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Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
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Guide per viaggiare, viaggiare con le guide

Mar 01, 2023

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Simone Diamanti
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Page 1: Guide per viaggiare, viaggiare con le guide

Articolo dott. Marco Maggioli, da volume Paesaggi di Parole - La provincia di Roma (pag. 308),

stampa marzo 2010

Assessorato all’Ambientee Cooperazione tra i Popoli

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A partire dalla fine del Cinquecento, e perlomeno fino all’Ottocento inoltrato, gliitinerari di viaggio in Italia rimarranno sostanzialmente immutati. Varianti minime siregistrano nelle cronache e nei documenti rispetto ai ben noti viaggi illustrati da Goe-the o da Stendhal. È tale la permanenza degli itinerari consacrati che, ad esempio,ancora nella prima metà del XIX secolo, le descrizioni inserite nelle guide turistichestraniere non rappresenteranno, o non terranno in debito conto, in quanto non toc-cate direttamente dal flusso dei viaggiatori e soprattutto dalle infrastrutture viarie,porzioni considerevoli del paese, quasi si trattasse di terre incognite.1

Con la progressiva perdita di importanza della nobiltà e la contemporanea cresci-ta della borghesia commerciale, nella stessa prima metà del XIX secolo, si assisteall’esaurirsi del Grand Tour, il tradizionale percorso che attraverso l’Europa svolge-vano i giovani ricchi e nobili – soprattutto inglesi – quale coronamento della propriaformazione. L’inaugurazione delle prime tratte ferroviarie, il cui sostanziale comple-tamento avverrà alla fine del secolo, permetterà poi ai viaggiatori, ormai quasi turi-sti, di limitare notevolmente i tempi di percorrenza.2

Il viaggio di iniziazione sorretto dalla curiosità élitaria caratteristico del secoloprecedente è sostituito dalla ricerca di un viaggio utile, denso, informato dal maggio-re senso pratico di un viaggiatore-turista “moderno” che vuole vedere, nel minortempo possibile “tutto quello che c’è da vedere”.

È in questa transizione che sono probabilmente da ricercarsi le motivazioni difondo che, verso la fine della prima metà dell’Ottocento, contribuiranno a far nasce-re le prime guide turistiche: pratici manuali che, appunto, contengono la maggiorquantità di informazioni precise sulle varie località.

A chi si rivolgevano allora questi volumetti di gran successo e di facile lettura? Celo dice, già nel 1826, il compilatore dei Manuel du voyageur en Italie ou nouvelle descrip-tion de tout ce que ce pays offre de plus interessant pubblicato anonimo a Milano:

il viaggiatore moderno non è più solo il filosofo o l’artista, ma l’homme de état, lenégociant, le militaire, a cui non servono più i volumi della grande letteratura di viag-gio, troppo cari ed ingombranti [...] l’opera più utile per un tipo medio di viaggiato-

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1. Cfr. A. Brilli, Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale, Bologna, Il Mulino, 2006.2. Un ruolo decisivo, a Roma e nella sua provincia, sarà ricoperto anche dal mutamento delle condizioni politiche

all'indomani dell'entrata delle truppe piemontesi in città. Il raddoppio della popolazione alla fine del XIX secoload esempio comporterà inevitabilmente una maggiore domanda di mobilità non solo con il resto del paese maanche, dal nostro punto di vista, con i centri urbani e le località minori più prossime che inizieranno quindi adessere “fruite” e valorizzate.

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re sarebbe quella che, senza essere troppo prolissa né troppo concisa, riuscisse apresentare tutto ciò che è stato detto di interessante, e ciò che non si dovrebbe pas-sare sotto silenzio tralasciando ciò che può interessare soltanto coloro che hannotrascorso la vita a coltivare le belle arti. Se questi esseri privilegiati hanno il dirittodi esigere compendi poco ordinari, hanno d’altronde i mezzi per procurarseli. Senzacriticare il loro gusto difficile, abbiamo ritenuto di poter dedicare il nostro lavoro acoloro che, mentre si occupano dei diversi bisogni della società, sono nondimenomeno disponibili a concedere qualche momento alla contemplazione dei più impor-tanti risultati della più generale civiltà.3

Considerando i termini estremi della transizione la differenza tra il viaggiaredel Grand Tour e il viaggiare borghese del Novecento può essere dunque ricon-dotta ad una sostanziale separazione tra la pratica della “scoperta” e l’attenzioneal “visitare” luoghi già noti attraverso la letteratura sette-ottocentesca: da qui lanecessità di informazioni più dettagliate su locande o alberghi, la ricerca di servi-zi a buon prezzo, la garanzia di precisi orari dei mezzi di trasporto, il conforto diguide illustrate che raccontino con chiarezza e precisione quello che di importan-te c’è da vedere.

La pratica del visitare modificherà e influenzerà al tempo stesso, e inevitabilmen-te, il modo di viaggiare e la stessa struttura funzionale delle guide turistiche: testi cherappresentano il filo conduttore ideale per la costruzione di itinerari che tengonoconto delle mutate esigenze dell’utenza.4

In stretta relazione con il variare delle modalità di spostamento, la stessa esteticae la stessa funzionalità dei manuali destinati ai viaggiatori si modificheranno perl’adozione di un formato tascabile e l’introduzione di carte e orari. Se tutti sonomeno ingombranti e di facile accesso, anche il loro contenuto non è più lo stesso.L’adattamento alla modernità effettuato in precedenza con lentezza, in quanto frut-to di una continua documentazione sulle fonti, assicura ora un aggiornamento sod-disfacente alle nuove necessità del viaggiare, ritoccando essenzialmente un’immagi-ne assai statica.

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3. Manuel du voyageur en Italie ou nouvelle description de tout ce que ce pays offre de plus interessant, Milano, 1826, pp. VI,XVI-XVII, citato anche in L. Di Mauro, L'Italia e le guide turistiche, in AA.VV., Storia d'Italia, Annali 5, Il paesaggio,Torino, Einaudi, 1982, pp. 383-384.

4. Le guide Murray saranno le prime che risponderanno alla domanda di quel nuovo turismo culturale che inizieràa svilupparsi già dai primi decenni del 1800. L'editore-autore John Murray (1808-1892) sarà in effetti tra i primia raccogliere materiale per questi nuovi turisti che – anch'essi come i nobili del Grand Tour ma ben diversamen-te da loro – hanno bisogno di essere accompagnati da comode ed attendibili guide tascabili. Nel 1836, iniziò lasua famosa serie di guide chiamate Murray's Handbooks o, più comunemente Murray's Red Guides, dalla coperti-na rossa, per tutti i paesi meta del Grand Tour. Furono le prime a fornire al lettore informazioni non solo cultu-rali ma anche pratiche (orari, prezzi, valore delle monete) sui vari luoghi assumendo così la funzione di affran-care il turista dalle guide locali – i vari Ciceroni – a pagamento. Il formato tascabile ebbe una tale efficacia chesarà adottato in seguito sia dalle più famose, diffuse ed importanti, guide Baedeker sia dalla Guida d'Italia delnostro Touring Club Italiano.

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La parte informativa delle guide conoscerà, nel corso degli anni successivi, un pro-cesso di progressiva specializzazione, a differenza di quanto accadrà per le sezioniculturali che assumeranno diverse sfumature ideologiche in funzione delle epoche dipubblicazione.5 «Il continuo aggiornamento era - come è ovvio - elemento essenzia-le al successo delle guide borghesi, ma non è mai stato posto in risalto con sufficien-te ampiezza il ruolo che esse hanno svolto nel dare notizie storico-artistiche ignotealla stessa letteratura scientifica».6

L’evoluzione e la specializzazione delle guide testimonia insomma l’avvenuto tra-monto del Grand Tour, “rito di passaggio” ed istituzione esso stesso, con tutta la suacarica estetica ed eroica e la sua progressiva sostituzione con il turismo, per lungotempo ancora nella sua forma élitaria, ed in seguito nell’approdo consolidato e dimassa proprio dal secondo dopoguerra.

