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PPE.Atti XI PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano
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Gli strumenti del rituale. Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzione, in Atti dell'Undicesimo Incontro di Studi Preistoria e Protostoria in Etruria

Apr 09, 2023

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PPE.Atti XI

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

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PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

volume I

Centro Studi di Preistoria e ArcheologiaMilano

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Atti dell’Undicesimo Incontro di StudiValentano (VT) – Pitigliano (GR), 14-16 Settembre 2012

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a cura di Nuccia Negroni Catacchio

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In copertina disegno di Ercole Negroni

ISBN 9788894035520

© 2014 by Centro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlus viale Lazio 26, 20135 Milano www.preistoriacsp.it

Tutti i diritti riservati

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Gli strumenti del rituale Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzione

Massimo Cardosa* Il settore IX di Sorgenti della Nova costituisce uno dei fronti di scavo più interessanti tra quelli esplorati di recente nell’importan-te insediamento del Bronzo Finale1, non solo per l’interessante articolazione delle strutture, che permette di ricostruire varie fasi di occupazione successive (Negroni, Cardosa 2005), ma anche per l’abbondanza di materiale da esso restituita che permette di docu-mentare in maniera piuttosto ampia la fase di passaggio dal Bron-zo Finale al Primo Ferro, al momento della formazione della cul-tura villanoviana (Dolfini 2005; Cardosa, Kori Gaiaschi infra).

Tra i motivi di interesse di questo settore, non ultimo vi è il riscon-tro di una serie di elementi che rimandano alla sfera del rituale (Car-dosa, Romeo Pitone 2012), tra i quali una decisa rilevanza assume l’attestazione di un rituale di frammentazione, con la sepoltura dei pezzi di uno stesso vaso in parte all’interno di una fossetta al centro di una grotta, sul percorso di una frattura naturale nella roccia, in parte nella canaletta all’ingresso della stessa struttura, dove doveva essere alloggiato il telaio della porta (Fizzotti 2012, p. 574). Questo particolare contesto di rinvenimento e soprattutto la forma peculia-re del vaso utilizzato per il rito, caratterizzato dalla presenza di bec-cucci multipli allineati lungo l’orlo, offre l’opportunità di fare alcune riflessioni, sia di carattere crono-tipologico, sia di carattere funzio-nale, su tale forma che, caratteristica di un momento terminale dell’età del bronzo e dell’età del ferro, pur essendo in generale piut-tosto rara, conta già ben cinque attestazioni a Sorgenti della Nova, in assoluto il sito che ne ha restituito il numero maggiore di esemplari (fig. 1). Oltre a questa forma, ne verranno poi prese in considerazio-ne altre due che nella maggior parte della bibliografia sono ad essa accostate, pur essendo morfologicamente leggermente diverse.

Tipo A. Vaso a più beccucciNella tipologia dell’insediamento di Sorgenti della Nova, tale for-ma è stata definita “vaso a più beccucci” (Sorgenti Nova 1995, p. 359), ma in bibliografia è noto anche come “kernos” (Beltran 1966; Belardelli et alii 1999, fig. 18; Delnef 2006; De Angelis 2001, p. 226) o “vaso a più bocche”, in quest’ultimo caso assimilato però a una categoria di vasi morfologicamente diversi (Bartoloni et alii 1980, p. 117 e infra).

* Accademia di Belle Arti di Brera. Milano, Musei Civici di Manciano, Centro Studi Preistoria e Archeolo-gia, Milano.

1 Per il sito in generale, oltre alla pub-blicazione scientifica (Sorgenti Nova 1995), si veda anche la guida dello scavo (Sorgenti Nova 2007).

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1. Vasi a beccucci provenienti da Sorgenti della Nova (scala 1:3).

assonanze morfologiche con gli esem-blari di Bronzo Finale - Primo Ferro, questi pezzi sono infatti da inquadrare nelle prime fasi dell’età del bronzo. Daniela Cocchi Genick (che ringrazio per la segnalazione e per avermi dato in visione un suo lavoro in corso di stampa) evidenzia la diffusione di que-sta forma in un’area abbastanza ampia interessata dalle manifestazioni cultu-rali di tipo poladiano, in un arco cro-nologico che interessa soprattutto il BAII e il BMI.

2 Chiaramente miniaturistici sono gli esemplari dal santuario alle Foci del Garigliano e da Kleinklein. Anche l’e-semplare più integro da Sorgenti della Nova, tuttavia, sembrerebbe avere dimensioni notevolmente inferiori a quelle degli altri esemplari.3 Sono sicuramente da espungere dall’elenco di questo tipo di vasi, gli esemplari provenienti dal Lago di Ledro di cui invece la Delnef propone un inquadramento nell’ambito di Ha B (Delnef 2006, n. 2). Nonostante le

La maggiore concentrazione di questo tipo di vasi, noti anche in forma miniaturistica2, si ha nell’Etruria centro-meridionale (da Vetulonia a Narce, fig. 2), ma è attestato in un’area più vasta che va dalla Spagna nordorientale (Cabezo de Monleón), all’area rena-na francese (Illfurth e Riedisheim) e alla Slovenia (Dolenjske Toplice), con le attestazioni meridionali della Foce del Garigliano e di Sabucina in Sicilia3 (fig. 3).

Nella maggioranza dei casi si tratta di un vaso di forma chiusa, con orlo estroflesso e corpo da biconico a globulare, più raramen-te di forma aperta, troncoconica (Castellaro e Sabucina); talvolta

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ristico da Kleinklein, quattro in quello di Cabezo de Monleon, sei in quello da Britzgyberg, otto nei due esemplari più completi di Sorgenti della Nova, in quello di dimensioni maggiori dall’in-sediamento del Gran Carro, in uno di quelli da Punta degli Stretti e nel vaso troncoconico di Sabucina, dieci proba-bilmente nel vaso da Le Saut, undici forse in quello da Vetulonia e dodici nell’esemplare miniaturistico dal san-tuario alle foci del Garigliano.

4 Sono solo sette gli esemplari suffi-cientemente completi da recare le anse o poterne escludere la presenza: l’esemplare maggiore da Sorgenti del-la Nova (due anse orizzontali), quello integro dal Gran Carro e quello miniatoristico da Kleinklein (un’ansa verticale), quello da Sabucina, quello da Capezo de Monleon e i due da Dolenjske Toplice (nessuna ansa).5 Tre beccucci negli esemplari di Dolenjske Toplice e in quello miniatu-

è munito di anse, una unica verticale o due orizzontali4. Lungo l’orlo del vaso si dispongono una serie di beccucci, solitamente ampi e profondi, definiti anche “scodelline” (Delpino 1977, p. 459), “coppette” o kotyliskoi (Tamburini 1995, p. 237; Delnef 2006, p. 215), che comunicano con il corpo principale del vaso attraverso un piccolo foro; il loro numero varia da tre a dodici, ma il numero più frequente è otto5.

Quasi tutti i rinvenimenti sono avvenuti in contesti di abitato; le uniche eccezioni sono costituite dall’esemplare vetuloniese che proviene dalla Collezione Guidi, formatasi essenzialmente da rin-

2. Distribuzione dei vasi a beccucci (vaso rituale tipo A) in Etruria. 1. Sorgenti della Nova; 2. Punta degli Stretti; 3. Gran Carro; 4. Bisenzio; 5. Monte Pizzo; 6. Narce; 7. Vetulonia.

3. Distribuzione dei vasi a beccucci (vaso rituale tipo A) in Europa. A. Etruria (cfr. fig. 2); 8. Castellaro di Zignago; 9. Vigorso; 10. Foci del Garigliano; 11. Sabucina; 12. Capezo de Monleon; 13. Tresserve; 14. Riedisheim; 15. Illfurth; 16. Kleinklein 17. Dolenjske Toplice.

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fondi che negli altri esemplari; la pro-fondità è infatti inferiore all’ampiezza, mentre in tutti gli altri casi è pari o più spesso maggiore.8 Tamburini escluderebbe la funzione rituale proprio per il fatto che i contesti di rinvenimento sono quasi sempre di tipo abitativo. A suo giudizio se la forma avesse avuto relazione con una qualche pratica rituale si sarebbe dovuta trovare anche e soprattutto (!) in contesti di tipo funerario (Tamburini 1995, p. 238).

