-
Ne parlano i media, i film, le canzoni e i documentari, uno
degli argomenti pi trattati anche sulla rete, molte-plici sono i
pareri, tante le accuse e mille le ipotetiche cause che ne possano
innescare lutilizzo, ma una cosa sicura, il consumo di qualsiasi
tipo di droga sta dilagan-do sempre pi nella nostra societ. E un
dato di fatto che ora pi che mai a farne luso maggiore siano i
giova-ni.
Giovani e droga: no alla repressione, s alleducazione
Giovani e droga: no alla
repressione, s alleducazione
3
Cos vicini, cos lontani 4-5
Perch non succe-da mai pi:
commemoriamo la Shoah
6
Le tragedie del Novecento 7
Laccorata testimo-nianza di un
sopravvissuto a Dachau
8-9
SOS Terra 10-11
La Mozzarella aliena 12-13
Dalla sede di Itri 14-15 16-17
Quelli del Teatro 18-19
Sportivamente 20-21
Le note della no-stra vita. Scelta da 22-23
Personaggio del mese 24
Scotti e bruciati 25
Sommario:
Febbraio 2012 Numero 1
Prima edizione!!! Vivere il nostro Sapere di Daniela
Fiorentini
un giornalino scolastico na-
to dalliniziativa di alcuni professori di dar vita alle parole e
ai pensieri degli studenti, ovvero coloro che in prima persona
partecipa-no attivamente alla vita allinterno della scuola. stata
una grande opportuni-t colta al volo con entusia-smo e interesse,
che non mira solo a informare, ma anche a formarci
collettiva-mente. Noi siamo i giovani, siamo il futuro, dobbiamo
essere pronti a esplorare e a scoprire, dobbiamo essere curiosi e
determinati nel conoscere e non c via mi-gliore di quella della
scrit-tura per avvicinarci al mon-do dellinformazione. Uno degli
scopi di questo giornalino quello di favori-re il lavoro collettivo
e coo-perativo, sviluppando le nostre capacit critiche e
relazionali, attraverso lor-ganizzazione redazionale.
continuaa pag. 3
continuaa pag. 2
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
rebbero. Colgo loccasione per invitare i ragazzi a
comporta-menti civili, evitando atti di vandalismo che vanno a
dan-no di tutti. Anche il semplice gesto di non gettare le cicche
delle sigarette a terra sarebbe un atto di educazione e di
rispetto. Il Perch: Cosa ne pensa delliniziativa del giorna-lino
dIstituto? Dirigente: E uniniziativa molto interessante, direi,
no-tevole. Ringrazio gli alunni che hanno deciso di aderirvi e i
professori che hanno per-messo di metterla in pratica. Considero
questo giornalino come una delle attivit pi belle, stimolanti ed
istruttive proposte dalla scuola. Il Perch: Qual laugurio che ci
vuole fare? Dirigente: Vi auguro di con-tinuare con costanza, di
man-tenere vivo lentusiasmo che anima il progetto e magari di
coinvolgere pi studenti pos-sibili alla produzione e alla lettura
del giornalino per contribuire al suo successo. Mi raccomando,
continuate cos!
Luca DAmbrosio, Silvia Sessa,
Marika Carnali
IL PERCHE La mia prima preoccupazione siete voi
I.I.S. San Benedetto Ing. Prof. Nicola Di Battista
Il Perch: Quali sono i progetti futuri per la Scuola? Dirigente:
I progetti sono nellaria, ma una nostra aspi-razione quella di
migliorare lIstituto, rinnovandolo, po-tenziandolo e abbellendolo,
soprattutto dal punto di vista strutturale. Godiamo di un ampio
spazio che pu essere utilizzato al meglio. Per far s che ci accada,
sono stati pre-si accordi con la Provincia di Latina, la quale ha
volentieri deciso di aiutarci, anche per-ch considera la nostra
scuola un gioiello, sia della Provin-cia stessa che dellItalia
inte-ra. Il Perch: Quali sono i la-vori in progetto per la Scuola?
Dirigente: Lavori di manu-tenzione, al fine di rendere pi sicura e
migliore la scuo-la e di conseguenza stimolare maggiormente i
ragazzi che vivono ogni giorno questi am-bienti. Unopportunit per
accelerare i lavori stato lar-rivo degli Stati Generali del
Turismo, del 20 gennaio scor-so. In realt essi hanno costi-tuito
solo una spinta ulteriore a lavori gi progettati e av-viati. Il
Perch: Cosa vorrebbe dire ai suoi studenti attra-verso Il Perch?
Dirigente: Vorrei dire ai ragazzi che, per quanto si possa rendere
pi bella e per-fetta la scuola, necessario che gli studenti che la
fre-quentano siano in grado di mantenerla cos come la vor-
-
IIILLL PERCHE Pagina 2
potenzialit, devono poter uscire dallombra. Noi, studenti e
cittadini della pro-vincia di Latina, speriamo davvero che gli
Stati Generali del Turi-smo, che la nostra scuola ha avuto il vanto
di ospitare, possano essere il trampolino per un rilancio
econo-mico e culturale del nostro territo-rio e di tutti coloro che
su esso ope-rano.
Stati Generali del Turismo nostre capacit critiche e
relazionali, attraverso lorganizzazione redaziona-le. Il giornalino
scolastico un modo per collaborare tra di noi per raggiungere un
obiettivo comune, un modo per esprimere il nostro pensiero e dire
la nostra. Inoltre la possibilit di spe-rimentare nuove forme di
scrittura diverse da quelle che solitamente ven-gono praticate tra
le mura scolastiche, e che spesso ci annoiano. uno stru-mento che
consente di vivere la scrit-tura in modo migliore, un mezzo
attraverso il quale possiamo essere liberi di esprimerci e di dire
la nostra, rispettando sempre lopinione e la dignit del prossimo.
Un giornalino scolastico costituisce una forma di libert che
istruisce piacevolmente. Il nostro scopo quello di interessare, di
farvi conoscere, ma allo stesso tem-po anche quello di divertire e
magari invogliare anche voi a partecipare attivamente al nostro e
vostro giorna-le. Siamo determinati a portare avan-ti e nel
migliore dei modi questattivi-t che ora solo agli inizi e speriamo
vivamente che anche tra i lettori pos-sa ricevere consensi. Il
giornalino sco-lastico un modo per ampliare i pro-pri orizzonti,
per vedere oltre i banchi di scuola e andare pi a fondo, per uscire
dagli schemi del normale cono-scere e diventare protagonisti attivi
della voglia di scoprire cose interes-santi e coinvolgenti.
Vogliamo vedere il mondo da unaltra prospettiva, una prospettiva
nuova che ci insegni ad apprendere, sperando che anche voi lo
vogliate. In questi mesi ci impegnere-mo a trattare argomenti che
pi stret-tamente ci riguardano e che pi ri-guardano il mondo in cui
viviamo. Quello che resta da fare allora di augurarvi una buona
lettura, speran-do che in voi ci sia la nostra stessa grande voglia
di sapere, che ci impe-gneremo sempre a sfamare nel miglio-re dei
modi.
segue da pag.1
Numero 1
Incontrarsi per fare il punto e pro-grammare insieme il futuro
del turismo del Lazio Il giorno 20 gennaio 2012 si sono svolti,
presso lIstituto agrario 'San Benedetto' di Borgo Piave, i primi
Stati Generali del Turismo: Incontrarsi per fare il punto e
pro-grammare insieme il futuro del turismo del Lazio- cos
lassessore al Turismo del Lazio, Stefano Zap-pal, ha sintetizzato
il significato degli 'Stati generali. Insieme allassemblea
plenaria, durante la quale sono intervenute anche tutte le
associazioni di setto-re, si sono svolti workshop tematici
allinterno dei quali la Regione Lazio si confrontata con gli
ope-ratori turistici e le varie associazio-ni di categoria.
Presenze significa-tive quelle del Presidente della Regione Lazio,
Renata Polverini, del Commissario europeo, Vicepre-sidente della
Commissione, Anto-nio Tajani; dellAssessore al Turi-smo della
Regione Lazio, Stefano Zappal, del Presidente del Consi-glio
Regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, del Presidente della
commissione consiliare Sviluppo economico, ricerca e innovazione,
turismo, Giancarlo Miele, dell As-sessore alle Politiche Sociali e
Fa-miglia, Aldo Forte. Dopo i saluti del sindaco di Latina,
Giovanni Di Giorgi, i lavori sono stati aperti dallassessore
Stefano Zappal. La parola d'ordine 'promozione': far conoscere
altrove i tesori nascosti del nostro territo-rio, attraverso una
promozione mi-rata, senz'altro il punto di par-tenza per attirare
flussi turistici nel Lazio. Il presidente del Consiglio regiona-le,
Mario Abbruzzese, ha anche evidenziato limpegno concreto as-sunto
dal Consiglio Regionale che ha approvato leggi adatte allo
svi-luppo e alla regolamentazione del settore - sottolineando- Roma
non ha bisogno di essere propagandata, sono le province che, pur
avendo
ILILIL PERCHE
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IIILLL PERCHE Giovani e droga: no alla repressione, s
alleducazione Numero 1 Pagina 3
Secondo alcune statistiche l80,3% dei giovani tra i 14 e i 30
anni in Italia ha ammesso di aver provato, almeno una volta,
marijuana o hashish, pi della met di essi afferma di aver
continuato a farne uso e un terzo di essi ne fa utilizzo
regolarmente o addirittura pi volte al giorno (6%). La cosa pi
allarmante non sono i dati in s per s, ci che preoccupa
maggiormente pensare che giovani, in et sempre pi precoce, vengano
a contatto con le dro-ghe: il 20% dei ragazzi compresi tra i 12 e i
15 anni ne fa un uso regolare. Il momento in cui si pi a rischio il
periodo in cui si frequen-tano le scuole superiori, visto che si a
contatto con la grande maggioranza che ne fa impiego e quasi sempre
questo pu esse-re linnesco che spinge a provare. Sono mille le
droghe diffuse tra i giovani, le pi consumate sono la Cannabis, la
Cocaina, lEcstasy, lLsd, gli acidi e, nei casi pi estremi, leroina.
