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numero 120agosto 1978anno XIvolume XXI
Q
uali furono gli antecedenti dellascrittura e come si pervenne
adessa? L'invenzione della scrittu-
ra è un tipico esempio di ciò che gli studio-si del passato
designano come una scoper-ta fatta indipendentemente in più
luoghi;vari sistemi di scrittura si svilupparonoinfatti
isolatamente l'uno dall'altro inepoche diverse e in parti del mondo
moltoremote fra loro e spesso pressoché privedi collegamenti. Il
sistema di scritturadegli ideogrammi cinesi, per esempio,può essere
ricondotto ai segni arcaici inci-si sulle scapole di ovini o su
scudi di tarta-ruga nel II millennio a.C. come mezzo perporre
domande ai celesti. Un migliaio dianni dopo un sistema di scrittura
comple-tamente diverso sorse in una parte delmondo lontanissima,
ossia nella Mesoa -merica. Questo nuovo sistema combinavaun metodo
semplice di notazione numeri-ca con complessi geroglifici ed era
usatoprincipalmente per indicare le date di varieventi secondo un
elaborato calendario.
Tanto la scrittura dei cinesi quantoquella dei maya furono
invenzioni relati-vamente tarde. Dev'esserci stato un qual-che
sistema di scrittura che si possa consi-derare il più antico e
proprio da quellafase iniziale dobbiamo dare l'avvio allericerche
sugli antecedenti della scrittura.Il merito dell'introduzione della
scritturaè attribuito generalmente alla popolazio-ne mesopotamica
dei sumeri. Nell'ultimosecolo del IV millennio a.C. i funzionaridi
città-stato sumeriche come Uruk ave-vano sviluppato un sistema per
registrarenumerali, pittogrammi e ideogrammi su
di Denise Schmandt-Besserat
superfici di argilla preparate apposita-mente. (Un pittogramma è
una raffigura-zione più o meno realistica dell'oggettoche
rappresenta; un ideogramma è unsegno astratto.)
A Uruk un gruppo di archeologi tede-schi diretto da Julius
Jordan riportò inluce, tra il 1929 e il 1930, molti esempi diqueste
registrzioni arcaiche. I testi, unmigliaio circa, furono studiati
per la primavolta da Adam Falkenstein e dai suoi al-lievi. Oggi
altre scoperte hanno portato ilnumero complessivo dei testi di Uruk
enello stile di Uruk a circa 4000 e gli sforzipionieristici di
Falkenstein sono stati por-tati avanti principalmente da Hans J.
Nis-sen, della Freie Universitàt di Berlino, edalla sua collega M.
W. Green.
Benché i supporti di argilla usati dagliscribi di Uruk vengano
designati univer-salmente come tavolette, una parola chefa pensare
a lastre piane, essi sono in real-tà convessi. I singoli caratteri
venivanoscritti nell'argilla molle per mezzo di unostilo di legno,
osso o avorio, con un estre-mo smussato e l'altro appuntito. I
caratte-ri erano sostanzialmente di due tipi: i se-gni numerici
venivano impressi nell'argil-
la ; tutti gli altri segni, pittogrammi e ideo-grammi, venivano
incisi con l'estremitàappuntita dello stilo. Il repertorio di
ca-ratteri usato dagli scribi di Uruk era moltoesteso; si stima che
ammontasse a nonmeno di 1500 segni distinti.
Le ipotesi sull'origine della scritturapostulano in generale
un'evoluzione dalconcreto all'astratto: si partirebbe da unafase
pittografica iniziale che nel corso deltempo, e forse a causa
dell'imprecisionedegli scribi, si sarebbe evoluta verso
unoschematismo sempre più accentuato. Letavolette di Uruk
contraddicono questotipo di ipotesi. La maggior parte dei 1500segni
(Falkenstein ne elencò 950) sonoideogrammi totalmente astratti; i
pochipittogrammi che compaiono in esse rap-presentano animali
selvatici come il lupoe la volpe o strumenti di una tecnica
abba-stanza avanzata, come il carro a due ruo-te. In effetti i
testi di Uruk rimangono ingran parte da decifrare e continuano
acostituire un enigma per gli epigrafisti. Ipochi segni ideografici
che sono statiidentificati sono quelli che possono
esserericondotti, per passaggi graduali, da uncarattere cuneiforme
di epoca posteriore
LE SCIENZEeazone zaha,a, SCIENTIF1C
AMERICXN
La composizione della pagina a fronte presenta una serie di
gettoni d'argilla provenienti da Susa,antico sito urbano
nell'attuale Iran. I gettoni, conservati nella collezione del Museo
del Louvre,risalgono a circa 5000 anni fa. I cinque gettoni nella
riga in alto rappresentano alcune fra le formepiù comuni: una
sfera, una mezza sfera, un disco, un cono e un tetraedro. I
gettoni, più elaborati,della riga seguente, presentano incisioni o
impressioni. Versioni non perforate e perforate digettoni simili
appaiono nella terza e quarta riga. I gettoni delle ultime due
righe variano per ledimensioni e le incisioni; alcuni sono
identificabili con antichi ideogrammi sumerici.