Seguire questa evoluzione nell’area romana è particolarmente interessante peralmeno due ordini di motivi: in primo luogo in riferimento allo svolgersi della narra-zione su Roma, da meta regina del Grand Tour, a tappa di itinerari nazionali, a col-lezione di monumenti (per trascurare le motivazioni politiche, simboliche, religiose);in secondo luogo, e soprattutto in questa sede, in relazione alla presenza dei dintor-ni, prima la Campagna Romana come puro paesaggio con rovine, poi l’emergeredelle località della provincia e l’articolarsi degli itinerari in rapporto all’evolversi deimezzi di trasporto e comunicazione.

LA GUIDISTICA ROMANA: DALL’ECO DEL GRAND TOURALLA VIGILIA DEL BOOM ECONOMICO

In termini del tutto generali, le guide turistiche del Novecento sono testi che,forse sorprendentemente, hanno ricevuto scarsa attenzione sia nel vasto campodella letteratura generale e specifica sia rispetto all’analisi e all’interpretazione dicarattere geografico7 quale fonte per lo studio dei paesaggi e dei mutamenti sociali

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5. Cfr. V. De Caprio, Viaggiatori nel Lazio. Fonti italiane 1800-1920, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 2007.6. L. Di Mauro, Op. cit., pp. 369-428.7. Ci appare inevitabile sottolineare qui come l'interesse da parte dei geografi nei confronti del dato letterario o

meglio l'ibridazione tra i due punti di vista risalga ai primi anni del Novecento. Questo legame, che si è andatoprogressivamente consolidando, prevalentemente in ambito anglosassone, sembra prendere le mosse da una tri-plice spiegazione. In primo luogo la letteratura permette un valido complemento alla geografia regionale, secon-dariamente permette di trascrivere l'esperienza dei luoghi e dei loro modi di percezione ed infine esprime unacritica alla realtà o all'ideologia dominante. Su questo tema si veda il recente B. Westphal, Geocritica. Reale Fin-zione Spazio, Roma, Armando editore, 2009. Circa il rapporto tra la visione letteraria e quella geografia si vedainvece M. de Fanis, Geografie letterarie. Il senso del luogo nell'alto Adriatico, Roma, Meltemi, 2001 (in particolare p.36). Sul rapporto tra geografia e letteratura cfr. D. Gregory, Geographical Immaginations, Cambridge, MA. Black-well, 1994 ampiamente citato in gran parte della letteratura geografica anglosassone prodotta sull'argomento.Dal mondo anglosassone proviene un apparato bibliografico sterminato. Si vedano su tutti e con un riferimentoparticolare al paesaggio D. Cosgrove, S. Daniels, The iconography of landscape, Cambridge, Cambridge UniversityPress, 1988; D. Cosgrove, Mappings, London, Reaktion, 1999; T. J. Barnes, J. S. Duncan (eds), Writing Worlds:Discourse, Text, and Metaphor in the Representation of Landscape, London, Routledge, 1992 così come molto interes-santi sono le riletture in chiave geografica di Marc Brosseau. Si veda in questo senso tra gli altri M. Brosseau, DesRomans-géographes, Paris, L'Hermattan, 1996.

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del viaggiare.8 Tale carenza può essere rintracciata nella difficoltà di definirne inmaniera chiara, univoca e netta i suoi contorni, così costretti fra letteratura e resocon-ti di viaggio. Le guide di viaggio possono essere cioè intese in questo senso come unponte tra linguaggio letterario e linguaggio scientifico. Lo stesso linguaggio scientifi-co che diventa a volte evocativo nel momento in cui si riferisce ad epoche passate.

In realtà, la riflessione critica attorno all’analisi delle guide per viaggiare può assu-mere, sia in ottica diacronica che sincronica, diversi significati che vale la pena dienunciare brevemente in questa sede, nel tentativo di sviscerarne, per quanto possi-bile, l’apparente semplicità. I nodi critici attengono evidentemente alla riconoscibili-tà di un linguaggio letterario nella evocazione e nell’adozione del rigore scientifico,nella forma ibrida connaturata al genere.

In primo luogo ci sembra di poter affermare che le guide, storiche e contempora-nee, sono lo specchio di una particolare prospettiva su un luogo in un determinatomomento, quasi una fotografia. Esse rispondono alla volontà di soddisfare uno spe-cifico pubblico unitamente alle priorità e agli interessi dell’autore stesso. In questosenso la questione dell’immagine, della rappresentazione esplicita dei luoghi, deipaesaggi e del vissuto in essi contenuti ci appare del tutto centrale, forse più dellastessa cartografia. Questa riflessione risulta valida non solo in riferimento alle guidedella provincia di Roma, ma anche rispetto al più ampio e variegato panorama delleguide turistiche nazionali e regionali. Se le antiche guide erano spesso corredate diimmagini, schizzi, incisioni, carte, le più diffuse guide borghesi ottocentesche asse-gneranno all’iconografia il ruolo, quasi esclusivo, di riconoscimento di punti nei pae-saggi, nei panorami, di ausilio per la conoscenza archeologica del territorio descritto.Nelle guide contemporanee infine il ruolo della rappresentazione iconografica sem-bra addirittura prevalere rispetto alla descrizione testuale: l’immagine “fa viaggiare”,indirizza, esalta alcune peculiarità dei luoghi.

In secondo luogo, e in termini ancora generali, sul giudizio negativo attribuito aquesto genere letterario sembra aver pesato in qualche modo l’analisi che nel 1966Roland Barthes opera sulle Blue Guide, quasi che il genere non abbia subito alcunatrasformazione ed evoluzione. In realtà ci sembra interessante mostrare come abbia-no rivestito un’importanza fondamentale per l’ambiente culturale italiano – cosìcome furono le guide Baedeker per quello prima tedesco e poi europeo – le guide delTouring Club che dalle Baedeker traggono spunto.

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8. Sul tema della letteratura e dei resoconti di viaggio, soprattutto tra il XVI e il XIX secolo, e del rapporto con lanarrazione geografica si è sviluppato nel corso del tempo un notevole apparato di ricerche sia di carattere gene-rale sia di tipo regionale in cui il tema dell'analisi delle guide di viaggio viene tuttavia messo inevitabilmente sullosfondo. Si segnalano solamente a titolo esemplificativo E. Bianchi (a cura di), Geografie private. I resoconti di viag-gio come lettura del territorio, Milano, Unicopli, 1985; G. Botta, Cultura del viaggio. Ricostruzione storico-geografica delterritorio, Milano, Unicopli, 1989; C. De Seta, L'Italia del Grand Tour. Da Montaigne a Goethe, Napoli, 1992; G.Lando, Fatto e finzione. Geografia e letteratura, Milano, Etas, 1993; G. Scaramellini, La geografia dei viaggiatori. Raffi-gurazioni individuali e immagini collettive nei resoconti di viaggio, Milano, Unicopli, 1993; F. Lucchesi, L'esperienza delviaggiare. Geografi e viaggiatori del XIX e XX secolo, Torino, Giappichelli, 1995; G. Scaramellini, Paesaggi di carta,paesaggi di parole. Luoghi e ambienti geografici nei resoconti di viaggio (secoli XVIII-XIX), Torino, Giappichelli, 2008.

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Entrando infine nel dettaglio delle guide riferibili al territorio romano, va eviden-ziato come per la maggior parte dei visitatori la provincia di Roma (e il Lazio in lineagenerale), rappresentava una porzione di spazio da attraversare in modo rapido pergiungere a Roma:

La guidistica romana è formata in massima parte da testi funzionali a una visita dellacittà e dei suoi dintorni che è una visita molto breve se paragonata alla durata delletradizionali visite dei grandi viaggiatori stranieri. Infatti gli itinerari che queste guideconsigliano sono generalmente compresi nei limiti di una o due settimane, al massi-mo tre. Il loro pubblico intenzionale, dunque, è dato da una tipologia di visitatore che,almeno dal punto di vista della durata della visita, è già più vicina al turista modernoche non al viaggiatore.9

Tutti questi testi, al di là delle differenze di destinatari e di oggetto, hanno comun-que in comune l’obiettivo di fornire, al viaggiatore-turista, un supporto per la visitaai luoghi privilegiando sì la sua dimensione monumentale e storica ma proponendo,nel corso degli anni, sempre più scelte e indicazioni di tipo pratico e organizzativo.Indirizzando in qualche modo lo sguardo. È questo il tratto distintivo della fluiditàtipologica del genere che mostra la sua capacità di adeguarsi alle mutate esigenzesociali e alle mutevoli spinte del mercato.