Psicologi, dottori e stu-diosi ci aiutano e ci consigliano su come
affrontare le diverse situazioni in cui si utilizza un certo tipo
di droga. La Cannabis ad esempio fa parte di quelle droghe
cosiddette leggere e il suo consumo, purch occasionale, non
andrebbe demonizza-to. Il vero problema si ha quando ad essere
utilizzate siano sostanze davvero rischiose per la psiche e per il
corpo. Jim Morrison, uno dei pi grandi cantanti rock della storia,
leader carismatico della band statunitense The Doors, fu uno dei
maggiori esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta
ed ricordato come uno dei massimi simboli dellinquietudine
giovanile. La sua vita fu spenta precocemente, a soli 28 anni,
dalluso di sostanze stupefacenti. Lui stesso della droga diceva:
Comprare droga come comprare un biglietto per un mondo fanta-stico,
ma il prezzo di questo biglietto la vita. E come non ricordare la
recente scomparsa di altri due talenti musicali schiacciate da un
peso troppo grande come leroina? Amy Winehouse e Whitney Houston?
Ed proprio questo il punto. Spesso, troppo spesso si fa un utilizzo
di sostanze stupefacenti nellincoscienza delle conseguenze a cui si
va incontro. Ignoranza, su-perficialit, inconsapevolezza dei veri
rischi spingono tanti giovani verso un baratro di dolore e di
solitudine. Iniziare e provare veramente facile, ma come si fa a
smettere? Le droghe sono come una gara con la mente, con i nostri
limiti, con la nostra sensibilit, con la no-stra coscienza.
Ladolescenza unet in cui si ha diffi-colt a separare nettamente il
bene dal male, il giusto dallo sbagliato. E unet in cui si disposti
a rischiare e a provare, in cui si emulano spesso esempi
sbagliati,
segueda pag.1 pur di non sentirsi diversi dagli altri. Il buon
senso alla nostra giovane et spesso in embrione, per questo risulta
ancor pi difficile capire cosa si rischia per lo sballo di un
momento. Sono molte le ragioni per cui ci si avvicina a determinate
sostanze, inoltre su ognuno di noi influisce la forza danimo, il
carattere e la vicinanza di una famiglia solida in grado di
guidarci nel difficile cammino della vita. Quello che noi giovani
dovremmo avere ben chiaro che proprio la vita una cosa che non
riavremo mai pi indietro una volta persa e che il
filo che unisce una canna a una spada di ero molto lungo ma allo
stesso tempo molto sottile. Allora il modo migliore che il mondo
degli adulti ha per aiutarci a capire non quello di reprimere, di
proibire, di demonizzare, di accusare. Prima di tutto necessario
educare le coscienze. E quale ambito migliore di quello scolastico?
Oltre alla storia, alla matematica, allitaliano bene anche essere
educati alla vita. E il modo migliore per farlo non quello di
servirsi solo della presenza di forze dellor-
dine nelle scuole, perch non si pu pensare che una pulita negli
zaini coincida anche con una ripulita nelle nostre menti. Sarebbe
invece uniniziativa pi formati-va quella di avere un approccio
diretto con chi abbia fatto uso di queste sostanze, con chi ne stia
uscendo, con chi stia lottando per la propria vita, con chi ci
possa raccontare davvero cosa significa soffrire, cosa significa
essere consapevoli di perdere la vita ma continuare lo stesso a
farsi del male. Uno dei modi pi efficaci per combattere il male
guardarlo in faccia, conoscere in prima persona, attraverso
testimonianze, la crudelt di una scelta sbagliata che inizia come
un sogno bellissi-mo ma che troppo spesso finisce con lincubo pi
orren-do, la morte.
Direttore: Daniela Fiorentini
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Pagina 4
Cos vicini, cos lontani Esperienza di solidariet presso la Mensa
di SantEgidio
IIILLL PERCHE
Intervista al prof Stefano Trichei Come nata lidea di portare
gruppi di
studenti alla mensa di sant Egi-dio? Trichei: Come
approfondimento del tema scolastico essere protagonisti e
responsabili della vita e del mondo che ci circonda, senza far
finta di niente chiudendo gli occhi, e toccando con mano differenti
realt.
Perch, a suo pare-re, tale esperienza
pu essere formativa? Trichei: Per uscire fuori dai precon-cetti
che i media ci danno e per agire e non subire. Ci si rende conto
che dietro ogni persona si nasconde una storia differente che
merita di essere raccontata.
Ha mai provato di-sagio o imbarazzo
nel servire persone povere e in difficolt? Trichei: La mia
formazione mi ha permesso di stare a contatto con per-sone
disagiate, ci si sente sempre un po toccati, ma con lesperienza si
rie-sce a superare determinati ostacoli al meglio. Soprattutto
quando si alle prime esperienze facile farsi tra-sportare dalle
emozioni e da mille dubbi che ti portano a chiederti se
veramente il tuo contributo stato utile e se si riusciti al
meglio
nellintento.
Voce alle emozioni Tra i tanti volti segnati dalla vita e dal
tempo, ecco allimprovviso una vecchietta che ero pronta a servire.
Lei mi ha preso la mano e in quella stretta ho sentito tutto il suo
biso-gno daffetto e la sua profonda soli-tudine. Non so quanto
conforto ab-bia potuto offrirle con i miei gesti, ma se ho potuto
alleviare la sua solitudine anche solo per un atti-mo, questo oggi
mi rende una per-sona migliore. Per ridere: Signora, come primo ci
sono gnocchi al sugo e lei Ma sono fatti in casa?! ed io -No,
si-gnoranon credo! E lei Va bene, allora mi porti il formaggio!
Gra-zie!
Arianna Amato (5E chi.) Ma le pi competitive erano le suo-
re. I loro vassoi, come Ferrari rom-banti sulla linea di
partenza, si muovevano tra curve spericolate e accelerate
fulminanti! E allim-provviso il tremendo impatto; la dolce suorina
mi ha travolto col suo bolide ed io l a raccogliere le pove-re
pere, vittime anchesse della terribile sorella.
Valentina Cassigoli (5F chi.) Negli occhi delle tante persone
alle quali ho offerto il mio aiuto, ho vi-sto un pizzico di
vergogna condita con tanta dignit. Ho toccato con mano le vere
difficolt della vita, impresse nei volti di chi ha perso tutto.
Daniela Modena (5E chi.) Allinizio ero un po intimorito dal
servire e stare a contatto con per-sone cos diverse e distanti da
me. Poi ho visto che erano persone uguali a me con sentimenti e
biso-gni e tanta voglia di un contatto umano, anche solo di una
stretta di mano, di un sorriso o di un piccolo scambio di
convenevoli. Questa sera potr tornare a casa pi ricco nello spirito
e consapevole dellesi-stenza di una realt tanto lontana e distante
dalla mia.
Giulio Buccini (5E chi.) Non facile descrivere con semplici
parole tutte le emozioni vissute, le sensazioni trasmesse e
provate. Quello che si ricava da un atto di solidariet non
quantificabile perch una ricchezza immensa che va ad abbellire la
nostra ani-ma. Posso solo dire che il semplice servire un pasto a
persone come noi, ma meno fortunate perch segnate dalla vita e
dalle difficolt, mi ha fatto capire che la distanza, che allinizio
sembrava separarmi da loro, non in realt cos insor-montabile e che
basterebbe davve-ro poco per rendere felice chi ha bisogno.
Valerio Sigillino (5E chi.) Quella mensa era piena di persone:
uomini, donne, ragazzi che chiede-
Numero 1
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
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Numero 1 Pagina 5 IIILLL PERCHE vano un po di cibo per riempire
la loro pancia vuota, vuota gi da molto tempo, se non da anni.
Ognuno era diverso dallaltro ma una cosa li accomunava, la
man-canza di affetti e di una famiglia. Tra le tante persone che ho
visto, una in particolare ha catturato la mia attenzione: un povero
vecchiet-to di circa 70 anni. Si quasi senti-to in colpa dopo che
ho rischiato di far cadere a terra il piatto che gli stavo
portando. Mi ha chiesto scu-sa per avermi messo in difficolt! In
quel momento mi si stretto il cuore e mi ha fatto tanta tenerez-za.
Non avrei mai immaginato che potesse avere quella reazione nei miei
confronti, nei confronti di una ragazza che non aveva mai avuto
quel tipo di esperienza e che lui non aveva mai visto nella sua
vita.
Maria Teresa Camilli (5E chi.) Un piccolo gruppo di noi, con il
prof Trichei, si recato in un al-tro ambiente sempre legato alla
comunit di SantEgidio. Si tratta di un appartamento utilizzato per
la distribuzione di pacchi alimenta-ri e vestiti e dove possibile
anche avere il ristoro di una doccia calda. Quando siamo entrate,
abbiamo provato un certo disagio: scaffali pieni di abiti usati,
disposti in ma-niera confusa e disordinata, decine di scarpe
abbandonate sul pavi-mento, giocattoli appartenuti a chiss quale
fortunato bambino oramai annoiato della loro compa-gnia. Poi una
finestra sbarrata al di l della quale tanti volti in attesa di
prendere la loro piccola parte. Questa brutta sensa-zione iniziale
svani-ta non appena ci sia-mo messe allopera, smistando e dividendo
i vari capi di abbiglia-mento e dando un posto a tutte quelle
scarpe e quei giocattoli. Il nostro iniziale imbarazzo stato
percepito anche da un anziano si-gnore che, incrociando il nostro
sguardo, ci ha invitato con genti-lezza a non avere timore e a
stare tranquille. Ma la persona che ci ha colpito pi di tutte stata
una gio-vane mamma con la sua bambina di circa 2 anni. Quanta
tenerezza
negli occhi limpidi di quella bambi-na: lei, a differenza di
tanti altri fortunati, eri l in attesa di un ve-
stitino caldo che la riparasse dal freddo della strada e
dallindiffe-renza degli altri. Questa esperien-za stata per noi
molto forte e ar-ricchente, ma al tempo stesso ci ha lasciato anche
un senso di amarez-za. Siamo infatti tristemente con-sapevoli che
tutte quelle persone, nonostante il nostro gesto di soli-dariet,
domani torneranno alla loro misera vita, ignorata dalla maggior
parte di noi. Jessica Feudi, Federica Subia-
co, Fausta Palombo (5E chi.) Quanti sono gli invisibili che
popo-lano silenziosi le nostre citt! Quante volte tutti noi, per
paura, ipocrisia, superficialit fingiamo di non vederli abbandonati
per strada nei loro stracci, sotto freddi cartoni e con il vuoto
nel cuore! Quante volte acceleriamo il passo per non essere
importunati da mondi cos lontani dai nostri, cos scomodi da
accettare e da accoglie-re nelle nostre vite do-rate! Questa
stata la sen-sazione pi forte che mi ha trasmesso la vi-sta di
tante anime in fila nellattesa dignito-
sa di un pasto caldo, di uno sguar-do buono, di un gesto di
solidarie-t. Ho temuto allinizio di non esse-re in grado di
svolgere quel sempli-ce compito: servire loro un pasto. Mi sono
sentita a disagio perch non facile accostarsi a chi spesso evitiamo
per strada o ignoriamo perfino che esista. Ma quando li ho
avvicinati, ne ho percepito lumani-t che non diversa dalla mia.