Gli antecedentidella scrittura
Molto prima che i sumeri inventassero la scrittura, in Asia
occidentalesi tenevano conti e registrazioni con gettoni di argilla
di varie forme:sembra siano stati tali oggetti a dare origine agli
ideogrammi sumerici
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Questa bulla, rinvenuta a Susa, presenta due file di impronte,
corri-spondenti per numero e forma ai gettoni in essa contenuti: un
cono
grande, tre coni piccoli e tre dischi. Il passo successivo fu
rappresentatoprobabilmente da tavolette recanti raffigurazioni
incise di gettoni.
Questa tavoletta cava a forma di uovo fu rinvenuta fra le rovine
del palazzo di Nuzi, un sito urbanomesopotamico del II millennio
a.C. L'iscrizione cuneiforme sulla sua superficie elenca 48
anima-li. La «tavoletta», una volta aperta, risultò contenere 48
gettoni. Questi andarono perduti primache potesse esserne fatta una
esatta descrizione, ma si pensa fossero usati per conteggi.
a un prototipo sumerico arcaico. Dai con-tenuti frammentari che
tali documenti ciconsentono di apprendere, appare che gliscribi di
Uruk registravano soprattuttotransazioni commerciali e
compravenditedi terreni. Alcuni fra i termini che ap-paiono più
spesso sono quelli per designa-re il pane, la birra, gli ovini, i
bovini e gliindumenti.
Dopo la scoperta di Jordan a Uruk,altri archeologi trovarono
testi simili inaltre località della Mesopotamia. Altrifurono
trovati nell'Iran : a Susa, a ChoghaMish e persino a Godin Tepe,
350 chilo-metri circa a nord di Uruk. In anni recentitavolette
nello stile di Uruk sono stateriportate in luce in Siria a Habuba
Kabirae a Jebel Aruda, 800 chilometri circa anord-ovest di Uruk. A
Uruk le tavolettesono state rinvenute in un complessotemplare; la
maggior parte delle altre fu-rono trovate fra i resti di abitazioni
priva-te, dove la presenza di sigilli e di tappid'argilla per giare
marcati con sigilli indi-ca l'esercizio di una qualche attività
ditipo mercantile.
Se i testi di Uruk sembrano contraddirel'ipotesi che la forma di
scrittura più anti-ca fosse quella pittografica, molti
epigra-fisti, anziché accettare questo fatto, incli-nano a pensare
che tali tavolette, pur es-sendo la forma di scrittura più antica
ogginota, rappresentino in realtà uno stadiogià avanzato. L'ipotesi
pittografica simantiene così valida. Il fatto che nessun
testo di questo genere sia ancora statotrovato in siti del IV
millennio a.C. o an-cora più antichi viene spiegato postulan-do che
i testi dei millenni anteriori venis-sero scritti solo su mezzi
deperibili.
To vorrei suggerire un'ipotesi alterna-tiva. Dalle ricerche
sulle prime forme
di utilizzazione dell'argilla nel VicinoOriente condotte in anni
recenti emerge ilsuggerimento che varie caratteristiche
deimateriali di Uruk possano fornire indiziimportanti circa i
simboli visibili che pre-cedettero di fatto l'avvento dei testi
su-merici arcaici. Fra questi indizi sono lascelta dell'argilla
come materiale perdocumenti, il profilo convesso delle tavo-lette
di Uruk e l'aspetto dei caratteri regi-strati su di esse.
A Nuzi, sito urbano del II millennioa.C. dell'Iraq, furono
compiuti scavi fra il1927 e il 1931 a cura dell'AmericanSchool of
Oriental Research di Bagdad.Una trentina di anni dopo, A. Leo
Op-penheim, dell'Oriental Institute dell'U-niversità di Chicago,
passando in rassegnai reperti degli archivi del palazzo di
Nuzi,riferì sull'esistenza di un sistema di regi-strazione che
faceva uso di «gettoni». Sul-la base dei testi di Nuzi, tali
gettoni veni-vano usati a scopo di conteggio; di essi sidiceva che
venivano «depositati», «tra-sferiti» e «rimossi».
Oppenheim desunse dai testi di Nuzil'esistenza di una sorta di
sistema di con-
tabilità doppia; oltre agli elaborati testicuneiformi degli
scribi, l'amministrazionedi palazzo aveva una contabilità
parallelatangibile. Per esempio, un gettone di undeterminato tipo
poteva rappresentareuno dei capi di bestiame delle mandrie
diproprietà del palazzo. Quando nascevanonuovi animali si doveva
aggiungere unnumero corrispondente di nuovi gettoni;ogni volta che
si macellavano animali, sitoglieva un numero di gettoni
corrispon-dente. I gettoni venivano probabilmenteanche trasferiti
da un ripiano all'altroquando gli animali venivano spostati daun
pastore o da un pascolo, quando lepecore venivano tosate e così
via.
La scoperta di una tavoletta cava aforma di uovo nelle rovine
del palazzoportò una conferma all'ipotesi di Oppen -heim.
L'iscrizione sulla tavoletta risultòessere un elenco di 48 animali.
La tavolet-ta tintinnava e, quando fu aperta con ognicura a
un'estremità, si trovò che nel suointerno c'erano 48 gettoni.