6 Alcuni materiali della collezione sono databili anche al Bronzo Finale. Rin-grazio Lionello Morandi per avermi fornito informazioni sia sul vaso a bec-cucci, sia sul contesto di appartenenza, oggetto di una pubblicazione ancora in corso di stampa (Morandi c.s.).7 La vasca del vaso è infatti troncoco-nica, come nell’esempare dal Castella-ro di Zignago. Questi due esemplari sono accomunati anche da un altro elemento: i beccucci sono meno pro-

4. Vaso a beccucci dall’insediamento del Gran Carro (Museo Territoriale del lago di Bolsena).

5. Vaso a beccucci da Capezo de Monleon (Museo de Zaragoza).

venimenti avvenuti nella necropoli villanoviana di Colle Baroncio, ma sui cui pezzi non si hanno ovviamente dati sicuri sui contesti di provenienza6 e dai due esemplari miniaturistici, provenienti uno da un contesto sacro (Foci del Garigliano), l’altro da uno funera-rio (Kleinklein).

La datazione di tutti gli esemplari è compresa tra il Bronzo Finale e l’età del ferro, con una apparente concentrazione in un momento tardo della prima (Sorgenti della Nova, Punta degli Stretti) e iniziale della seconda (Bisenzio, Gran Carro, fig. 4); gli esemplari più recenti, tutti in area hallstattiana, sembrano scende-re alla fase iniziale di Ha D (Britzgyberg / Illfurth, Riedischeim).

La distribuzione è piuttosto ampia: anche se il maggior numero degli esemplari è attestato in Etruria, sia propria, sia padana (Vigorso), sia campana in senso lato (Foce del Garigliano), la for-ma è presente un po’ in tutta l’area interessata dalla cultura dei campi d’urne, sia alla sua estremità occidentale, in area iberica (Capezo de Monleon, fig. 5), sia in tutta l’area perialpina, occiden-tale (Le Saut / Tresserve, Britzgyberg / Illfurth, Riedischeim) e orientale (Kleinklein e Dolenjske Toplice). Isolata l’attestazione siciliana di Sabucina, che però, come accennato, ha anche ulterio-ri particolarità rispetto agli altri esemplari7.

Fin dalle prime pubblicazioni su questo tipo di vasi, è stata ipotizzata una sua funzione rituale8. I “beccucci”, in questa inter-

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quelli presi in esame in questa sede (cfr. Delnef 2006). Tuttavia, nel caso di vasi di proporzioni “normali”, la pre-senza di appendici non comunicanti modifica sostanzialmente le modalità d’uso del vaso, ampliandone conside-revolmente confronti e distribuzione, sia dal punto di vista territoriale che cronologico. Si vedano per esempio gli esemplari egiziani, che hanno attesta-zioni fin dal Medio Regno (Rzeuska 2007). Per l’uso del termine “pseudo-kernos” vedi anche infra nota 18.

9 Tra i rituali ricordati dalle fonti che comportano il versamento di diverse sostanze liquide, vi è quella con cui Ulisse evoca le anime dei morti per interrogarle. Egli infatti scava una fos-sa e intorno ad essa versa miele, latte, vino, acqua di mare, farina e infine la colma di sangue (Odissea XI, 30 sgg).10 Lo stesso discorso vale per l’esem-plare miniaturizzato appartenente alla classe seguente, rinvenuto a Meiersch. Di solito questi vasi vengono definiti “pseudokernoi” e trattati insieme a

pretazione, non servirebbero per versare, ma, al contrario, per introdurre all’interno sostanze liquide diverse, secondo particolari rituali e così mescolarle (Negroni in Sorgenti Nova 1995, p. 402)9. Secondo un’altra interpretazione, sempre rituale e non necessaria-mente alternativa alla precedente, i beccucci sarebbero invece indice di un uso “conviviale” del vaso, secondo modalità simili a quelli della moderna “grolla valdostana”. Poche le eccezioni all’in-terpretazione rituale, tutte nella bibliografia italiana, che vi hanno visto un bollitoio (Silvestri 1979, p. 99) o una lucerna (Tamburini 1995, p. 238). Se quest’ultima ipotesi potrebbe essere sostenibile per il tipo a vasca troncoconica, lo è invece molto più difficilmen-te per gli altri esemplari, non solo per la mancanza di tracce evi-denti di bruciature sul margine dei beccucci, presenti invece di frequente nel caso delle lucerne, ma per la morfologia stessa del corpo del vaso, alta e profonda (Dolfini 2002, p. 191), che contra-sta con quella di tale tipo di manufatti che, in tutte le epoche della storia, si presenta costantemente bassa e ampia.

Di particolare interesse uno dei due esemplari miniaturistici, l’unico, insieme all’esemplare principale proveniente da Sorgenti della Nova, ad essere stato rinvenuto in un contesto archeologico riportabile chiaramente ad ambito rituale / sacrale, essendo stato rinvenuto nel santuario della dea Marica alle foci del Garigliano, che presenta una continuità di culto dalla prima età del ferro a piena età storica (Tirloni 2013, p. 58-61). In realtà il vaso non pre-senta fori di comunicazione tra i beccucci e il corpo principale del vaso, elemento caratterizzante di questa classe di oggetti, tuttavia le ridotte dimensioni permettono di identificarlo come un oggetto miniaturistico, quindi con funzioni essenzialmente simboliche10.

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separati. I vasetti sono tre a Kaptol-Gradci, Tiszafüred-Morotvaparat e Meiersch; quattro negli esemplari di Cabezo de Monleon, Sticna, Novo Mesto, Vucedol, Gemeinlebarn, Do lenjske Toplice; otto a Monzer-nheim, dieci a Rabensburg.

11 Solo l’esemplare di Novè Košariskà ha due vasetti, ma il vaso si differenzia dagli altri per il sopraelevarsi dei vasetti rispetto all’imboccatura e la presenza di due sopraelevazioni a for-ma di mano aperta che probabilmente dovevano sostenere degli oggetti

6. Mappa di distribuzione dei vasi con vasetti comunicanti (cerchio - vaso rituale tipo B) e non comunicanti (quadrato). 1. Capezo de Monleon; 2. Monzernheim; 3. Wollishofen; 4. Sticna; 5. Dolenjske Toplice; 6. Novo Mesto; 7. Gemeinlebarn; 8. Rabansburg; 9. Kaptol - Gradci; 10. Gor-Kapolnadomb; 11. Tiszafüred-Morotvaparat; 12. Novè Košariskà; 13. Meiersch. 14. Vulci; 15. Sarno; 16. Agrigento; 17. Tocra; 18. Kos.

Tipo B. Vaso con vasetti comunicantiL’ipotesi di una sua funzione rituale, con modalità molto simile i quelle del tipo precedente (v. supra), permette di avvicinare a quello a più beccucci anche un altro vaso molto simile, tanto che nella bi-bliografia sono spesso trattati insieme come un’unica tipologia (Bel-tran 1966; Delnef 2006). In questo secondo tipo di vaso, di cui al momento non è attestato nessun esemplare in Etruria, i beccucci sono sostituiti da vasetti miniaturizzati adiacenti all’imboccatura del vaso principale, con cui sono comunicanti attraverso il fondo, di cui di solito riproducono la forma a scala notevolmente più piccola.

Contrariamente al tipo precedente, quasi tutti i rinvenimenti di questo vaso sono avvenuti, quando conosciuti, in contesti sepol-crali; l’eccezione è costituita dai pezzi rinvenuti ai margini opposti dell’area di distribuzione (fig. 6), in Spagna (Capezo de Monleon) e in Ungheria (Gor-Kapolnadomb e Tiszafüred-Morotvaparat). Tuttavia il contesto di rinvenimento di quest’ultimo è di notevole interesse, provenendo da una struttura in cui avvenivano pratiche rituali; la stessa presenza di elementi decorativi a volto umano, raro nella ceramica dell’epoca, sembrerebbe essere una conferma della destinazione rituale dell’oggetto (Rustoiu 2012, p. 62).

Il contesto territoriale in cui è attestato questo tipo di vaso, ancora con l’eccezione di Capezo de Monleon, sembrerebbe esse-re complementare di quello del tipo A, disponendosi essenzial-mente nell’area hallstattiana orientale.

Il vaso è di tipo analogo al precedente: una forma chiusa con corpo biconico o globulare e orlo estroflesso. Di solito non sono presenti anse, tranne nell’esemplare miniaturistico che ha una sola ansa verticale. Anche in questo caso il numero di vasetti è variabi-le, da tre a dieci11.

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13 I confronti proposti da F. Cancia-ni con due vasi dal ceramico di Ate-ne (Canciani 2000, p. 244) sono in realtà molto generici; si tratta infat-ti di vasi sostanzialmente diversi: un kernos ad anello (cfr. Bignasca 2000) e un vaso plastico raffiguran-te un cavallo che trasporta quattro anfore.

