad Enrico, "ultimodei Campionesi a Modena...che nel 1319condusse a termine il campanile ecostruì il pulpito (1322)". Cfr. F. DE’MAFFEI, s.v. Campionesi, EnciclopediaUniversale dell’Arte, III, Venezia-Roma,1958, p. 82; A. CRIVELLI, Artisti ticinesiin Italia, UBS, 1971, pp. 19-20. Notiamoper inciso che la lunetta ci sembra lon-tana dagli stilemi di opere cui è statasuperficialmente accomunata, quali latrafugata Madonna posta sull’acqua-santiera di Morimondo, attribuita aGiovanni di Balduccio da Pisa, e laMadonna di Viboldone, dove ancoraricorre una palese frontalità romanica.15 R. BOSSAGLIA, La scultura in La basi-lica di sant’Eustorgio in Milano, Milano,BPM, 1984, pp. 92-125.16 P.F. PISTILLI, Bonino da Campione,Enciclopedia dell’arte medioevale,Roma, 1996, III, p. 630. Alle opere elen-cate si aggiungerebbe il riquadro centra-le del sarcofago di Gabriele Bossi nel S.Marco di Milano: F. B. TOSCANO, Dalleorigini al Quattrocento: arte e commit-tenza in San Marco in La chiesa di SanMarco in Milano (a c. M.L. GATTIPERER), Milano, BPM, 1998, pp. 83-84.

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Sabato 24 agosto 2002 festap a t r o n a l e d i S a nBartolomeo. La centrale

piazza Litta è invasa da almenosette- ottomila persone prove-nienti da ogni dove. In un belservizio mandato in onda dalTG di Rai Tre ci sono anchecinesi e ungheresi… Tantagente di Ossona e dintorni, maaltrettanta venuta da fuori perassistere al Guinnes WorldRecord. Un piccolo centro dicirca tremila persone balzatoall’improvviso agli onori dellecronache nazionali. Il tam tammediatico, ha così contribuito afar salire l’interesse attorno aquesta inconsueta sfida lancia-ta dall’istrionico ma amatissi-mo(è stato rieletto con oltre il75% dei consensi) primo citta-dino Sergio Garavaglia. “Lapazza idea” –un’enorme cas-

soeula capace di sfamare 2.000persone- nasce nella scorsoinverno. “Eravamo convinti findall’inizio- spiega Garavaglia -della buona riuscita dell’evento,perché l’esperienza decennaleci ha portato poco per volta atrovare i giusti interlocutoriindispensabili per realizzarequest’impresa”. Il sindaco fariferimento alla decisione presagià da qualche anno, di reintro-durre il tradizionale piatto tipi-co lombardo a contorno deifesteggiamenti in onore delsanto patrono. Ma per riuscirein quella, che apparentementeaveva tutti i connotati della paz-zia, o quantomeno della goliar-data, serviva l’aiuto di tutta lapopolazione. E puntuale larisposta non si è certo fattaattendere. Sterminato infattil’elenco delle associazioni e

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Festa di San Bartolomeo:una Cassoeula da Guinness

Ossona e la sua genteentrano nella storia

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delle imprese che hanno porta-to il loro contributo. Tanto dafare in modo, che tutto fossecurato fin nei minimi particola-ri e soprattutto, cosa ancora piùimportante, che già a poche oredi distanza dal raggiungimentodel record, suggellato con unsuggestivo spettacolo pirotec-nico, piazza Litta tornasse allanormalità. Garavaglia sottoli-nea orgogliosamente “questanon comune capacità d’aggre-gazione”. “Spesso sono i parti-colarismi a prevalere. Da noi,invece, si è verificato l’esattocontrario. E’ stato quanto maibello e appagante vedere cosìtanta gente spendere tempo eenergie per una cosa che servi-va ad altri. Ritengo che la nostraimmagine ne sia uscita certa-

mente rafforzata”. Un bel esem-pio, insomma, di coesione eaffiatamento. Da non dimenti-care poi, oltre al battage pubbli-citario che ha portato anche letelecamere della franceseAntenne Deux in quel diOssona, il forte contenutosociale dell’evento. Infatti glioltre 15.000 euro raccolti al ter-mine della manifestazione sonostati devoluti al Gruppo diProtezione Civile costituitodallo stesso Garavaglia nel1992. Soldi che, peraltro, saran-no ben spesi per l’acquisto diun generatore e di una pompaidrovora. E adesso che le luci sisono spente e che il sipario ècalato sulla tranquilla Ossona esulla sua gente operosa, cosa neresterà di questo sabato di fine

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agosto da guinness? “Ci siamomessi all’opera- conclude ilprimo cittadino- per allestire unpiccolo museo funzionaleall’interno della nostra torre.Un segno tangibile per ricorda-re questa memorabile data”. E’ lìche verrà posizionato l’enormepentolone marchiato Dupontdel diametro esterno di oltrequattro metri. Pronto all’usoper altre nuove imprese.

Qualche cenno storico e letappe dell’impresaUna tradizione che affonda lesue radici in età ancora prece-dente al Medioevo. Quando il24 agosto in ricordo del compa-trono San Bartolomeo Apostoloveniva allestita una grande fieradelle merci. In quell’occasionesi aprivano anche le porte della

chiesa di S.Bartolomeo, unautentico gioiello architettoni-co di origini antichissime, giàutilizzata dall’Arcivescovo diMilano Alberto da Intimianointorno all’anno mille (1018-1045). A questa usanza, eccopoi venire affiancata quelladella Cassoeula. Il piatto tipicolombardo solitamente vieneconsumato in inverno. Comemai, allora, questo strappo allaregola? Probabilmente, per unasemplice questione di neces-sità. Infatti una delle ipotesi piùaccreditate, sostiene che nonavendo granché d’altro, si ricor-resse alla cassoeula utilizzandole verze “quarantine” che cre-scono proprio nel periodo esti-vo. Fa ancora freddo quandoSergio Garavaglia e un gruppod’amici abbozzano l’idea della