Presumibil-mente la combinazione di un elenco scrit-to e di gettoni
che potevano essere contatisi riferiva al trasferimento di un
gruppo dianimali da un servizio di palazzo a un'al-tro. Purtroppo
non abbiamo alcuna de-scrizione precisa di questi gettoni,
cheandarono poi perduti.
Gli archivi di Nuzi risalgono al 1500a.C. circa. Il grande sito
elamita di Susa halivelli di oltre 1500 anni più antichi. Gliscavi
a Susa, iniziati da studiosi francesinel penultimo decennio
dell'Ottocento,continuano ancor oggi. Sei anni dopo larelazione del
1958 di Oppenheim, PierreAmiet, del Museo del Louvre, fu in gradodi
confermare l'esistenza di un sistema diconteggio simile a Susa. I
contenitori digettoni di Susa, a differenza di quello rin-venuto a
Nuzi, erano sfere di argilla cave.Amiet le chiamò bullae; finora ne
sonovenute in luce una settantina. I gettoniche esse contengono
sono foggiati in argil-la in una varietà di forme
geometriche,comprendenti sfere, dischi, cilindri, coni
etetraedri.
a scoperta di Amiet era molto impor-, tante; non soltanto essa
dimostravache bullae e gettoni erano già in uso al-meno un
millennio e mezzo prima dellaloro comparsa a Nuzi, ma anche che
era-no altrettanto, o forse ancora più antichi,dei documenti
scritti di Uruk.
Nel 1969 cominciai una ricerca propo-nendomi di scoprire quando
e in qualimodi ebbe inizio l'uso dell'argilla nel Vi-cino Oriente.
La produzione di ceramicheè ovviamente l'uso più familiare
dell'ar-gilla, ma ancor prima della produzione divasellame l'uomo
si serviva dell'argillaper farne perline per collane, statuine
emattoni e la usava come calce. Iniziai lamia ricerca visitando
musei negli StatiUniti, in Europa e in varie città del
VicinoOriente che avevano collezioni di manu-fatti di argilla
risalenti al VII, VIII e IXmillennio a.C. Nel periodo di tempo
cheva da 11 000 a circa 8000 anni or sonofurono fondati nell'Asia
occidentale iprimi insediamenti stabili agricoli.
Nelle collezioni dei musei, oltre che
nelle perline, nei mattoni e nelle statuineche mi ero attesa di
trovare, mi imbattei inquella che fu per me una categoria di
og-getti imprevista: piccoli manufatti di argil-la di varie forme.
Come mi resi conto piùtardi, erano le stesse forme che Amietaveva
trovato nelle sue bullae di Susa:sfere, dischi, coni, tetraedri,
ovoidi, trian-goli (o mezzelune), doppi coni uniti allabase,
rettangoli e altre strane forme diffi-cili da descrivere. Anche
questi manufat-ti, alcuni dei quali erano di 5000 anni piùantichi
di quelli rinvenuti a Susa, poteva-no essere stati utilizzati come
gettoni perconteggi?
Cominciai a compilare il mio catalogoprincipale di questi strani
oggetti, elen-cando ogni gettone di cui si conosceva laprovenienza
da un sito specifico. In brevetrovai che, se erano tutti piccoli,
misuran-do in media da uno a due centimetri nellaloro dimensione
maggiore, molti si pre-sentavano in due grandezze distinte.
Peresempio, c'erano piccoli coni alti circa uncentimetro e grandi
coni alti da tre a quat-tro centimetri. C'erano anche dischi
sotti-li, di soli tre millimetri di spessore, dischiil cui spessore
arrivava a due centimetri.Erano evidenti anche altre variazioni.
Peresempio, oltre a sfere intere trovai quartidi sfera, mezze sfere
e tre quarti di sfera.Alcuni gettoni avevano altri caratteri
ag-giuntivi. Molti recavano incise linee pro-fonde; ad alcuni erano
applicate pallotto-line o spire di argilla; altri ancora
avevanoimpronte cave come di punzoni circolari.
I gettoni erano stati modellati tutti a
mano, o rotolando un pezzetto di argillafra i palmi delle mani o
schiacciandolo frale punte delle dita. L'argilla era di unimpasto
molto fine ma non presentavasegni di una preparazione speciale
(comel'aggiunta di sostanze destinate a conferi-re maggior durezza
dopo la cottura). Tuttii gettoni erano stati però cotti allo
scopodi assicurare loro una maggiore durata.
Trovai che i gettoni erano presenti pra-ticamente in tutte le
collezioni di manu-fatti dell'Asia occidentale dal Neolitico
inavanti. Un esempio di abbondanza ci vie-ne fornito da Jarmo, il
sito di un anticovillaggio nell'Iraq, la cui prima occupa-zione
risale a circa 8500 anni or sono.Jarmo ha fornito un totale di 1153
sfere,206 dischi e 106 coni. Dalle relazioni de-gli archeologi si
desume che essi trovaro-no generalmente i gettoni disseminati
sulpavimento di case sparse in varie parti diun sito. Se i gettoni
erano stati tenuti untempo in contenitori, come ceste o
borse,questi sono andati distrutti moltissimotempo fa. Ci sono
nondimeno indizi delfatto che i gettoni venivano tenuti distintida
altri manufatti e anche di quale dovevaessere la loro funzione. Le
relazioni cidicono che molti di questi oggetti furonotrovati in
gruppi di 15 o più e che taligruppi si trovavano, all'interno delle
case,in aree destinate a fungere da magazzini.