12 Esemplare inedito esposto al Museo di Sarno. Ringrazio il dottor Salvatore Ponticiello per la segnalazione. Po treb-bero appartenere a vasi di questo tipo anche alcuni frammenti di piccolissimi vasetti applicati su pareti di vasi più grandi recuperati nell’area del santua-rio alle foci del Garigliano (Talamo 1987, tav. 39.69-71).

La datazione pare essere più bassa del tipo preceden-te, compresa soprattutto tra VII e VI secolo a.C. (Ha C-D). L’esemplare più tardo sembrerebbe essere quello ungherese di Tiszafüred-Morotvaparat che è attribui-to al tardo La Téne.

Pur non essendo attestato questo tipo di vaso in Etruria, ne esiste uno che presenta delle strettissime somiglianze dal punto di vista morfologico, anche se sicuramente non funzionale. Si tratta di un tipo di vaso di ceramica geometrica conosciuto in Etruria grazie a tre esemplari, due dei quali attribuiti a una stessa bottega vulcente definita “del cratere ticinese” (Isler 1983): si tratta di due crateri e un’anfora (fig. 7) caratterizzati dalla presenza sulla spalla di una serie di piccole brocchette, non comunicanti però con il vaso principale. Esemplari analoghi sono attestati in area campa-na: in un esemplare dalla necropoli di Sarno quattro brocchette si alternano ad altrettanti askoi12. L’unico vaso di questo tipo (con vasetti non comunicanti) in area hallstattiana è attestato nel tumu-lo I di Rabensburg, tra l’altro dallo stesso corredo che ha restituito anche un vaso di tipo B. Ulteriori confronti sono riscontrabili in ambito greco geometrico, con un esemplare da Tocra e un altro dall’isola di Chos13. Analogo, ma di datazione più bassa, l’esem-plare da Agrigento al Museo di Siracusa (Diehl 1964, Taf. 50.1).

Tipo C. Vaso a bocche multiplePer la sua morfologia, che suggerisce una funzione analoga a quel-la delle due tipologie di vasi già descritte, non a caso ad esse varia-mente associata in bibliografia (Bartoloni et alii 1980, p. 117; Ne-groni in Sorgenti Nova 1995, p. 402; gruppo II della classe dei kernoi in de Angelis 2001, p. 226), può rientrare in questa classe

7. Anfora da Vulci (Vulci, Museo Nazionale Archeologico al Castello dell’Abbadia).

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16 In realtà, se questo è l’uso, non può essere stabilita una connessione con gli esemplari “a beccucci”, pur pro-posta dallo stesso autore (Cerasuolo 2013, p. 745, nota 12), dal momento che in questi ultimi la particolare articolazione del beccuccio e del foro di comunicazione con il vaso impedi-sce, al contrario che negli esemplari a bocche multiple, l’inserimento di una cannuccia. È importante ricor-dare comunque che in effetti l’uso di bere con una cannuccia da un grosso vaso è attestato anche in una fase cro-nologica prossima a quella dei vasi in esame, come dimostra una scena raf-figurata su uno scarabeo rinvenuto a Monte Vetrano (Cerchiai, Nava 2008-09).

14 Non sono invece qui considerati i vasi che hanno diverse imboccature, ma tutte uguali. L’unica eccezione è costituita dall’esemplare dalla tomba di Monterozzi, in quanto la centralità di una delle imboccature potrebbe suggerire in qualche modo, a parità di dimensioni, una gerarchia delle stesse.15 Ai due esemplari segnalati da B. d’A-gostino nella necropoli di San Marzano sul Sarno (d’Agostino 1970, p. 597), bisogna aggiungere almeno altri due esemplari inediti: uno al museo di Sarno dalla tomba 818 di S. Valentino Torio e un altro al Museo di Nocera Inferiore dalla Collezione Pisani, sicuramente proveniente dallo stesso territorio (rin-grazio il dottor Salvatore Ponticiello per avermi segnalato questi vasi).

8. Mappa di distribuzione dei vasi a bocche multiple (vaso rituale tipo C). 1. Verrucchio; 2. Tarquinia; 3. San Marzano sul Sarno / San Valentino Torio; 4. Pontecagnano; 5. Zucow; 6. Nemyriv; 7. Velyka Oleksandrivka; 8. Dnistrivka.

di vasi rituali anche una terza forma ceramica, che condivide con le altre una diffusione, oltre che centro italica, centroeuropea (fig. 8). Si tratta di un vaso che reca, attorno a quella principale, una serie di imboccature secondarie14. Tarquinia ha restituito al-meno tre esemplari di questi vaso, attestato anche in siti villano-viani dell’Etruria Padana (Verucchio) e che sembrerebbe essere particolarmente diffuso nel salernitano (Sala Consilina e valle del Sarno15); esemplari straordinariamente simili si trovano anche in contesti contemporanei dell’est europeo, tra l’Ucraina e la Polo-nia, nell’ambito della cultura di Chernoles, sviluppatasi tra X e VIII secolo a.C. Anche in questo caso, come il precedente, si trat-ta di rinvenimenti da contesti funerari.

È stato proposto che in realtà le imboccature secondarie non siano funzionali al versamento di liquidi, ma all’inserimento di cannucce, secondo modalità di consumo di bevande alcoliche, molto probabilmente la birra, attestate nell’antico Egitto e in Mesopotamia fin dal III-II millennio a.C. (Tonussi 2007; Cerasuo-lo 2013, p. 745)16.

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17 In alcunio casi forse anche con l’aiu-to di cannucce (Cerasuolo 2013, cfr. nota precedente).

ConclusioniI tre tipi di vasi presi in considerazione in questo lavoro, hanno in comune l’elemento morfologico di essere costituiti da un cor-po principale, intorno all’imboccatura del quale si dispongono elementi accessori comunicanti (beccucci, tipo A, vasetti minia-turizzati, tipo B, imboccature secondarie, tipo C) interpretabili come funzionali al versamento di liquidi che devono raccogliersi e mescolarsi assieme, oppure (e una interpretazione non esclude l’altra) a bere una sostanza liquida da parte di un gruppo di per-sone a ciascuna delle quali è riservata un punto di abbeveramen-to diverso17. Tali vasi sono spesso confusi tra di loro e inseriti in una categoria pittosto eterogenea di manufatti che nella biblio-grafia sono frequentemente definiti come kernoi, il più delle vol-te accomunati solo dal fatto di essere “forme atipiche”, costituite da diversi elementi collegati tra di loro, sia di forma aperta, sia di forma chiusa, di varia funzionalità e aspetto. In realtà il vaso che i greci chiamavano kernos, era funzionale all’esposizione delle primizie in onore di divinità ctonie femminili (Rhea, Cibele, De-metra), ed era quasi sicuramente molto diverso da molti degli oggetti che gli archeologi designano con questo nome (Pollitt 1979; Bignasca 2005; Puglisi 2010, pp. 90-96). In particolare, la fonte che ne parla più estesamente, Ateneo nei Deipnosophistai (XI, 478 c-d), attingendo a fonti di epoca ellenistica, lo descrive con un vaso su cui erano applicate coppette destinate a contene-re offerte sia solide che liquide; ne vengono elencate ben 17: 4 tipi di cereali, 5 di legumi, miele, olio, vino e latte, il palathion (forse un preparato a base di fichi), un ciuffo di lana, salvia e papavero bianco. Le forme qui prese in considerazione sono in-vece evidentemente riservate all’uso di sole sostanze liquide, fat-tore che escude si possa trattare di veri kernoi. Tuttavia, essendo il termine ormai entrato nell’uso comune e in una ampia biblio-grafia ormai storicizzata, gli studiosi tendono ad ammetterne l’u-so, anche se improprio (Bignasca 2000, p. 5), comprendendovi sostanzialmente tutta una serie di forme diverse accomunate dal-la chiara valenza rituale.

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9. Vaso a bocche multiple attribuibile alla cultura di Cucuteni-Trypillya (Minneapolis, Museum of Russian Art).

10. Mappa di distribuzione dei vasi a beccucci, vasetti comunicanti e bocche multiple di contesti tra Eneolitico Tardo e Bronzo Antico. 1. Lago di Ledro; 2. Bande di Cavriana; 3. Vucedol; 4. Ansfelden; 5. Mödling-Jennyberg; 6. Tišice; 7. Dłubnia-Zesławice; 8. Stranska; 9. Schypyntsi; 10. Badragii Vechi.