Al-lora quel velo di pregiudizio, che offuscava i miei occhi,
caduto e
sono riuscita ad elargire sorrisi sereni e sinceri a chi forse
non aspettava che quello. Il profu-mo intenso della mensa, che
allinizio mi era sembrato fred-do e distaccato, diventato odo-re di
casa, odore di buono misto a voci felici e occhi pieni di
gra-titudine. Sicuramente si riceve molto di pi nel dare, perch
quello che torna indietro un bagaglio preziosissimo di uma-nit e di
amore che arricchisce e alimenta il nostro spirito. Anche io ho
avuto un incontro ravvicinato con una suorina. La peggio per lha
avuta lei dal momento che, infilatasi di pre-potenza per
raggiungere il di-spensatore del pane, ha ricevu-to una discreta
vassoiata in testa! Vorrei ringraziare il prof Ste-fano Trichei per
aver dato a tutti noi la possibilit di fare questa intensa
esperienza di solidariet che soprattutto nel
periodo natalizio, tradizional-mente legato agli affetti
fami-liari da vivere nel caldo del fo-colare domestico, assume un
significato ancora pi profondo. Ma principalmente vorrei
rin-graziare i ragazzi che in prima persona si sono messi in gioco,
sacrificando il loro tempo libero per mettersi al servizio
dellal-tro in un contesto non certo scontato n facile da
affrontare. Ho visto in loro operosit, vo-glia di rendersi utili
per chi meno fortunato, mettendo in campo il proprio modo di essere
con spontaneit e genuinit. Questi studenti, smentendo lidea cos
tanto diffusa oggi, che i giovani siano solo perdi-tempo senza
ideali, hanno dato prova di grande maturit e sensibilit.
Prof.ssa Cristiana Angiello
Dar da mangiare un valore molto antico, diffuso in tutte le
cul-ture, perch ha un richiamo diretto al valore della vita.
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Numero 1 Pagina 6 IIILLL PERCHE
Qualche domanda rivolta alle educatrici del semiconvitto
Come nasce il progetto Perch non succeda mai pi: commemo-riamo
la Shoah?
Venuti: Esso parte integrante dellattivit pro-gettuale lettura e
drammatizzazione, avviata dal mese di ottobre 2011 allinterno del
semi-convitto. In modo particolare il progetto, Perch non succe-da
mai pi: commemoriamo la Shoa?, nasce dalla riflessione che alcuni
semi-convittori strutturano con le loro educatrici sul concetto di
vita.
Come si svolge lattivit proget-tuale?
Venuti: Lattivit progettuale si articola a partire dalla
collaborazione tra educatrici, semi-convittori e convittori
allinterno delle seguenti attivit: letture e drammatizzazione,
attivit sportive, cit-tadinanza attiva.
Chi coinvolto nel progetto e con quale ruolo?
Venuti: Nel progetto sono stati coinvolti attiva-mente 25
semi-convittori e convittori, il lavoro stato svolto da Loredana
Treglia e Maria Venu-ti, per quanto riguarda ideazione, regia ed
esecu-zione dello spettacolo. Fondamentale stata la col-laborazione
di Giovanna Mule e Gabriella Ca-parco per lattivit di
sensibilizzazione al tema, ricerca materiali scenici e costruzione
della sceno-grafia. A Marialina Manno va il merito delli-deazione e
della realizzazione dellaspetto coreuti-co. Binovelli Federica si
occupata del trucco scenico, Barone Tiziana della ricerca
materiale
Perch non succeda mai pi: commemoriamo la Shoah
storico-giuridico. E stato davvero un lavoro di squa-dra.
Inoltre la manifestazione si svolta il giorno 27 gennaio 2012.
Qual lobiettivo di questo proget-to?
Venuti: Lobiettivo insegnare ai ragazzi ad appren-dere dagli
errori della storia, respingendo ogni forma di violenza e di
negazione della diversit.
Lei sapr che allinterno dellIstitu-to viene portato avanti,
oramai da
vari anni, un altro progetto, Le tragedie del No-vecento,
nellambito del quale ovviamente pre-sente anche la Shoa. Il nostro
giornale, Il Per-ch, si interroga proprio sul come mai di questo
strano doppione allinterno del medesimo Istitu-to? Venuti: La
risposta che le posso dare che gli educa-tori e gli insegnanti
lavorano in tempi scolastici diffe-
renti e questo rende pi difficile una stretta collabora-zione
tra le due realt. Sicuramente, in futuro vicino, ci sar la
possibilit di una proficua e reciproca coope-razione. Il fine che
tutti, indifferentemente, perseguia-mo quello di educare e
sensibilizzare le giovani gene-razioni. Si ringraziano tutti coloro
che hanno reso possibile tale attivit, nelle persone dei prof.ri
Francesco Ca-valcanti, Stefano Minutolo.
Matteo Santangelo
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
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Le tragedie del Novecento Numero 1 Pagina 7 IIILLL PERCHE
Fino a qualche anno fa la trattazione delle tragedie del
Novecento era limitata quasi esclusivamente a q u e l l a d e l l a
Shoa, la p e r s e c u -zione e lo sterminio d e g l i E b r e i
messo in atto dal r e g i m e n a z i s t a . In realt sono state
anche altre le tragedie umane che hanno tristemente attraversato il
XX secolo, delle qua-li si spesso fatto finta di non sapere per non
dover dire Quello delle foibe carsiche costituisce un esempio di
dramma umano taciuto per anni e che solo nellultimo pe-riodo della
storia recente stato preso nella giusta consi-derazione ed
analizzato nella sua complessit. Il progetto, Le tragedie del
Novecento, si pone dunque lobiettivo di comprendere e valutare tali
eventi senza al-cun pregiudizio di natura poli-tica ed ideologica,
allo scopo di rendere gli studenti dellIstituto San Benedetto pi
consapevoli dei dram-
mi umani, sociali e politici vissuti dalle genera-zioni del XX
secolo. Il progetto si articola in tre fasi: 1. Una serie di
incontri sulla natura storica,
politica ed economica dellIstria, di Fiume e della Dalmazia
2. Un incontro con un sopravvissuto ai campi di sterminio
nazisti
3. Un viaggio distruzione in Polonia, per vi-sitare i campi di
sterminio di Auschwitz e Birkenau, e nella zona di Trieste e Fiume,
dove concentrato il maggior numero di foibe.
I docenti, promotori oramai da anni del progetto, Le tragedie
del Novecento, hanno anche in pro-gramma di sviluppare e rivalutare
un altro dramma umano del XX secolo, quello del popolo armeno.
Sar forse una parentesi nella sto-ria dellumanit, ma di certo si
trat-ta di una parentesi molto particola-re, apertasi nel lontano
XIX secolo, essa non mai stata chiusa. Si trattato anche in questo
caso di Ge-nocidio, che secondo le ipotesi degli Armeni ha mietuto
3.500.000 ani-me, 950.000 secondo le fonti scritte turche.
I docenti del San Benedetto hanno gi preso con-tatti con la
Comunit Armena di Roma, al fine di avviare una proficua
collaborazione nel rispetto di un dramma umano e storico da non
dimenticare.
ILILIL PERCHE
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L'accorata testimonianza di UN SOPRAVVISSUTO A DACHAU
perch non accada mai pi!!!
ENNIO BORGIA Roma 1927
IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 8
con questa significativa poe-sia del pastore protestante, Martin
Niemller, che i ra-gazzi del quarto e del quinto anno del nostro
Istituto hanno aperto lincontro con Ennio Borgia, sopravvissuto al
cam-po di Dachau. Prima vennero un evidente invito a non abbassare
mai la guardia allintolleranza e alle persecuzioni, alle
ingiustizie in generale e a resistere a ogni forma di violenza.
Ennio Borgia, sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau,
ci ha dato lopportuni-t di rivivere la sua esperienza di vita,
aprendosi con noi e rac-contandosi, con saggezza, natu-ralezza e
anche un pizzico di tenerezza. Egli comincia il suo racconto
precisando subito una cosa: Quando si parla di Shoa non bisogna
ricordare solo lo ster-minio di sei milioni di Ebrei e del campo di
Auschwitz, ma bisogna ricordare anche le altre sei milioni di
persone come zin-gari, omosessuali, testimoni di Geova, malati di
mente, disabi-li, oppositori del regime o chi, pi semplicemente,
andava con-tro la folle idea di razza del Terzo Reich. Ennio Borgia
fin nel campo di concentramento di Dachau quando, a sedici anni,
per cer-care suo fratello che si era ar-ruolato, si ritrov a far
parte di un gruppo di lotta partigiano, la Brigata Patrioti Davide,
di matrice democratica. Nei suoi occhi ancora oggi c impressa
quella la scritta sul cancello dellentrata, ARBEIT MACHT FREI,
ovvero IL LAVORO RENDE LIBERI, ma in que-sto caso, con la morte.