Quando passai in rassegna le collezioni
dei musei e le relazioni sui vari siti diprovenienza, fui sempre
più incuriositadall'apparente onnipresenza dei gettoni.
Essi erano stati rinvenuti in siti così remo-ti fra loro come
Beldibi a ovest, nell'attua-le Turchia sud-occidentale, e
ChanhuDaro, nell'attuale Pakistan, a est. Eranostati riportati in
luce gettoni anche da unoscavo in un sito dell'VIII millennio
a.C.sul Nilo, nei pressi di Khartoum.
Al tempo stesso rilevai che alcune fra lerelazioni sui siti
tralasciavano di renderconto dei gettoni che erano stati raccolti
oli menzionavano solo incidentalmente.Quando in una relazione si
rendeva contodel ritrovamento dei gettoni, questi veni-vano
designati come «oggetti di uso incer-to», «giocattoli per bambini»,
«pedineper giochi» o «amuleti». Per esempio, igettoni rinvenuti a
Tello, nell'Iraq, furo-no interpretati dal loro scopritore, Henride
Genouillac, come amuleti la cui fun-zione sarebbe stata quella di
esprimere ildesiderio di «identificazione personale»dei
residenti.
La presa di coscienza del fatto che igettoni erano tutti
manufatti del medesi-mo genere era impedita anche dalla
circo-stanza che, quando pure venivano elenca-ti nelle relazioni
sui vari scavi, apparivanodi solito non sotto un'unica voce ma
sottovarie voci distinte a seconda della loroforma. I coni, per
esempio, sono stati de-scritti come figurine femminili
schemati-che, come simboli fallici, come pedine dagioco e le sfere
sono state interpretate perlo più come biglie o come palline da
lan-ciare con la fionda.
Avendo studiato all'École du Louvre,conoscevo bene il lavoro di
Amiet. Avevo
8 T 9
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TEPE GAWRAGIRD ALI AGHA
GRANDE ZAB
•JARMO•NUZI
TEPE
SEH GABI•ASIAB: TEPE SARAB•
GANJ-I-DAREH TEPE
TEPE GURAN•DEH LURANCHAGA SEFID
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•GHORAIFE
EUFRA7(c.,.
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• TELL ASWADTELL RAMAD•
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TELL AS-SAWWAN•
TELLA.RPACHIYAH
LAGO URMIA
TELL BILLA • HAJJI FIRUZ
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NIPPUR•• GERICO
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BELIKH
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G, • • ••47(2,7*9>••• ••
TALL-I-BAKUNL? • ec,,
SHAHDAD•.TAL-I-IBLIS
• TEPE YAHYA
HEL0‘).
La distribuzione geografica dei gettoni si estende dalla riva
iraniana del fino alla Valle dell'Indo a est. l siti identificati
con puntini coloratiMar Caspio a nord fino a Khartoum a sud e
dall'Asia Minore a ovest nel rettangolo figurano, con i nomi
corrispondenti, nella cartina sotto.
BELISIBI
KHARTOUM
LAGO DI VAN
- LAGO•URMLA
_O*
Il raggruppamento di siti nel bacino superiore e inferiore del
Tigri, nellabassa valle dell'Eufrate e nella regione dello Zagros,
nell'Iran, riflette
più la disponibilità delle collezioni per lo studio che non una
misuradell'estensione e frequenza reali dell'uso dei gettoni in
questa regione.
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ooMILLENNI A.C.
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TALL-I MALYAN
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TEPE GAWRA
TELL BILLA
CHAGAR BAZAR
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JAFFARABAD
CAN HASAN
MUNHATTA
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TAL-I-IBLIS
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TELL ARPACHIYAH
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GIRD ALI AGHA
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BELT CAVE
TEPE SARAB
JARMO
TELL ASWAD
TEPE GURAN
CAYÒNÙ TEPESI
KHARTOUM
GANJ-I-DAREH TEPE
TEPE ASIAB
BELDIBI
I siti in cui furono riportati in luce gettoni coprono un
intervallo di tempo compreso fra il IX e il IImillennio a.C. Nei
siti più antichi sono presenti almeno 20 varianti di quattro forme
fondamentalidi gettoni. Le bullae d'argilla racchiudenti i gettoni
non apparvero prima del IV millennio a.C.
nondimeno compilato un catalogo di cen -tinaia di gettoni prima
di rendermi final-mente conto di quanto questi manufatti diargilla
molto più antichi fossero simili aigettoni di Susa studiati da
Amiet. Dap-prima mi parve impossibile che i duegruppi potessero
essere connessi; almeno5000 anni separavano i gettoni del perio-do
neolitico da quelli di Susa, dell'Età delbronzo. Quando estesi le
mie investiga-zioni, includendo in esse manufatti di ar-gilla
posteriori, risalenti al periodo com-preso fra il VII e il IV
millennio a.C. eoltre, trovai con sorpresa che gettonid'argilla
simili erano stati riportati in lucein un gran numero di siti
rappresentatividell'intero intervallo di tempo. Eviden-temente un
sistema di conteggio che face-va uso di gettoni fu ampiamente
usatonon soltanto a Nuzi e a Susa ma in tuttal'Asia occidentale e
per un periodo cosìlungo come quello compreso almeno fra ilIX e il
II millennio a.C.