Tutte e tre le tipologie prese in considerazione in questa sede hanno in comune una distribuzione nell’ambito territoriale inte-ressato dal fenomeno dei “campi d’urne”, che dalla Spagna si estende alle steppe del mar Nero includendo la penisola italiana. Gli esemplari più antichi, che compaiono in contesti databili con certezza in un momento terminale del Bronzo Finale, apparten-gono al tipo A (a beccucci) e compaiono prevalentemente, se non quasi esclusivamente, in contesti di abitato e devono quindi essere rivolti a un qualche tipo di ritualità “domestica”. Il tipo B (con vasetti applicati) sembrerebbe diffondersi in un momento un po’ più tardo (Hallstatt C-D), è caratteristico di contesti funerari e di un territorio più ristretto, nella parte centrale dell’a-rea dei campi d’urne, che al momento sembra escludere la peni-sola italiana. In Italia esistono in realtà vasi morfologicamente somiglianti, che però sicuramente hanno una funzionalità diver-sa, dal momento che i vasetti miniaturizzati non comunicano con il corpo principale del vaso, e sembrano proiettarsi più sul Medi-terraneo che sull’Europa centrale, considerando la loro presenza negli insediamenti greci in Sicilia, Africa settentrionale e Dode-canneso, ambito culturale dove invece non sono attestati gli altri tipi. Il tipo C (a bocche multiple) unisce ancora una volta l’Etru-

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quei vasi in cui le appendici intorno all’imboccatura principale non comu-nicano con il corpo principale del vaso (vedi supra nota 10), mentre negli esemplari tardo eneolitici e della prima età del bronzo tale comunica-zione esiste, allo stesso modo che nel-le forme più tarde definite “kernoi”.

18 Il vaso di questo tipo viene indicato nella bibliografia specifica come “pseudokernos”, utilizzando il termi-ne con un’accezione diversa rispetto a quanto si riscontra nei testi che tratta-no degli esemplari della prima età del ferro. Infatti in questo secondo ambi-to sono indicati come “pseudokernoi”

ria all’area continentale europea, in particolare la zona tra Ucrai-na e Polonia, interessata dalla cultura dell’età del ferro detta di “Chernoles”. A livello generale, limitando l’esame all’Europa transalpina, in effetti vi è l’impressione che i tre vasi abbiano una distribuzione complementare: occidentale il tipo A, centrale il tipo B e orientale il tipo C, con “commistioni” nelle aree margi-nali quali la Spagna (tipi A e B) e l’Italia (tipi A e C).

L’origine di queste forme può essere individuata nel cuore stes-so della loro area di distribuzione, in contesti tardo-eneolitici riportabili alla cultura di Baden e a quella di Cucuteni-Trypillya (fig. 9 e 10) (Nevizánsky 2000; Horvath 2009, p. 115). La loro presenza è attestata ancora nel Bronzo Antico, sia nell’area origi-naria, sia più a sud in area padano-alpina (cultura di Polada) che nord balcanica (cultura di Vucedol). Tali forme18 hanno analogie talmente strette con gli esemplari del Bronzo Finale e del Primo Ferro, da avere tratto in inganno diversi studiosi che in tempi diversi si sono avvicinati allo studio di questa classe di materiali

11. Vasi a beccucci e a bocche multiple dal Lago di Ledro (da Rageth 1974).

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Massimo Cardosa

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ceramica caratteristica delle fasi hall-stattiane e abbia datato di conseguen-za i materiali di sua conoscenza, pre-scindendo da qualsiasi altra conside-razione. Ringrazio il dott. Franco Marzatico per avermi segnalato l’in-congruenza della datazione di questo materiale nel quadro dell’archeologia del lago di Ledro.

19 Cfr. supra nota 3. Non è chiaro su quali basi la Delnef (2006, p. 219) dati i frammenti del Lago di Ledro ad Hallstatt B, dal momento che non risulta altro materiale di quell’epoca tra quelli provenienti da questo importante sito dell’inizio dell’età del bronzo. Si può presumere che la stu-diosa abbia ritenuto questa forma

12. Vasi a beccucci e a bocche multiple (pseudokernoi) inquadrabili nella cultura di Baden (da Nevizànsky 2000 e Horvàthovà 2010)

13. Vaso da Vucedol.

ceramici. Particolarmente eloquente è il caso di alcuni esemplari dal Lago di Ledro (fig. 11), da datarsi al Bronzo Antico, coerente-mente con il resto dei materiali restituiti dall’importante sito archeologico, per i quali la Delnef propone invece una datazione nell’ambito di Hallstatt B (Delnef 2006, n. 2), presumibilmente su base puramente tipologica19. Un discorso analogo vale per un esemplare da Vucedol (fig. 12), inquadrato nella prima età del fer-ro dal suo primo editore, nonostanze la mancanza di un contesto di provenienza (Beltran 1966, n. 6), seguìto in questo dalla Delnef

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Gli strumenti del rituale Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzione

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21 I cosiddetti kernoi cicladici non appartengono ai tipi di vasi presi in con-siderazione in questa sede, in quanto mancanti di un corpo principale in cui confluiscono le diverse imboccature.

20 Beltran, in quello che può essere considerato il primo articolo di sintesi su questa classe di manufatti (Beltran 1966) li considera insieme come se si trattasse di un’unica tipologia.

(2006, n. 4), ma che ha tipologicamente, nella sua forma base, richiami più chiari e stretti all’inizio dell’età del bronzo, cui appar-tiene la principale fase di frequentazione del sito (cfr. Horvath 2009, p. 115).

Questo insieme di elementi dovrebbe essere sufficiente ad argomentare con adeguate basi come questo tipo di vaso, con una certa diffusione in Etruria tra tardo Bronzo Finale e prima età del ferro, trovi i più ampi e corretti confronti nell’ambito europeo contemporaneo delle cosiddette “culture dei Campi d’Urne”, cui l’ambito protovillanoviano e villanoviano appartengono a pieno diritto, con remota origine nel cuore dello stesso territorio, in un momento di passaggio tra Eneolitico ed età del bronzo, pur per-manendo possibili confronti anche con il mondo mesopotamico (Cerasuolo 2013, p. 745 e fig. 7). In realtà esiste un altro vaso che doveva avere una funzione analoga a quella delle tipologie qui esa-minate, con le quali talvolta è non a caso avvicinato20, per lo meno dal punto di vista terminologico, ed è il cosiddetto “kernos ad anello”, anch’esso presente in occidente, ma la cui origine pare essere effettivamente riportabile al mondo orientale siro-palesti-nese (Bignasca 2000) e di cui esistono versioni con la tipica deco-razione di tipo villanoviano nella stessa Tarquinia (Iaia 2002, pp. 732-733 e fig. 3.5). Ma mentre per il kernos ad anello è possibile individuare la catena di relazioni che avrebbe portato il tipo a dif-fondersi, partendo dal mondo mesopotamico, attraverso la Siria-Palestina, Cipro e la Grecia fino al Mediterraneo occidentale, compresa l’Italia, più difficile è cogliere lo stesso percorso per i vasi a beccucci e a bocche multiple, per i quali bisognerebbe immaginare un “salto” dal mondo egizio e mesopotamico fino al cuore dell’Etruria21.

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CATALOGO TIPO A. A BECCUCCI

Sorgenti della Nova (Farnese, Vt) Abitato (contesto rituale). Settore IX, grotta 17, us 866. Vaso rinvenuto in frammenti diviso tra una fossetta al centro della grotta e la canaletta che ospitava il telaio della porta d’ingresso. Orlo estroflesso, corpo globulare, fondo piatto. Lungo l’orlo otto beccucci. Sul punto di massima espansione due anse orizzontali a bastoncello. Sul corpo è presente una decorazione incisa e impressa con un motivo ad angoli alterni composto da fasci di tre solcature eseguite a mano libera con cuppelle ai vertici in cui si inseriscono motivi angolari a grana di riso. H 12,5; diam.max 12,2; diam.orlo 8,5 Datazione: Bronzo Finale tardo. Bibl. Fizzotti 2012, pp. 574-575.