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“Cassoeula dei primati”. Per larealizzazione tecnica dellagrande pignatta ci si affida alladitta locale della Protec fond,che si serve del prezioso aiutodelle fonderie Della torre diGravellona Toce e Liotti diOrnavasso. L’annuncio pubbli-co dell’impresa titanica avvieneil 13 giugno. In seguito, nel girodi pochi giorni, i duemilatagliandi per partecipare all’e-vento vengono letteralmentepolverizzati. Il 3 agosto, dopogiornate convulse e d’intensolavoro, ecco giungere ilmomento delle prove generali.In quel di Gravellona, alla pre-senza delle autorità locali,avviene la prima “prova delfuoco”. Il pentolone sforna

senza problemi oltre quattro-cento porzioni di cassoeula. Edeccoci arrivare al grande giorno.Gli otto cuochi insieme a tuttolo staff sono già all’opera davenerdì sera . Sabato 24 agostotra le 18.00 e le 21.00, quella chesembrava una pazzia diventarealtà, e tutti i duemila com-mensali vengono serviti. I due giudici incaricati dal“Guinnes World Record”- i ldottor Borroni responsabiled e l D i p a r t i m e n t o d iPrevenzione della Asl e l’inge-gner Penzo r e s p o n s a b i l ed e l l ’ A r e a Informatica dellaRegione Lombardia- confer-mano che tutto si è svoltosecondo le regole.

I numeri dell’impresa…Una padella del diametro ester-no di oltre quattro metri,profonda settanta centimetri,capace di contenere fino a 3.700litri e pesante 900 kg. Per prepa-rare il piatto sono serviti 1.000kg di verze, 500 kg di costine e250 di cotenne, oltre a ben2.000 salmini. Dietro ai fornelli,intenti a cucinare la cassoeula,vi erano otto cuochi e altri sedi-ci aiutanti. Infine per tutti glialtri servizi (distribuzione, ordi-ne, logistica, personale sanita-rio e collaboratori vari) sonostate impiegate più di centocin-quanta persone.

Fabrizio Valenti

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Chissà a cosa avrà pensato il“Luisin” Marmonti quan-do, in quel 31 agosto del

‘57, fece fischiare per l’ultimavolta la motrice del “Gamba delegn”.Con quel fischio se ne andavauna parte importante della storiadei trasporti della nostraLombardia. I primi tram a vaporenacquero con l’espandersi dellacittà di Milano e con lo sviluppoconseguente dei commerci e delpendolarismo. Alle linee ferrovia-rie si affiancarono mezzi più eco-nomici e popolari, come il tram.Il primo “Gamba de legn” iniziò ilservizio nel 1876 collegandoMilano con Saronno. La lineaMilano-Magenta-Castano è inve-ce più recente. Dal deposito diCorso Vercelli al 33 (ora cortiledella scuola media “Mauri”) ilnostro trenino svoltava tagliandoil percorso della linea 33 e si diri-geva verso Vittuone. Una partedella linea giungeva a Magenta,

un’altra terminava a CastanoPrimo.Il tragitto veniva percorso ad unavelocità di circa 30-40 Km/h, siaper la limitata potenza sia per lecondizioni stradali. Per anni edanni il tram percorre il tragitto dae per Milano portando unavarietà di umanità. Studenti uni-versitari, operai delle grandiindustrie, impiegati. Tutti ben sti-pati nelle poche carrozze come ilripieno di un “polpettone di clas-si sociali”.Quanti amori saranno nati suquei sedili? Quanti sonni di lavo-ratori avranno cullato quelli sfer-ragliamenti e oscillazioni?Arriva la guerra, ma il “Gamba delegn” non si ferma. Più volteviene mitragliato dagli aereialleati, più volte si ferma per per-mettere ai passeggeri di fuggirenei campi. Anche nei periodi piùdifficili permette alla gente dellenostre terre di lavorare e di com-merciare per sostenere le proprie

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Un tram chiamato

“Gamba de legn”

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famiglie.Terminata la guerra comincia adelinearsi un nuovo modo divivere in Italia.L’economia comincia a riprende-re, crescono i consumi e la fidu-cia dei lavoratori nel futuro.Milano e il circondario cresconodi abitanti, anche a causa del-l’immigrazione dal sud.

Il 12 giugno 1957, davanti allastampa, viene dato il primo colpodi piccone alla nuova lineametropolitana (linea rossa). Siparla subito di estendere la lineaverso l’hinterland, creando nuovirapidi collegamenti. Di colpo tutti si accorgono diquanti difetti aveva il vecchio“Gamba de legn”: è lento, fumo-

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so, ormai obsoleto.Si decide quindi la sostituzionecon pulman, in attesa dell’iniziodei lavori per la nuova linea. Se l’arguzia popolare aveva bat-tezzato il tram “Gamba de legn”per il suo movimento scostante,quasi a balzelloni, per le corrieretrova subito il soprannome di“Balurda”, a causa dei guasti cheogni tanto costringevano i pen-dolari a cambi di veicolo.Ed eccoci quindi a quel 31 agosto.La nascente televisione immorta-la in un nitido bianco e nero lefolate di fumo del trenino in atte-sa. Intorno al tram un pubblicovenuto da Milano e dai nostricomuni. Il macchinista controlla

per l’ultima volta gli strumenti.Dalla folla arriva un mazzo difiori che il Marmonti appoggia alfinestrino.Sono le 19,15: è l’ora! Un’ultimofischio e con lo stridore delleruote il “Gamba de legn”, comeuna diva, passa tra la folla e siavvia verso Magenta per l’ultimoviaggio, portando con sè unpezzo di storia delle nostre con-trade.Quanto alla metropolitana stia-mo ancora aspettando che arrividalle nostre parti, tanto che dellafaccenda ci siamo quasi dimenti-cati; ma del “Gamba de legn” nonci dimenticheremo mai!