Nel cam-po di Dachau non era pi Ennio
Prima vennero per i comunisti Prima vennero per i comunisti, e
io non dissi nulla perch non ero comunista. Poi vennero per i
socialdemo-cratici e io non dissi nulla perch non ero
socialdemocratico Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi
nulla perch non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io
non dissi nulla perch non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E
non era rimasto pi nessuno che potesse dire qualcosa. Martin
Niemller
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 9 Borgia, ma era solamente il
numero 69791 e questa era la cosa pi terribile, non esistere pi
come perso-ne, essere completamente annullati. Nel campo si doveva
essere in buona salute per lavo-rare e non essere subito uccisi. Il
signor Ennio si re-puta fortunato, il suo lavoro infatti era quello
di sbucciare patate, forse uno dei meno massacranti e faticosi
rispetto ad altri. Tra i pi terribili vi era quello di accatastare
i corpi degli altri prigionieri morti. Ennio racconta che, quando
si arrivava al campo, si veniva subito denudati e rasati. Ai pi
an-ziani venivano date divise a righe, mentre a tutti gli altri,
vestiti contraddistinti da pezze colorate cosic-ch, in caso di
fuga, si potessero riconoscere facil-mente tra la folla. In pi, a
ogni gruppo era assegnato un triangolo di colore diverso posto sul
pet-to: viola per i testi-moni di Geova, rosa per gli omosessuali,
nero per gli zingari, giallo per gli ebrei e gli italiani che, con
russi erano i pi di-sprezzati. Questi avevano sul triangolo una
riga verticale, la stessa che era rasata sulla loro testa, die-tro
la divisa invece era riportata la scrit-ta ZK, ovvero campo di
concentramento. Ennio ci ha portato a rivivere quelle scene che noi
abbiamo visto solo nei film o letto sui libri di storia: sofferenza
per fame - una pagnotta veniva divisa tra 26 persone e da bere
acqua calda arricchita con scor-ze di patate o di carote -
punizioni tremende e doloro-se, esperimenti effettuati
nellinfermeria, al fine di ricerca, che il pi delle volte
terminavano con la morte della cavia o che, nel migliore dei casi,
causa-vano sofferenze fisiche e psicologiche tali da spingere la
vittima alla disperazione. Ma un ricordo su tutti rimasto impresso
nella men-te di Ennio Borgia: limpiccagione di un ragazzo rus-so,
solo perch si era cucito sulla sua giacca il trian-golo di
riconoscimento realizzato con resti di rame ricavato dallinterno di
tubi. La vera forza per Ennio stata quella della fede, grazie anche
a un sacerdote, Don Giovanni, che molto spesso si recava di
nascosto nelle baracche a distribuire la comunione. Quando
arrivarono gli americani, furono molti i morti, ma non perch
vennero uccisi, bens perch, quando le SS scapparono dal campo, i
magazzini pieni di cibo vennero assaliti da quella povera gente
che, non pi abituata a mangiare, mor di dissenteria. Il 29 Aprile
1945 ci fu la liberazione da quel cam-po, i giorni successivi Ennio
racconta di essere stato ospitato da una famiglia di quella zona,
gli Smith. A loro un giorno chiese se sapessero di quello che
ac-cadeva a Dachau e questi risposero di s, ma pur-troppo di non
aver potuto nulla per non pagare con la propria vita. Il signor
Ennio dice che allinizio voleva dimenticare e che, le poche volte
in cui rac-contava la sua storia, non era creduto da nessuno,
fino a quando non si seppe della Shoa. Alla fine dellincon-tro
uno studente ha chiesto a Ennio se que l l e sper ienza avesse
lasciato in lui un risentimento nei confronti dei tedeschi: No - la
risposta di Ennio al contrario, ho impa-rato molte cose e ho
sfruttato al meglio quello che avevo appreso per riam-bientarmi
nella vita di tutti i giorni. La testimonianza di
Ennio Borgia ci insegna con ancora pi forza che dobbiamo
imparare dal passato, per far s che in futuro un evento cos tragico
e drammatico, come lo sterminio nazista, non avvenga mai pi.
Ringraziamo gli insegnanti responsabili del proget-to, Le tragedie
del Novecento, prof.ri Remo DA-gostini, Francesco Ferruti, Claudio
Danieli, Pietro Ricci per aver dato a noi, giovani genera-zioni,
lopportunit di toccare con mano una parte della nostra storia da
non dimenticare mai. Ma rin-graziamo con grande stima e affetto
soprattutto il signor Ennio Borgia per la disponibilit mostrata a
renderci partecipi della sua drammatica esperien-za che, da oggi,
diventata anche un po la nostra.
Daniela Fiorentini, Luca D'Ambrosio
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SOS Terra Emergenza energia
Nellambito del Progetto Obiet-tivo G.A.I.A. Ambiente, Ri-sparmio
energetico ed Ener-gie alternative finanziato dal-la Provincia di
Latina, Regione Lazio, Fondo Sociale Europeo, lOsservatorio
Economico, in col-laborazione con La Sapienza Uni-versit di Roma
(sede di Latina), lUniversit di Cassino, Confarti-gianato Latina,
Cesma e GEOS, ha organizzato a Latina, presso lIstituto dIstruzione
Superio-re San Benedetto B.go Piave, Latina, otto incontri
seminariali dedicati allambiente. Le temati-che
ambientali/energetiche af-
frontate nei seminari hanno ri-guardato il fotovoltaico, la
raccol-ta differenziata, altre fonti ener-getiche alternative: bio
gas, eolico. In data 24 ottobre 2011, la classe 3 G
chimicobiologico ha parteci-pato al seminario sulle energie
rinnovabili. In tale sede si discusso del consumo di energie,
ra . Ma circa il 90% di energia rinno-vabile, utilizzata nel
Mondo, pro-viene dai combustibili fossili, proprio ci crea un grave
allarme energia. La discussione ci ha portato a ri-flettere su
quanto spreco energeti-co noi stessi mettiamo in atto nel-la nostra
quotidianit. Quanto cibo, prodotto utilizzando combustibili
fossili, viene portato sulle nostre tavole, causando a sua volta un
altro grave problema, proprio della societ ricca, ovvero quello
dellobesit? E quanto finisce nelle nostre pat-
tumiere, in spregio a quanti nel Mondo soffrono la fame? Quante
auto circolano sulle nostre strade consumando energia e pro-ducendo
inquinamento? Non sa-rebbe meglio utilizzare trasporti pubblici,
treni, aerei sicuramente meno inquinanti e con una mag-giore
capacit di trasporto?
delle fonti da cui esse provengono e del pericolo legato al loro
esau-rimento, confrontando la situazio-ne di ieri con quella di
oggi. Sem-pre pi spesso sentiamo dire che i combustibili fossili si
stanno esaurendo. In realt essi sono energie rinnovabili che
necessita-no per di molto tempo per for-marsi e per questo sono
destinati a finire. La prima domanda su cui interro-garci la
seguente: Che cos lENERGIA? La sua definizione recita in que-sto
modo: Lenergia la capa-cit di compiere un lavoro.
Tutta lenergia prodotta, viene ricavata da fonti: Risorse
minerarie e vegeta-
li: cio i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone)
Manufatti: cio dighe e muli-ni a vento
Corpi celesti: cio Sole e Te-
IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 10
-
Numero 1 Pagina 11 IIILLL PERCHE Soprattutto la parte ricca del
mon-do, Stati Uniti in testa, detiene il primato negativo nello
spreco di energia. Basti osservare questa immagine satellitare,
triste foto-grafia del consumo energetico sul Pianeta. Quanta luce
illumina le nostre cit-t anche quando non serve? LAfrica,
continente molto popola-to, quasi buia, gli Stati Uniti in-vece,
sicuramente meno popolati dell Africa, spiccano per la quanti-
t di luci accese e quindi per spreco energetico. In realt ognuno
nel proprio picco-lo potrebbe contribuire a non peg-giorare il gi
grave problema lega-to allenergia, soprattutto nel ri-spetto delle
generazioni future e di chi vive nelle parti pi povere del Mondo.
Ma cosa possiamo fare di concreto nelle nostre case per
ri-sparmiare energia? Ci sono stati dati alcuni suggeri-menti
allapparenza banali, in realt non sempre facili da attuare
soprattutto perch implicano spes-so un cambiamento delle nostre
CATTIVE ABITUDINI: Regolare il termostato di ca-
sa tra i 19 e i 21 Indossare in casa indumenti
pi pesanti durante la sta-gione invernale
Non usare lo scaldabagno elettrico
Non lasciare gli apparecchi in stanby ( Tv, PC, radio ... )
Unaltra soluzione potrebbe essere utilizzare energie
rinnovabili: Sole,
vento, acqua In realt sarebbero molte le fonti di energia
rinnovabile da poter im-
piegare a tutela del nostro Piane-ta. Spesso per noi stessi non
sia-mo pronti al cambiamento per-ch esso implica una modifica
del-le nostre abitudini. Sarebbe im-portante per tutti rendersi
conto che il Pianeta, nel quale oggi vi-viamo, un bene prezioso che
non ci appartiene, del quale in realt siamo ospiti. Tutelarlo oggi,
servir a garantire la vita di domani.
Erika Agnoni (3G ocb)
Consumo di elettri-cit per Paese in GWh (fonte: CIA
factbook)
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La Mozzarella aliena Il 27 maggio 2010 una signora torinese
consegna ai NAS una mozzarella con il marchio italiano, prodotta in
Germania, diventata blu. Undici mesi dopo, l8 apri-le, a Torino si
ripete la stessa sce-na. Questa volta si tratta di mozza-rella
italiana! Nellultimo anno si sono verificati decine di episodi di
questo genere! Le ricerche indicavano come causa dellanomala
colorazione i batteri della specie Pseudomonas fluore-scens e
Pseudomonas aeruginosa, presenti nellacqua potabile utiliz-zata
nella filiera di lavorazione. Negli ultimi mesi sono stati
analizzati un centinaio di campioni prelevati dalle autorit
sanitarie e una deci-na di mozzarelle portate direttamente dai
cittadini
(Istituto Zoo-p r o f i l a t t i c o
Sperimentale
del Piemonte,
Liguria e Valle
DAosta) riscon-trando in alcuni casi la presenza di Pseudomonas,
in altri di muffe e lieviti abbinati a colorazioni sia rosa che
blu. Tre le ipotesi avanzate: acqua contaminata da batteri
fluorescenti, impiego di cagliate ottenute da latte in polvere per
allevamenti a cui stato eliminato il trac-ciante per impedire luso
alimentare, contaminazione da Pseudomonas delle cagliate tedesche
congelate.