Sorgenti della Nova (Farnese, Vt) Abitato. Settore Ve, capanna a base incassata, us 125. Grosso frammento rinvenuto in uno strato di riempimento ricco di ceramica, realizzato all’interno dell’ambiente principale della struttura tra due diverse fasi di utilizzazione. Rimane la parte superiore del vaso, con orlo estroflesso e attacco della parete a profilo pressoché rettilineo. Conservati due beccucci integri e gli attacchi di almeno altri quattro. Se uniformemente distanziati, originariamente dovevano essere in tutto otto. H(fr) 6,1; diam. 16 Datazione: Bronzo Finale tardo. Bibl. Cardosa – Passoni 2004, pp. 120-121, n. 76

Sorgenti della Nova (Farnese, Vt) Abitato. Settore IX, saggio 1975 Rinvenuto nel riempimento del taglio che ospitava la più recente delle tre grandi abitazioni a piana ellittica che occupavano il settore (abitazione 6), in posizione stratigrafica sconosciuta. Rimane solo un tratto del breve orlo a tesa e della parete a profilo rettilineo su cui è applicato un beccuccio decorato lungo il margine da due solcature orizzontali parallele. H(fr); 6,4; diam. 10,4 Datazione: Bronzo Finale. Bibl. PPE.Not. 1993, p. 17 e fig. 7.3

Sorgenti della Nova (Farnese, Vt) Abitato. Nell’area dell’abitazione 6. Tratto di parete a profilo lievemente convesso con beccuccio. Datazione: Bronzo Finale H(fr) 6; larg. 5,2 Bibl. PPE.Not. 1992, p. 17 e fig. 6.5

Sorgenti della Nova (Farnese, Vt) Abitato. Settore III, strato 5. Frammento proveniente dal battuto pavimentale relativo alla frequentazione dell’abitazione 2. Tratto di un beccuccio. Datazione: Bronzo Finale. H(fr) 2,8; larg. 1,4 Bibl. Dolfini 2002, tav. 54.499

Punta degli Stretti (Orbetello, Gr) Abitato perilagunare. Recupero. Raccolto durante operazioni di dragaggio del fondo della laguna di Orbetello insieme ad altro materiale sicuramente pertinente a un contesto abitativo. Vaso di grandi dimensioni. Orlo estroflesso, parete a profilo convesso su cui rimanel’attacco di due beccucci contigui. Sulla parte interna dell’orlo, decorazione incisa a fasci di solcature con motivo ad angoli alterni. H(fr) 19,2; larg. 19,5 Datazione: Bronzo Finale tardo. Bibl. Arcangeli et alii 2002, fig. 3.7

Punta degli Stretti (Orbetello, Gr) Abitato perilagunare. Recupero. Raccolto nello stesso contesto del precedente. Orlo indistinto (?), parete a profilo convesso. Rimangono due beccucci contigui; se la ricostruzione proposta è esatta, originariamente dovevano essere otto. H(fr) 10; larg. 10,5; diam 16ca Datazione: Bronzo Finale tardo. Poggesi 1998, p. 223, fig. a p. 220

Montepizzo (Viterbo, Vt) Abitato. Recupero. Raccolto in superficie nell’area di un pianoro con tracce di frequentazione del BR, BF e prima età del ferro avanzata (VIII sec.a.C.). Ollo estroflesso e tratto della parete a profilo lievemente convesso. Rimane solo un beccuccio con decorazione a angoli alterni delineata da linee parallele a grana di riso. H(fr) 6,6; larg. 4,8 Datazione: Bronzo Finale (?). Bibl. Iaia 1993, fig. 2

Gran Carro (Bolsena, Vt) Abitato perilacustre. Recupero. Raccolto sul fondale del lago di Bolsena durante un recupero effettuato nel 1965. Orlo estroflesso, corpo biconico, fondo piatto. Lungo l’orlo presenti otto beccucci. Tra il bordo e la spalla impostata un ansa verticale a nastro. Sul corpo decorazione incisa a fasci di solcature parallele con un motivo ad enne ramificata. H 19,7; diam.orlo 16,0. Datazione: Fase iniziale della prima età del ferro. Bibl. Tamburini 1995, p. 54 e 237-239; fig. 31.170c

Gran Carro (Bolsena, Vt) Abitato perilacustre. Recupero. Raccolto insieme ad altri materiali all’inizio degli anni ’70. Orlo lievemente estroflesso, corpo biconico schiacciato, fondo piatto. Numero dei beccucci non indicato. Sul corpo decorazione incisa ad angoli alterni delineata da fasci di solcature parallele, limitata superiormente da un fascio orizzontale. H 12,4; diam.fondo 6,3. Datazione: Fase iniziale della prima età del ferro. Bibl. Tamburini 1995, pp. 129 e 237-239; fig. 40.1438

Gran Carro (Bolsena, Vt) Abitato perilacustre. Recupero Raccolto insieme ad altri materiali all’inizio degli anni ’70. Orlo estroflesso, mancante del bordo, corpo biconico con carena arrotondata. Presenti gli attacchi di due beccucci. H(fr) 11,5; larg. 10,0.

Datazione: Fase iniziale della prima età del ferro. Bibl. Tamburini 1995, pp. 129 e 237-239; fig. 40.1436

Bisenzio (Capodimonte, Vt) Abitato perilacustre. Recupero Raccolto sui fondali del lago di Bolsena antistanti l’altura di Bisenzio. Vaso a collo, con orlo lievemente estroflesso e tratto del corpo globulare (?). Lungo l’orlo rimangono tre beccucci. H(fr) 11 circa Datazione: Prima età del ferro. Bibl. Delpino 1977, p. 481, tav.IVb

Narce (Calcata, Vt) Abitato. Tra i materiali sotto la capanna della fase VII (fine VIII-VII sec.a.C.), forse da mettere in relazione con la sua costruzione. Rimane solo un tratto dell’orlo indistinto con un beccuccio. H(fr) 3,0 ca Datazione: Età del ferro (?) Bibl. Potter 1976, p. 262, fig. 92.692

Vetulonia (Castiglion della Pescaia, Gr) Necropoli (?). Materiale da collezione. Reperto facente parte della Collezione Guidi, costituta prevalentemente da materiali provenienti dalla necropoli villanoviana di Colle Baroncio, in cui sono presenti anche oggetti del Bronzo Finale. Orlo lievemente estroflesso, corpo biconico. Sono conservati almeno nove beccucci, originariamente forse 11. Dimensioni non note. Datazione: Età del ferro. Bibl. Morandi c.s.

Vigorso (Budrio, Bo) Abitato perifluviale. Buca 3. Nel riempimento di una fossa (profondità m 1.20; larghezza 2.20) costituito da livelli di cenere e concotto, traccia residua di un insediamento realizzato sulla riva del fiume Idice. Orlo estroflesso, corpo globulare. Rimangono due beccucci contigui e le tracce di un terzo. Diam. 14-15 cm Datazione: Fase iniziale della prima età del ferro. Bibl. Silvestri 1979, fig. 66.3

Le Saut-de-la-Pucelle (Tresserve – Savoie, France) Abitato perilacustre. Materiali recuperati a più riprese dal fondale del lago di Bourget. Sono pubblicati apparentemente due frammenti diversi (sembrerebbe da escludere la possibilità che si tratti dello stesso frammento), forse provenienti da uno stesso vaso, o da due vasi identici. Orlo estroflesso, corpo globulare. Lungo il bordo sono conservati tre beccucci contigui e l’attacco di un quarto in un frammento, due più un terzo nel secondo; ricostruendo la circonferenza completa sono ipotizzabili dieci beccucci complessivi (almeno 7 per la Delnef). Sul corpo decorazione impressa da tre linee orizzontali a rotella. Diam. 10 cm circa Datazione: Bronzo Finale (Hallstatt B) Bibl. Kerouanton 2002, fig. 11.9; Billaud 2004, fig. 5.5; Delnef 2006, n. 1

Britzgyberg (Illfurth – Haut-Rhin, France) Abitato. Nel riempimento di una struttura infossata (“palenque” o “fossé palissadé”) insieme ad altro abbondante materiale ceramico. Orlo estroflesso, parete a prifilo convesso. Lungo l’orlo almeno cinque beccucci conservati, forse originariamente sei in tutto. Diam. 20 cm circa Datazione: Ha D1 Bibl. Delnef 2004; Delnef 2006, n. 13

Riedisheim (Haut-Rhin, France) Abitato. Si conserva solo un frammento dell’orlo estroflesso con l’attacco della parete a profilo rettilineo e un beccuccio. Diam. 15 cm circa Datazione: Ha D1 Bibl. Goepfert 2005, p. 46 e pl. 33F; Delnef 2006, n. 14

Kleinklein (Austria) Necropoli. Tumulo 85 Orlo estroflesso, H 7,5; diam. 14,0 Datazione: Ha C Bibl. Dobiat 1980, p. 209, pl. 10.1; Delnef 2006, n. 6.

Dolenjske Toplice (Slovenia) Necropoli. Tumulo II – tomba 35 Orlo indistinto, corpo biconico, alto piede troncoconico. Tre beccucci. H 24,0; diam.max 30,0 Bibl. Beltran 1963, pp. 93-94; Teržan 1976, pp. 399, pl. 16.4; Delnef 2006, n. 9.