Roberto Perotti

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Ogni paese ha la sua sto-ria più o meno nota siaper le sue origini sia per

fatti storici che in esso si sonosvolti o perché ha avuto fami-glie famose che l'hanno resomemorabile per aver dato vitaa personaggi illustri.Il nome di OZZERO nei secoliha subito diverse variazioni; inorigine era chiamato Ogialo,Ozeno, Ozello e infine dallafine del 1600 ha assunto l'at-tuale denominazione.Ozzero fu abitata dai Celti checon i Galli si opposero aiRomani e probabilmente siunirono ai Cartaginesi nellafamosa battaglia del Ticinodurante la II guerra punica nel218 a.C. e solo nel 196 a.C.furono sconfitti dall'esercitoromano.Allora anche Ozzero divenne

"villa rustica" ossia fattoriarurale assegnata in premio aqualche veterano delle legioniromane.Una lapide che si trova nell'ab-bazia di Morimondo dedicata aLucio Gellio Varo, veteranodella XIII legione detta"Gemina", comprova questaconsuetudine romana di asse-gnare premi ai soldati merite-voli.In seguito Ozzero subì il domi-nio dei Goti, dei Bizantini e deiLongobardi e durante il feuda-lesimo divenne un villaggiosottoposto all'autorità della"Curtis regia" di Basiliano ( oraBasiano) chiamata "Faracastrum". Ozzero pertanto aveva uncastello fortificato sull'alturache dominava la valle del Ticinoe il paese nella parte pianeg-

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Breve storia di Ozzero e delle sue famiglie

più illustri

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giante il centro era rappresenta-to dalla chiesa dedicata a SanSiro.Ed è proprio da questo periodofeudale che Ozzero cominciaad avere le sue notorietà per-ché la sua storia é legata aquella di famiglie nobili: lanobile famiglia milanese chia-mata degli Ozero, poi quelladei Barzizza e infine quella deiCagnola.La famiglia degli Ozzero, cheper lo più era allora denomina-ta degli "Ozeno" era così chia-mata dal nome che aveva allo-ra il paese Ozeno divenuto poiOzero ed infine Ozzero.Sono da ricordare altri nomi difamiglie pure illustri che si tro-vano nella storia di Ozzero tra iquali: Cattaneo, Visconti,Malabarba perché possedeva-no terreni nel territorio diOzzero.

La famiglia degli “Ozzero”Il capostipite della famigliadegli Ozeno è considerato ilnobile milanese UbertoPresbiter: suo figlio dominavaad Ozzero quando alcunimonaci c istercensi dal laFrancia nel 1134 vennero a sta-bilirsi a Colonago ( oggiCoronate) , presso l'attualeMorimondo.Nel 1136 i due fratelliMangifredo e Benone, signoridi Ozzero, su esortazione di

san Bernardo, fondarono ilMonastero che fu dato aimonaci i quali lo chiamaronocon il nome di Morimondo, aricordo dell'abbazia diMorimond, presso Langres ( inFrancia) da cui provenivano eche era stata distrutta.Nel documento di donazionedelle terre ai monaci diMorimondo per la prima voltacompare il termine "marcita".Nel 1161 il valoroso e sfortuna-to Suzone da Ozzero tentò diopporsi al Barbarossa,venutoin Lombardia per la terza volta;ma fu sconfitto e fatto prigio-niero, gli fu amputato il naso ecavato un occhio; i suoi segua-ci furono trucidati ed il castelloparzialmente distrutto.Nel 1201 Ugone da Ozzero fecep a r t e d e l C a p i t o l oMetropolitano di Milano e nel1274, Uberto da Ozzero, pode-stà di Bologna, morì nella bat-taglia tra i milanesi e il conte diSavoia.Nel 1245 Guglielmina daOzzero era Abbadessa di SantaRadegonda a Milano.Nel 1279 un altro Uberto diOzzero, temendo per la suavita e per quella del suo castel-lo, minacciato dal Marchesedel Monferrato, alleato deiVisconti, si alleò ai Torrianiacerrimi nemici dei Visconti edopo alcune vittorie su OttoneVisconti fu sconfitto e il suo

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castello fu distrutto.Due anni dopo Paganino daOzeno si unì ai Torriani controi Visconti e fatto prigioniero fucrudelmente ucciso sotto lemura di Milano.Poiché i frati di Morimondoerano protetti ed aiutati daiVisconti, nel 1295 Berlioco delfu Uberto di Ozzero, insiemead un centinaio di facinorosi diRosate avversi ai Visconti ,assalirono il Monastero diMorimondo: ferirono i monacie i loro dipendenti e due fratimorirono per le ferite riporta-te. Lo stesso Berlioco fu ferito e

fuggì per sottrarsi alla vendettadei Visconti.Comunque, nonostante levarie vicende non semprefavorevoli, la famiglia degliOzeno fu senz'altro moltopotente ; possedeva, oltre alCastello che fu ricostruito duevolte, molti terreni, tre mulini egrandi boschi che con il lorolegname consentirono lacostruzione di un ponte fortifi-cato sul Ticino.Verso la fine del XV secolo lapotenza della famiglia degliOzeno tramontò; vi subentra-rono le nobili e ricche famiglie

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dei Visconti, dei Cattaneo, deiCagnola e dei Malabarba che,per acquisti o successioni,diventarono proprietari deiterreni di Ozzero.Dai Malabarba le proprietàp a s s a r o n o a G a s p a r oAmbrogio Barzizza che fu perOzzero il capostipite deiBarzizza.Come precettore di GiovanniGaleazzo Maria Sforza, figlio diGaleazzo Sforza, diventò pro-prietario di gran parte dei benidegli Sforza in Ozzero.