Pare che il sistema sia stato molto similea vari altri sistemi
antichi, e anche
non tanto antichi, di computo. Gli studio-si dell'antichità
classica hanno grandefamiliarità col sistema romano di
fare«calcoli» con pietruzze (dette appunticalculi in latino).
Ancora alla fine del Set-tecento, i funzionari della tesoreria
bri-tannica facevano uso di gettoni per calco-lare le tasse. Del
resto i pastori iracheni siservono ancor oggi di pietre per contare
icapi di bestiame dei loro greggi e l'abaco èancora il calcolatore
standard nei mercatidell'Asia. L'arcaico sistema dei
gettonidell'Asia occidentale era semmai solo unpo' più complesso
delle sue contropartiposteriori.
Considerato nel suo insieme, il sistemapresentava una quindicina
di classi prin-cipali di gettoni, ulteriormente suddivisein circa
200 sottoclassi sulla base delledimensioni, di segni incisi o
impressi o divarianti frazionarie, come nei casi deiquarti di
sfera, delle mezze sfere e dei trequarti di sfera. Evidentemente
ogni for-ma particolare aveva un significato pro-prio; alcune
appaiono rappresentare va-lori numerici, altre oggetti specifici,
inparticolare merci.
Non è necessario speculare su alcuni diquesti significati;
numerosi ideogrammiincisi sulle tavolette di Uruk sono
unaraffigurazione bidimensionale abbastan-za esatta di molti fra i
gettoni. Per esem-pio, i segni arbitrari usati a Uruk per
inumerali, come una piccola impronta informa di cono per il numero
uno, un'im-pronta circolare per il numero 10 eun'impronta ancora in
forma di cono, mapiù grande, per il numero 60 trovano ri-scontro in
forme di gettoni: piccoli coni,sfere e grandi coni. Altri esempi di
ideo-grammi che corrispondono a gettonisono, per quanto concerne le
merci e og-getti di scambio, il simbolo di Uruk per gliovini (un
cerchio che include una croce) eil simbolo di Uruk per un indumento
(uncerchio che include quattro linee paralle-le). Altri esempi sono
costituiti da ideo-grammi per indicare il metallo e l'olio esimboli
più chiaramente pittografici per il
•
•MEGIDDO
10
11
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bestiame, i cani e quelli che sono manife-stamente recipienti; a
ogni segno inciso suuna tavoletta corrisponde un gettone diforma
simile recante gli stessi segni grafi-ci. Anche le forme di molti
ideogrammisumerici non ancora interpretati trovanoriscontro in
altri gettoni.
Quali furono i motivi che condussero a
introdurre un tale repertorio disimboli tridimensionali? Non può
essereuna semplice coincidenza il fatto che iprimi gettoni appaiono
all'inizio del pe-
riodo neolitico, un'epoca di profondomutamento nella società
umana. Fu allo-ra che un anteriore sistema di sussistenza,fondato
sulla caccia e sulla raccolta, futrasformato dall'impatto della
domesti-cazione di piante e animali e dallo svilup-po di un modo di
vita agricolo. La nuovaeconomia agricola, pur accrescendo
in-dubbiamente la produzione di cibo, do-vette accompagnarsi a
nuovi problemi.
Il più cruciale fu forse quello della for-mazione di scorte di
generi alimentari.Una determinata porzione del raccolto di
ciascun anno doveva essere riservata alfabbisogno della famiglia
dell'agricoltoree una parte doveva essere accantonatacome semente
per la produzione dell'an-no successivo. Un'altra parte ancora
po-teva essere barattata con coloro che eranodisposti a offrire, in
cambio di generi ali-mentari, prodotti esotici e materie prime.Pare
plausibile che il bisogno di tenernota di tali assegnazioni e
transazioni pos-sa essere stato sufficiente a stimolare losviluppo
di un sistema di registrazione.
I gettoni più antichi a noi noti sono
quelli provenienti da due siti della regionedello Zagros,
nell'Iran: Tepe Asiab eGanj-i-Dareh Tepe. Pare che attorno
al-1'8500 a.C. gli abitanti delle due comunitàpraticassero
l'allevamento e stessero spe-rimentando coltivazioni agricole,
purcontinuando a dedicarsi alle attività dellacaccia di selvaggina
e della raccolta dipiante selvatiche. I gettoni di argilla daloro
prodotti avevano una forma abba-stanza sofisticata. Si
distinguevano in essiquattro tipi fondamentali: sfere, dischi,coni
e cilindri. C'erano inoltre tetraedri,
ovoidi, triangoli, rettangoli, spire piegatee forme animali
schematiche. Fra i sotto-tipi c'erano mezze sfere e coni, sfere
edischi con incisioni e impronte. L'insiemecomprendeva un totale di
20 simboli.