Accanto a questo settore della guidistica centrato sui monumenti, va tenuto pre-sente inoltre il sottogenere, qui presente in maniera considerevole, delle guide che sifocalizzano sui collegamenti viari, sui mezzi di comunicazione e sugli spostamentida un luogo a un altro. Nell’area romana è nel Novecento – contemporaneamenteall’estendersi della rete ferroviaria della bicicletta prima e dell’automobile poi – chefinisce definitivamente la tradizione del Grand Tour, così come era andata struttu-randosi nel corso di quasi due secoli, lasciando via via spazio ad uno sguardo sem-pre meno attento.

LINEE FERROVIARIE E TRAMWAYS. IL PAESAGGIO VISTO DAL FINESTRINO

Non è forse azzardato affermare che le origini del turismo di massa, inteso comeviaggio di piacere dei ceti medi, è un fenomeno che comincia a svilupparsi nell’Ot-tocento anche in seguito alla realizzazione delle ferrovie. È possibile affermare cheper tutto il XIX secolo il turismo fu in grandissima parte legato all’utilizzo del treno,il quale pur non rivoluzionando certo l’uso del tempo libero, rese tuttavia familiarel’idea del viaggio per puro scopo ricreativo.10 Per buona parte del Novecento l’osser-vazione e la descrizione del paesaggio, quello della provincia di Roma nel caso in

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9. V. De Caprio, Op. cit., p. 15.10. Intellettuali, aristocratici e alta borghesia colta continuavano comunque a viaggiare per l'Europa: è a questa élite

colta che si rivolgevano, sul modello del Baedeker le guide del Touring Club Italiano, strumento certamentedivulgativo e meno raffinato delle Descriptions settecentesche, ma comunque colto, coltissimo, per il nascenteturismo di massa. Si veda sull'argomento L. Di Mauro, Op. cit., pp. 369-428.

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esame, avviene attraverso il finestrino dei treni o dei tramways che collegano la Capi-tale con i centri, più o meno turistici, della provincia. «Da Roma si possono compie-re numerose gite, mete interessantissime di brevi escursioni».11 E ancora più avantinell’illustrare la linea Roma-Tivoli-Avezzano-Castellamare:

Tra Roma e Tivoli è anche un servizio di tramvia a vapore esercitata da una società pri-vata: la linea tranviaria si sviluppa lungo la via Tiburtina, quasi parallelamente alla ferro-via sino a Bagni, dove la ferrovia si stacca verso nord e continua la tramvia a inerpicarsilungo lo stradale passando verso la Villa Adriana e poi, dopo un regresso, verso Tivoli.12

L’arrivo della ferrovia nello Stato Pontificio avvia dunque una fase di nuovo orien-tamento dei flussi dei viaggiatori-turisti anche in zone esterne alla città di Roma. Ilmutamento delle condizioni politiche di cui Roma e la sua provincia furono teatro aseguito dell’entrata delle truppe piemontesi a Porta Pia modifica notevolmente lemodalità di viaggio. I duecentomila abitanti residenti nel 1870 saranno destinati alraddoppio alla fine del secolo motivo per cui la città dovrà collegarsi in modo effi-ciente e “veloce” con i centri più vicini e con il resto del paese. È in questo contestoche l’ultima parte del XIX secolo rappresenterà per Roma e la sua provincia un perio-do di crescita ulteriore del trasporto su ferro che continuerà nel corso dei primi annidel secolo successivo con l’attivazione di linee tranviarie.

Agli inizi del Novecento lo stato generale delle comunicazioni nella provinciaappariva in una “condizione di inferiorità” rispetto al ruolo ricoperto dalla capitale:

la Provincia di Roma, che a nessuna dovrebbe essere seconda, trovasi ancora in unacondizione di inferiorità colla sua rete stradale e specialmente tranviaria e ferroviaria.Mai venne studiato l’arduo problema e pur troppo per la provincia nostra rimane nellostato di disagio economico e di crisi agricola permanente. Le ferrovie che attualmentepercorrono il suolo di essa contano 763 chilometri ma queste in massima parte nonrisolvono in verun modo i traffici e gli scambi locali perché hanno l’obbiettivo diver-so, quello cioè di congiungere gli altri grandi centri come Napoli, Firenze, Genova eperché a dette grandi linee non affluiscono le ferrovie delle regioni interne, che si tro-vano per questo fatto in una sproporzionata condizione di trattamento.13

Nei primi anni del Novecento solamente alcune località, quelle turisticamente piùfrequentate, erano raggiunte dal servizio ferroviario in collegamento con Roma: asud i Castelli con il tratto per Frascati inaugurato nel 1856 dallo Stato pontificio, lalinea costruita per esigenze militari e civili verso Civitavecchia a partire dal 1859, e

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11. Ferrovie dello Stato, Guide regionali illustrate edite dalla Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato col concorso del Tou-ring Club, Lazio, vol. II, 1913, p. 84.

12. Idem, p. 132.13. Si tratta dell'estratto delle deliberazioni della deputazione provinciale del 21 marzo 1900, cfr. Temide Bergama-

schi M., Ferrovie a sud di Roma, in M. G. Branchetti, D. Sinisi (a cura di), La Maravigliosa invenzione. Strade ferra-te nel Lazio 1846-1930, “Rivista Storica del Lazio”, a. X, quaderno n. 5, 2002, p. 33.

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ancora il collegamento con Tivoli e quello con Monterotondo, e ancora Viterbo è col-legato attraverso Bracciano, Manziana e il lago di Vico; Tivoli è collegata sia a Romache a Sulmona a partire dal 1888; Ladispoli si raggiunge attraverso un tronco dellaRoma-Civitavecchia e, sempre in direzione del mare; ma verso sud, è possibile rag-giungere Nettuno mediante un tronco proveniente dai Colli Albani. La stessa Alba-no ha un collegamento diretto con Roma dal 1889, mentre appena tre anni dopoviene inaugurata la linea Velletri-Terracina e nel 1894 la Roma-Palestrina-Segni. È inquesta fase che inizia ad emergere il ruolo di due “nodi” provinciali che, seppur dilivello inferiore rispetto a Roma, ricopriranno un ruolo molto importante nel quadrocomplessivo del trasporto ferroviario nazionale. Il primo è quello di Civitavecchia dicollegamento per la Liguria, il secondo è quello di Velletri con i centri vicini e con ilMezzogiorno.

Se il viaggio in treno presupponeva uno spostamento diretto soprattutto versoRoma è con i tram elettrici che pendolarismo e turismo dei fine settimana iniziano aprendere corpo.14

Il 19 gennaio 1906 fu aperto il primo tronco Roma-Frascati. Il 31 marzo dello stes-so anno il tram arrivò a Marino. Subito dopo seguirono Castel Gandolfo, Albano eGenzano, rispettivamente nelle date del 1° aprile, 2 aprile e 4 aprile. Più tardi, pres-so Castel Gandolfo, una veloce cabinovia privata (soppressa negli anni ’60), collega-va la località con le rive del Lago Albano. Il 4 marzo 1912 fu inaugurata una nuovalinea diretta tra Roma e Albano che serviva tutte le località sulla via Appia Nuova. Lecorse previste ogni ora e la durata del viaggio di 50 minuti circa. Il 12 settembre 1913il servizio raggiunse Genzano e Velletri, nel 1916 Lanuvio. L’intorno di Roma risultòormai quasi completamente collegato e fruibile in poco tempo.

LE GUIDE SELEZIONATE

La varietà e la complessità della produzione guidistica del Novecento riguardan-te la provincia di Roma hanno reso necessaria una selezione del materiale che haprivilegiato, in questa prima fase, le guide di esclusiva produzione italiana conl’obiettivo di cercare di illustrarne la loro evoluzione all’interno del mercato nazio-nale. Nel complesso si tratta di guide turistiche stampate nel periodo compreso trail 1900 e il 1964. In termini tipologici sono comprese guide di carattere generalerelative per esempio alla città di Roma e ai suoi dintorni, guide di carattere setto-riale e alcune descrizioni più vicine ad “impressioni” di viaggio che non a guide veree proprie. Per quanto riguarda le prime in pochi casi si fa riferimento ad una espo-sizione completamente discorsiva. Per esempio, la guida di Carlo Filippi, Guida nuo-

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14. È interessante notare che da questo periodo in poi inizieranno a nascere le guide che mettono al centro l'utiliz-zo dei tram quali mezzi di trasporto agevoli. Queste guide presenteranno, oltre ad alcuni cenni di tipo storico-artistico sulle località attraversate, tutta una serie di annotazioni e indicazioni di tipo pratico utili alla ricostru-zione delle condizioni generali del “viaggio breve”. Un esempio su tutti è probabilmente la prima guida diquesto tipo Roma dal tram. Guida generale dei tramways di Roma e dintorni. Tariffe ed Itinerari Tranviari. Cenni stori-ci sugli edifici, monumenti, chiese, ecc., che s'incontrano lungo il percorso di ogni singola linea tranviaria di Roma, Roma,Tipografia Editore Guglielmo Bracony, 1911.