La famiglia BarzizzaLa famiglia Barzizza possedevaun palazzo nel centro delpaese nel quale più volteospitò la duchessa Bona diSavoia che, vedova di GaleazzoSforza, era stata relegata nelCastello di Abbiategrasso ed ivitenuta quasi come prigionierada parte del cognato Ludovicoil Moro.Le “evasioni”, per così dire,della duchessa, avvenivano perlo più di notte: accompagnatada tutta la sua corte si tratte-neva nel palazzo Barzizza sinoalla mezzanotte.Un servo della duchessa, dinome Cosma Briosco, infor-mava puntualmente il figliodi Bona di Savoia, GianGaleazzo Maria, con lettereche riferivano i particolari diqueste visite di sua madre alla

famiglia Barzizza.Ciò avveniva all'insaputa diLudovico il Moro che, quandovenne a conoscenza di questeinnocenti evasioni dellaDuchessa che trovava nelpalazzo Barzizza un sereno edospitale ambiente familiare,conforto per le sue notti inson-ni, punì con la morte l'incautoaccompagnatore e rese impos-sibile all'infelice cognata divenire ad Ozzero perchè teme-va che la vicinanza al porto diVigevano le facilitasse la fugain Francia.Morto Gasparo AmbrogioBarzizza, gli succedetteroGirolamo, Boniforte, GiovanniPaolo e Giovanni Francesco,ma quello che diede maggiorelustro alla famiglia fu il figlio diBoniforte che ebbe il nome delnonno Girolamo.Pur essendo nato a Milano,Girolamo Barzizza viveva quasisempre ad Ozzero nel palazzodi famiglia e sebbene avessefatto durante la vita grandidonazioni di beni in denaro ein terreni alla scuola delSantissimo corpo di Gesù inOzzero, fece testamento per ilquale ordinava che si trattasse-ro dignitosamente i poveri, sisoccorressero con l'elemosinae si istruissero adeguatamente.Lasciò il castello con la casaattigua al Cappellano perché vitenesse una scuola per inse-

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gnare a leggere e a scrivere a 12ragazzi e per istruirli nella dot-trina cristiana.Inoltre volle che quei ragazziogni anno fossero vestiti conuna vestina di tela scurad u r a n t e l a f e s t a d i Sa nMartino.Ecco perché é invalsa la deno-minazione popolare di chia-mare gli abitanti di Ozzero"curnacc" come i corvi chesono neri.Nel testamento ordinò che ilsuo corpo dopo la morte fosseseppellito in un sepolcrodavanti all'altare della BeataVergine, nella chiesa di Ozzero.Gerolamo Barzizza morì a 84anni a Milano il 29 settembre1540 ma il suo corpo fu portatoad Ozzero e sepolto secondo ilsuo volere.Un anno dopo la sua morte l'e-rede e cugino che portava lostesso nome, Gerolamo, fececollocare nella Cappella dellaMadonna della Chiesa diOzzero una lapide in marmonero, tuttora ben visibile, sullaparete laterale nella quale conl'iscrizione in latino ricorda achi legge le grandi doti di uma-nità, di carità e di fede checaratterizzarono il defunto.Dopo alcuni anni il palazzo e ibeni del Barzizza vennerod o n a t i a l l ' I s t i t u t o d e iSordomuti e Poveri di Milanoed il palazzo subì un certo

degrado. Solo da alcuni anni èstato restituito al suo anticovalore per opera dei nuovi pro-prietari che hanno notevol-mente riportato in auge ilnome ed il passato della nobilefamiglia Barzizza.

Luigi Cagnola (1764 –1833)Ad Ozzero, oltre al PalazzoBarzizza vi era quello deiMarchesi Gagnola che posse-devano terreni con cascina ebenché avessero un palazzoanche ad Abbiategrasso sullaRipa del Naviglio, solevanoabitare ad Ozzero.Avevano una loro tomba nellachiesa di S.Angelo a Milanodove furono sepolti i nobiliClaudio e Vittorio Cagnola.Claudio Cagnola fu sindaco deinobili del comune di Ozzero edera considerato il principalepossessore di Ozzero. Suo figlioLuigi ebbe due figli: Claudio(che morì di vaiolo all'età di treanni e fu sepolto nella cappelladella Beata Vergine della

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Cintura della chiesa di San Sirodi Ozzero) e Gaetano.Anche il Marchese Luigi fusepolto nella chiesa di san Siroche divenne il luogo di sepol-tura di tutti i Cagnola.La figura più emergente dellafamiglia dei marchesi Cagnolaè quella del nipote Luigi, cheebbe lo stesso nome del nonnoLuigi e divenne un famosoarchitetto.Luigi Cagnola,nato nel 1764 aMilano, avrebbe dovuto dedi-carsi per volere del padre aglistudi letterari a Roma e succes-sivamente a Pavia ove avrebbed o v u t o l a u r e a r s i i nGiurisprudenza; si dedicòinvece ai suoi studi predilettidel disegno e dell'architettura.Il Governo Austriaco lo iscrisseall'Ufficio diplomatico per affi-dargli importanti incarichi maegli rinunciò a tali impegni e sidedicò all'architettura.Il Comune di Milano gli diedel'incarico di costruire un gran-dioso arco trionfale provviso-rio nell'interiore corso di PortaOrientale per festeggiare l'arri-vo a Milano del PrincipeEugenio e della sua sposa, laprincipessa Amalia di Baviera.L'arco eretto in pochi giornisuscitò la meraviglia deiMilanesi e l'entusiasmo deicomponenti del Comune chedecretarono di far costruiredall'architetto Luigi Cagnola

un arco non più provvisorio dilegno, cartone e tela ma unvero e proprio arco di marmonella parte settentrionale dellaPiazza d'Armi a ricordo delmemorabile avvenimento.Nel 1787 propose un progettoper la Porta Orientale ( oggiPorta Venezia) di Milano, nel1790 diverse soluzioni per lafacciata del Duomo.Arrivati in Italia i Francesi, riu-scì ben presto ad inserirsi nel-l’ambiente napoleonico,diven-tandone uno degli architettipiù significativi; tra l’altro feceparte della Commissione chee l a b o r ò i l p r i m o P i a n oRegolatore di Milano.In questo periodo il Cagnolarealizzò l’arco di PortaMarengo o di Porta Ticinese (1801-1814), apprezzabile per laseverità del disegno e la sem-plicità dei rapporti tra gli ele-menti architettonici e il piùaccademico Arco di PortaSempione detto poi, Arco dellaPace, che introdusse a Milanolo stile neoclassico, iniziato nel1807 ma per vari eventi storiciterminato nel 1838 solo dopola morte del Cagnola ed é tut-tora un'opera grandiosa chetestimonia il grande valore delsommo architetto e dell'arco,sotto il quale passarono trion-falmente nel 1859 VittorioEmanuele e Napoleone III.Molte furono le opere architet-