Il periodo neolitico e il successivo pe-riodo calcolitico, o Età
del rame, duraro-no nell'Asia occidentale circa 5000 anni.Nel corso
di questo periodo di tempo didurata considerevole si trovano,
sorpren-dentemente, assai pochi mutamenti neigettoni, a
testimonianza di quanto questosistema di registrazione fosse
appropriato
alle esigenze di una primitiva economiaagricola. Nel 6500 a.C.
circa, ossia 2000anni dopo il sorgere delle prime comunitàagricole
dello Zagros, cominciò a fiorireun altro villaggio iranico, Tepe
Sarab.L'inventario dei gettoni riportati in lucedagli scavi a Tepe
Sarab non presentaalcun aumento nel numero dei tipi princi-pali e
solo un aumento limitato nel nume-ro dei sottotipi (da 20 a 28),
fra i qualitroviamo una piramide a base quadrango-lare e un cranio
di bue stilizzato che rap-presenta forse il bestiame in genere.
GETTONI TIPO I
SFERA
Il
DISCO
III—
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IV
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TETRAEDRO
V
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Cinquantadue gettoni, rappresentativi di 12 categorie principali
di tipi,sono qui messi a confronto con caratteri incisi che
compaiono nelle più
antiche iscrizioni sumeriche. La maggior parte delle iscrizioni
non sonostate ancora interpretate. Qui, quando il significato del
simbolo è noto,
si dà la parola equivalente in italiano. I simboli numerici dei
sumeri reali dei gettoni nella superficie delle tavolette. In due
casi (sfera) sonoidentificati con i vari gettoni sferici e conici
sono desunti da impronte aggiunte linee incise; in un terzo (cono)
si nota un'impronta circolare.
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Queste tavolette di Uruk hanno forma convessa dovuta, forse,
alla loro evoluzione da bullae cave.Le impronte rappresentano
numerali. Le tavolette si trovano al Pergamon Museum di Berlino
Questa radiografia di una bulla non aperta rivela la presenza
all'interno di gettoni, alcunievidentemente di forma conica e altri
ovoidale. L'età della bulla non è stata determinata; essa futrovata
sulla superficie del terreno, isolata, nei pressi del sito di
Dhabran, nell'Arabia Saudita.
Fu forse durante il periodo calcoliticoche le eccedenze agricole
di singoli mem -bri della comunità andarono a formare unfondo
comune per mezzo dell'istituzionedi tasse in natura, fondo la cui
supervisio-ne dovette essere affidata a pubblici fun-zionari, come
dipendenti del tempio. Secosì fu, il bisogno di tener nota dei
contri-buti individuali non bastò evidentementea far apportare
modificazioni significativeal sistema di registrazione. I gettoni
ripor-tati in luce in quattro siti fioriti fra il 5500e il 4500
a.C. (Tell Arpachìyah e Telias-Sawwan nell'Iraq e Chaga Sefid e
Jaf-farabad nell'Iran) non riflettono se nonsviluppi marginali. In
questi siti compareun nuovo tipo di gettone, il cono doppio, ein
alcuni dei sottotipi linee e punti neridipinti hanno sostituito le
incisioni e imarchi impressi.
A'inizio dell'Età del bronzo, fra il 3500e il 3100 a.C., ci
furono mutamenti
significativi nel sistema di registrazione.Questo periodo vide
un progresso eco-nomico non meno notevole di quanto loera stata
l'ascesa dell'economia agricolache ne aveva gettato le basi. Il
nuovo svi-luppo fu l'emergere di città. Lo studio deisiti antichi
dell'Asia occidentale indica unaumento notevolissimo della
popolazionedell'Iraq e dell'Iran ; centri urbani conmolti abitanti
cominciarono a sorgere inprossimità degli anteriori insediamenti
divillaggio.
A questo periodo risalgono le primeforme di specializzazione
artigianale e diproduzione di massa. Le fucine del bron-
zo e i loro prodotti dettero a quest'epocail suo nome, ma
contemporaneamentefiorirono, concentrandosi in varie aree,anche
altre forme di artigianato. L'inven-zione della ruota del vasaio
consentì losviluppo di un'industria ceramica e laproduzione di vari
forni di ceramisti chelavoravano per un grande pubblico fu
di-stribuita anche a distanze molto grandi.Una tendenza analoga si
riscontra nellaproduzione di vasellame in pietra e il for-marsi di
un'estesa rete commerciale è in-dicato dalla comparsa nell'Iraq di
mate-riali esotici come il lapislazzuli.
Lo sviluppo di un'economia urbana,fondata sul commercio, deve
aver molti-plicato le domande poste al sistema diregistrazione
tradizionale. Si trattava diprender nota ora non soltanto della
pro-duzione ma anche di inventari, partite dimerci e pagamenti di
salari e i mercantiavevano bisogno di conservare registra-zioni
delle loro transazioni commerciali.Nell'ultimo secolo del IV
millennio a.C.le sollecitazioni della complessa contabili-tà
commerciale sul sistema dei gettoni simanifestano tanto nei simboli
quanto nelmodo in cui i gettoni venivano usati.
Per considerare innanzitutto i simboli,sei siti dell'ultima
parte del IV millennioa.C. nell'Iraq (Uruk, Tello e Fara),
nell'I-ran (Susa e Chogha Mish) e in Siria (Ha-buba Kabira) hanno
fornito gettoni rap-presentativi dell'intera gamma di tutte
leforme. Compaiono inoltre alcune formenuove, fra cui parabole,
romboidi e raffi-gurazioni di tipi di vasellame. Ancor
piùsignificativa della comparsa di forme
nuove è però la grande proliferazione disottotipi, identificati
da una varietà disegni incisi sui gettoni stessi. E in
questoperiodo, inoltre, che alcuni fra i gettonicominciano a
presentare motivi applicati,come pallottoline o spirali di
argilla.