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vissima di Roma e dintorni, edita nel 1911, mostra il tipico carattere narrativo con laconsueta scansione per giornate pur mantenendo una presentazione grafica di tipotabellare in riferimento agli orari e alle tariffe dei mezzi di trasporto. La seconda eterza tipologia invece, pur rappresentando un genere piuttosto ampio, sono quilimitate a qualche esempio.

Non si fa riferimento in ogni modo a testi e/o commenti che sulle guide vengonofatte in termini generali. Ciò implica che tutte le affermazioni assolute (del tipo ‘perla prima volta’ oppure ‘fino ad ora’) si riferiscono soltanto alla presente selezionebibliografica. Non sono state prese in considerazione guide pubblicate durante le dueguerre mondiali.

1900-1920. DAL RICORDO DELLA CLASSICITÀ ALLA CONSAPEVOLEZZADELLE CONDIZIONI DI VITA

Nel 1900 il Touring Club Ciclistico Italiano, fondato nel 1894, cambia nome ediventa come è noto Touring Club Italiano. Si tratta di un cambiamento di fase e diprospettiva per il genere delle guide italiane. La loro ampia diffusione non significhe-rà tuttavia la contemporanea scomparsa dal panorama editoriale di tutta una serie dialtre guide di più semplice ed immediata consultazione. Queste continueranno cer-tamente ad esistere e anzi nel tempo assolveranno le diverse funzioni non ultimaquella di “scavo” nelle realtà locali più minute. Accanto a questo emergere di unaforma moderna di informazione turistica si assoceranno descrizioni letterarie, italia-ne e straniere, quasi di stampo ottocentesco, che cercheranno di illustrare più da vici-no le condizioni sociali dei contesti geografici attorno alla Capitale. È in qualchemodo una forma di racconto geografico dei luoghi che si sovrappone e stride con larappresentazione del bello che le guide turistiche tendevano a mostrare. È in questenarrazioni forse che più si evidenzia lo strappo tra l’immaginario del viaggiatore equello del turista.

IL NUOVO SECOLO E L’EREDITÀ DEL GRAND TOUR

Procedendo secondo un ordine cronologico la prima guida utilizzata è la secondaedizione della fortunata Guida di Roma e dintorni. Illustrata da numerose fotoincisioni diVittorio Emanuele Bianchi, edita da Paravia nel 1900 e che conoscerà fino al 1919dieci edizioni, diverse ristampe e traduzioni anche in inglese, e che può essere con-siderata a buon ragione come un vero e proprio “modello”. La sezione riguardante idintorni di Roma è organizzata per aree geografiche (Frascati e i colli tuscolani, Alba-no e i colli laziali, Tivoli e Villa Adriana, Bracciano, Ostia). All’interno di ciascuna diqueste aree gli itinerari sono organizzati in riferimento alle linee ferroviarie o ai tram-ways a vapore (di cui sono indicati orari e pedaggi). Se i luoghi che si collocano attor-no e lungo la linea ferroviaria sono descritti in modo molto dettagliato e preciso,quasi come un racconto di viaggio, al di fuori di essi, con un margine di tre o quat-tro chilometri, non sono presenti indicazioni di località o descrizioni di monumenti.Il mondo raccontato coincide con quello osservato.

Sono del 1901 e del 1902 due dei noti volumetti di Bertarelli e Romagnoli editi dal

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Touring Club Italiano.15 Come è chiaro dal titolo, si fa qui riferimento a strade di gran-de comunicazione e in linea generale la descrizione dei luoghi e dei monumenti è lega-ta al percorso viario. Tra le “Notizie varie” sono segnalate le intersezioni delle linee fer-roviarie con le strade di grande comunicazione. Sono indicati anche gli alberghi e lelocande generalmente di basso livello, cosa piuttosto comune a quell’epoca tanto chenel 1916 fu creata una commissione per il miglioramento della qualità degli alberghi.16

Per quanto riguarda Civitavecchia (itinerario 150) si dice che la «via Aurelia èforse il più grandioso fabbricato di Civitavecchia»17, quasi fosse un edificio. In que-sto caso si riporta la strada ad un concetto di machina a cui non siamo più abituati.Ma fatto ancora più evidente è il giudizio sul paesaggio della zona. Si abbandona ladescrizione idilliaca e il passato diventa “lamento e rampogna”: «Un senso di sco-raggiamento e di tristezza profonda invade l’animo di chi traversa queste landedeserte e sconsolate, dove ad ogni passo sorgono, come rampogna e lamento, lerovine della passata prosperità».18 Sempre del 1902 ci è apparsa interessante, ma subinari descrittivi quasi opposti, Tivoli e i suoi monumenti antichi e moderni. Guida stori-co antiquaria per il viaggiatore di Raffaele Del Re. Al di là della descrizione dei paesag-gi, molto più attenta all’esaltazione del bello, questa guida suggerisce due vie perraggiungere Tivoli: una è la ferrovia Roma-Tivoli-Subiaco e l’altra è la via Tiburtinasulla quale era presente una linea di tramway:

Il viaggiatore che da Roma si reca in Tivoli può percorrere oggi due vie, cioè la lineaferroviaria Roma-Tivoli-Sulmona con una coincidenza pel monumentale Subiaco e lavia Tiburtina antica sulla quale recentemente venne costruito un comodo tramway avapore. La prima linea è più bella per le splendide vedute che presenta, specialmentepresso Tivoli; la seconda è più interessante per le antiche memorie e monumenti chevi si incontrano. Essendo questa una guida archeologica, noi condurremo il viaggiato-re per la seconda linea, cioè per la via Tiburtina.19

Anche le note guide Treves e in particolare Italia. Roma e dintorni. Con le piante diRoma e dei dintorni, 5 piante di musei e 32 incisioni del 1908 sono organizzate, al pari diquelle del Touring prima ricordate, per itinerari che di regola seguono le principalivie di comunicazione e privilegiano il trasporto ferroviario rispetto agli altri mezzi ditrasporto. Per la prima volta – almeno tra le guide esaminate – sono presenti escur-sioni, anche di lunga durata (tre o quattro ore in carrozza), rispetto al tracciato prin-cipale. In questo senso si può parlare di una vera e propria innovazione che peròrende la guida ben più voluminosa rispetto a tutte le precedenti. Le descrizioni dei

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15. Si tratta della Guida turistica delle strade di grande comunicazione. Sguardo d'assieme al Lazio meridionale e alla Cam-pania settentrionale. 150 Spezia Pisa Cecina Grosseto Civitavecchia Roma e della Guida turistica delle strade di grandecomunicazione. Sguardo d'assieme al Lazio meridionale e alla Campania settentrionale. 200 Roma-Frosinone-Capua-Napoli. 201 Roma-Terracina-Capua. 202 Velletri-Valmontone.

16. Si tratta della Guida del Touring Club Italiano, L'opera della Commissione per il miglioramento degli alberghi, 1916.17. Idem, p. 22.18. Idem, p. 150.19. R. Del Re, Tivoli e i suoi monumenti antichi e moderni. Guida storico antiquaria per il viaggiatore, Roma, Tip. Salvato-

riana, 1902, p. 9.