La questione si complica ulteriormente perch i bat-teri,
Pseudomonas, responsabili della colorazione, sono presenti sia
nelle mozzarelle blu che in quelle
bianche. Il riscontro si rile-vato anche in laboratorio do-ve
sono state contaminate deliberatamente alcune moz-zarelle che non
hanno per assunto colorazione anomala. Le considerazioni su cui
tutti concordano che il colore si forma pi facilmente nelle
mozzarelle consumate in par-
te e lasciate in frigorifero. Anche la temperatura del
frigorifero gioca un ruolo importante. Se il termome-tro segna 8C,
il colore si forma dopo una settimana, se invece il formaggio resta
a una temperatura am-
biente superiore a 20C, bastano 48 ore. Fermo restando che la
mozzarella blu un alimento alterato e in quanto tale deve esse-re
ritirato immediatamente dal mercato, va anche precisato che non si
tratta di un ali-mento patogeno, cio in grado di provocare
malattie. Lo Pseudomonas infatti conferisce un brutto aspetto alla
mozzarella ma non fa venire il mal di pancia. Il mistero della
colorazione ad oggi non stato ancora risolto, per questo molte
azien-de hanno deciso in via precauzionale di ri-
durre la scadenza da 25 giorni a due settimane. La mozzarella
blu o rosa quindi in agguato. Se apren-do il frigorifero capita la
sgradita sorpresa, non biso-gna allarmarsi, perch la vista
sgradevole ma il pericolo di ammalarsi per averla mangiata il
giorno prima abbastanza remoto.
Chiara Franceschetti
IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 12 IIILLL PERCHE
AIUTOOOOOO!!!!!
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 13
Ma come si prepara la mozzarella? La mozzarella sfrutta la
propriet della cagliata di latte vaccino di filare se fatta
inacidire opportuna-mente e immersa in acqua a 85-95 gradi.
Il latte viene addizionato con fermenti lattici e poi fatto
cagliare con caglio di vitello, la cagliata viene poi fatta
riposare per fare in modo che l'acidit au-menti ulteriormente.
A questo punto la cagliata viene immersa in acqua bollente e
mescolata energicamente, in modo tale che inizi a "filare", ovvero
che si trasformi in lunghi na-stri molto elastici. Per formare una
mozzarella biso-gna letteralmente arrotolare su se stessi i nastri
di pasta filata e mozzarli, quando si raggiunge la dimen-sione
desiderata, per gettarli infine in acqua gelida, affinch si
mantenga la forma imposta dal casaro.
Per questo motivo la mozzarella si presenta sfogliata al taglio:
essa composta da nastri di pasta arrotola-ti. La mozzarella pu
essere filata a mano o a macchi-na.
Ricordiamoci soprattutto che la mozzarella un pro-dotto
italiano!
Silvia Vallone
Perch non interrogarci ora sulle calorie e
il valore nutrizionale della mozzarella? La mozzarella o
fiordilatte un formaggio a pasta filata prodotto con latte vaccino.
E conosciuto in tut-to il mondo e ovunque ha riscontrato un
successo clamoroso.
L'origine della mozzarella risale al Medioevo, nella pianura
napoletana, dove le bufale producevano un latte che, a causa dei
mezzi di trasporto molto lenti, giungeva inacidito ai caseifici,
determinando una cagliata che si prestava molto bene ad essere
filata.
La mozzarella deve il suo nome all'atto della mozza-tura, che
avviene quando il casaro trancia un pezzo di pasta filata dal lungo
nastro formando una mozza-rella.
Al 1996 risale la certificazione STG (Specialit Tra-dizionale
Garantita), che attesta solo la me-todologia di produzione e non la
provenienza delle materie prime, n la qualit delle stes-se. La
mozzarella di bufala campana, invece ha ottenuto la DOP
(Denominazione di Ori-gine Protetta).
La mozzarella non un formaggio magro, come erroneamente credono
ancora molti consumatori: come tutti i formaggi, prodotti da latte
intero, essa ha una percentuale di grasso sul secco molto elevata
(55% e oltre), inoltre il sapore molto delicato porta a consumarne
notevoli quantit.
La mozzarella light contiene la met di grasso della mozzarella
normale, ma ha un gusto delicatissimo che ne limita di fatto
l'utilizzo.
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 14 IIILLL PERCHE
Certo, bisogner accontentarsi di assaporare il surrogato di un
bacio reale attraverso labbra finte ricavate da una spugnetta
umida, ma chi si accontenta gode, dice il proverbio. "I telefonini
moderni - ha spiegato Hemmert sul palco svedese - sfrutta-no
pochissimo i cinque sensi e le no-stre risorse personali. Sono
ottimi per trasmettere informazioni, ma non comunicano alcun senso
di vici-nanza". L'invenzione finora non ha suscitato l'entusiasmo
di colleghi ed esperti del settore. Le critiche per non preoccupano
il giovane co-ideatore, consapevole di aver solleticato la fantasia
dei grandi magnati della telecomunicazioni. Anche la Artifi-cial
Muscle, un'azienda collegata al Bayer Material Science,
interessa-ta e sta studiando come dare agli schermi dei telefonini
capacit moto-rie, mentre altri studi, condotti in America e in
Giappone, stanno fa-cendo passi da gigante nel campo della
sensorialit tattile e della tridi-mensionalit. A Singapore sono
stati inventati dei maialini che trasmetto-no il bacio a distanza
attraverso del-le vibrazioni. E qualcosa di simile in via di
sviluppo anche in Italia:
dalla sede di Itri Saranno veri que-sti baci ?!? L'ultima
frontiera della telefonia il cellulare emozionale, un ap-parecchio
sviluppato all'Univer-sit delle Arti di Berlino, in gra-do di
simulare e riprodurre per-cezioni sensoriali delluomo.
L'ultima frontiera della tecnologia il telefonino emozionale, un
apparec-chio sviluppato dall'Universit delle Arti di Berlino, in
grado di simulare grazie a dei sensori, l'intensit di una stretta
di mano, il ritmo di un respiro, il calore di un bacio. A idear-lo
stato il gruppo di studio della dottoressa Gesche Jost e del
ricerca-tore Fabian Hemmert del Design Research Lab, di Stoccolma.
Gli stu-diosi hanno dimostrato come sia pos-sibile simulare il
contatto fisico con una telefonata: un micro getto d'aria
posizionato sull'apparecchio trasmet-te, da un capo all'altro,
l'intensit del respiro, e un manicotto da stringere, sistemato
sulla cornetta, permette di capire quanto sia forte la stretta
dell'interlocutore. La conversazione fatta col telefono emozionale
non si limita alle parole, ma viene quindi integrata da sensazioni
tattili che "riducono" la distanza tra noi e l'al-tra persona. Il
momento clou della presentazione stata la trasmissione del bacio,
la cui passionalit viene simulata grazie a un sensore che re-gistra
il tasso di umidit della bocca e lo replica all'altro
apparecchio.
quest'anno, nell'ambito del premio nazionale sull'innovazione
Working Capital, due studiosi modenesi della facolt di Ingegneria
hanno ottenuto un assegno di ricerca 30 mila euro per il loro
Errore. Riferimento a colle-gamento ipertestuale non valido., che
punta a creare una piattaforma per smart phone in grado di
interpre-tare le emozioni, consentendo ad esempio al telefonino di
riconoscere dal tono di voce lo stato d'animo di chi parla. Ma
siamo certi che questi "scambi tecnologici" non diventino
sur-rogati della nostra realt emotiva? Prendiamo i social network:
il rappor-to che si instaura viene definito amici-zia, ma non ha
niente a che vedere con essa. La comunicazione efficace quando
permette uno scambio aperto e trasparente. Ricreare
artificialmente
quello che per definizione un contat-to fisico, fatto di
intimit, odori e sapo-ri, rischia di impoverire il dialogo e il
rapporto stesso. Senza contare che questa nuova modalit
comunicativa potrebbe spingere le persone ad accon-tentarsi di una
soluzione a distanza quando invece avrebbero bisogno di un
autentico contatto fisico.
M. Isabella Cristofari
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 15
denti degli appositi rioni, cos conosciuti: San Gen-naro alto,
San Gennaro basso, Piazza Annunziata, lo Straccio, la Madonna delle
Grazie, Giovenco che ha come degustazione la selvaggina del nostro
terri-torio (cinghiale).
Alla fine dei festeggiamenti verr acceso un fal nel centro
storico del paese in localit San DAngelo.
Matteo Capirchio, Domenico Saccoccio
I fal di San Giuseppe
Alle ore 20.00 si d fuoco al paese La ricorrenza di San Giuseppe
del 19 marzo par-ticolarmente sentita a Itri. San Giuseppe il
patrono dei falegnami e artigiani di cui il paese pieno.
La festa stata interrotta nel 1942 a causa dello scoppio della
Seconda Guerra Mondiale ed stata poi ripresa nel 1977.
La tradizione vuole che con l accensione dei fal si dia il
saluto all inverno. Fino a pochi anni fa i ragazzi dei vari rioni,
quartieri del piccolo paese aurunco, si impegnava-no, accompagnati
dagli adulti nei vicini boschi, a tagliare giovani lecci (in
dialetto lecina, dalla parola latina elcine). Lo sco-po di questo
festeggiamento era di potere accendere, il giorno della festa, il
fal pi grande tra tutti i rioni del paese.
La tradizione dura ancora oggi, solo che ora il Comune per
evitare disboscamenti selvaggi fa arrivare in ogni rione le piante
da bruciare. Il giorno di San Giuseppe, allimbrunire, in tutto il
paese con un esplosione pirotecnica si accendono decine e deci-ne
di fal. Ogni rione predispone la degustazione dei piat-ti tipici
itrani tra cui le zeppole di San Giuseppe, fritte direttamente
accanto ai fuochi e lottima salsiccia prodot-ta. diffusa
labitudine, specie tra i pi giovani, di fare il giro dei fuochi per
confrontare e degustare i prodotti a loro distribuiti.
La festa anche questanno si svolger, dopo una lunghis-sima serie
di preparativi che avranno inizio la stessa mattina.