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toniche progettate e costruiteda Luigi Cagnola. Ricordiamola cappella di Santa Marcellinanella basilica di Sant'Ambrogioa Milano, i l tempio del laGhisalba in provincia diBergamo, il gigantesco palazzodi Inverigo (Como) detto la"Rotonda" per la sua forma cir-colare , villa dove il Cagnolarisiedette fino alla morte.Anche il Palazzo Cagnola diOzzero, con la sua torretta spa-gnola, attualmente di pro-prietà e sede del Comune diOzzero, deve essere statomodificato nella sua strutturaoriginale dal grande architetto,che amava moltissimo Ozzero,per avervi trascorso la suainfanzia.

Egli pertanto decise che le suespoglie fossero sepolte adOzzero ove fu trasportato dopola sua morte avvenuta il 13agosto 1833.Ma il comune di Milano nonvolle che la salma di uno deisuoi più illustri cittadini rima-nesse in un piccolo cimitero diun paese – sia pur amato dalCagnola - ma quasi sconosciu-to alla maggior parte deiMilanesi e nel 1935 le spogliedel Marchese Luigi Cagnolafurono traslate al Famedio delCimitero Monumentale diMilano tra i più famosi perso-naggi della storia della città edella Lombardia.

Flaminio Schena

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Tutto ebbe inizio neglianni Settanta. Un gruppodi amici, con in comune

la passione per la storia, masoprattutto, con una granvoglia di non lasciare andaredisperso quel immenso patri-monio fatto di cultura e tradi-zione legato a queste terre lam-bite dal “Fiume azzurro”. Ungiorno, improvvisamente, inmezzo ai polverosi scaffali dellaBiblioteca Ambrosiana diMilano, riemerge come dalnulla, una rivista “Arte e Storia”del 1909, che parla “di repertirisalenti all’età romana (ciotole,anfore e cocci, utensili in gene-re) r i trovati nei pressi di

Bernate Ticino”. Un’autenticafolgorazione per ErmannoTunesi e i suoi compagni d’av-ventura (Giuseppe Stoppa eGiovanni Pastori), allora, riunitiin quella sorta di comitatoristretto ribattezzato Club de“La Scaletta”. “Questi rinveni-menti- spiega Ermanno Tunesipresidente, nonché vero cuorepulsante de “La Piarda”- risali-vano al 1874 grazie all’indefessaopera di ricerca del corbettesePisani Dossi Bertoglio che ariguardo, ci ha lasciato un riccadocumentazione”. Da quelmomento Tunesi e gli altri, nonsmisero mai di cercare, convin-ti che alla fine sarebbero riaffio-

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Associazione storicoculturale “La Piarda”

Alla riscoperta dei tesori nascosti

della Valle del Ticino

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rati nuovi tesori. La Storiadimostrò quanto avesseroragione. Ed ecco riapparire nel1983 le prove dell’antico guadolungo il fiume Ticino. “Era unchiaro segnale della presenza diun porto a Boffalora”. “La zonadella scoperta- ci dice Tunesi -oggi ricompresa nel territorio diBernate Ticino corrisponde allap r o p r i e t à d e l l a C a s c i n aInvernizzi, una volta apparte-nente alla famiglia dei ContiCalderari”. Fu così che unosbancamento del Ticino riportòalla luce un grosso plinto dalledimensioni di sette metri dilunghezza per tre metri emezzo di larghezza, adoperatoun tempo, per trattenere la

corda che permetteva l’attra-versamento del corso d’acqua.Un ulteriore elemento, a suffra-gio della tesi secondo la qualeBoffalora avesse un suo porto.“E del resto- ci confida Tunesi-già nei manoscritti risalenti al1300-1400 se ne fa cenno”. Aquesti primi importanti risulta-ti, si giunse grazie alla preziosacollaborazione del GruppoArcheologico milanese cheaveva a capo Giovanni Pastori.Nel 1988, con l’interessamentod e l l a S o p r i n t e n d e n z aArcheologica della Lombardia il“Pontazzo” di Boffalora eraormai più che una realtà. Unagran quantità di reperti (ben162 oggetti litici, tra questi

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anche un’ascia risalente all’etàPreistorica) venivano conse-gnati alle autorità competenti.Ma i momenti di riflessione eapprofondimento intorno allegenti e alle popolazioni che abi-tarono queste terre non si fer-mava qui. “La Piarda” con l’aiu-to dell’architetto Angelo MiraBonomi di Turbigo, organizzòun ciclo di seminari e giornatedi studio sul passaggio diBoffalora nei tempi addietro. Ed’altronde, in base a quanto tra-mandatoci, già lo scrittoregreco Polibio e quello latinoTito Livio, concordavano nelsostenere, che proprio lungo il

Ticino, si svolse la battaglia traAnnibale e Scipione del lontano218 a.c. Tra gli altri studi di par-ticolare interesse de “La Piarda”,ricordiamo quello inerente lepiene del Ticino, che fino alSettecento- Ottocento eranodavvero molto consistenti.“Oggi il fiume è ben incanalato-dice Tunesi- ma allora, ogni-qualvolta tracimava, si notava-no dei veri e propri sconvolgi-menti nei confini delle diverseproprietà interessate”. Da quil’idea di realizzare uno studiosulle mappe del cosiddettoCatasto Teresiano (dal nomedell’imperatrice Maria Teresa