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luoghi e delle cose sono qui evocative e ben dettagliate. Come negli altri casi, anchein questo caso, la guida si sviluppa attorno al viaggio. Il viaggio non è lo strumentoper raggiungere il luogo, ma è il luogo che diviene parte del viaggio. Una guida orga-nizzata in funzione del viaggio esclude però tutto ciò che dal viaggio non è toccato(luoghi, città, paesaggi). Bisognerà attendere il tono celebrativo degli anni ’30 peravere un approccio diverso e cioè il luogo al centro della descrizione; ma a quel puntoil viaggio si perde definitivamente o assume un ruolo marginale. Questa impostazio-ne è tanto più evidente quanto più aumenta il livello di specializzazione.20

Del 1909 sono state utilizzate due guide diverse tra loro ma che presentano alcu-ni tratti comuni: l’edizione italiana curata dalla Associazione Nazionale Italiana peril Movimento dei Forestieri di Quindici giorni nei dintorni di Roma. Guida pratica illustra-ta (78 incisioni) e la prima edizione della guida illustrata di Azeglio Marcozzi Da Romaper i castelli romani.

Nel primo caso si tratta di una “pratica” e agile guida archeologica, strutturatasempre per itinerari dove una maggiore enfasi viene accordata alla descrizione parti-colareggiata dei monumenti più che a quella del paesaggio. In uno dei rari esempi didescrizione paesaggistica si evidenzia – all’interno di un registro narrativo del tuttoretorico e ottocentesco – la facilità, attraverso l’uso del treno, nel raggiungimentodelle località elencate.

Dopo la magnificenza di Roma, conviene godere la calma solenne, misteriosa della suacampagna, sì cara agli artisti, la bellezza dei suoi laghi e dei suoi boschi, sacrati nei pri-schi tempi a silvestri deità, dei suoi colli ubertosi e disseminati di deliziose ville, dei suoiverdi monti, dalle vette comodamente raggiungibili e offerenti orizzonti sconfinati, varî.I Castelli, Tivoli, Subiaco, Ostia, Nettuno, Anzio, Bracciano, Cori, Alatri, Ninfa, Veroli,Viterbo, Orvieto, Corneto Tarquinia... quale meravigliosa bellezza di natura, quale equanto copiosa suppellettile archeologica e artistica, quanta gloriosa storia dei principa-li luoghi dell’antico Lazio e di parte delle possenti lucomonie etrusche non offrono allavista, all’indagine, alla fantasia dell’esteta, dello studioso, del poeta!21

Al contrario, la guida del Marcozzi circoscrive il suo interesse al “breve” percorsoche congiunge in senso antiorario i castelli romani. La sequenza delle cittadine descrit-te procede esattamente lungo la via Appia e la via dei Laghi quasi un anello attorno aiColli Albani. Pur essendo presenti riferimenti alle ferrovie (4 linee per i castelli), non visono indicazioni di nessun tipo in merito a tariffe, tempi di percorrenza ed orari dei ser-vizi di trasporto come invece accade nella guida dell’Associazione Nazionale Italianaper il Movimento dei Forestieri.

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20. Si veda in questo senso, tra le guide utilizzate Guida pratica ai luoghi di soggiorno e di cura d'Italia del Touring ClubItaliano del 1932. Per altri versi, e più recentemente, si può ricordare che nei primi anni '40, l'Enit e le Ferroviedello Stato iniziarono a distribuire degli opuscoletti destinati ai turisti stranieri, ma scritti in italiano, che eranoguide alle opere ed ai luoghi che ricordavano la nazionalità in questione, S. Pogliayen-Newell, Itinerario per turi-sti ungheresi, Roma, 1942. Questi furono i criteri adottati anche dal Touring nell'offrire ai visitatori stranieri unaguida d'Italia redatta nella loro lingua, ma pensata e scritta da italiani, stampata e legata in Italia.

21. Associazione Nazionale Italiana per il Movimento dei Forestieri, Quindici giorni nei dintorni di Roma. Guida pra-tica e illustrata (78 incisioni), Roma, 1909, p. 1 (ed. elettronica consultabile al sito http://avirel.unitus.it).

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Il secondo decennio del Novecento si apre con due interessanti guide entrambe del1911. La già ricordata prima edizione della Guida nuovissima di Roma e dintorni di CarloFilippi pubblicata dalla casa Vallardi con dedica alla regina Margherita di Savoia e la bennota guida del poeta, scrittore e critico Ugo Fleres.22

La particolarità, e se vogliamo la novità del volume di Filippi, risiede, come detto inprecedenza, nell’organizzazione stessa del testo che nella sua parte introduttiva espli-cita chiaramente i 17 itinerari da percorrere in giornata a partire da Roma secondo unmodello organizzativo in giornate comune anche alle guide di carattere narrativo e aquelle più specifiche come quelle dedicate ai pellegrini.23 Le giornate riguardanti le loca-lità che più ci interessano sono cinque e vanno dalla tredicesima (Castelli Romani) alladiciassettesima (Palestrina). Completano il quadro la giornata dedicata alla visita diAnzio e Nettuno (quattordicesima), Ostia (quindicesima) e Tivoli (sedicesima). Si trat-ta evidentemente di una guida in cui il mezzo di trasporto su ferro costituisce l’elemen-to principale: sono indicati con estremo dettaglio gli orari di andata e ritorno per Roma,le feste principali, gli orari delle messe.

La specificità della guida di Fleres può essere rintracciata invece nell’occasione cele-brativa del cinquantenario dell’Unità d’Italia. In questa Guida ufficiale si riprende untema, quello “der deserto” attorno a Roma, tanto caro a Belli nella nota poesia del 1836,e si anticipano temi che saranno al centro delle politiche urbane del ventennio fascista:

Manca molto, ancora, è vero, a che la Roma d’oggi superi incondizionatamente la Romapontificia e pareggi la Roma pagana, quantunque, e sarebbe ridicolo insistervi, possie-de ora mille prerogative che non possedeva, non poteva goder prima. Quel che, a parermio ricondurrà l’Urbe al livello di gloria già ad essa ben noto, sarà la congiunzione rapi-da e multiforme col mare e i colli, ossia la infrazione di quella cerchia di deserto che sinoa ieri la serrava e tuttora la segrega dai colli e dal mare un tempo più suoi, cento voltepiù suoi di oggi.24

Ancora una volta la guida è strutturata secondo itinerari ma, a differenza di quelliprecedentemente illustrati, presenta una forma narrativa più marcata scontando l’as-senza di una rappresentazione grafica degli itinerari stessi. Singolare ci appare il fattoche si fanno arrivare i dintorni di Roma fino a Viterbo.25

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22. Ugo Fleres (Messina, 1851-Roma, 1939). Si stabilì a Roma, in quanto funzionario presso la direzione delle BelleArti al Ministero della Pubblica Istruzione. Oltre alla abilità nell'arte del disegno, presente anche nelle guide, varicordata qualche anno prima la Campagna romana. Con 112 illustrazioni, Collezione di monografie illustrate.Serie I - Italia artistica, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche editore, 1904 che conoscerà anche una secondaedizione nel 1910.

23. Su questo tipo di guide dedicate specificatamente ai pellegrini, ma più in generale su tutta una serie di pubbli-cazioni che miravano ad offrire indicazioni sull'ospitalità presente, sia nella città di Roma che nei comuni dellaprovincia, si veda per un primo e del tutto ampio approfondimento bibliografico, V. De Caprio, Op. cit., 2007.

24. Ugo Fleres, Roma nel 1911: Guida ufficiale della città e dintorni. Comitato delle feste cinquantenarie, Roma, Ammini-strazione della rassegna “Roma”, p. 155.

25. All’elenco delle guide consultate va aggiunta la Piccola guida pratica di Roma e dintorni edita a profitto dell'IstitutoUmberto I pro orfani degli impiegati subalterni delle Pubbliche Amministrazioni, edita da L'Italia industriale Artistica nel1906. Da questa guida di viaggio non sono stati selezionati brani significativi per l'estrema sinteticità delle suedescrizioni. Si tratta di una guida costruita sul modello delle guide tascabili.

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LA CAMPAGNA ROMANA: L’ALTRA FACCIA DELLE GUIDE

Del tutto diversi, per approcci e tematiche trattate, sono i due resoconti, quasicoevi, di Michail Osorgin26 e Vittorio Bonomelli. In questi due testi, che in qual-che modo potremmo far rientrare nell’ambito delle guide di viaggio, si trattanotematiche legate alle condizioni di vita nelle aree attorno a Roma nel quadro diuna descrizione paesaggistica delle località.