Si assumono la responsabilit dellorganizzazione i resi-
dalla sede di Itri
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IIILLL PERCHE Numero 1 IIILLL PERCHE dalla sede di Itri
Verso unagricoltura mo-derna. Visita didattica presso il
rivenditore di macchine
agricole AGRI GREEN Il giorno 18/02/2012 gli studenti
dellIstituto Professio-nale per lAgricoltura e lAmbiente San
Benedetto di Itri (LT) si sono recati presso il rivenditore di
macchi-ne agricole Agri Green situato in paese. Questa visi-ta ha
avuto lo scopo di far conoscere ai giovani le nuo-ve tecnologie del
settore agricolo. Nelloccasione sono stati illustrati alcuni dei pi
moderni macchinari agri-coli quali: motocoltivatori, motozappe,
rasaerba, trin-cia sarmenti, decespugliatori, atomizzatori,
abbacchia-tori, motoseghe ecc Presso questo rivenditore vengo-no
vendute soprattutto macchine agricole adatte alla-
gricoltura montana dei Monti Aurunci e dintorni. I marchi pi
presenti sono: Honda, John Deere, Snapper, Orec. Il rivenditore in
questione si spe-cializzato soprattutto nei settori del
giardinaggio e della coltivazione dellulivo. Oltre a vendere
macchine agricole, qui vengono venduti anche prodotti
fitosani-tari, i quali vengono tenuti in appositi armadi chiusi,
proprio perch vietato tenerli a portata di tutti. Se-condo noi
alunni importante fare queste visite didat-tiche per ampliare il
nostro bagaglio culturale nel campo dellagricoltura con conoscenze
concrete e mira-te al mondo del lavoro.
F. De Luca, R. Mirabello
Il prodotto umano della Ri-voluzione Industriale. A seguito
della Prima Rivoluzione Industriale, la gran parte della
popolazione europea viveva in condizioni miserabili. Infatti anche
il lavoro umano venne considerato come una merce che, alla pari
delle altre, doveva sottostare alla legge della domanda e
dellofferta. La manodopera era sempre abbondante, perch
lintroduzione di nuove macchine richiedeva sempre meno lavoro umano
e creava ininterrottamente nuovi disoccupati. Agli ope-rai si
aggiungevano per di pi i contadini che abbando-navano la campagna,
perch non dava pi i mezzi suf-ficienti per vivere
I proprietari delle fabbriche dovevano produrre e ven-dere a
prezzi sempre pi bassi per vincere la concor-renza degli altri e
ricavare maggiore profitto; cos ob-bligavano gli operai ad orari di
lavoro massacranti e a salari bassissimi. Il gruppo di operai della
serie diurna lavorava cinque giorni 12 ore e un giorno 18 ore, il
gruppo della serie notturna lavorava cinque notti 12 ore e una 6
ore ogni settimana. In altri casi ciascuna delle serie lavorava 24
ore alternativamente. Una serie
Pagina 16
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 17 dalla sede di Itri
lavorava 6 ore il luned e 18 ore sabato per completare le 24
ore. Naturalmente un tale stile di vita non poteva che produr-re
malattie di massa: i primi ad ammalarsi furono gli ope-rai. Viene
da chiedersi se tutto ci avvenne di fronte alla tota-le
indifferenza dellopinione pubblica e se vi fossero mezzi di
informazione allaltezza di descrivere la condizione ope-raia. I
giornali non furono indifferenti ai problemi dei lavorato-ri;
infatti condannavano questo disumano sfruttamento degli operai. Uno
dei tanti giornali a parlarne fu il Time che difendeva gli schiavi
americani contro gli industriali inglesi Lo stesso Giuseppe
Mazzini, che trascorse al Londra mol-ti anni del suo esilio, in uno
dei suoi articoli scrisse: . (G. Mazzini, in apostolato popola-re,
Londra , 10/11/1840, N1). Le macchine, crea-te per agevolare il
lavoro umano, so-no dunque utili per produrre me-glio e di pi,
ma
allo stesso tempo creano disoccupazione, malat-tie e
sfruttamento. Questa la lezione della rivoluzione che valida ancora
oggi con lavvento delle nuove tecnologie.
Salvatore Paparello
-
Pagina 18 Numero 1
Allinterno del gruppo tutti portano il loro contributo: non solo
chi sta sul palco come gli attori, i cantanti o i ballerini ma
anche gli scenografi/costumisti, gli ad-detti alla regia tecnica
fino a chi apre e chiude il sipa-rio. Ognuno fondamentale per la
buona riuscita del Musical.
Il giorno dello spettacolo poi si prova lesperienza pi intensa.
Quando le luci si spengono ed il silenzio cade su tutta la sala; al
buio, dietro le quinte la tensione diventa palpabile. Quando il
sipario si apre e lo spet-tacolo si avvia, la tensione
si scioglie quasi miracolosamente , si freme per chi in scena
seguendo ogni battuta, ogni canzone ed ogni
balletto. Se tutto va bene, si esulta e se qualcuno sba-glia lo
si consola.
E impossibile descrivere quello che tutti noi del grup-po teatro
abbiamo avuto la fortuna di vivere in questi due anni: la gioia, la
rabbia, il senso di incertezza del futuro, lesaltazione per gli
applausi del pubbli-co...bisogna aver fatto parte di questa
famiglia per comprendere, fino in fondo, e difficilmente, quelli
che, avendone fatto parte, decidono di lasciarla.
Ma il vero spettacolo quello che si vive dietro le quinte:
ansia, timore misto ad adrenalina. E una ca-rica di energia pura
capace di farti superare qualsiasi imbarazzo.
Lattore, durante questo lavoro, scopre nuove parti di s e della
propria personalit: interpretando Scar, tira fuori la parte cattiva
di s, interpretando Drew si scopre timido ed innamorato
Quelli del Teatro Noi del gruppo teatro S. Bene-detto
affermia-mo con orgoglio di aver messo in scena la Pri-ma Europea
del musical Rock of ages, visto che fino allini-zio dello scorso
Settembre lo si trovava solo sui palcoscenici nord ame-ricani.
Ma a parte le battute, il gruppo dei ragazzi Teatro, come amo
chiamarli io, un gruppo speciale, fatto di tante individualit
particolari, complesse, a volte diffici-li ma che, quando arriva il
momento di lavorare per lo Spettacolo, smettono di essere singoli
indi-vidui per diventare ununica persona pronta a spendersi
completamente per amore della buona riuscita dello spettacolo.
Il lavoro delle prove insieme difficilissimo e bel-lissimo:
durante i mesi che vanno da Ottobre a Maggio si vivono stati danimo
contrastanti: qualche volta si va a casa delusi e scoraggiati
pensando che non si riuscir mai a completare il lavoro, altre
vol-
te ,quando le cose prendono il giusto corso, si dimenti-cano i
momenti negativi, ci si ricarica di energia e ci si sente la
compagnia pi forte del mondo.
IIILLL PERCHE
-
Numero 1 Pagina 19
Come premessa vorrei dire che amo molto il mondo del teatro,
questo spiegher la mia totale imparzia-lit sullargomento. Ai miei
occhi lo spettacolo, che ho avuto la fortuna di vedere allo
Shafterbury Tea-tre di Londra, stato il musical pi bello al quale
abbia mai assistito. Mi ha fatto rivivere lemozione di sentirmi
protagonista e parte di quel mondo cos affascinate e magico. Dal
primo giorno in cui ho messo piede a Londra, il mio pensiero
correva sem-pre l, contavo le ore che mancavano alla visione di
quello spettacolo, che il frutto del lavoro e del sa-crificio di
tante persone che come noi, amano il pal-coscenico. Quella per la
recitazione una vera passione: ore di prove, montaggio di
scenografie, realizzazione di costumi, im-medesimazione nel
personaggio portato sul palcoscenico, che diventa un po parte di
noi, emozioni, risate e tanto talento. Mentre mi dirigevo con i
miei amici verso il teatro, mi sentivo agitata come se avessi
dovuto salire anchio sul quel palco con gli attori, e ho preso ad
immaginare e sentire le loro emozioni, le loro trepidazioni
rivi-vendo cos le mie e quelle dei miei compa-gni. Il teatro non
solo unesperienza arti-stica ma anche di vita.
Amato Arianna (5E chi.)
Noi, ragazzi del teatro, vogliamo ringra-ziare la prof.ssa
Romanina Ricci per la magnifica esperienza umana e culturale che ci
ha permesso di vivere. Ringraziamo anche il prof. Giulio Palombi e
la prof.ssa Stefania Falso per la loro di-sponibilit e lentusiasmo
con cui ci hanno fatto vivere questa magnifica esperienza a
Londra.
IIILLL PERCHE
DONT
STOP
BELIEVIN!!!
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 20
Progetto Nuota con noi
Come nato il Pro-g e t t o
Nuota con noi? E qual il suo scopo? Prof.ssa Guarnieri: Il
progetto nato nel 2000 da unidea del professor Paolo Ma-strantoni
ed stato subito condiviso da tutti i docenti dellI-stituto. Lo
scopo prin-cipale del progetto era ed lintegrazione scolastica, per
dare la possibilit ai ragazzi in difficolt di conoscere meglio il
proprio corpo e aumentare la loro autonomia personale, attraverso
lat-tivit motoria.
Dove si svolge latti-vit con i ragazzi del
progetto? Prof.ssa Guarnieri: Non avendo le possibilit
allinterno dellIstituto, la Scuola si rivolta a una nota piscina di
Latina, lAmbra Nuoto, che si mostrata molto disponibile e adegua-ta
alle esigenze del progetto, anche perch come struttura non molto
grande.
Quali sono le difficol-t principali che lei
riscontra nella realizzazione del progetto? Prof.ssa Guarnieri:
Le difficolt sono state e continuano ad essere molte, ma nonostante
questo, sia il
Dirigente scolastico che il Collegio dei Docenti hanno
continuato ad ap-poggiare il progetto non curandosi delle difficolt
e cercando di superar-le.
Cos che lha spinta a mandare avanti il
progetto? Prof.ssa Guarnieri: Il voler svilup-pare e migliorare
la conoscenza dellacqua come habitat, migliorare lautocontrollo e
favorire lacquatici-t, oltre alla volont di stare con i
ragazzi.
Quali sono le gratifi-cazioni che lei trae
da questo progetto? Prof.ssa Guarnieri: Vedere che i ragazzi si
impegnano e sono contenti. Inoltre partecipano a gare, come i
Campionati Sportivi Studenteschi, che prevedono varie fasi: fase
distret-tuale, provinciale, regionale e nazio-nale. Lo scorso anno
i ragazzi del nostro Istituto sono arrivati alla fase
regionale.
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
Qual il livello di partecipazione dei
ragazzi al progetto? Prof.ssa Guarnieri: C chi parteci-pa dal
primo allultimo anno scolasti-co ed sempre felice di farlo, perch
si sta in compagnia, si formato un bel gruppo di ragazzi che stanno
bene insieme e si vogliono bene.