Dolenjske Toplice (Slovenia) Necropoli. Tumulo V – tomba 26 Orlo a colletto, Tre beccucci. H 27,5; diam.max 44,0 Datazione: Ha C Bibl. Beltran 1963, pp. 93-94, fig. 4 (t. 5); Teržan 1976, pp. 395-401, pl. 35.2; Delnef 2006, n. 10.

Cabezo de Monleon (Caspe – Zaragoza, Spagna) Abitato. Abitazione 40 (Scavo 1953) Orlo estroflesso, con lieve concavità all’interno, corpo biconico con pareti a profilo rettilineo e carena a spigolo vivo. Piede ad anello. Lungo il bordo quattro beccucci contrapposti. H 29; diam.orlo 18 Datazione: Bronzo Finale (800-700 a.C.) Bibl. Beltran 1966, I, p. 29; Delnef 2006, n. 3a.

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Cabezo de Monleon (Caspe – Zaragoza, Spagna) Abitato. Casa 55 (Scavo 1960) Frammento di orlo con due beccucci contigui Diam.orlo 23,0 Datazione: Bronzo Finale (800-600 a.C.) IX sec.a.C. Bibl. Beltran 1966, III, p. 29; Delnef 2006, n. 3c.

Variante

Sabucina (Caltanissetta, Cl) Abitato o necropoli (?) I dati sul rinvenimento sono discordi: la Sedita Migliore lo dice proveniente dall’area antistante la tomba a tholos 3, con una fibula ad arco semplice; la Panvini invece dai livelli relativi alle capanne distrutte sotto l’abitato greco (settore A). Vaso troncoconico, orlo indistinto, fondo piatto. Lungo l’orlo otto beccucci. Dimensioni n.c. Datazione: tarda età del bronzo (?) Bibl. Sedita Migliore 1981, fig. 37; Panvini 2006, p. 58.

Castellaro di Zignago (Zignago, SP) Abitato. Tratto di orlo indistinto con due beccucci contigui. Dimensioni n.c. Datazione: Bronzo Recente e Finale Bibl. Scarani-Mannoni 1974, p. 168 e fig. 5.

Miniaturistico (con beccucci non comunicanti)

Foci del Garigliano (Lt) Santuario. Orlo estroflesso, corpo globulare irregolare, piede a disco. Lungo l’orlo conservati sei beccucci dei dodici originari, non comunicanti con il vaso principale. H 9,3; diam.max 13,0 Datazione: IX sec.a.C. (?) Bibl. Mingazzini 1938, tav. XXXIII.5; Talamo 1987, n. 67.

TIPO B. CON VASETTI COMUNICANTI

Cabezo de Monleon (Caspe – Zaragoza, Spagna) Abitato. Casa 14 (Scavo 1957) Orlo estroflesso, corpo biconico, fondo piatto. Aderenti all’orlo 4 vasetti disposti a coppie contrapposte. H 35; diam.orlo 22. Datazione: Bronzo Finale. Bibl. Beltran 1966, II, p. 29; Delnef 2006, n. 3.

Monzernheim (Germania) Contesto sconosciuto. Orlo estroflesso, corpo globulare, fondo piatto profilato. Lungo l’orlo otto vasetti. H 16; diam.max 18,5 Datazione: Ha D (?) Bibl. Koepke 1998, p. 190, pl. 264B; Delnef 2006, n. 15

Wollishofen (Svizzera) Contesto incerto (abitato?) Frammento di orlo con attacco di un vasetto. Ricostruzione proposta sulla base dell’esemplare di Monzernheim. Dimensioni n.c. Datazione: età del bronzo (?) Bibl. Heierli 1886, pl. II, 1 a-b; Delnef 2006, n. 16

Stina (Slovenia) Necropoli. Tumulo 52 (o VI), Tomba 30 Orlo estroflesso, corpo globulare, fondo concavo profilato. Lungo l’orlo quattro vasetti contrapposti. Sul corpo decorazione plastica a cordoni lisci disposti a spirale. H 22,4; diam.max 26,8 Datazione: età del ferro (VII-VI sec.a.C.?). Bibl. Boži 2009, fig. 2.3

Novo Mesto (Slovenia) Necropoli. Tomba 20 del tumulo 4 (femminile) Del corredo della tomba facevano parte tre vasi uguali. Orlo estroflesso, corpo globulare schiacciato con spalla a baccellature verticali, alto piede troncoconico traforato. Attorno all’orlo quattro vasetti analoghi. Dimensioni n.c. Datazione: VI sec.a.C. (Ha C) Bibl. Knez 1976; Delnef 2006, n. 12.

Dolenjske Toplice (Slovenia) Necropoli. Tumulo 1 – tomba 7 Vaso con orlo a colletto, corpo biconico schiacciato, carena sbaccellata e alto piede troncoconico. Intorno all’orlo tre vasetti a corpo ovoide con orlo lievemente svasato. H 15,5; diam.max 29,5 Bibl. Beltran 1963, pp. 93-94; Teržan 1976, pp. 395-401, pl. 2.6; Delnef 2006, n. 8.

Gemeinlebarn (Austria) Necropoli. Tumulo 1 Vaso globulare con piccola ansa e decorazione geometrica con quattro piccoli kotyliskoi globulari Dimensioni n.c. Datazione: Ha C Bibl. Kromer 1958, pl. A11, n. 77; Delnef 2006, n. 5.

Rabensburg (Austria) Necropoli. Tumulo 1 (nella stessa sepoltura anche un vaso di tipo C) Vaso a collo con 10 vasetti, 4 in alto e 6 in basso. H 57,5 Datazione: Ha C Bibl. Kerchler 1977, p. 14, pl. 23; Delnef 2006, n. 7.

Kaptol – Gradci, (Croazia) Necropoli. Tumulo II Tre piccoli recipienti che riecheggiano la forma del vaso, escono dalla spalla del vaso e sono continui all'orlo. Sul collo e sul ventre dello pseudokernos decorazione a scanalature orizzontali. H 29,5; diam. 34,5 Datazione: VII sec.a.C. Bibl. Potrebica 2011, p. 11.

Gor-Kapolnadomb (Ungheria) Abitato. Frammento di un “vasetto” con corpo globulare e orlo a colletto H(fr) 4,0 ca Bibl. Ilon 2008, fig. 3.1

Tiszafüred-Morotvaparat (Ungheria) Abitato. Rinvenuto in un contesto probabilmente rituale all’interno di una abitazione insieme a tre vomeri e tre falci in ferro. Dimensioni n.c. Datazione: LT C2 (II sec.a.C.) Bibl. Kull 1997, pp. 358-59

Variante

Novè Košariskà (Slovenia) Necropoli. Due vasi dal tumulo 6 Dimensioni n.c. Datazione: Ha C Bibl. Pichlerovà 1969, p. 106, pl. 28.30; Delnef 2006, n. 11.

Miniaturistico (con vasetti non comunicanti)

Meiersch (Niederosterreich – Austria) Necropoli. Tomba 9 Breve orlo estroflesso, corpo globulare, piede troncoconico. Presente un’ansa verticale. Sulla spalla tre vasetti non comunicanti. H 8,2; diam.max 10 ca. Datazione: Ha C Bibl.: Berg 1962, p. 15, pl. 1.11; Delnef 2006, n. 18.

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Con vasetti non comunicanti

Rabensburg (Austria) Necropoli. Tumulo 1 (in una vecchia foto ci sono vasetti simili a quello principale, oggi perduti). Nella stessa sepoltura anche un vaso di tipo B (v.) H 29,0; diam.max 37 Datazione: Ha C Bibl. Pittioni 1954, fig. 419; Kerchler 1977, p. 14, pl. 34.3; Delnef 2006, n. 17.

Vulci, Mandrione di Cavalupo (Montalto di Vastro, Vt) Necropoli. Tomba C (da rivedere l’attribuzione alla tomba B della Falconi Amorelli). Anfora con alto piede troncoconico. Sulla spalla quattro oinochoai trilobate. H 32,0; h oinochoai 10 Datazione: Fine VIII-inizio VII secolo a.C. Bibl.: Falconi Amorelli 1969, p. 197 e fig. XXXVIIIc

Etruria, Parigi Louvre Contesto sconosciuto, probabilmente funerario. Cratere con coperchio su piede troncoconico. Sulla spalla, nello spazio tra le anse, si distribuiscono sei oinochoai, tre per parte. Bottega del Cratere Ticinese. H 31,5; diam.max 30,2. Datazione: ultimo quarto dell’VIII sec.a.C. Bibl.: Canciani 2000, n. 4, pp. 243-244.

