1 Giuseppe Cinquegrana Ricercatore Direzione Centrale di Contabilità Nazionale Dipartimento per i Conti Nazionali e le Statistiche Economiche Istat Convegno L’analisi dei dati di impresa per la conoscenza del sistema produttivo italiano: il ruolo della statistica ufficiale Roma, 21-22 Novembre 2011 “Effetti differenziali delle politiche monetarie sugli investimenti delle imprese industriali italiane: un’analisi con metodologia panel”.
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Giuseppe Cinquegrana Ricercatore Direzione Centrale di Contabilità Nazionale
“Effetti differenziali delle politiche monetarie sugli investimenti delle imprese industriali italiane: un’analisi con metodologia panel”. Giuseppe Cinquegrana Ricercatore Direzione Centrale di Contabilità Nazionale Dipartimento per i Conti Nazionali e le Statistiche Economiche Istat. - PowerPoint PPT Presentation
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Giuseppe Cinquegrana
RicercatoreDirezione Centrale di Contabilità NazionaleDipartimento per i Conti Nazionali e le Statistiche Economiche
Istat
Convegno L’analisi dei dati di impresa per la conoscenza del sistema produttivo italiano: il ruolo della statistica ufficiale Roma, 21-22 Novembre 2011
“Effetti differenziali delle politiche monetarie sugli investimenti delle imprese industriali italiane: un’analisi con metodologia panel”.
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Questo lavoro riflette esclusivamente le opinioni dell’ autore e non impegna la responsabilità dell’Istituto.
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• Keynes
• Friedman, Lucas
• Bernanke, Gertler, Gilchrist 1996
• Bernanke e Blinder 1998
Trasmissione Politica Monetaria
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• Keynes
• rigidità verso il basso dei salari nel meccanismo di riequilibrio nel mercato del lavoro e l’impatto del mutamento delle aspettative degli agenti economici sulle decisioni di spesa
(animal spirits)
• effetti diretti sugli investimenti del settore privato di politiche monetarie espansive o restrittive, almeno nel breve periodo
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• Friedman, Lucas, Mankiw
• monetarismo, aspettative razionali,
nuova macroeoconomia classica
• superneutralità della moneta
dicotomia tra fenomeni monetari e crescita reale anche nel breve periodo
• reazione dei neokeynesiani negli anni ’70 e ’80
verificare con modelli microfondati la presenza di vischiosità nei mercati del lavoro e di imperfezioni nei mercati finanziari, che rendano plausibile la trasmissione degli impulsi monetari all’economia reale
Trasmissione Politica Monetaria
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• Bernanke, Gertler, Gilchrist 1996
La presenza di asimmetrie informative, dovuta all’opacità delle imprese nel fornire ai mercati informazioni sulla propria situazione economico- finanziara, è il fattore determinante del maggior costo del finanziamento esterno.
I vincoli di liquidità, che le imprese sopportano nella realizzazione dei progetti d’investimento, rappresentano un fenomeno rilevante nella trasmissione degli impulsi monetari determinati con una variazione dei tassi di interesse a breve.
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• Bernanke e Blinder 1998board credit channel view
rilevanza del canale creditizio nella trasmissione della politica monetaria
Le decisioni di investimento delle imprese risultano, secondo l’approccio del canale creditizio allargato, condizionate dagli impulsi di politica monetaria restrittiva sia per gli effetti sullo user cost of capital (neoclassical channel) sia per la riduzione del cash flow.
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• effetto sostituzione
L’aggiustamento tra le diverse tipologie di strumenti presenti nel portafoglio finanziario degli agenti economici alle variazioni nel mercato monetario è uno dei tipici canali di trasmissione della politica monetaria e comporta ricadute nelle decisioni di spesa.
• effetto ricchezzai consumi delle famiglie sembrano essere influenzati dal
mutamento di valore delle attività finanziarie e reali detenute provocato, ad esempio, dalla riduzione dei tassi di interesse a breve in una fase di politica monetaria espansiva.
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• effetto costo
La variazione della struttura a termine dei tassi di interesse può avere ricadute sulla domanda di credito e sull’offerta di fondi del settore privato.
• effetto disponibilitàMinore è l’opportunità da parte delle imprese di accedere a fonti di finanziamento alternative a quello bancario,
maggiore è l’ effetto disponibilità, che si esplica in una più intensa relazione diretta tra quantità offerta di credito e volume della spesa delle unità produttive.
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• L’incertezza della relazione tra gli aggregati monetari e la dinamica dei prezzi dei prodotti (obiettivo finale di gran
parte delle Autorità monetarie, che più o meno l’annunciano in termini o di campo di variazione o di target puntuali), unitamente alla circostanza che la presenza di un’accentuata e continua innovazione di strumenti finanziari favorisca l’instabilità delle funzioni di domanda di moneta, ha indotto negli anni ‘90 le Banche Centrali a preferire le manovre sui tassi di interesse a breve
termine rispetto a modifiche dello stock di base monetaria.
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• l’obiettivo del Pieno Impiego
• fed funds rate, il tasso di interesse di riferimento della Federal Reserve
negli Stati Uniti ,
• Taylor Rule
Federal Reserve
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Dall’articolo 105.1 del Trattato di Maastricht si legge che “L’obiettivo del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell’articolo 2 . ……………..” . La priorità per il Sistema Europeo delle Banche Centrali, SEBC, è, quindi, tenere sotto controllo l’inflazione oltre al compito di contribuire “ad una buona conduzione delle politiche perseguite dalle competenti autorità per quante riguarda la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e la stabilità del sistema finanziario”.