Che rapporto ha lei con i suoi ragazzi?
Prof.ssa Guarnieri: comunque un rapporto docente-alunno in
quan-to bisogna insegnare a ragazzi che, pur avendo delle
difficolt, sono uguali a tutti gli altri. C per una componente
affettiva da entrambe le parti: lalunno vede nellinsegnante una
guida, un punto di riferimento e linsegnante vede nei ragazzi
qualcu-no da proteggere, al quale dare tanto affetto. Sebbene i
ragazzi abbiano bisogno di qualcuno che li tratti nor-malmente,
come qualsiasi altro ra-gazzo, pur mantenendo un occhio di
riguardo.
Siamo contenti e orgogliosi che il no-stro Istituto continui
questo progetto e per tanto ringraziamo la prof.ssa Guarnieri, il
Dirigente Scolastico e il Collegio Docenti. Ma il nostro pensie-ro
va ovviamente al prof.re Paolo Mastrantoni al quale vogliamo
dedi-care questo progetto, il suo progetto, il Progetto Paolo
Mastrantoni. Luca D'Ambrosio, Marika Carnali
ILILIL PERCHE
ILILIL PERCHE
Sportivamente
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IIILLL PERCHE Numero 1 Pagina 21 Sportivamente (intervista
doppia) Nome e Cognome: Fabrizio Fabio Et: 17 anni - Classe: 3G
chi. Sport: Balli caraibici Da quanto tempo pratichi il ballo?: Da
circa 4 anni Quanto ti alleni?: Circa 2 ore e mezzo al giorno, 6
giorni a settimana. Come iniziata questa pas-sione?: Questa
passione nata vedendo le lezioni di ballo dei miei genitori ed
salita an-che in me la voglia di ballare. Dopo quanto tempo la
pri-ma gara?: Dopo circa 1 mese dalla prima lezione Cosa provi
quando balli?: Il ballo evoca in me una sensazione di liberazione,
una forma di sfogo fisica e mentale soprattutto perch quella
caraibica una danza grintosa ed elegante. Nel ballo pi importante
luomo o la donna?: Ovviamente luomo! E lui che conduce la propria
partner che, certo, anche lei deve essere brava in que-sto Successi
ottenuti: Rimini 2009, Campionato Ita-liano Juniores C 1Salsa,
1Bachata; Rimini 2010, Campionato Italiano Youth B 1Salsa,
1Bachata; Rimini 2011, Campionato Italiano Youth A 2Salsa,
1Bachata; Campionato Europeo, giugno 2011- Coreografia in gruppo
1posto Soddisfazione pi grande?: Vedere tutte le persone che mi
seguono (i maestri, gli altri allievi, la mia fa-miglia)
soddisfatti e orgogliosi di me. Programmi futuri?: Vorrei aprire
una scuola di ballo, magari di fama internazionale e partecipare a
tutti i congressi come professionista, io e la mia scuo-la.
Chiara Franceschetti
Nome e Cognome: Valentina Minchetti Et: 17 anni - Classe: 3G
chi. Sport: Balli caraibici
Da quanto tempo pratichi il ballo?: Da circa 4 anni Quanto ti
alleni?: Circa 2 ore e mezzo al giorno, 1 volta a settimana. Come
iniziata questa pas-sione?: Mi sempre piaciuto il ballo, in
particolare questo ge-nere, ma non ho trovato subito il partner.
Poi un giorno, par-lando con un mio amico, abbia-
mo deciso di provare. E stata una vera emozione Dopo quanto
tempo la prima gara?: Dopo circa 2 mesi dalla prima lezione Cosa
provi quando balli?: Quando parte la musi-ca, i piedi iniziano a
danzare, una sensazione di felicit mi avvolge e porta via tutte le
negativit dal mio corpo. La danza il modo perfetto per me per
sfogarmi e divertirmi al tempo stesso Nel ballo pi importante luomo
o la donna?: Mi costa ammetterloma luomo! E lui che porta la donna
ma questa deve comunque essere brava anche perch nella coppia di
ballo chi viene mag-giormente osservato dalla giuria proprio la
donna Successi ottenuti: Rimini 2009, Campionato Na-zionale
Juniores D 1Salsa, 2Bachata; Campio-nato Interregionale 2010 e
Campionato Nazionale 2010 Juniores A 1Salsa, 1Bachata Soddisfazione
pi grande?: La prima soddisfa-zione quella personale: trovarti su
un podio con la coppa in mano, di fronte a persone che applaudono
ed esultano per te! E poi c quella di vedere i propri cari
emozionati, soddisfatti ed entusiasti Programmi futuri?: Per me la
danza solo una mia passione che mi permette di divertirmi e
scari-carmi. Al momento la vedo cos, ma nella vita non si pu mai
sapere.
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Numero 1 Pagina 22 IIILLL PERCHE Le note della nostra vita
Intervista a Sofia Scibetta
(1A chi.)
Da quanto tempo suoni il pianofor-te?
Sofia: Suono il pianoforte da circa 4 anni, ho cominciato alle
scuole medie allet di 11 anni.
Quanto tempo al giorno dedichi allo studio dello stru-
mento? Sofia: Studio da sola 2 ore al gior-no e prendo lezioni
private 2 volte alla settimana.
E molto impegna-tivo suonare que-
sto strumento? Sofia: S, un po lo ma a me non pesa affatto perch
la vivo come una passione e non come un lavoro.
La tua famiglia ha assecondato questa passione?
Sofia: In realt allinizio mi ha un po scoraggiata, dicendomi che
sa-rebbe stato molto impegnativo stu-diare il pianoforte e allo
stesso tem-po ottenere buoni risultati a scuola. Quando per hanno
visto il mio entusiasmo e la mia voglia di farce-la, mi hanno
lasciato libera di con-tinuare.
Quali sono le emo-zioni che ti tra-
smette suonare il pianoforte? Sofia: Mi sento felice, sento di
esprimere quello che ho dentro. La musica ha per me un effetto
libera-torio, con la sua capacit di tra-sportarmi in unaltra
dimensione.
Ti esibisci in con-certi durante lan-no?
Sofia: S, faccio parte dellAssocia-zione Diapason che per fine
anno organizza concerti al Teatro Euro-pa di Aprilia. In
quelloccasione mi esibisco, con grande emozione!
Puoi darci una tua definizione di mu-sica?
Sofia: Parte della mia vita, essenza della mia anima.
ideale tra realt e immaginazio-ne. Penso che la musica
rappre-senti la miglior forma di evasione dai problemi e dalla
realt circo-stante: nel momento in cui suono, non bado a ci che si
trova intorno a me, ma soltanto alle emozioni che riesco ad evocare
e a trasmet-tere.
Qualche anno fa ho iniziato a suonare il clarinetto, uno dei
tanti strumenti a fiato, usati maggior-mente nelle bande musicali.
Dopo poco tempo sono riuscito ad entrare in con-servatorio e ad
ini-ziare unesperienza molto elettrizzante ma allo stesso tempo
impegnativa. La musica per me diventata un punto di
riferimen-to, un strumento in grado di libe-rarmi da molti pensieri
e soprat-tutto un eccezionale mezzo dal quale trarre conforto e da
sfogo. A volte si rivela migliore di qualsia-si compagnia, sa
rendermi felice. Io credo che la musica sia parte di ogni persona,
ci caratterizza e ci segna in ogni momento della no-stra vita:
lamore giovanile, la passione ingenua, la stanchezza, la noia,
qualsiasi sentimento pu essere rievocato da un ascolto at-tento di
una particolare melodia. In definitiva, ogni essere umano ha
bisogno di musica per poter liberarsi dalla dimensione terrena ed
entrare in una dimensione pi interiore, ideale, dove riuscire a
realizzarsi e a vivere a fondo ogni singola emozione, come se la
pro-vasse per la prima volta.
Corinto Gianmarco (3B Agr.)
La musica al giorno doggi si pre-senta in tante forme diverse,
ma in ogni sua espressione viene con-siderata un importante
strumento di sfogo, riposo e soprattutto per noi adolescenti,
motivo di conforto e riflessione. Essa ha caratterizza-to la storia
dellumanit, sin dalla sua nascita, ma anche quella di ogni singolo
indivi-duo. Le prime fonti scritte risalgono allincirca al IV sec.