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d’Austria) dal 1722 sino al 1890.Del significato anche strategicodell’antico borgo poi, vi è trac-cia proprio nei manuali risalen-t i a l D i c i o t t e s i m o eDiciannovesimo secolo. Postain linea retta sulla direttrice checollega Milano a Torino e da lì,quindi, verso la Francia e laSpagna, Boffalora era al centrodi una delle più importanti viedi collegamento europee delSettecento. A confer ma diquanto si va dicendo, è stataritrovata una guida turisticastampata a Londra nel lontano1774, indicataci dallo stessoTunesi , in cui s i menziona“l’importante Stazione di Postadi Boffalora lungo il percorsodella Strada Regia che conducea Torino”. La stazione di Posta,secondo le cronache del tempo,presentava dimensioni consi-derevoli : “Otto postiglioni, unostallaro, quattro uomini dellasquadra (aiutanti), un camerie-re, un cuciniere e otto garzonivari”. Lo stesso NapoleoneBonaparte dopo l’invasione del1796, deciderà di lì a qualcheanno, di far erigere proprio neipressi di Boffalora l’imponentePonte sul fiume Ticino. Unacostruzione iniziata sotto ladirezione dell’ing. StefanoMelchioni, a seguito del

Decreto Napoleonico del 1807 eche all’interno degli “AnnaliUniversali di Statistica” dell’e-poca, veniva paragonata aip o n t i s o p r a B o r d e a u x eWaterloo. Dopo tutto questogran lavoro di analisi e di ricer-ca, oggi “La Piarda” a dodicianni di distanza dall’anno dellasua fondazione (datata 1990), sipone sempre nuovi traguardi. Ein questa direzione, va lo sforzofatto congiuntamente con l’am-ministrazione comunale diBoffalora, di far tornare agliantichi splendori l’indimentica-bile “Barchett di Boffalora” finoal Novecento adoperato per tra-sportare le merci lungo quellagrande strada f luviale, i lNaviglio Grande, che conduce aMilano. Quest’opera, insiemealla decisione della Giunta rettada Anna Maria Garavaglia direstaurare il Porto Vecchio diBoffalora, inonderanno dinuova luce l’antico borgo.Intanto “La Piarda”, con i suoipiù di duecento soci, veropunto di riferimento per tutti gliappassionati di storia localedella zona, continuerà a vestirei panni di gelosa custode deitesori nascosti della Valle delTicino.

Fabrizio Valenti

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Si è riunito a luglio, per laprima volta, il Consigliodi amministrazione della

neonata Fondazione per laPromozione dell’Abbiatense,istituita ufficialmente nellascorsa primavera con la firmadell’atto costitutivo davanti alnotaio. Alla riunione delConsiglio è intervenuto il sin-daco Alberto Fossati che hadato ufficialmente la notiziadell’avvenuto riconoscimentoda parte della RegioneLombardia del nuovo sogget-to, che in questo modo acqui-sisce personalità giuridica in

quanto iscritto nel registrodelle persone giuridiche. Difatto, si tratta dell’ultimopasso del percorso compiutoin questi anni per dare vita aquesto nuovo soggetto, i cuisoci fondatori sono laProvincia di Milano, ilComune di Abbiategrasso, ilComune di Gaggiano, il Parcodel Ticino e Apimilano. Ora, con l’iscrizione nel regi-stro delle persone giuridiche,la Fondazione acquisisceautonomia patrimoniale per-fetta ed è, quindi, nelle condi-zioni di poter essere a tutti gli

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E’ arrivato il riconoscimento della Regione

Primi passi dellaFondazione per la Promozionedell’Abbiatense

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effetti operativa. Obiettivo delneonato ente è “favorire lacrescita culturale e lo sviluppoeconomico dell’Abbiatenseanche attraverso rapporti conaltre realtà territoriali”, comerecita lo statuto dellaFondazione. Un punto, que-sto, evidenziato dal primo cit-tadino durante il discorsopronunciato al Consiglio: “LaFondazione non deve esaurireil suo impegno nell’organiz-zazione di fiere – ha dichiara-to Fossati – che sono iniziativeutili a condizione che abbia-mo un’identità. Accanto agliobiettivi di carattere econo-mico, la Fondazione deveimpegnarsi sul fronte sociale

e culturale, inquanto enteche rispondead una comu-nità”. Il sinda-co ha rimarca-to inoltre l’im-portanza deirapporti con ilterritorio delMagentino, inq u a n t or e a l t ào m o g e n e aall’Abbiatense:“E’ finita lastagione deicampanilismi

– ha detto Fossati – Occorrelavorare insieme per le nostrecomunità e in questo senso laFondazione può giocare unruolo importante anche nellapromozione di studi e ricer-che che possano aiutare lacrescita del territorio sotto l’a-spetto culturale, economico esociale”. Concetti ribaditi anche dalPresidente della Fondazione,Rinaldo Scotti, il quale hadefinito il nuovo soggetto un“motore propulsivo di inizia-tive culturali, sociali ed eco-nomiche” nonché un “fertiliz-zante per l’intero territorio”.Lo stesso Scotti ha illustrato

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una prima bozza di attività einiziative alla realizzazionedelle quali la Fondazionecomincerà a lavorare.Durante il Consiglio di ammi-nistrazione è stata ufficializ-zata la scelta del direttoredella Fondazione: l’incarico èstato affidato a GiannaBenetti, già impegnata all’in-terno della delegazione Sud-Ovest di Apimilano (associa-zione che riunisce le piccole emedie imprese di Milano eprovincia).E’ iniziato l’allestimento del-l’ufficio della Fondazione,situato nei locali dell’ala ovestdel Castello Visconteo, di

fronte al nuovo Ufficio per laPromozione Turistica: è chia-ro che tra queste due realtàsaranno possibili sinergie ecollaborazioni. I l p r e s i d e n t e d e l l aFondazione ha inoltre offertola propr ia disponibi l i tàa recepire segnalazioni, sug-gerimenti e consigli utili inquesta fase di avvio del nuovoente. Con questa finalità saràpresente nell’ufficio dellaFondazione – personalmenteo tramite un delegato – ognisabato mattina, già a partire dalprossimo, dalle 10.30 alle 12.