Nel primo caso Michail Osorgin – che si trasferì a Roma dalla Russia a seguitodegli avvenimenti rivoluzionari del 1905 soggiornandovi a lungo quale corrispon-dente delle riviste russe “Il Messaggero d’Europa”, “La ricchezza russa” e “Le noti-zie russe” – non rimase insensibile alle condizioni di vita dei contadini dell’Agrodenunciando l’enorme contrasto tra la vita della Capitale e quella della campagnacircostante.27

Ma c’è un’altra Italia che l’occhio del forestiero non riesce a scorgere, e che non gliinteressa nemmeno. È l’Italia dei proprietari terrieri, quella degli operai, degli arti-giani, degli operatori sociali, dei militanti politici, dei cultori dell’arte. Fuori dallabaraonda dei forestieri ed immune dalla loro malefica influenza, l’italiano vive diuna sua vita propria, operosa, complessa e ancora troppo dura. Proprio qui vicino aRoma, nel bellissimo e squallido Agro romano, c’è gente che lotta contro la natura,contro la povertà, che cerca di uscire dalla miseria e tenta almeno di capire quale siail motivo perché la sua vita opprimente abbia preso una piega talmente strana, chei vasti campi tutt’intorno, pur arati dalle loro braccia, servano a nutrire altri, e nonloro stessi. Nei suoi avvallamenti, la distesa ondulata di quell’ampio “pian selvag-gio”, sulle cui alture nereggiano le rovine di mausolei, di monumenti e di acquedot-ti, nasconde alla vista del forestiero che, in treno o in automobile, attraversa quellapianura, misere catapecchie, coperte di paglia e di rami secchi, e costruite con quel-lo stesso povero materiale. Non si tratta nemmeno di capanne, ma di tuguri, eppu-re al loro riparo ospitale, migliaia di persone trascorrono la maggior parte dell’anno,risalendo sui monti solo dopo il raccolto, fino alle nuove semine. Il centro delmondo, la Città eterna, la Mecca dei cultori dell’arte antica è circondata da un anel-

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26. Michail Andreevic Osorgin (Perm, 1878-Parigi, 1942), pseudonimo di Michail Andreevic Il'in, si dedicò al gior-nalismo e aderì nel 1902 al Partito Socialista Rivoluzionario. Durante il suo periodo romano, dal 1908 al 1912,scrisse una raccolta di saggi dal titolo Schizzi dell’Italia contemporanea, pubblicato successivamente in E. Lo Gatto,Scrittori russi in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1971. Tornato in Russia nel 1916 appoggiò la rivoluzione bolscevi-ca (La piccola casetta, 1921), ma dopo un'iniziale collaborazione col regime (fu vicepresidente dell'Unione degliscrittori), se ne distaccò e fu espulso dal Partito nel 1922. Emigrò in Italia, poi, a seguito delle avverse condizio-ni determinate dal fascismo, in Francia. Nel 1928 pubblicò i suoi ricordi sull’Italia in un volume dal significati-vo titolo Tam, gde byl scastliv (Là, dove fui felice). Per approfondire la figura di Osorgin si veda in particolare A.Pasquinelli, La vita e le opinioni di M. A. Osorgin, 1878-1942, Firenze, La Nuova Italia, 1986.

27. A queste descrizioni va aggiunto il fatto che lo stesso autore, negli anni 1909-1914, si dedicò anche all’organiz-zazione di viaggi per insegnanti di scuole rurali e studenti russi in Italia in qualità di rappresentante per l'Italiadi un’apposita commissione costituita a Mosca nel 1908, la “Commissione per l'organizzazione di escursionididattiche presso la Sezione Scolastica della Società per la diffusione delle conoscenze tecniche”. Per Osorgin fuun'occasione per estendere la propria conoscenza dell’Italia e per favorire concretamente lo scambio culturaletra i due paesi.

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lo di campi dove la gente non è ancora affrancata dalla schiavitù, dove infierisce lamalaria e quasi tutti sono analfabeti. Alcune decine di persone piene di abnegazio-ne, maestri elementari, condividono il destino degli abitanti di quelle stamberghe,cercando di istruirne i figli proprio lì, all’aperto o raccolti sotto tettoie messe insie-me in qualche modo. Per varie decine di piccoli centri rurali c’è un solo maestro, ead attrezzature scolastiche permanenti non c’è nemmeno da pensare; il maestropassa da un gruppo di poderi all’altro, autentico seminatore dell’Agro romano.28

Nel secondo caso il vescovo Geremia Bonomelli29 in Viaggiando in vari paesi e invari tempi del 1908 illustra una condizione del tutto simile a quella indicata daOsorgin:

Nella mia dimora nella villa di Frascati e nelle ripetute mie escursioni sui colli Alba-ni, a Monte Porzio, a Monte Compatri e dalla parte opposta, a Velletri, alla Cister-na e più in là verso Carpinete e Frosinone, ebbi tutto l’agio di vedere un poco la con-dizione dei contadini e mi si concederà di dire liberamente ciò che vidi e raccolsidalla loro bocca e dalla bocca di chi li conosceva meglio di me. In generale il lorovestito povero e più che povero, era un indizio del loro stato: la persona incolta,incolti i capelli, il volto abbronzato, macilente, il tutto insieme vi annunzia una vitadi fatiche, di stenti e un nutrimento scarso o cattivo. E le abitazioni? Giudicando daquello che apparisce al di fuori e da alcune poche, che vidi, c’è da sentirsi umiliati.Mi rammento d’aver visto alcune abitazioni scavate nel vivo macigno, nelle qualil’uscio se era uscio, serviva di finestre e di camino pel fumo, unica apertura e vidiproprio con quest’occhi uscire da quelle tane un uomo con due o tre fanciulli. Saràstato (amo crederlo) caso forse unico: ma c’era da dubitarne. E sono le braccia diquesti contadini, che coltivano le vigne e gli oliveti, che costringono la terra a pro-durre, mantenere e accrescere le ricchezze dei signori che abitano a Roma!30

Allo stesso tempo il vescovo di Cremona sottolinea l’impressione che la vista delpaesaggio a sud di Roma suscita direttamente in due signore francesi e racconta diuna relazione scritta del fratello di una di queste:

Un giorno (che potrebb’essere un giorno di quest’anno di grazia 1907) vennero dame due signore francesi e mi fecero la più viva descrizione della miseria dei conta-dini della campagna romana. Mi pareva che vi fosse una esagerazione e grandeassai. Le due buone signore instavano e affermavano che dicevano assai meno dellaverità e mi pregavano di interessarmene. Io me ne schermivo e tanto per mostrare

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28. A. Pasquinelli (a cura di), M. A. Osorgin. Un russo in Italia, Torino, Tirrenia stampatori, 1997, pp. 58-59.29. Appare utile segnalare il carteggio tra il cardinal Bonomelli e Fogazzaro. Cfr. C. Marcora (a cura di), Corrispon-

denza Fogazzaro-Bonomelli, Milano, Vita e Pensiero, 1968. Qui oltre a questioni di ordine specificatamente teo-logico vengono affrontate, in termini generali e specifici in 25 lettere di Fogazzaro e 10 di Bonomelli tra il 1888e il 1911, anche tematiche relative alle condizioni di vita delle classi meno abbienti.

30. G. Bonomelli, Viaggiando in vari paesi e in vari tempi, Milano, Cogliati, 1908 (ed. elettronica consultabile al sitohttp://avirel.unitus.it).