Etruria (?), Collezione privata ticinese Contesto sconosciuto. Cratere con coperchio (forse non pertinente) su alto piede. Nello spazio tra le anse, sulla spalla, si dispongono quattro piccole oinochoai, due per parte. H 42,8; diam.orlo 21,5; diam.max 35,2. Datazione: Bibl.: Isler 1983.

Sarno (Sa) Necropoli. Sulla spalla del vaso si alternano 4 vasi ad anfora e 4 askoi miniaturizzati. Bibl.: inedito (segnalazione S. Ponticiello)

Tarquinia, Selciatello di Sopra (Vt) Necropoli. Tomba 79 Olla con orlo a colletto intorno a cui si dispongono tre imboccature secondarie e un’ansa (fratturata). H 8 ca; diam.max 9,6 ca. Bibl.: Henken 1968, p. 67 e fig. 57f.

Provenienza Sconosciuta (Etruria meridionale?) Al Civico Museo Parisi Valle di Maccagno (Va) è conservato un vaso ad impasto con orlo a colletto intorno al quale si dispongono quattro imboccature e un’ansa verticale. H 9,4 diam. 9,3 Bibl.: http://www.lombardiabeniculturali.it/reperti-archeologici/schede-complete/50050-00289/

Provenienza Sconosciuta (Etruria meridionale?) Contesto sconosciuto. Olla biansata con due versatoi imbutiformi. H 24; diam. bocca 16 Datazione: fine VIII-iniziVII sec.a.C. Bibl.: Catalogo Asta Pandolfini, 14 dicembre 2010, lotto n.33

San Marzano sul Sarno (Sa) Necropoli. Tomba 13 Intorno all’imboccatura principale se ne dispongono quattro secondarie. H 26; diam. 14 Datazione: terzo quarto VIII-primo quarto VII Bibl.: D’Agostino 1970, p. 597; Gastaldi 1979, p. 40, 5, fig. 10,5D

San Marzano sul Sarno (Sa) Necropoli. Tomba 23 Vaso simile al precedente Datazione come il precedente. Bibl. D’Agostino 1970, p. 597.

San Valentino di Torio (Sa)

Tomba 818, femminile. Vaso simile ai precedenti. Datazione: seconda metà VIII sec.a.C. Bibl.: inedito (segnalazione S. Ponticiello)

Valle del Sarno (Sa)

Vaso simile ai precedenti proveniente dalla Collezione Pisani, formatasi con materiali provenienti dalle necropoli nella zona di Sarno (San Marzano e S. Valentino di Torio) Datazione: seconda metà VIII sec.a.C. Bibl.: inedito (segnalazione S. Ponticiello)

Sala Consilina (Sa) Necropoli. Tomba A379 Variante di un tipo di olla globulare utilizzato anche come urna (tipo A2f) nel quale si ggiungono quattro imboccature secondarie intorno a quella principale. H 22,8; diam.max 27,2 Datazione: prima metà VIII sec.a.C. (fase IIA1) Bibl.: Kilian 1970, taf. 104.II.1

Zucow (Polonia) Necropoli. Vaso di forma biconica molto schiacciata con quattro imboccature secondarie tubolari. Diam.max 42,0; h 22,0. Datazione: un primo studio collocava il vaso nella seconda metà del VI sec.a.C., attribuendolo alla cultura Pomeranica; una revisione più recente invece ne rialza notevolmente la datazione (HaB finale) cogliendone i legami con forme simili nella zona ucraina e ponendolo quindi in un contesto culturale differente. Bibl.: Kunierz 2010.

Nemyriv (Ucraina) Frammento di imboccatura secondaria di vaso a più bocche. Cultura di Chernoles. Dimensioni n.c. Bibl.: Kunierz 2010, fig. 4.12.

Velyka Oleksandrivka (Ucraina) Necropoli. Sepoltura 1 del tumulo 1 Collo a profilo concavo, corpo globulare con sottili costolature oblique. Sulla spalla, intorno all’orlo, si dispongono quattro imboccature secondarie tubolari. H 33,7; diam. 39,2 Datazione: VIII sec.a.C. Bibl. Gleischer 2007, fig. 12, cat. 45.

Dnistrivka (Ucraina) Frammento di orlo a profilo concavo con attacco di imboccatura secondaria. Dimensioni n.c. Bibl.: Kunierz 2010.fig. 4.11.

Agrigento (Ag) Hydria sulla spalla della quale si collocano 9 hydriskai di forma analoga a quella del vaso principale. Dimensioni n.c. Bibl. Diehl 1964, p. 191, pl. 50.1.

Tocra (Libia) Deposito Votivo III, livello 7 (santuario di Demetra e Kore). Hydria con hydrie miniaturistiche sulla spalla, forse in tutto sette, quattro intorno al collo e tre un po’ più in basso contrapposte all’ansa verticale. Diam. 20; h 13,2 Datazione: metà VI sec.a.C. Bibl.: Boardman – Hayes 1973, pp. 5 e 67

Kos (Grecia) Deposito votivo (Santuario dedicato a Demetra presso una sorgente) Hydria con due piccole hydrie sulla spalla. Dimensioni n.c. Bibl.: Herzog 1901, p. 136, fig. 6.

TIPO C. A BOCCHE MULTIPLE

Verucchio, La Rocca (Rn) Necropoli. Scavo 1970. Tomba XXV (femminile) Vaso a corpo biconico schiacciato; sulla spalla due imboccature secondarie tubolari, rialzate rispetto a quella principale. H(fr) 18,0; diam. Max 34,0; diam.orlo 24,0. Bibl.: Gentili 2003, pp. 147-148

Tarquinia, Monterozzi (Vt) Necropoli. Tomba con elmo a campana (maschile) Vaso a sei bocche con coperchi (Roma, Villa Giulia, RC155) H 13 cm Bibl.: Henken 1968, p. 341 e fig. 343a.

Tarquinia (Vt) Contesto sconosciuto. Raccolta comunale tarquiniese. H 11,3; diam. 10,3 Bibl.: Henken 1968, pp. 411 e fig. 417.

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Gli strumenti del rituale Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzione

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Massimo Cardosa

Riassunto / Abstract

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L’insediamento di Sorgenti della Nova ha restituito cinque esemplari frammen-tari di un vaso particolare, munito di una serie di beccucci lungo l’orlo, in bi-bliografia denominato anche kernos, per le analogie con il recipiente, noto in epoca classica, utilizzato nei rituali in onore di Demetra. Per questa forma, at-testata in Italia centrale in un arco di tempo compreso tra un momento avanza-to del Bronzo Finale e l’età del ferro, è stata spesso proposta un’interpretazione come grande lucerna a fuochi multipli; tuttavia il particolare contesto di rinve-nimento dell’esemplare principale di Sorgenti della Nova, di carattere chiara-mente rituale, permette di dare maggiore risalto alle analogie con l’omonimo contenitore di epoca classica, probabilmente legato alla preparazione di bevan-de sacre. D’altra parte forme perfettamente confrontabili con quelle protoetru-sche e villanoviane sono attestate anche in ambiente centroeuropeo, dove il loro utilizzo nell’ambito di rituali domestici è stato più volte convincentemente ipotizzato e la cui origine affonda le radici in un momento di passaggio tra l’E-neolitico e l’età del bronzo. Si tratta di un elemento che arricchisce ul teriormente il quadro rituale dell’insediamento di Sorgenti della Nova, i cui rimandi a una religiosità presumibilmente rivolta a una divinità femminile, Grande Madre, dea della fecondità, si vanno lentamente sempre più definendo.

The settlement of Sorgenti della Nova has returned at least five fragmentary ex-amples of a particular kind of vessel, equipped with a series of spouts along the rim, commonly known in bibliography as ‘kernos’ because of its similarities with the container used during rituals in honour of Demeter and other goddesses in classical times. For this form, attested in central Italy between the Late Bronze Age and the Iron Age, has often been proposed an interpretation as great lamp with multiple fires. However, the clearly ritual context of recovery of the main specimen from Sorgenti della Nova, allows us to place more emphasis on simi-larities with the eponymous container from the classical era. On the other hand forms perfectly comparable with Protoetruscan and Villanovan ones are also at-tested in Central European environment, where their use in the context of do-mestic rituals has often been convincingly suggested and whose origin can be found in a moment of transition between the Copper Age and the Bronze Age. This element enriches the ritual panorama of Sorgenti della Nova and seems to endorse the pertinency of the worship to a female deity, the Great Mother, the goddess of fertility.