I sei siti nominati hanno fornito un tota-le di 660 gettoni
risalenti al 3100 a.C.circa. Di questo numero, 363, ossia il 55per
cento, recano incisioni. La maggiorparte di queste sono fori
profondi prodot-ti con l'estremità appuntita di uno stilo:
ladisposizione dei fori è molto visibile erivela una chiara
attenzione alla simme-tria. Su gettoni dalla forma arrotondata,come
sfere, coni, ovoidi e cilindri, le inci-sioni decorrono di solito
attorno alla par-te centrale, in senso per così dire equato-riale,
e sono perciò visibili da qualsiasiparte li si osservi. Su gettoni
piani, comedischi, triangoli e rettangoli, le incisioniappaiono su
una sola faccia.
La maggior parte delle incisioni presen-tano un disegno di linee
parallele, benchénon manchino anche croci e disegni a li-nee
incrociate. Il numero delle linee pa-rallele che compaiono ogni
volta nonsembrerebbe casuale: possono essercisino a dieci incisioni
e la frequenza deidisegni a una, due, tre e cinque linee èmolto
elevata. È degno di nota che, conl'eccezione del disegno a due
linee, i dise-gni con un numero di linee dispari sono ipiù
frequenti.
Benché i disegni incisi siano di granlunga i più abbondanti, 26
dei gettoni(pari al 4 per cento circa del totale) pre-sentano
impronte circolari eseguite evi-dentemente premendo sull'argilla
con l'e-stremità arrotondata di uno stilo. Alcunifra i gettoni con
impronte ne presentanouna sola, altri presentano un insieme disei
impronte, disposte o su una sola riga osu due righe con tre
impronte ciascuna.
Quanto ai mutamenti nel modo in cui i
gettoni furono usati, è significativoil fatto che 198 di essi,
ossia il 30 per centodel totale, sono perforati. I gettoni
perfo-rati si trovano in tutti i tipi e comprendo-no sottotipi
delle varietà non marcate,incise e con impronte. In effetti ciò
signi-fica che gettoni di ogni genere erano di-sponibili in
entrambe le forme, perforatae non perforata. Le perforazioni sono
cosìpiccole che nel foro poteva passare solouno spago abbastanza
sottile. Una fra lespiegazioni addotte di tale perforazioni èquella
secondo cui tutti i 15 tipi di gettonie i loro 250 sottotipi non
sarebbero altroche singoli amuleti che la popolazioneurbana
dell'Asia occidentale all'iniziodell'Età del bronzo portava al
collo o alpolso. Io rifiuto questa spiegazione perdue motivi.
Innanzitutto, nessuno dei get-toni perforati che ho esaminato
dimostraalcuna traccia di un loro uso come amule-ti, come la
lucidatura dovuta a logorio ouna qualche misura di erosione attorno
alforo per cui passava la còrdicella. In se-condo luogo, sembra
assurdo che un re-pertorio di forme così complesso, che pre-senta
una distribuzione geografica tantoestesa e che manifesta
un'uniformità mor-fologica tanto notevole, abbia potuto
svolgere una funzione di ornamento per-sonale nel 30 per cento
dei casi e averealtre funzioni nel restante 70 per cento.
Assai più ragionevole mi pare l'ipotesiche alcuni gettoni,
intesi come rappresen-tativi di una transazione specifica,
venis-sero uniti assieme con una funicella, fun-gendo così da vera
e propria registrazio-ne. Pare almeno plausibile che la
com-plessità della registrazione di atti o tran-sazioni in
un'economia urbana possa averdato origine a gettoni duplicati
adatti peressere tenuti assieme da uno spago.
L'unione di gettoni per mezzo di unospago, se questo è il
significato della loroperforazione, segnerebbe soltanto unmutamento
nel modo in cui questi piccolioggetti di argilla venivano usati
alla finedel IV millennio a.C. Un mutamento as-sai più
significativo è la comparsa, a que-st'epoca, di bullae, o
involucri, di argilla,come quelle che Amiet trovò a Susa e
checontenevano gettoni. L'esistenza di unabulla è una prova
manifesta del desideriodi conservare, separati da altri, i
gettoniche rappresentavano una determinatatransazione. La bulla
poteva essere rea-lizzata facilmente manipolando un pez-zetto
d'argilla delle dimensioni di una pal-la da tennis e praticando in
esso con le ditauna cavità abbastanza grande da contene-re vari
gettoni; essa poteva poi essere si-gillata con un pezzetto di
argilla.