Fabrizio B. Provera

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Spazio Fiere ed Eventi di Via Ticino,72 Abbiategrasso

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Intervista a Rinaldo Scotti, presidente della Fondazione Abbiatense

‘UN PATTO VIRTUOSO PER LA RINASCITA DEL TERRITORIO’

Un imprenditore di lungo corso ‘prestato’ ad una Fondazione lette-ralmente innovativa per il territorio dell’ovest milanese; un imprendi-tore che enti pubblici ed amministrazioni hanno scelto per reggere iltimone della neonata Fondazione Abbiatense, innovativa realtà chenasce col preciso compito di stimolare la crescita, organica ed armo-nica, del territorio. Abbiamo incontrato Rinaldo Scotti per porgli alcu-ne domande; benché infatti abbia assunto le redini dell’organismo dapochissimo, Scotti ha già compiuto diversi passi e promosso diversiincontri. D’altro canto le doti della persona scelta sono ben note: ilnome di Scotti è legato ad una delle realtà imprenditoriali più lumi-nose della zona, la Carrozzeria Moderna di Abbiategrasso, attiva daoltre 40 anni ed ormai impresa leader in Italia nei servizi di igieneambientale (i cassonetti sistemati lungo le strade delle più importan-ti città, da Roma in giù, nascono proprio lì). Ha accettato di buon grado la proposta fattale dai soci fondatori del-l’ente? “Certamente, anche perché gli impegni di lavoro assorbonomeno tempo di qualche anno fa. Nonostante i tanti anni spesi nelcampo dell’impresa sono deciso a dare il mio contributo per far decol-lare la Fondazione, attivandomi perché si possano raggiungere nelbreve termine risultati importanti”.Qual è il compito principale che secondo lei dovrebbe porsi laFondazione? “Stimolare la partecipazione di tutte le realtà positive del territorio,dagli enti pubblici alle imprese passando per le associazioni di cate-goria ed il mondo del volontariato, perché si possa promuovere almeglio questa fetta così importante del Milanese, crocevia fondamen-tale per lo sviluppo prossimo venturo. Negli ultimi anni è emersa inmodo chiaro una volontà di riscoperta delle nostre bellezze, tanto perfare un esempio. E’ uno dei tanti ambiti che ci interessa approfondire”.Gli obiettivi nel breve e medio termine?“La Fiera d’ottobre ad Abbiategrasso, che avrà una valenza pretta-mente agricola, e la nuova edizione di Abbiategusto, che si preannun-cia ricca di iniziative”.

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Il vicesindaco Marco Maerna,I ’ a s s e s s o r e B r u n oSantopaolo, una rappresen-

tanza dell’Anpi col presidenteMoneta e il sottoscritto, il 12agosto scorso si sono recati aStazzema in occasione dellacommemorazione dell’eccidioperpetrato dai nazisti cinquan-totto anni fa.Non mi dilungo sul gemellaggiotra Magenta e Stazzema, né sul-l’eccidio stesso, rimandando alnumero 37 dei “Quaderni”,

dove l’argomento è stato egre-giamente trattato. Vorrei, inve-ce, mettere in comune lenumerose domande che sonoemerse con prepotenza parte-cipando alla cerimonia di que-st’anno.Ha ancora senso proporre que-ste commemorazioni?La domanda è doverosa, e nondeve scandalizzare nessuno.A questa cerimonia, in genere,non partecipano giovani,le pre-senze sono quasi tutte “istitu-zionali”. Molti presenti sonosupplenti dei supplenti dei sin-daci invitati, la vigilanza urba-na che forma sempre le delega-zioni comunali, partecipaannoiata. Si invita tutto ilmondo dal Presidente dellaRepubblica all’ultima associa-zione, le più alte cariche: “Altriimpegni improrogabili e conco-mitanti non mi permettono..”.I discorsi sono spesso, più cheretorici, incapaci di scalfire la“leggerezza” con cui si partecipa. Nonostante tutto questo,calpe-stare fisicamente la terra doveuomini, anche loro, hanno tru-cidato altri uomini (560, moltedonne e bambini), rompe la

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12 Agosto 2002 a Stazzema

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crosta del tempo e della super-ficialità portando in superficiemolte domande. Neanche l’o-melia del Vicario di Pisa riesce atanto, le parole spesso nonbastano. Occorre, proprio,prendere e andare, calpestarequella terra, respirare quell’a-ria, entrare nella chiesetta di S.Anna dove li hanno ammuc-chiati e poi bruciati. Come èpossibile arrivare a tanto?I gonfaloni dei comuni salgonodalla chiesetta al monumentocostruito in cima alla collinetta,davanti a me una mammatiene per mano una bambinet-ta di cinque o sei anni. Qualigiustificazioni può portare unuomo a compiere atti di quelgenere? Mentre cammino die-tro al gonfalone della nostracittà, si scioglie l’ipocrisia checi fa dire “noi non saremo maicome loro!”.Si fa spazio una consapevolez-

za, come mi succes-se durante la visita aicampi di sterminionazisti in Polonia: “basta poco per esse-re come loro!”.Del resto succede,ancora, ogni giorno,ogni istante, lalibertà di un uomoche decide di violarela sacralità di unaltro uomo. Poi noisiamo bravi a fare unmucchio di distin-guo, la strada per

assolvere noi stessi la troviamosempre. Ma in posti dove sonosuccessi questi drammi, l’ipo-crisia viene sgretolata la since-rità con noi stessi ci costringe ariconoscere il male che c’è innoi. “Non è difficile esserecome loro !”.Svanisce la presunzione deigiusti, si impone la fragilità chesiamo. Quando, durante lamessa il Vicario di Pisa, alzal’Ostia consacrata al cielo,risulta chiaro che solo Dio puòcolmare la ferita del male,eaddirittura trasformarla inoccasione di bene. Tropposemplice, troppo banale, affi-darsi a Dio, come farebbe unbambino. Per degli uominiintelligenti, scaltri, per dei poli-tici poi, non è possibile! E il girotondo delle domandericomincia.