Gli altri obiettivi generali della Comunità, quali una crescita sostenibile e/o un elevato livello di occupazione, assumono una rilevanza fondamentale per le strategie della Banca Centrale Europea, ma sono del tutto secondari rispetto alla stabilità dei prezzi.
Banca Centrale Europea
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• obiettivo stabilità dei prezzi
• tasso di interesse operazioni di rifinanziamento
• tassi di interesse mercato monetarioEonia “Euro Overnight Index Average”
Banca Centrale Europea
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Sistema bancario in Italia
Numero di Banche con sede legale nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno
1990 1996 2001 2006 2010
Totale Italia 1061 918 754 687 651
Centro-Nord 748 653 623 571 540
di cui:
BCC 500 406 354 326 308
Altre Banche 248 247 269 245 232
Mezzogiorno 313 203 131 116 111
di cui:
BCC 213 140 93 88 85
Altre Banche 100 63 38 28 26
Fonte: Banca d'Italia
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Sistema bancario in Italia
Sportelli bancari: Centro-Nord e Mezzogiorno
1990 1996 2000 2006 2010
var % 1990-2000
var % 2000-2010
var % 1990-2010
var % 1996-2010
Numero di sportelli Totale Italia 16,542 23,108 26,745 30,618 31,735 61.7% 18.7% 91.8% 37.3% di cui:
• specificazione dinamica dell’acceleratore Gaiotti et al. 2001 ;
∆ I t,i = α0 + β ∆ I t-1,i + γ TI t-1,i + δ ∆ VAG t-1,i + d t + ή i + ε t,i [1]
I t,i investimenti al tempo t per l’impresa i-esima ,TI t-1,i tasso di interesse passivo al tempo t per l’impresa i-esima ,VAG t-1,i valore aggiunto dell’impresa i-esima al tempo t , d t l’effetto specifico temporale , ή i l’effetto specifico dell’impresa i-esima, ε t,i il disturbo stocastico di ciascuna impresa i-esima al tempo t.
Modello di riferimento
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• Georgopoulos 2009 presenta un modello di analisi in serie storica dell’impatto della politica monetaria sui diversi settori produttivi delle regioni del Canada e, utilizzando il tasso di interesse interbancario
overnight come indicatore della politica monetaria, conclude che le aree nelle quali è prevalente il manifatturiero evidenziano un’elevata sensibilità (statisticamente significativa) agli shock di politica monetaria.
Altri due possibili effetti di asimmetrie territoriali alle variazioni nella politiche monetarie sono da identificarsi secondo
Georgopoulos nell’ambito delle diverse regioni nel livello delle esportazioni e nella dimensione d’impresa
Modello di riferimento
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• nel presente lavoro si vuole analizzare l’asimmetria tra Centro-Nord e Mezzogiorno nella trasmissione degli shock
monetari sui tassi di interesse interbancari alle decisioni di investimento delle imprese industriali
∆ I t,i = α0 + β ∆ I t-1,i + γ TI t-1,i + δ ∆ VAG t-1,i + γ1 SPREAD t-1,i + + γ2 GEOG * SPREAD t-1,i + d t + ή i + ε t,i [2]
Dove le novità rispetto alla [1] sono :
SPREAD = tasso di interesse regionale - tasso di riferimento, GEOG = dummy terriotriale pari a 1 per le regioni del Mezzogiorno e a 0 per le regioni del Centro-Nord.
Modello di riferimento
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• Rilevazione sul Sistema dei Conti delle Imprese, SCI, per gli anni 2003-2008;
• Rilevazione sulle Piccole e Medie Imprese e sull’ esercizio di arti e professioni, PMI,
per gli anni 2003-2008;
• Database delle voci di bilancio,per gli anni 2003-2008.
Le fonti
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• panel chiuso di 2958 imprese per il periodo 2003-2008
• 2676 imprese presenti in SCI• 282 imprese presenti in PMI• 238 imprese del Mezzogiorno• tutte le imprese hanno voci di bilancio.
Il database
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Stima econometrica equazione [2]
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Conclusioni
• l’analisi econometrica con metodologia panel dell’impatto sugli investimenti delle imprese industriali italiane delle decisioni di politica monetaria definite in termini di variazioni nel tasso di interesse di riferimento operate dall’Autorità monetaria ha evidenziato
una differenziazione tra Mezzogiorno e Centro-Nord nelle funzioni di risposta agli shock monetari.
• L’inefficienza del sistema finanziario e i vincoli istituzionali rendono vischioso il tradizionale canale neoclassico di trasmissione della politica monetaria, lo user cost of capital, sulle decisioni di spesa delle imprese del Mezzogiorno, il quale risente dell’elevato livello dei tassi di interesse che scontano il notevole grado di rischiosità media dell’area. La presenza di vincoli finanziari alle imprese del settore manifatturiero meridionale rendono plausibile l’ipotesi che sia il cash flow, in un approccio board credit channel, il vero tramite mediante il quale arrivano gli impulsi di shock monetari al comparto produttivo del Mezzogiorno.
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Da approfondire
• L’analisi, ad ogni modo, necessita di ulteriori approfondimenti econometrici su di una base dati panel più ampia sia in termini spaziali (con un maggiore numerosità delle piccole e medie imprese) sia in serie storica rispetto a quella considerata in questo lavoro.
• Altro aspetto che andrebbe verificato è se la presenza o meno di lumpy investment (investimenti pari a zero o molto variabili nei microdati) per le imprese manifatturiere produca effetti asimmetrici territoriali agli shock di politica monetaria. A livello nazionale in media nei sei anni dal 2003 al 2008 solo il 3 per cento delle unità nel panel considerato hanno investimenti nulli, mentre tale percentuale sale all’8 per il Mezzogiorno.