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un po’ di buon volere, dissi loro: – Abbiano la bontà di mettere in iscritto ciò chemi hanno riferito e vedrò il da fare. – E esse: – Abbiamo laggiù un nostro fratello,che conosce perfettamente quel paese e le miserie di quelle popolazioni ed egli lefarà tenere una relazione esatta. – Appena l’avrò, se mi sarà possibile, me ne occu-però – e con buone parole generali le licenziai. Qual fu la mia meraviglia, allorché20 giorni dopo ebbi lettera dalle signore francesi e colla lettera una relazione suc-cinta del fratello, dettata in buon italiano e firmata col suo bravo nome e cognome!Porta la data del 14 marzo e mi par tale, che possa giovare il pubblicarla senzaaggiungere, né levare una sillaba. Leggetela. – Quando sbocchiamo da Cisterna diRoma nella vasta pianura fra i monti Lepini e il mare e che termina a Terracina, citroviamo in mezzo alla popolazione più strana per costumi e disgraziatamente lapiù misera, non dirò d’Italia, ma dell’Europa e forse del mondo. Benché a meno ditre ore dalla capitale cadiamo in un centro, che non può trovare il suo paragone chenelle più misere tribù africane […].31

Di taglio leggermente diverso è l’Etruria meridionale. Con 168 illustrazioni di SanteBargellini, uscita per i tipi dell’Istituto Italiano di arti grafiche nel 1909, che fa partedi una collana di guide d’arte ognuna delle quali è scritta da un diverso autore. SanteBargellini fornisce un’impronta narrativa personale alla guida rappresentando, comenei casi indicati di Osorgin e Bonomelli, anche la condizione dei contadini, la perico-losità dei luoghi, i tempi di percorrenza, i dialoghi con abitanti dei luoghi visitati.

Ancora pochi minuti di trotto e la diligenza si ferma al piccolo e povero paese dellaStorta. Un tempo questo luogo aveva una certa importanza perché esso era l’ultimastazione e l’ultimo cambio di cavalli per chi, venendo dalla Toscana per la Cassia,andava a Roma; ma ora, nonostante che là presso ci sia la fermata ferroviaria della lineaRoma-Viterbo, il luogo ha certo perduto d’importanza e serve solo per il movimentorurale. Io sapevo che, dalla Storta, una scorciatoia mi avrebbe potuto portare in pochiminuti all’Isola Farnese; ma le scorciatoie sono pericolose nella campagna romanadove voi potete talvolta fare due o tre ore di strada senza incontrare anima viva cuidomandare se andate bene o male.32

Dalla lettura emerge la difficoltà di raggiungere luoghi isolati, tanto che spesso sideve far ricorso alle guide locali per non rischiare di perdersi nella campagna. I per-corsi si snodano lungo la via Cassia che rimane il riferimento principale.

L’ultima guida presa in considerazione in questo periodo è la guida ferroviaria diPierlorenzi Guida illustrata dei Luoghi, Monumenti e Cose d’Arte comprese fra Roma e Viter-bo attraversati o prossimi alla ferrovia elettrica del 1913. Le descrizioni appaiono qui tal-volta molto scarne, relative a luoghi lungo la tramvia Roma-Civita e la ferrovia Civi-ta-Viterbo. Si noti il tono e l’attenzione, seppur scarna, alla descrizione del paesaggio:

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31. Idem, p. 732. S. Bargellini, Etruria meridionale con 168 illustrazioni, Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche editore, 1909, pp.

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Dopo un’erta salita serpeggiante si arriva a Castelnuovo di Porto. Qui l’orizzontecomincia ad essere più vasto - siamo a 300 metri sul mare -: il panorama si allarga con-fortato di colli fecondi: Monte Gennaro, i Monti Sabini, l’Appennino lontano, cosparsidi ville bianche e solitarie, di paeselli remoti, di cospicui centri cittadini: Tivoli, Monte-rotondo, Mentana, sacri ai mani della Patria.32

1920-1940. DALLE GUIDE D’ARTE ALLA VILLEGGIATURA

Le guide Touring curate da Bertarelli del ’23 e del ’24 (Italia Centrale III volume. Ter-ritori a Ovest della linea ferroviaria Firenze-Arezzo-Perugia-Foligno-Terni-Roma e ItaliaCentrale I volume. Territorio a Est e a Sud della linea ferroviaria Firenze-Arezzo-Perugia-Foli-gno-Terni-Roma) si rifanno, come struttura, alle guide Treves, e più ampiamente alleBaedeker. Esse riguardano tutto il territorio nazionale suddiviso in macro-regioni.Solo alla fine degli anni ’20 si completa la collana delle guide d’Italia del Touring ClubItaliano in cui sono presenti gran parte dei centri abitati e dei siti archeologici o d’in-teresse turistico.

Anche se la collana ha l’intento di coprire tutto il territorio nazionale, è struttura-ta sempre secondo la logica del viaggio, tanto che nello stesso titolo dei volumi si fariferimento alla ferrovia come elemento di demarcazione dello spazio. L’Italia cen-trale è divisa in quattro volumi. L’attenzione al viaggio in treno è talmente forte cheaddirittura si consiglia di sedere a destra o a sinistra del vagone per godere del pano-rama migliore.

Con la Guida pratica ai luoghi di soggiorno e di cura d’Italia edita dal Touring ClubItaliano siamo nel 1932 33 e ci appare del tutto evidente il tono celebrativo. Emergo-no tuttavia due elementi di novità:

- si fa riferimento alla villeggiatura fornendo una selezione delle sole località disoggiorno. In questo senso è dato molto peso alla presenza e alle dotazioni deglialberghi (bagni, acqua corrente, ecc.);

- si accentua la tendenza alla specializzazione della collana che divide le località disoggiorno in tre settori: stazioni in montagna, stazioni al mare e stazioni idrotermali.

L’impianto generale del volume non risulta più in funzione dell’itinerario ma sistruttura attorno ad una più ferrea organizzazione geografica: prima per regione epoi secondo l’asse Nord-Sud. La guida è poco attenta alle presenze storico artistichee dà maggiore rilievo ai servizi.

L’aggiornamento di questa guida si avrà nel 1938 (Guida d’Italia della Consociazio-ne Turistica Italiana Roma e dintorni): sarà riportato un numero maggiore di località ecomparirà la suddivisione regionale del Paese. Si presterà ancora molta attenzionealle descrizioni paesaggistiche viste dal treno.

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32. N. Pierlorenzi, Guida illustrata dei luoghi, monumenti e cose d’arte compresi fra Roma e Viterbo attraversati o prossimialla ferrovia elettrica, Roma, F.lli Capaccini, 1913 ed. elettronica, consultabile all’indirizzo http://avirel.unitus.it.

33. La collana del Touring di guide ai luoghi di soggiorno e di cura è costituita da cinque volumi che illustrano lestazioni alpine (primi due volumi, parte prima), le stazioni marittime (terzo e quarto volume, parte seconda) ele stazioni idrotermali (quinto volume, parte terza).

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1940-1960. L’AUTOMOBILE, LE IMMAGINI E IL TURISMO DI MASSA

Il boom dell’automobile negli anni ’60 rende quasi residuale il viaggiare in treno.Dal nostro punto di vista è a partire da questa fase che le guide turistiche assumonoil ruolo di veri e propri markers, elementi cioè che insieme ad altri segnalano un luogocome turistico, lo rendono di fatto tale. In questa direzione si completa la spiccatatendenza alla specializzazione delle guide turistiche avviata alla metà dell’Ottocen-to. Non solo strumenti utili al viaggiatore-turista ma interessanti dal punto di vistadel marketing turistico.

Un ruolo rilevante in questo senso viene ricoperto ad esempio dalle illustrazio-ni. Quella fotografica soprattutto, ampiamente utilizzata in questa fase, innesca unprocesso di creazione di vere e proprie scale di valori. Una fotografia presente nelleguide Treves fornisce non solo un grado d’importanza al luogo o al monumento,ma comunica al contempo le stesse modalità di osservazione. Al contrario, la loroquasi completa assenza dalle guide Touring Club Italiano (tranne che, nel nostrocaso, la guida sulle Marine d’Italia che presenta ben 185 illustrazioni oltre al corre-do iconografico classico di carte e piante di città), non è uno dei loro minori titolidi merito rispetto alle Treves. L’uso continuato di un’immagine per decenni, conl’utilizzo di tecniche di riproduzione sempre più sofisticate, contribuirà alla crea-zione del luogo comune.

È a partire dal secondo dopoguerra dunque che la produzione delle guide italianecaratterizzate da un taglio colto è quasi esclusivamente appannaggio del Touring.Della sterminata produzione editoriale del Touring di questi anni sono state prese inconsiderazione solamente tre guide che presentano a nostro avviso particolarità eindirizzi del tutto diversi tra loro.

La quarta edizione della guida d’Italia, Roma e dintorni del 1950, si inserisce in con-tinuazione narrativa rispetto al passato. La guida è ancora strutturata secondo itinera-ri che seguono sempre parallelamente le strade “carrozzabili”, le tramvie e le ferrovie.