Carlo Morani

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In un interessante e provoca-torio articolo di prima pagi-na, sul Corriere della Sera

del 9 agosto scorso,il politologoe scrittore Sergio Romano inoccasione del convegno mon-diale di Johannesburg sullo “Sviluppo sostenibile si chiedese i nostri sistemi politici“democratici” sono in grado dirisolvere in modo adeguato ilproblema (reale!) dell’inquina-mento del pianeta, al di là dellebelle parole, degli esercizi reto-rici, dei soliti convegni (moltocostosi!) e d e l l e v a r i eOrganizzazioni preposte.Orbene, e questa è la novità e laprovocazione che appare per laprima volta non solo in Italiama in tutto il mondo occiden-tale su un giornale, di granderilevanza la risposta che l’ex-ambasciatore Romano dà olascia trasparire dall’articolo èabbastanza pessimistica se nonadirittura negativa.Difatti l’articolista sostiene chei nostri sistemi politici occiden-

tali, basati unicamente su“democrazie” di tipo economi-co e consumistico, e deditesopratutto al soddisfacimentodei “clienti” (alias elettori!) percarpirne il consenso, difficil-mente sono in grado di risolve-re problemi “ecologici”di gran-de portata.In effetti questi problemirichiedono soluzioni tempesti-ve, rapide in molti casi autorita-rie, non indolori, che possonotoccare in modo non lieve inte-ri settori economici e i cui effet-ti positivi sono a lungo termine.Del resto questi nostri sistemipolitici, stante la loro stessanatura basata per lo più su unconsenso effimero e strumen-tale, non possono indurreimpunemente e in modo“indolore” un comportamento“virtuoso” da parte dei cittadi-ni.Se si pensa poi che il rimando ola non soluzione di questi pro-blemi possono portare a situa-zioni di non-ritorno difficil-

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Alcune riflessioni a margine deldibattito tra i potenti del mondo

Politica e Sviluppo

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mente risolvibili o addiritturairrisolvibili perchè ormai deltutto pregiudicate, si capiscecome sia importante e vitale ilrapporto politica-economia-ambiente.Non stupiamoci troppo è sem-pre stato così nella storia del-l’uomo, ”nihil novi” sotto il sole,solo che oggi il problema stadiventando drammatico e ce losentiamo tutti addosso perchèoggi c’è una eccessiva supre-mazia della economia e dellafinanza sulla politica.E’ giunto il momento di aprireun dibattito sopratutto politicosu queste questioni, chiaro,onesto, senza ipocrisie e senzacompromessi. Bisogna dire concoraggio,quando è necessario

ciò che non va in questa nostra“democrazia”. Non bisogna per-dere la battaglia delle parola,bisogna sbarazzarsi di tabu’, dimodi vecchi e obsoleti di farpolitica che non portano più anulla. Bisogna rifondare unapolitica nuova, basata sui valorie sulle idee, non unicamentesul consenso e sul potere. E’ l’i-dea che produce consenso nonviceversa, come si é fatto fino-ra. Ci vuole anche un sindaca-lismo nuovo, organico, che nonsi riduca a mera cassa di riso-nanza e rivendicativa dei parti-ti e dei potentati economici efinanziari. Solo così, e in modonaturale e spontaneo la politicaavrà il suo primato e potràcoordinare 1’economia a bene-

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ficio dell’uomo, altrimentiavverrà l’esatto contrario contutti i conseguenti effettinegativi.I problemi legati allo svilupponon sono più argomenti lette-rari, di discussione filosofica eculturale, sono problemi reali,che oramai ci toccano da vicinocon effetti che stanno diven-tando devastanti e destabiliz-zanti per tutto il mondo occidentale. Fra i tanti basta unpiccolo esempio: in ogni annola desertificazione e il disbo-schimento della terra sia acausa dell’inquinamento sia acausa dello sviluppo industria-le, aumenta di una quantitàpari a tre o quattro volte l’e-stensione della Svizzera; pernon parlare poi dell’inquina-mento dell’atmosfera, delleacque e dell’ambiente in gene-re.Questi processi non sono stati-ci. (Questo é il fatto nuovo,estremamente negativo e peri-coloso che si presenta per laprima volta con queste peculia-rità s o l o o g g i , n e l l a n o s t raepoca; mai nelle epoche prece-denti!). Se così fossero, sarebbeil minore dei mali, perché in talcaso potrebbero essere circo-scritti, e quindi facilmente risol-vibili; basterebbe un po’ dibuona volontà politica.Questi processi sono ahimédinamici, e quindi irreversibili,altamente entropici con effettidi risonanza incontrollabili e

devastanti per tutto il nostropianeta di ogni tipo, ambientale,sociale, economico e politico.Per essere più concreti si puòfare un paragone con quelloche in Fisica si chiama effetto“effetto farfalla” per i sistemimacroscopici e che può essereespresso con la seguentemetafora “il battere delle ali diuna farfalla a New Jork puòindurre un nubifragio a Tokio “.Del resto basta guardarsi attor-no, leggere un qualsiasi giorna-le quotidiano, vedere un qual-siasi telegiornale: disastriambientali, carestie, violenzadiffusa, sovvertimenti politici emilitari terrorismo, migrazionidi massa, ecc.E non si venga a dire che lacausa é la grande diffusione deimezzi di comunicazione. Inrealtà é la prima volta che que-sti fenomeni avvengono inmodo esteso e concomitante equindi esattamente come “l’ef-fetto farfalla” sopra menziona-to, possono portare l’interosistema al collassso.Termino con una considerazio-ne personale: i tempi di mano-vra per correggere e guidare abuon fine queste situazionistanno diventando sempre piùstretti; bisogna agire subitoaltrimenti all’umanità saràriservato un futuro molto nega-tivo, se non catastrofico.

Piercarlo Cattaneo

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