a.C., anche se sono estremamente esi-gue. Nel corso dei secoli, la
musica ha assunto maggior ri-lievo, accostandosi sempre pi alla
cul-tura e alla fase stori-co-sociale di un popo-lo, fino ad
arrivare ai primi del 900 quando, con lav-vento delle
colonizzazioni, lo stu-dio della musica indigena ha per-messo di
conoscere nuovi popoli e tradizioni. Esistono vari tipi di musica
(pop, rock, jazz, classica, etc..) e tutte esprimono qualcosa di
importante: sentimenti, ricordi, immagini suggestive o storie
fan-tastiche, che si legano o meno alla persona, secondo il suo
personale gusto. Molti ragazzi, come me, coltivano la passione per
la musica sin da piccoli e crescendo, affinano le proprie abilit,
maturando una propria coscienza basata sullin-terpretazione e la
trasmissione di emozioni. E facile sentire un brano, magari anche
passivamen-te, ma totalmente differente ascoltarlo: bisogna,
infatti, com-prendere a fondo ed interiorizzare il messaggio o
limmagine che la musica vuole trasmettere, crean-do sensazioni
diverse a seconda dei generi. A mio avviso sublime esaltazio-ne
della passione umana verso percezioni sensoriali: un legame
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Pagina 23 IIILLL PERCHE IIILLL PERCHE
Numero 1
Scelta da Someone Like You - Adele
but I couldnt stay away I couldnt fight it I hoped youd see my
face and be reminded that for me it isnt over nevermind Ill find
someone like you I wish nothing but the best for you too dont
forget me I beg Ill remember you said sometimes it lasts in love
but sometimes it hurts instead nothing compares no worries or cares
regrets and mistakes and memories made who would have known how
bittersweet this would taste nevermind Ill find someone like you I
wish nothing but the best for you too dont forget me i beg Ill
remember you said sometimes it lasts in love but sometimes it hurts
instead nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the
best for you too dont forget me I beg Ill remember you said
sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead sometimes
it lasts in love but sometimes it hurts instead
Traduzione
Ho sentito che tu hai trovato una ragazza e adesso sei sposato
ho sentito che i tuoi sogni sono avverati credo che lei ti abbia
dato cose che io non ti ho dato
vecchio amico perch sei cos timido non da trattenerti o
nasconderti dalla luce
Odio saltarmene fuori quando non sono invitata ma non potevo
stare lonta-no non ho potuto farne a meno Speravo che avresti visto
la mia faccia e ti saresti ricordato che per me non finita! Non ti
preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche
per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte
lamore dura ma a volte, invece, fa male a volte lamore dura ma a
volte, invece, fa male yeah sai come il tempo vola solo ieri erano
i momenti pi belli della nostra vita siamo nati e cresciuti in una
foschia estiva trattenuti dalla sorpresa dei nostri giorni di
gloria Odio saltarmene fuori quando non sono invitata ma non potevo
stare lonta-no non ho potuto farne a meno Speravo che avresti
visto
Testo I heard that youre settled down that you found a girl and
your married now I heard that your dreams came true I guess she
gave you things I didnt give to you old friend why you so shy aint
like you to hold back or hide from the light I hate to turn up out
of the blue uninvited but I couldnt stay away I couldnt fight it I
hoped youd see my face and be reminded that for me it isnt over
nevermind Ill find someone like you I wish nothing but the best for
you too dont forget me I beg Ill remember you said sometimes it
lasts in love but sometimes it hurts instead sometimes it lasts in
love but sometimes it hurts instead yeah you know how the time
flies only yesterday it was the time of our lives we were born and
raised in a summer haze bound by the surprise of our glory days I
hate to turn up out of the blue uninvited
la mia faccia e ti saresti ricordato che per me non finita! Non
ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio
anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a
volte lamore dura ma a volte, invece, fa male niente a confronto
nessuna preoccupazio-ne o problema rimpianti ed errori e ricordi
Chi lavrebbe detto che sarebbe stato dolce-amaro questo sapore Non
ti preoccupare trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio
anche per te non ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a
volte lamore dura ma a volte, invece, fa male Non ti preoccupare
trover qualcuno come te Ti auguro solo il meglio anche per te non
ti scordar di me Ti prego Ricordo che hai detto a volte lamore dura
ma a volte, invece, fa male a volte lamore dura ma a volte, invece,
fa male.
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Nome: Pietro Cognome: Lergetporer Nato il: 13 Ottobre 1962 A:
Latina Cittadinanza: Italiana Stato civile: Coniugato Figli: 3 +
Sofia (bassottina) Professione: Er Mejo Prof Statura: 1,75 Capelli:
castani Occhi: verdi Segni particolari: troppo simpatico!
Personaggio del mese Pagina 24 Numero 1 IIILLL PERCHE
Quali sono i motivi che lhanno spin-ta a diventare
insegnante?
Prof: Non ci sono stati motivi in realt, capitato e ba-sta; pi
che altro ci sono motivi che mi hanno spinto a continuare, come la
volont di stare con i ragazzi.
Quali sono le maggiori difficolt che riscontra nella sua
professione?
Prof: Una grande difficolt, che in realt gratifica, il fatto di
mettersi sempre in discussione, per cercare di trovare strade
nuove, nuovi percorsi che mi permettano di non sembrare noioso alla
classe e di farmi amare, sia da chi gi mi conosce, che da chi
conosco da poco; anche perch con il lavoro che faccio mi capita
spesso di cono-scere gente nuova, in particolare adolescenti, che
hanno bisogno di essere invogliati.
Quali sono invece le gratificazione della sua professione?
Prof: Quando un ragazzo fa un buon lavoro, o partecipa
attivamente alla lezione, per me gi una grande grati-ficazione.
Quali sono, a suo avviso, le ragioni dello straordinario
rapporto che rie-
sce ad avere con gli studenti? Prof: Direi di togliere
straordinario! (ride)
Comunque non saprei, bisognerebbe chiedere ai ragaz-zi. Per
quanto mi riguarda, la spontaneit, la legge-rezza e il rispetto
reciproco.
Riesce a spiegarsi perch lei probabilmente il prof pi amato
dagli studenti di questa scuola? Prof: Sinceramente no, forse
grazie al grande rispetto che ho nei loro confronti e, di
conseguenza, di quello che mi sono guadagnato da parte loro.
Pu dirci di s 3 pregi e 3 difetti? Prof: Non saprei, un mio
pregio po-
trebbe essere la lealt e il voler sempre saperne di pi sulle
cose; un difetto invece riguarda il mio carattere infatti,
diversamente da quanto do a vedere qui a scuola, nella vita di
tutti i giorni sono un orso, nel senso che non sembro molto
simpatico. C poi la mia formidabile difficolt nel dimenticarmi le
cose. Un altro difetto, che potrebbe anche essere visto come un
pregio, che do troppa fiducia, anche a chi non se la merita.
Silvia Sessa, Luca DAmbrosio
ILILIL PERCHE
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Numero 1 Pagina 25 IIILLL PERCHE
SFRAPPOLE DI CARNEVALE 500 g di farina 3 uova 2 cucchiai di
zucchero 50 g di burro sale scorza di limone bicchiere danice
Strutto o olio zucchero a velo
20 cm e annodarle a vostro piacere. Friggere le sfrappole poche
alla volta in abbondante strutto (in alternativa olio) bollente,
facendole dorare appe-na. Scolare su carta assorbente e
spolverizzarle di zucchero a velo. Sono ottime sia tiepide che
fredde.
cava il banchetto (maschere tra-dizionali italiane) che si
teneva l'ultimo giorno di carnevale (marted grasso), subito prima
del periodo di astinenza e digiu-no della Quaresima.
Il Carnevale, sebbene apparten-ga alla tradizione cristiana,
trae le sue origini da antiche feste greche (le dionisiache, in
onore di Dioniso)) e romane (i saturna-lia, in onore di Saturno).
La pa-rola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare
la carne"), poich anticamente indi
Scotti e bruciati
Curiosit
per qualche minuto, quindi tagliarle a filetti. Mescolare la
margarina con lo zucchero, aiutandosi con la frusta elettrica, fino
ad ottenere un compo-sto soffice e spumoso, unire poi i tuorli
duovo, uno alla volta, e il caff forte. Su un piatto di forma
ovale, fare, con i savoiardi inzuppati nel liquore diluito con un
po dacqua, un primo strato cercando di fare la for-ma di un riccio
(con un biscotto smussato formare il musetto). Alter-nare ai
biscotti uno strato di crema
fino ad esaurimento degli ingredien-ti; ricoprire il dolce con
il cioccolato fondente, sciolto a fuoco basso con un cucchiaio di
latte. Lisciare bene con la lama di un coltello; con i filetti di
mandorle fare gli aculei del riccio e con i chicchi di caff, gli
occhi e il naso. Tene-re in frigo per qualche ora prima di
servirlo.
Anna Maule
DOLCE DEL RICCIO E buono e non punge! 250 g di savoiardi 200 g
di margarina 100 g di zucchero 3 tuorli duovo 100 g di zucchero a
velo 1 tazzina di caff forte bicchiere di liquore dolce 150 g di
mandorle 3 chicchi di caff 100 g di cioccolato fondente
Sbucciare le mandorle dopo averle immerse nellacqua bollente.
Farle asciugare bene tostandole nel forno
"Cucinare un modo di dare" Michel Bourdin
Numero 1
Impastare 500 g di farina con 3 tuor-li duovo, 2 cucchiai colmi
di zucche-ro, 50 g di burro, un pizzico di sale, la scorza
grattugiata di limone e bicchiere danice. Se fosse necessa-rio
aggiungere qualche cucchiaio di latte. Limpasto deve risultare
co-munque piuttosto consistente. La-sciare riposare per qualche
tempo e stendere sottilmente. Con la rotella dentata ritagliare la
sfoglia in stri-sce larghe circa 3 cm e lunghe circa
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Pagina 26 Numero 1 IIILLL PERCHE
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Numero 1 Pagina 27 IIILLL PERCHE
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I.I.S. San Benedetto
Via Mario Siciliano, 4 04010 B.go Piave - Latina
tel. 077369881-fax 0773662890 E-Mail:
[email protected]
Redazione: Daniela Fiorentini (direttore)
Matteo Santangelo (caporedattore) Marika Carnali, Luca
DAmbrosio
Chiara Franceschetti, Silvia Sessa Luca Barreca, Sara Granini
Silvia Vallone, Anna Maule
Gianmarco Corinto Andrea Lusuardi (grafico) Responsabili del
Progetto: Prof.ssa Cristiana Angiello
Prof.re Claudio Cappelletto (grafico) Assistenza tecnica:
Mauro Coppotelli Collaborazione fotografica:
Prof.re Luciano Di Ciccio Luca Catrisano
Siamo su internet! www.ipasanbenedetto.eu
STUDENTI MERITEVOLI PROFESSIONALE AGRARIO
4C COLANTONI SERISSA PIA 8 PROFESSIONALE CHIMICO
3A GALLO LORENZO 8,52 4A VISSANI GIULIO 8,05 5A PRIMITIVO
LUDOVICA 8,23 4B LEONARDI MATTEO 8 4B TEDESCO ANDREA 8,4 2B SESSA
SILVIA 8,05 2C RAIA TIZIANA 8,65 4C CIARAMELLA GIADA 8,23 4C
CUPELLARO SIMONE 8,35 5E DI LEO FRANCESCA 8,09
TECNICO CHIMICO
1A RAIA ALESSIA 8,55
Alimonti Marco 25/02/1994 Aprilia (LT) Altobelli Filippo
13/02/1994 Latina (LT) Avvisati Andrea 22/02/1994 Latina (LT)
Bonafiglia Ilenia 23/02/1994 Aprilia (LT) Capponi Danilo 25/02/1994
Priverno (LT) D'Annizzo Veronica Maria 25/02/1994 Latina (LT)
Gomiero Andrea 04/02/1994 Latina (LT) Iannotta Samuele 04/02/1994
Velletri (RM) Luna Matteo 17/02/1994 Velletri (RM) Pepa Matteo
22/02/1994 Latina (LT) Punzetti Giannino 02/02/1994 Sezze (LT)
Ruzza Matteo 14/02/1994 Sezze (LT) Savazzi Gianmarco 12/02/1994
Roma (RM) Vinante Emanuele 23/02/1994 Latina (LT)
ILILIL PERCHE
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