La varietà dei paesaggi e l’ampiezza dei panorami, le foreste pittoresche, l’aria purae tonificante, rendono il soggiorno nei Castelli Romani estremam. piacevole, speciein primavera e in autunno. La vasta rete di comunicazioni che li allaccia a Roma etra loro, ne permette la visita anche al più frettoloso turista, che non dovrà pertan-to tralasciare di compierla. Chi non disponga di mezzi propri può scegliere tra laferrovia, la tranvia elettrica e i torpedoni da turismo.34

Si presta tuttavia, e in questo ci pare di cogliere una continuità rispetto alle edi-zioni precedenti, molta attenzione al paesaggio che si vede dal treno: «Si costeg-gia pianeggiando con vista a d. del piano coltivato a vigne e ulivi con all’orizzon-te la linea azzurra del Tirreno. Con tempo chiaro si scorge lontano a d., in avanti,il M. Circeo, sorgente come un’isola all’orizzonte».35

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34. Touring Club d'Italia, Guida d'Italia, Roma e dintorni, 19504, p. 476.35. Idem, p. 502.

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La guida specialistica Marine d’Italia del 1951 presenta, come accennato, un cor-poso apparato iconografico: 185 illustrazioni, 13 carte corografiche e 11 piantine dicittà. Pur essendo, con i dovuti aggiornamenti, del tutto analoga a quella del 1939contempla un maggiore numero di località e segnala spesso l’entità dei danni di guer-ra che evidentemente influiscono sulla piacevolezza del soggiorno. «Fiumicino. È unagrossa borgata sorta verso il 1825 e sviluppatasi in questi ultimi tempi in funzionedel portocanale di motopescherecci e motovelieri. Case di aspetto modesto; vie rego-lari; molti danni di guerra».36

La Guida d’Italia del Touring Club Italiano Lazio (non compresa Roma e dintorni) del1964 è infine la prima guida in cui compare la cittadina di Colleferro (nata nel 1912attorno all’industria bellica) che precedentemente era indicata semplicemente comescalo di Segni. In questa edizione scompaiono le indicazioni per il viaggio in treno esi fa quasi sempre riferimento al viaggio su strada (in automobile o in autobus). Inquesta guida la ferrovia perde quasi la sua identità originaria di mezzo di trasportodal quale godere il paesaggio per diventare essa stessa parte del paesaggio: «Si prose-gue, accanto alla ferrovia, nel burrone che si apre dopo il paese e, lasciata a d. la car-rozz. per Artena, [...] si scende dolcem. con vista retrospettiva di Valmontone. Alla,km 43, cappella di S. Anna si stacca a sin. la strada per Genazzano, [...]».37

CONCLUSIONI

Il viaggio, qualsiasi ne sia la sua motivazione – scelta esistenziale o brutale neces-sità – è sempre stato un elemento fondamentale dell’esistenza umana: «così è statonei millenni e nei secoli, per intellettuali e mercanti, studenti e pellegrini, chierici ediplomatici, militari e studiosi, artisti ed avventurieri, pìcari e missionari».38 Ad acco-munare queste diverse tonalità narrative e registri stilistici sta il tentativo di raccon-tare l’esperienza, unica, di attraversamento dei luoghi, altra rispetto al permanere,all’abitare.

In questo senso le rinnovate esigenze del viaggiatore-turista sono assimilate dalleguide che ne rispecchiano le ambizioni, i limiti, i sogni e le aspettative. Dal loro stu-dio, sincronico e diacronico, si possono riconoscere alcune delle tappe evolutivedella nostra società. In un secolo, il Novecento, di grandi e rapide trasformazionipolitiche, culturali, economiche e sociali, le guide turistiche non si sottraggono allarapidità del cambiamento e la loro struttura, rimasta per lungo tempo sostanzial-mente immutata, viene ora costantemente aggiornata e modificata per megliorispondere a quello che ormai non è più un viaggiatore, ma un turista.

Le guide italiane del Novecento sono numerosissime e di alcune si contano, come

PAESAGGI DI PAROLE. LA PROVINCIA DI ROMA

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36. Touring Club Italiano, Marine d'Italia, con 185 illustrazioni, 13 carte e 11 piantine di città, seconda edizione, Mila-no, 1951, p. 124.

37. Touring Club Italiano, Lazio (non compresa Roma e dintorni), con 13 carte geografiche, 16 piante di città, 16 piante diedifici, necropoli e grotte e 36 stemmi, Milano, 19643, p. 420.

38. G. Scaramellini, La geografia dei viaggiatori. Raffigurazioni individuali e immagini collettive nei resoconti di viaggio, Mila-no, Unicopli, 1993. Su tematiche simili si veda anche Idem, Paesaggi di carta, paesaggi di parole. Luoghi e ambien-ti geografici nei resoconti di viaggio (secoli XVIII-XIX), Torino, Giappichelli, 2008.

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è noto, varie edizioni. Il periodo maggiormente dinamico è quello compreso tra l’ini-zio del secolo e gli anni ’60, quando si passa da una struttura ancora fortemente rife-rita all’epica del Grand Tour ad una più orientata alle esigenze principali del turismodi massa del secondo dopoguerra.

Nelle guide del Novecento assumono un ruolo centrale i mezzi di trasporto chediventano sempre più veloci ed efficienti. L’ampliamento della rete ferroviaria rendele “linee” la trama principale sulla quale si innestano e costruiscono gli itinerari. Inalternativa al treno compaiono, nei territori delle grandi aree urbane come Roma e lasua provincia, i tram elettrici e solo negli anni ’30 le linee di autobus. Questo muta-re della velocità di spostamento ci appare come uno degli elementi centrali: le descri-zioni dei paesaggi si fanno più dettagliate e l’andamento a “bassa velocità” permetteal turista di godere meglio degli scorci e dei panorami che si possono ammirare dallaferrovia. All’inizio del secolo il viaggio, il movimento da una località all’altra, è dun-que una parte importante della visita e, se da un lato occupa molto tempo, dall’altropermette di osservare con più calma il paesaggio. All’aumentare della velocità deglispostamenti le descrizioni dei luoghi lungo il percorso diventano più sintetiche, scar-ne, fino a perdersi quasi del tutto. Il luogo è semplicemente attraversato.

A partire dal secondo dopoguerra il mezzo di trasporto privilegiato diventa l’au-tomobile, che restringe l’esperienza del viaggio alla condivisione della cerchia fami-liare o addirittura si trasforma in esperienza solitaria. Le strade diventano ora il per-corso principale su cui si snodano gli itinerari e la strada ferrata diventa essa stessaparte del paesaggio. La logica costruttiva delle moderne infrastrutture ferroviarie,con gallerie e viadotti, non permette più di fruire di una visione continua del pae-saggio, assimilabile al racconto. È la logica dei flussi, della tubazione idraulica. Ilpaesaggio è fotogramma, salto logico, l’esperienza del movimento non è più corre-labile alla narrazione tradizionale.

Nelle guide del Novecento si attribuisce inoltre una crescente importanza alladescrizione delle infrastrutture di soggiorno che, ad inizio secolo, non sempre sonoall’altezza delle aspettative (soprattutto dei viaggiatori stranieri).

Con la specializzazione delle guide degli anni ’30, periodo in cui la vacanza eraancora un fenomeno di élite, l’attenzione alle strutture di soggiorno diventa ormaiun elemento discriminante per la scelta del luogo di villeggiatura. Allo stesso tempoperò sembra perdersi la descrizione dei paesaggi e l’idea del viaggio si abbandonacompletamente. I luoghi di villeggiatura si collocano entro uno spazio vuoto.

La prima metà del Novecento è dunque un’epoca molto fertile in termini di ric-chezza e varietà della produzione guidistica italiana su cui occorrerebbe riflettereancora a lungo. Il valore di questa “letteratura geografica minore” risiede non soltan-to nella rappresentazione di una società in evoluzione, ma nella memoria del territo-rio che trasmette. Rileggere queste descrizioni permette di cogliere alcuni elementioriginari del nostro attuale sentire. Il genere letterario minore delle guide costruisceinsomma luoghi inediti, osservati da angolature plurime, ponendo al centro lo spa-zio, una sua produzione sociale attraverso la letteratura.

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GUIDE PER VIAGGIARE E VIAGGIARE CON LE GUIDE

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