Non ho dubbi sul fatto che tali bullaefurono inventate per
fornire alle partiimpegnate in una transazione commercia-le un tipo
di superficie liscia di argilla sucui, secondo il costume sumerico,
si pote-vano imprimere i sigilli personali degliindividui che
dovevano autenticare l'atto.Il fatto che la grande maggioranza
delle350 bullae finora scoperte rechino le im-pronte di due diversi
sigilli fornisce unaconferma alla mia convinzione. Amiet
hasuggerito che le bullae di Susa potrebberoavere svolto la
funzione di polizze di cari-co. Secondo questa ipotesi un
produttorerurale, per esempio di tessuti, consegnavauna partita di
merce a un mediatore dicittà inviandogli, insieme alla merce,
unabulla contenente una descrizione, permezzo dei gettoni, del tipo
e della quanti-tà di merce inviata. Rompendo la bulla,
ildestinatario del carico poteva verificare lapartita di merce
ricevuta; inoltre la neces-sità di consegnare una bulla intatta
garan-tiva che la merce non venisse manomessadal trasportatore.
Questo passaggio di unnumero di gettoni, garantiti da un
sigillo,fra le parti di una transazione commercia-le rappresenta un
modo del tutto nuovo diusare l'antico sistema di registrazione.
L'innovazione aveva però un serio in-conveniente. I sigilli
impressi sull'esternoliscio della bulla servivano a convalidareogni
trasmissione di merce ma, se le im-pronte dei sigilli dovevano
preservarsi,era necessario conservare intatta la bulla.Come si
poteva allora stabilire quali equanti gettoni fossero chiusi in
essa? Unasoluzione a questo problema fu trovataben presto. Essa
consisté nel marcare lasuperficie della bulla, in modo che
essariportasse, oltre alle impronte di sigillidestinate a
convalidarla, anche le im ma-
gini di tutti i gettoni in essa contenuti.L'esempio più
sorprendente di questo
nuovo uso ci è fornito da una bulla cherisultò contenere sei
gettoni ovoidali conscanalature. Ciascuno dei sei gettoni erastato
impresso sulla superficie della bullaprima di essere rinchiuso nel
suo interno;i gettoni si adattano infatti perfettamentealle
impronte visibili sulla superficieesterna della bulla stessa.
Questo modo diregistrare il contenuto di una bulla sul suoesterno
non fu però praticato universal-mente. Sulla maggior parte delle
bullael'impronta fu eseguita con un pollice ocon uno stilo;
un'impronta circolare rap-presentava una sfera o un disco,
un'im-pronta semicircolare o triangolare rap-presentava un cono, e
così via.
I segni impressi sulla bulla non furonocerto inventati in
sostituzione del sistemadi registrazione per mezzo dei
gettoni.Questo fu, nondimeno, ciò che accadde.È facile immaginare
l'intero processo.Dapprima l'innovazione si affermò graziealla sua
utilità; chiunque poteva «legge-re» il contenuto di una bulla (la
qualità equantità dei gettoni) senza bisogno di di-struggere il
contenitore e le impronte deisigilli. Lo sviluppo successivo era
virtual-mente inevitabile e la sostituzione dei get-toni materiali
con la loro raffigurazionebidimensionale pare sia stata il trait
d'u-nion determinante fra il sistema di regi-strazione arcaico e la
scrittura. Le bullaecave, con i gettoni in esse contenuti, furo-no
sostituite da oggetti d'argilla solidi coniscrizioni: le tavolette.
Le funicelle, i ce-stini e le grandi quantità di gettoni
con-servati sui ripiani degli archivi furonosoppiantati da segni
rappresentativi sutavolette, ossia da registrazioni scritte.
Il profilo convesso delle più antichetavolette di Uruk potrebbe
essere un ca-rattere morfologico ereditato dalle bullaesferiche.
Anche l'uso dell'argilla, un ma-
teriale poco adatto alla scrittura, essendomolle e facilmente
deteriorabile e doven-do essere fatto seccare e cotto per
poteressere conservato, sembra risentire diquesto legame con
l'arcaico sistema diregistrazione. Ben pochi dubbi
possonosussistere anche sulla relazione esistentefra le forme dei
gettoni e i disegni chefigurano su di essi da un lato e le forme
dimolti ideogrammi di Uruk, forme consi-derate in passato
arbitrarie, dall'altro. Fragli ideogrammi e le raffigurazioni
bidi-mensionali di gettoni esistono non menodi 33 casi di identità
chiaramente accerta-ti ed è possibile identificarne altri.
In sintesi, gli esempi più antichi di scrittura in Mesopotamia
non sarebbero,
come molti hanno supposto, il risultato diun atto di pura
invenzione. Pare inveceche essi siano una nuova forma di
applica-zione, introdotta nella parte finale del IVmillennio a.C.,
di un sistema di registra-zione presente nell'Asia occidentale
dal-l'inizio del Neolitico in poi. In questaprospettiva la comparsa
della scrittura inMesopotamia rappresenta un passo avan-ti logico
nell'evoluzione di un sistema diregistrazione che ebbe origine
circa11 000 anni or sono.
Sulla scorta di questa ipotesi, il fattoche il sistema sia stato
usato senza modifi-cazioni significative fin verso la fine delIV
millennio a.C. pare attribuibile allerichieste relativamente
semplici poste alsistema di registrazione nei precedenti5000 anni.
Con l'avvento delle città e losviluppo di un commercio su vasta
scala, ilsistema fu sollecitato a compiere un im-portante passo
avanti. Le raffigurazionigrafiche dei gettoni soppiantarono
rapi-damente i gettoni stessi e l'evoluzione dioggetti simbolici in
ideogrammi condussealla rapida adozione della scrittura in tut-ta
l'Asia occidentale.
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