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Volume IEtruria e Lazio

Paesaggi cerimoniali: la messa in scena dell’ideologia funerariaNuccia Negroni Catacchio

Discussione

I luoghi di culto dell’età del rame in ItaliaDaniela Cocchi Genick

Luoghi di culto e arte rupestre in siti particolari o lungo vie di comunicazioneRenata Grifoni Cremonesi

Alla ricerca degli spazi nascosti: cerimonie, riti e sacralità pubbliche e private in contesti domestici toscani del Neolitico e dell’età dei metalliLucia Sarti - Nicoletta Volante

Riflessioni sui paesaggi cerimoniali delle statue stele della LunigianaEmanuela Paribeni - Roberta Iardella - Ivo Tiscornia

La Grotta di Diana (Mulazzo, MS) Anna Maria Tosatti - Francesco Carrera

Rituali d’altura: il monte Amiata e l’inghiottitoio di Poggio La SassaiolaChristian Metta

Tombe a camera del Bronzo MedioRituali di deposizione e rituali di celebrazioneMatteo Aspesi - Giulia Pasquini

Dietro il sacro sigillo. Testimonianze dell’età del bronzo dal santuario rupestre di Demetra-Vei-Cerere a Macchia delle Valli (Vetralla, VT) Patrizia Petitti - Carlo Persiani - Anna Maria Conti

Discussione

Paesaggi cerimoniali e società: continuità e discontinuità delle forme del culto in Italia centrale alle soglie della svolta proto urbana (riassunto)Flavia Trucco - Vincenzo d’Ercole - Giorgia Francozzi - Claudio Cavazzuti

Discussione

I rapporti dei luoghi funerari e rituali-cultuali con le aree insediative nel Bronzo FInale. Considerazioni sui criteri di analisiRita Paola Guerzoni

I luoghi funerari e rituali-cultuali del Bronzo Finale in rapporto con le aree insediative in ambiti del versante medio-tirrenicoRita Paola Guerzoni - Giovanni Anselmi - Elisa Capuccella - Annarita Cataldo - Emanuel Di Pietro - Maria Francesca Gioia - Benedetta Martini - Gian Marco Volpi

Discussione

Considerazioni sulle aree rituali della valle del fiume FioraIl caso dell’Acropoli A delle Sparne Alessandro Zanini

Indice generale

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385

Un luogo di culto sulla vetta del Monte Cimino alle soglie della svolta protourbana (riassunto)Barbara Barbaro - Andrea Cardarelli - Isabella Damiani - Francesco di Gennaro - Nicola Ialongo - Andrea Schiappelli - Flavia Trucco

Gli strumenti del rituale Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzioneMassimo Cardosa

Discussione

Gli strumenti del rituale. Forme miniaturizzate dall’abitato di Sorgenti della Nova (Farnese, VT) (riassunto)Marco Romeo Pitone

Discussione

Lo spazio mentale del “maschile” a confronto: Verucchio e Veio spunti di riflessioneGiorgia Di Lorenzo

Le indagini archeologiche 2003-2007 nella stipe etrusca del Lago degli Idoli sul monte FalteronaLuca Fedeli

Paesaggio cerimoniale e senso di appartenenzaIl “complesso monumentale” di TarquiniaMaria Bonghi Jovino

Le fortificazioni di Fidenae e il culto dei LariAngelo Amoroso - Francesco di Gennaro

Un paesaggio sacro del Latium vetus: l’evidenza archeologica e storicaAnna De Santis

Volume II Aree di confronto

Paesaggi del culto nelle Alpi centro-orientaliFranco Marzatico

Rocce a coppelle, elementi di un paesaggio progettato e monumentalizzatoContestualizzazione archeologica e ambientale nella regione alpinaAndrea Arcà - Francesco Rubat Borel

Il contributo del G.I.S. all’analisi del paesaggio funerario anticoIl caso della provincia di Cuneo nel I millennio a.C.Stefano Marchiaro

Paesaggi funerari ed evidenze cerimoniali: il caso della necropoli eneolitica di Celletta dei Passeri a ForlìMonica Miari

Luoghi di culto e culto dei luoghi nelle Marche durante l’età del bronzoGaia Pignocchi

I luoghi rituali e cultuali in rapporto con le aree insediative nel versante marchigiano tra le valli dell’Esino e del Musone nel corso del Bronzo FinaleIsabella Piermarini

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579

Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorioGaia Pignocchi

Luoghi rituali e cultuali della tarda età del bronzo in rapporto con le aree insediative nell’ambiente eugubinoNicola Bruni

Un paesaggio cerimoniale della protostoria: il contesto della Grotta Di Cicco (Civitaluparella, CH)Tomaso Di Fraia

La monumentalizzazione del paesaggio funerario mediante circoli nel Bronzo Medio Casi di studio a confronto tra Italia meridionale e area transadriaticaIlaria Matarese - Elisabetta Onnis

Aspetti cultuali di alcuni ipogei neolitici nella Puglia centraleAlfredo Geniola - Rocco Sanseverino

Il popolo degli ipogei: religione, società e paesaggioAnna Maria Tunzi

Atti rituali e spazi cerimoniali paleolitici nell’ambiente di grottaLe evidenze di Grotta del Romito in CalabriaFabio Martini - Domenico Lo Vetro

Il paesaggio del sacro nella Sardegna nuragica Architetture celebrative e spazi cerimoniali nei luoghi di culto e nei santuari Anna Depalmas

Il villaggio-santuario di S’Arcu ’e is Forros in Ogliastra. Il più importante centro metallurgico della Sardegna nuragica e i suoi rapporti con l’Etruria minerariaMaria Ausilia Fadda

The Neolithic Ceremonial Landscape on the Coast of Litorina (Baltic) SeaIlze Biruta Loze

Paesaggi cerimoniali sotterranei: rituali di sepoltura in alcune caverne dell’ArmeniaArtur Petrosyan - Boris Gasparyan

Le tombe 229, 230 e 232 della necropoli di Lchashen (Armenia)Neda Parmegiani

Rituali suttee a confrontoSrednij Stog II e Rinaldone durante il IV millennio a.C.Javier Celma Ortiz de Guzmán

I santuari megalitici, paesaggi rituali e percorsi sacri a Malta tra IV e III millennio a.C.: il caso di Tas-SilgAlberto Cazzella - Giulia Recchia

La Necropole Megalithique De Kef Jder: Oued M’zi-Monts Des Amours (Atlas Saharien-Algerie)Aziz Tarik Sahed

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Ricerche e scavi

Analisi tipologica e funzionale delle punte à cran epigravettiane della Grotta delle Settecannelle (Viterbo)Paola Ucelli Gnesutta - Emanuela Cristiani

Grotta dello Scoglietto (Alberese, Grosseto): aggiornamento sulle nuove ricercheLucia Sarti

La Collina di Spaccasasso: evidenze funerarie e minerarie nel Parco regionale della Maremma. Nuovi datiNicoletta Volante

Discussione

Dalla forma alla funzione. Analisi dei manufatti ceramici di un abitato dell’età del Rame (Le Cerquete-Fianello, Maccarese)Nadia Marconi

Discussione

Ricerche archeominerarie in Etruria meridionaleClaudio Giardino - Giuseppe Occhini - Patrizia Petitti - Daniel Steiniger

Discussione

Castiglion Fiorentino (AR), località Montecchio Vesponi Un punto d’insediamento della fine dell’età del bronzoLuca Fedeli - Roberta Iardella - Ada Salvi - Alessandro Zanini

Duna Feniglia (Orbetello, GR)I risultati delle ultime campagne di scavo (2011-2012) nell’area nord-occidentaleFabio Rossi - Lucia Campo - Irene Cappello - Massimo Cardosa - Alessandra Lepri - Mirko Luciano

Discussione

Sorgenti della Nova (Farnese VT). Il settore XII: una nuova struttura abitativaNuccia Negroni Catacchio - Chiara Fizzotti - Carlotta Finotti - Veronica Gallo - Christian Metta

Sorgenti della Nova: l’US 60 e la fase tarda dell’abitatoMassimo Cardosa, Matilde Kori Gaiaschi

Discussione

Paesaggi vulcanici nella Maremma tosco-laziale: un progetto di ricognizioneMatteo Aspesi - Christian Metta - Giulia Pasquini

La catalogazione delle collezioni private: le collezioni BocciClarissa Belardelli - Silvana Vitagliano

Trasformazione e uso del territorio lungo il paleoalveo dei Camaldoli in età protostorica (Villaricca, NA)Patrizia Gargiulo - Maria Ester Castaldo - Atala Grattarola - L. Caprio - M. De Luca

Navicelle nuragiche e tirreniche, testimonianze di marinerie protostoricheGiuseppa Lopez

Discussione

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